Mercoledì, 30 settembre 2009 @12:01
Questo è il mio Buongiorno di oggi, l’ultimo giorno di settembre:
"Riconosco in te esseri misteriosi,
viaggiatori dalle mete segrete
incontrati un tempo nella bruma delle stazioni
dove tutti i rumori hanno la cadenza degli addii".
(Oscar Wladyslaw Milosz)
Sì, riconosco in te tutto questo. Riconosco terre lontane e struggimenti vicini; segreti che non mi racconterai mai, forse; e l’indicibile, antica malinconia dei binari, quando non si sa se è peggio essere tra chi rimane o chi parte.
(Nato alla fine dell’800 in quello che allora era il Granducato di Lituania, Oscar Vladislas Milosz si trasferì a Parigi e scrisse poesie in francese: ora sono state pubblicate, con il titolo "Sinfonia di novembre e altre poesie", da Adelphi)
La cadenza degli addii. Ieri, sul blog, ho ricevuto un messaggio che mi ha profondamente commosso. E’ quello di Viv , che vi riporto qui. Semplicemente perché, quando siamo travolte da un grande dolore, non sentiamo più parole, le parole sono lontane, si perdono nell’ovattata disperazione. L’unica cosa che si sente, spero, è la stretta di un abbraccio. Anche virtuale. Ed è questo, il mio abbraccio, Viv. Riscrivimi, se ce la fai; raccontami, racconta.
L'uomo con cui leggevo tutte le mattine le tue schegge di poesia su City è morto ad agosto.
Lo amavo e lui amava me: ogni mattina leggendoti trovavamo nelle frasi che tu sceglievi qualcosa di nostro e sorridevamo.
Vorrei che lui venisse da me almeno in sogno, che trovasse un guado nel fiume delle mie lacrime.
Lo scrivo qui perchè tu, Lisa, sei stata nella nostra storia dall'inizio e perchè mi manca tanto.
Stella | Sabato, 2 gennaio 2010 @10:59
mi dispiace per il tuo dolore e comprendo dalle tue parole che la tua deve essere stata una grande storia d'amore. Amore con la A maiuscola, cosa purtroppo non facile da trovare che capita una volta sola...e a volte mai,oppure arriva nel momento in cui non è più possibile viverlo come si vorrebbe.. hai avuto un dono grande e spero che tu l'abbia vissuto pienamente il dolore c'è ed è intenso quanto l'intensità dell'amore che hai provato...mi sono riconosciuta nelle tue parole e in come è nata la tua storia... sono convinta che l'amore non muore resta in te...e vive in te...un abbraccio grande auguri per tutto.
il coccodrillo | Lunedì, 5 ottobre 2009 @14:00
non ho più lacrime me le hai portate via insieme a un pezzo del mio essere quando hai smesso di essere quello che eri e adesso c'è solo
il tempo a volte benigno a volte tiranno da trascorrere cercando di vivere...
LISA | Venerdì, 2 ottobre 2009 @09:14
Grazie a te, VIV, di avere riscritto. Spero che tu qui ti senta a casa. Torna, ti aspetto.
Viv | Giovedì, 1 ottobre 2009 @13:53
Se potessi raccontare cosa direi di noi? Me lo sono chiesto spesso in questo periodo.
La nostra storia è iniziata su un treno, un pomeriggio di primavera che riportava due pendolari stanchi verso case dove non avrebbero voluto tornare: ci siamo guardati e non avremmo dovuto, abbiamo cominciato a parlare e non avremmo dovuto, ci siamo innamorati, mettendo da parte le paure e le cicatrici, e non avremmo dovuto.
Abbiamo sentito sempre il peso di quello che non dovevamo nella manciata di mesi in cui ci siamo potuti amare, ma ci avvolgeva una nuova speranza, una nuova luce, un nuovo sogno, purtroppo le vite sono complicate e a volte le ferite che ci portiamo dentro continuano a sanguinare anche se finalmente vengono medicate.
Ho imparato che l’amore non basta o che a volte arriva troppo tardi.
La mattina in cui lui è morto mi sono chiesta perché il mondo non fosse immobile e muto in segno di lutto: non troverò mai la risposta.
Non rimpiango nulla, sai, un solo gesto, una sola parola, un solo bacio, una sola carezza: mi rende felice sapere che le ultime parole che ci siamo detti sono state "Ti amo".
Forse ha ragione chi dice che le stazioni sono i luoghi degli addii mentre io pensavo potessero essere luoghi di arrivo e di incontro, mi sbagliavo.
Grazie dell’abbraccio.
lele | Mercoledì, 30 settembre 2009 @15:43
anch'io Viv ho avuto un grande dolore a giugno dello scorso anno e posso capire la tua disperazione. Spero davvero che qualche volta ci vengano in sogno...perchè ora come ora è il sogno della persona amata che ci fa andare avanti. Ti mando un abbraccio e fatti coraggio!
Martedì, 29 settembre 2009 @08:30
Cercando Stella nella Milano glam cheap (ormai Milano recessionista) ho visto di tutto. L’ho cercata ai grandi eventi fashion. Pensate a feste spettacolari? Presentazione di abiti capogiro che rivoluzioneranno la nostra vita e la storia della moda? Macché: i grandi eventi sono stati, attenzione, l’apertura di due nuovi negozi (pubblicizzati come concept store, ma l’unico concetto davvero riconoscibile è il desiderio, la necessità, di vendere vendere vendere). Poi, ho cercato Stella negli ormai semideserti caffè da eurostress: ma Princi, all’angolo con Corso Como (ricordate? Il caffè design dove va a bere l’Ultimo Cappuccino?) ormai è quasi vuoto, davanti c’è una voragine che dovrebbe diventare un parcheggio. Nel caffè eurostressante e trendy (due aggettivi di solito inseparabili) all’angolo, ovvero il Radetzky, ho incontrato invece una delle più famose sciampiste nazionali, che mi si è materializzata davanti come un incubo e con tre accessori: uno, un paio di scarpe-tortura, di cui ho appena scritto su Grazia; due, una it-bag, di cui ho appena scritto su Grazia; tre, una bocca corrucciata in una smorfia perenne, non si sa se dettata dal Botox o dall’imitazione dell’ossuta Victoria Beckham, che pubblichiamo sempre su Grazia (anche lei condannata a portare scarpe-tortura e it-bags regalate dalle maison di moda, con cui viene paparazzata dai fotografi; è per questo che non sorride mai, dico mai, nemmeno quando dorme?).
E dunque no, Stella non l’ho vista. Neppure quando sono andata a vedere l’ultimo film di Woody Allen, "Basta che funzioni", nel mio cinema milanese preferito, l’Anteo, con ristorante e libreria aperta fino a mezzanotte. Peccato, perché avrebbe riso davanti ad incredibili "ménage étroits/ménage à trois", e si sarebbe consolata pensando che il destino, almeno a Manhattan, ti può riservare inaspettate sorprese. Anche quando tenti di suicidarti.
Ma se Stella è ancora qui, spero che stamattina – in metropolitana, ad un incrocio di strade, aspettando l’autobus – afferri al volo una copia di City, e legga il mio Buongiorno di oggi. Che non parla né di it-bags né di scarpe, ma dei territori della notte. Eccolo:
"Perché, miei cari?
Perché venite
solo in sogno?"
(Dunya Mikhail)
Tutte le persone a me care, che ora incontro solo nelle valli e nelle città dei sogni. Tutte le persone che una volta mi hanno tenuto in braccio, mi hanno amato, mi hanno accarezzato, hanno seguito i miei passi. E mi hanno sorriso. Quanto tempo è passato. Abbracciatemi, ancora una volta, almeno in sogno.
(Nata a Baghdad, la poetessa Dunya Mikhail vive negli Stati Uniti. I versi di oggi sono tratti dalla bella antologia di poetesse arabe contemporanee "Non ho peccato abbastanza", Mondadori)
LISA | Mercoledì, 30 settembre 2009 @12:22
Per ALI STROPICCIATA ma soprattutto per PAOLA RINATA: che bello sapere che un'amica di Emma, un'aspirante madre (ora ex!), una donna che ha riso e pianto leggendo il libro rosa, ora ha avuto due giorni di perfetta felicità.
ljuba | Mercoledì, 30 settembre 2009 @11:29
che emozione le parole di ieri. E quanta nostalgia...per le persone che abbiamo e cihanno amato e che non ci sono più...! grazie
Negala | Mercoledì, 30 settembre 2009 @09:55
Per Viv
Si, concordo con Carla, tornerà da te in sogno ma quando i tuoi occhi non verseranno più lacrime...
Carla | Martedì, 29 settembre 2009 @22:30
Che emozione Viv leggere questa parole...arriverà a trovarti, dai il tempo anche a lui di asciugare le sue lacrime e abituarsi alla sua nuova condizione.
ti abbraccio forte
Viv | Martedì, 29 settembre 2009 @14:42
L'uomo con cui leggevo tutte le mattine le tue schegge di poesia su City è morto ad agosto.
Lo amavo e lui amava me: ogni mattina leggendoti trovavamo nelle frasi che tu sceglievi qualcosa di nostro e sorridevamo.
Vorrei che lui venisse da me almeno in sogno, che trovasse un guado nel fiume delle mie lacrime.
Lo scrivo qui perchè tu, Lisa, sei stata nella nostra storia dall'inizio e perchè mi manca tanto.
Ciao e grazie.
ali stropicciata | Martedì, 29 settembre 2009 @12:42
Ciao Lisa, volevo annunciare le nozze di Paola rinata ed il battesimo di Felicita, tenutisi rispettivamente sabato e domenica.
Emozionanti davvero!
A parte il piccolo ritardo della madrina ( che poi sarei io) al battessimo, che sbaglia clamorosamente chiesa, tutto perfetto!!!
ciaoooo
Negala | Martedì, 29 settembre 2009 @10:36
Rifugiarmi nel sonno per ritrovare le carezze perse, le certezze che non ho più è ciò che faccio spesso.
Lunedì, 28 settembre 2009 @08:52
Milano Glam Cheap. Tra una it-bag e un paio di scarpe tortura mi sembra di aver visto Stella, o mi sono sbagliata? Intanto guardo le prime foglie d’autunno per terra, le prime castagne cadute nel parco, e penso al mio altrove straniero con la frase che ho scelto per City di oggi, lunedì 28 settembre:
"Settembre. C’è un non so che in questo mese che mi ricorda marzo e i primi giorni d’aprile, quando la primavera ancora esita sulla soglia e il giardino trattiene il respiro in attesa. C’è nell’aria la stessa dolcezza, il cielo e l’erba paiono uguali ad allora; ma le foglie raccontano una storia diversa, e il rampicante che si colora di rosso sul muro della casa si avvicina in fretta al suo ultimo e più splendido momento di gloria".
(Elizabeth von Arnim)
Autunno.
(Elizabeth von Arnim, come probabilmente già sapete, è una delle mie scrittrici preferite. La frase di oggi è tratta da Il giardino di Elizabeth, Bollati Boringhieri: la storia – ironica, appassionata – del suo giardino in Pomerania. Erano gli anni Venti, in Germania, e lei veniva da lontano, dalla Nuova Zelanda…)
LISA | Martedì, 29 settembre 2009 @08:24
Per LILA: sì, avevo letto, tanti anni fa, la scrittrice catalana Mercè Rodoreda, ma ricordo solo, dei suoi romanzi, una indefinibile sensazione di malinconia...
Naomi | Lunedì, 28 settembre 2009 @13:40
E' meravigliosa...."ma le foglie raccontano una storia diversa"....proprio come me ora!Grazie Lisa.....
Lila | Lunedì, 28 settembre 2009 @09:21
Cara Lisa no, non ricordavo che Elizabeth von Arnim fosse la tua scrittrice preferita. Ma questa poesia è davvero bella anche se ha un non so che di nostalgico. Diciamo che io preferisco il preavviso della primavera ma è vero: è bello guardare il cielo e respirare a settembre. Per Aria, anche io mi ricordo di te. In bocca al lupo per l'evento. Per Miriam Rosa Gialla: viva l'amore con la A maiuscola. Sabato scorso sono stata all'incontro del gruppo di lettura romano. Il gruppo ha un suo nome già da un pò, si chiama Amarganta, come la biblioteca del libro la Storia Infinita. Abbiamo commentato il libro di Mercè Rodoreda, La Piazza del Diamante. Tu l'hai letto Lisa? Bello anche se un pò triste e molto descrittivo, molto poetico in alcuni momenti.
Venerdì, 25 settembre 2009 @11:34
"Il sole al tramonto
sta afferrando
una parte del treno".
(Ishida Hakyo)
Vorrei che il sole afferrasse tutto il treno, lo illuminasse, lo incendiasse di buonumore e di speranza; vorrei che invertisse la marcia, che mi portasse da un’altra parte, un luogo dove non sono mai stata; una nuova patria, quella della felicità.
(Anche i versi di venerdì 25 settembre sono tratti da Il grande libro degli haiku, Castelvecchi)
E da oggi, Milano moda, Milano glam cheap. Chissà se incontro Stella.
33giri | Venerdì, 18 dicembre 2009 @00:59
ero sul treno anch'io..nel senso letterale della frase,...andando incontro ad una nuova oppotrtunità..
Lele | Sabato, 26 settembre 2009 @11:26
è vero Lisa, ma dov'è la PATRIA della felicità? Tutti i giorni guardo i miei figli e allora è lì che la trovo, poi guardo la mia vecchia mamma ed è lì la patria della felicità, ma se mi guardo dentro, in fondo al mio cuore, allora ti assicuro, che non c'è patria in nessun posto del mio cuore...e che la cerco ancora, nonostante tutto. Baci
Giovedì, 24 settembre 2009 @08:02
"Accosto il viso:
eccolo,
il viso di mia madre
nella sua ultima ora".
(Ogiwara Seisensui)
Eccolo. Il volto che da allora vedo solo in sogno. O nelle fotografie consumate dai rimpianti e dal ricordo. Eppure. Eppure oggi mi guardo allo specchio e mi sembra di vedere, dentro di me, un pezzetto di lei.
(Poesia concentrata: l’haiku è un brevissimo componimento giapponese, di solito da tre soli versi. Quello che ho scelto per la mia rubrica di City di oggi, del poeta Seisensui, nato alla fine dell’800, è tratto da Il grande libro degli haiku, Castelvecchi)
ale§o | Sabato, 26 settembre 2009 @06:16
E' accaduto mille anni fa. Eppure questo haiku mi ha riportato precisamente al giorno dell morte di mia madre: terribile potere ha la poesia sui cuori ancora umani.
aferdita | Venerdì, 25 settembre 2009 @20:05
Oggi la piccola Giulia ha visto per l'ultima volta il volto di sua madre che si e spenta dopo una brutta malattia.Tre giorni fa e toccato a Matteo,la sua mamma lo portato a scuola e non e più ritornata a riprendere perche e stata stroncata da un infarto.Hanno tutti due solo 5 anni,e i loro sguardo sperduto di riempie il cuore di tristezza.E io mi chiedo:riusciranno loro dopo tanti anni ricordare il volto dolce di propria madre?Lunedì forse torneranno a scuola e io non lo so se troverò la forza di guardarli nei occhi quando i altri bambini andranno a casa accompagnati dalle mamme.E penso quanto sono fortunata di vedere ancora il volto di mia madre.
MiriamRosaGiallacheadoralaRosaThea | Venerdì, 25 settembre 2009 @12:21
Cara Lisa,
lo so che usi solo profumi alla rosa, come ti capisco: io, tanto tempo fa, quando ancora sisteva il Body Shop anche nella mia città, avevo comprato un olio alla rosa Thea meraviglioso...poi, è sparito, non andava più di moda, temo...mi puoi dare qualche consiglio su evetuali altre alternative? grazie.
LISA | Venerdì, 25 settembre 2009 @11:29
Per WOLAND: che bello, ci mandi cronaca dell'incontro in libreria? Anche se, e qui lo dico sottovoce, la traduzione di Edith non mi convince molto... Per ARIA: sono contenta che tu sia tornata fra noi, e come vorrei essere lì a Torino, il prossimo weekend, ad ammirare le tue gonne-gioiello! Ma spero in una cronaca di MIRIAMROSAGIALLA. E a proposito, grazie dei petali: per l'Autrice che ama le rose, e che usa solo profumi alla rosa, è il regalo più bello.
MiriamRosaGialla | Venerdì, 25 settembre 2009 @10:23
Ciao Aria, che piacere ritrovarti: come ben sai, certo che mi ricordo di te, sono una "vecchia pink". Il nuovo sito di Lisa è piaciuto molto anche a me, ormai sono abituata ad iniziare la giornata con i versi che Lisa sceglie per noi.
Aria, l'iniziativa torinese che mi segnali è molto interessante, forse verrò a Torino proprio quel w-end e spero quindi di venire a salutarti, a dare un'occhiata alle collezioni ed al palazzo.
Approposito: anch'io, come il sito di Lisa, sono "nuova", cioè rinata: no, non è arrivata nessuna cicogna, semplicemente, siamo rinati io&ilGentiluomoPiemontese, potere dell'Amore, quello con la "A" maiuscola, scusate la banalità, ma io ci credo ancora.
Tanti petali gialli a tutte/i, come dicevo un tempo.
Aria | Giovedì, 24 settembre 2009 @18:28
Colgo al volo l'invito di Lisa e mi ripresento dopo un bel pò di tempo (le antiche pink forse si ricordano di me?). Tira aria nuova da queste parti, vedo...tutto cambiato, che bello! Io pure ho fatto un pò di cambiamenti strada facendo, ma oggi sono qui per invitare tutte le navigatrici del blog torinesi ad un evento in cui sarò presente anch'io (sono una fashion designer/artigiana). Si chiama "BYHAND, abiti e accessori a tiratura limitata" e si inaugurerà venerdì 2 Ottobre alle ore 19 presso il Palazzo Bertalazone di San Fermo, Via S. Francesco di Assisi 14. Proseguirà poi anche il 3 e 4 Ottobre dalle 10 alle 20. Saranno presenti una ventina di designer con le loro creazioni esclusive e, come dice il titolo, a tiratura limitata. Io presenterò la mia collezione di gioielli e gonne/gioiello intitolata "Il giardino perduto". Vale la pena anche solo venire per visitare il palazzo seicentesco, che è un piccolo gioiello nel cuore della citta di Torino. Spero di avervi incuriosito. Saluto tutti i vecchi e nuovi naviganti e spero di riuscire a farvi visita un pò più spesso. Un saluto speciale all'autrice.
woland | Giovedì, 24 settembre 2009 @13:01
Ciao Lisa,
approfitto del tuo ultimo post - molto emozionante tra l'altro - per dirti che ieri ho ricevuto l'invito per andare, oggi pomeriggio alle 18, ad assistere alla presentazione del libro "Notturno ed altre poesie" di Edith Södergran.
L'invito mi è arrivato per aver acquistato il libro presso la casa editrice.
L'appuntamento è presso la libreria Bibli di Roma (Trastevere) alle 18.
Interverrà Bruno Argenziano, curatore e traduttore del libro, e gli ambasciatori di Svezia e Finlandia in Italia.
Non so se l'invito è condizione necessaria per entrare, ma quando nel 2003 presentai un libro insieme con la mia amica Barbara Alberti, fecero entrare anche qualcuno che passò lì per caso.
Se qualcuno vuole passare...
Mercoledì, 23 settembre 2009 @08:06
"Dici di amarmi, ma con un sorriso
freddo come un’alba di settembre…
Oh, amami davvero!".
(John Keats)
Mi sorridi, lo vedo. Ma il tuo sorriso non mi scalda. Dici di volermi bene. Ma il tuo bene non mi abbraccia. Invece, questo vorrei da te: un amore da poter infilare come un morbido, carezzevole, soffice maglione di lana. Ne sei capace?
Non vedo l’ora che esca, visto che a New York l’ho perso per un soffio: sto parlando di Bright Star, il nuovo film di Jane Campion, che racconta la storia d’amore di Keats e della ragazza che amò, poco prima di morire, a soli 25 anni. Guardatevi il trailer con quel prato di iris: non vi viene voglia di essere lì?
http://movies.nytimes.com/movie/452789/Bright-Star/trailers
I versi che ho scelto per la mia rubrica su City di oggi, comunque, sono tratti da "Poeti romantici inglesi", Oscar Mondadori.
Anonimo | Giovedì, 8 ottobre 2009 @12:35
Grazie a questa poesia e al tuo commento ho aperto gli occhi e ho finalmente realizzato che il mio ex, di cui ero ancora profondamente innamorata dopo 5 anni di convivenza, non mi aveva mai amtao davvero.Mi è bastato riflettere sulla tua domanda finale. "Ne sei capace?" La risposta è stata No.
Ursenna | Venerdì, 25 settembre 2009 @10:20
come noi anche io. (e anche lui)
Anche io, in attesa di amare ancora la "straniera che era me stessa" (Love After Love, Derek Walcott).
Negala | Venerdì, 25 settembre 2009 @10:05
Grazie, per ora non riesco a dire altro.
LISA | Giovedì, 24 settembre 2009 @20:18
No, BIRICHINA, non sono d’accordo: il punto non è Facebook o la tecnologia. Qualche anno fa ci si sarebbe cercati (e trovati) sull’elenco del telefono… E no, NAGALA, il problema non sei tu. Il problema sono gli uomini che hanno paura delle emozioni, gli uomini manipolatori, gli uomini che fuggono. E certo, anche le donne che sono complici di tutto questo. Però. Però è un crimine, dopo un grande lutto, in un momento di solitudine, credere in un amore che ritorna? In un finale alla Hollywood? No. Diciamo che le donne ci credono sempre, ci provano sempre: a volte c’è un lieto fine; a volte la seconda occasione è solo una seconda possibilità per sbagliare ancora (battuta non mia, ma rubata da quel film geniale che è Hollywood Vermont, di David Mamet). E quindi? Quindi, Nagala, donne come te, come noi (mi ci metto dentro anch’io) hanno una grande forza che è insieme una grande debolezza: la capacità di credere nei sentimenti, di darsi, di abbandonarsi, di sognare. A volte si trova la persona giusta, che vuole prenderci per mano e sognare insieme a noi. A volte si trova un uomo che ci calpesta il cuore. Ma tu sei sempre tu. Ricordati chi sei, ricorda quello che ti rende felice e unica, non farti travolgere dalla mareggiata. Ti voglio regalare i versi di una poetessa araba, Hoda Ablan: "Quando se n’è andato/ di lui mi è rimasto/ solo me stessa". L’ho usata per il mio Buongiorno del 30 marzo, e questo era il mio commento, che ti riscrivo, Nagala, come un augurio e un viatico: "Ma è abbastanza, è tutto per ricominciare. Guardati allo specchio: sei tu, vogliti bene, posa uno sguardo amorevole su di te. Sei tu, nonostante gli addii, grazie agli addii. Sei tu grazie a chi hai amato, e grazie anche a chi ti ha lasciato. Così, prova: ricomincia da te". Sembrano pensate apposta per te, queste parole, vero? Ti aspettavano. Scrivici ancora.
birichina | Giovedì, 24 settembre 2009 @13:49
Per negala: questo è il lato negativo della tecnologia, chi non la sà utilizzare in modo appropriato si ritrova in problemi che fino a pochi anni fà non esistevano
negala | Giovedì, 24 settembre 2009 @11:07
Non sò come funzioni, non vorrei scambiarvi per "la posta del cuore" ho comunque la necessità di descrivere la "mareggiata" che mi ha travolto.Premetto che sono da cinque anni sola, ho perso il mio compagno in modo drammatico. Qualche mese fà ho frequentato Facebook con l'intento esclusivo di rintracciare le mie compagne delle superiori: non ne ho trovata una!
Sono stata invece rintracciata da un mio "antico fidanzato" di 37 anni fà.
Forse non serve entrare nei particolari, già allora mi aveva lasciata dileguandosi da un giorno all'altro.
Ora affermava di voler chiedere scusa per i suoi comportamenti e, credetemi ho letteralmente fatto violenza su me stessa, sulla criticità e scetticismo nei suoi confronti.
Alla fine mi sono lasciata andare (e non me lo posso perdonare), ho voluto credere che un uomo ormai di 60 anni non aveva motivo di prendersi gioco di chi aveva già bistrattato in passato, parlava di affetto incondizionato.
Stava passando un momento critico (pensione), rapporti conflittuali con la compagna (voleva andarsene da casa) e la figlia. Insomma mi ha raccontato non richiesto,morte e miracoli della sua vita che a suo dire nel giro di pochi mesi (chiedeva che avessi pazienza, di aspettarlo) sarebbe cambiata. Restava il fatto che, terminata l'attività lavorativa, solo lui poteva chiamarmi, a me era vietato anche se "viveva da separato in casa" . Non mi vergogno di confessare che mi ha "scaldato" veramente il cuore interessare a qualcuno, ricevere telefonate.
Poi, questo "non rapporto" è diventato doloroso, vivevo con il cellulare in tasca e comunque da quando era in pensione, le telefonate si erano anche diradate. A questo punto sono riuscita, nonostante la sua insistenza a dire basta, ovviamente solo con la bocca. A distanza di circa un mese, continuando a farmi mille domande ho creduto di poter chiudere (era ancora aperta la storia di allora) chiedendo di incontrarlo per chiarire: immediata disponibilità però con successivi rimandi per contingenti motivi familiari. Credetemi io non ho mai chiesto nulla, ha fatto tutto lui, dove era andata a finire l'affezione nei miei riguardi se non riusciva o meglio non voleva ritagliarsi un'ora per me, per la donna che io molto stupidamente credevo fosse un pochino "speciale".
Da quel momento io mi detesto, non riesco a perdonare la mia presunzione e, come dice Renato Zero in una sua recente canzone, l'imprudenza di aver creduto e un pò amato chi mi ha tradito per la seconda volta. Da allora ho perso la mia stabilità esistenziale, avevo il mio lavoro, le mie attività extra e mai, giuro mai mi sentivo triste e sola!
Sono mesi che vivo ossessionata da questa storia che mi ha riproposto un passato mai elaborato.
IL VERO PROBLEMA SONO IO.
LISA | Giovedì, 24 settembre 2009 @07:59
Per SOFIA: di 500 days of summer, il film romantico con Zooey Deschanel, ho letto però delle brutte critiche...
sofia | Mercoledì, 23 settembre 2009 @18:19
vedrò volentieri quel film(il prato è stupendo), aproposito qualcuno sa quando uscirà in Italia 500days of summer?
adriano | Mercoledì, 23 settembre 2009 @16:39
un anno fa era cosi. Poi piano piano il suo soffice maglione ricomincio' ad avvolgermi, ora mi riscalda come la prima volta che lo infilai.
Ursenna | Mercoledì, 23 settembre 2009 @11:19
Dici di non amarmi, ma con un sorriso che è tutto un abbraccio di luce. Quello di nessun mese, di nessuna stagione. Perchè la dimensione interiore non ha spazio nè tempo.
E io, sono capace di infilarmi questo maglione?
Martedì, 22 settembre 2009 @08:51
"Abbiamo perso ancora questo tramonto.
Nessuno ci vide questa sera con le mani intrecciate
mentre la notte azzurra cadeva sopra il mondo…
Io ti ricordavo con l’anima stretta
da quella tristezza che tu mi conosci.
Allora dove eri?
Tra quali genti?
Dicendo quali parole?...
Sempre, sempre ti allontani nelle sere
là dove corre il crepuscolo cancellando statue".
(Pablo Neruda)
Torna, prima che faccia buio nel mio cuore.
(Neruda non ha bisogno di presentazioni. Questi versi sono tratti dal vecchio libro su cui ho imparato ad amarlo: 20 poesie d’amore e una canzone disperata, Edizioni Accademia)
Tenzin | Sabato, 26 settembre 2009 @12:47
Bellissima cara Lisa, davvero bella..
negala | Giovedì, 24 settembre 2009 @17:13
PER BIRICHINA: credo che tu forse non abbia capito, a parte il fatto che la tecnologia io penso di saperla usare, ma qui non si tratta di capacità operativa.
LISA | Mercoledì, 23 settembre 2009 @07:58
Per CINZIA: che bella iniziativa. Ti ho scritto una mail, spero tu l'abbia ricevuta.
aferdita | Martedì, 22 settembre 2009 @22:00
Quante volte ho letto questa poesia nei anni bui vissuti lontano da mio marito.Mi rattristivo perche mi faceva ricordare tutto quello che perdevo ogni giorno vissuto lontano da lui ma nello stesso tempo mi ricordava quanto lui è caro per me.
CIAO | Martedì, 22 settembre 2009 @09:55
Ciao Lisa
accidenti trovare un tuo indirizzo e-mail è un impresa. Scusa quindi se utilizzo questo spazio.
Mi chiamo Cinzia, leggo tutte le mattina City, e da parecchio tempo raccolgo le poesie che proponi con i tuoi commenti.
Cerco di essere succinta.
Faccio parte di un gruppo culturale che collabora attualmente con l'ANFASS. Stiamo organizzando un evento il 4 ottobre a Brescia dove io avrò la responsabilità di un stand dedicato alla poesia. In questo stand verranno proposte molte poesie di persone diversamente abili, di persone "normali" (se così si possono definire) e anche poesie famose. Molte iniziative...ma non ti voglio tediare. Sostanzialmente ti disturbo per sapere se posso utilizzare i ritagli delle tue poesie per fare un simpatico mosaico all'interno del "mio" stand. Il massimo sarebbe avere anche un qcsa di inedito redatto da te dedicato alla manifestazione. Per farlo credo tu abbia bisogno di saperne di più. Se fossi cossì cortese di darmi un tuo indirizzo di posta elettronica sarà mia cura inviarti altre info. Mi trovi al seguente indirizzo cinzia.messina@bt.com
Grazie per allietarmi la mattina con la tua poesia. Ciao Cinzia
Lunedì, 21 settembre 2009 @09:59
"Guardavo mio padre uscire la mattina e desideravo che anche mia madre andasse al lavoro. Pensavo che, se anche lei avesse avuto una vita segreta, sarebbe stata una persona più felice. E fin da piccolissima decisi che nessuno mi avrebbe impedito di avere una mia vita lavorativa, costasse quel che costasse. Allora – e anche adesso – pensavo fosse quella la chiave della felicità".
(Ruth Reichl)
Perché, forse, non c’è felicità senza indipendenza.
(Lei, Ruth Reichl, è una delle più famose food writers americane: spiritosa e brillante, ha scritto libri di ricette, e di critica gastronomica, da leggere come romanzi. Ma l’ultimo suo libro non parla di cibo: parla di sua madre, che non era assolutamente una cuoca – anzi era famosa per cercare di avvelenare i figli con budini di cioccolato ammuffiti - e di tutto quello che le ha insegnato. Con un contro-esempio. Spingendo sua figlia a ribellarsi, a non assomigliarle, a non commettere gli stessi errori. "Mai come mia madre", appena uscito da Ponte alle Grazie, mi ha molto commosso e colpito: un atto d’amore, un grazie a una madre che non c’è più)
33giri | Venerdì, 18 dicembre 2009 @01:00
...it's true..
LISA | Mercoledì, 23 settembre 2009 @07:59
Per AFRODITA: la nostalgia dell'impossibile ritorno.
aferdita | Martedì, 22 settembre 2009 @21:48
Come e difficile capirsi tra madre figlia anche quando ci si va d'accordo.Beata mamma di Claudia che e felice con la vita che ha scelto per se stessa.purtroppo la mia non lo è più.E io come figlia non riesco più a capirla.Nove anni fa ha fatto una scelta molto coraggiosa e ha cambiato paese solo per dare possibilità a noi figli a scegliere di vivere meglio.Adesso pensa di aver aggiunto il suo scopo e si sente reclusa in un prigione di lusso,dove dice ha tutto ma non abbastanza per dire che vive.Si sente inutile perche ha portato il figlio,ha cresciuto i nipoti e adesso rivuole la sua sua vita per i anni che li sono rimasti da vivere.E io non so che cosa dire.Il pensiero di lei che vive lontana dalla sua casa,il suo mondo e le sue amiche,però insieme con mio fratello che può prendere cura di lei in caso di necessità,da una parte mi fa stare tranquilla e da l'altra mi dispiace che lei vive male spi ritualmente.Che cosa li posso consigliare?Non lo so se devo pensare a la nostra tranquillità che lei sta lontana da casa sua però al sicuro,oppure che lei può vivere nel suo paese tranquilla e contenta,ma lontana dai figli e nipoti.E questa cosa mi rende veramente triste.
claudia mdg | Martedì, 22 settembre 2009 @15:53
Mia madre non me ne ha mai parlato, ma io so che ci sono stati momenti in cui è stato difficile per lei portare avanti la sua scelta, come a volte è difficile per me portare avanti la mia, ma non penso proprio che se ne sia pentita. Lei vive ancora nella grande casa in campagna con i gatti superstiti e uno dei miei fratelli, e passa quasi tutto il giorno in giardino; domenica scorsa mi mostrava le sue piante, e io guardavo il suo viso con la pelle chiara arrossata dal sole e gli occhi verdi che brillavano, quel viso che c'è stato sempre, per me, e pensavo proprio che, anche se io non lo capisco, lei è felice così.
LISA | Martedì, 22 settembre 2009 @08:48
Buona domanda, CARLA: le madri non sono quasi sempre un contro-esempio? Probabilmente sì. Se ci vogliono bene, non vogliono che noi ripetiamo gli stessi errori. Per CLAUDIA, MAMMA DEL GLADIATORE: possiamo quindi dire che hai deciso di lavorare per il contro-esempio di tua madre... E, ripensando a lei, pensando alla tua vita, cosa pensi?
carla | Lunedì, 21 settembre 2009 @22:52
ma, forse, le nostri madri non sono per noi figlie femmine quasi sempre un contro-esempio? Anche quando sono buonissime madri (come la mia).
...era un pezzo che non leggevo il blog e come sempre la tua scrittura ha la capacità di farti sentire a casa.
claudia mdg | Lunedì, 21 settembre 2009 @15:20
Grazie per questa frase che ho letto stamattina presto, davanti all'autobus che mi avrebbe portata a lavoro. Per me, che ho avuto un padre professionalmente super impegnato e una madre che ha lasciato il lavoro per "limitarsi" a tirare su una tribù di figli, cani e gatti questa frase ha un valore particolare.
Buon lunedì a tuttei
Sabato, 19 settembre 2009 @08:02
Ovvero, un articolo che ho scritto per Grazia. Manca però, sull'argomento, il commento di un vero esperto: lui, l'Uomo Extralarge, il feticista delle scarpe che Stella incontra nelle pagine di Glam Cheap... Ricordate?
Secondo la psicanalisi, gli uomini sono esperti in molti tipi di perversioni. Sono voyeuristi, sadici, esibizionisti… E le donne? Ah no. Noi donne siamo soprattutto portate al masochismo. Masochismo morale e sentimentale (fateci soffrire, grazie); ma, attenzione, anche masochismo fashionista. Il sospetto è confermato dalle scarpe che a quanto pare dovremmo portare quest’autunno: un mix di tutte le possibili variazioni masochiste. Perché sono alte, ma con tacchi che sembrano pericolosamente traballanti e inclinati; assottigliate verso il fondo, così è più facile inciampare; con una vertiginosa zeppa da geisha. Il tacco, peraltro, è il minore dei problemi. Le scarpe-tortura sono provviste di lacci e laccetti e fibbie, di modo che al mattino, quando le indossiamo, possiamo perdere un po’ di prezioso tempo, e meditare intanto sui piaceri della schiavitù modaiola (e magari anche sentimentale). Ho visto modelli con tre tipi di fibbie che chiudono la caviglia; ad ogni fibbia, per favore, pensate alla vostra storia d’amore in questo momento. Prima fibbia: siamo sicure di avere scelto l’uomo giusto? Seconda fibbia: siamo sicure che ci ami? Terza fibbia: non sarà uno di quegli uomini con scritto "pericolo" sulla fronte? Lo so cosa state pensando: un vero amore dev’essere audace e spericolato. Se no, che amore è? E noi, passiamo ore a comporre un sms perfetto, romantico e spiritoso insieme, ma lui non risponde; chiamiamo e lui stacca il telefonino; riusciamo a parlargli, lui ribatte che richiama, e guarda caso richiama sempre troppo, troppo tardi… Però, quando finalmente è con noi, abbiamo dimenticato tutto. Il tormento, l’attesa, l’appuntamento cancellato all’ultimo minuto, le mail senza risposta, "l’utente da lei cercato non è disponibile". Rimane solo il brivido. Lo stesso è per le scarpe. Se le scarpe non fossero dei possibili strumenti di tortura, allora il divertimento dov’è?
Non solo. Le scarpe di quest’autunno sono anche, semplicemente, stravaganti. Più che accessori, "eccessori": eccessive ed eccentriche insieme. Non solo maculate, ma anche sfrangiate, con una specie di cresta fashion che ricopre la caviglia; non solo di un rosso aggressivo, ma con una stravagante decorazione da upupa metropolitano; non solo di pizzo, ma chiuse sulla caviglia da un nastro nero… Sì, ci vuole un certo coraggio per indossarle. Ma del resto, non ci vuole coraggio anche in amore? Ci vuole audacia, e testardaggine, e follia creativa; e un po’ di strategia, perché no. L’uomo sbagliato alla fine può rivelarsi quello giusto, solo che lui ancora non lo sa; è per quello che non risponde ai nostri sms e che scompare dopo l’ultima meravigliosa serata passata insieme.
E quindi? Quindi, tanto vale indossarle, le scarpe tortura. Se ci piacciono, ovviamente. Tanto per stupire gli psicanalisti, e dimostrare che, almeno nella moda, le donne oggi si rivelano esperte in molte, molte perversioni. Masochiste, certo. Ma anche esibizioniste, feticiste, e un pochino voyeuriste: perché, se non abbiamo ancora il coraggio di comprarle, le scarpe eccessive dell’autunno le guardiamo e invidiamo. E se le celebrities non si tirano indietro, perché dovremmo farlo noi? Del resto, gli "eccessori" attraggono l’attenzione e vanno bene con tutto: con un paio di jeans, con una minigonna vertiginosa; con un microabito fluo e un paio di leggings. Ancora qualche dubbio? Basta guardare la foto di Sarah Jessica Parker e Cynthia Nixon a passeggio per le strade di Manhattan, sorridenti nonostante (o forse proprio per) le loro scarpe-tortura. Rieccole, dunque, sul set del nuovo e secondo film di Sex and the City, di cui sono appena cominciate le riprese. Perché una cosa è sicura, e ce l’hanno insegnata proprio loro, le eroine del telefilm più amato da tutte le donne nel mondo. Ci hanno insegnato ad osare. A essere, se vogliamo, masochiste, ma anche sadiche, feticiste, voyeuriste; a non avere paura delle nostre perversioni e delle nostre debolezze. Ma soprattutto ci hanno insegnato che, alla fine, un paio di scarpe è solo un paio di scarpe.
LISA | Lunedì, 21 settembre 2009 @09:57
Per PAOLA CHE AMA I LIBRI: uh, non sapevo che le scarpe e le poesie ipersentimentali fossero considerate argomenti porno...
Paola che ama i libri | Domenica, 20 settembre 2009 @20:24
Ciao Lisa, lo sai che il tuo blog è stato bloccato dal sistema di sicurezza in ufficio? la cosa divertente è che risulta un blog con contenuti pornografici! Va be' ti leggerò da casa, quando posso. Mi è piaciuto molto il tuo articolo sulle scarpe, d'altronde non per niente al traguardo degli anta sono arrivata (oltre che come aspirante triste e sconsolata) con tutte le caratteristiche di donna shoes-addicted: due pezzi importanti nella collezione Caovilla + Sergio Rossi e Louboutin come sogno nel cassetto. Ci penso ogni tanto a quale potrebbe essere il senso di questa mania/passione: le scarpe belle (e costose). Certamente mi fanno sentire molto femminile e seducente, come non riesce un vestito, ma c'è anche dell'altro. Si tratta di quella debolezza nei confronti del superfluo, del frivolo, dello stravagante che ti consente per un breve momento di prendere con leggerezza la vita, con un sorriso e strizzando l'occhio allo specchio prima di uscire di casa. Solo una puntualizzazione nei confronti delle scarpe-tortura: non sono una donna abituata a vivere sui tacchi, anzi, ma devo riconoscere che le scarpe costose hanno il potere di essere anche comode, almeno fino ai 10 cm. oltre non ce la faccio proprio!
Venerdì, 18 settembre 2009 @08:33
"Non ho bisogno di tempo
per sapere come sei:
conoscersi è luce improvvisa".
(Pedro Salinas)
Non ho bisogno di tempo: perché quando ti ho incontrato è stata luce, luce improvvisa, la luce timida e ancora grigia di un’alba fredda, la luce del camino quando fuori nevica, la luce che si accende sul telefonino quando arriva un tuo messaggio. Alzo il viso verso di te, bevo la tua luce.
(Pedro Salinas: non è la prima volta che uso dei versi di questo poeta spagnolo. Per chi è curioso di conoscerlo meglio, c’è la sua antologia anni Trenta pubblicata da Einaudi, "La voce a te dovuta")
Il dubbio esistenziale di oggi è: ma come, è già il momento di tirar fuori il piumone?
Silvia | Martedì, 28 giugno 2011 @10:08
Semmai leggerai questi versi,uomo che mi hai rovinato la vita, sappi che Conoscerti è stata davvero luce improvvisa: UN ABBAGLIO che ha rischiato di uccidermi!!!
Negala | Lunedì, 21 settembre 2009 @12:53
Hai colto perfettamente, si è trattato proprio di una mareggiata, da sei mesi sono alla deriva...
Proverò a raccontare, ma è lungo e soprattutto doloroso.
Ci proverò sicuramente non sò quando e non sò da dove cominciare...
Dalla fine credo sia il modo giusto.
A presto.
LISA | Lunedì, 21 settembre 2009 @10:01
Per NEGALA: benvenuta. E ovviamente, se hai voglia di raccontare e raccontarti, e parlare dell'evento che ti ha travolto come una mareggiata... sono qui.
negala | Lunedì, 21 settembre 2009 @09:57
Ciao, ho scoperto per caso questo blog.
Sono alla ricerca di risposte e stimoli, ovviamente in situazione critica e destabilizzata da un evento per me devastante.
Mi rincuora leggervi e spero di trovare un "imput di rinascita"
Grazie
LISA | Sabato, 19 settembre 2009 @07:56
Per AAA e MILLE E UNA NOTTE: che bello leggere nuova posta di nuovi lettori, ma mi piacerebbe leggere anche una presentazione, non so, un biglietto da visita; almeno sapere da dove scrivete... e se avete già conosciuto Emma e Stella! Grazie, ANNALISA FARMACISTA: sai che non sapevo che il festival esistesse? Ma ho dato un'occhiata al sito e temo che anche Jane Austen rabbrividirebbe. C'è persino una Regency Promenade, dove puoi passeggiare vestita in costume d'epoca (qualcosa mi dice che il consorte non si presterebbe), e on line si possono ordinare i (brutti) accessori per un look alla Austen, guarda qui: http://giftshop.janeausten.co.uk/acatalog/View_All_Costume.html
..Mil e una notte.. | Venerdì, 18 settembre 2009 @18:28
Come quando mi si accende una lampadina in testa e all'mprovviso ho un'intuizione geniale.
Ecco è così.
Per sapere chi sei mi affido ai sensi.
Il mio intuito ti conoce meglio di quanto possa fare il mio cervello.
Verrà il tempo della ragione, solo non adesso.
AAA | Venerdì, 18 settembre 2009 @14:28
è più di 1anno che dovevo farlo: grazie Lisa per il buongiorno ogni giorno. riesci a far emergere dalle pieghe della mia anima i miei pensieri e li tasformi in versi.
woland | Venerdì, 18 settembre 2009 @13:33
tornano i piumoni, dopo aver sonnecchiato a primavera e dormito nelle lunghe giornate estive
tornano sciarpe ad abbracciarci stretti e guanti a mascherare le emozioni degli incontri
torna il piacere delle coperte e della doccia bollente...
un saluto a tutte
Annalisa farmacista | Venerdì, 18 settembre 2009 @12:46
Vi segnale questo.
LA RASSEGNA
Letteratura, teatro e merletti
dieci giorni con Jane Austen
Un festival nella cittadina inglese di Bath porta i visitatori nel mondo della scrittrice inglese, alla scoperta di un'epoca
Ali stropicciata | Venerdì, 18 settembre 2009 @10:54
Ciao Lisa,
sì è proprio ora di tirare fuori il piumone....
Adesso che scarichiamo i figli dall'auto in corsa perchè entrano entrambi alle 8.00 a scuola, ma in scuole diverse e collocate in luoghi diversi.
Adesso che giocano con la pallina a casa e i quadri si staccano dai muri, visto che fuori piove a dirotto ed il giardino è impraticabile.
Piumone e stivaletto pioggia!
Giovedì, 17 settembre 2009 @09:47
"Sognavo di amare. Il sogno rimane, ma l’amore
non è più quella tempesta che faceva vibrare di luce bianca ed elettrica
le torri del castello, o lasciava la mente senza più rime
o si accendeva per un istante, lì dove la strada era al bivio.
Ora l’amore è la stella incastrata sotto il mio tacco, nella notte."
(Don Paterson)
Ora l’amore è proprio qui, lo tengo in mano: mi illumina da vicino.
(I versi di oggi? Rubati, anzi letti su una copia del Financial Times del Weekend, che ha un angolo dedicato alla poesia. Lui è Don Paterson, poeta e musicista jazz, scozzese. Sentite come suonano meglio in inglese:
I dreamt of loving. The dream remains, but love
is no longer the storm whose white nerve sparked
the castle towers, or left the mind unrhymed,
or flared an instant, just where the road forked.
It is the star stuck under my heel at night...
Traduzione, ehm, mia. E anche per me l’amore è una stella: non più fredda e remota, si è incastrata sotto il mio tacco, e ora la tengo in mano. Mi scalda. Il suo posto è appuntata sul cuore).
Non più New York.
L’ultima cosa che ho fatto, anzi le ultime cose:
1)Andare a fare un sopralluogo nel terzo e ultimo negozio di Anthropologie, come forse già sapete la mia catena di abbigliamento preferita e low cost, per fare incetta di biancheria in saldo, possibilmente a piccoli disegni e/o fiorellini. Ahimè nessun bottino finale.
2)Tornare per l’ultima passeggiata con il sole sulla High Line, sentirmi dire dalla mia amica: vedi, sei stata tu che hai portato il sole (sniff, perché è così facile farmi commuovere?) e mangiare insieme a lei la mia bagel preferita, poppy bagel with egg salad. Ovvero una bagel ricoperta di semi di papavero, con insalata di uova e, slurp, maionese fresca.
3)Comprare un pezzetto di sole per l’autunno che arriva. Un vero colpo di fulmine. Camminavo sulla Fifth Avenue, e mi sono fermata davanti a una vetrina di Saks, con grandi disegni schizzati a mano che raccontavano il meglio del look del manichino: la borsa capiente, gli stivali tipo cuissardes (lo sapete, vero, che andranno di moda quest’inverno?) e… "a yellow loop". Ovvero, una grande sciarpa di un materiale che mi sembrava velluto, lunghissima e annodata più volte intorno al collo; l’aria morbidosa e, soprattutto, gialla. Un giallo vibrante. Ero in ritardo ma mi sono detta, perché no? Solo un attimo, entro, la guardo da vicino e la tocco… Ma lo sapete come sono gli amori a prima vista. Un quarto d’ora e vari tentativi più tardi (e grazie a una commessa di colore e sorridente che sembrava uscita da un film, e che è andata a controllare la vetrina per identificare meglio il loop), sono uscita con la sciarpa in mano. Anzi, per la precisione, con la mia DKNY Infinity Scarf, che si può avvolgere una, due o tre volte intorno al collo, portare con i jeans (i miei primi, of course!) sopra il cappotto o con un abito da sera; un pezzo di sole brillante che mi accompagnerà, spero, quest’inverno. Un talismano contro i giorni piovosi, anche del cuore. Created for a life with endless possibilities, per una vita dalle infinite possibilità, dice il cartellino enfatico e poetico che la accompagna. E, del resto, perché no?
Con il mio sole giallo addosso sono partita: Europa, pioggia, finalmente marito. Contenta di essere tornata a casa.
LISA | Venerdì, 18 settembre 2009 @08:04
Per CLAUDIACHEAMAUNABORSA: clicca in alto a sinistra, sotto archivio, sul 2009; ti appariranno gli ultimi mesi. Funziona? Gli anni passati però non sono ancora in archivio... Per DOOLALLY: wow, hai incontrato Stella!
Claudiacheamaunaborsa | Venerdì, 18 settembre 2009 @00:01
Aiuto, come si fa a vedere nell'archivio tutti i giorni del mese??? Non ci capisco più nulla in questo blog. Grazie
doolally | Giovedì, 17 settembre 2009 @13:54
Mi hai dato un'idea per quest'inverno: una sciarpa (color del) sole; e io che adoro sciarpe, sciarpette e foulard non può non mancare! Me lo segno subito tra le cose da prendere (chiaramente in versione low coast).
E tu appena tornata a casa. Io appena finito di leggere "Glam Cheap" e uscirò a guardare il cielo (anche se è grigio) perchè come dice Stella "penso che sì, mi piacciono le Caovilla, ma in fondo più che guardarmi i piedi mi interessa guardare il cielo".
LISA | Giovedì, 17 settembre 2009 @12:38
Buon compleanno, and bright stars. (Ma chi sei? E da dove mi leggi? Hai voglia di raccontarlo?).
Mik De Andrade | Giovedì, 17 settembre 2009 @11:07
Grazie Lisa.Oggi quella stella si è incastrata sotto il mio tacco.The dream remains, buon compleanno a me.
Mercoledì, 16 settembre 2009 @09:21
"C’è l’improvviso silenzio della folla
quando un giocatore è immobile, nello stadio
e il silenzio dell’orchidea.
Il silenzio del vaso che sta cadendo
poco prima che tocchi il pavimento…
Il silenzio quando ti stringo a me,
il silenzio della finestra sopra di noi,
il silenzio quando ti alzi e ti allontani."
(Billy Collins)
E il silenzio nel quale scrivo queste parole; il silenzio in cui, in questo momento, entrano nella tua vita: mentre tu, stai leggendo.
(Anche Billy Collins è un poeta americano. I versi di oggi – un’altra vacillante traduzione mia – sono tratti da un volume che ho appena comprato a New York, "The trouble with poetry". Un poeta poco conosciuto in Italia, che ho scoperto assolutamente per caso, anni fa, intervistando una scrittrice di chick-lit americana; mi raccontava che a una cena aveva fatto trovare a tutti gli ospiti, accanto al piatto, un suo libro. Perché tutti abbiamo bisogno di poesia nella vita, mi ha detto. Mi ha così incuriosito che mi sono segnata il nome e sono andata a comprarmi qualcosa di suo. E, davvero, non è bellissimo quell'immagine così semplice, "il silenzio dell’orchidea"?)
A New York sono andata al cinema. Quello che in realtà volevo vedere era "Bright Star", il nuovo film di Jane Campion, la regista australiana che ci ha regalato, anni fa, "Lezioni di piano"; ma soprattutto lo stregante "Ritratto di signora", lo ricordate, dove John Malkovich e Nicole Kidman ci raccontavano sullo schermo il romanzo di Henry James? Con un finale aperto, come speravo. Bene. Dopo anni di silenzio, Jane Campion si è ritrovata per le mani un libro di poesie: di Keats. E ha portato sullo schermo una storia d’amore demodé e romantica, quella che legò il poeta inglese (morto ad appena 25 anni) a una giovanissima ragazza. Nei giorni passati ho letto moltissimi articoli, ma purtroppo il film esce quando sarò già partita… Coincidenza poetica, però, che mi piace: l’idea che una regista che ho molto amato si sia chiesta, anche lei, quale sia il potere e il senso della poesia.
Invece sono andata a vedere "Julie and Julia", un vero film Hollywood, e una storia vera. Quella di una ragazza americana, insoddisfatta del lavoro e della sua vita, che decide di aprire un blog e cucinare, per un anno intero, tutte le ricette di una cuoca-mito, sconosciuta a noi ma amatissima in America soprattutto negli anni Sessanta: Julia Child. Il film è un continuo saltare dalla New York di oggi alla Parigi anni Cinquanta, dove un’incredibile Meryl Streep scopre la consolazione del cibo e della cucina… E confesso: vedendo la blogger che apre il suo laptop in un angolo della casa disordinatissima alle ore più impossibili, scrive e si chiede, ma ci sarà qualcuno che mi legge?, mi sono identificata. E commossa.
Michaela | Sabato, 19 maggio 2012 @01:10
Carissima Lisa, è un piacere fare la tua conoscenza! Guarda un pò che coincidenza: anch'io l'altra sera ho visto il film con Meryl Streep e mi è piaciuto molto. Alla fine mi sono commossa ma un giorno ti spiegherò il motivo di persona:))-
E' un piacere leggerti! A presto Michaela
ilaria quarteroni | Domenica, 8 gennaio 2012 @02:42
"dai miei ricordi appuntati su fogli di carta di riso:oggi proprio oggi,giorno del tuo compleanno,ti penso,senza nessuna pretesa,semplicemente così,nel silenzio profondo che ci avvolge,un pensiero d'amore e di vita..." ilari@
anna | Martedì, 22 settembre 2009 @07:34
No,lui nn mi legge.Gli lascio scritte dappertutto,ma niente.Gli ho lasciato un "ti amo" sulla polvere dello specchietto della vespa.L'avrà cancellato distratto.
LISA | Giovedì, 17 settembre 2009 @09:46
Per URSENNA: non conoscevo The Names, mi hai incuriosito e l'ho letta on line. Un po' retorica ma non è male. La mia preferita di Collins si intitola invece Aristotle. Bellissima. Per MARINA che non mette le infradito: grazie! Ma da dove mi leggi?
Lila | Mercoledì, 16 settembre 2009 @16:03
Cara Lisa la poesia di oggi è molto bella ma quella di ieri mi ha colpito in modo particolare, mi ha fatto rivivere il brivido delle premesse, del bacio che precede il magico gioco dell'amore. Mi piacciono molto i tuoi racconti newyorkesi anche se io la mitica NYC non l'ho mai vista (in viaggio di nozze sono andata in Grecia). Non so se ci andrò, se mi risposerò o se, sorpresa delle sorprese, vincerò una somma tale di permettermi di vedere questa grande città ma ti ringrazio perché intanto tu mi permetti di sognare...p.s. perdonami i punti di sospensione ma in questo caso sono necessari. Mi raccomando attendo altre tue cronache.
Ursenna | Mercoledì, 16 settembre 2009 @15:59
Avevo letto la poesia di Billy Collins "The Names" ai tempi dell'11 settembre ma chissà perchè non ero andata molto oltre.
Questi post fanno venire voglia di New York. Un occhio alla tesi, un occhio ai last minute.
E certo, che c'è qualcuno che ti legge!
MiriamRosaGialla | Mercoledì, 16 settembre 2009 @11:23
Cara Lisa,
i tuoi post da NYC sono sempre più ispirati, sarà che lì ti/ci senti/iamo a casa? E' meravigliosa la passione che letteralmente trasuda dalle tue parole, passione per la città, per il giornalismo, per la vita.
By the way, domenica scorsa al Festivaletteratura di Mantova ho realizzato un piccolo-grande desiderio: ho conosciuto Arrigo Levi, frrma storica del giornalismo italiano, e ancora quanta passione, a 84 anni!
marina | Mercoledì, 16 settembre 2009 @09:35
Non mi perdo un tuo buongiorno,anche se non indosso le infradito........leggerti mi dà la carica per combattere la giornata..amarla e divorarla...... sapere poi che ci sarai anche domani mi strappa il sorriso giusto.. NON SPARIRE..
Martedì, 15 settembre 2009 @18:28
"Sei accanto a me; la tua mano mi accarezza il viso
come se anche tu avessi sentito –
devi aver capito, in quel momento, quanto ti desideravo.
Lo sapremo per sempre, tu ed io. La prova sarà il mio corpo".
(Louise Glück)
La tua mano. La tua mano sulla mia, sul mio viso: la sento, scotta. Pelle contro pelle, tutto quello che non ci siamo ancora detti. Ma la nostra pelle, parla.
(I bellissimi versi di oggi – non sentite come scottano, come scotta il desiderio? – sono della poetessa americana Louise Glück. La traduzione, imperfetta, vacillante, è mia: il titolo della poesia è "The Encounter", L’incontro)
What’s your wish? No, non è la domanda che mi è stata sussurrata da un ex amore per le strade di Manhattan. (Peraltro, non avrei saputo cosa rispondere). E’ invece quello che la centralinista del W Hotel (dove sono stata invitata per gli ultimi giorni a New York e per le sfilate) risponde automaticamente a chi chiama. Ovvero: mi dica, qual è il suo desiderio? La mia amica newyorkese, che mi stava cercando, è scoppiata a ridere e ha risposto alla centralinista: "a million dollar", poi si è corretta: "peace on earth", pace nel mondo. Alla fine sia lei che la centralinista sono scoppiate a ridere.
L’America è fatta così, benevola, superficiale, quasi stupida a volte, ma alla fine ti strappa un sorriso. Da Starbucks, la famosissima (e ormai in crisi) catena di caffè-nei-bicchieri-di-carta (che per fortuna non è mai arrivata in Italia), che mi piace perché si può comprare il New York Times comodamente alla cassa; ora, quando paghi, ti chiedono il tuo nome. Lisa, ho detto, la prima volta, un po’ stupita. Forse il commesso, colpito da un improvviso colpo di fulmine, voleva invitarmi fuori? Niente di tutto questo. Il nome viene chiesto a tutti: perché poi, quando aspetti al banco il tuo caffè ("espresso solo", si chiama il simil-espresso che ho imparato a ordinare), vieni chiamata per nome, e ti viene porto il tuo caffè. "And have a nice day". Argh.
Altra domanda a cui non riesco ad abituarmi è il "How was your day today?", come va oggi, com’è stata la tua giornata oggi, con cui commesse e commessi ti assalgono nei negozi. Ieri io e la mia amica newyorkese abbiamo tentato di abbozzare delle possibili risposte: "Il ragazzo di cui sono innamorata non risponde ai miei sms", "Ho appena scoperto che mio marito mi tradisce", "Oggi ho un terribile mal di schiena", "Non sopporto mia madre", "Odio il mio capo", e così avanti. Ridevamo per strada. Però, sapete che c’è? E’ bello quando qualcuno ti chiede, anche solo per finta, come va. Soprattutto se lo fa con un sorriso.
LISA | Venerdì, 2 ottobre 2009 @22:57
Grazie SILVIA e grazie LELE: è bello pensare che le schegge di poesie arrivano nelle vostre mani. E sì, forse meglio un sorriso americano che il non-sorriso del mio altrove straniero...
Silvia | Domenica, 20 settembre 2009 @18:42
Cara Lisa, i tuoi versi del Buongiorno sono stati la scoperta più piacevole degli ultimi tempi. Ormai fanno parte del mio tragitto, del mio tempo, e quando non trovo City manca qualcosa alla mia giornata.
Mi ritrovo spesso nelle atmosfere e nei sentimenti profondi descritti
dagli autori e, ancora di più, dalle tue riflessioni.
Grazie per le emozioni e complimenti
lele | Domenica, 20 settembre 2009 @00:28
cara lisa, volevo prima di tutto complimentarmi per i bellissimi versi che ci fai leggere tutte le mattine su City, e per le cose che scrivi sul blog. Hai ragione gli Americani, sembrano stupidi, a volte, sembra di avere a che fare con le cameriere dei pub che vediamo nei film, tutte sorrisini e gridolini..., ma l'America non è solo questo e tu lo sai bene. L'America è un paese di gente orgogliosa e forte e dignitosa, capace di rialzarsi anche di fronte alla più grande catastrofe. Allora che fa se ti accolgono dicendo "How was your day today?" è sempre meglio del grugnito che fanno alcune commesse italiane! Un abbraccio e a proposito goodnight and...have a nice dream
LISA | Mercoledì, 16 settembre 2009 @09:21
Bentornata, SUSY, amica di Emma, e di nuovo aspirante. Cammino Fivet?
Susy | Martedì, 15 settembre 2009 @23:24
Che bello, già solo leggere che sei a New York. Io ci sono stata quattro anni fa in viaggio di nozze...e che dire stupenda! Ci ritornerei volentiri, magari nella ricorrenza del Natale.......ma non è un viaggio di pochi soldi.
Goditi le tue passeggiate...sono con te anche se solo nell'immaginazione.
P.S. Sono Susy (l'insegnante che cresce i figli degli altri) ex aspirante madre, ma di nuovo aspirante perchè ha capito che senza ulteriori aiuti non sarà possibile dare un fratellino o sorellina alla sua piccola figlia!
Lunedì, 14 settembre 2009 @15:56
"La mia anima ama tanto i paesi stranieri,
come se le mancasse una patria.
E’ in remote terre che stanno i grossi sassi
su cui riposano i miei pensieri.
Fu uno straniero a scrivere le singolari parole
su quella tavola dura che è la mia anima".
(Edith Södergran)
Fu uno straniero, per lui e con lui ho imparato a oltrepassare confini. Fu uno straniero, ma non siamo forse tutti stranieri?
(I versi che ho scelto per lunedì 14 settembre sono, ancora una volta, della poetessa svedese Edith Södergran).
Sì, a NYC sono cominciate le sfilate. Sfilate o forse soprattutto show: fashion show, come quello a cui ho assistito ieri. Nell’Armory, una vecchia caserma di ufficiali su Park Avenue, gli abiti di Y-3, con un tessuto a maglia larga ispirato alla rete degli stadi: e in campo, dopo le modelle e i modelli, sono scesi Zidane (proprio lui, il calciatore) e lo stilista, Yamamoto, e tirare un calcio al pallone…
Ma il meglio come sempre non sono le modelle, sono le fashioniste e aspiranti tali. Le ragazze che si accalcano fuori da Bryant Park, per entrare alle sfilate. Cosa portano? Scarpe-tortura, altissime e vertiginose; e poi molte acconciature: farfalle luminescenti o decorazioni glitter appoggiate e fermate tra i capelli, anche corti. Buffo. Divertente.
Io, invece, non portavo né scarpe tortura né farfalle tra i capelli, e forse sarebbe stato meglio: perché, per il mio pranzo più chic a New York, ho sbagliato irrimediabilmente il dress code. Colpevole la pioggia: tutti i miei abitini estivi e i miei sandali erano importabili, così sono dovuta uscire con i miei primi jeans e le mie prime All Star (viola, però). Peccato che al Century Club, l’antico snobbissimo club nato più di cent’anni fa per scrittori e intellettuali, dove si entra solo se sei invitato da un membro (e le donne sono state accettate solo vent’anni fa), i jeans non sono contemplati. Scalinate di legno, boiserie, quadri di Sargent, pareti ricoperte da antiche librerie di legno con prime edizioni di libri… Libri, libri, libri. E una bellissima sala da pranzo dove i camerieri erano tutti più eleganti e composti di me. La scrittrice che mi ha invitato, una settantenne molto spiritosa e molto wasp, non ha battuto ciglio. Io invece avrei voluto girare con una didascalia: ehi, questi sono i miei primi jeans, li ho comprati quest’anno nella boutique più chic di Parigi, ci ho scritto anche un articolo, volete sapere anche voi la storia?
Alla fine ho lasciato perdere. Niente discorsi fashionisti con la scrittrice, famosa qui in America per le sue biografie di Simone de Beauvoir e Anaïs Nin: abbiamo parlato di libri, di appuntamenti con ex amori, e… di Middlemarch (vedi il mio post del 29 agosto). Sorpresa. Lei mi ha confessato di aver sempre odiato Dorothea: un’anti-femminista, l’ha descritta; e non solo, né romantica né spiritosa, semplicemente una ragazza testarda che fa le scelte sbagliate. Mmmh. Sono uscita nella pioggia con i miei primi jeans e con addosso ancora la disapprovazione dei camerieri, pensando a Dorothea, e, ancora una volta, alla meravigliosa banalità dell’amore: l'argomento preferito di tutte le ragazze, anche a settant’anni. E oggi, a Manhattan è di nuovo estate, e sole.
LISA | Martedì, 15 settembre 2009 @18:32
Il mio miglior brunch l'ho fatto qui, da Balthazar, è a Soho: http://www.balthazarny.com/
Che bello che anche tu adesso scopri la "nostra" poetessa svedese!
woland | Martedì, 15 settembre 2009 @12:59
evviva! mi è appena stato recapitato il libro di Edith Södergran da cui stai prendendo ultimamente i versi!
l'ho comprato direttamente alla casa editrice e me lo sono fatto recapitare al lavoro
grazie Lisa!
woland | Lunedì, 14 settembre 2009 @18:45
Ciao Lisa,
mi puoi consigliare un posto bello (alla Sex&theCity) in cui fare un brunch a NY a fine ottobre? vorrei regalarlo ad una mia collega che va lì per il concerto di Bruce Springsteen.
Io non sono molto aggiornato... l'ultima volta sono stato lì a inizio settembre 2001 (!).
Grazie.
Venerdì, 11 settembre 2009 @14:08
"Per noi
l’amore
non è paradiso terrestre
a noi
l’amore
annunzia ronzando
che di nuovo
è stato messo in marcia
il motore
raffreddato del cuore".
(Vladimir Majakovskij)
L’amore non è un andamento lento. L’amore è passo rapido, è velocità, è vento; l’amore è chiudere gli occhi, premere sull’acceleratore. Un brivido. Senza frenare. Vai!
(Majakovskij: comunista, rivoluzionario, futurista. Poeta)
Poi, in omaggio alla poesia di ieri, ho messo un vestito rosso. Di seta. Morbido. Frusciante. Corto. Scollato. E un paio di tacchi, perché è vero, non c’è niente da fare: con un paio di tacchi ci si sente pronte ad affrontare il mondo (soprattutto per le strade di Manhattan). L’appuntamento era in un bar molto trendy, in un albergo con vista su Central Park, e abbiamo brindato a champagne. Brindato a quello che eravamo, quello che siamo diventati, quello che si è perso per strada. A quello che io ricordavo, che non era quello che ricordava lui… Tornando dalla cena, a piedi, attraversando Fifth Avenue, ha cominciato a piovere: una pioggia leggera, il primo segno dell’autunno che arriva.
E a me sembrava di vedere, dall’altra parte della strada, oltre i taxi gialli, noi due allora: avrei voluto fermare la me stessa di un tempo e dirle, non preoccuparti, andrà tutto bene. Sopravviverai al dolore, sarai felice, camminerai di nuovo per queste strade con un altro cuore, e un altro amore dentro. Ma è stato bello incontrare i fantasmi di quello che eravamo, camminando insieme, mentre a Manhattan cominciava a cadere la pioggia.
Annalisa farmacista | Lunedì, 14 settembre 2009 @12:10
Sono tornata dalle ferie settembrine in montagna. Dopo aver lavorato tutto il mese di agosto non ne potevo più del caldo e siamo fuggiti sulle amate Dolomiti. In questi giorni ho riflettutto tanto sull'andamento della mia vita dopo che venerdì ho incrociato di sfuggita colui che per anni mi ha fatto sentimentalmente penare. Il consorte attuale lo conosce e l'ha visto, mi dice che c'è, io mi giro per vedere e lui si gira dall'altra parte. Bene quando uno è stronzo lo è fino in fondo. Era con una ragazza (brutta peraltro). L'avevo visto l'ultima volta al mio matrimonio a cui era controvoglia venuto. So benissimo che sono stata importante per lui ma quando è stato il momento di decidersi non so perchè ma ha rifiutato. Non so dire quanto gli sono grata di questo dato che altrimenti non avrei conosciuto e amato l'attuale consorte. Anche il fatto che si sia girato dall'altra parte mi fa capire che c'è qualcosa di non risolto. Io incontro spesso me stessa non dall'altro lato della strada ma magari su un sentiero di montagna fatto già anni prima con altre palpitazioni nel cuore e paure nella testa e le dico "bè guarda come tutto va come deve andare". Il cammino non è stato semplice ma quello raggiunto fin'ora com'è dolce. Dovrebbe essere così per tutti riguardandosi in una vecchia foto. Potersi dire che è andata bene.
Elisa | Lunedì, 14 settembre 2009 @12:06
Un saluto da Torino, anche qui l'autunno si fa sentire e cade una pioggia leggera, purtroppo non è NY...
P.S. Complimenti al tuo consorte, il mio darebbe in escandescenze se dovessi incontrare un ex (ammesso che gli ex prima di lui erano solo brevi parentesi adolescenziali...)
Lila | Lunedì, 14 settembre 2009 @11:32
Grazie Lisa per aver riportato una così bella poesia di Majakovskij e un soffio per alleviare la tua nostalgia.
simona pasionaria | Lunedì, 14 settembre 2009 @00:56
Mentre tu sei a NYC, volevo dirti che a Milano il mitico Princi in PzzaXXV Aprile licenzia 17 persone. La crisi? Noooo, ma il Comune di Milano che con il parcheggio "Fossa delle Marianne" sta mettendo in ginocchio l'economia di Cso Garibaldi/Cso Como. Che vergogna! E così un pezzo di Stella (ma anche di Emma) che se ne va. Cosa ne pensi della ricerca dei luoghi dei romanzi? Bello, vero? Bisogna solo avere il tempo.
patrizia (rogers) | Domenica, 13 settembre 2009 @15:45
Che bello... oggi vorrei anch'io che un'altra me mi raggiungesse dall'altro lato della strada, per dirmi "non preoccuparti, andrà tutto bene". E' un giorno in cui si prende atto che un amore non c'è più, e come sempre è dura, così tanto dura. Ieri sera ho visto "Orgoglio e pregiudizio", non era sicuramente indicato per l'occasione, ma va bene così. All'epoca ho premuto sull'acceleratore, ma ora sto spegnendo il motore e sono nella fase in cui spero non si riaccenda mai più.
Buone passeggiate, Lisa, in quella poetica e rumorosa città di N.Y., dovre tutto sembra continuamente perdersi e amalgarmarsi di nuovo in forme nuove.
Giovedì, 10 settembre 2009 @15:57
"A piedi
mi toccò attraversare il sistema solare,
prima di trovare il primo filo del mio abito rosso.
Ho già il presagio di me stessa.
In qualche posto dello spazio è appeso il mio cuore,
da cui faville si sprigionano, e l’aria vibra,
verso altri smisurati cuori".
(Edith Södergran)
Sono. Sono io, sono viva, contenta di essere viva; cammino con il mio abito rosso, sorrido a strade che non conosco. Sorrido: e comincio da te.
(I primi versi della poetessa svedese Edith Södergran li ho pubblicati il 2 settembre. Anche quelli di oggi sono tratti da "Notturno ed altre poesie", Pagliai Editore: un piccolo omaggio a una ragazza che sognava, nel Nord, all'inizio del secolo scorso)
Oggi vi pongo un nuovo, inedito, quesito di guardaroba sentimentale. No, non è un articolo che ho scritto per Grazia, ma il mio dilemma di oggi: cosa ci si mette per rivedere un ex? Già. Stasera ho appuntamento (prima un drink nella lobby di un albergo a Manhattan, poi cena, tutto molto Sex and the City) con il mio ex grande amore americano, l’uomo per cui sono venuta per la prima volta a New York… Quanti anni sono passati? Hmmm. Molti. Diciamo che avevo l’età che ha adesso suo figlio, più o meno. Lui era più grande di me, lavorava a Wall Street, e io, bè, io ero una ragazzina. Italiana per di più. Sono molto molto curiosa. Rimane il dilemma guardaroba. Tacchi, of course, li ho portati apposta. (Ah sì, va da sè che per stasera ho il permesso coniugale del Consorte). E poi, un abito? Magari rosso?
Ursenna | Venerdì, 11 settembre 2009 @18:58
ahi l'abito rosso.. indossavo il mio vestitino rosso quando lui spuntò dal nulla. Quando il suo cuore sussultò. Quando il suo corpo mi amò. Sono incisa nel suo ricordo con quel vestito rosso. Sono incorniciata nei suoi sogni con quel vestito rosso. Lo soccorro nei suoi pensieri vestita di rosso. Gli scrivo vestita di rosso. Il giusto mood per scrivere una lettera. Il colore del desiderio. Il colore che gli piace. Il mio riposo. Il mio raccogliermi per cercare le parole. Per cercare la mia calligrafia. Mettendo da parte l'ordine e la cautela e molto semplicemente lasciando fluire i pensieri sotto la luce accesa della corrispondenza.
Dovrei vestirmi di verde speranza ma avrei lo stesso profumo con un altro colore?
Ora posto il mio commento, poi mi dirigerò al mio armadio. Smuoverò i vestiti e accarezzerò il mio "little red dress".
Lui non c'è, ma il mio vestito sì, c'è ancora. Pronto ad accendere nuove corrispondenze.
LISA | Venerdì, 11 settembre 2009 @14:13
Per MIRIAMROSAGIALLA: the little back dress è sempre la soluzione perfetta, ma io anni fa ho regalato tutto quello che avevo di black e da allora non indosso più il nero... E l'abito rosso, con un inserto di arancione a contrasto, mi ha sempre fatto allegria: è un abito che ho comprato da Colomba Leddi quando è uscito il mio primo libro ed è molto me ( http://www.colombaleddi.it/index1.html : il cappotino che vedete nella home page è quello che indossavo ieri sera). Per GIADA: che idea romantica... ma è passato così tanto tempo da allora, che non so più neppure che profumo usassi! Era prima della mia conversione ai profumi-solo-alla-rosa.
fara | Venerdì, 11 settembre 2009 @11:01
per un incontro di questo tipo vorrei soprattutto essere munita di grande disinvoltura, e x esserlo mi devo vestire come di solito mi vesto aggiungendo però un accessorio strong che attiri tutta l' attenzione: un paio di scarpe altissime, una scollatura abissale, un colore inusuale, una pettinatura sconvolgente...avrai senz'altro buone idee!!
woland | Giovedì, 10 settembre 2009 @23:28
neanche a me piacere rivedere la mia ex
14 anni passati insieme... poi mi ha lasciato (medie, liceo... milioni di foto e di ricordi)
sono partito per Milano per lavoro, ci sono stato 3 anni e poi, un anno fa, sono tornato a Roma
l'ho incontrata a un matrimonio di amici comuni, poi, proprio ieri, ad un funerale
non provo più niente per lei, neanche la rabbia dei primi mesi
ma non voglio vederla, non voglio sapere come sta e cosa fa
ho la mia vita, una vita costruita ex-novo e che merita di essere vissuta senza interferenze
una primavera dell'anima anche questa
giada | Giovedì, 10 settembre 2009 @18:06
non so se per te sia possibile,
ma io per rivedere il mio ex ho indossato il profumo di quegli anni.
alle volte i ricordi più veri tornano in mente così.
Elena | Giovedì, 10 settembre 2009 @17:30
Rivedere un ex? - no, non potrei. Ho pensato ai miei ex (due). Due storie di tempo fa, finite tutto sommato bene - senza urla, né porte sbattute, né scenate. Eppure, se penso a loro non voglio sapere nulla della loro vita. Non so dove siano o cosa facciano. Spero stiano bene - ma non mi interessa altro. E se mio marito volesse vedere una sua ex? Non è mai capitato (che io sappia). Spero non capiti mai.
MiriamRosaGialla | Giovedì, 10 settembre 2009 @16:43
Cara Lisa, una serata MOLTO sex&theCity merita un abito, concordo, ma...almeno a mio avviso, non rosso: perchè non un semplice abitino nero, tanto con la tua abbronzatura dorata post-isoletta mediterranea starai bene con tutto...Continua a raccontarci di NYC, please, se il tempo è splendido come qui, deve proprio essere una meraviglia ( e quando non lo è?).
Baci profumati.
Miriam.
Mercoledì, 9 settembre 2009 @16:57
"Erano anni che non aveva alcun genere di rapporto sentimentale. Sembrava quasi aver rinunciato. Ora invece gli tornò in mente il significato che una storia d’amore poteva dare anche ai momenti più ordinari. Le attività più banali potevano assumere colori e intensità particolari. I giorni avevano un senso, perfino un elemento di suspense. Questo gli mancava".
(Anne Tyler)
Così è l’amore: un giallo con un solo colpevole, e tutti gli indizi portano a te.
(La frase di Anne Tyler è tratta dal suo ultimo romanzo, "La bussola di Noè", Guanda)
Ieri sono stata a fare un pic-nic metropolitano. Ovvero, ho fatto la cosa più trendy, pare, che si possa fare a Manhattan: sono stata, con la mia storica amica e un pranzo take away (preso da Le Pain Quotidien, easy chic e salutista), sulla High Line, la nuova passeggiata sopraelevata. Sedie di tek e giardini quasi selvaggi sui vecchi binari della ferrovia, con vista sul fiume Hudson. Guardate qui: http://www.thehighline.org/
Central Park, addio. Ora i newyorchesi fashion, ma non solo, vengono qui: in quest’angolo poetico ma design, un pezzo di città sopraelevata e nascosta. Dove scrivere sul laptop, leggere un libro di poesie, dare un appuntamento romantico, fare un po’ di people watching. Sognare. Pensare. Mi è piaciuto tantissimo. Forse torno anche oggi…
Ursenna | Mercoledì, 23 settembre 2009 @11:01
Tanto autunno in questi post. Poco nell'aria italiana.
Ma è arrivato il 21 settembre: nell'altro emisfero, lo chiamano PRIMAVERA
:-)
woland | Giovedì, 10 settembre 2009 @23:22
anche io, cara Lisa... anche io
LISA | Giovedì, 10 settembre 2009 @15:57
Questa poesia, WOLAND, racconta i "paesaggi autunnali del cuore" di Trakl, i paesaggi di cui parlavamo. Ma preferisco, e spero, in un'eterna primavera dell'anima.
woland | Giovedì, 10 settembre 2009 @08:35
IL FILO
Di sera.
Io e i soliti rumori.
Eco e silenzio mischiano i miei pensieri e ciò che è nel bicchiere.
C’era una luce nei miei sonni che ora non trovo più.
E poi le comparse della mia vita che vengono a trovarmi.
Spesso.
Senza dire niente li guardo e non parlo.
Non parlo mai con loro.
Non parlo più con loro.
Le comparse della mia vita.
Hanno anni migliori alle spalle e una vita appesa allo stesso filo.
Il mio.
Staccati dalla mia pelle, per favore.
Lasciami almeno il piacere isterico dell’abbandono.
Staccati. E non dire niente quando ti giri.
Staccatevi. Come i capelli e i pensieri pesanti.
Io non vi guarderò stavolta.
Rimarranno i sussulti del filo.
LISA | Mercoledì, 9 settembre 2009 @23:22
Eh, lo so, manca Emma. Sgrunt. Mi sarebbe piaciuto così tanto andare alla prima di un film tratto dal mio libro! Per non parlare dei dilemmi guardaroba adatto...
Simona la Fan n 1 | Mercoledì, 9 settembre 2009 @23:07
Un breve riassunto di film in uscita sul tema maternità dei quali magari sarai conoscenza:
1) Cameron Diaz nel film sul concepimento di un'altra figlia per salvare la sorella
2)Margherita Buy (Lo spazio bianco) su una maternità a 40 anni con bambina che nasce prematura (6 mesi)
3) Jennifer Lopez sulla maternità in provetta di una single 40enne
Chi manca?
Martedì, 8 settembre 2009 @13:30
"A te si giunge solo
attraverso di te.
Ti aspetto.
Io certo so dove sono,
la mia città, la strada, il nome
con cui tutti mi chiamano.
Ma non so dove sono stato con te.
Lì mi hai portato tu.
Come
potevo imparare il cammino
se non guardavo altro
che te,
se il cammino erano i tuoi passi,
e il suo termine
l’istante che tu ti fermasti?"
(Pedro Salinas)
E in quel momento, quando mi hai guardato, ho capito: la mia destinazione, eri tu.
(Sto scoprendo il poeta spagnolo Pedro Salinas con "La voce a te dovuta", Einaudi: una raccolta di versi uscita nel 1933)
Allora sono a NYC. E’ bellissimo tornare, perché ci sente quasi a casa: è stata la mia prima sensazione, anni e anni fa, la prima volta che sono atterrata qui. Guardavo i poliziotti a cavallo, i tombini con il vapore che esce dal marciapiede, i taxi gialli tra i grattacieli, e mi dicevo: ma questo lo conosco, non sono una straniera qui. (La potenza del cinema americano: farci sentire a casa a Manhattan). Ma, dopo tanti anni, questa è un po’ casa davvero: qui ho un’amica storica, con i capelli rossi, jewish, che sembra uscita da un film di Woody Allen, magari il Vicki Cristina Barcelona che ho amato tanto. Ieri sera siamo andate nel "nostro" sushi bar all’angolo, e lei – che è tornata single – mi ha raccontato delle sue (dis)avventure degli uomini, possibili fidanzati, che incontra sugli attrezzatissimi e frequentatissimi siti web di dating on line, ahimé quasi sconosciuti in Italia… E di sentirsi il brivido dei 14 anni quando di anni ne hai più di 40. Oggi andremo a fare la passeggiata più trendy della città, sulla High Line sopraelevata. Mi sono portata le mie infradito d’argento apposta!
eli20 | Lunedì, 14 settembre 2009 @18:11
ho letto e ho pianto
aferdita | Martedì, 8 settembre 2009 @22:18
Che belli questi versi!Lego e mi vengono in mente i bellissimi anni quando speravo che la strada dalla casa a scuola e viceversa non finisse mai.Quando i miei occhi erano solo per lui,quando sentivo solo la sua voce melodiosa che mi sussurrava le parole dolce.Era più bello quando pioveva o nevicava e ci trovavamo di proposito sotto lo stesso ombrello.Sognavamo di restare cosi uniti per sempre..sogni di adolescenti.
Lisa,sai,che pure a me certe parti del'America mi hanno fato la stessa impressione,mi e sembrata di averle viste già.Non mi sono piaciute per niente quelle strade large con quelli edifici basi.E ogni volta che passavo immaginavo di trovarmi nelle scene di un film che a me piace molto ,Le ponti di Madison County.
Non mi e successo lo stesso con Chicago e le sue grattacieli.Mi sembrava di vivere in un sogno.La prossima volta spero tanto di realizzare anche il sogno di vedere New York.Buon permanenza a te!
LISA | Martedì, 8 settembre 2009 @15:10
No, LILA, erano degli altri versi di Salinas... forse hai riconosciuto il tono, la luce, la luminosità dell'innamoramento. Ma hai ragione, è un poeta che mi piace molto. Lo incontreremo ancora!
Lila | Martedì, 8 settembre 2009 @15:05
Ehy Lisa ma io già mi ricordo di questa poesia. L'hai già usata l'anno scorso in uno dei tuoi buongiorni. E' bellissima e quindi capisco...deve piacere proprio tanto anche a te. Buona permanenza a New York
Domenica, 6 settembre 2009 @17:56
Ci sono donne che hanno un segreto. No, non sto parlando di un amante, per carità: almeno su Grazia (per cui ho scritto questo articolo), mi limito a dilemmi fashionisti e non sentimentali. Il segreto su cui mi sto arrovellando è quell’incredibile talento nel scegliere il look giusto day/night: che resista a una mattina di ufficio, un pranzo fuori (in cui io spesso mi accorgo che la mia camicia ha acquistato un’imbarazzante macchia di qualsiasi-cosa-che-non-va-via), uno spiegazzamento di abiti in macchina o in metropolitana, per arrivare perfette, pulite e stirate all’appuntamento serale. Bene, questo non è il mio caso. Non sono una donna 24 ore. Neppure 12. Se ho una cena importante (o anche, semplicemente, una cena), devo, assolutamente devo, passare a casa a cambiarmi. Non solo perché addosso a me gli abiti accumulano stanchezza e macchie, come il mitico Pig-Pen dei Peanuts, che camminava in una nuvola di polvere. No. E’ che in genere al mattino non riesco a scegliere il look strategico che andrà bene anche per la sera. Per quello, sarete d’accordo con me, ci vuole un talento segreto.
La prima rivelazione l’ho avuta osservando un’amica. Che parte avvantaggiata perché si veste sempre di nero. Il che, come ben sappiamo, è un modo furbissimo per: a) mimetizzare il più possibile eventuali macchie; b) non avere indecisioni mattutine. In più, lei ha un piccolo trucco: il gioiello che "fa sera". Ovvero, prima della cena si infila un bracciale importante, un bijou che attrae l’attenzione: et voilà. L’importante, in fondo, è sentirsi vestite da sera "dentro"; e se per farlo basta mettersi una collana, perché no?
Il secondo trucco è altrettanto semplice: una borsa capiente dove stivare quei due o tre accessori che ci cambieranno il look. Il gioiello, abbiamo detto. Oppure, d’inverno, un paio di guanti-gioiello con decorazioni applicate (ci saranno, ci saranno). Chi non resiste 12 ore sui tacchi li terrà in borsa, pronta a togliersi le ballerine o le sneakers da ufficio (ma qui non vi racconto niente di nuovo, basta aver visto almeno una volta il mitico "Una donna in carriera"). Infine, c’è la strategia borsa-dentro-la-borsa: ovvero, dalla capiente sacca, che viene abbandonata in auto, si estrae una "clutch", quelle mini-bags deliziose ma così scomode, in cui si riesce a incastrare a malapena il cellulare (e le chiavi della macchina).
Fin qui gli accessori. Ma che cosa indossare? Un abito nero, of course, consigliano le modaiole: non si sbaglia mai (e io, che non mi vesto mai di nero, rimango qui ad arrovellarmi)l. Però, per fortuna, le leggi fashioniste ammettono anche i jeans: basta che siano baggy e sapientemente bucati. In fondo, per trasformarli in jeans da sera basta un bracciale.
In questo momento, però, mi sto interrogando su un altro dilemma da guardaroba: cosa mettersi per un (lungo) viaggio in aereo, quali sono gli abiti più comodi per riuscire eventualmente a dormirci dentro, senza per forza avere un’aria troppo stropicciata? Una sorta di look day/night da viaggio. Dilemma su cui mi sono a lungo interrogata (e ho scritto svariati pezzi finto glam), guardando le foto delle solite celebrities che vengono paparazzate all’aeroporto con jeans e tacchi altissimi. Ma, è ovvio, loro non contano: viaggiano sempre in prima classe. Io invece domattina prenderò un aereo (non in prima classe) per New York; e ho deciso di testare sul volo transoceanico, non i tacchi, ma i miei primi jeans. Morbidi e boyfriend look. Vedremo.
E dunque, visto che sarò in aereo, vi lascio anche il Buongiorno di lunedì 7 settembre:
"Del mare dell’estate c’è ora solo
il riflesso del tramonto,
del riflesso solo i volti
e dei volti solo l’attesa".
(Henrik Nordbrandt)
Il mare ora è lontano. E’ solo una foto nel telefonino. Un salvaschermo sul computer. Però. Però il mare è dentro di noi. Un ricordo, certo, ma soprattutto una promessa. Ritorneremo.
(I versi del poeta danese Henrik Nordbrandt sono tratti da "Il nostro amore è come Bisanzio", Donzelli)
claudio | Lunedì, 14 settembre 2009 @11:37
grazie per le belle frasi che ci regali ogni mattina. Sono certo che non sono solo parole e che quelle vibrazioni sono autentiche dentro di te.
Ti auguro la felicita' che spesso si raggiunge solo dopo anni di non inutile tormento... Buona giornata!
LISA | Martedì, 8 settembre 2009 @13:04
Per VIOLA: ops, cosa sono le tuletè?
viola | Lunedì, 7 settembre 2009 @20:54
Ciao.
Premetto che vivendo in una piccola città mi capita raramente di non riuscire a passare a casa. Ma, se succede il trucco è:
come hai ben detto vestire di nero ex pantalone nero + camicia + scarpa bassa + borsa mega da cui estrarre per la sera maglia nera (conosci le tuletè ?) + scapa un pò più elegante (io mai i tacchi causa 1,80 cm di altezza)+ gioiello + borsa adeguata.
Complimenti per la scelta sempre bella dei versi.
sesi | Lunedì, 7 settembre 2009 @17:41
mi è piaciuto quanto hai scritto, è proprio vero e mi ha fatto ricordare quando viaggiavo per lavoro
Anche io sono una pasticciona e talvolta dopo il ristorante mettevo la camicietta dietro-davanti per nascondere le macchie
ciao sesi
Manuela | Lunedì, 7 settembre 2009 @17:38
Lisa complimenti per il tuo nuovo sito! Un abbraccio.
Manuela che guarda al futuro
Venerdì, 4 settembre 2009 @07:44
"Neanche stanotte luna piena.
Ne manca una parte.
Il tuo bacio".
(Ghiannis Ritsos)
Neanche stanotte ci sei. Tutto qui parla della tua assenza: il cuscino intatto accanto al mio, la tazza che non è vicina alla mia, le mani che non mi abbracciano, gli occhi che non mi accarezzano. E la luna, figuriamoci. Non ridere, ma persino la luna mi parla di te.
(I versi del poeta greco Ghiannis Ritsos sono tratti da una raccolta antologica che amo molto, pubblicata da Crocetti Editore: Erotica).
Antonio | Giovedì, 2 dicembre 2010 @01:31
Finalmente qualcuno che ama, come me, Erotica di Ritsos! Posso essere tanto sfacciato da dirti che anche io mi diverto a mettere insieme qualche verso ogni tanto? Ti piacerebbe leggerne qualcuno? Complimenti per il blog, ciao!
woland | Mercoledì, 9 settembre 2009 @12:40
FRA L’1 E IL 2 GENNAIO
(MILOŠ DOLEŽAL)
Di notte mi sono dovuta alzare
e scostare la tenda alla finestra
le stelle pascolavano nel prato
e una, nei dintorni di Orione,
ecco che si smarrisce e cade nel pozzo.
L’ovvia vicinanza era un tale incanto
che ho parlato a voce alta
e mi stupisco davvero
che abbiate potuto dormire e non vedere nulla
Un risveglio nella notte. Di quelli che capitano a tutti.
Davanti lo stupore del mondo, della natura e delle cose.
Grazie a questo poeta ceco contemporaneo per l'emozione che ha saputo darmi.
woland | Mercoledì, 9 settembre 2009 @00:40
Il mio cuore è malinconico da sempre. Ho 35 anni e non riesco a ricordare un momento della mia vita in cui regolarmente non mi sono ritrovato sprofondato nel sentimento angosciante e sincero che è la malinconia. Per tutto... anche per i granelli di sabbia che mi passavano nelle mani nelle estati della mia infanzia. Sapevo che non li avrei mai più rivisti.
Per riprendere in qualche modo le parole di una poesia di Trakl (Primavera dell'anima), credo che ognuno di noi debba mantenere sempre intatta la primavera che ha dentro, tenendo sempre a mente che gli autunni del cuore ci sono e ci saranno sempre. Si possono assaporare anche quelli.
"Urlo nel sonno; per nere calli precipita il vento,
l'azzurro della primavera fa cenno tra frangentesi ramaglia,
purpurea rugiada notturna e si spengono all'intorno le stelle.
Verdino albeggia il fiume, argentei gli antichi viali
e le torri della città. Oh mite ebbrezza
in scivolante battello e gli oscuri richiami del merlo
nei giardini infantili. Già si rischiara il roseo velo."
LISA | Martedì, 8 settembre 2009 @13:22
WOLAND, ho amato tantissimo Trakl, la sua tragica storia, e i "paesi autunnali del cuore", come dici tu... Tempo fa, per City, ho usato quest suoi versi:
"Sempre ritorni tu, malinconia
dolcezza del cuore solitario.
Muore avvampando una giornata d’oro".
Le giornate d'oro che muoiono avvampando sono uno dei piaceri dell'autunno. Ma il tuo cuore che si prepara a raccogliere le foglie, è un cuore malinconico? E tu, chi sei? Racconta...
woland | Martedì, 8 settembre 2009 @09:01
Ciao Lisa,
è la prima volta che ti scrivo, ma ti leggo da molto. Su City ogni mattina.
I versi di Ritsos mi hanno riportato alla mente - non so bene perchè - la fine della poesia Canto serale di Georg Trakl.
Quando io presi la tua mano esile
battesti piano gli occhi rotondi:
ora è perduto.
Ma se una buia armonia penetra l'anima
appari tu bianca ai paesi autunnali del cuore.
questi "paesi autunnali del cuore" mi emozionano come poche altre cose... sarà che l'autunno ormai è in germoglio e che lentamente anche il mio cuore si prepara a raccoglierne le foglie.
Buona giornata a tutti.
ale§os | Venerdì, 4 settembre 2009 @12:59
stasera sarà luna piena ,
le nuvole coprono ancora il suo bacio
Lila | Venerdì, 4 settembre 2009 @10:29
Hai ragione cara Lisa quando siamo innamorate ogni cosa ci parla del nostro amato. Sono contenta che tu mi abbia dato il buongiorno con questa poesia, questo autore mi è sempre piaciuto. Buona giornata a tutte/i voi e un abbraccio alla sempre più pasionaria Simona.
Giovedì, 3 settembre 2009 @07:46
"So che sei: e mi fermo nella notte.
Sto ferma in mezzo al giardino che odora di pioggia…"
(Anna Lesznai)
Sto ferma, immobile. Vorrei che tutto si fermasse, per un momento. Tutto: la notte, la pioggia sulle foglie, il respiro del giardino, le luci della città, l’estate che finisce. E la certezza, questa disarmante certezza, di sapere che ci sei. Che tu sei. Anche per me.
(Questa poesia, della poetessa e pittrice ungherese Anna Lesznai, è un regalo. E’ un regalo di Andrea Rényi, la mia amica traduttrice ungherese - che potete scoprire sul suo blog, http://andrearenyi.blogspot.com/ . Di lei, tra l’altro, quest’estate ho letto un romanzo che ha appena tradotto: si intitola "Non davanti ai bambini", di András Nyerges, Elliot Editore. Storia di un’infanzia a Budapest. "Non davanti ai bambini"; ovvero "Nicht vor dem Kind", in tedesco: come spesso capitava, in Mitteleuropa, la lingua parlata ogni giorno era mischiata a frasi e parole di altre lingue. E il tedesco, allora, era come l’inglese oggi, anzi di più. "Non davanti ai bambini", frase ripetuta da nonni e genitori. Eppure davanti al bambino, il piccolo protagonista, succede di tutto: liti familiari, la deportazione degli ebrei, la guerra, l’arrivo dei russi… La storia vista dal basso. Per me, che sono appena stata a Budapest, un libro che mi ha riportato lì. Per tutti, un libro per tornare indietro e riguardare il mondo dall’altezza di un bambino).
speranza | Mercoledì, 9 settembre 2009 @21:29
che bello, lisa, ti ricordi! Mi sono persa un po' il blog, ma leggo sempre i tuoi articoli su grazia e le poesie su city. Un bel film che ho visto di recente? un film polacco su sky, "katyn". Drammatico, ma vero, bellissimo.
LISA | Martedì, 8 settembre 2009 @13:06
Io, SPERANZA, mi ricordo molto bene di te, e dei tuoi commenti sui film... Io che nel mio altrove straniero, ahimè, vado così poco al cinema!
speranza | Sabato, 5 settembre 2009 @21:02
e'vero simona, glam cheap e' arrivato in anticipo rispetto a tanti altri, lo pensavo anch'io tempo fa, pensavo proprio la stessa cosa...
colgo l'occasione per un saluto a chi ancora si ricorda di me. e un saluto in particolare a lisa, che col suo blog e' entrata nella storia della mia vita (per precisione, non e' cambiato nulla da allora, non ci son state novita' ).
LISA | Venerdì, 4 settembre 2009 @08:16
Per SIMONA PASIONARIA: è vero, uffa. Ma spero che Stella continui la sua strada...
LISA | Venerdì, 4 settembre 2009 @08:13
Cara MIRIAMROSAGIALLA, Budapest non è per niente glam (un unico suggerimento: dormire nel design hotel Lanchid, sul Danubio, con la facciata che si muove al vento: http://www.lanchid19hotel.hu/ ), ma è proprio questo il suo fascino: assenza totale di glam cheap. Ti consiglio invece, oltre a Non davanti ai bambini, di leggere qualcosa di quello che è il più grande scrittore ungherese del Novecento, Sándor Márai: è stato pubblicato da Adelphi. Prova con La donna giusta. Un grande libro a quattro voci (la moglie, il marito, l'amante, l'amante dell'amante); che parla di amore, matrimonio, degli ideali della borghesia... Struggenti anche i romanzi di Magda Szabó: ad esempio, La ballata di Iza (Einaudi), un corpo a corpo tra madre e figlia nella Budapest degli anni Sessanta. E infine un suggerimento goloso: la pasticceria Gerbeaud, quasi un monumento nazionale. Io adoro i dolci a forma di mezzaluna ripieni di semi di papavero...
MiriamRosaGialla | Giovedì, 3 settembre 2009 @19:18
Salve, Andrea, grazie dei dettagli, andrò sicuramente a cercare il libro, magari riesco a leggerlo prima della mia permanenza a Budapest, sono molto affascinata da questa città, che anche per la sua storia passata mi sembra come sospesa tra occidente e oriente (penso all'impero ottomano)...
Andrea | Giovedì, 3 settembre 2009 @18:35
Qualche parola su Anna Lesznai: pseudonimo di Amalia Moscowitz (Budapest, 1885 - New York, 1966), poetessa, scrittrice, artista. Esponente del "gruppo degli Otto" ed è legata alla generazione "Nyugat", la più importante corrente letteraria ungherese del ventesimo secolo. In esilio a Vienna dal 1919 al 1930, costretta a lasciare di nuovo il paese nel 1939. Si stabilisce a New York dove insegna e cura la sua ampia attività artistica che comprende la pittura, i ricami, la poesia e le favole, tutti ispirati da motivi popolari e fortemente radicati nella natura. Autrice di quattro volumi di poesie e di raccolte di favole, illustrate da lei.
MiriamRosaGialla | Giovedì, 3 settembre 2009 @18:08
Cara Lisa, che bello sentirti parlare di Budapest, è una delle capitali europee che mi manca e che visiterò in ottobre....hai qualche suggeriemnto "glam" da darmi, visto che ci sei appena stata?
ora vado a curiosare sul sito della tua amica poetessa.
simona pasionaria | Giovedì, 3 settembre 2009 @15:40
Ti farà piacere leggere un articolo sul Corsera di oggi (pag 27), ma magari l'avrai già visto on line: "Dalla mondanità ai crac, nasce il romanzo rosa recessionista". In pratica si parla delle nuove trame della chick lit e delle sue eroine: non più romantiche fughe su jet privati, ma vendita delle Jimmy Choo su eBay per salvare la famiglia dal collasso finnaziario. Questo perchè esce a breve "Confessions of a Reluctant Recessionista" di Amy Silver. Insomma, con Stella - e il tuo Glam Cheap - hai precorso i tempi. E queste miss di Sua Maestà ci arrivano solo ora beccandosi le pagine dei quotidiani .... è un'ingiustizia però.
La Fan
Mercoledì, 2 settembre 2009 @10:43
"La tua nostalgia è un mare che puoi navigare,
la tua nostalgia è un terreno su cui puoi camminare,
perché te ne stai allora inerte e scorata
fissando il vuoto?
Verrà un mattino con un orizzonte più rosso
di tutti gli altri,
verrà un vento a porgerti la mano:
mettiti in cammino!"
(Edith Södergran)
Sì, la nostalgia ci spinge indietro. Ma è anche la bellezza di ciò che siamo stati, di ciò che abbiamo amato: ora, possiamo guardare avanti.
(Edith Södergran è morta giovane, nel 1923. Aveva 31 anni. La sua è una storia davvero romantica, e cerco di raccontarla mentre guardo la sua foto: un abito bianco accollato, di pizzo, le maniche lunghe; i capelli biondi raccolti e vaporosi… Lo sguardo lontano. Edith guardava lontano, verso i confini, verso l’orizzonte. Era una ragazza del Nord, terre di nevi e betulle: nata a San Pietroburgo, ma da genitori finlandesi-svedesi, frequentò il liceo tedesco dove andavano le ragazze di buona famiglia, davanti al Palazzo d’Inverno. Così le prime poesie le scrisse in tedesco, e poi in russo, finché passò allo svedese. Vide la Rivoluzione d’Ottobre: era lì, sognava anche lei, sognava un altro mondo, nuovo; e sognava, come tutte le ragazze, l’amore. Ma il suo orizzonte, che immaginava "rosso", idealista, rivoluzionario, cominciò a rimpicciolirsi, a restringersi, diventò quello di un sanatorio: era malata di tubercolosi, il "mal sottile" dei primi del Novecento, di cui morì. Oggi è una delle poetesse più amate in Svezia, ma praticamente sconosciuta in Italia. I versi che ho scelto per City del 2 settembre sono tratti da "Notturno ed altre poesie", Pagliai Editore: un piccolo omaggio a una ragazza che sognava, nel Nord)
ale§ò | Martedì, 8 settembre 2009 @10:51
stralciando da una mail dell'amata ( ex) , una non poesia:
SE MI DICI ADDIO
Lo sai che lo rispetto
null' altro che questo.
Con il solito affetto
Laura
aferdita | Mercoledì, 2 settembre 2009 @22:02
Bentrovata Lisa,e bentrovate tutte!Sto in Italia da solo poche ore e sono già invasa da un onda di nostalgia.Di quella ombra sottile che comincia a possesarsi di te quando dai l'ultimo sguardo alla casa,ai mobili coperti,alle serrande chiuse,e percepisci quel silenzio che regnerà li per un anno intero.Appena giri la chiave per chiudere la porta senti il bisogno di ritornare di nuovo.Ma ormai hai preso il tuo viaggio,hai fato l'ultima passeggiata al riva mare e hai preso l'ultimo caffè vedendo i colori del mare con il levar del sole,e poi godendo il tramonto sorseggiare l'aperitivo,per poi mangiare il pesce fresco sentendo il rumore delle onde,e vedere la luna quasi piena che ti accompagna.Hai chiusa la valigia dove hai posto non solo i vestiti ma anche un po di tuo paese,di profumi di colori di ricordi.E cosi riparti pieno ma pian piano che ti allontani da lì una leggera tristezza di si posa sul cuore e rimane li finché torni di nuovo.Ma e bello anche questo,vivendo in un paese avendo nell cuore il tuo,che ti da forza e ti fa la vita di tutti i giorni più leggera.Un cuore pieno di ricordi e pieno di nostalgia e un cuore sano e piena di risorse.
Grazie Lisa,che trovi sempre le parole giuste al tempo giusto,e ci fa riflettere.
carla | Mercoledì, 2 settembre 2009 @16:45
c'è una strana relazione in questi "buongiorno" : un pensiero segreto che ci crogioliamo da soli, una nostalgia per qualcosa che è stato... e i nostri pensieri segreti talvolta portano anche nostalgia.
oggi mi sento anch'io così: con un pensiero segreto e nostalgico
Martedì, 1 settembre 2009 @08:14
"Si teneva stretto a quel pensiero, quasi fosse un pacchetto che aspettava di aprire".
(Anne Tyler)
E’ un pensiero segreto che teniamo in tasca, quasi un talismano. Gli altri non sanno: noi sì, è per questo che ci luccicano gli occhi, è per questo che non li ascoltiamo. Così mi tengo stretta a quel pensiero: il pensiero che sì, presto cammineremo insieme sull’orlo delle cose che devono succedere. E per una volta, è bello anche aspettare.
(La frase della scrittrice americana Anne Tyler, che ho scelto per City di oggi, 1 settembre, è tratta dal suo ultimo romanzo pubblicato in Italia, "La bussola di Noè", Guanda; un romanzo che, purtroppo, mi ha deluso. Ma la Tyler rimane una delle mie scrittrici preferite, soprattutto per un libro che è un vero passaparola al femminile, "Per puro caso": storia di una quarantenne, sposata, figli adolescenti, che dopo una mattinata in spiaggia decide che no, lei non torna a casa… e se ne va, in cerca di un'altra vita, con le scarpe da ginnastica ai piedi e il costume in borsa. Chi di noi, anche nella più sorridente delle vite, non ha mai avuto la tentazione? Io, sì)
@tsaf | Mercoledì, 2 settembre 2009 @15:43
già....
ljuba | Mercoledì, 2 settembre 2009 @10:31
grazie....per la frase di oggi che poi era ieri....per ricordarci di quei pensieri segreti che ci fanno luccicare gli occhi ......bellissimo! trovi sempre così bene le parole....brava e ancora grazie!