Venerdì, 31 luglio 2009 @18:48
C’è una dea che mi sorride. E no, ehm, non è Victoria Beckham vestita con un peplo fashion, anche se la foto (qui non la vedete, per carità, ci siamo limitati a pubblicarla su Grazia) è mitica, non fosse altro perché è una delle rare immagini in cui l’ossuta Vic non abbia il solito broncio verso l’universo mondo. No, io sto parlando di una dea vera, una dea fatta di marmo e sogno, una dea con le ali: Nike, la dea della vittoria. Da quando un’amica mi ha proposto un viaggio sentimental-culturale sulle tracce della Nike di Samotracia (la splendida Vittoria alata che ora è al Louvre, ma in realtà proviene da un’isoletta greca opportunatamente al di fuori delle rotte più turistiche), io, la Nike, la vedo ovunque. Perché è una delle dee più amate e più trasformate in statua: guardatevi intorno, sono sicura che ne troverete una anche voi, magari ce l’avete sotto gli occhi da sempre e non ve ne siete accorte. E’ in città, sulla facciata di un palazzo dei primi Novecento; o guarda l’orizzonte, in cima a un Faro (sì, avete indovinato, quello di Trieste…). Come riconoscerla? Semplice: oltre alle ali spiegate, e al passo frusciante ma determinato verso il futuro (quello che ci vuole, sempre, nella vita), indossa un abito trendy.
Il guardaroba della Nike è molto fashionista, e c’è di tutto: a volte sceglie un peplo corto, quasi una minigonna, ma anche la versione mitologica del monospalla; ha un drappeggio sul davanti o allaccia in vita una cintura… E se vuole proprio esagerare, indosserà un abito disegnato dalla più glam delle stiliste greche, ovvero Sofia Kokosalaki.
Non sono, evidentemente, l’unica donna che si propone di "tirar fuori la dea che è in me" (e no, non è uno psico-slogan da manuale, anche se poi il giusto guardaroba potrebbe portare divine conseguenze sull’umore). Ci provano, fruscianti e sorridenti, le dee dell’Olimpo di Hollywood, da Teri Hatcher a Paris Hilton, compresa una Nicole Richie che esagera e si mette in testa persino una tiara glitter. Perché allora non provarci anche noi? Nella mia valigia ideale, quindi, non mancherà un abito peplo. Da abbinare assolutamente a un paio di sandali alla gladiatore.
In valigia metterò, ovviamente, un libro. Poesie di lirici greci, certo. Ma soprattutto l’ironico "Per l’amor di un Dio", appena uscito per Guanda, dove l’inglese Marie Phillips si è divertita a immaginare il ritorno degli dei, sfaccendati e sottoccupati, a Londra oggi: Afrodite lavora per una chat-line erotica, Artemide fa la dog-sitter… Ahimé, questo succede (forse) alle dee. Mentre noi, comuni mortali, ci mettiamo, se va bene, un peplo e un paio di sandali alla gladiatore, e procediamo sicure verso l’estate e un nuovo orizzonte.
Il viaggio verso la Nike di Samotracia è stato rimandato all’anno prossimo. Per ora, dopo aver scritto questo pezzo per Grazia, vado su un’altra isoletta, in un altro mare, ma sono sicura che la dea alata mi sorride. E aspetta me e la mia amica. (Intanto, tra ulivi e alberi di carrube, sarò no wi-fi, almeno credo, ma il blog resta aperto...)
Alex | Sabato, 8 agosto 2009 @12:44
Ciao, Lisa. La Nike è anche una delle mie dee preferite. La Vittoria, e poi ha le ali! Che coincidenza, tu parli di Afrodite che lavora in una chat-line erotica; sai che la Afrodite del mio spettacolo è una strip-teaser?
Un abbraccio.
sesi | Venerdì, 7 agosto 2009 @17:31
ciao,finalmente ti ho ritrovato,mi sono mancate le tue schegge di poesia
Ti auguro buona vacanza
malu63 | Venerdì, 7 agosto 2009 @15:54
Anche per me sono arrivate le vacanze, finalmete assaporerò di nuovo il mio amato Salento,il suo mare ,la sua musica,al sua gente.Quello che mi spaventa è il traffico domani è previsto bollino nero... e a forza di sentiere questa notizia ti viene l'ansia,poi vi racconterò al ritorno com'è andata. Non potevo partire senza aver salutato il blog e la sua autrice augurando a tutti una buone vacanze. Un sorriso per voi.
Ali stropicciata | Venerdì, 7 agosto 2009 @12:36
L’ importante è partire….anche solo con la mente!
L’ importante è tornare…soprattutto con la mente!
L’ importante è ricordare…con il cuore!
L’importante è lasciare libero il ricordo… e il cuore….!!!!
BUONE VACANZE!
Venerdì, 31 luglio 2009 @09:02
Sto per chiudere la valigia per l'isoletta. Costumi, parei, caftani... Ma sapete che cosa non ho? Guarda un po', i due must modaioli di quest'estate: gli shorts (per mancanza del physique du rôle) e i maxi-dress. E dire che ne ho pure scritto per Grazia...
Vestiti che fanno "swoosh". La definizione non è mia, ma di uno dei massimi osservatori fashion del mondo, ovvero il mitico Bill Cunningham, che ogni settimana va a caccia di trend per le strade, soprattutto di Manhattan, e li pubblica sul New York Times. La sua rubrica si chiama "On the street" -
http://topics.nytimes.com/top/reference/timestopics/people/c/bill_cunningham/index.html - ed è una delle più amate del giornale americano. (Vi ho già detto dell’emozione quando in primavera, alle sfilate di Parigi, confusa e perplessa, tra le fashioniste vere, mi ha fermato per fotografarmi, io con il mio nuovo soprabito di Colomba Leddi, la mia amica stilista? Volevo baciarlo. Mi sono limitata a stringergli la mano con aria estasiata. Per una volta mi sono sentita – quasi – SJP! E il soprabito lo vedete qui: http://www.colombaleddi.it/index1.html ).
Comunque, tornando ai maxi-dress, proprio Cunningham li ha fotografati e commentati: loro, i vestiti che fanno "swoosh", che frusciano e ondeggiano, una vera dichiarazione di femminilità. E per fare "swoosh" al meglio, devono essere esagerati: maxi dress.
Sono quelli che vedete in queste pagine: abiti lunghi e fruscianti; ma, soprattutto, lunghi. Per frusciare bene, infatti, l’abito deve necessariamente essere morbido, leggerissimo, non attillato, e soprattutto arrivare fino alle caviglie. La stoffa (meglio se di voile, di seta, o quantomeno di impalpabile cotone) deve infatti potersi muovere in libertà, senza segnare le curve, sottolineandole e basta. Insomma: un piacere da indossare (soprattutto adesso che fa caldo, gli abiti fruscianti non si appiccicano alla pelle), ma anche da guardare… Abiti allusivi, femminili, sexy.
Con i maxi dress si può giocare: possono avere le maniche lunghe, oppure non averle proprio. Possono avere una scollatura, oppure essere accollati. Fantasie? Il massimo della libertà. Fiori, righe, grafismi… E le scarpe? Le star, in genere, non rinunciano a svettare Però, a dir la verità, il vestito frusciante ha nel Dna un che di vintage, di flower power, di anni Sessanta: e quindi, andrebbe portato… a piedi nudi sull’erba, o ancora meglio sulla spiaggia. In mancanza di erba e sabbia, e in presenza di cemento che si scioglie nell’afa cittadina, indispensabili almeno un paio di infradito.
Un altro indiscutibile vantaggio dell’abito che fa swoosh è che possiamo tranquillamente rinunciare agli accessori. Il maxi dress, infatti, è talmente scenografico che non ha bisogno di essere rinforzato: anelli, collane, golfini, sciarpe o pashmine estive, soprattutto se in versione maxi, sono possibilmente da evitare, per non disturbare l’effetto. L’unica cosa che servirà saranno un paio di occhiali da sole, ovviamente. E una borsa a tracolla dove infilare il telefonino. Ma per una volta si potrebbe anche uscire senza l’onnipresente cellulare, e ascoltare non più il rumore della suoneria, bensì lo swoosh seducente e seduttivo del maxidress. E vedere l’effetto che fa. Voglia di leggerezza: dopotutto, è – finalmente - estate.
LISA | Venerdì, 31 luglio 2009 @18:45
Paola che ama i libri, ho dato un'occhiata ai tuoi sandali-in-saldo: notevoli... piacerebbero all'Uomo Extralarge, il feticista delle scarpe, ricordi Glam Cheap? Intanto, buone letture!
Paola che ama i libri | Venerdì, 31 luglio 2009 @13:51
Volevo fare un saluto a tutto il blog, e alla nostra Autrice, sono in partenza per le vacanze, niente di speciale, un po' di mare in famiglia e casa e riposo!
Vorrei tanto anche io un vestito coloratissimo che fa "swoosh", ma per quest'anno ai saldi ho già dato, ho investito tutto il budget previsto in un paio di sandali neri Sergio Rossi, con tacchi altissimi che non metterò mai, ma dopo averci sbavato davanti per tutta l'estate (perché nessuno ha spostato quel negozio dal mio tragitto quotidiano?) con i saldi al 50% non ho resistito. Comunque sono questi qui: http://www.shoewawa.com/2009/01/sergio_rossi_th.html
Grazie Lisa per i consigli di lettura, il nostro gruppo leggerà "Middlesex" per ottobre e ho inserito "La donna giusta" di Marai tra la mia lista dei desideri più impellenti.
A proposito, durante l'assenza dell'Autrice ho scoperto la comunity di libri anobii (www.anobii.com), io sono "Falpa", se qualcuno vuole sbirciare nella mia libreria mi farà tanto piacere.
Un abbraccio telematico
maria | Venerdì, 31 luglio 2009 @10:05
orribile come si vestono queste americane. E i vestiti di colomba ledda sono davvero strani,sembrano vestiti per clochard modaioli.Bè i gusti son gusti!
Giovedì, 30 luglio 2009 @08:23
Mi avete chiesto: cos'hai fatto, Lisa, in questi mesi? Per esempio, ho incontrato un giovane scrittore americano, Andrew Sean Greer. L'intervista è uscita sul Piccolo di Trieste, il giornale della città dove sono nata.
Quando incontro Andrew Sean Greer, luccica. Luccica nel vero senso della parola: il giovane e biondo scrittore americano porta una T-shirt glitter con la faccia di Obama, sopra i jeans. E sorride. Le due cose (la T-shirt fashionista e il sorriso disarmante) sono abbastanza rare in un uomo, soprattutto in uno scrittore, e soprattutto in uno scrittore così amato come lui: i suoi due romanzi pubblicati in Italia, Le confessioni di Max Tivoli e La storia di un matrimonio , entrambi editi da Adelphi, hanno raccolto un piccolo gruppo di fan e continuano a vendere con un intenso passaparola sentimentale. E due incipit che conquistano: "Siamo tutti il grande amore di qualcuno", è la frase che apre Le confessioni di Max Tivoli . Mentre nella prima pagina di La storia di un matrimonio leggiamo: "Crediamo tutti di conoscere le persone che amiamo… Una mattina ci svegliamo. Accanto a noi, nel letto, il corpo familiare che dorme: uno straniero di tipo nuovo". Parole che acchiappano, ci tirano subito dentro la storia; parole che le lettrici e i lettori di Greer riscrivono sull’agenda, sul moleskine, che finiscono nei blog, nei profili di Facebook… Incipit quasi poetici. Forse non è un caso. Janet Fitch, l’autrice di Oleandro bianco , straordinario bestseller di qualche anno fa, mi disse che prima di cominciare a scrivere leggeva poesie, per "accordare la mente". Lo fai anche tu, Andrew?
"Sì: leggo Wallace Stevens, Ann Carson… Perché la poesia ti porta lì, lì dove vuoi andare, molto più velocemente. E’ la poesia che fa il lavoro più duro. Una volta che sei arrivato, è tutto più facile".
- D’accordo la poesia, ma come fai a scrivere degli incipit così folgoranti?
"Forse il punto è che non nascono come incipit… (sorride). La storia di un matrimonio era iniziato come un libro arrabbiato, la storia di una moglie negli anni Cinquanta che scopre il segreto di suo marito (che scoprirà essere gay, ndr); poi è arrivato da tutt’altra parte. E, scrivendo la pagina che è all’inizio del libro, sull’opacità dei matrimoni, sul fatto che pensiamo di conoscere chi amiamo, ma che in realtà "ciò che siamo si rivela una traduzione scadente da una lingua che conosciamo appena", mi sono accorto che era questa la parte più interessante, lo snodo. Lo stesso è successo con il mio primo romanzo (che invece è la storia bizzarra di un uomo che vive "all’indietro": nasce nel 1871 a settant’anni, e sa che morirà nel 1941, neonato, ndr). Vede, credo che capiti un po’ a tutti gli scrittori: c’è un punto cruciale, un punto di crisi in cui ti ritrovi a un bivio. Puoi raccontare una storia, semplicemente; oppure puoi raccontare la storia meno semplice, quella che turba, che inquieta. Prima di tutto te".
- Entrambi i tuoi romanzi parlano d’amore. E lo dichiarano subito, dalla prima pagina.
"Forse scriviamo sempre lo stesso libro, cercando risponde a certi interrogativi… Ma per fortuna non le troviamo, queste risposte, altrimenti non sapremmo più che cosa scrivere".
- Io invece ho l’impressione che questa delicatezza e questa intensità nel parlare d’amore, di sentimenti, sia un tratto distintivo tuo e di un altro scrittore americano cult, Peter Cameron (un altro autore Adelphi, ndr). Forse siete voi, la nuova generazione di maschi - non etero - che non ha paura di parlare d’amore?
Andrew ride. E ne approfitta per chiedere una pausa sigaretta. Anche le sigarette che fuma sono fashioniste: lunghe, affusolate, con un filtro d’oro. Marca Nat Sherman. Newyorkesi, mi spiega. Ne approfitto per chiedergli dove ha comprato la bellissima giacca, seria e grigia, ma con un insospettabile revers rosa e l’interno a quadretti bianchi e rosa Vichy, che indossa sopra i jeans: è di Junya Watanabe, mi spiega, comprata ai saldi a Parigi in una delle boutique più chic della città, L’Eclaireur… (nota per voi: sì, quella dove ho comprato i miei primi jeans!). Parliamo di vestiti, di eurostress, di recessione, di moda. Andrew mi racconta che dopo il credit crunch, a Manhattan i banchieri senza più lavoro rivendono i loro vestiti firmatissimi nei negozi di usato chic, dove adesso è possibile comprare camicie di Prada a soli 70 dollari… Mi segno il nome e ve lo passo: Tokyo 7, nell’East Village.
- Sei stato da poco in Toscana, nella casa e nella fondazione dedicata allo scrittore mitteleuropeo Gregor von Rezzori: un "rifugio per romanzieri", dove si tiene ogni anno il premio letterario Vallombrosa, fondato dalla vedova dello scrittore, Beatrice. Una casa che conosci bene. (E conoscete anche voi del blog: ricordate che ci sono stata e avevo postato la mia intervista?).
"E, visto che stavamo parlando di moda, ti posso raccontare che forse la mia camicia più preziosa apparteneva proprio a Gregor von Rezzori: ne ho due, che mi ha regalato Beatrice. Fatte a Vienna, con meravigliosi bottoni e cifre ricamate a mano. Un capolavoro".
- La baronessa deve averti molto amato per regalarti delle camicie del marito, che tra l’altro era molto fascinoso, uno sciupafemmine, e un vero dandy…
Andrew sorride. Aggiunge:
"Sai che proprio alla Santa Maddalena Foundation ho cominciato il mio libro Storia di un matrimonio ? Nella casa dove dormiva e scriveva Bruce Chatwin, un loro amico… Insieme a me, quell’anno, c’erano anche Daniel Mason, Nadeen Aslam, e Monique Truong. Si scrive, ognuno nel suo studio; si passeggia nel giardino; la sera si cena insieme. Un’esperienza straordinaria".
- La fondazione von Rezzori è un’eccezione in Italia. In America, invece, sono parecchie le "writers’ colonies". Tu ne frequenti altre?
" Sono stato sia alla MacDowell, che a Yaddo. Sono appunto dei "rifugi" per scrittori (ma non solo, anche per artisti, pittori, musicisti), fondati all’inizio del Novecento, con un denominatore comune: il silenzio. Alla MacDowell addirittura il pranzo viene lasciato, senza bussare, sui gradini del proprio bungalow. Poi, volendo, solo alla fine della giornata, si cena insieme".
- Niente Internet?
"Niente Internet".
Ci guardiamo ridendo: entrambi abbiamo in tasca l’iPhone, il nuovo giocattolo da eterni adolescenti; e Andrew Sean Greer è, ovviamente, su Facebook, il social networking che per molti è come una droga. Una generazione sempre on line.
- Come si fa a sopravvivere senza essere connessi?
"Il punto è: come si fa a scrivere quando si è perennemente connessi? Io alla fine, per disperazione, ho deciso di usare due password diverse per entrare nel mio laptop. Con una mi connetto automaticamente anche all’email e a Facebook; con l’altra, accedo solo al programma di scrittura".
Alfieri, il grande poeta e drammaturgo italiano del Settecento, si legava alla sedia, ma mi rendo conto che oggi non basterebbe: sul laptop abbiamo anche troppe distrazioni.
"Ci sono colleghi romanzieri che, per non cadere in tentazione, usano un programma per cui, scrivendo, la pagina occupa tutto lo schermo. Così ci si concentra più facilmente".
- Un corpo a corpo con il computer, dunque. Ma a parte questo, che cos’è, per te, scrivere?
"E’ la possibilità di vivere delle vite che non ho mai vissuto, che non vivrò mai. Io ho un fratello gemello, che a differenza di me si è sposato, e ha avuto il suo primo bambino. Vive vicinissimo a me, a un paio di isolati di distanza. Nella vita di mio fratello vedo la vita che avrei potuto vivere, la famiglia che avrei potuto avere. Scrivere è mettere su pagina queste possibilità di vite parallele".
LISA | Venerdì, 31 luglio 2009 @08:50
PER ELY E ANNALISA FARMACISTA: Carino, vero, Andrew Sean Greer? Ma, sigh, decisamente gay (non si capiva dall'intervista?). Io comincerei con "Storia di un matrimonio". PER PATRIZIA INCONTRATA ALLA STAZIONE ROGERS: certo che mi ricordo di te! Spiegazione: Stazione Rogers è una vecchia pompa di benzina, piccolo capolavoro di architettura degli anni Cinquanta dell'architetto Rogers e dello studio BBPR (quello, per intenderci, della Torre Velasca a Milano), sulle Rive di Trieste, ora trasformata in spazio culturale e bar open air, ottimi gli spritz aperol.. Cliccate qui: http://www.stazionerogers.eu/ E, Patrizia, sono davvero contenta che nel frattempo tu abbia incontrato Emma e il Libro Rosa. Quando e se avrai voglia di raccontare quanto c'è di Emma in te, io sono qui.
Patrizia Rogers | Giovedì, 30 luglio 2009 @13:58
Ciao Lisa, sono molto contenta che il blog ri-funzioni... ci siamo incrociate a Trieste, alla Stazione Rogers, dove presentavi un libro (e infatti il blog non funzionava!).
Nel frattempo ho letto "Confessioni di una aspirante madre", piaciuto molto, con annesse lacrime di emozione sparse qua e là.
Ben ritrovata, mi mancava, nel cominciare la giornata, non poter passare anche di qua....
Ely | Giovedì, 30 luglio 2009 @12:32
Condivido Annalisa, condivido, quando chiudo un libro che mi ha coinvolto mi dispiace sempre, e i protagonisti mi mancano.
Lisa ma, parentesi frivola, che carino Andrew Sean Greer! Quando ho letto "biondo americano sorridente" non ho resistito e ho googlato, proprio il mio tipo. Se poi è anche affascinante come risulta da quanto scrivi, beh, sarebbe difficile resitergli. Per il momento mi accontento di prendere uno dei suoi libri: tu tra i due quale consiglieresti?
Annalisa farmacista | Giovedì, 30 luglio 2009 @10:28
Grazie del consiglio...vado a comprarlo. Quando mi immergo in un libro che mi piace molto è un po' come dice Andrew Sean Greer "vivere delle vite che non ho mai vissuto e che non vivrò mai". Non vi è mai capitato che finire un libro in cui ci si era immedesimati tantissimo vi lasci con un sensazione quasi spiacevole addosso? Come se la vita del libro proseguisse da qualche altra parte, quasi fosse vera, ma noi non la potessimo seguire dato che l'autore non l'ha scritta. E avrei voglia di contattare l'autore e dirgli "ti prego scrivi ancora voglio saperne di più". Senza arrivare agli eccessi di "misery non deve morire". Autori state tranquilli.
Mercoledì, 29 luglio 2009 @10:16
Prima amavo Meg Ryan. Prima, quando riusciva ancora - in Harry ti presento Sally o in C'è post@ per te - a stupirci le sue faccette buffe e romantiche. Poi è passata per le mani di un chirurgo plastico sadico (niente più faccette, ma labbra gonfie e viso tirato), ed ha avuto il cuore spezzato da Russell Crowe (credo che il cuore spezzato sia venuto prima del chirurgo, come spesso succede). Comunque, l'abbiamo persa.
Poi c'è stata SJP. Lei, Sarah Jessica Parker, quasi indistinguibile da Carrie (anche voi fan di Sex and the City, vero?), icona fashionista per le strade di Manhattan. Lei con il suo laptop e i suoi tacchi vertiginosi (colpa sua se mi è venuta voglia di rimetterli: è proprio vero che con i tacchi abbiamo un'altra faccia...). E allora, SJP, che bisogno avevi, a 44 anni, già mamma, con un matrimonio pur pericolante, di pagarti un utero in affitto? Ovvero una "surrogate mother"? Le foto di SJP nel lettone, con bambino, marito perplesso e le due gemelline nate da poco, mi hanno stretto il cuore. SJP, perché l'hai fatto? Carrie, sono sicura, non sarebbe d'accordo. Ed Emma, la mia/nostra Emma del Libro Rosa, neppure...
LISA | Sabato, 8 agosto 2009 @16:17
Che bello rileggerti, PI, ex aspirante paziente, ora (immagino altrettanto paziente!) madre di due gemellini-fivet. I vecchi messaggi non sono persi nell'etere, spero, ma compariranno nell'archivio a settembre. E no, non ho letto il tuo post su Pallavicini, hai voglia di riscriverlo?
pi | Lunedì, 3 agosto 2009 @21:43
Come Simona e come Lisa anche io mi sono soffermata sulle foto della famiglia di SJP ed ho pensato "chissà perchè?", ma non credo che avrò mai una risposta - a meno di intrattermi in chiacchiere sulla maternità e dintorni con SJP in persona, ma vedo la cosa piuttosto improbabile. Certo è che nessuno può davvero capire quello che passa per la testa di una persona e quali siano i suoi sentimenti più profondi,i suoi desideri più forti che - dall'esterno - possono sembrare privi di senso.
Cara Lisa, bellissimo il nuovo blog - molto chic!
Ero un po' preoccupata da quello che mi sembrava un oscuramento un po' troppo lungo del tuo sito - ho ipotizzato anche attacchi da attivisti di vario genere! I vecchi messaggi sono per sempre persi nell'etere? Mi incuriosisce sapere se sei riuscita a leggere il mio post su Sandro Pallavicini.
Qui la vita scorre tranquilla, i gemelli crescono ed io li guardo con sempre maggiore stupore: sono miei davvero? Ho spesso incubi in cui me li rapiscono, sapete? Gli anni dell'aspirantato mi hanno, credo, segnato in maniera indelebile. Anche in modo positivo, però. Il consorte dice che faccio delle strane facce a punto di domanda quando mi rivolgono domande o commenti, a mio avviso, fessi.
Come quando mi fanno i complimenti: "Signora complimenti, ne ha fatti due!" oppure "Signora! Che brava che è stata!" . Io li guardo e mi viene voglia di dire: " Complimenti per cosa, esattamente?". Se una fa dei figli è brava e se non li fa no? Se poi ne fa due insieme è ancora più brava? Ma siamo scemi? Lo sapete che un signore qualche settimana fa mi ha fermato mentre passeggiavo con i bambini e mi ha detto :" complimenti a suo marito! Che stallone!". Ve lo giuro! Ma si può essere più trogloditi? Un altro mi ha chiesto " Ma sono gemelli?" ed io avrei voluto dire "No, ne ho fatto prima uno e poi a distanza di qualche settimana ne ho fatto un altro!". Poi c'è stata una signora, una perfetta sconosciuta, che mi ha chiesto " Ma sono naturali o ha fatto qualcosa?". Le ho risposto che non erano naturali, ma geneticamente modificati! Mi ha guardato e ha sorriso, senza capire un fico secco, credo. Vi abbraccio.
Simona | Sabato, 1 agosto 2009 @19:10
Anch'io sono rimasta perplessa davanti a questa notizia e mi viene un'altra domanda: SJP sarà davvero l'unica ad aver affittato utero&ovuli? Quante altre donne VIP l'han fatto e non l'han detto? Comunque lo spartiacque lo fa la posizione delle "donne elette" e delle "donne quotidiane" oltre alla nazionalità di appartenenza: perchè Madonna o i Brangelini possono senza colpo ferire adottare come io ho preso in casa due gatti randagi? Le regole di adozione e di PMA cambiano in base allo Stato e anche in base allo status sociale. Perchè tutto questo Baby boomer a Hollywood e a Cinecittà che sia naturale, surrogato, adottato o provettizzato? Perchè queste paparazzate di pance&passeggini? Perchè un figlio sta diventando un status symbol al pari di una borsa. Esagero e sono estrema, lo so e immagino le mimosate. Anch'io concordo con Lisa sul fatto che deve esserci un limite, ma questo non dipende soltanto dalla psiche e dal desiderio, ma per certe donne anche dallo status di VIP. I figli le attrici li han sempre fatti, ma una volta c'era più discrezione, ora abbiamo tutta la gravidanza minuto per minuto, la pancia più bella, la moda per le pance e altri titoli raggelanti. E intanto le donne continuano a soffrire perchè se la mia mamma poliabortiva soffriva per la maternita della Loren, io a 43anni potrei soffrire per la SJP, ma visto che non mi piace vincere facile accetto i miei limiti e il mio status di donna quotidiana.
LISA | Giovedì, 30 luglio 2009 @08:20
Oh, come mi mancavano queste blog-discussioni con un po' di mimosate! Dunque. Ho letto. Attentamente. Mi ha molto colpito l'osservazione della non reciprocità tra maternità e paternità: ed è vero, un uomo può diventare padre anche a 50 anni senza neppure un commento (vedi, tanto per rimanere a Hollywood, Mr. Big, ovvero Chris Noth, e Richard Gere), e una donna? Una donna no. Una donna dev'essere brava in tutto, eccellere in tutto, e al momento giusto; se poi non ce la fa, si suicida (anch'io, Marina a Bruxelles, ho letto ieri dell'avvocatessa quarantenne della City, bella, brava, mamma, che si è buttata nel Tamigi. E quel che più mi ha colpito è la foto, quel sorriso aperto, luminoso). Eppure. Eppure dissento. Perché crescere, maturare, cambiare, non vuol dire diventare onnipotenti - o cercare disperatamente di esserlo. Così spero. Almeno per me. E il gesto di SJP - voglio un figlio per risolvere il mio matrimonio in crisi, non riesco ad averlo perché ho 44 anni e quindi prendo in affitto ovuli e utero di un'altra donna - mi sembra un gesto di onnipotenza. No. Crescere vuol dire (anche) imparare ad accettare i propri limiti. Anche quelli imposti dalla vita. E dalla biologia. Non possiamo sempre tutto. Ed è qui il punto: sapere dove fermarsi senza perdersi, sapere dov'è il limite, dov'è il confine. Mi piacciono, sempre di più, le parole semplici di quella che pensavo fosse una preghiera laica, e invece è il pensiero di un teologo americano: "Concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso cambiare, e la saggezza per capire la differenza."
aferdita | Giovedì, 30 luglio 2009 @00:12
Che bella sorpresa!Non ci credevo piu.Ben tornata Lisa e bentornate tutte!Bello l'aspeto del blog e piu bello sicuramente come sempre il contenuto.Buone vacanze a tutte!
Marina | Mercoledì, 29 luglio 2009 @17:17
Che dire l' intevento di Paola mi sembra perfetto, quante cose ci sono ditro e intorno alla maternita' di oggi, e quante ancora ce ne sono intorno a una mancata maternita' . Questa societa' ci punisce, innazitutto come donne ci punisce, e poi come esseri umani. Il successo, il denaro giustificano tutte le azioni, volere una famiglia meno. Nemmeno la teconologia vanzata ci salva da questo. E a noi, noi donne evolute e mature della societa' occidentale ci e' richiesto tutto: bella presenza, lunghi stuid, conoscenze, bel lavoro, carriera avviata, e poi figli, possibilmente fatti uno dopo l' altro in tarda eta'. E se questo non avviene, come e' per noi, apriti cielo non siamo perfette, e quindi da condannare. E se poi insistiamo e le proviamo tutte i censori si alzano 'ecchesara' mai' non si puo' forzare la natura. No troppa pressione sulle donne, ingiusta, ingiustificata: perfette lavoratrici, perfette mamme e spose. E poi capita, come oggi e' scritto sui giornali, che un avvovato di successo a 41 anni, con tre figli, uno di sei mesi non ha retto e si e' buttata nel Tamigi. Tu lisa chiedi perche' SJP ha voluto le gemelle, e perche no direi io. C' e' da dire che l' ho fatto perche' ne hai mezzi, perche' e' anche molto fashion e forse, come le povere mortali, per riavviare il matrimonio, chissa'! Detto questo nulla ci dice che anche Emma nella stessa situzione non farenne la stessa scelta...Quanto a Meg Ryan condivido, ma c' ha pure un' eta' oramai e le faccette sarebbero furoi luogo, ma mi piace sempre tanto, anche per l' adozione delle bimba cinese, perche' l' ha fatto allora lei, che un bimbo gia' lo aveva?
Paola che ama i libri | Mercoledì, 29 luglio 2009 @14:43
Perché l’hai fatto? Che domandona! Proprio ieri ho fatto per telefono una paternale a mia madre sulla questione: "maternità, frustrazione e realizzazione di una donna moderna" (bel titolo, qualcuno ci potrebbe scrivere sotto un libro) che cercherò di riassumere qui. Vi prego prendetelo come uno sfogo personale, non mi sento in grado in questo momento di fare questioni ideologiche o morali.
Premetto che SJP può avere mille motivi per aver surrogato il suo corpo, fisiologici o lavorativi, o ancora più semplicemente di puro egoismo, secondo me tutti legittimi.
La questione a mio avviso è un’altra, e neanche tanto semplice: noi donne dobbiamo fare i conti ogni momento della nostra vita con la legittimità dei nostri desideri, gli uomini no o almeno a me non risulta. Se abbiamo una bella famiglia dovremmo essere soddisfatte così, se abbiamo un lavoro gratificante che cosa altro cerchiamo dalla vita. Ci sono persone (uomini e donne) che per arrivare al successo fanno di tutto perché sono disposti a tutto, e nessuno chiede loro il perché, in fondo aspirare al successo o alla ricchezza è una motivazione universalmente riconosciuta. Invece una donna, a prescindere da quello che è o quello che ha, che desidera una maternità, sia che non possa sia che non voglia affrontare una gravidanza (come nel caso si SJP), deve avere un motivo bello tosto per giustificare la sua scelta. Insomma la questione maternità per questi tempi moderni così contorti sta diventando una questione difficile da risolvere, si tratta di fare i conti con millenni di storia sociale delle donne e della famiglia, siamo solo all’inizio, tutto è molto complicato e noi ci siamo dentro fino al collo e forse anche un po’ di più.
In questo periodo sto sperimentando la grande gioia che deriva dalla libertà di esprimere i miei desideri senza sentirmi giudicata, perché comincio a intravedere nella tenacia e perseveranza una soluzione per vincere la frustrazione (attenzione, non per realizzare i desideri). Scusami Lisa, sono certa che dopo una chiacchierata con SJP anche Emma capirebbe, ma siamo sicuri che poi questa chiacchierata le serve veramente?
Lila | Mercoledì, 29 luglio 2009 @12:12
Non ho mai sentito davvero con tenacia il desiderio di essere mamma. Credo di non essere mai stata, e non lo sono neanche ora, pronta. Per quanto riguarda Sara Jessica Parker forse, come dice Ely, i suoi motivi non possono essere compresi dagli altri ma c'è sempre, in ognuna di noi, una scelta che ci porta verso qualcuno o qualcosa. Spero che voglia davvero bene a queste bambine.
kikka | Mercoledì, 29 luglio 2009 @11:15
Beh SJP ha voluto più i bimbi per riunire il matrimonio forse.. o semplicemente per voglia di essere ancora mamma.. speriamo solo che ami davvero queste tesorine....
Ely | Mercoledì, 29 luglio 2009 @10:34
Già, perchè? E chi può saperlo, solo lei.
Perchè io, già mamma di una bambina favolosa, con una famiglia splendida, sto consumando le mie energie per avere un secondo bambino? Non lo capiscono in molti, e a volte non lo capisco nemmeno io, perchè in certi momenti piango come una pazza su un qualcosa che nemmeno esiste.
Ma non so, non mi sento di giudicare SJP che, forse, aveva i suoi motivi incomprensibili e non condivisibili dai più.
Martedì, 28 luglio 2009 @08:54
Quest'anno sono fortunata. I costumi tirati fuori dal cassetto sono, certo, un po' sbiaditi, ma pazienza; perché in compenso ho due meravigliosi batik ancora incartati che userò come pareo. Piccola nota: adoro i parei. Non solo perché sono pezzi di stoffa multitasking che valgono come asciugamano/telo/copricostume/sciarpa d'emergenza, ma perché sono auto-cartoline di tutti i posti dove li ho comprati... I due batik (si chiamano così per il tipo di lavorazione indonesiana, a cera, ma vi prego non chiedetemi come funziona) vengono dal mercatino di Yogyakarta, l'antica capitale di Giava, dove sono stata a gennaio. Sono a colori brillanti, rosso rubino e blu oltremare; boccioli e fiori e scaglie quasi dorate. Spero che dentro abbiano ancora un pochino di memoria d'Asia, quando li aprirò tra gli scogli del Mediterraneo. Quanto ai costumi, quello che penso, e che ho scritto su Grazia, è:
Se solo un costume da bagno sapesse parlare! Sì, ci vorrebbe un chip dentro, una memoria telematica di tutto quello che ha vissuto insieme a noi. Un piccolo iPod dell’estate, di stoffa però. E certo: quando, l’anno dopo, lo tiriamo fuori dal cassetto, potrebbe raccontarci di vacanze disastrose, annoiate, chiassose e infestate da meduse. Ma in realtà, appena lo prendiamo in mano, la compilation è summer: l’euforia del primo sole sulla pelle, il brivido del primo tuffo, incontri e scontri amorosi… Perché un buon costume – il costume perfetto, quello che ci fa sentire se non dive, almeno presentabili, nonostante l’immancabile cellulite – è un vero alleato, un confidente, un amico. Ascolta pazientemente tutti i segreti dell’estate. Anche gli equivoci, certo, e i litigi e le delusioni, ma questo, lo sappiamo, è il compito di tutti gli amici.
Peccato, dunque, che un bikini non possa parlare. Anche perché, a quel punto, ci potrebbe dire: no, non comprarmi, non sono quello giusto per te! Perché non afferri invece quello a fianco, sullo scaffale? Stai provandoti un micro-modello a triangolo, ma perché non scegli invece quello a fascia? O viceversa, ovviamente… E ancora: ti sei portata in camerino il solito intero total black, ma perché quest’anno non osi e non ne indossi uno floreale, o almeno con qualche strass? O persino il rischiosissimo cut-out, il modello con i buchi, si spera nei punti giusti? Pensateci: grazie al bikini parlante, ci verrebbero risparmiate deprimenti prove costume, nei soliti camerini con le luci al neon che hanno, come unico compito, quello di evidenziare l’eventuale cellulite e l’imperfetta o ritardataria depilazione…Ma ahimé, il bikini-con-chip non esiste ancora. E la vostra prova costume, com’è andata?
emanuele | Martedì, 4 agosto 2009 @20:30
mi domandavo dove fossi finita...^_^
bentornata Lisa!
kikka | Mercoledì, 29 luglio 2009 @11:20
Aprendo la csatola dei costumi,sentendo il loro odore già mi fanno ricordare...
Mi piacerebbe avere un costume che mi dice quale mi sta meglio quele no.... Anche perchè quest'anno ho dovuto prenderne uno nuovo, visto che quelli dell'anno prima ormai erano disrutti....e la scelta è stata molto difficile.....
LISA | Mercoledì, 29 luglio 2009 @10:04
Annalisa farmacista, uno dei miei libri preferiti al mondo - come vorrei poter scrivere così! - è "Diary of a provincial lady", di Lady Delafield appunto: un esilarante, ironico, diario di una vera Lady degli anni Trenta in Inghilterra, esiliata in una casa in campagna, ostaggio della cuoca, della bambinaia francese, della moglie del vicario, e di un consorte che si trincera dietro il Times. Una specie di pioniera di tutte le Bridget Jones e le Kinsella del mondo, solo decisamente più sarcastica e intelligente! Lo trovi in edizione Virago.
Annalisa farmacista | Mercoledì, 29 luglio 2009 @09:07
Ghepardato ma in bianco e nero con qualche striscia fucisa qua e là. Si lo so sembra orrendo detto così ma devo dire che invece è carino. Cara Marina ma sai che abbiamo quasi avuto la stessa idea per le vacanze? Io e il consorte siamo stati a Londra due settimane a fare un corso di inglese. E' stato bellissimo e soprattutto mi sono gasata un sacco quando gli insegnanti mi dicevano che il mio inglese era davvero molto buono! Per Lisa sempre a proposito di inglese vorrei lanciarmi nella lettura in lingua originale. Suggerimenti? Ho iniziato con il classicissimo "Pride and prejudice" e mi sto guardando "A room with a view" che ormai so le battute a memoria...qualcos'altro? Grazie!!!
Marina | Martedì, 28 luglio 2009 @23:53
Voi siete alla prova costumi, qui sembra, anzi oggi sembrava, una bella giornata di meta' ottobre. E' difficile pure spiegarlo. Oggi ci provavo con mio fratello. Non fa nemmeno freddo, no c' erano tipo 26 gradi, ma con un grigio inesorabile, che non ti fa mai bene capire in che momento dell' anno si e'. Tanto che il mio fine settima ligure di due settimane fa appare, nei ricordi, come fosse dell' estate scorsa. Insomma non se ne puo' piu' . E pensare che io il caldo manco lo sopporto tanto, ma sta luce monocroma mi uccide. Ma non e' grave tra poco si parte, l' isola mi attende ed anche la prova bikini, o meglio costume. Si perche' con la mia pelle oramai verde dopo anni di grigio mi sono provata e comperata due costumi interi, tendenzialmente neri. Sfinano io non ho la taglia della farmacista, anzi direi 44 abbondante...dunque bikini quello dell' anno scorso da sfoggiare solo quando nella spiaggia non ci sara' nessuno che conosco. Ma sono in fase ascendente, almeno credo, ho perso qualche chilo e conto di perderne altri nei giorni mediterranei che mi attendono. Che saranno giorni di vacanza e di studio, alle spiaggie verra' alternato un corso di specializzazione in spagnolo, con diploma finale, utile alla vita e alla carriera, speriamo...
LISA | Martedì, 28 luglio 2009 @17:42
Ursenna: l'antologia dove i vestiti parlano è stata tradotta nel 2001 anche in italiano, con il tito "Seconda Pelle", da Feltrinelli. Devo persino averla letta, ma allora non facevo ancora la giornalista fintoglam nè ero salita su un paio di tacchi, forse dovrei rileggerla... Un bikini al profumo di mora, comunque, non è male. Non chiedi al tuo bikini di raccontarci la storia? Lilabella e Irene: i vecchi post "pink" compariranno nell'archivio (in altro a sinistra), ma a settembre; insieme, spero, a qualche altra novità. Il blog è in progress... Annalisa farmacista: bikini animalier? Questa poi. Che direbbe Stella? Confessa: ghepardato o zebrato?
malu63 | Martedì, 28 luglio 2009 @16:48
Certo che nn avevo mai pensato al costume-ricordi, però devo darti ragione Lisa ora che ci penso guardo le vetrine provo, compro, ma poi prima di metterlo in spiaggia devo sempre farlo dopo che ho avuto per qualche giorno i miei vecchi costumi. Che strana la nostra mente e quello che ci fà fare per sentiirci bene, ma l'importante è che quello :sentirci bene in tutto quello che facciamo per noi stesse. Comunque quest'anno nn ho comprato costumi nuovi , vacanze ancora un pò lontane tra 2 settimane ma nn vedo l'ora!
Ursenna | Martedì, 28 luglio 2009 @14:52
più che altro io ricordo il mio primo due pezzi nero AKA il debutto "adulto" nella "stessa spiaggia, stesso mare" di ogni anno, di tutti gli anni.
A proposito di vestiti e donne, avevo letto una antologia al riguardo "A Second Skin: Women Write About Clothes". Lì parlano i vestiti.
Cosa si cela dietro la scelta di una borsa? Cosa significano un paio di slip?
Certo, "bikini" significa anche "estate".
E se potesse parlare... ahi... sarebbero racconti salmastri al profumo di mora selvatica! Come quella volta in cui rubai il costume a mia sorella... ;-)
Lilabella | Martedì, 28 luglio 2009 @12:38
Bentornata Lisa!!! Che bello rileggere di te. E che bello rileggere le tue poesie. Io quest'anno non avrò modo di fare la prova costume o meglio la farò molto in là perché al mare ci andrò a settembre (e con la mia amata sorellina). Spero che prima di quella data riesca a comprare qualcosa che contenga le mie ciccette. Anche io come Irene vorrei sapere dove si possono recuperare i vecchi post. Buona giornata a tutte/i.
Annalisa farmacista a Bologna | Martedì, 28 luglio 2009 @11:18
Eccoti! Grazie per essere tornata. Mi mancava questo sguardo quotidiano tra le parole e i pensieri. Sono sempre farmacista, sempre aspirante ricercatrice, ultimamente un po' in ansia per la salute pazzerella della sua adorata sorella minore. Io al contrario di tutti che stanno per partire le ferie le ho già fatte all'inizio di luglio e aspetto una piccola seconda tranche in settembre. Quindi la prova costume non esiste o meglio non è un problema dato che per quello che vado io al mare il solito bikini dell'anno scorso vagamente animaler (nemmeno io ci credevo quando me l'hanno regalato ma devo dire che mi sta molto bene, merito anche della taglia 40 scarsa che mi ritrovo) andrà benissimo. L'unico cruccio è un po' d'abbronzatura che non guasterebbe se non fossi così pigra. Bè allora buone vacanze a tutti/e sperando di tornare un po' più freschi...
Irene | Martedì, 28 luglio 2009 @10:41
Cara Lisa, sono felice che tu e le tue parole siate tornate! Ma il blog rosa è definitamente perso? esiste un modo per poterlo leggere ancora?
Ely | Martedì, 28 luglio 2009 @09:37
Bentornata Lisa e bello il nuovo formato del blog! Prova costume? In effetti non ancora affrontata, sto cercando di rimandarla il più possibile ma ahimè tra poco, inesorabile, arriverà: partenza per il mare prevista per domenica, anche se da pendolare per una settimana. Ma quest'anno ho deciso che non importa, mi godo sole e mare alla faccia di cicciottaggini varie. E con i costumi vecchi, che in tempi di crisi fa molto sensato (più che altro perchè il camerino con luci al neon davvero sarebbe uno scoglio insormontabile).
Domenica, 26 luglio 2009 @19:58
Allora. In questi mesi di reset esistenziale ho letto soprattutto poesie, per cui parto da quelle: vi consiglio tre raccolte che ho saccheggiato per il mio Buongiorno.
Non ho peccato abbastanza – Antologia di poetesse arabe contemporanee , Mondadori.
Erotica , Ghiannis Ritsos, Crocetti. (Un poeta greco del Novecento, sensualità e Mediterraneo).
Poesie , Vivian Lamarque, Oscar Mondadori. Leggerezza...
COS'HO REGALATO IN QUESTI ULTIMI MESI?
La casa di vetro , Simon Mawer, Neri Pozza. La storia di una casa e di chi ci ha abitato, di chi ci è passato: intorno a una casa vera, un capolavoro dell’architettura moderna, quella costruita negli anni Trenta da Mies van der Rohe a Brno, in Cecoslovacchia; il nazismo, la fuga, il socialismo, il ritorno… Amori, guerre, perdite. E una casa.
Il giunco mormorante , Nina Berberova, Adelphi. Un piccolo libro poetico di una scrittrice russa dei primi del Novecento, morta esule in America. Una storia d’amore. Un uomo che se ne va. Una donna che lo aspetta. La libertà personale. E una riflessione per ognuno di noi: che cos'è la no man's land?
Middlesex , Jeffrey Eugenides, Mondadori. Il romanzo di una donna che diventa uomo. O forse, semplicemente, un romanzo sullo scoprirsi e cercarsi.
La donna giusta , Sàndor Màrai, Adelphi. Un lungo romanzo a quattro voci: la moglie (anzi l’ex moglie), il marito, l’amante del marito, l’amante dell’amante. Parte dalla Budapest degli anni Quaranta un grande libro sulla felicità coniugale, la passione, i tradimenti, la morale e il set-up borghese… Ovvero: la meravigliosa banalità dell’amore.
La ballata di Iza , Magda Szabò, Einaudi. Un corpo a corpo tra madre e figlia nella Budapest anni Sessanta. Belli anche La porta , e Via Katalin , ma vi avviso che in questo momento sono assolutamente parziale, sono appena tornata da Budapest e mi trovo in un momento di ungheresità…
Un giorno questo dolore ti sarà utile , Peter Cameron, Adelphi. Insieme a Quella sera dorata , sempre Adelphi, due romanzi delicati, intensi, su quando ci troviamo sull’orlo di tutto… Il primo ha come protagonista un adolescente tormentato, nel mondo delle gallerie d’arte di un’ironica Manhattan alla Woody Allen; il secondo, un biografo per caso in Uruguay.
Cuore di ghiaccio , Almudena Grandes, Guanda. Dall’autrice di Atlante di geografia umana : un uomo e una donna si incontrano a Madrid, oggi. Ma ad incontrarsi sono soprattutto i loro passati: intrecci di segreti, di guerre, di famiglie, di chi stava dalla parte di Franco e di chi è fuggito esule in Francia. Le due Spagne, certo non di ghiaccio.
COSA MI PORTO IN VACANZA SULL'ISOLETTA, TRA ULIVI E ALBERI DI CARRUBE?
Tra gli altri:
La ragazza dei castelli di carta , Marsilio, ovvero l’ultimo della trilogia di Stieg Larsson (a proposito, ho visto anche il film tratto da Uomini che odiano le donne, e devo dire che passato il primo choc iniziale – il fascinoso giornalista Mikael Blomkvist me l’immaginavo più sexy – mi è proprio piaciuto… Lei, poi, la hacker tatuata Lisbeth, è perfetta).
Sempre a proposito di thriller: sono una fan di Petra Delicado, ma l’ultimo con l’investigatrice di Barcellona ( Il silenzio dei chiostri , sempre di Alicia Gimémez-Bartlett) non mi è molto piaciuto. Perplessa anche sul secondo libro di una giallista norvegese, Anne Holt, di cui mi aveva conquistato Quello che ti meriti : il secondo si intitola Non deve accadere, sempre Einaudi. Diciamo che lo presterei ma non lo regalerei.
Poi sono pronti da mettere in valigia:
Zia Mame , Patrick Dennis, Adelphi.
La bussola di Noè , Anne Tyler, Guanda. Lei è una delle mie scrittrici preferite: tra i più belli, La figlia perfetta , e un libro mitico, Per puro caso .
Middlemarch , George Eliot. (Un classico della letteratura inglese che non ho mai letto, e su cui continuo ad inciampare, segno del destino: per esempio, l’ho reincontrato nel bel romanzo Amori e pregiudizio , Jin Lee Min, Einaudi, storia di una ragazza coreana che vuole sfondare a Manhattan, un po’ Sex and the City un po’ Jane Austen. E lei, guarda caso, legge e rilegge Middlemarch…)
Infine, un libro che ha appena tradotto la mia amica ungherese Andrea Rényi:
Non davanti ai bambini , Andràs Nyerges, Elliot. Ambientato a Budapest dalla fine della seconda guerra mondiale…
SEMPRE, SE VOLETE IRONIA E LEGGEREZZA: i libri di Jane Austen, tutti; quelli di Elizabeth von Arnim, cominciando da Il padre (Bollati Boringhieri); e sì, per rispondere a una vostra domanda, a suo tempo mi erano piaciuti i libri di Sophie Kinsella, e mi sono molto divertita a vedere il film tratto da "I love shopping", con un’esilarante Isla Fisher, ma li consiglierei adesso? Sinceramente, non lo so.
E ovviamente, se non avete ancora letto i miei romanzi, cosa aspettate? Li potete ordinare cliccando qui a sinistra… (Sì, sono un’Autrice sfacciata, ma questo già lo sapete).
LISA | Sabato, 8 agosto 2009 @16:21
Marilia, cinquantenne incredula e napoletana, rimaterializzata! Bentornata anche a te.
Marilia cinquantenne incredula | Venerdì, 31 luglio 2009 @13:30
Lisa, ciao! Finalmente ti ho ritrovato!
Mi mancavano i tuoi reportages da tutto il mondo e i tuoi consigli sui vestiti da indossare e sui libri da comprare.
Anche se non mi materializzo spesso, ti leggo sempre.
Buone vacanze!
LISA | Martedì, 28 luglio 2009 @08:53
Patrizia fiorista, grazie per le dalie. Un bel regalo per il nuovo blog.
Patrizia pinki fiorista | Lunedì, 27 luglio 2009 @19:12
Ciao Lisa,ce l'ho fatta ti ho ritrovata.
sono contenta di ritrovarvi tutte/i,grazie per i consigli letterari.
Vi regalo i primi fiori del nuovo blog,tante dalie colorate.Baci Patri
Andrea Rényi | Lunedì, 27 luglio 2009 @18:16
Onorata e commossa per la menzione, grazie!
Ali stropicciata | Lunedì, 27 luglio 2009 @10:20
scusa l'anonimato, ho dimenticato di mettere il nome!
Anonimo | Lunedì, 27 luglio 2009 @10:18
Hai ragione Lisa...non ho presentato Cristiana alle nuove arrivate, ecco allora il suo comunicato stampa!
Cristiana D’Orsi, psicologa e psicoterapeuta che svolge attività di ricerca e di consulenza psicologica presso un Centro di Sterilità pubblico di Milano, ha raccolto le riflessioni, i pensieri, i sentimenti incontrati nel corso del lavoro clinico con donne e uomini con problemi di sterilità, sottolineando il "mal-essere
Alex | Domenica, 26 luglio 2009 @23:01
Buonasera! Volevo dire due cose: Stieg Larsson è un genio. Per chi ancora non ha letto la trilogia Millennium è pregata/o di farlo. L'altra cosa: col permesso e l'immensa disponibilità dell'Autrice, vorrei invitare tutte e tutti voi nella mia nuova casa on line, il mio blog:
http://sofianestesia.wordpress.com
Leggete, commentate e parlatemi. Sarò lieto di rispondervi.
Un abbraccio e buone ferie,
Alex
Sabato, 25 luglio 2009 @20:19
Lo so, vi avevo promesso la lista dei libri da leggere quest'estate. Ma visto che mi chiedete cos'ho fatto in questi mesi di forzata assenza dal blog, ecco una (prima) risposta: mi sono comprata i miei primi jeans. E questo è il Corva-racconto dell'evento, pubblicato su Grazia.
Quest’anno mi sono comprata i miei primi jeans. Sì, avete letto bene: non i miei primi jeans skinny, o strappati, o baggy e sformati. No, proprio i miei primi jeans e basta. Dite che forse sono un po’ in ritardo? Che i primi jeans vanno comprati a 14 anni, non a 44, e già allora non è più un evento? Forse. Ma è anche vero che in quest’adolescenza reloaded, in cui tutti ci sentiamo un po’ teenager per sempre, giochiamo con Facebook e mandiamo sms con le faccine ogni cinque minuti, ho capito improvvisamente che era arrivato il momento. Ero, finalmente, pronta: ad indossarli.
Il problema è: quali? Questa almeno è la domanda che mi sono fatta quando, nella boutique parigina di L’Eclaireur (traduzione: uno dei negozi più cari del pianeta dove mi trovavo a passare, assolutamente per caso, intendiamoci), li ho visti. Loro. I jeans di cui mi sarei innamorata. Li ho toccati ed ho capito che erano loro: così morbidi, leggeri, quando invece il denim mi ha sempre respinto per la sua ruvidezza, e in più con un risvolto romantico, in tela colorata a piccoli disegni… Poi ho visto il cartellino del prezzo e ho vacillato. Che fare? Chiusa in camerino, mi sono comportata da adolescente reloaded quale sono: ho mandato un sms al mio amico fashionista e gay. ("Gays are a girl’s best friends", oggi direbbe, forse, Marilyn Monroe, o comunque si farebbe accompagnare a fare shopping). Risposta, in inglese, perché il mio amico è straniero: "Dark blue, low waist, tight, high heels". Ovvero: blu scuro, vita bassa, stretti, tacchi alti. Mi sono guardata allo specchio. Ho visto esattamente il contrario: jeans di un blu slavato, baggy e per niente attillati, e certamente non da portare con i tacchi, ma piuttosto scalza sulla spiaggia. Quindi? Quindi ho disobbedito. I consigli agli amici (soprattutto se gay) vanno chiesti per poi ignorarli. E sono uscita con il mio primo paio di jeans, i più cari del pianeta. E i più fashion: sono i "boyfriend jeans", quelli che sembrano rubati al fidanzato. Per intenderci, quelli un po’ largotti, con il risvolto in fondo.
Oltre a un amico fashionista e gay, peraltro, ho anche un marito, che vedendo il mio acquisto (a cui avevo prudentemente tolto il cartellino del prezzo), si è limitato a commentare: mi sembrano già un po’ rovinati… Ah, beata maschia ignoranza. Lui non sapeva (non lo sapevo neppure io), che avevo comprato un paio di jeans non solo trendy, ma pure "mutanti". Già. Perché i graffi applicati ad arte, dopo qualche lavaggio, si stanno sfilacciando e trasformando in buchi… Ed io mi ritrovo doppiamente modaiola. Guardate le celebrities del momento, da Kate Beckinsale e Katie Holmes a Jessica Alba: tutte, dico tutte, con i jeans strappati. Che dire? Per certe cose, nella vita, vale la pena di aspettare. Anche per un paio di jeans.
Mir*** | Mercoledì, 29 luglio 2009 @09:44
a questo punto muoio dalla voglia di sapere quanto sono costati, questi mirabolanti jeans più cari del pianeta!
LISA | Domenica, 26 luglio 2009 @22:47
Bello vedervi riapparire, qui tra il viola e il grigio... Vi leggo con addosso i miei primi jeans!
Alex | Domenica, 26 luglio 2009 @13:28
Ah, a proposito, il tuo blog mi piace molto di più così. Amo il viola e il grigio e assieme stanno bene.
Alex | Domenica, 26 luglio 2009 @13:27
Ciao, Lisa! Come stai? Anche io come vedi sono rimasto assente dal blog, ma per diversi motivi; lavoro, mancanza di un mio computer personale, i soliti cambiamenti dovuti alle riflessioni estive, ecc...ecc... I jeans io li ho sempre indossati, ma abbastanza lisi e sbiaditi e rigorosamente a vita alta! Indosso quelli a vita bassa solo quando gli altri sono da lavare, altrimenti lungi da me! Marilyn stava così bene coi suoi nel film "River of no return" (disgraziatamente tradotto in italiano con "La magnifica preda"); a mio avviso, il film più bello interpretato dalla divina Norma Jean.
Un abbraccio.
Marina | Sabato, 25 luglio 2009 @23:40
Che sorpresa e' ricomparso il tuo blog, e' bellissimo complimenti! Certo l'acquisto dei jeans deve essere stato molto impegnativo, se ti ha preso tanto tempo. Comunque ti capisco anche io non amo i jeans, troppo ruvidi come dici tu, poi mi fanno caldo d' estate e d' inverno mi sanno troppo di non freddo. E poi, diciamola tutta, non e' che mi stanno tanto bene, dato il mio corpo tutt' altro che statutario. Adesso seguo l' ennesima dieta che spero dara' i suoi frutti, e poi si ripensera' forse al jeans. A parte questo che hai fatto? Altre novita'? Io proseguo, mi danno a guardare le nefandezze del mio paese da lontano, e mi preparo a partire. Tra poco le ferie, agognate ferie dopo un periodo di tensione, l' isola, mi aspetta l' isola...baci a tutti
Venerdì, 24 luglio 2009 @08:28
Per il Buongiorno di City di oggi, 24 luglio – che è anche l’ultimo prima dell’estate, la rubrica riprenderà a fine agosto – ho scelto una frase che parla di viaggio. Anzi: di viaggi.
"Quando comincia davvero un viaggio – o un’amicizia –o un amore? Gli inizi: così affascinanti, e così ambigui, così poco chiari. Ma arriva sempre un momento in cui capiamo che siamo già, e da tempo, per strada".
(Katherine Mansfield)
Sì, è tutto già cominciato, sta per cominciare. E’ già iniziato il viaggio che mi porterà lontano. Quel viaggio che spero di fare – anche - con te.
Non sono soddisfatta della mia (pessima) traduzione, quindi ecco la frase in originale, in inglese: "When does one really begin a journey – or a friendship – or a love affair? It is those beginnings which are so fascinating and so misunderstood. There comes a moment when we realise we are already well on our way".
E’ tratta da una lettera di Katherine Mansfield del 5 dicembre 1921, all’amico Sydney Schiff. E, come ogni volta che leggo qualcosa tratto dagli epistolari degli scrittori, mi chiedo: ma cosa ne sarà, oggi, di tutta la corrispondenza via web, di tutte le mail? Di tutte le parole volatilizzate nel cyberspazio?
Ho letto questa frase in un altro piccolo libro ritrovato nel trasloco, "A Katherine Mansfield book of days", una specie di diario perpetuo con foto e frasi della scrittrice neozelandese, che mi era stato regalato anni fa da un’amica che andò in viaggio appunto in Nuova Zelanda… Dalla copertina mi guarda lei, Katherine, il caschetto di capelli che andava di moda nel 1920, il sorriso malinconico. Quanto mi piaceva quando l’ho scoperta: avevo 16 anni e ricordo ancora la copertina mauve della raccolta di racconti, per Adelphi. Amori sospesi, esitazioni, emozioni, giovani donne sull’orlo della vita… E una nuvola di malinconia. Ne parlo come di una vecchia amica che, ritrovata su Facebook, esiterei a contattare. Avremmo ancora qualcosa da dirci? Ora, confesso, mi sento amica solo di sua cugina (e dire che all’epoca non sapevo neppure che esistesse!), ovvero Elizabeth von Arnim. Già: conoscete bene la mia passione per la von Arnim, una specie di Jane Austen di inizio Novecento: la sua leggerezza, l’ironia, il buffo sguardo sulla vita (che ritrovate nei suoi romanzi pubblicati da Bollati Boringhieri: cominciate con Il padre . Altra strana coincidenza: anche l’amica che mi regalò, affettuosamente, questo piccolo libro, l’ho persa per strada… Ora è solo un nome nel mio indirizzario e-mail. Succede? Succede.
Ma torniamo alle nostre scrittrici. Quel che non sapevo, e che ho scoperto da poco, è che erano cugine: nate entrambe in Nuova Zelanda, entrambe Beauchamp (per la precisione Kathleen Mansfield Beauchamp, e Mary Annette Beauchamp). Tutte e due, alla fine, emigrate in Europa, ma con che destini diversi! E con quale diverso sorriso sulla vita. Anche questa è una cosa che ho imparato strada facendo: la nuvola di malinconia è soffice, ma è come nebbia. Quel che ci salva, e ci permette di non perderci, è la luminosa leggerezza, e il lampo dell’ironia.
Anonimo | Venerdì, 5 novembre 2010 @21:57
baciare le labbra di Laura appena salate
un amore che non durerà un 'estate
Anonimo | Domenica, 9 maggio 2010 @16:56
Come vorrei essere con te, Lalla, ma a cosa servirebbe?
Ti amo, ti odio, è tutto vero, è tutto falso.
Sono ridotto a scrivere nel passato, quando credevo di essere felice.
Goditi le danze, as you says.
Anonimo | Martedì, 4 maggio 2010 @22:10
vuoi essere la mia candida puttana
la mia trepida amante?
Anonimo | Mercoledì, 28 aprile 2010 @21:43
jeg vil eje dig,du skal vaere min.
voglio possderti, devi essere mia.
Anonimo | Martedì, 20 aprile 2010 @18:57
ma anche: quando finisce? quando si separano le strade? perchè?
alexo | Martedì, 13 aprile 2010 @19:28
come i ragazzi sui muri slabbrati delle città del non futuro:
LALLA LALLA LALLA LALLA
ALEXO | Domenica, 4 aprile 2010 @19:19
Ma se torno indietro nel tempo, quale Lisa risponderà? Quella di allora, o questa di oggi 4 aprile 2010? Comunque inizia da qui o poco prima il
mio viaggio proibito con Laura. la amo, la amo, la amo. Che cosa accadrà? scopriamolo nel blog
kikka | Mercoledì, 29 luglio 2009 @11:43
sono felice del tuo ritorno, la nuova graica mi piace un sacco... grazie per tutte le belle cose che scrivi e di tutti i consigli che dai!!!!!!!
LISA | Sabato, 25 luglio 2009 @20:13
Ali stropicciata, grazie della cronaca in libreria: ma ti sei dimenticata di spiegare, per le nuove arrivate - soprattutto le aspiranti madri - del blog, chi è Cristiana e cosa ha scritto!
Malu 63 | Sabato, 25 luglio 2009 @19:12
Felice di ritrovarti di nuovo carissima Lisa, certo ogni volta ci sono "cambi" dopo una assenza e devo dirti che stavolta ero preparata e quindi meno rimpianti dell'altra volta, ma ti confesso che il pink mi mancherà sempre! Però visto che quest'anno il viola è di moda perchè non approffitarne.
heidi66 | Venerdì, 24 luglio 2009 @16:26
Bentornata Lisa e un augurio di cuore alle ex aspiranti che sono state finalmente raggiunte dalla cicogna
francesca la caorlotta | Venerdì, 24 luglio 2009 @15:21
Lisa cosa pensi dei libri di "Sophie Kinsella"!
Simona, ex Pasionaria | Venerdì, 24 luglio 2009 @12:51
Finalmente sei tornata vestita in tonalità "mauve" abbandonando il nostro caro "pink", ma va bene così perchè presto ci saremo di nuovo tutti quanti, vero? Immagino che la scelta di rinnovo non sia stata dettata solo dai problemi telematici. E quindi: cosa hai combinato in questi 3 mesi? Non pensare di cavartela con i viaggi, le amiche, le Mansfield e le Armin, vero? Vogliamo di più, of course. A presto quindi e bentornate a tutte/i. PS Avrei bisogno anch'io di consigli letterari da portare in valigia.i
StEmma | Venerdì, 24 luglio 2009 @11:56
Menomale, sei tornata! Ormai il tuo blog è una piacevole abitudine che non voglio perdere. Lisa che dici, ci suggerisci anche quest'anno qualche piacevole libro per l'estate?
Grazie e bentornata!
aerin | Venerdì, 24 luglio 2009 @11:15
lisa finalmente! ben tornata! ti auguro buone vacanze ed è bello pensare che a settembre ti riroverò.
Alistropicciata | Venerdì, 24 luglio 2009 @11:04
Ciao Lisa, ciao pinks,
volevo raccontarvi la conferenza tenuta dalla nostra Cristiana in libreria...Meravigliosa lei, avvincente la serata...
QUANDO LA CICOGNA NON ARRIVA
E’ venerdì 17. Il giorno della conferenza!! Mi alzo con il piede giusto, non passo sotto la scala, non attraverso la strada dopo il passaggio di un gatto nero, incrocio le dita, sto attenta a non versare l’olio. Non sono superstiziosa, ma non si sa mai!!!
Bisogna essere ottimisti, ma…: la data della conferenza ha permesso di arricchire notevolmente la cronaca glam-cheap..
Il pomeriggio di preparazione in libreria è iniziato con ritardi, appuntamenti mancati, dimissioni e gentili declini agli inviti diffusi. Per la serie: meglio soli che male accompagnati.
Quando sembra che le congiunzioni astrali siano di nuovo dalla nostra parte ed il telefono squilla ...accade l’irreparabile. Colui il quale sta preparando proiettore e pc cade rovinosamente da una scala...e quello che succede dopo non lo so. Ricordo solo di aver visto proiettore e pc volare a mezz’aria, sedie spostarsi nello spazio e la speranza nella riuscita della serata svanire nel nulla. Frattura multipla scampata: Grazie Signore!!!!
Ma niente filmato, niente audio A che pro preparare il buffet, ormai è finita.......Torno a casa che è meglio!!!
Invece è proprio la disperazione degli ultimi venti minuti che ci dà l’energia necessaria a finire l’opera, ad ingegnarci ed a risolvere i problemi "La calma è la virtù dei forti
francesca la caorlotta | Venerdì, 24 luglio 2009 @10:47
Ops LIsa, devo tornare a studiare 1 po' la geografia!
Andrea Rényi | Venerdì, 24 luglio 2009 @10:36
Che piacere leggerti di nuovo!
LISA | Venerdì, 24 luglio 2009 @10:06
Due Annunciazioni Telematiche! Ma è bellissimo. Sono contenta quando il Libro Rosa (per i nuovi e le nuove sintonizzate: lo vedete qui a sinistra, è la storia di Emma, aspirante madre) porta fortuna, rimette a posto il gps della cicogna che si era persa per strada, o semplicemente consola... E certo, Laura, la sex and the city dipendente, che mi ricordo di te, e della tua manicure/pedicure antidpressione! Viva Davide in arrivo. Per
Francesca, altra amica di Emma, un abbraccio e una precisazione: io non sono friulana... sono triestina! Piccola - ma fondamentale - differenza.
Francesca | Venerdì, 24 luglio 2009 @09:37
Laura congratulazioni! Anche a me il libro rosa, ha portato novita' a novembre arriva Letizia.
Francesca la veneta | Venerdì, 24 luglio 2009 @09:34
Stamane ho letto i tuoi articoli su city travel e city spring. Ho scoperto una cosa, sto leggendo "il mio cielo" di Dalila Di lazzaro, e mi accorgo che voi due siete entrambe friulane(una di Udine e l'altra di Trieste)...a proposito bello il Castello di Miramare.
... viaggi | Venerdì, 24 luglio 2009 @09:23
Bentornata Lisa. Spero ti ricordi di me, è da un po' che volevo dirtelo piano piano, lievemente, quasi fosse un sussurro: il mio lungo viaggio, iniziato oramai qualche anno fa assieme ad Emma, mi ha donato Davide, che nascerà a dicembre.
Ho pensato fosse giusto condividerlo con te, con voi ... piano piano ... lievemente senza troppo clamore.
Bentornata.
Laura, La Sex & the City dipendente
Giovedì, 23 luglio 2009 @18:45
Rieccomi! Come vi sarete accorte, e accorti, il mio blog è andato disastrosamente in tilt, ahimé dal 14 maggio (Così tanto tempo? Argh). Vi risparmio la (noiosissima) storia della manutenzione ordinaria e straordinaria, vi dico solo che l’Autrice senza blog si sentiva decisamente spaesata… Mi siete mancate, e mancati! (E in onore ai maschi che mi/ci leggono, come vedete, il blog ha cambiato colore: non più rosa ma, più easy chic, grigio e viola). A proposito: questo è un blog in progress: perfettibile e perfezionabile, ma ci tenevo che fosse on line il prima possibile. E dunque, rieccomi qui. (Sospiro di sollievo).
Ricominciamo con le buone abitudini, ovvero con il Buongiorno di City di oggi, che è di una poetessa cinese, Lin Ling. Mi piace perché, nel paese delle consonanti in cui vivo adesso, ho una nuova amica, non più gelidona, che si autodefinisce "verticale" super-organizzata e razionale – l’opposto mio, che sono tendenzialmente "orizzontale", emozionale, nonché molto pigra. E mi piace ovviamente l’idea di incontrarsi nelle risaie: che mi fanno venire in mente Bali, isola magica in cui sono stata a gennaio. E’ a lei che la dedico. A tutti i nuovi incontri che la vita ci propone.
"Tu sei orizzontale.
Io sono verticale.
Tra di noi
dividiamo gli astri
e le quattro direzioni.
Veniamo dal posto in cui si diviene,
passiamo di qui,
e ci ritroviamo
in questo incontro finale
tra le risaie allagate".
(Lin Ling)
Qui, io e te: amica mia, amico mio. Siamo qui, in questo incrocio di emozioni; qui, dove le nostre strade si toccano e si attraversano. E’ successo per caso. O forse no. Ma dimmi, facciamo un pezzo di cammino insieme?
(Lin Ling è lo pseudonimo di una poetessa nata a Taiwan, che si trasferì poi negli Stati Uniti. La poesia è tratta da The Penguin Book of Women Poets).
ALEXO,ALESSANDRO,MEGALEXANDROS,E QUANTI ALTRI? | Giovedì, 22 aprile 2010 @21:44
Sai Lisa, non ricordavo più questa dichiarazione agostana...Già, chi sono? Me lo domando anche io: sono solo i poeti che amo, le frasi che non dimentico più, le musiche che mi fanno sognare? Non sono altro?
Ed è bello e strano tornare idealmente nel passato: oggi è il 22 4 2010 o luglio 2009?
Buonanotte.
"MULA" | Martedì, 6 ottobre 2009 @17:16
Peccato ke TU non lo sia ancora"" NA MULA.""Sono le uniche che ho amatoi e amero'. Ciao Vecia.62za
LISA | Sabato, 15 agosto 2009 @12:25
Bella questa dichiarazione agostana. Compresi i puntini di sospensione, perdonati peraltro dal nuovo blog. E sì, spero di non venire più risucchiata dal cyberspazio... Ma come hai visto ho ritrovato la strada. Però tu, Ales, raccontami: chi sei?
alessandro | Martedì, 11 agosto 2009 @04:45
non avevo capito quanto eri diventata importante per me finchè ,e qui ci stavano bene i puntini di sospensione, lo ammetterai anche tu che non li ami. Non sparire più nell' interspazio. Veramente con affetto , Ales
Alessandra | Venerdì, 24 luglio 2009 @16:37
Bentornata! Mi mancavano i tuoi pensieri del buongiorno... Grazie mille per le perle che ci regali quotidianamente! Un abbraccio virtuale...
Ursenna | Venerdì, 24 luglio 2009 @11:18
(sospiro di sollievo)
Riprendiamo a viaggiare a dorso di blog nella geografia delle citazioni, a volo sulla biblioteca delle vicende umane, tra i diving nei nostri animi.
Bentornato blog. Easy and chic più che mai.
Facciamo un pezzo di cammino insieme?
LISA | Venerdì, 24 luglio 2009 @08:32
Sì Francesca, il libro è quello Penguin (ritrovato negli scatoloni del trasloco). E no, temo proprio che non ci sia una versione in italiano!
Paola che ama i libri | Giovedì, 23 luglio 2009 @22:24
E' tornata, è tornata, evviva!
Bella questa poesia, ho visualizzato proprio l'immagine dell'incrocio tra gli assi direzionali dal quale scaturiscono incontri misteriosi ed emozionanti. Ancora più bello il tuo commento, l'ho dedicato ad una mia cara amica conosciuta anche lei "per caso o forse no", con la quale stiamo facendo un po' di strada insieme!