Mercoledì, 31 marzo 2010 @07:37
"Vagabondavo solo come una nuvola
che fluttua alta su valli e colline
quando all’improvviso vidi una folla, una schiera di narcisi d’oro
lungo il lago e sotto gli alberi
che danzavano nella brezza.
…
Spesso quando sono disteso
senza pensieri, o pensieroso
balenano ancora al mio occhio interiore
che rende la solitudine beata;
e allora il mio cuore si riempie di piacere
e balla con i narcisi".
(Wordsworth)
Coraggio, apri il tuo cuore: è primavera.
Ancora Wordsworth, come per il Buongiorno del 25 marzo; del resto, è primavera… Anche se non ho ancora visto prati dorati di narcisi. E’ bellissimo l’ultimo verso, in inglese, l’idea di questo "heart as a dancer", a ritmo jazz spero:
And then my heart with pleasure fills
and I dance with the daffodils
Lila | Giovedì, 1 aprile 2010 @09:22
Grazie a te Lisa e grazie anche a te cara Claudia, l'occhio si rincuora ed il cuore si rinfresca dopo aver visto e sentito queste cose.
LISA | Giovedì, 1 aprile 2010 @08:52
Io un prato intero di daffodils (o narcisi, o giunchiglie) l'ho visto solo al cinema: in "Big Fish", il film di Tim Burton del 2003, lui, Ewan McGregor, pianta un intero prato di daffodils dorati davanti alla finestra della ragazza che vuole conquistare (nel film, Alison Lohman). E lei ovviamente gli dice di sì... La cosa buffa è che, googlando per rivedere la scena, ho scoperto che il prato di 10.000 daffodils del film era stato usato per una vera dichiarazione d'amore a sorpresa, di un ragazzo della troupe alla sua fidanzata. Guardate qui. Ah, gli americani!
http://www.diamondsourceva.com/ShoppingAdvice/ProposalStories/proposals-Chris-Heather.asp
LISA | Giovedì, 1 aprile 2010 @08:51
Per CLAUDIA MDG: grazie della rosa scozzese!
Anonimo | Mercoledì, 31 marzo 2010 @21:32
i narcisi , fiori bellissimi e profumati,non ne ho mai raccolti, raramente li ho visti fiorire nei prati, nel sottobosco..Non so dire, davvero,per quale strana alchimìa mi ricordano il gelsomino che una mia cara amica era riuscita a far crescere sul suo balcone, in pieno centro di Milano.E qui chiudo.
Lila | Mercoledì, 31 marzo 2010 @17:32
Che buffo, ho pensato che un mazzo di narcisi è stato il mio primo regalo al mio ex marito. Sì lo so che agli uomini non si regalano i fiori ma io sono una poetessa e quindi (puntini). Ora credo non lo farei più ma magari l'amore mi farebbe fare altre cose folli (sempre un pò poetessa rimango). Intanto mi godo tutto quello che mi può offrire questa primavera.
daniela | Mercoledì, 31 marzo 2010 @16:25
Annalisa, portati il giaccone:[)
daniela | Mercoledì, 31 marzo 2010 @16:24
...si, e' quasi Pasqua, ma qui in scozia nevica!
Anonimo | Mercoledì, 31 marzo 2010 @15:09
Ultimamente, generose donazioni: questo è un salotto poliglotta, ricco di cultura. Giusto per restare in Europa, mancano francese e tedesco (per chi ha il privilegio di comprenderlo in versione originale).Link direi quasi emozionante..
claudia mdg insolitamente romantica | Mercoledì, 31 marzo 2010 @13:54
Lisa, oggi Daffodils mi ha riportata indietro ai tempi del liceo, quanto ho amato questa poesia, insieme a altre che non rileggo da decenni! La tua risposta ad Annalisa mi ha fatto tornare in mente un altro amore di quei tempi, il poeta scozzese Robert Burns, che è quasi contemporaneo di Wordsworth. Scusate il romanticismo spinto (insolito per me) ma io i link alla poesia A red red rose (sempre in tema floreale) e alla versione in musica con dipinti scozzesi d'epoca li devo proprio mettere.
http://www.youtube.com/watch?v=cBCQMWMbeMU
http://www.poemhunter.com/poem/a-red-red-rose/
Buon viaggio annalisa
Giusy | Mercoledì, 31 marzo 2010 @13:49
Scusatemi tutti per questo "fuori tema": LISA: ho trovato e stampato! Leggerò l'articolo prima di affrontare, con calma, il regalo di PABLO. Mi affiderò solo alla mia conoscenza, alquanto arrugginita, del "Castellano" : Andrò anche a rileggere qualcosa di Garcìa Lorca . (accento acuto) Un saluto, veramente speciale a te e a Pablo.
Lila | Mercoledì, 31 marzo 2010 @10:38
Bellissima questa poesia. Già mi immagino la scena di me che ballo in mezzo ai f iori (preferirei in mezzo ai papaveri). Mi hai fatto venire voglia di poesia inglese e in particolar modo mi vengono alla mente i sonetti di Shakespeare. Sarà un tuo prossimo regalo? Oltre a te anche Lila è curiosa. Auguro buon viaggio ad Annalisa farmacista e buona giornata a tutte/i
LISA | Mercoledì, 31 marzo 2010 @10:10
ANNALISA, vai in Scozia, giusto? Allora porta con te "Scottish Love Poems", un'antologia curata dalla scrittrice Antonia Fraser. Io ho una vecchia edizione Penguin dalla quale ho rubato a volte dei versi per il Buongiorno; ma è stata rieditata e la trovi anche su Amazon.
Annalisa farmacista | Mercoledì, 31 marzo 2010 @08:42
Eh si è primavera, ed è bellissima questa fase in cui ancora non è scoppiata l'allergia e allora posso sentire gli odori. Grazie Lisa per tutte queste poesie in inglese: sto già assaporando il mio prossimo viaggio in UK. Anzi ho deciso che comprerò un libro di poesie in inglese. Suggerimento please!
Martedì, 30 marzo 2010 @07:55
"Eravamo due persone in macchina che non parlavano. Penso che sia stato uno scrittore francese a dire che percepiamo quando l’amore nasce e quando tramonta dall’imbarazzo che proviamo stando soli insieme".
(Simon Van Booy)
Perché quel silenzio allora è rumoroso, sussurrante, quasi assordante: dentro, c’è tutto quello che non ci siamo ancora detti. E quello che forse non ci diremo mai…
(La frase di oggi è tratta dal libro di racconti "L’amore arriva d’inverno" di Simon Van Booy, Ponte alle Grazie. Consiglio? No. Un po' troppo iperglicemico persino per me!)
ALEXO | Mercoledì, 31 marzo 2010 @18:41
Eravamo in due in macchina e non parlavamo, lei troppo impegnata a guidare stringendo nervosamente le labbra
per non cedere a me che la corteggiavo follemente, sul filo dei 120 Km/h; il casello arrivò troppo presto, ah
se almeno avessimo avuto il Telepass!
Giulia | Mercoledì, 31 marzo 2010 @15:55
:-)
Oggicomeoggi lavoro a Novara, ma ti leggo su City Torino... La tua rubrica è sempre una piacevole sorpresa. Che bello che ci sia ancora spazio per un angolo di poesia!
Pablo | Mercoledì, 31 marzo 2010 @10:17
Cara Lisa, quanto mi attraggono le tue citazioni sul silenzio, mi sembra che parlano di me (puntini)
LISA | Mercoledì, 31 marzo 2010 @07:25
Ciao GIULIA, redattrice dove? Dimmi almeno la città... (Uffa, l'Autrice è sempre più curiosa).
Giulia | Martedì, 30 marzo 2010 @21:56
Mi piace molto la tua rubrica su City... Se ti stufi, mi avvisi? Così continuo io :-)
(Sono una redattrice amante della poesia)
woland | Martedì, 30 marzo 2010 @15:26
A me il libro è piaciuto molto... una fonte inesauribile di periodi bellissimi.
Grazie per averlo segnalato Lisa!
Lila | Martedì, 30 marzo 2010 @13:31
Di questa poesia mi colpisce proprio il fatto del silenzio. E' così che con il mio ex mi trovavo negli ultimi giorni di convivenza. Sono dovuta scappare da lui per riuscire a rifarmi una vita e a stare bene. Ora mi sembra assurdo che quando ci sentiamo siamo distaccati se penso che prima, senza il suo amore, non avrei saputo vivere (ma forse non era amore). Ma è bello il silenzio di due che si sono innamorati e che si conoscono da poco...(scusa i puntini Lisa). Soffi capitolini
Lunedì, 29 marzo 2010 @08:10
"Ci sono corpi come fiori
altri come pugnali
altri come lacci d’acqua
ma tutti, prima o poi
saranno bruciature che in un altro corpo affondano
trasformando grazie al fuoco una pietra in un uomo".
(Luis Cernuda)
Se ti avvicini troppo, brucio. Adesso ho capito perché.
Vi avevo promesso versi di fuoco: eccoli. Sono di Luis Cernuda, poeta che sto scoprendo adesso, e la traduzione è un regalo di Pablo, lettore del blog. Cernuda fu fashionista e gay (allora si diceva omosessuale e dandy), in anni in cui era ancora scandaloso, gli anni Trenta a Madrid. Allievo di Salinas – ricordate "Non ho bisogno di tempo/ per sapere come sei:/ conoscersi è luce improvvisa", il mio Buongiorno del 18 settembre? – morì in Messico nel ’63, a casa di amici, mentre in piedi, in pigiama, appena uscito dal bagno, si accendeva la pipa.
Ed ecco come suonano i suoi versi in spagnolo:
Unos cuerpos son como flores,
otros como puñales,
otros como cintas de agua;
pero todos, temprano o tarde,
serán quemaduras que en otro cuerpo se agranden,
convirtiendo por virtud del fuego a una piedra en un hombre.
Carlos | Giovedì, 20 maggio 2010 @20:29
Questi primi versi sono belli, ma quelli che seguono sono ancora più belli, più intensi e profondi.
Srebbe il caso di citarli.
Giusy | Giovedì, 1 aprile 2010 @15:55
Avvincente, Pablo, molto ispirata. Vero; la quarta strofa e, per me, l'ottava, sono sublimi.
Pablo | Giovedì, 1 aprile 2010 @10:18
Ciao Lila, difficile compito mi hai affidato.
A poco a poco sto tentando di farlo indegnamente, ti mando il risultato quando è pronto.
A presto
Lila | Mercoledì, 31 marzo 2010 @09:27
per quelli che non sanno che cos'è un link
A UN POETA MUERTO
(F.G.L.)
Así como en la roca nunca vemos
La clara flor abrirse,
Entre un pueblo hosco y duro
No brilla hermosamente
El fresco y alto ornato de la vida.
Por esto te mataron, porque eras
Verdor en nuestra tierra árida
Y azul en nuestro oscuro aire.
Leve es la parte de la vida
Que como dioses rescatan los poetas.
El odio y destrucción perduran siempre
Sordamente en la entraña
Toda hiel sempiterna del español terrible,
Que acecha lo cimero
Con su piedra en la mano.
Triste sino nacer
Con algún don ilustre
Aquí, donde los hombres
En su miseria sólo saben
El insulto, la mofa, el recelo profundo
Ante aquel que ilumina las palabras opacas
Por el oculto fuego originario.
La sal de nuestro mundo eras,
Vivo estabas como un rayo de sol,
Y ya es tan sólo tu recuerdo
Quien yerra y pasa, acariciando
El muro de los cuerpos
Con el dejo de las adormideras
Que nuestros predecesores ingirieron
A orillas del olvido.
Si tu ángel acude a la memoria,
Sombras son estos hombres
Que aún palpitan tras las malezas de la tierra;
La muerte se diría
Más viva que la vida
Porque tú estás con ella,
Pasado el arco de tu vasto imperio,
Poblándola de pájaros y hojas
Con tu gracia y tu juventud incomparables.
Aquí la primavera luce ahora.
Mira los radiantes mancebos
Que vivo tanto amaste
Efímeros pasar junto al fulgor del mar.
Desnudos cuerpos bellos que se llevan
Tras de sí los deseos
Con su exquisita forma, y sólo encierran
Amargo zumo, que no alberga su espíritu
Un destello de amor ni de alto pensamiento.
Igual todo prosigue,
Como entonces, tan mágico,
Que parece imposible
La sombra en que has caído.
Mas un inmenso afán oculto advierte
Que su ignoto aguijón tan sólo puede
Aplacarse en nosotros con la muerte,
Como el afán del agua,
A quien no basta esculpirse en las olas,
Sino perderse anónima
En los limbos del mar.
Pero antes no sabías
La realidad más honda de este mundo:
El odio, el triste odio de los hombres,
Que en ti señalar quiso
Por el acero horrible su victoria,
Con tu angustia postrera
Bajo la luz tranquila de Granada,
Distante entre cipreses y laureles,
Y entre tus propias gentes
Y por las mismas manos
Que un día servilmente te halagaran.
Para el poeta la muerte es la victoria;
Un viento demoníaco le impulsa por la vida,
Y si una fuerza ciega
Sin comprensión de amor
Transforma por un crimen
A ti, cantor, en héroe,
Contempla en cambio, hermano,
Cómo entre la tristeza y el desdén
Un poder más magnánimo permite a tus amigos
En un rincón pudrirse libremente.
Tenga tu sombra paz,
Busque otros valles,
Un río donde del viento
Se lleve los sonidos entre juncos
Y lirios y el encanto
Tan viejo de las aguas elocuentes,
En donde el eco como la gloria humana ruede,
Como ella de remoto,
Ajeno como ella y tan estéril.
Halle tu gran afán enajenado
El puro amor de un dios adolescente
Entre el verdor de las rosas eternas;
Porque este ansia divina, perdida aquí en la tierra,
Tras de tanto dolor y dejamiento,
Con su propia grandeza nos advierte
De alguna mente creadora inmensa,
Que concibe al poeta cual lengua de su gloria
Y luego le consuela a través de la muerte.
Luis Cernuda
Ora Pablo sarebbe gradita una traduzione, potresti?
Pablo | Mercoledì, 31 marzo 2010 @08:46
Brava Giusy,
mi piace tanto "Quien yerra y pasa, acariciando
El muro de los cuerpos".
baci
Giusy | Martedì, 30 marzo 2010 @21:55
Evviva, ci sono riuscita. E l'ho anche stampata. Non so dirvi quanto tempo impiegherò a leggerla: "captarla" veramente, forse mai.Bel regalo mi avete fatto.Grazie di nuovo, Lisa e Pablo .
Giusy | Martedì, 30 marzo 2010 @20:38
Sono recidiva...forse dovrei optare per l'anonimato.
Anonimo | Martedì, 30 marzo 2010 @20:34
Ti ringrazio, Pablo, ad occhi chiusi: Non so cosa sia un "link",, sono anziana e il vostro linguaggio telematico mi sfugge.. Andrò comunque a gustarmi il tuo "regalo".. non mi servono traduzioni, anche se,a volte, il testo a fronte può essere interessante: Grazie di nuovo, Hidalgo!
Pablo | Martedì, 30 marzo 2010 @19:47
Cara Giusy,
questo il link alla versione in spagnolo. Purtroppo non so se è stata tradotta, Lisa mi ha già dato il compito di informarmi ed io obbedisco,
ciao
Giusy | Martedì, 30 marzo 2010 @13:53
Grazie per i dettagli. L'elegìa dedicata a Garcìa Lorca, e scusa per l'accento grave sulla i, dove la si può trovare o, meglio, scovare?
Lila | Martedì, 30 marzo 2010 @13:33
credo di aver perso una esse per strada, vero?
Lila | Martedì, 30 marzo 2010 @13:02
Grazie Lisa e grazie Pablo di darci tutte queste informazioni o come si direbbe in Spagna mucha gracias (del mio spagnolo non sono tanto sicura)
Pablo | Martedì, 30 marzo 2010 @11:58
Errata corrige, "conosciuti"
Pablo | Martedì, 30 marzo 2010 @11:55
Ciao Lisa,
in effetti si sono conosciuto a Madrid, Cernuda e García Lorca, anche se entrambi sono molto diversi. Mentre Federico vive la sua omosessualità come un dibattito interno molto forte, Cernuda la mostra senza pudore fin da molto giovane. Anche le fonti della poesia di entrambi sono lontane una dall'altra.
Invece, per entrare più nel vivo della questione, Federico ebbe il merito di presentare a Cernuda l'attore del quale questi s'innamorò e al quale dedicò i suoi due più bei libri: "Donde habite el olvido" e "Los placeres prohibidos", i cui titoli sono già stupendi.
Cernuda partecipò anche alla guerra attivamente, per un periodo molto breve, nonostante il suo fashionismo, e alla morte di Federico scrisse un'elegia molto bella.
LISA | Martedì, 30 marzo 2010 @08:04
Per GIUSY: sì, Cernuda aveva conosciuto, e frequentava, García Lorca a Madrid. Era l'inizio degli anni Trenta. Poi, nel mezzo della Guerra Civile, lascia la Spagna: nel 38 comincia il suo esilio. Ma forse Pablo potrebbe raccontarci qualcosa di più? Per LEI E IL SUO CAFFE' AL GINSENG: ma vuoi dirmi che lui, l'uomo che ti conosce da quando eri piccola, l'uomo fidanzato a un'altra, l'uomo a cui pensi, non sa nulla di quello che provi per lui? Non gli hai detto niente? Per X: bello, nel film e nei versi di Girondo, l'elogio delle donne che sanno volare. Ma lui doveva per forza catapultarla fuori dal letto, la poveretta che non ha le ali?
ALEXO | Martedì, 30 marzo 2010 @06:41
Per Lei e il suo caffè al ginseng ( bellissimo questo nickname, te lo invidio); niente consigli in questo campo minato che è l'amore, ti dico solo che stanotte non ho dormito pensando a lei. Tu dormi?
Cara Lilabella, anche io la pensavo come te, ma quell'amorino dispettoso di Cupido svolazzava una sera di primavera a Villa Ada.
Comunque, essendo ormai sveglio da ore, aspetto con ansia il regalo che ci farà Lisa stamattina: grazie a lei ho scoperto Mark Strand che ha letteralmente cambiato la mia vita. Ho tradotto " La storia delle nostre vite" , mi piacerebbe metterla a disposizione di tutti i tuoi lettori. Buon giorno!
Lei e il suo caffè al ginseng | Martedì, 30 marzo 2010 @00:10
Carissimo Alexo,
ti capisco benissimo.
Ho vissuto una storia simile alla tua penso ed è straziante.
Ancora oggi a distanza di mesi, fa male un amore a metà.
Ho un fardello che penso sia la causa di questo continuo soffrire ed è il fatto che non gli ho mai detto quello che provo per lui, mentre lui si è sempre aperto con me.
Se gli confesso tutto quello che provo e che rappresenta per me, secondo voi... sbaglio? Potrei stare meglio dopo?
Quanti dubbi per nulla.
Lilabella | Lunedì, 29 marzo 2010 @22:17
Oggi è il compleanno di Claudia la mamma del gladiatore ed io mi sono divertita a mandargli una cartolina virtuale niente male, speriamo che possa leggerla ed ascoltarla. TANTI AUGURI CARA CLAUDIA E SOFFI POTENTI.
Lilabella | Lunedì, 29 marzo 2010 @22:15
Per x.:Bella la canzone-poesia ma non ho capito se il video del film è solo quello che si vede nel blog (c'è solo un'immagine che si vede), belle le parole di Machado e particolare l'impostazione del blog. E' il tuo? Comunque grazie.
Per Alexo: non saprei dirti del tuo amore segreto, il mio di amore era un amore alla luce del sole, anche se poi non è andata bene e ora devo dire che sono un pò prevenuta verso l'altro sesso perché non è facile trovare una persona che ti sappia conquistare (almeno non lo è per me). Non mi piacciono inoltre le situazioni difficili e non mi piace dividere l'amore con qualcun altra. Buona serata
ALEXO | Lunedì, 29 marzo 2010 @19:46
Lisa e Lila, non so bene perchè lo scrivo su questo blog,
ma a chi potrei dirlo in effetti? Un amore proibito, un amore segreto finisce nel silenzio del quale si è nutrito.
Oggi eravamo su una collina inondata dal sole dell'ultimo marzo, il vento veniva fresco dal mare: eravamo felici mentre ci dicevamo addio, gli ultimi baci,
gli inutili rimpianti. Dovrò dimenticarla, ma tra qualche giorno è a cena da me col marito. Buon appetito!
x. | Lunedì, 29 marzo 2010 @14:54
decisamente meglio in spagnolo.
è sempre un piacere conoscere allievi di Salinas, grazie Lisa!
Ti consiglio "El lado oscuro del corazon" di Eliseo Sabiela, regista argentino; è una meravigliosa fusione di cinema e poesia sudamericana (Girondo e Benedetti su tutti).
Posto il link con il video della scena iniziale del film ed il testo della poesia di Oliviero Girondo.
http://revolucionyhumanismo.blogspot.com/2009/05/me-importa-un-pito.html
ALEXO | Lunedì, 29 marzo 2010 @13:34
Se ti avvicini troppo, brucio; lei mi datto proprio così come pretesto per lasciarmi, perchè era un amore impossibile, avrebbe fatto male, molto male ad altri.
"Se non hai un grande amore non hai neanche un epoca grama che ti attende: tuttavia non non siamo padroni delle cose". B. Brecht
giusy | Lunedì, 29 marzo 2010 @13:31
Ciao Lisa, mi piacciono i tuoi "aperitivi letterari", stuzzicano il mio appetito (letterario), quindi farò un salto in libreria e scusami per l'apprezzamento forse un po' troppo gastronomico. Trovo una buona dose di angoscia neri versi, magistralmente tradotti, di questo poeta che non conosco. Li avrà scritti in piena Guerra Civile?Mi chiedo inoltre se avrà avuto occasione di conoscere personalmente Garcìa Lorca.Sicuramente non ha importanza, ma sono curiosa.
Lilabella | Lunedì, 29 marzo 2010 @12:55
Come sono belli questi versi Lisa, in particolare è bella la versione originale, sembra quasi di sentire una melodia con quei primi due versi baciati, l'assonanza tra tarde e agranden e il fuoco che con la sua forza riesce a trasformate in un uomo una pietra. Il tuo commento piccantello poi è una delizia. Soffi a tutte/i di inizio settimana.
Domenica, 28 marzo 2010 @11:14
A volte la moda è questione di centimetri. Per la precisione, dai 3 ai 5 centimetri, non di più. Ovvero quello che rende uno stiletto un "kitten stiletto". Chiamatelo come volete: uno stiletto gattesco, come suggerisce il nome, oppure uno stiletto baby, uno stiletto in miniatura. La scarpa in questione non ha soltanto un nome bizzarro, ma anche una storia: bizzarra pure lei. I "kitten stiletto", infatti, sono stati inventati in America negli anni Cinquanta: alti ma non troppo, sexy ma non troppo, e quindi adeguati per ragazze adolescenti. Ma adesso? Cosa ce ne facciamo di questi tacchi giocattolo? Ci giochiamo, è ovvio. Le fashioniste non vedono l’ora di metterci le mani, anzi i piedi, e hanno ragione, perché questo è lo stiletto baby: un invito a essere più gattesche; più leziose e giocose e ondeggianti. Senza perdere l’equilibrio, come si rischia invece con un tacco 12: insomma, proprio come un gatto.
Non a caso li vediamo indossati da due delle celeb più gattesche del pianeta: Carla Bruni, sempre più sexy e sempre più chiacchierata; e Nicole Kidman. Quanto a Michelle Obama, anche lei con un paio di "kitten stiletto", appartiene invece alla seconda categoria di donne che li usano: donne pratiche che non vogliono inciampare nella vita.
Non siete convinte? Siete donne che non amano le mezze misure? Che preferiscono, nella vita, camminare rasoterra, per sentire bene il terreno sotto i piedi; oppure amano incedere con l’allure che solo un tacco 12, o almeno 8, può regalare? Come vi capisco. Sarà per questo che il mio unico paio di "kitten stiletto", comprati quando ancora non sapevo neppure si chiamassero così, giace abbandonato nell’armadio delle scarpe. Tanto che la scatola è impolverata e le scarpe sono ancora perfette. Vezzose e molto, molto gattesche: rosse, tranne il tacco, che è nero. Per prima cosa – sono o non sono una cronista di moda? – le ho misurate. 3 centimetri di tacco, il minimo consentito per fregiarsi del nome di "kitten stiletto". Le indosso mentre scrivo. Ma non c’è niente da fare: non mi sono mai sentita molto gattesca, non mi sono mai piaciuti i compromessi. E ahimé, a volte la moda non fa che confermare quello che già sappiamo di noi.
(Questo è un articolo che ho scritto per Grazia. Le mie kitten stiletto le ho reinfilate nell'armadio. Forse potrei venderle su e-bay?)
These types of packages come | Giovedì, 19 luglio 2012 @11:25
These types of packages come from recognized providers. Therefore they are really the perfect Google Plus Profile choice for those who want to obtain CE credit hrs to maintain their particular certification by nationwide as well as express panels.
Lila | Domenica, 28 marzo 2010 @19:42
Anche io amo le ballerine e comunque le scarpe abbastanza comode (ai tacchi preferisco le zeppe), non ho sicuramente un paio di kitten stiletto.
PaperinaTenera | Domenica, 28 marzo 2010 @15:58
scusate ho sbagliato è intramontabili..perdonatemi!
PaperinaTenera | Domenica, 28 marzo 2010 @15:54
amo le scarpe ma sopratutto quelle con tacchi vertiginosi,ne avrò almeno una decina con tacco 12, sì è vero ti fanno sentire più sexy e per me forse anche un po più sicura..ma non c'è niente da fare.. se proprio devo scegliere anche per una serata speciale preferisco le intremontabili ballerine..naturalmente chanel! buona domenica lisa :)
Venerdì, 26 marzo 2010 @08:48
"Gli anni poi passeranno
masse di monti e pietra si frapporranno
tutto sarà dimenticato
come si dimentica il cibo quotidiano
che ci tiene in piedi.
Tutto, tranne quell’istante
in cui sul metrò affollato
ti aggrappasti al mio braccio".
(Titos Patrikios)
Perché in quell’istante, ho capito. Quanto mi volevi, anche tu. Quanto mi desideravi.
(I versi del poeta greco Patrikios sono tratti da "Nuove poesie d’amore", Crocetti Editore: un libriccino bianco da tenere in tasca questa primavera)
ALEXO | Lunedì, 29 marzo 2010 @08:34
Che bello essere coccolato da due gentildonne come Lisa e Lila.
Ma Romana che fine ha fatto? Sai Lisa, ogni volta che mi scappano dei
puntini di sospensione, penso a te e ..., visto! eccoli di nuovo.
Si potrebbe fare un storia solo con..., o una piccola poesia:
...più bella
come posso...
... domani,...
felicità, lacrime...
felicità.
LISA | Lunedì, 29 marzo 2010 @08:03
No, LILA, non l'ho letto - non sono una grande fan dei thriller storici. Per CHINONVUOLDIREILSUONOME: ah, Neruda.
Lila | Domenica, 28 marzo 2010 @19:53
Alexo a me è piaciuta molto questa frase: Per amarla aveva trovato un coraggio che pensava di aver lasciato un giorno in una casa scura e fredda. Bellissima! Ma noi sappiamo che l'Amore come dice Lorenzo Cherubini smuove le montagne e anche l'amicizia. Ieri io e Claudia la mamma del gladiatore ci siamo fatte una passeggiata bellissima vicino al Colosseo approfittando della bellissima giornata romana. Alla faccia della dieta ci siamo mangiate un bel (e buono) gelato e dopo poco abbiamo esultato anche noi per il goal della Roma (che poi ha vinto la partita). E' stato stupendo sentire i romanisti festeggiare e contagiare la gioia alle persone che stavano per strada. E' stato bello anche l'incontro di lettura che ha riguardato il libro 999 L'Ultimo Custode; per caso tu lo hai letto Lisa? Buona serata a tutte/i e ricordatevi che da oggi abbiamo un'ora in più di luce (e vaaai).
ALEXO | Domenica, 28 marzo 2010 @19:28
Grazie Lisa. Ma come hai fatto a scegliere proprio la parole che mi è piaciuto di più scrivere ( e rileggere)?
Sembra che tu mi conosca davvero! Questo blog ha qualcosa di magico, e anche tu.
Ciao.
non voglio dirlo | Domenica, 28 marzo 2010 @17:27
Ah mujer, no sé còmo pudiste contenerme en la tierra de tu alma, y en la cruz de tus brazos!
LISA | Domenica, 28 marzo 2010 @11:10
Per JEJE e QUEVIVACHILE!: invito accolto. Cercherò un po' di fuoco. Che Neruda ci indichi la strada!
LISA | Domenica, 28 marzo 2010 @11:07
ALEXO, mi piacciono le tue parole che sanno di alghe e coraggio e solitudine: "Lei era così: terribile e desiderabile. Donava tutto quello che aveva, prendeva ciò che desiderava. Una donna che preannuncia tempeste, così lui l’aveva chiamata un giorno. Ed ora la tempesta arrivava dal mare, portava un sentore amaro di alghe e solitudine, l'oscurità della sera sul vuoto delle loro vite. Per amarla aveva trovato un coraggio che pensava di aver lasciato un giorno in una casa scura e fredda".
ALEXO | Sabato, 27 marzo 2010 @14:08
ciao ROMANA, benvenuta, anche io sono nuovo in questo salotto
e devo dire che mi sento tra amici, sono contentissimo che tu voglia intrufolarti. Fammi sapere se ti piace almeno un pò, ti dico solo che è abbastanza autobiografica, una lunghissima lettera d'amore e di amicizia. Buona lettura anche a te!
Romana | Sabato, 27 marzo 2010 @13:56
Chiedo scusa, volevo scrivere "intrufolare" Ma alle prese con la tastiera...
Romana | Sabato, 27 marzo 2010 @13:46
Alexo, solo per curiosità sono andata a vedere i "corti" . Piccole perle...Non sono Lila,sono semplicemente una "spettatrice" di questo salotto così sorprendente. GRAZIE! Vorrà dire che mi introfulerò nel tuo racconto.
ALEXO | Sabato, 27 marzo 2010 @10:09
Per Lila: nè giovane nè regista, purtroppo. Vai su PERFIDUCIA, a destra accanto ai corti c'è i blog dell'oca,
clicca leggi le storia, clicca tutti gli eroi, cerca un eroe: MEGALE. BUONA LETTURA!
Breve incipit :
ll mondo per lui precipitava tutti i giovedì pomeriggio alla Regola, tra le viuzze fradice del Ghetto; si nascondeva nell'androne di una chiesaccia scura, zittendo con pochi euro il sacrestano mezzo scemo.
Lei e il suo caffè al ginseng | Venerdì, 26 marzo 2010 @23:02
Per ANONIMO.
Carissimo Anonimo,
le storie-non-storie, come le definisci, sono molto piu' comuni e frequenti delle storie dove è tutto rose e fiori.
Per noi "storie-non-storie addicted" (o forse sarebbe meglio dire affected) i versi che Lisa pubblica e commenta sono un piccolo grande conforto che non ci fa sentire come una mosca bianca e spesso ci spronano.
Voi che avete la possibilità di vivere una storia che magari definiresti con la S maiuscola, potreste usare i versi del Buongiorno di City per apprezzare maggiormente quello che avete e che state vivendo.
Ma, caro Anonimo, le nostre storie-non-storie sono altrettanto forti, profonde e coinvolgenti, non ci risparmiamo mica sui sentimenti, credimi.
Lila | Venerdì, 26 marzo 2010 @23:01
per Alexo: sono andata a curiosare ma ho trovato dei cortometraggi e non dei racconti, ho forse sbagliato traccia? O tu sei uno dei giovani registi italiani?
ALEXO | Venerdì, 26 marzo 2010 @19:44
LISA E LILA, posso invitarvi a leggere e a criticare una mia piccola storia
sul sito PERFIDUCIAINTESASANPAOLO? Se accettate l'invito, cercate
sul sito l'eroe MEGALE e, buona lettura! Era molto tempo che non scrivevo, quando ho visto i personaggi ribellarsi a quello che volevo
scrivere io, e animarsi di vita propria, prendere il controllo della storia e
farsi un viaggio che io non volevo fare, ho avuto quasi paura. Speriamo
che ora se ne stiano buoni. DOLCE SERATA.
Que viva Chile! | Venerdì, 26 marzo 2010 @16:39
Per JEJE: Se vuoi fuoco, vatti a leggere le poesie d'amore di Neruda!Sono belle e non hanno bisogno di essere, più di tanto, spiegate.
jeje | Venerdì, 26 marzo 2010 @15:43
romantici melanconici......ma un pò di presente...un pò di fuoco...un pò di sex!
Unforgettable | Venerdì, 26 marzo 2010 @14:42
Credo conosciate questa canzone cantata da Frank Sinatra e da altri. Ci sono delle persone che hanno fatto parte della nostra vita che non dimenticheremo mai, neanche se dovessero essere distanti anni luce. Non so se comprerò il magico libriccino bianco ma so che ho voglia di cambiamento, di primavera. Mi dispiace per CAM, spero che i tuoi problemi si possano risolvere il prima possibile e ti mando un soffio. Auguro poi a te Lisa e agli altri/e un buon fine settimana. Lila
Cam | Venerdì, 26 marzo 2010 @11:03
per TREX: grazie per il tuo sorriso di luce e ... per quell' invito al lento viaggiare ("slow walking" per gustare i piaceri del viaggio e non essere accecati dal miraggio della meta).
Purtroppo grossi problemi per me per cui per un po' di giorni non potrò leggere i vostri post e annoiarvi con i miei commenti. Spero di poter recuperare tutto un giorno navigando tra gli archivi. Mi mancheranno quei Buongiorno che da non molto tempo salutavano le mie girnate, quelle luminose e serene così come quelle - purtroppo - grigie e dolorose. Oggi piove ...
MEGALEXANDROS | Venerdì, 26 marzo 2010 @09:24
Nu ride, Lalla,
pe’ favore.
Oh, ma che de’, che fai?
Vabbè nun ride,
ma manco devi piagne.
gni vorta
te vedo a Villa Ada
Che balli ,zompi, t’arivorti,
seguenno er ritmo de’ la pizzica taranta,
divento rigazzino a cinquantanni
e me ne moro pelli occhiacci tua.
A notte, poi,
a notte poi nun dormo…
E sono c...i!
Me tengo tutto drentro, zitto, zitto.
Eh! Che ne sai tu delli pensieri mia!
Nu’ ride ,Lalla,
pe’ favore,.
Oh, ma che de’? che fai?
Lascia
Piagne a me solo,
che mo’
so belli guai.
Sì, capita proprio così per caso, anche a 50 anni ( ehm ,anche qualcuno in più, ma che importa?)
Sì , anche io non ti dimenticherò, non dimenticherò il tuo sorriso ironico
e la tua gonna che danza.
Annalisa farmacista | Venerdì, 26 marzo 2010 @09:19
Scrivo qui perchè vedo che c'è già la poesa di oggi, anche se si riferisce alla poesia di ier. Cara Lisa per tradurre delle poesie bisogna essere dei poeti, altrimenti lo facciamo fare al traduttore automatico di Google. Che ridere avete mai provato? Perciò ho apprezzato moltissimo la "licenza poetica", come anche il brano di stamattina. Io però non lo dimentico ancora il momento in cui ho visto per la prima volta il consorte. Ancora no. Ma sarà la primavera.
Anonimo | Venerdì, 26 marzo 2010 @09:12
Ma non c'è mai un Amore? sempre solo storie storie-non-storie? proprio perchè uno legge al mattino in metro...
Giovedì, 25 marzo 2010 @08:24
"E’ il primo giorno mite di marzo
più dolce di momento in momento…
C’è una benedizione nell’aria,
quasi un’arrendevolezza,
una gioia che scende sugli alberi spogli,
sulle montagne nude
e sull’erba nel prato verde"
(William Wordsworth)
Chiudo gli occhi e sento anch’io, finalmente, che è possibile, questo felice abbandono.
I versi di Wordsworth (1770-1850) sono tratti da "Poeti romantici inglesi", un’antologia Mondadori.
Ma sentite com’è lieve l’incipit in inglese:
It is the first mild day of March
each minute sweeter than before...
Giusy | Venerdì, 26 marzo 2010 @12:42
Ciao, poliedrica LIsa. Sai cosa farò? Andrò a"spulciare" qualche vecchia antologia rinchiusa in soffitta: forse troverò qualcosa di Wordsworth, sepolto nella mia memoria.
LISA | Venerdì, 26 marzo 2010 @08:56
ANNALISA FARMACISTA: mi hai colto in fallo su una superlicenza di traduzione! Wordsworth parla di "blessing in the air", una "benedizione nell'aria" che sembra quasi il verso di una canzone, vero? Ma come tradurre quel senso di gioia legato a "to yield", che vuol dire cedere, abbandonare, arrendersi... mi piaceva "arrendevolezza", anche se spezza il ritmo. Anche perché non è solo la natura, gli alberi, i prati che si abbandonano alla primavera; siamo anche noi. Apriamo le finestre, dunque, come dici tu: e lasciamo entrare la primavera.
Annalisa farmacista | Venerdì, 26 marzo 2010 @08:48
Con l'arrivo di queste giornate finalmente miti a me viene voglia di fare mille cose: comincio solo con lo spalancare le finestre per poter sentire finalmente l'odore della primavera che entra. Bellissima "l'arrendevolezza che scende sugli alberi". Mi voglio abbandonare a questa sensazione. Grazie Lisa.
LISA | Venerdì, 26 marzo 2010 @08:46
LILA, la poesia di Wordsworth è lunghissima. (I poeti romantici credevano nelle odi e nelle elegie di pagine e pagine...). Ti riscrivo le prime due "stanze":
It is the first mild day of March,
Each minute sweeter than before;
The redbreast sings from the tall larch
That stands beside the door.
There is a blessing in the air,
Which seems a sense of joy to yield
To the bare trees, and mountains bare,
And grass in the green field.
lele | Giovedì, 25 marzo 2010 @14:36
Escono allegri i bambini
dalla scuola,
lanciando nell'aria tiepida
d'aprile,tenere canzoni.
Quanta allegria ne l profondo
silenzio della stradina!
Un silenzio fatto a pezzi
da risa d'argento nuovo
(G.Lorca)
Felice Primavera, Lisa.
Lila | Giovedì, 25 marzo 2010 @13:49
Allora ciao Alexo e buona giornata
ALEXO | Giovedì, 25 marzo 2010 @13:46
Alex è scontato, non ti pare Lila? Alexo ha un che di greco, di sabbia, di Cicladi , di vacanze imminenti: ciao.
Lila | Giovedì, 25 marzo 2010 @11:59
Cara Lisa mi piacerebbe tanto che tu riportassi il testo integrale di questa poesia. In questi giorni a Roma il tempo è veramente bello e si inizia a sentire l'arrivo della primavera. C'è un'aria nuovo, un nuovo profumo ed è piacevole uscire anche la sera. Io sono contenta perché sono in arrivo le mie 2 stagioni preferite. Ieri invece mi sentivo un pò nostalgica e sono andata a rivedere i post di qualche mese fa. Ho ritrovato i tuoi incoraggiamenti e i soffi che mi hanno mandato le amiche del blog quando stavo poco bene e mi sono commossa. Ora ho ricevuto una mail da Manu e mi sono emozionata. Sento che tante persone di questo salotto mi vogliono bene e sono contenta. In più ora mi sembra di vedere la vita con occhi nuovi e questo è importante. Voglio abbandonarmi anche io e chissà se prima o poi...
Un soffio speciale per Manu, la Pasionaria e la Antoconfusionaria
Lila | Giovedì, 25 marzo 2010 @10:39
Alex o alexo?
alexo | Giovedì, 25 marzo 2010 @10:00
In inglese i primi versi suonano veramente dolci come il miele, sopratutto mild e sweeter rilasciano il lieve sapore dei primi fiori di
primavera. Buona giornata, Lisa.
Mercoledì, 24 marzo 2010 @07:12
"Ti aspetto sulla Via Lattea
al chilometro numero nove
dove comincia il sentiero per Sirio.
(in questa o nella prossima vita).
non è un mio patetico delirio
nè il sogno pazzo di un amante:
è l’eterno-presente-desiderio
che gioca fino in fondo la partita.
è l’amore, indistruttibile diamante"
(Francesca Genti)
Ti aspetto, dunque. Verrai?
(Francesca Genti è una giovane poetessa che sto scoprendo adesso, su consiglio – diciamo affettuosa ingiunzione – di un amico. E mi piace moltissimo: è una vera romantica metropolitana. I versi sono tratti da "Poesie d’amore per ragazze kamikaze", Purple Press. Per chi la vuole conoscere, oggi a Milano, alle 11, c'è un suo reading alla Sala Napoleonica di Brera)
trex | Mercoledì, 24 marzo 2010 @21:24
Per Cam: grazie per le tue parole. E' bello sapere che le mie parole sanno ancora toccare qualcuno,sono lusingata. Adesso sto iniziando a camminare nella luce,è un sentiero stretto,come quello che porta a Sirio,ma comincio a camminare mettendo un piede davanti all'altro,senza guardare ciò che lascio dietro di me. Ci sono molti incontri da fare su questo sentiero e voglio regalare un sorriso ad ogni viandante che vorrà fare un pezzo di strada con me,o accompagnarmi fino a destinazione. Guardarli negli occhi ed arrivare fino all'anima,fino a quella in cui mi specchierò. Spero di non farti scalpitare troppo dietro quei canapi,voglio fare quei tre giri con il sole che mi illumina il viso e scalda la mia pelle. Voglio arrivare a Sirio,a piedi nudi in un bagno di luce.
Giusy | Mercoledì, 24 marzo 2010 @14:10
Mi sto riavvicinando, pian piano, alla poesia.Anzi, riconciliando. Quasi quasi spicco un salto e piombo su Brera: quanta nostalgia!
La leoncina | Mercoledì, 24 marzo 2010 @12:25
Naturalmente sono io, Lila
La leoncina | Mercoledì, 24 marzo 2010 @12:23
Si stanno riaffilando i miei artigli forse perché nell'aria e in me c'è molta voglia di primavera, voglia di un nuovo corso ma anche di mantenere le sane abitudini (è per questo che mi piace scrivere quì). Cam mi dispiace che tu stia passando un brutto periodo spero che passi presto. Cerca di vedere il bello delle cose semplici che abbiamo nella vita. Solo così riuscirai a fuggire dall'incubo, da quel dolore che senti che ti dilania. Inoltre volevo farti notare una cosa Lisa:
E' l'Amore, industruttibile diamante
che gioca fino in fondo la partita,
è l'eterno-presente-desiderio
non è il sogno pazzo di un amante
né un mio patetico delirio.
In questa o nella prossima vita
dove comincia il sentiero per Sirio
al chilometro numero nove
ti aspetto sulla Via Lattea.
Non è sorprendente la magia delle parole di questa poesia? E comunque anche io aspetto. Speriamo bene. Auguro a tutti voi una buona giornata.
alexo | Mercoledì, 24 marzo 2010 @11:03
Lalla , da quanto tempo ti aspetto.Da quanto. Un bacio.
Cam | Mercoledì, 24 marzo 2010 @10:58
I SILENZI SIDERALI SONO MUTI ?
Il silenzio sussurra ciò che le grida impediscono di sentire. Il silenzio ci parla usando un linguaggio che noi non sempre riusciamo ad interpretate. E’ questo il silenzio delle parole parlate. Poi c’è il silenzio del cuore, quello che abita luoghi affollati, quell’assordante silenzio che satura gli "inferni d’asfalto" rendendo il nostro animo torrido (più che gelido) e impermeabile, persino all’amore. A proposito di silenzi e di comunicare (con le parole, con gli sguardi, coi corpi) ho trovato illuminate il libro di Marcela Serrano "Il tempo di Blanca", a detta di qualcuno un po’ troppo "femminile".
Chi sa come sono i silenzi lassù al chilometro nove della Via Lattea, dove si abbandona la strada e si imbocca il sentiero. Chi sa quali incontri si possono fare a quel crocicchio di strade. Chi sa se arriveranno quelle persone che stiamo aspettando già da vite precedenti e che forse mai verranno anche se ne vivessimo altre, infinite, future. Ma ai crocicchi delle strade si fanno gli incontri più strani e inaspettati e, con la scusa di una informazione, altri viandanti ci raccontano le loro vite, ci parlano dei loro sogni infranti o di quelli che stanno ancora sognando. A volte - poi - capita di vedere negli occhi di chi abbiamo di fronte i nostri occhi, quasi che un magico specchio sia interposto tra noi: due viandanti che forse, senza saperlo, stanno percorrendo il medesimo, invisibile, cammino. Uno specchio che parla al nostro cuore e ci invita ad entrare in quel "mondo altro" che è però anche in noi, mondo che fino a quel momento non abbiamo avuto il coraggio di guardare, di esplorare, di conoscere, di capire.
Ieri ero per l’ennesimo volta in ospedale e con me, per cercare di rompere il silenzio di quelle lunghe ore che parlano usando linguaggi che mai vorremo ascoltare, un libricino di Erri De Luca. Uno di quei libri di poesie scritte in prosa che si leggono tutti d’un fiato, libri di carta pesante ma dalla lettura leggera, che impegna ma non affatica. Leggendolo, tra le righe stampate, sembravano affiorare altri pensieri non scritti. Ho provato ad appuntarli sul mio quadernetto. Parole "sofferte dalla morte alla vita".
"Sei di fronte a me notte e giorno. Candela che lentamente ti spegni. Flebile fiamma nelle mani del vento ("Candle in the wind" ha cantato un giorno qualcuno alle nostre anime tristi).
Eppure io sento così forte il desiderio di vita. Vita attorno a me. Vita dentro me. E vorrei abbracciarti - Vita - e passare le mie dita tra i tuoi capelli che si librano nell’aria, stendardo di grazie e dolcezza. Vorrei baciare le costellazioni che decorano il tuo corpo, piccoli nei, arabeschi di henné ed assaporare così il sapore salato delle stelle. Vorrei sentire il caldo e dolciastro latte di quella mandorla scura, porta che conduce alla vita, mistero profondo che tu solo conosci e custodisci e difendi riparandolo dalla luce del sole dall’acque dai venti. Tu Atena-Afrodite, angelo o demone, che vorresti parlare al mio cuore frastornato da urla che fuori impediscono il comunicare, che dentro vorrebbero liberare liberarsi liberarmi, spezzare catene, liberare gli ormeggi, spiegare le vele per salpare verso la Croce del Sud, verso quell’isola – mondo nell’oceano del mondo – dove respirare l’aria fresca e leggera degli Alisei e colorarmi di sole e stemperarmi nel mare e sprofondare in te, Vita, Utero mai sterile, e perdermi e morire e rinascere e ritrovarmi."
Per TREX: tu hai raccontato quello che io ho vissuto (per motivi diversi dai tuoi, credo) e che in parte sto ancora vivendo. Sono parole stupende cara "acchiappa pensieri free-lance", poetessa, scrittrice … che importa tu hai colto l’essenza dello scrivere: catturare il semplice rincorrersi di emozioni e pensieri. Le tue sono parole che scorrono armoniose attraversando i territorio aspri e dolorosi del tuo cuore. Aspetto ora di leggere parole di luce: perché i tuoi occhi parlano e le tue parole toccano (e come toccano); perché il tuo cuore non è un pugno di sangue e di nervi che batte senza ambizioni, ma è un fremito di emozioni che perforano dolorosamente le carni, le tue le mie le nostri carni, generando dolori che sentiamo proprio perché ancora vivi; perché il tuo corpo dà forma a un’anima irrequieta che scruta i silenzi, i tuoi i miei i nostri silenzi, per trovare nuove parole.
Forse però il termine "aspetto" (usato a proposito dell’attesa per leggere le tue nuove parole) non rende bene l’idea: il mio è un aspettare impaziente come quello di cavalli scalpitanti tra i canapi in Pazza del Campo a Siena. Tre giri ci aspettano …
m. | Mercoledì, 24 marzo 2010 @09:41
per trex. ma quanti siamo che ci sentiamo così?
m. | Mercoledì, 24 marzo 2010 @09:41
per trex. ma quanti siamo che ci sentiamo così?
Martedì, 23 marzo 2010 @11:18
"Quell’uomo mi ha offerto, una sera, un bellissimo momento di silenzio. Non lo dimenticherò tanto presto. E’ uno dei miei ricordi migliori dell’anno. C’è chi serba il ricordo delle sue conversazioni, io rammento quel silenzio". (Nina Berberova)
Questo mi piace di te: poter stare in silenzio, ma insieme.
(Conoscete già la scrittrice russa Nina Berberova, e il suo piccolo libro-gioiello, "Il giunco mormorante", Adelphi, che molti di voi hanno già letto. La frase di oggi è tratta invece dal romanzo "Il Capo delle Tempeste", Guanda: storia di tre sorelle, di tre madri diverse, in fuga a Parigi dopo la Rivoluzione d’Ottobre. Storie d’amore e d’esilio)
elisabetta liguori | Sabato, 27 marzo 2010 @13:34
Oh, io adoro il silenzio. e mi fa anche molta paura. trovo che sia uno spazio preziosissimo che ho sempre paura di profanare con una parola sbagliata. ciao Lisa bella!
Pablo | Mercoledì, 24 marzo 2010 @19:41
Ciao "Sudaca", in Spagna purtroppo è un termine che si usa sempre in senso dispregiativo.
In Andalucía diciamo anche "vete por la sombra", ma è quasi sempre ironico.
Io sto girando da 9 anni sotto questi lares. Di dove sei?
LISA | Mercoledì, 24 marzo 2010 @18:47
"Cammina all'ombra e torna portando frutti". Bellissimo. GIUSY, grazie della traduzione. SUDACA, ma tu chi sei?
alexo | Mercoledì, 24 marzo 2010 @16:19
c'è silenzio e silenzio: il mio, ipocrita, perchè volevo chiederle di lui e
non ne ho avuto il coraggio.
Giusy | Mercoledì, 24 marzo 2010 @13:53
Se Pablo e Sudaca non possono risponderti lo farò io."Vayas por las sombras.." è un augurio molto condensato di buon viaggio, buona permanenza e ritorno.Suona più o meno così:" cammina all'ombra e ritorna portando frutti". Ultima cosa: "Sudaca" è l'appellativo che si suole dare ai residenti sudamericani in territorio spagnolo. Non sempre è benevolo...
LISA | Mercoledì, 24 marzo 2010 @07:09
PABLO o SUDACA: "Vayas por las sombras y traigas frutas" : qualcuno traduca, por favor! Per TREX: "io sono il silenzio che se ne va di spalle". Spero che la tristezza, così come nelle tue parole, si volti, ti volti le spalle e ti lasci libera di camminare più leggera.
Trex | Martedì, 23 marzo 2010 @20:06
Per Lila: grazie,adesso c'è già un po' più di luce rispetto a prima. Scrivere qui mi fa lo stesso effetto che descrivi tu
Lila | Martedì, 23 marzo 2010 @19:42
Per Trex: spero che questo dolore che ti immobilizza e ti rende silenziosa possa cedere piano piano alla voce della speranza rappresentata dalla poesia come passione e dalla vita che prima o poi ci regala anche momenti belli. Sappi Trex che per me anche scrivere nel blog di Lisa è importantissimo perché qui riesco a dare sfogo alle mie emozioni. Spero che per te accada lo stesso. Un abbraccio
Trex | Martedì, 23 marzo 2010 @18:06
Ho pensato tanto se mettere qui,come alcuni già fanno con grande apprezzamento di molti,qualcosa di mio,uno dei miei scritti. C'è sempre la paura di non essere all'altezza... Io non sono una poetessa,nè tanto meno una scrittrice,sono un'acchiappa-pensieri freelance. Questo pezzo l'avevo intitolato "Silenzo" ,scritto tempo fa,in un periodo cupo,di nuvole e tempesta e chiuso in un cassetto. Oggi leggendo il blog ho sorriso del fato,proprio ieri sera mi è ricapitato tra le mani..l'ho preso come un segno ed ora sono qui per condividerlo con questo bellissimo spazio di libero pensiero.
Tra queste mura..in questa città che è un inferno d'asfalto,acciaio,sirene,grida e clacson..tutt'intorno,nella mia testa riesco solo a sentire un assordante silenzio.
C'è un'inquietudine dentro,talmente incassata nell'anima che non vuole più uscire,nè rivelare la sua natura. E' un misto di rabbia,sconforto,delusione,tristezza e vana speranza,speranza per qualcosa che ormai non ricordo più,sfuggito ai miei pensieri troppo arrugginiti dal tempo..che scorre lento come fosse in un'eterna apnea.
La notte senza colori,impavida e sprezzante mi avvolge come un serpente,le tenebre si insinuano dentro me e niente mi può più portare consiglio,come niente mi fa pensare che questo tempo senza tempo possa essermi amico.
Non ho dimora,non ho pace,non ho ricordi nè sorrisi,non ho umore,sensazioni,spiegazioni.
E' un cumulo nero,aggrovigliato e fluttuante di mero silenzio.
Non so più chi sono,cosa voglio e dove vado,vago come un'anima dannata senza rotta. Ogni porto è stretto,maleodorante e inospitale,mi cacciano,disprezzano,deridono e usano,mi servono con un bicchiere scheggiato e sporco,mi buttano fuori a calci come un essere randagio.
Non leggono nei miei occhi,che non sanno più parlare e non ascoltano le mie parole che non sanno più toccare.
Mi trascino in ginocchio per le strade,perchè è in ginocchio che la vita mi vuole,perchè non c'è appiglio per tirarmi in piedi e camminare.La testa bassa non vuole più guardare avanti,nè in dietro o a lato,vuole solo vedere la scia delle mie lacrime stanche e secche che accompagna il mio passaggio.Le mani non vogliono più toccare il vuoto pieno d'ombre.La voce non si smuove,corde appassite senza voglia di lottare.Il cuore è un pugno di sangue e nervi che batte senza ambizioni.I denti chiusi tra le labbra non ricordano più il sole di un sorriso.
Il silenzio sono io,che cammino tra gli altri che non se ne accorgono,che passo tra la gente come un soffio di vento che da brezza estiva diventa gelido e tagliente.
Il silenzio è la mia casa arida di sogni.Il mondo è un buco nero al di là della serratura.Il mio corpo senz'anima immobile scruta..
Io sono il silenzio che se ne và di spalle.
Sudaca | Martedì, 23 marzo 2010 @17:32
Hola Pablo! puesto que estàs dando una vuelta por Italia, "Vayas por las sombras y traigas frutas"
Pablo | Martedì, 23 marzo 2010 @14:19
ciao Lisa, dall'unico spagnolo introverso e silenzioso che gira per l'Italia, grazie per questo post bellissimo.
Lila | Martedì, 23 marzo 2010 @12:38
Molto bello pensare a due innamorati che condividono il silenzio insieme dove a parlare sono i loro sguardi, i loro respiri, le loro mani. Bello pensare che si possa interrompere la routine di tutti i giorni stando in silenzio e capendosi ugualmente. E naturalmente cara Lisa bello il tuo commento!!! (perdonami se ho esagerato con i punti esclamativi). Per tutte le persone del blog che stanno affrontando dei momenti dolorosi mando un sacco di soffi, che la primavera possa portare nuove cose.
Lunedì, 22 marzo 2010 @07:54
"Quando sono scesi dalla macchina pioveva di nuovo e di nuovo la pioggia, alla luce dei fari delle automobili, sembrava migliaia di aghi luminosi. Il giovane ha preso uno dei due impermeabili e l’ha nuovamente usato per coprire la testa sua e la testa della ragazza, e c’è stato di nuovo un rumore come se piovesse su una tenda".
(Emine Sevgi Özdamar)
E di nuovo il mondo, quando sono con te, è luminoso e lucente. Anche quando piove.
(Sto leggendo, in anteprima, un romanzo che sembra quasi Alice nel Paese delle Meraviglie, solo che è una storia vera: quella di Emine, ragazza turca che sogna di fare l’attrice, e negli anni Settanta parte per la Germania, dove lavorerà come operaia. Il mondo che trova è raccontato come in una fiaba metropolitana… Il libro si intitola "Il ponte del Corno d’Oro", Ponte alle Grazie, ed esce in questi giorni).
alexo | Mercoledì, 24 marzo 2010 @16:24
Ho sognato una scena come questa: l' autostrada paralizzata, la notte,la pioggia alla luce dei fari, fermi sulla piazzola, scendiamo, una bossanova dalla radio, balliamo stretti sotto la pioggia che cade fine, stretti sotto la pioggia.
LISA | Martedì, 23 marzo 2010 @11:14
ELY, wow, il profumo della HighLine newyorkese? Una notizia così poetico-glam! Grazie.
Ely | Martedì, 23 marzo 2010 @09:52
Lisa, scusa non c'entra nulla con il post ma dovevo segnalartelo, Bond n.9, la marca di profumi che catturano le essenze di New York, è uscita con il profumo della Highline, leggi qui: http://www.bondno9.com/highline/
Molto glam, ma purtroppo molto poco cheap, sigh!
Kiss the rain | Lunedì, 22 marzo 2010 @12:40
Scusate non mi ero firmata. Lila
Kiss the rain | Lunedì, 22 marzo 2010 @12:38
Non so se abbiate mai sentito questa canzone di Billie Myers e visto il suo video veramente spettacolare. Io non amo molto la pioggia ma mi piace ascoltarla quando sono a casa oppure di notte quanto tutti i rumori sono assenti e sembra che la pioggia ti culli. Ho scritto anche una poesia. Eccola quì.
IL RIFUGIO
La pioggia cade trafigge le ombre
d’automobili in coda come foglie
sparse e il semaforo verde colore,
l’età chimera d’amore tra voglie
che s’affacciano a volte numeri, ore
calcolate, velocità distoglie
e toglie la pellicola d’umore
che copre il viso dei passanti coglie
assente il circolo casto, l’errore
di andare fuori, evadere. Alle soglie
del risveglio si posano le spore
di un millennio e tra marito e moglie
o platonico o virtuale l’amore
o come polvere che il vento scioglie
tra i capelli dispersi, smog, odore
che dai tubi passa e la vita sceglie
lentamente la chiave del motore
si gira là dove il mulino coglie
l’acqua rapida del fiume corre e gore
tra le ruote calde, con il viso a scaglie.
ki | Lunedì, 22 marzo 2010 @11:20
La pioggia lascia mantelli di diamanti sui petali dei fiori. Sorridi.
Daniela | Lunedì, 22 marzo 2010 @10:45
Ciao Lisa, credo che tu preferisca non rivelare in che nazione sei, ma parlando in generale, come ti trovi?La Scozia ormai e' casa mia, e mi trovo benissimo, ma l'Italia mi manca e mi manchera' sempre!
Trex | Lunedì, 22 marzo 2010 @10:32
Oggi sono inquieta. Il suo ricordo non svanisce,è ancora troppo luminoso dentro di me. Oggi,ogni goccia d'acqua è una lacrima di luce sul mio viso
Sabato, 20 marzo 2010 @19:04
Alice nel Paese delle meraviglie non è mai stata la mia favola preferita: forse perché è soprattutto una favola per adulti. Però adesso, che è uscito il film-favola firmato da Tim Burton, sono molto curiosa. Intanto, da giornalista fintoglam, ho curiosato tra tutti gli accessori gadget in uscita insieme al film. Ecco l'articolo che ho scritto per Grazia.
Non c’è bisogno di andare a vedere il film (e odiarlo o amarlo, com’è sempre il caso con Tim Burton) per decidere di adottare un look da Alice contemporanea. Perché "Alice in Wonderland", nuova versione della favola di Lewis Carroll, ci ricorda una piccola, magica verità: a volte, nella vita, capita di voler o dover attraversare lo specchio, per ritrovarsi in un nuovo mondo, di cui non capiamo le regole. E allora, tra Cappellai Matti e Stregatti, l’unica strategia di sopravvivenza è spalancare bene gli occhi e comportarsi nel modo più sciocco e audace possibile. Il guardaroba in stile Alice ce lo ricorda: ci ricorda che non dobbiamo, mai, rinunciare allo stupore, alla curiosità, alla leggerezza. E allora dichiariamolo: con un abito iper-romantico. Con la spilla-cartoon di Tarina Tarantino, gli orecchini a cuori e picche di Swarovski… tutte citazioni da favola. Senza dimenticare le borse che Furla ha dedicato alle avventure di Alice (con una buffa chiusura a forma di coniglio, anzi Bianconiglio). Solo gadget, solo marketing? Forse. Ma senza un accessorio magico, del resto, attraversare lo specchio (e ritornare a casa) sarebbe impossibile.
Cam | Lunedì, 22 marzo 2010 @17:10
"Stupore, curiosità, leggerezza" Lisa ci stai rivelendo il segreto dell'elisir dell'eterna giovinezza o almeno una parte della sua formula alchemica. Oggi "black rain" purtroppo, pioggia sporca di cui non riesco a sentire la melodia.
Grazie a SIMONA e all'amica POETESSA per i loro regali; grazie a chi ha letto nel mio animo, intrappolato tra le mie parole.
TREX ricorda "the show must go on", la vita - faticosamente - continua; abbi il coraggio di girare l'angolo, di uscire e farti baciare dalla pioggia che lava via il vecchiio e genera nuova vita (ovviamente se non è pioggia sporca).
Lila | Lunedì, 22 marzo 2010 @12:19
Per Simona Pasionaria: fai i complimenti al tuo consorte per le sue poesie (quella che si intitola L'Onda è la mia preferita). Un abbraccio
Lila | Lunedì, 22 marzo 2010 @12:16
Bello veramente bello il film "Alice in Wonderland", sarà perché mi piace Jonny Depp, sarà perché mi piacciono le favole, sarà perché è la prima volta che vedo un film in 3D, sono stata per quasi 2 ore a sognare insieme a mia sorella.
Simona Pasionaria | Domenica, 21 marzo 2010 @18:57
Come promesso eccovi alcune poesie tratte da "Assonanze" ed. Albalibri e scritte dal mio consorte:
L'ONDA
L'onda del tuo amore
lambisce e lenisce
il baluardo che blocca
ilmio cuore.
Avanti e indietro,
dentro e fuori,
l'onda sprofonda, insensibile
all'insensibilità del baluardo.
I sassi, levigati e lisci,
sono là,
inerti testimoni
della tua perseveranza.
RIFLESSO NELL'OMBRA
L'amore sgorga da te
e mi avvolge,
torna e s'abbatte,
come onda,
sugli scogli delle mie
paure,
sulle barriere della mia
incertezza.
Eppure, quando cala
la notte, nel buio,
l'unico barlume è quell'onda.
FORSE, SPERO ...
Forse il sogno è giunto (al termine)
ed ora,
desto, attento, sveglio,
attendo cose che non arriveranno.
Ah, le disillusioni!
Eppure (credo), anche tu sognasti,
anche tu, vigile, attendesti
e non fosti illusa - anzi -
ti alzasti in volo
senza più scenderne.
Forse ti ho persa (al termine)
ed ora,
sognante, svagato, svogliato,
attendo un ritorno che non avverà.
Ah, le speranze!
Eppure (credo), anche tu ...
carla | Domenica, 21 marzo 2010 @10:05
io il film l'ho visto insieme alla mia bambina di sei anni, che alla conclusione del film ha commentato " però Alice non è come le altre ragazze della televisione perchè è coraggiosa, combatte, e salva la regina bianca...e poi si veste anche bene! " mi sono detta ecco come deve, forse, essere una ragazza del terzo millennio.
Venerdì, 19 marzo 2010 @08:48
"È strano come i cambiamenti di stagione ci mettano addosso la voglia di essere in un posto diverso da dove siamo. Sarà che l’aria si fa diversa suggerendoci altri climi, sarà che ci rendiamo conto che il tempo passa e noi restiamo fermi…"
(Gianfranco Calligarich)
Oppure semplicemente è la primavera? Che ci dice: esci, respira, vivi… Oggi, seguiamola.
(La frase di oggi è tratta da "L’ultima estate in città", Nino Aragno Editore: un’estate a Roma alla fine degli anni Sessanta, un’estate quando un uomo e una donna si incontrano e tutto sembra possibile. O forse no. Potete leggere l’intervista a Gianfranco Calligarich se tornate indietro al 9 marzo. Intanto, buona primavera)
LISA | Sabato, 20 marzo 2010 @19:06
Per GIUSY: la primavera a Trieste è la primavera che sogno, sempre. (Ma anche l'estate con un "tocc", un tuffo, al Bivio di Miramare o a Barcola, l'autunno con il sommaco rosso, l'inverno con la bora...). Per ROSSOFRAGOLA: vedi? Il vento di primavera ti ha riportato qui. E mi ha fatto molto piacere. Per DANIELA: sì, expat anch'io! Per NEGALA e CAPOLINEA: non c'è bisogno di essere "acculturati" per amare dei versi che parlino di primavera. Basta soltanto aprire il proprio cuore. Non è straordinario, questo? Ed è la magia delle parole, della poesia.
Ursenna | Sabato, 20 marzo 2010 @18:33
Itchy Feet anche per me!! Ma che sia estate, che sia estate subito! Perchè le rondini tatuate sul suo petto non torneranno da me. Perchè mia sorella soffre di allergie ai bei fiori primaverili. Perchè voglio re-imparare a respirare dai pomeriggi neghittosi e caldi della Riviera ligure estiva. Perchè le infradito occhieggiano dalle vetrine. Perchè il mare chiama, chiama, chiama!
Rossofragola | Sabato, 20 marzo 2010 @15:03
Ciao Lisa,
è secoli che non passo da qui...e scorrendo qualche commento dei giorni precedenti il mio cuore si è fermato di fronte alla meravigliosa notizia di Marina che finalmente ha attraversato il fume e ha ora tra le mani il suo bambino.
Non so nemmeno quanto tempo sia passato da quando io e Marina ci siamo parlate x telefono...anni luce...il ns cuore era ancora inondato dalle lacrime...le ferite ancora aperte.
Entrambe abbiamo intrapreso la strada dell'adozione...e oggi Marina ce l'ha fatta: il suo cuore ora è pieno d'amore e il fiume è stato attraversato.
Io sono ancora in mezzo al fiume, non so quanto tempo dovrà passare perchè io attraversi la sponda e approdi in Sri-Lanka, il paese di mio figlio/a...ma spero accada presto, perchè il mio cuore ancora a volte lacrima.
E' un'attesa infinita, spesso ancora mi chiedo perchè...una risposta non so se l'avrò mai, forse l'avrò solo quando potrò finalmente abbandonarmi a questo bimbo tanto sognato e desiderato.
Di certo verrò ad annunciarvelo.
Auguro a tutte le mamme in attesa che arrivi presto il loro bambino.
E chiedo a Marina se si ricorda ancora di me, di scrivermi...mi piacerebbe conoscere il suo piccolo cucciolo.
Un abbraccio forte a tutte.
Poetessa | Venerdì, 19 marzo 2010 @21:20
E' il cambiamento, è il desiderio di provare qualcosa di nuovo, che senti già, addosso. Ti avvolge il vento primaverile, ti scalda il calore del sole. E così sei già proiettato lì dove tutto questo sembra fissato nello spazio e nel tempo. Lì dove sai di poter sentire la primavera senza lasciarla sfuggire. Non vedo l'ora di respirarla davvero questa primavera!
Lisa, posto qui un frammento del mio racconto "Introspettiva" tratto dalla raccolta NEVERMIND per accompagnare le note di "The show must go on". Io gli anni '90 li ho vissuti poco però ci sono canzoni che non puoi non sentire, che ti porti dietro comunque. Che senti esplodere molti anni dopo e diventano parole ed emozioni.
Questa è una raccolta di emozioni. Presenti e passate di chi ha ascoltato la musica degli anni '90.
CAM, io le ho scoperte recentemente, anche attraverso gli altri autori ed il loro entusiasmo. Spero di riuscire a trasmettere così anche il mio...
"Sono pronto.
Le luci sono accese, la base esce dalle casse, il sipario è alzato.
...
Il sorriso sulle labbra, il trucco perfetto, è questa la mia maschera. Una voce che si innalza nell’aria fino ad esplodere in volo, è questo il mio segreto. Non mi serve altro. Tutto ciò di cui ho bisogno fa parte di me: un entusiasmo che mi consuma, una forza che non si esaurisce, un sentimento che si trasforma in musica. Questo sono io: l’anima dello spettacolo. Nessuno mi potrà fermare, nessuno mi potrà sostituire.
Lascio svagare lo sguardo fino alla superficie lucida dello specchio del backstage. E’ un rituale che non riesco a spezzare: l’occhio si posa, controlla e l’adrenalina sale. E’ solo un rituale, che perde ogni volta un po’ del suo potere. Il microfono in una mano, la nota che mi dà l’attacco, l’occhio che si stacca dal vetro, il piede che si solleva, la tenda che si sposta: l’ennesimo passo che confermerà la mia fama. Il mio rituale. Ancora una volta sono arrivato a questo istante."
Capolinea | Venerdì, 19 marzo 2010 @21:02
anch'io seguo di tanto in tanto questo "blog" quando i dolori me lo permettono.Non ho capito quali siano i dolori diCam. Un consiglio non richiesto:prendi dalla vita ciò che ti viene offerto, afferra l'attimo fuggente e non disperarti inutilmente. La rima è uscita solo per caso. Non sono acculturata come voi.
Negala | Venerdì, 19 marzo 2010 @19:25
Buona sera a tutti! quotidianamente tramite pc leggo le "perle" che Lisa ci propone e resto letteralmente incantata dai commenti che ne scaturiscono. Le mie conoscenze in campo poetico sono molto limitate e risalgono all'età scolare, scusate la mia "grettezza" lettura per mè è sinonimo di narrativa, saggistista, ecc. Con tutto ciò io apprezzo e ammiro i vostri scambi di opinioni e suggerimenti su questo o quel poeta a me sconosciuto, posso solo fare solo da spettatrice...Riesco comunque a cogliere l'essenza dei sentimenti che si vogliono e possono esprimere attraverso i loro scritti.
Mi sento molto vicina a Cam, ha definito magistralmente "la morte del cuore" Io ho vissuto momenti molto tristi e dolorosi dai quali non riesco a sollevarmi nonostante mi sforzi di vivere apparentemente in modo normale, contraccambiando i sorrisi, battute e arrabiandomi pure...
Buon fine settimana a tutti i lettori del blog.
Cam | Venerdì, 19 marzo 2010 @15:00
LILA "il velo di malinconia dell’infernale inverno del cuore" è ciò che lascia su di me il dolore che mi circonda in questo brutto periodo. Il dolore, la sofferenza, la morte ci impongono il confronto con qualcosa che l’abbagliante luccichio della gioia molto spesso nasconde. Il tempo che passa e il nostro rimanere fermi, immobili, quasi paralizzati, incapaci - o impossibilitati - nel continuare a vivere. Il dolore ci impone riflessioni impensabili in altri momenti. Mi viene alla memoria la gaddiana "Cognizione del dolore": quante analogie vi riconosco (e quante differenze), quanto altro si potrebbe scrivere partendo da quel titolo, cosa il dolore ci permette di scoprire e di comprendere?. Per tentare di esorcizzare il dolore (dimenticare è difficile, impossibile forse) provo a giocare con parole pensieri emozioni sperando che segua poi la rinascita, confidando nel significato del termine "crisi" = "cambiamento", sperando che almeno per una volta si realizzi il mito dell’araba fenice che rinasce dalle sue ceneri, sperando che il buio della notte faccia poi meglio apprezzare i colori di una nuova alba che lentamente rischiarerà l’orizzonte. Chi lo sa, lo "scopriremo solo vivendo".
"INEUNTE" è il participio presente del verbo latino "inire": è ciò che sta per arrivare, ciò che "bussa dietro la porta" (chi l’avrebbe mai detto che quell’anonimo "Latinorum" studiato nella notte dei tempi al Liceo [non Classico ovviamente] un giorno avrebbe cominciato a parlare!).
A volte non solo l’inglese ha il dono della magica sintesi: mi piaceva il suono di quella parola, il senso che riusciva a trasmettere, non voleva essere sfoggio di vuota erudizione (la mia padronanza del "Latinorum" non va molto più in là).
Chiedo venia!!
Lila per Giusy | Venerdì, 19 marzo 2010 @14:43
penso proprio di sì!
Giusy | Venerdì, 19 marzo 2010 @14:43
Come può esserni accaduto di mandare due volte lo stesso messaggio? scusatemi tanto.Pensavo troppo alla primavera triestina. Colpa di Lisa
Giusy | Venerdì, 19 marzo 2010 @14:37
e va bene, ancora una volta ho dimenticato. Il mio non è un soprannome
Anonimo | Venerdì, 19 marzo 2010 @14:35
non avevo proprio voglia di intervenire, ma oggi parli di Calligarich: triestino senza esserlo veramente, milanese, romano? Ma tu provochi! Penso a Trieste e ai suoi pochi alberi maltrattati dalla bora (bianca e nera). Nulla a che vedere con il tripudio dei parchi romani. Penso al Carso in primavera, rovi fioriti, robinie, ginestre, pruni selvatici, tante essenze presenti solo nel territorio.Tutto "sotto tono". Ma spuntano come fiori, sotto i Portici di Chiozza dove passo per tornare al mio alloggio,donnine aggraziate, "calate giù dal carso" che offrono, composte e mute, fragranti mazzolini: sono v iole mammole, narcisi, mughetti.; ti invitano all'acquisto con uno sguardo o con un quasi impercettibile movimento del braccio.Mi manchi, Trieste in primavera. Un blog può essere considerato come uno "sfogo" (non in senso dermatologico?)
Anonimo | Venerdì, 19 marzo 2010 @14:35
non avevo proprio voglia di intervenire, ma oggi parli di Calligarich: triestino senza esserlo veramente, milanese, romano? Ma tu provochi! Penso a Trieste e ai suoi pochi alberi maltrattati dalla bora (bianca e nera). Nulla a che vedere con il tripudio dei parchi romani. Penso al Carso in primavera, rovi fioriti, robinie, ginestre, pruni selvatici, tante essenze presenti solo nel territorio.Tutto "sotto tono". Ma spuntano come fiori, sotto i Portici di Chiozza dove passo per tornare al mio alloggio,donnine aggraziate, "calate giù dal carso" che offrono, composte e mute, fragranti mazzolini: sono v iole mammole, narcisi, mughetti.; ti invitano all'acquisto con uno sguardo o con un quasi impercettibile movimento del braccio.Mi manchi, Trieste in primavera. Un blog può essere considerato come uno "sfogo" (non in senso dermatologico?)
Lila | Venerdì, 19 marzo 2010 @12:20
Che bella la primavera. Pensando alla primavera penso ai prati con le margherite, ai profumi nell'aria che cambiano, ai fiori che sbocciano, alle farfalle.
Per CAM: vedo che anche a te piace giocare con le parole, solo una cosa: perché quel velo di malinconia dell'infernale inverno del cuore? E che vuol dire INUENTE? Perdonami ma sono ignorante in materia. Tornando alla poesia vorrei dire che io non vorrei essere in un posto diverso dalla mia città nell'aspettare la nuova stagione. L'importante è che lo senta il mio cuore che ora è sereno.
Cam | Venerdì, 19 marzo 2010 @11:53
INEUNTE PRIMAVERA - COLLAGE
"sarà che ci rendiamo conto che il tempo passa e noi restiamo fermi ..."
... assiderati nell'infernale inverno del cuore.
Speriamo che la primavera ci porti lontano, in un altrove straniero dove poter rinascere, dove poter uscire e respirare e vivere.
Dai SIMONA (CON CONSORTE POETA) regalaci una poesia che "sappia di te", che di te conosca ciò che noi ancora ignoriamo, che porti il tuo profumo tra le sue parole. Regalaci un soffio di primavera.
daniela | Venerdì, 19 marzo 2010 @11:51
Ma lisa...ho to appena letto la oesia di ier..."altrove straniero"?Ti sei trasferita all'estero?Anche tu,un'espatriata?
daniela | Venerdì, 19 marzo 2010 @11:49
Lisa, con questo passaggio mi hai letto nel pensioero, e' ESATTAMENTE il discorso che mio marito ed io facevamo ieri sera, la primavera ci da'...itchy feet, dicono qui!Piedi che prudono:-)che vuol dire voglia di andare!coi bimbi, o magari per un paio do giorni senza bimbi, solo noi due...
Giovedì, 18 marzo 2010 @08:06
"Una buona poesia
deve odorare di tè.
O di terra umida e legna appena tagliata".
(Olav H. Hauge).
Oppure no. Oppure deve sapere di vento di mare. Del primo caffè del mattino, nel silenzio della casa. Deve sapere di buono, consolare, accarezzare, ricordare, far guardare avanti. La poesia.
(Metto on line il Buongiorno di City di oggi, 18 marzo, mentre bevo la mia prima tazza di tè, una tazza con rose e boccioli dipinti, molto inglese, molto me. Regalo di un'amica, quando mi sono trasferita qui nel mio altrove. Sapete chi è il poeta di oggi? Il norvegese Olav H. Hauge, poeta e giardiniere, di cui forse vi ricordate, quest'inverno, il folgorante "le pietre dormono sotto la neve con sogni verdi nel cuore". Bello pensare che ora la neve si è quasi tutta sciolta - anche qui nel mio altrove straniero - e tra poco il mondo sarà verde e sognante, di nuovo. I suoi versi sono tratti da "La terra azzurra", Crocetti editore)
alexo | Mercoledì, 24 marzo 2010 @20:39
ma deve anche sapere di lei, del suo sorriso, della sua follia.
Lila | Venerdì, 19 marzo 2010 @11:40
Simona non sapevo che il tuo consorte fosse un poeta!!! In bocca al lupo e scrivi scrivi
LISA | Venerdì, 19 marzo 2010 @10:13
Sì, SIMONA CON CONSORTE POETA, copiane qui una! Ma ce n'è persino una dedicata a te? (Mi sono sempre chiesta che effetto fa avere un consorte poeta...).
Simona Pasionaria | Giovedì, 18 marzo 2010 @18:40
Visto che qui si parla di poesie, volevo dire che stasera nella biblioteca di Albairate (MI), il consorte leggerà i versi tratti da due sue raccolte pubblicate nel 2005, "Assonanze" e "Cerchi nel grano" editi da Albalibri, una piccola casa editrice, fondata dall'albanese Clirim Muca, che, a differenza di altre, non chiede soldi per la pubblicazione. Se volete posso ricopiarne qualcuna e inserirla qui nel sito.
Cam | Giovedì, 18 marzo 2010 @17:25
TEA TIME cara Lisa: e se si provasse a togliere quell'accento da "tè" ... forse quel "sapere di buono, consolare, accarezzare, ricordare, far guardare avanti" avrebbero sempre lo stesso valore, la poesia saprebbe sempre di "TE", per tutti coloro che hanno un inebriante "te" da ascoltare ... ovviamente ...
Poesia | Giovedì, 18 marzo 2010 @12:20
Poesia poesia
sembra che non ci sia
poi ti prende la mano
e ti porta
lontano
con lui
e non sei più bambina
non sorridi per niente
scopri di essere donna
e tutto questo è
poesia.
Una bellissima canzone di Riccardo Cocciante. Per me la poesia è ossigeno, è speranza, è voglia di essere viva. Lisa grazie, il poeta di oggi me lo ricordavo anche per un'altra sua poesia. Mi piace il pensiero che un giardiniere possa trasformarsi in un poeta. Soffi primaverili (qui a Roma oggi è una bellissima giornata) a tutte/i. Lila
Cam | Giovedì, 18 marzo 2010 @09:28
Poesia
Un bicchiere di whisky.
La fiamma nel braciere.
Compagnia in un buio inverno piovoso.
PS: che sia la Speranza quella pietra dormiente sotto la neve che porta sogni verdi nel cuore?
Lisa io mi diverto a leggere trasversalmente balzellando tra le tue parle per collegare frammenti che si ricompongono in nuovi pensieri. Leggo con magici occhiali per decifrare messaggio che solo io voglio vedere. Divertente giocare con te, scherzare con te, cosa che da tanto - forse da sempre - non mi capitava di fare.
Per ANNALISA: salutami le Highlands, le Cornamuse e i fantasmi senza testa che si inseguono nelle brume del mattino. In valigia - mi raccomando - stivali, cerata e maglione di lana che, quando tornerai, profumeranno di Scozia ... e certi profumi non svaniscono mai.
Andrea R | Giovedì, 18 marzo 2010 @09:25
Il tupo posto mi ha strappato il primo sorriso della giornata. Grazel Lisa!
Mercoledì, 17 marzo 2010 @07:37
"Felicità. E’ strano ci sia ancora,
questo riso segreto sotto il cuore"
(Anna Maria Carpi)
E’ il fuoco sotto la cenere, è una corrente sotterranea che diventa fiume; anzi no, è un brivido, una scintilla, di cui mi accorgo con gratitudine e stupore: la promessa di una nuova felicità.
(I versi di Anna Maria Carpi sono tratti da "Almanacco dello Specchio 2009", Mondadori)
LISA | Giovedì, 18 marzo 2010 @08:02
LILA: L'Autrice è felice!
Lila | Mercoledì, 17 marzo 2010 @22:42
Lisa ti comunico che la poesia che hai scelto per oggi è stata affissa in una stanza del Ministero del Lavoro (che non è la mia). Per Annalisa farmacista: bella la scelta della Scozia.
LISA | Mercoledì, 17 marzo 2010 @19:53
MEGALEXANDROS: geniale la poesia pendolare. Mi hai fatto davvero ridere. Purtroppo non posso pubblicarla su City: scelgo, per la mia rubrica, solo versi o frasi di autori pubblicati. Ma perché non fai avere a Marta il link a questo sito? Con un cioccolatino, magari, in certe mattine ci vuole... Per ANNALISA FARMACISTA: la Scozia sarà probabilmente piovosa, ma iper-romantica. Soprattutto se riuscite ad andare almeno su un'isola delle Ebridi, quelle più vicine a Glasgow: io ero stata, in momenti diversi della mia vita, sull'isola di Arran, quella di Mull e di Iona; e ogni tanto, quando piove, sogno di essere ancora lì, davanti a un camino, con una tazza di tè bollente. (Whisky per i consorti).
capostazione | Mercoledì, 17 marzo 2010 @15:42
alexandros, complimenti! Un poco di humor e di autoironia non guasta mai. Ti auguro che questo "amore pendolare" abbia un soddisfacente risvolto. Bravo!
Cam | Mercoledì, 17 marzo 2010 @14:27
Felicità. Polvere d’oro che giace laggiù, avvolta da sabbia e oscurità.
Dimenticata, rinchiusa in un buio forziere, tra le costole ossute di un fatiscente veliero,
Legno che un tempo veleggiava veloce verso i luminosi mari del sud.
Ora di tesori, corsari, avventure … neppure il ricordo.
La speranza … è un punto di domanda!
Ciao POETESSA (che esordisci in prosa). "Come andrà?": comunque vada è già un successo. Ho letto solo gli ultimi tuoi post, parole che scorrono armoniose sotto i miei occhi come note sul pentagramma. Le parole sono musica anche senza uno spartito sotto, senza i tuoi Queen che negli anni ’90 ce li hai tirati un po’ per i capelli (la canzone è sì del ’91 ma chi la canta mi porta più indietro nel tempo: altri decenni, altri pensieri,altri sogni, altri valori). Ti confesso che gli anni ’90 sono per me anni di vita non vissuta, anni di studio pazzo e scelleratissimo, anni in cui mi sono incontrato/scontrato col mondo per capire di non appartenere a quel/questo mondo con le sue regole e le sue convenzioni, anni di cui fatico a ricordare canzoni cui associare emozioni. Ho cercato sulla rete qualcosa del tuo "Nevermind …": si parla di altri non di te. Sono curioso di leggere il tuo racconto (ce ne regali un assaggio) sicuro che le tue parole e i tuoi pensieri sono all’altezza del brano in sottofondo (ho visto l’elenco parziale degli altri e a mio avviso affiancarli per importanza al tuo suona un po’ blasfemo; come dire che le mie parole si avvicinano alla poesia: le mie sono semplici frasi sciolte che inseguono liberi pensieri). Se non puoi per questioni di copyright … "nevermind".
A presto, spero
… e facci poi sapere qualcosa di più perché "un giorno di maggio vicino a Milano" non va molto più in là di "un mattino di luce in un luogo del cuore".
MEGALEXANDROS | Mercoledì, 17 marzo 2010 @14:19
Ti amo ,
Marta.
Dalle sette e undici (orario ufficiale delle Ferrovie dello Stato)
alle sette e trentacinque.
Per cinque giorni a settimana.
Esclusi naturalmente ferie e malattie.
E se il treno ritarda ti amo un pò di meno,
è inevitabile:
puoi sempre chiedere il rimborso.
Al capostazione.
Mi piacerebbe vederla su City, ciao! ( lei non sa che la amo)
Pablo | Mercoledì, 17 marzo 2010 @13:32
ciao, Lisa
che bel modo di iniziare la giornata e la primavera anticipata a Milano.
Annalisa farmacista | Mercoledì, 17 marzo 2010 @12:11
Si è sempre piacevole riscoprire la felicità che si pensava lontana. Esempio stupido: domenica eravamo dagli suoceri e mi sono capitate fra le mani delle foto del consorte di qualche anno fa (quando ancora non ci conoscevamo) e l'ho visto sorridente e in compagnia di amici tra cui una ragazza che so (perchè me l'aveva raccontato lui) che gli aveva fatto il filo e a cui aveva ceduto per una sera per poi rendersi conto il giorno dopo di aver fatto una cretinata e averla scaricata subito. Dio che gelosia che mi ha preso! Mi sono accorta che proprio non ce la faccio ad immaginarlo con altre anche nel suo passato...è amore? bo intanto a me ha dato la conferma che gli voglio bene e che sono felice che lui abbia scelto me. Ecco: questa strana felicità che mi fa aprire gli occhi la mattina ed essere contenta che mi sorella finalmente cammini, che finalmente sia felice...e che forse cominci la primavera. Certo come dice Simona a volte mi dico a chi lascerò tutto questo, questo mio cercare di essere una brava persona non potrò trasmetterlo, ma intanto posso vivere appunto come tale ed essere felice. Ah! Dimenticavo: viaggio deciso. Scozia. Edinburgo, Glasgow e altro. Speriamo non sia troppo freddo.
Lila | Mercoledì, 17 marzo 2010 @11:23
per Poetessa: in bocca al lupo
Felicità | Mercoledì, 17 marzo 2010 @09:13
Questa è una canzone di Arisa (ci sono persone che dicono che assomiglio a lei!). E ora di mio: felicità, un fiore sta appena nascendo, il mio cane scodinzola, sta uscendo il caffè: è gia mattino, è già un giorno nuovo. Grazie Lisa e buona giornata. Lila
Martedì, 16 marzo 2010 @07:22
"Ti sto chiedendo di ritornare, tornare a me come quando eri giovane
fiducioso, allegro, l’argento spolverato via dai tuoi capelli.
Come se un uomo potesse tornare indietro, attraverso la morte
attraverso anni che non sono contati molto
o che, insieme, non contano più di un brillante mattino".
(Donald Justice)
Vorrei tanto rivederti, sai?, parlarti ancora; poterti abbracciare un’ultima volta, come in un mattino di luce.
(Il titolo della poesia che ho scelto e tradotto per la mia rubrica su City oggi, 16 marzo, è "Invitation to a Ghost"; è tratta dall’antologia "The Best American Poetry 1993", Macmillan)
LISA | Mercoledì, 17 marzo 2010 @07:44
POETESSA: mi piace pensare a un racconto con la musica dentro.
Poetessa | Martedì, 16 marzo 2010 @22:46
Quando? Dove? Come?
Sarebbe bello poter rispondere in un mattino di luce, in un luogo del cuore per sentire il tuo calore.
Sorrido.
La risposta vera ha un sottofondo musicale. E' un libro sulla musica, che gioca sull'associare un racconto ad una canzone che è stata scritta negli anni '90. Nevermind storie e canzoni degli anni '90. Edito da Fermento. Io ho scelto "the show must go on" dei Queen. La presentazione sarà vicino a Milano a maggio. La mia almeno. La prima della mia vita. Come andrà?
Cam | Martedì, 16 marzo 2010 @15:15
Ciao Lisa, vorrei cambiare registro e, prendendo spunto dal titolo, provare a rovesciare le tue parole (in questo momento ho assoluto bisogno di presenze, non di fantasmi; di luce, non di buio).
Vorrei incontrarti, parlarti, abbracciarti per la prima volta in un mattino di luce quando i fantasmi della notte cedono il posto ad anime e corpi che si cercano, si inseguono per vivere - prima di morire - almeno UN brillante mattino.
Oggi, a Milano, uno stupendo mattino di luce: riflessi d'oro bianco su gemme ancora intorpidite.
Scusatemi se la mia risulterà una voce fuori dal coro.
Giusy | Martedì, 16 marzo 2010 @14:41
Vorrei tanto rubarti il commento, Lisa, per dedicarlo alle persone care, alle amiche e agli amici che, adandosene,mi hanno privata della loro presenza e regalato ricordi. Mi accompagna comunque la certezza che il mio percorso di vita si sia impoverito.
Lila | Martedì, 16 marzo 2010 @13:24
Mamma mia Lisa come sei mattutina! Però ne vale la pena perché devo dire che la poesia di oggi fa riflettere. Io posso chiedere di ritornare solo ai miei ricordi belli perché solo quelli mi danno la forza di andare avanti e di vivere serenamente la mia vita grazie anche all'aiuto di chi mi sta intorno. Al mio ex non chiedo di ritornare, il nostro non era vero amore ed io ora punto al massimo. Il dolore mi ha fatto cambiare in tante cose e questo salotto e tu Lisa mi avete dato la certezza che esistono tante belle persone (penso ad Heidi, a Paola che ama i libri, a Claudia mdg, a Manu e a Simona la Pasionaria). Penso alle amiche della stalla di Versailles e allora sorrido.
danielle | Martedì, 16 marzo 2010 @10:54
hai proprio ragine Lisa mia, tanta ragine!!
Lunedì, 15 marzo 2010 @07:55
"Tiene la mia mano nella sua
come per farle prendere luce
separa le dita
per guardare i miei anelli, uno ad uno.
E poi domande e risposte
i paesi, le pietre, quando, da chi
e poi l’altra mia mano
perché questo è stato il rito
tra di noi, per cinquant’anni:
così lui conta le parti di me.
Ma oggi indosso un braccialetto
che non ha mai visto…
E sono una ragazza, di nuovo
che ondeggia e brilla nei suoi gioielli, nella sua vita".
(Linda Chase)
Oggi, sono un anello.
(Il titolo di questa poesia è "Old flame". Quello che mi piace di questi versi è lo sguardo sui gioielli che portiamo, le storie che raccontano, che potrebbero raccontare. Chi ce li ha regalati, perché; o perché e dove li abbiamo comprati. L’anello o gli anelli che avete addosso in questo momento, mentre mi leggete… O quelli che avete regalato)
Verle | Giovedì, 19 aprile 2012 @07:37
This kind of cruelty and disregard for other people’s life will never be something that most of us will ever be able to comprehend. Every time I think about what happened in New York or any other place that was impacted in a similar way I keep hanging onto my belief that majority of people are good and kind and would never, ever even contemplate doing anything like this.
http://www.saveoncarinsur.com/ http://www.onlinequoteservice.com/
Tess | Giovedì, 12 aprile 2012 @03:39
I still remember this day very distinctly. I grew up in Canada’s capital city so it was a pretty chaotic day for our city as well, thinking we were next. Plus Canada had to take in all those hundreds of flights that were in the air that day heading to the states. It was my 2nd day of uni and the university is about 10 min walk from the Canadian parliament buildings. My mum was working in the city and we were trying to get ahold of her and determine whether classes were cancelled because they were evacuating the city centre in case something happened there. I spent the next week just sitting in front of the tv…I still have the newspapers from that week somewhere back home. That Christmas we visited family friends in Washington and were able to see the Pentagon in person. It is still astounding to me what happened that day and I can’t believe someone can hate that much. That day definitely changed the world forever….I still can’t look at a low flying plane without thinking about those pictures.I’m sorry you never got to visit the Twin Towers but good for you getting that out. Besides….there’s still New York to visit!
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Marlien | Lunedì, 2 aprile 2012 @08:21
Hola gente!, hoy viernes con mi Sra estuvimos en “La Aguada”, muy buen partido el que presenciamos como todos aquellos que hemos visto dentro de los torneos que uds organizan, ya que los seguimos desde hace tiempo. Destacamos los detalles de organización, atención y amabilidad que se siente en el ambiente, coronándolo con el “after polo”, impecablee!. Sigan asÃ!!, un abrazoo!.
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ifiqwgwi | Sabato, 31 marzo 2012 @18:18
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Tamour | Sabato, 31 marzo 2012 @04:11
Habiendo sido invitada por Banco Santander, para el cmtareen, quisiera saber si para el se1bado 12,necesito confirmacif3n o podemos presentarnos en el campo de juego.Cordialmente, Nilda Cufari
Ursenna | Sabato, 20 marzo 2010 @18:43
la mia mamma ha sempre detto che le piacerebbe morire ricoperta d'oro come Tutankamon... come veste d'oro lei, come porta i suoi gioielli, come si illumina quando le vengono regalati... difficile da descriverla, ma come parlano le sue gioie! Bellissima poesia
Cam | Martedì, 16 marzo 2010 @09:08
Caro/a "VIA DEL COAMPO", se avessi voluto completare il verso l'avrei fatto. I tre puntini rimandavano ad altro e qualcuno, fortunatamente, l'ha capito.
SIMONA la tua è una riflessione amara, appunto, ma sicuramente assolutamente non senza inportanza. Il dramma di chi non ha avuto figli "per sfiga", come dici tu, non viene gridato ai quattro venti, non fa rumore ma "i rumori sono quelli che impediscono di comunicare" come dice Blanca al suo Gringo. Noi siamo qui ad ascoltare i nostri timidi sussurri per cercare di capire, per tentare di condividere (e il non sentirsi soli secondo me è importante), per provare a "sentire" ciò che altri, sulla propria pelle, hanno vissuto. Ovviamente cerchiamo di farlo con un sorriso. Grazie a voi per quello che mi scrivete.
via del campo | Lunedì, 15 marzo 2010 @21:43
Cam, hai ragione, dai diamanti non nasce niente, ma che c'entra il letame con l'argomento di oggi?
Simona | Lunedì, 15 marzo 2010 @18:56
Cara Cam, le tue annotazioni sono sempre profonde e in questo caso anche consolatorie. Io consideravo stupida la mia amara riflessione, ovvero senza importanza, perchè le problematiche di chi non ha avuto figli per sfiga sono sempre sottovalutate. Il non sapere a chi donare i 4 ori quando invecchierò racchiude la sostanza di non aver avuto eredi. Poi certo, so che è più importante avere un compagno che condivida la vecchiaia con noi però la noticina amara - che poi ho cercato di sdrammatizzare - ci stava.
claudia mdg | Lunedì, 15 marzo 2010 @18:56
Ho perso la fede anni fa, e non ho più voluto comprarne un'altra. Non porto mai anelli, quindi le mie mani non raccontano storie. Dopo averti letto, però, sono andata a pescare in fondo a un cassetto un anellino minuscolo, consumato dal tempo, con piccole pietre che una volta erano sfaccettate e ora sono piatte, un anellino che è stato al dito di mia madre, di mia nonna e prima non lo so. L'ho messo e mentre scrivo sorrido. Grazie.
Cam | Lunedì, 15 marzo 2010 @18:32
Cara SIMONA perché definisci stupidata la tua amara riflessione? Ci hanno voltuo convincere che "Diamonds are girl's best friends" ma non sono riusciti a cancellare il buon De Andrè e le sue parole "dai diamanti non nasce niente ..." . L'importante è avere qualcuno che ci tenga la "mano nella sua come per farle prendere luce": le nostre dita saranno i veri gioielli, dita arabescate dai segni del tempo, e ... quanto calore nell'altra mano, un calore che tutto l'oro del mondo non è mai stato in gradi di comprare.
Cam | Lunedì, 15 marzo 2010 @18:03
Oggetti e memoria.
Che tema affascinante quello della memoria (nel bene e nel male: braccialetti che si trasformano a volte in catene e il confine tra le due cose è così sottile). Quanto agli oggetti ...
Ho pietre prese in quelle terre alte dove l'aria è sottile, terre dove - alzando un dito - si ha l'impressione di sfiorare il cielo, pietre antiche piene di ricordi di vite altrui che aspettano di aggiungerne altri.
Che dire di quelle ultime parole"E sono una ragazza, di NUOVO che ondeggia e brilla nei suoi gioielli, nella SUA VITA". Continuiamo a vivere pensando ai fiori che stanno sbocciando, ai frutti che verranno ... ai nuovi anelli che qualcuno ha preparato per noi.
POETESSA anche noi siamo molto curiosi!! e grazie per quelle "parole che generano relazioni": in fondo un blog è questo, non necessariamente un club privato alla Eyes Wide Shut, è semplicemente una bacheca su cui affiggere i post-it delle nostre emozioni. La tecnologia non è nè buona nè cattiva siamo noi molto spesso ad essere inadeguati (Pirsig docet!)
Per LILA: va sul tuo blog - che non è qualcosa di perenne come conchiglia fossile nella pietra, si può sciogliere in un attimo come neve di primavera - nella pagina dei "Post-it" ho inserito un indirizzo mail "usa e getta" cui puoi inviare le tue osservazioni, forse saremo più fortunati. Intanto prenditi cura delle tue mani, una delle cose più preziose che abbiamo a prescindere dagli anelli, che non possono brillare in una notte senza stelle nè luna (le mani parlano e raccontano molto più di quanto non si pensi).
Lila | Lunedì, 15 marzo 2010 @16:03
Cara Lisa mi vengono in mente la mia fede (che ora riposa in pace) e il mio anello dell'anniversario di matrimonio che il mio ex marito mi fece (molto bello devo dire). Ma mi vengono alla mente anche tutti gli anelli scelti da me (i miei autoregali) e quelli che mi ha regalato mia sorella. Non so quando troverò un uomo che mi guarderà le mani ma spero che quando arrivi (non importa quando) sia l'uomo giusto. Soffi di primavera a tutte/i e un soffio speciale a Simona.
Per Cam: ho provato per ben due volte ad inviarti un commento a quello che mi hai scritto ma sono proprio negata.
Giusy | Lunedì, 15 marzo 2010 @14:35
Dimenticavo: da orecchino, venne trasformato in anello dalla mia distratta mamma.
Giusy | Lunedì, 15 marzo 2010 @14:32
Delizioso rito quello dei due anziani coniugi ancora innamorati l'uno dell'altra che, attraverso il gioco degli anelli, dimenticani il loro avvizzimento solo esteriore. Molti anni fa (30) mi sono stati sottratti, come a Simona, i "gioiello di famiglia" e non solo quelli.Li ho tutti presenti nei minimi dettagli; di tanto in tanto li passo "in rivista" e per me equivale ad indossarli. Quasi la stessa cosa che possederli. Il mio preferito fra quelli che ho ricevuto in seguito, è un piccolo gioiello che non ha proprio voluto abbandonarmi. Faceva parte di una bella parure della nonna, in seguito privato per caso o distrazione del sui gemello. E' poi passato alla sottoscritta che l'ha fatto finire sotto le ruote di un'autovettura. Fortunosamente ricuperato e riparato, oggi brilla al mio dito: mi piace immaginare quante cose avrà visto nel suo secolo di vita.
Simona | Lunedì, 15 marzo 2010 @09:03
Bello raccontare la vita delle donne attraverso i gioielli anche se in questo momento cheap si potrebbe raccontare della bigiotteria. Purtroppo noi siamo stati visitati dai ladri e ci/mi hanno portato via tutto l'oro che hanno trovato e gioielli preziosi solo perchè "pezzi di famiglia": catenine del battesimo, gamelli del nonno, collana della mamma, bracciale del primo anno di matrimonio, bracciale antico della bisnonna ecc. Io ho tre anelli ai quali sono affezionata: un trilogy vero per i 10 anni di matrimonio, un trilogy falsissimo e più grosso di quello vero comprato lo scorso dicembre a Ponte Vecchio (quante risate ci siamo fatti), un anello di foggi antica con pietra (non so mai quale sia) che apparteneva a mia nonna e che mia madre mi ha donato per i 40 anni. A questi ne aggiungo un altro di legno "scolpito" dal consorte in montagna che mi ricorda una parte di Stella in Glam cheap. Poi un paio di orecchini de "L'orafo nel tempo" che rappresentano le rane della fertilità (ah, ah, ah!!). A questo aggiungo una fede etiope triangolare che portavo quando avevo 20 anni persa da quel disgraziato con cui stavo all'epoca "Che originale, me la fai provare, me la fai provare....?" e, paf, persa. Ora per il futuro, a parte le donazioni di una zia 90enne o dellka suocera che "non vuole fare torti alle nuore", quando invecchierò non saprò a chi lasciare i 4 ori visto che non ho avuto eredi. Sarà una stupidata, ma è triste. Però potrei rivenderli per pagarmi un pezzo della casa di riposo. ;-)
Venerdì, 12 marzo 2010 @07:56
"E’ molto che volevo descriverti
la costellazione nascosta del mio amore;
magari soltanto la sua sostanza, con una sola immagine.
Ma tu fermenti e straripi dentro di me
come l’esistenza e talvolta sei così salda, sicura e perenne
come conchiglia fossile nella pietra".
(Miklós Radnóti)
E così sei, nel mio cuore, per sempre.
(Non mi sono mai piaciuti i fossili, ma quest’immagine è potente: racchiude in sé la forza e la tenerezza dell’amore coniugale. Miklós Radnóti è un poeta ungherese del primo Novecento. Ha una storia drammatica, come molte delle vite dell'inizio del secolo scorso: nasce a Budapest, ma nel 1944 viene deportato (era ebreo) in un campo di lavoro nazista nell'ex Jugoslavia. Quando poi il campo viene evacuato, e i prigionieri costretti a una marcia forzata attraverso Yugoslavia e Ungheria, Radnóti, per strada, viene ucciso: era troppo debole per camminare. E' gettato in una fossa comune; ma nella tasca del suo cappotto viene poi trovato un notes con i suoi ultimi versi, scritti a matita, che la moglie pubblicherà. I versi di oggi sono l’inizio della sua "Ode esitante", tratta dall’Almanacco dello Specchio 2009, Mondadori. Traduzione di Eszter Rónaky)
Andrea R | Martedì, 16 marzo 2010 @09:55
Cara Lisa, grazie per questi bellissimi versi di uno dei più grandi poeti del Novecento ungherese.
Lila | Lunedì, 15 marzo 2010 @12:26
Certo che l'ho capito Lisa, grazie. Sono inesperitissima del cyber spazio e, sinceramente, non è che mi va proprio di avere un blog. Proverò a leggere quello che scrive Cam ma io Lisa, tu lo sai, preferisco i rapporti faccia a faccia.
Fossi....lí ?! | Lunedì, 15 marzo 2010 @00:20
Grazie lisa per le piccole perle Di cultura e intelligenza Che leggo ogni mattina andando al lavoro spesso srotolando il giornale sul volante rischiando sempre!! Un medico Che spesso studia "fossili"
LISA | Domenica, 14 marzo 2010 @17:20
Per CLAUDIA MDG: bellissimo! Davvero Olimpo reloaded, come l'articolo che ho messo on line qualche giorno fa... Per LILA: non hai capito che CAM ha aperto un blog per te, così vi potete parlare in cyber-privato? POETESSA: solo una parola: complimenti. E poi: quando, dove, come? MARLENE: e dove la prendi, la tua copia di City, in quale città, in quale metropolitana, a quale incrocio? L'Autrice è curiosa. PABLO: l'amore coniugale, luminoso, fisso e imprendibile come una costellazione, in alto, lucente nel cielo di notte; ma anche solido e allo stesso tempo fragile come una conchiglia fossile. La parola - la scommessa - il desiderio - è lo stesso: "per sempre".
claudia mdg | Domenica, 14 marzo 2010 @11:01
Volevo farvi vedere un posto magico dove sono stata ieri per la prima volta. E' un'ex centrale elettrica che ospita, tra caldaie e compressori, alcune statue greche e romane dei Musei Capitolini. E' stata un'eperienza strordinaria, fuori dal tempo (anche perché eravamo gli unici visitatori). Le foto purtroppo non rendono l'atmosfera http://www.centralemontemartini.org/percorsi/galleria_fotografica
Buona domenica a tutti
marlene | Sabato, 13 marzo 2010 @17:26
prendo una copia di city ... perché sono curiosa di sapere cosa hai scelto ogni gionro.
marlene | Sabato, 13 marzo 2010 @17:21
prendo una copia di city ... perché sono curiosa di sapere cosa hai scelto ogni gionro.
Poetessa | Sabato, 13 marzo 2010 @00:18
Quando riesco passo da qui. In questo salotto di parole. Dove si sente il calore di chi ci passa e si può trovare qualcuno pronto a darti un consiglio. Dove le poesie diventano frammenti di vita che si compongono tra loro. Dove le parole creano relazioni.
E' da un po' di settimane che sto cercando quelle giuste. Improvvisamente da un giorno con l'altro, per caso, per fortuna, mi è capitato di realizzare un sogno: di pubblicare qualcosa di mio. E ora sono uno dei tanti autori di una raccolta di racconti e mi trovo a dover organizzare una presentazione da sola. Per me è una novità. C'è tempo, vero. Ma in mezzo a tutte queste parole bellissime, mi chiedo se riuscirò anche io a trovare quelle giuste per trasmettere agli altri l'entusiasmo che ho per scrivere e per tutto ciò che di meraviglioso si può trovare in un racconto, che sia un libro, che sia una storia di vita o una poesia.
aferdita | Venerdì, 12 marzo 2010 @22:13
Lila,un tuo blog!!!!!!!Ma ho perso qualcosa dalla mia assenza?
Pablo | Venerdì, 12 marzo 2010 @18:44
Che strano questo contrasto tra la costellazione del amore e la conchiglia solida, sicura e perenne.
Quanto dipende il sigillo che questo amore stampa su di noi dal nostro stato di animo, dalle ultime parole che il nostro amore ci ha detto stamattina prima di andare in uffico.
Sino a che punto è un atto di fede, in lui/lei, in noi stessi, sentire l'amore perenne. E' come sentirci anche noi perenni?
Eppure, chi non lo ha fatto?
A te | Venerdì, 12 marzo 2010 @18:25
Lisa questa poesia e questi versi:
straripi dentro di me
come l'esistenza e talvolta sei così salda, sicura e perenne
sono bellissimi e la storia dell'autore di questi versi è veramente triste. Ma il destino ha voluto che rimanessero questi versi e che la moglie li pubblicasse. La canzone del mio nick è di Jovanotti, un inno all'amore. A volte vorrei essere tanto sua moglie (scherzo). Jovanotti è un bell'uomo ma penso che ci voglia un bel caratterino per tenerlo a bada. Annalisa grazie per avermi portato alla mente questa bellissima canzone.
Cam invece mi ha portato alla mente "Il gioco del mondo" un'altra stupenda canzone di Lorenzo. Cam, grazie, ma io non so come si gestisce un blog devi darmi qualche dritta e comunque io voglio evitare i rapporti virtuali perché a me piace vedere in faccia e parlare con i miei/le mie amici/amiche. Mi piace anche scrivere e inoltre ti voglio dire il mio vero nome che è Antonella e che Lila è la combinazione delle due sillabe finali del mio cognome e del mio nome. Mi piacerebbe quindi sapere qual'è il tuo vero nome. Non ho capito un' acca di quello che è scritto nel mio blog. Ma come mi hai immaginato? Dato che mi hai fatto questo favore del blog puoi rispondermi lì. Non mi ricordo quando hai citato "Il tempo di Blanca" di Marcela Serano, pensa: è stato scelto come libro del mese dal nostro gruppo di lettura Amarganta. Sono quindi curiosa di leggerlo. Finito "Il giunco mormorante" sto iniziando a leggere "Un giorno questo dolore ti sarà utile" di Peter Cameron ma ancora non so farmene un'idea. Me lo ha prestato la dolce Aferdita. Soffi capitolini, Lila
Marina | Venerdì, 12 marzo 2010 @15:25
Annalisa si decisamente punterei sul Marocco, siamo appena tornati dopo un soggiorno di quasi 40 giorni, ha fatto pure un po' freddo (temperature tipo Roma per intenderrci...) ma era l' inizio del mese di febbraio, e poi eravamo nel nord e all' interno. Un paese magnifico, molto piu' bello, colorato, colto e spettacolare di quello che mi aspettavo. Sicuramente vedere tante cose se non hai molto tempo non e' consigliabile, il paese e' grande, e si viaggia bene in macchina, belle autostrade, almeno nel nord. Noi siamo stati a Casablanca, a Rabat, a Fes e per la maggior parte del tempo a Mekens,nelle citta' imperiali appunto, che sono bellissime. Fes e' meravigliosa, ma piena di turisti, rabat ha un' aria europea, citta' degli anni venti, piacevole con una bella medina che si affaccia sull' oceano Atalntico. Casablanca enorme, moderna, veloce e poi Meknes, patrimonio mondiale dell' Unesco, monumentale, emozionante, autentica e tradizionale. Io la portero' semrpe nel cuore per avermi dato questo bambino stupendo, ed il Marocco sara' la mia seconda patria. Contiamo di tornarci mille volte per vedere tutto!!!
Annalisa farmacista | Venerdì, 12 marzo 2010 @10:53
Grazie a tutti e in particolare a Cam per i dettagliatissimi consigli. In effetti il Marocco mi aveva allettato. Adesso decido.
Che belli i versi di oggi: a volte il Consorte me lo dice che sono molto forte e resistente. Mi piace credere che lui mi pensi così. Associo la canzone di Jovanotti "a te" dove dice "le forze della natura si concentrano in te, che sei una roccia, sei una pianta, sei un uragano, sei l'orizzonte che mi accoglie quando mi allontano". Altro che dire ti amo. Questo penso sia il senso di amare.
Cam | Venerdì, 12 marzo 2010 @09:49
Hai ragione, cara Lisa, i fossili di primo acchito non trasmettono - a noi comuni osservatori - energia ed entusiasmo forse perché ci fermiamo alla pietra e non vediamo quel frammento di vita consegnato all’eternità.
Oggi io però mi voglio appuntare quel "tu" che "fermenti e straripi dentro di me". Romanticismo "Sturm und Drang" per questa primavera di rinascita che si deciderà prima o poi ad arrivare
Giovedì, 11 marzo 2010 @07:37
"Gli uomini pubblici pagano caro il prezzo del successo diventando vittime dei nervi a casa, e le loro mogli, il cui dovere è di essere sempre amabili, possono essere paragonate al ferro da stiro caldo e distensivo che scorra su una camicia appena lavata, con movimenti abili e persistenti, così da spianare ogni grinza".
(Elizabeth von Arnim)
Ma non vorremmo forse tutti trovare la sera, a casa, qualcuno che ci stiri e ci accarezzi?
(Elizabeth von Arnim è una delle mie scrittrici preferite, una donna che – all’inizio del Novecento – ha saputo vivere tante vite. Con ironia e leggerezza. La frase di oggi è tratta dal suo romanzo "Lettere di una donna indipendente", Bollati Boringhieri. Ma se non avete mai letto niente, vi consiglio di cominciare con "Un incantevole aprile" oppure "Il padre". Libri che sorridono. E ci fanno sorridere)
LISA | Giovedì, 11 marzo 2010 @16:23
Per CAM: concordo, la bianca Essaouira è bellissima. E il blog per Lila? Ragazzi, che romantico... Per ELY: Elizabeth von Arnim scriveva all'inizio del Novecento, ma non era certo una donna che stesse a casa a stirare (a parte che all'epoca aveva un certo numero di cameriere che se ne occupavano). E adesso, cent'anni dopo, direi che sarebbe assolutamente d'accordo con il fatto che entrambi, sia il marito che la moglie, hanno/abbiamo bisogno di essere stirati e accarezzati! (Quanto alla poesia da recitare al consorte in piedi sul tavolo invece di fare una scenata, hmm, ci sto ancora pensando). PABLO: proprio in questi giorni ho ripreso in mano "Un incantevole aprile", che comincia in un'uggiosa giornata di pioggia a Londra. E mi fa sorridere, come sempre, come speravo.
Giusy | Giovedì, 11 marzo 2010 @15:59
suppongo che Lisa abbia solo fulmini, ben custoditi, nella sua borsa.Dubito, Cam, che voglia imprigionarti a S.Giusto, tantomeno farti fare la fine del Santo(pietra al collo e tuffo in mare). I fulmini, qualcuno, potrebbe riservarli a me, qualora volessi parlare delle camicie stropicciate e poco stirabili di alcuni uomini pubblici di oggidì. Si potrebbe parlare non di grinze ma di "plissé" Addio.
Cam | Giovedì, 11 marzo 2010 @15:31
Chiedo scusa a Lisa, che mi vorrà fucilare o rinchiudere nelle segrete del castello di San Giusto, per aver intasato il suo server. Prometto di chiudere i rubinetti ... per un po' ...
Per Lila: ... e le camice blu o color salmone? ... beh chiudo gli occhi e sogno, poi ti faccio sapere.
Intanto in quell''oceano che non c'è ho trovato una piccola isola, è ancora deserta. Se vuoi puoi provare a riempirla giocando con le tue parole, i tuoi colori, le tue canzoni; vedi tu ...
http://perlila.wordpress.com
Ely | Giovedì, 11 marzo 2010 @11:10
Ecco, anche la Von Arnim. L'ha detto anche Armani che in tempi di crisi il modello della donna manager a lui tanto caro è out, e si deve tornare alla donna femmina, il cui compito è sostenere il proprio uomo. Ed è quello che, di fatto, sto facendo io. La domanda è: mi sta bene? Mi sta bene essere il parafulmine di tutti i malumori e le insoddisfazioni accumulati nel giorno/settimana/mese? La Von Arnim non dice qual è il metodo per essere amabili e piacevoli e distensive? Forse devo proprio leggerla.
Ciao Lisa e grazie per l'ottimo spunto di riflessione di oggi, e sigh, aspetto ancora la poesia da declamare in un memento di eccezionale nervosismo.
Lila | Giovedì, 11 marzo 2010 @11:07
Sì Lisa decisamente la sera (ma anche al mattino) è bello essere accarezzati.
Lila | Giovedì, 11 marzo 2010 @11:05
Siamo quello che siamo non per le persone che abbiamo incontrato, ma per quelle che abbiamo lasciato". Ho letto ora la tua intervista a Calligarich. Bellissima e questa frase che ho riportato qui sopra mi ha segnato il cuore e fatto pensare un pò a tutte le cose che mi sono successe. Grazie Lisa.
Per Cam: e le camicie blu o color salmone? Scusa ma io sono una persona che come dice Lisa ama giocare con le parole e con i colori. Spero veramente anche per te che un giorno qualcuno possa accarezzarti e coccolarti. Soffi ventosi
Pablo | Giovedì, 11 marzo 2010 @10:41
Ciao Lisa,
grazie per avermi fatto conoscere la von Arnim. Per colpa tua ho comprato un suo libro un pomeriggio di pioggia, ovviamente, a Londra. Devo ancora aprirlo, però è già una bella compagnia tenendo conto della tua presentazione.
Cam | Giovedì, 11 marzo 2010 @09:33
Cara Lisa,
noi uomini - maschi e femmine esseri umani - che sappiamo di essere "nel numero di quelli che si perdono", semplici uomini o semplicemente uomini, forse riusciamo a sentire sulla nostra pelle il calore di quelle carezze, passaggi di ferri da stiro come quelli delle nonne, col manico di legno, che si riempivano con carboni ardenti. Non si limitavano a togliere le grinze da camice di lino, a volte un po’ ruvide, ma lasciavano al loro passaggio qualcosa di più: profumo, tepore.
Gli uomini pubblici, oggi, nemmeno si accorgono se un ferro di acciaio luccicante sia caldo freddo bollente: ciò che conta è che all’apparenza, ma solo all’apparenza, la loro camicia sia priva di ogni grinza e … alle loro mogli forse va bene così.
Quando portava la divisa ho imparato a stirare le mie camice color kaki, chissà se un giorno riuscirò a stirare anche le camice bianche (che io non porto) di chi la sera le vorrà togliere alla ricerca di carezze?
Per Annalisa farmacista: visto come va la stagione la cosa più romantica che puoi trovare nella Vecchia Europa continentale è una baita in montagna per stare accoccolati ad ammirare la neve che cade, ma non penso proprio che sia ciò che intendi tu per romantica vacanza di primavera.
Tra le mete suggerita da Lisa io opterei per il Portogallo, la terra del Fado che permea di sé ogni vicolo di Lisbona dal centro fino alla torre di Belem e il Monasteiro de los Jeronimos (nelle vicinanze non si può perdere la vecchia pasticceria arredata ancora coi mobili dell’Ottocento in cui vengono serviti ancora caldi i "Pasteis e Belem", a te il piacere di scoprire cosa sono). C’è poi Porto piena di vita coi barconi che scendono lungo la valle del Douro per attraccare nelle vicinanze delle famose cantine. Per una vacanza romantica non può mancare una notte trascorsa in una Posada (vecchi e stupendi monasteri ricchi di fascino storia e mistero, trasformati ora in alberghi di lusso).
Personalmente ti suggerirei di lasciare la fredda Europa e sbarcare sulle coste del Nord Africa. Il Marocco è il paese dove forse vorrei vivere per i suoi colori, i suoi sapori, le luci, i profumi. In questo periodo il clima è ideale soprattutto se scendi verso sud (Agadir, coi suoi 20-25 gradi è la meta ideale per vacanze in aprile; città un po’ povera di storia – dal momento che è stata rasa al suolo da un terremoto devastante e completamente ricostruita – ma che offre molto quanto a ricettività turistica). Tralascerei il tour delle città imperiali (che diventerebbe un po’ un tour de force), un paio di giorni come minimo a Marrakech coi suoi palazzi, i giardini imperiali, le moschee, il suq e la medina (se sei un tipo un po’ avventuroso è stupendo girare per quei vicoli da scoprire passo a passo, col rischio di perdersi …) e la magia della piazza Jama’a el-Fnaa: un piazza che cambia volto e vita nei diversi momenti della giornata, uno scorcio di medioevo in pieno XXI secolo. E poi non puoi perderti Essauira, a mio avviso la piccola perla del Marocco, antico porto di Marrakech sull’Oceano. Città berbera, fenicia, romana, araba, portoghese, francese e soprattutto uno di quei poli energetici del pianeta dove l’energia riempie le strade, satura l’aria, ti profuma la pelle, ti colma lo spirito. Case di un bianco candido circondate dalle imponenti mura che vanno dall’ocra al rosso intenso (sui bastioni Orson Wells girò alcune scene dell’Otello), la vita del porto, i vapori e i massaggi degli hammam, i profumi i colori e le voci del suq (dove puoi girare senza venir rapita dai venditori come succede altrove). Negli anni Sessanta Essaouira è stata la città degli Hippy (qui vennero Jimi Hendrix, Frank Zappa e Bob Marley) e ora qui ha trovato casa anche Sting, in compagnia di molti altri VIP. Oggi la città sta vivendo un imponente sviluppo turistico quindi l’offerta è più che varia: dagli hotel di lusso con Spa incorporata ai piccoli alberghi a conduzione famigliare (solitamente europei che, catturati dalla magia del luogo, qui si sono fermati), piccole strutture con poche camere, ricavati in antiche dimore che ti fanno apprezzare il fascino e il comfort della casa araba, coi suoi colori e le sue ombre, che vive tutta racchiusa attorno al patio interno. La magia però non si può descrivere a parole, si può solo vivere … Buona vacanza.
Mercoledì, 10 marzo 2010 @07:54
"Perché uno mi sia compagno mentre piove
deve sentire
la pioggia sulla piazza vuota o su un sentiero o soltanto su un paesino.
Oppure è necessario che abbia un volto quieto che dica siamo uomini
e che abbiamo dimenticato o sentito o visto qualcosa da qualche parte
e che qualcosa resta racconta e si bagna o solo tace o viene sotto la pioggia
e ora non sappiamo dove in realtà e che cosa"
(Milivoj Slaviček)
Mentre piove.
(Milivoj Slaviček è un poeta croato. I suoi versi, che ho scelto per la mia rubrica di City oggi, 10 marzo, sono tratti da: "Antologia della poesia croata contemporanea", Hefti)
Lila | Giovedì, 11 marzo 2010 @10:44
I.V. complimenti per la tua poesia, è davvero bella.
PaperinaTenera | Mercoledì, 10 marzo 2010 @23:43
non so voi ma io di questo freddo non ne posso più..e odio la pioggia!!!ma la primavera??? l'unica cosa positiva è che posso esibire il mio ombrellino di harrods, almeno mi ricorda una stupenda vacanza a londra! a proposito di vacanza per annalisa : io andrei volentieri alle 5 terre e naturalmente se si può parigi..è favolosa!!!
per lisa: grazie per i libri..ho scelto jane austen, orgoglio e pregiudizio anche se lho letto mi piace l'idea di farmi accarezzare, come un maglione morbido, come hai detto tu!! grazie ancora e buona notte
ps perdonami i puntini..ma è più forte di me! :)
Lila | Mercoledì, 10 marzo 2010 @19:39
Anche oggi vado di fretta. Grazie Lisa per la poesia di oggi. Per Annalisa farmacista a Bologna io voto Parigi e la Sardegna (ad aprile ancora di può fare). Per Cam, grazie, sono contenta che i miei versi ti siano piaciuti. Non ho mai provato l'esperienza di toccare il legno ma è bello il paragone che fai con il falegname. Penso che per ogni attività ci vuole pazienza, passione. Io pecco in quanto a pazienza anche se ora (intendo in questo momento della vita) mi sembra di averne di più. La passione c'è, sicuramente, nella poesia. Il libro Le città invisibili non l'ho letto ma so che è un libro che presto leggerò. Buona serata a tutte/i voi e soffi infreddoliti.
I.V | Mercoledì, 10 marzo 2010 @18:24
Più che pioggia sembra neve
che cade sugli ombrelli
di allegre fanciulle.
Alberi spogli in questo
tardo inverno attendono
un raggio di sole
per sorridere
alla nuova stagione.
Patrizia Rogers | Mercoledì, 10 marzo 2010 @17:31
mmhhh... Trieste con la bora? Sono appena tornata a casa, cara Lisa, la bora si è leggermente smorzata (non più record di 150 km/h, insomma), ma imperversa, mentre nevica. Con i miei anfibi gialli mi avventurerò in prossimità del molo, sperando di trovarci "lui" (che naturalmente non ci sarà). In prossimità, però, perchè non vorrei finire in acqua.
P.S. per Annalisa: voto Parigi e assolutamente le Cinque Terre....
LISA | Mercoledì, 10 marzo 2010 @13:48
Per ANNALISA FARMACISTA: che bello progettare un viaggio mentre fuori nevica, o piove. Ad aprile poi, con tutte le promesse della primavera. Allora, butto lì un po' alla rinfusa: Parigi, magari in un piccolo design hotel low cost, il Mamashelter disegnato da Starck, e con nell'iPod "April in Paris" cantato da Ella Fitzgerald. Le Cinque Terre, per mangiare focaccia e camminare nei sentieri a dirupo sul mare. La Costiera Amalfitana, quando ancora non è invasa dai turisti; o piccole isole come Ponza e Ventotene. Lisbona, dove c'è uno degli alberghi più romantici del mondo, York House Hotel; e da visitare una villa remota con gli azulejos nel giardino, il Palácio dos Marqueses de Fronteira. E poi, mmhhh... Trieste con la bora?
Cam | Mercoledì, 10 marzo 2010 @12:38
"Spolvero di zucchero a velo
Sopra l’alba grigia
Questa mattina
A Milano"
Cosa racconta cosa tace cosa viene sotto la neve?
Cosa nasce?
Cosa tu, mio compagno, uomo come me, vedi?
Per cambiare un po’ registro e tirar un po’ su il morale due versi riportati sulle pagine del libro che sto leggendo (Il tempo di Blanca di Marcela Serano; storie di donne scritte da una donna, da leggere):
"E in ogni giglio che i tuoi occhi guarderanno
E in ogni trillo, canterò il tuo nome"
Oscar Castro
Spero che prima o poi per ognuno di noi spuntino dei gigli (che ora forse riposano sotto quello spolvero di neve).
Per Lila: se le tue parole fossero state anonime o insignificanti non ti avrei chiesto l’autore, non ti avrei detto che mi piacerebbe parlarne davanti a una tazza di caffè, non credi? Perché devi essere dispiaciuta per la partita in pubblico, fintanto che gli altri non ci cacciano … (troveremo allora altri campi per continuare a scambiarci pensieri, senza abbandonare questo perché insostutibili sono gli stimoli che Lisa ci offre ogni giorno). Quanto a Fromm, che non hai mai continuato, non so dirti quando e come una persona sia in grado di amare; so solo che, come dice Fromm, per imparare ad amare serve impegno e abnegazione come per il falegname che, prima di arrivare ad essere ebanista provetto, deve passare ore ad esercitarsi con la pialla per scoprire tutti i segreti celati in quella materia che dolcemente e faticosamente accarezza (le cose belle e importanti non sono mai in superficie ma vanno scoperte scendendo lentamente in profondità). Sono sensazioni difficili da trasmettere ma quando riesci a viverle ti assicuro … Io per ora sto imparando a lavorare il legno (non scherzo, è una attività che riempie quei pochi momenti in cui riesco ad isolarmi nella mia "no man’s land" e che mi appaga come può capire solo chi riesce ad accarezzare il legno quasi fosse …), quanto all’amore …
(non me ne vogliano le amiche che detestano i punti di sospensione …)
Annalisa farmacista | Mercoledì, 10 marzo 2010 @12:35
Mentre piove (o meglio nevica) penso al Consorte, che mi ha proposto un viaggio in aprile. Ha fissato la settimana e mi ha detto di decidere la meta. "Ci vuole un viaggio romantico" ha detto. Ma io non so decidermi, non so dove andare senza spendere una follia. Mi potete aiutare?
Martedì, 9 marzo 2010 @06:36
"Penso a tutte le cose non realizzate, ai bambini nati morti, agli angeli, agli amori solo immaginati, ai sogni schiantati dall’alba…"
(Gianfranco Calligarich)
Penso a quanto ti ho amato, a quanto ti avrei potuto amare, a quanto mi avresti dovuto amare. Penso alle mattine che non abbiamo visto insieme, ai crepuscoli che abbiamo cercato dentro l’alba. E invece era un tramonto, ma non lo sapevamo.
La frase di oggi è tratta da un libro che viene da lontano: un libro che ha già 37 anni, e che è appena stato ripubblicato. Mi è piaciuto molto, lui e l’autore, che ho appena intervistato per Il Piccolo:
"Poi guardai il cielo, perché pare che sempre si guardi il cielo quando si compiono trent’anni". Così pensa Leo, il protagonista di "L’ultima estate in città", il giorno che compie 30 anni, un giorno che sembra non finire più in una Roma mai così struggente. Da quel giorno – e dall’uscita del libro – sono passati altri trent’anni, anzi esattamente 37: perché in questi giorni l’editore Nino Aragno rimanda in libreria "L’ultima estate in città", pubblicato da Garzanti nel 1973, che è stato all’epoca un piccolo bestseller. Un libro che ritorna a nuova vita: ne abbiamo parlato con l’autore, Gianfranco Calligarich, che è nato all’Asmara, è cresciuto a Milano, vive a Roma, ma ha Trieste nel cuore.
Natalia Ginzburg, che di questo libro si innamorò, scrisse: è il ritratto amaro, ironico e disincantato di un uomo "che sa di essere nel numero di quelli che si perdono". Ma soprattutto è la storia del "rapporto tra un uomo e una città, cioè fra la folla e la solitudine". La storia di un amore, dunque; l’amore per una donna, e l’amore per Roma?
"Io, come Leo, ho amato moltissimo Roma. Negli anni Settanta, quando tornavo in treno da Milano, già a Orte cominciava a battermi il cuore: come quando si torna da una donna che ci ha stregato. Forse perché, sempre per citare la Ginzburg, è una città che sa essere "beffardamente complice" dei tuoi fallimenti".
E la ama ancora, Roma?
"No: è come una vecchia amante che vediamo trasformarsi in una vecchia astiosa e violenta. Non la amo, non la desidero più".
La Roma che lei racconta nel libro è la Roma degli anni Sessanta; notti che non finiscono mai; feste, alcol e ubriacature; campioni di tennis… Sostituendo la cocaina all’alcol, il calcio al tennis, è una storia che potrebbe accadere ancora oggi?
"Perché no? E’ una storia di rinuncia, di inadeguatezza. Forse per questo piace ancora, soprattutto ai più giovani: l’età in cui ci si sente disperatamente inadatti a quello che ci circonda. Ma quello che non c’è più è la musica di quel tempo. Mi spiego meglio. Un romanzo è uno stato d’animo che tu cerchi di comunicare: e ha, deve avere, un linguaggio preciso, una sua musica. Oggi mi sembra che molti, troppi romanzi siano piatti: lo stile non conta più. Sono libri scritti come si scrivevano, un tempo, le sceneggiature. Manca la musica".
Pensa a Moccia, a Fabio Volo?
(Calligarich ride).
Se il suo libro avesse una colonna sonora, dunque, quale sarebbe?
"Jazz bianco. Nel romanzo, Leo entra nella redazione del giornale dove lavora canticchiando Django Reinhardt. Ecco, forse è quella la mia colonna sonora".
Nella sua ultima estate in città, Leo incontra una ragazza dall’impermeabile rosso. Anche lei, in questi anni, l’ha incontrata? Amata, sposata?
"Le dico solo che quella ragazza c’era, c’è stata. E ha sposato il suo psicanalista: forse l’unico modo per restare malati tutta la vita".
Nel romanzo, Leo dichiara di amare i libri usati: perché costano meno e "perché puoi sapere in precedenza, con un certo margine di sicurezza, se vale la pena di leggerli". Infatti cerca "tracce di pane, briciole, pezzetti di crosta tra le pagine perché un libro che si legge mangiucchiando è senz’altro buono"…
"Lo penso ancora".
In fondo è il destino che aspettava il suo libro.
"E’ vero, ed è buffo. In questi 37 anni, infatti, mentre io pensavo che fosse morto, "L’ultima estate in città" ha continuato a vivere. Ogni tanto, almeno un paio di volte all’anno, ricevo lettere, o telefonate di persone che l’hanno trovato su una bancarella di libri usati, oppure ripreso in mano dagli scatoloni di un trasloco… Una studentessa della Sapienza di Roma, dopo averlo comprato per caso su una bancarella, decise di scriverci sopra la sua tesi di laurea. E mi raccontò che i suoi compagni di corso, incuriositi, hanno voluto leggere anche loro il libro: l’hanno fotocopiato, o comprato – usato - via Internet. Un ragazzo mi ha detto che la sua copia è arrivata da Napoli: tutta stropicciata, squadernata, piena di appunti sui margini, con annotate sopra persino delle liste della spesa. Proprio come i libri che piacciono a me".
Quindi "L’ultima estate in città", anche se non era più in libreria, ha continuato a vivere.
"E ha continuato a diventare parte della storia di altre persone. Come la donna che mi ha cercato da Damasco. Mi disse che l’aveva trovato alla Biblioteca Dante Alighieri, e che l’aveva aiutata in un momento difficile della sua vita, soprattutto una frase: "Siamo quello che siamo non per le persone che abbiamo incontrato, ma per quelle che abbiamo lasciato". Mi emoziona pensare che negli anni, mentre io vivevo, amavo, lavoravo, il mio libro sia diventato questo: un libro che si legge coprendolo di briciole, piegandolo, mettendolo in tasca. Che diventa vivo".
E se lei dovesse regalare un libro così, ma non il suo?
"Un tempo avrei scelto "Fiesta - Il sole sorgerà ancora" di Hemingway: per farmi capire, come uomo. Ma oggi a una donna forse regalerei – anzi, ho regalato – le poesie di Wislawa Szymborska".
Nato all’Asmara, cresciuto a Milano, vissuto a Roma, ma Trieste nel cuore. Perché?
"Perché mio nonno, di cui porto il cognome, è nato a Trieste, e ha custodito Trieste nel cuore per tutta la vita. Eppure se n’era andato alla fine dell’Ottocento, per cercare fortuna a Corfù. Lì incontra e sposa la figlia della modista di Sissi, dell’imperatrice, e con lei ha sei figli. Poi arriva la prima guerra mondiale, va in rovina, viene giudicato disertore dell’Impero… A quel punto, secondo la leggenda familiare, decide di imbarcarsi, con la famiglia, sulla prima nave che parte. Qualsiasi destinazione. Così è finito in Italia. E poi, a Milano".
Quindi a Trieste lei non ha mai vissuto?
"Mai. E neppure la mia numerosissima famiglia. Ma è a Trieste che pensiamo, è di Trieste che parliamo, è a Trieste che – anche se non ci abbiamo vissuto - finiremo da morti. Da quando ci è stata restituita la tomba di famiglia, al cimitero di Sant’Anna, tutti vogliamo essere seppelliti lì! Anche mio nonno, che morì da vero patriarca, a Milano, circondato da figli e nipoti; e, sotto il cuscino, la foto di una donna che non era sua moglie. Era, forse, una giovane cameriera di cui si era innamorato in passato, che non potè sposare, e che si suicidò per lui".
Nel libro, il suo protagonista lascia Roma e torna sempre al mare, il mare del Circeo, "grigio e ostile", che "ha sempre l’aria di chiedere qualcosa". E il mare di Trieste, che cosa chiede?
"No, il mare di Trieste non chiede niente. Ti parla. Vai sul Molo Audace e il mare ti mormora vecchie storie. Storie indimenticabili".
Cam | Mercoledì, 10 marzo 2010 @12:34
Ieri giornata tra corridoi e letti d’ospedale dove vedi ciò che non vorresti vedere, vivi ciò che non vorresti vivere ma scopri anche ciò che altrove forse non riusciresti a scoprire.
Solitaria, abbandonata su un seggiolino, la prima pagina – molto "vissuta" – di City col tuo Buongiorno: sarà stata solo pura coincidenza?
Lì, dove la precarietà del nostro vivere si mostra in tutta la sua drammatica realtà, nascono pensieri che forse altrove non prenderebbero forma:
"Penso a tutte le cose non realizzate, agli amori solo immaginati, ai sogni schiantati all’alba"
Se tutto ciò è accaduto (o non è accaduto) nonostante i nostri sforzi allora di ciò non dobbiamo aver rimpianto: si è comunque faticosamente dolorosamente vissuto.
Se però ciò e frutto di ignavia rassegnazione timore allora … un solo grande rimpianto:
NON AVER VISSUTO
Solo oggi leggo il resto: Milano Roma Trieste, storie di uomini di amori di città, folle e solitudini. Strane affinità di pensieri, sarà un caso?
Sempre a proposito di città: "Le città invisibili" di Calvino è uno di quei libri che non si possono non leggere.
LISA | Mercoledì, 10 marzo 2010 @07:50
Per DANI IN SCOZIA: la storia dei miei primi jeans la trovi nel post del 25 luglio. Prima, e ancora adesso? Velluto! I jeans baggy e bucati d'inverno non tengono molto caldo... Per GIUSY: sai cosa mi piace di Saba e Trieste? Ritrovare i suoi versi, scolpiti in alto sulle strade. I miei preferiti: "C’è a Trieste una via dove mi specchio/ nei lunghi giorni di chiusa tristezza:/ si chiama Via del Lazzaretto Vecchio".
Lila | Martedì, 9 marzo 2010 @22:09
Per Cam: mi dispiace per questa partita a tennis in campo pubblico. Sono belli i tuoi versi ma tu non mi hai detto niente dei miei. Devo dedurre che non ti sono piaciuti? Quanto al caffé al ginseng ti devo dire che a Milano io già ci sono stata una volta per vedere Alex, Manu e Simona la Pasionaria, tre persone veramente speciali. Il libro "Il giunco mormorante" non l'ho ancora finito e l'Arte di amare di Fromm è un libro che ho iniziato tante volte e mai continuato forse perché ancora non ero in grado di amare.
Lila | Martedì, 9 marzo 2010 @21:52
Lisa oggi ho letto al volo solo la poesia ed il tuo commento e non la tua intervista che leggerò domani. Tristi ma belli. E' brutto quando gli amori giungono al tramonto...(scusami per i puntini ma erano necessari).
Giusy | Martedì, 9 marzo 2010 @12:16
P.s. e sempre, alla fine del loro cammino, vogliono riposare a Sant'Anna.
Giusy | Martedì, 9 marzo 2010 @12:10
Che articolo oggi, LIsa! e quell'intervista! Lasciami punti esclamativi e quant'altro: fungono da supporto ai "duri di penna". Posso considerarlo un tuo inconsapevole, graditissimo regalo? Forse riuscirò a farlo leggere al consorte triestino (oltre quarant'anni di convivenza non sempre pacifica ma molto intensa). Dovrò strappagli di mano "Hans Kung" , con dieresi, e spero di riuscirci. Le la ricordi quella poesia di Saba:..Trieste è come.. Ed è proprio vero che i triestini "esuli" portano sempre con se' la loro terra; sotto il cuscino, in tasca, fra le pagine di un libro, nel cuore no! troppo impegnativo da dire. Una cosa, invece voglio dirtela, ti sono veramente grata, con tutto il cuore.
Dani | Martedì, 9 marzo 2010 @09:04
..scusa i commenti frammentati. Mi chiedevo, ci sono altre mamme casalinghe, forse ex-lavoratrici come me, che vorrebbero confrontarsi?Parlare del ruolo, soddisfazioni e frustrazioni?
Dani | Martedì, 9 marzo 2010 @09:02
...che bella la poesia della Merini. Come mamma e casalinga, mi sento celebrata. Ma senti Lisa volevo chiederti questo da u po', veramente ti sei comprata i jeans solo l'anno scorso?Ma prima, d'inverno, cosa indossavi?Io vivo in jeans, anche perche' qui fa freddino...
Dani | Martedì, 9 marzo 2010 @08:59
Si ma Lisa che tristezza!Dai, fra angeli morti e astiose amanti...:-)))crogioliamoci...:-))scherzavo, non vi arrabbiate!
Lunedì, 8 marzo 2010 @07:48
"Intorno a me, sembrava che i vestiti sugli attaccapanni avessero messo radici e gemme". (Kathryn Stockett)
Ve ne siete accorti? E’ primavera anche nelle vetrine dei negozi. E che voglia di fiorire; che voglia di petali e boccioli sparsi sugli abiti, su una sciarpa, un soprabito, persino sulle scarpe. Che voglia di stringere in mano qualcosa di nuovo, e indossarlo, e sperare di essere felici – di nuovo, finalmente, ancora.
(La frase di oggi è tratta da "L’aiuto", di Kathryn Stockett, Mondadori. Un romanzo che parla di amicizia, di imprevista solidarietà al femminile: quella tra una ragazza bianca, ricca, troppo alta, e troppo affamata d’amore e di vita; e delle domestiche e delle bambinaie di colore che le stanno intorno; all’epoca, donne quasi invisibili. Quando? Negli anni Sessanta, in una cittadina nel Mississippi: quando il mondo stava per cambiare, gli anni di Kennedy e di Martin Luther King… e della rivoluzione nella moda. La frase infatti è tratta da un passo del libro in cui la protagonista, mortificata e timida nei suoi vestiti-divisa, scopre gli abiti, all’epoca davvero trasgressivi, di Pucci. Così lo racconta, e non è forse lo stesso brivido che proviamo noi, a volte, di fronte a un abito-energia? "Fiori! Righe larghe colorate! Orli una buona spanna sopra il ginocchio! Era fantastico, elettrizzante, faceva girare la testa. Questo Emilio Pucci probabilmente infila il dito nella presa della corrente tutte le mattine". Sì, è meraviglioso indossare un abito che ci elettrizzi, che prometta, che ci faccia sentire più felici e leggere. Un abito-rivoluzione)
Cam | Martedì, 9 marzo 2010 @21:17
Cara Lisa vedo che anche tu quanto a levatacce non scherzi, "instancabile lavorateice ...". Grazie per la segnalazione (sono anch'io davvero curioso di conoscere Ipazia). Vorrei tanto provare a capire cosa significhi l'essere donna: in tanti ne parlano tirando in scena parità e diritti, troppo spesso banalizzano e noi che stiamo dall'altra parte fatichiamo non poco a capire. Dovremmo forse davvero lasciare la parola ai poeti che riescono a penetrare nell'intima essenza della realtà. Alda Merini, che era tutt'altro che invisibile e muta (grazie Angela per la sua poesia) ce ne dà la riprova: ... nel tuo esserci l'incanto dell'essere ... con le tue diversità, le emozioni, le fatiche segnate dal tuo voler essere semplicemente donna ...
Per Lila (chiedendo venia alle altre amichei per questa nostra partita di tennis in campo pubblico): i miei sono i pantaloni dell'anima - ovviamente -, l'importante è che non indossino quelli (simbolo di tutto ciò che nell'uomo vi è di negativo: "in casa i pantaloni li porto io", sintetizzando e banalizzando). Quanto a gambe e gonne a te le citazioni discografiche e a Lisa quello chel le passerelle dicono. Sono miei anche quelli che tu chiami "primi versi", ciò che ho visto giuardandomi intorno e soprattutto guardandomi dentro. Chissà cosa vedrò domani sotto lo spolvero di neve. Un giorno mi piacerebbe vedere anche i tuoi occhi, prendere un caffè (al ginseng, ovviamente), fare quattro chiacchiere senza infastidire troppo gli altri. Buona serata sotto questa neve ... di primavera
LISA | Martedì, 9 marzo 2010 @06:27
Per PAPERINA TENERA: quando mi sento malinconica, ho voglia di leggere solo qualcosa che mi accarezzi, e che mi tenga caldo, come un maglione morbido; e che possibilmente mi faccia sorridere. Prova con Jane Austen, ma anche con una delle mie scrittrici preferite, Elizabeth von Arnim: "Il padre", ad esempio (tutti i suoi libri sono Bollati Boringhieri). Poesie: Wislawa Szymborska (la trovi in Adelphi o Scheiwiller) e Vivian Lamarque (l'antologia delle sue poesie è un Oscar Mondadori). Buona lettura... e buona primavera! (Hai visto? Ho messo i puntini anch'io!).
PaperinaTenera | Lunedì, 8 marzo 2010 @22:38
e perdonami per le ripetizioni delle parole, ma credimi ho fatto una difficoltà incredibile per scrivere senza i puntini che tanto non sopporti (ma che io amo..eheheh).
PaperinaTenera | Lunedì, 8 marzo 2010 @22:35
Ciao Lisa! so benissimo che il commento ti sembrerà banale ma adoro i tuoi commenti, completano le frasi o i versi che scegli dei vari autori, penso che senza le tue gemme non avrebbero lo stesso "sapore". Grazie perchè mi regali e ci regali ogni giorno qualcosa in più. un consiglio: cosa mi consiglieresti di leggere, visto che sono in un periodo un po confuso? grazie e aspetto cn ansia il city di domani
un bacio a tutte
Primavera | Lunedì, 8 marzo 2010 @21:29
Questa è di Marina Rei e penso che molti di voi se la ricordano. E' vero Lisa la primavera è alle porte e a Roma oggi è vero che fa freddo ma il cielo è bellissimo e poi i mandorli sono in fiore! Grazie per il tuo commento e per l'indicazione della enciclopedia delle donne. Per Cam: la poesia che ho trascritto è mia, grazie per la tua poesia che spero si riferisca anche alle donne che preferiscono stare in pantaloni (anche se qualche volta si mettono la gonna). Anche i primi versi che hai riportato li hai scritti tu? Un soffio speciale a tutte le donne del salotto e buona serata. Lila
LISA | Lunedì, 8 marzo 2010 @20:26
Per ANTONIA: che bella la tua definizione! Dunque la mia è una "romantica lucidità". Un ossimoro, come "lucida follia"... O forse no. Per ANGELA: io invece, oggi che è l'8 marzo, vi voglio segnalare la nuovissima enciclopedia delle donne su web. E ovviamente sono subito andata a vedermi la voce di Ipazia...
http://www.enciclopediadelledonne.it/index.php?azione=pagina&id=119
Angela | Lunedì, 8 marzo 2010 @16:29
in questo otto marzo, che per me dovrebbe essere un altro giorno della memoria, voglio dedicarti con affetto, i versi di chi resterà nella storia della letteratura, forse senza essere compresa mai fino in fondo, poichè chi la osservava e la sentiva, non si preoccupava di vederla guardandola e ascoltarla sentendola.
Nel tuo esserci l’incanto dell’essere.
La vita
tua storia
segnata dal desiderio d’essere semplicemente donna!
In te l’amore
la bellezza più trasparente
l’affetto più puro
Donna come:
poesia
punto di riferimento
musa ispiratrice
emozione
instancabile lavoratrice…
ma anche mamma e casalinga
Alda Merini
malu63 | Lunedì, 8 marzo 2010 @14:44
abiti, mi torna in mente quello della Littizzetto usato per la trasmissione di Fazio, unico ed inidossabile a dir poco,ma faceva tantissima primavera come diveva lei !!! E già dentro di noi c'è tanto voglia di belle giornate tiepide piene di sole, ma almeno qui a Roma c'è il sole ma freddo polare che contrastano questo 8 Marzo, anche l'albero di mimosa del mio giardino ne ha risentito quest'anno, povero sbattuto prima dal vento eppoi dal freddo, grazie cam per la poesia ,e a tutte le donne-pinks auguri.
Daniela | Lunedì, 8 marzo 2010 @11:43
eh si!cedi io leggo pochissimo in ital;iano, e quando lo faccio, la lingua mi ri-affascina...
Cam | Lunedì, 8 marzo 2010 @10:52
Cara Lisa due giorni senza aver la possibilità di leggere rispondere raccontare non sono pochi soprattutto quando si hanno così tante belle persone che si riuniscono in questo tuo caffé letteral-fashion (il serio e il faceto, parodia della vita).
La primavera cerca faticosamente di vedere la luce, le vetrine si rinnovano imitando la natura, noi abbiamo voglia di rinascita ma questa mattina, camminando poco dopo l’alba, ho incontrato ancora un inverno che – lentamente – fatica a morire:
Filigrana di foglia traforata dal vento.
Aghi di ghiaccio galleggiano sparsi
come bastoncini di un effimero e trasparente shangai.
Sole basso – accecante – sulla linea dell’orizzonte.
La mia anima scalpita cercando la vita e nuovi amori.
Oggi agli incroci venditori di mazzi di mimose vendute ai frettolosi passanti. Io vorrei offrire "all’altra metà del cielo" che socchiude gli occhi al nuovo giorno una fetta di pane ancora tiepido e dalla crosta croccante, quello che ieri sera (sulla scia dell’entusiasmo generato da Annalisa farmacista con quel rito a base di uova e farina) ho ripreso a fare. Pane che sa di farine antiche piene di forza profumi sapori, pane che gradisce la compagnia del burro d’alpeggio, di un po’ di marmellata - arancia amara o prugna selvatica? -, un bicchiere di tea verde o nero caffé e … un pensiero.
A tutte quelle donne che non vogliono emulare gli uomini indossando i pantaloni.
TU, DONNA
Tu, che illumini il buio delle mie notti
e brilli nella luce del mio giorno.
Tu, bianco ad affiancare il nero in quella perfetta circolarità.
Tu, che sei ciò che io non sono.
Tu, che mostri ciò che io non conosco
e che troppo spesso non riesco o non voglio vedere.
Tu, madre amore vita pensiero
Tu, universo sconosciuto e misterioso che vorrei
provare ad esplorare, in cui tuffarmi,
in cui naufragare per ritrovarmi in terre vergini e ospitali
a scoprire tesori di speranza per quell’inconoscibile futuro.
Tu, donna.
GRAZIE
Quanto a Calvino chi dice che non leggiamo più?! È una degli autori più geniali del Ventesimo secolo, uno che riusciva a spiegare il concetto della Relatività con un racconto. Come non leggere gli "Amori difficili" quando si è alla ricerca del significato della parola Amore (da ieri sto cercando disperatamente quel libricino, tante brevi storie, tante perle di disincantata verità; chissà dove si è nascosto!).
Quanto poi a quell’incotrarsi per un attimo, al crepuscolo o all’aurora, mi viene in mente quel film con Michel Pfeiffer e Rutger Hauer: "Lady Hawk"; alla fine i due trovarono un giorno senza la notte e una notte senza il giorno (accade solo nei film?).
Per Lila: sull’interpretazione dei versi di Jennifer Groz anche io ho avuto la tua stessa sensazione: al crepuscolo dell’amore anche i baci sono freddi amari e duri come il ferro delle catene. Come sempre, però, ognuno di noi osserva la realtà con i proprio occhi e di ogni forma possiamo percepire ciò che sta in primo piano o ciò che, per sottrazione, si definisce sullo sfondo: nessuno ha torto e nessuno ragione. Quanto hai romani, hai ragione, la "n" è rimasta nella matita: certo che è un "mondo" ancora tutto da scoprire perché le città più che di pietre e di palazzi sono fatte delle anime belle di persone che fanno vivere ciò che di per sé sarebbe privo di vita, e quindi di nessun interesse. Quanto ai tuoi versi (di chi sono?) sulla bellezza della fisicità dell’amore, che porta a scoprire nuove dimensioni e nuovi mondi prima inesplorati, proprio ieri avevo appuntato alcuni pensieri (sono lì nel mio taccuino e magari un giorno … per ora – dal momento che il "Giunco mormorante" sarà già finito - leggi Fromm, ti assicuro che ne vale la pena).
Per Claudia mdg: è vero chi l’avrebbe mai detto ai tempi del liceo! Col passare delle stagioni 8e ce ne sono volute di stagioni!) i frutti maturano e così riusciamo a vedere ciò che prima era invisibile (o estremamente noioso e foriero di incubi), riusciamo a distillare ciò che entra in sintonia col nostro nuovo sentire (guarda cosa avviene negli alambicchi: si parte da masse enormi di materia per ricavare poche gocce in cui è condensato …)
Antonia | Lunedì, 8 marzo 2010 @08:27
Ti scrivo per complimentarmi.
Tutte le mattine,andando all'università,prendo il City ed il primo pensiero,il primisso pensiero,è quello di leggere le poesie che scegli,e che commenti con romantica lucidità.Molti ancora me li ricordi.Mi hanno colpita,e me li sono portati dentro.
Grazie.Perchè non c'è nulla di più bello che iniziare la giornata con un pensiero significativo tra le mani.
Un sorriso.Antonia.
Sabato, 6 marzo 2010 @08:33
Per chi, come me, ha fatto il classico (e si è vergognosamente dimenticata tutto, soprattutto l’aoristo, su cui ho ancora degli incubi) sarà un’occasione per ripassare. E, finalmente, divertirsi. Per chi di Olimpo e dintorni ricorda solo i bicipiti di Brad Pitt nel mitico "Troy" (ma era tanto tempo fa, ahimé, prima della metamorfosi quasi Ovidiana di Brad in Brangelina) sarà un’occasione per divertirsi e basta. Sì, perché tra poco faremo una full immersion di Olimpo e dintorni: ci vestiremo di pepli, metteremo sandali alla gladiatore, sogneremo al cinema dee alate e fulmini rubati a Zeus e, forse, riprenderemo in mano i lirici greci. Tutto è possibile. In ogni caso sarà un bel sollievo dopo l’overdose di demoni, angeli e vampiri.
Cominciamo con il guardaroba. Per vestirsi da dee basterà scegliere un morbido abito-peplo, fermato da una spilla che sembra una "fibula" dell’antichità (sorprese, eh? Qualcosa alla fine me lo ricordo); tornano i sandali alla gladiatore, ma anche certe incredibili scarpe dorate di Vivienne Westwood con un’ala al fianco che sembrano pensate apposta per Mercurio, messaggero alato…
Non troveremo in vendita, purtroppo, l’acconciatura serpentina di Uma Thurman in "Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo", il primo film dell’invasione. Il protagonista è Percy, figlio di Poseidone, sospettato di aver rubato il fulmine di Zeus. Si metterà a caccia del vero ladro, ma tra i grattacieli: l’Olimpo, nel film, è al 600esimo piano dell’Empire State Building, e ci si arriva in ascensore. Bella l’idea di immaginare dei e semidei tra traffico e metropolitana: e, se non lo avete ancora letto, vi consiglio "Per l’amor di un dio" (Guanda), dove l’abile Marie Phillips li racconta, con grande sense of humor, squattrinati in una Londra contemporanea.
L’invasione di dei e semidei continua ad aprile con "Scontro fra titani" (Liam Neeson sarà Zeus, prepariamoci). Ma il film che non mi perderò, anche perché la protagonista è una meravigliosa Rachel Weisz, è "Agorà": la storia vera (un po’ romanzata, vabbé, perché c’è anche l’amore con un giovane schiavo) di Ipazia, coraggiosa scienziata e filosofa che visse ad Alessandria d’Egitto e finì uccisa per eresia. Squartata, per la precisione, e speriamo che Amenàbar, il regista, ci risparmi i dettagli.
Alessandria, Atene… L’Olimpo trendy mette voglia di viaggiare. Io vorrei tornare, dopo tanto tempo, in Grecia, per visitare il nuovissimo e iper-design museo dell’Acropoli. (E poi prendere subito un traghetto per un’isola). In valigia so già cosa mettere: un guardaroba dea-style, costumi, e qualche libro. Ma forse basta infilarsi un paio di occhiali da sole, Olimpo-style ovviamente, e immaginare tutte le meravigliose vendette che potremmo prenderci, se solo avessimo a disposizione i fulmini di Zeus.
(Questo è, rivisto e corretto, un articolo che ho scritto per Grazia. I fulmini di Zeus li terrei volentieri nella mia borsa insieme all'iPhone, e ho già qualche idea su come usarli).
LISA | Lunedì, 8 marzo 2010 @07:38
GIUSY, grazie: non sapevo che Ipazia è raffigurata nell'affresco "La scuola di Atene", di Raffaello, ora ai Musei Vaticani; non sapevo neppure che fosse l'unica donna del dipinto, che ci guarda dritto in faccia. Emozionante. DANIELA IN SCOZIA: hai letto dieci volte il Libro Rosa? Uh, Emma ed io dovremmo darti un premio!
Daniela | Sabato, 6 marzo 2010 @16:43
Ciao Lisa, si sono io, ancora in Scozia! Tante cose sono cambiate....h lasciato il mio lavoro e sono ora una mamma-a-casa, che nei momenti migliori e' bellissimo, in quelli peggiori e' un po' come dire...letale per il cervello! allora ho cominciato a scrivere, ho scritto un romanzo e l'ho spedito a due agenti che senza cuoe mi hanno detto no! (E' in inglese, forse non scrivo bene in inglese, non so). La seconda gravidanza dopo tante paure e due soggiorni in ospadale e' finita bene per fortuna, e' andata a termine e ora ho un altro maschietto di nome Luca che e' il mio sole. Sai pero' cosa non e' cambiato?Il libro rosa sotto il letto, non lo leggo piu' tanto spesso perche' avro' totalizzato tipo dieci volte, ma lo tengo come talismano. Un libro viaggiatore: ha vissuto cinque settimane in Devon dalla cugina di mio marito. ma ora e' tornato a casa:-)Baci, grazie delle poesie...fanno bene all'anima. Dani
Giusy | Sabato, 6 marzo 2010 @14:08
Scusami tanto. Volevo menzionare Amenabar. Ma come ho fatto a confondere i cognomi? Sarà l'età, comincio a preoccuparmi. Ciao Lisa
Giusy | Sabato, 6 marzo 2010 @13:59
Bello il tuo articolo,Lisa. Parli anche di Ipazia e questo mi ricorda un magnifico affresco di Raffaello. Ho letto qualcosa sulla sua vita e morte.Spero che il film di Almodòvar esca anche in Italia. ..Commento troppo lungo per i miei gusti.
Venerdì, 5 marzo 2010 @07:40
"Anche i baci sapevano di metallo
l’anno che abbiamo vissuto nell’imbrunire".
(Jennifer Grotz)
Sì, i tuoi baci sapevano di metallo; a volte. Portavano dentro il giorno, quando scolora nel tramonto; lo stupore della notte che cala improvvisa. Non sapevo ancora, allora, che sapore tu avessi; che sapore aveva il nostro amore. Era il mio primo assaggio di te. Per quello i tuoi baci sapevano di metallo, erano baci di confine: quel confine che abbiamo superato, insieme.
Jennifer Grotz è una poetessa americana, e i versi che ho scelto per il Buongiorno di oggi, venerdì 5 marzo, sono tratti dall'antologia "The best of american poetry 2009". La traduzione purtroppo è mia. (Mi sono anche permessa di trasformare "iron" in metallo). Ma leggete come suonano meravigliosi in inglese:
Kisses too, tasted of iron
the year we lived in twilights
Fra Ore | Lunedì, 8 marzo 2010 @12:37
Già. Mi affascina che è una guerriera simpatica.
WE WILL PREVAIL direbbe lei... Lascio a te la curiosità di cercarne il suo significato...
Chissà, magari un giorno me la troverò in prima pagina su City mentre percorro PonteMammolo-Garbatella!
Buona Giornata. Francesco
LISA | Lunedì, 8 marzo 2010 @07:39
FRANCESCO, la tua poetessa ha la faccia davvero simpatica!
Fra Ore | Domenica, 7 marzo 2010 @11:12
Vabbè allora lo faccio qui! Avrei voluto farlo in privato quasi per un senso di "segreto"... Bè quella poetessa è il mio segreto e quasi faccio fatica a condividerla con una possibile infinità di gente! Però visto che tu sei così fantasticamente attenta a tutti i commenti ti posto qui alcune informazioni. Lei è Nikki Giovanni. qui ce nè qualche assaggio tradotto in italiano...
http://www.literary.it/dati/literary/piazza_nicolai/nikki_giovanni_traduzioni.html
C'è anche da dire che non conoscendo benissimo l'inglese si fà una fatica per amarla... eppure...
Fammi sapere cosa ne pensi!
Un caro abbraccio.
Francesco
claudia mdg | Sabato, 6 marzo 2010 @12:27
Forse Calvino lo leggiamo ancora, almeno a giudicare dalle continue ristampe di Mondadori, ma nessuno ne parla mai, forse non è di moda farlo. Grazie per avermi ricordato, citando "l'avventura di due sposi", "Gli amori difficili" , raccolta di amori in bilico in cui Calvino racconta con leggerezza, umorismo e poesia la difficoltà di amare. Quando rispolveri qualche classico italiano del '900, come il "Lamento per il sud "di Quasimodo, o quel passo di Vittorini sul City di qualche giorno fa, o "Quaderno proibito", mi emoziono sempre tanto, e pensare che ho sempre snobbato la letteratura italiana! Anche la citazione manzoniana di Cam mi è sembrata bellissima, chi l'avrebbe detto ai tempi del liceo!
LISA | Sabato, 6 marzo 2010 @08:29
Per ANONIMA? Però pensa se il primo bacio avesse avuto il sapore di rose e non di tabacco... Che orrore! Per l'ALTRA ANONIMA (O è la stessa?), che ne dici, come nickname, di: LA DONNA CHE LEGGE RILKE? Oppure: ELEGIA DUINESE... Molto romantico, e il castello di Duino, dove Rilke scrisse le sue poesie, è in un posto meraviglioso sul golfo di Trieste!
LISA | Sabato, 6 marzo 2010 @08:26
Per DANIELA IN SCOZIA: ma sei proprio tu? Tu che tenevi il Libro Rosa in un cesto sotto al letto, ricordo bene?, per rileggerlo... Tu e il primo bimbo nato prematuro. Tu e il babbo scomparso. Sì, capisco che la frase di Romesh Gunesekera (che era il mio Buongiorno del 20 gennaio) ti abbia fatto venire le lacrime agli occhi... Ma spero ti abbia fatto anche pensare, e ricordare, con tenerezza, chi non c'è più. E dimmi: sei ancora in Scozia, dunque? Mandami tue notizie!
LISA | Sabato, 6 marzo 2010 @08:22
Per ANONIMO CHE VUOLE MANDARE UNA POESIA: mandala pure qui. Per FRANCESCO CHE VUOLE PARLARMI DI UNA POETESSA SCONOSCIUTA: scrivi pure qui, chi è lei? Per LILA CURIOSA: se leggi bene, vedrai che come al solito l'Autrice racconta di sé molto più di quanto vorrebbe! (Quanto alla poetessa americana: in realtà la poesia è struggente, racconta di un anno in cui lei e il fidanzato si vedevano solo nelle ore di "twilight", al tramonto, perché lui lavorava con il turno di notte, suonava in un locale, e lei di giorno... E questo mi ha fatto venire in mente un bellissimo, vecchio racconto di Calvino: "L'avventura di due sposi". Com'è che non leggiamo più Calvino? Dovremmo ricominciare, io per prima).
Anonimo | Venerdì, 5 marzo 2010 @23:29
come faccio a mandarvi una mia poesia?
Fra Ore | Venerdì, 5 marzo 2010 @21:26
Ciao Lisa. Ti leggo da quando sei iniziata ad uscire su city. Prendo la metro da una vita per andare a scuola. Ti volevo chiedere se era possibile contattarti. ti volevo parlare di una poetessa un po' sconosciuta (come tante di cui te hai tradotto i magnifici versi). Se ti va rispondimi. Se non puoi non importa. Grazie comunque per il tuo lavoro. Francesco
Lila | Venerdì, 5 marzo 2010 @21:15
Un'ultima cosa, Lisa, perché sono curiosa in merito ai due argomenti che abbiamo trattato 2-3 giorni fa. Qual'è il cibo della tua infanzia? Quali sono gli oggetti a te cari? Oltre a te, Autrice, anche Lila è curiosa. Soffi forti
Baciami ancora | Venerdì, 5 marzo 2010 @19:03
E' un film (mi dicono sia bello) e una canzone (decisamente bella). Scusami Lisa ma tu lo sai che io ho una fissa per la musica. Devo dire che il mio primo bacio è stato bello ma il secondo (quello con il mio futuro marito) lo è stato ancora di più. Mi sono sentita tutta un brivido. Comunque tornando alla poesia il tuo commento è bello Lisa ma temo che in questo caso la poetessa (o almeno così a me sembra) abbia voluto dare un messaggio negativo e cioè che nel finire della sua storia anche i baci sapevano di ferro ovvero non avevano più sapore. Spero che da oggi tu non eliminerai i miei post! Lo sai che ti voglio bene anche solo per le tue parole...Comunque dato che si parla di baci:
SE TI AVESSI BACIATO
Se ti avessi baciato. amore
avrei esplorato
al di là del corpo
al centro
tra le pareti del cuore
Avrei chiuso in trappola
quell'infinito momento
e trasformato
le ore in attimi
i mesi in giorni
Avrei trovato
nuovi confini
e dato nuovi nomi
alle cose
Avrei unito
le nostre labbra
le nostre mani
i nostri mondi
e toccato, ogni parte,
di te.
Solo un bacio, uno solo
e avrei bruciato
il ricordo
per rivivere, ancora,
solo
noi due.
Per quanto riguarda Rilke e Fromm devo ammettere di essere ignorantissima in materia. Intanto ho comprato Il giunco mormorante e mi appresto a leggerlo con curiosità. Per CAM: beh vedo che te la sei cavata con le bellezze di Roma, quanto ai romani è ancora tutto un modo (o un mondo) da scoprire? Soffi a tutte/i partecipanti di questo salotto (non più rosa). Lila
Cam | Venerdì, 5 marzo 2010 @17:12
Caro Anonimo (o anonima ?, datti un nick che mantiene comunque nascosta la tua identità; sei una persona ben definita, dal pensiero profondo non un qualcosa di vago, di anonimo appunto), la tua mente è molto più lucida della mia. Ricordi bene, è un libricino stupendo; non un trattato di "ars amatoria" ma uno stupendo viaggio attraverso il concetto di Amore (qualcosa di cui molto spesso si parla senza conoscerne l'intima essenza, ed io sono il re degli ignoranti in materia). Si legge senza fatica, una pagina tira l'altra perchè certi argomenti non annoiano mai. Buona lettura e grazie a te per Rilke: quella definizione di Altro Intero è qualcosa che lascia senza parole.
PS: la mia copia è rimasta sul comodino di qualcuno che non l'ha mai restituita: speriamo ne faccia buon uso. Prima o poi ne comprerò un'altra.
Anonimo | Venerdì, 5 marzo 2010 @16:45
per Cam. andrò a rileggere o meglio, a sfogliare quel bel mattoncino,un libro di modeste dimensioni, comunque molto concentrato, se ben ricordo, sempre che riesca a scovarlo nelle varie librerie sparse per casa.Sono anziana e un po' arrugginita, non ho lubrificato bene gli ingranaggi.. non sempre riesco a mettere a fuoco ciò che ho letto o studiato in passato. Grazie per avermi ricordato Erich Fromm
Stellina | Venerdì, 5 marzo 2010 @16:04
Anche oggi non ho potuto resistere alla forza delle emozioni che le tue parole mi trasmettono e lascio andare le mie così:
"non sapevo che sapore aveva il nostro amore" e ora che ti ho "assaggiato" posso solo nutrirmi di te .
Dammi la mano e superiamo insieme quel confine che dà ancora ai nostri baci il sapore di metallo delle nostre "prigioni".
Cam | Venerdì, 5 marzo 2010 @14:56
Che sapore hanno i baci all'imbrunire? E' qualcosa di esotico e misterioso che ancora non ho assaporato.
Quanto al commento/critica/fesseria (il bello della democrazia è che tutti possono dire la loro senza però che il pensiero dell'uno neghi all'altro la possibilità di poter esprimere il suo): forse le righe che seguono le parole virgolettate non sono il tentativo di spiegare alla mediocrità dei lettori il significato di quei pensieri ma il semplice aggiungere emozioni ad emozioni, come ognuno di noi può fare. Solo a scuola, dove hanno fatto di tutto tranne che farmi amare la poesia, mi dicevano quello che si doveva vedere e sentire leggendo quei versi, versi che sentivo miei quanto una dichiarazione dei redditi letta in cinese.
Per Trex togli quell'inciso "che non me ne voglia": tuffati in piscina e con la pelle che profuma dei sapori d'oriente esci a cena, ammira i sorrisi che la gente ti regala e manda a quel paese chi si gira dall'altra parte, come - ahimé - quei compagni di viaggio ("invisibili" viaggiatori più che compagni di viaggio) che fanno di tutto per non farti sbirciare un po' del "loro" giornale; c'è, però, anche chi ti offre il suo accompagnato da uno stupendo sorriso. Io trovo stupendo il poter osservare gli sguardi delle persone che ci stanno attorno, cercando di leggervi stati d'animo ed emozioni o semplicemente ammirando i lineamenti del viso, correndo a volte il rischio di essere "guardato male".
Per anonima: secondo me il pensiero di Rilke (le sue parole sono sacrosanta verità) fa da sponda a ciò che mi è rimasto dell'Arte di amare di Fromm: i due diventano uno rimanendo stupendamente due (la sintesi è mia e non è detto che sia giusta).
Per Lila: ciò che amo di Roma è quel verde che sta un po' ovunque cullato dal ponentino e incorniciato da un cielo che colora ancora d'azzurro, è il potersi perdere in parchi, in strade (dove la storia sembra ancora pulsare), nei vicoli (dove botteghe e palazzi coesistono ancora pieni di vita) e scoprire dietro ogni anglo qualcosa di meraviglioso; è la campagna a pochi passi dal centro di una città che è stata "caput mundi" (città che un po' se la tira e un po' ci ride sopra), è il passare in un "mondo altro" semplicemente scendendo una scalinata che ti porta giù dove lento scorre il fiume. Amo di Roma quello che i turisti in fila indiana non riescono a vedere. Poi ci sono i romani, ma quello è un modo ancora tutto da scoprire.
Un sorriso a tutte quelle milanesi che sembrano grigie, ma solo a chi le osserva da lontano.
Ci rivediamo lunedì (8 marzo) quando tutti vorremmo riuscire a dire ciò che pensiamo negli altri 364 giorni dell'anno.
anonima? | Venerdì, 5 marzo 2010 @14:27
Lisa, se scelgo di scriverti come anonima capirai il motivo.belli, intensi i versi di oggi.A proposito di baci, vorrei citare un luogo comune molto conosciuto e molto, molto mediocre (sarà contento in tuo estimatore dal sinistro pseudonimo.. Aspirante cecchino virtuale?). Il primo bacio non si scorda mai. In effetti, io non l'ho scordato : avrò avuto circa sedici anni e il mio spasimante molti di più, però mi piaceva.Il suo bacio non sapeva di rose, ma, fortemente, di tabacco. Sono corsa a casa, mi sono lavata denti e "dintorni" con tanto dentifricio: Non hp più voluto rivederlo. Ho rimosso altri baci, alcuni sono nebulosi o sfumati nella memoria, forse perchè non mi piace ricordarli, ma il primo, proprio non riesco a dimenticarlo!
Daniela | Venerdì, 5 marzo 2010 @11:46
Ecco, mi hai fatto piangere...di nuovo! come quando leggevo le storie delle aspiranti madri. Questa volta e' stata la citazione dello scritore sri-lankese che vuole ritrovare suo padre. Anche io.
Daniela | Venerdì, 5 marzo 2010 @11:31
Ciao lisa, sono Daniela dalla Scozia, una delle tante donne passate attraverso il foum delle aspiranti madri...volevo salutarti!
Giovedì, 4 marzo 2010 @07:15
"La distribuzione dei ricordi.
Nonostante i singhiozzi
non è fatta a caso".
(Senryu)
Dimmi, dove sono i tuoi ricordi di me? Dov’è finita quella spiaggia, quella cena, quella fermata d’autobus? C’eri, c’ero. In quel momento eravamo lì, veri, sentivo il battito del tuo cuore. Ma sai, ho dei ricordi di noi che tu forse non avrai: perché sei ovunque, anche quando non ci sei.
(Grazie a Senryu, poeta giapponese: i versi sono tratti da "Il grande libro degli haiku", Castelvecchi. Grazie a Trex, che nel blog mi ha regalato questa straordinaria frase: "Ho ricordi di noi che tu forse non avrai, perché sei ovunque anche quando non ci sei").
trex | Sabato, 6 marzo 2010 @19:03
una cosa sola: grazie Lisa!
Elena | Venerdì, 5 marzo 2010 @10:09
per LISA - sono d'accordo con Pablo - ricrediti!!
per DEADK - i commenti possono anche essere per qualcuno, qualche volta, meno profondi ma tu hai peccato di arroganza. E ricordati che tutto nella vita si può ciritcare, ma mai offendere.
Pablo | Venerdì, 5 marzo 2010 @09:49
Lisa, ricrediti, subito!!!
LISA | Venerdì, 5 marzo 2010 @07:39
Per TREX: brava! Sono orgogliosa di te.
LISA | Venerdì, 5 marzo 2010 @07:38
Per l'ANONIMA CHE LEGGE RILKE: e dire che Rilke non mi è mai piaciuto... Devo ricredermi? SIMONA, Meryl Streep in "Julie & Julia" non è sopra le righe, ma bravissima: perfetta imitazione della vera Julia Child, cuoca e star tv, mi dicono le amiche americane. E sì, era un'aspirante madre... Un'aspirante madre la troverai anche nel prossimo film di Meryl Streep, l'esilarante "It's complicated" che ho appena visto qui nel mio altrove e che in Italia deve ancora arrivare. Ma la scena è così ridicola che persino Emma si sarebbe messa a ridere.
x. | Venerdì, 5 marzo 2010 @01:38
non è mai troppo tardi per dimenticare
Nessuno è solo | Giovedì, 4 marzo 2010 @22:27
E' il titolo di uno dei cd di Tiziano Ferro. Questo titolo mi è venuto in mente pensando a Trex, al regalo che ci ha fatto con le sue parole, a quello che ha fatto, a quello che farà. Io la capisco perché anche io ho sentito sulla mia pelle la ferita di sentire distante da me un uomo con cui ho vissuto 11 anni insieme. Ma io seguo il suggerimento di CAM con rose o senza rose chiudo gli occhi; spero solo di saperli riaprire al momento giusto e con l'uomo giusto. Mi piace ciò che ha scritto anonima e sono totalmente d'accordo con lei. Per CAM: hai detto che Roma non è il Colosseo. Qual'è la parte di Roma che ti piace di più? Lisa grazie perché i tuoi commenti nonostante quello che dice qualcuno che ha la morte impressa nel nome riescono a spiegarci quello che a te suggerisce la poesia o in questo caso l'haiku. Lila
anonima | Giovedì, 4 marzo 2010 @21:11
non ti curar di lor ma guarda e passa...cambiando totalmente argomento ti invio due righe di Rilke: ... tra due esseri umani la partecipazione totale è impossibile, ma quando si è presa coscienza della distanza infinita che sempre esisterà fra di loro, chiunque essi siano, una vita meravigliosa, "fianco a fianco" diventa vera. Bisognerà che i due arrivino ad amare la distanza che li separa e che permette di percepire l'Altro Intero, stagliato nel cielo
DeadKennedys | Giovedì, 4 marzo 2010 @20:49
Quelle due righe che aggiungi alla fine di ogni altrui poesia pubblicata sul city sono quanto di più superfluo ed irritante abbia mai letto.
Il tuo tentativo di "spiegare" il verso, di parafrasarlo per renderlo accessibile alla mediocrità mi disgusta
trex | Giovedì, 4 marzo 2010 @17:46
Cara Lisa,prima di tutto grazie a te,per il regalo che mi hai fatto stamattina! Mi sono svegliata presto,per andare a fare il mio dovere di studentessa-lavoratrice part time,di umore abbastanza pessimo. Camminando sul filo dell'apatia mi sono diretta alla solita metro e ho affrontato i soliti 12 minuti di presenza invisibile tra tutti gli altri invisibili che occupano le carrozze ogni mattina. Ho guardato i City tra le mani dei passeggeri e come al solito cercavo di carpire almeno le prime frasi del Buongiorno,arrabbiandomi con il vicino che lo teneva piegato in modo da non farmi avere nemmeno un'anteprima di quelle parole,diventate ormai essenziali per la mia giornata! Quindi finalmente scendo e prima di uscire all'aria fredda e grigia di questa Milano,che tiene tenacemente testa alla primavera,mi accaparro una copia del tanto agoniato City! Faccio due passi,salgo un gradino,leggo e mi viene un colpo!! Roba che se lo dico a mia mamma in un nanosecondo lo sa tutto il parentado e passa come l'avvenimento del secolo!gente semplice,la mia gente,gente che si riempie il cuore con poco,gente di paese,gente bella,vera...
Tornando a noi, è stata una sensazione bellissima,in un attimo la mia giornata si è illuminata,sono uscita dalla metro con un sorriso sulle labbra e un desiderio in tasca. Ho preso il cellulare e ho scritto a quell'uomo,che è ovunque,e che non sento ormai da due mesi. Gli ho scritto senza pensare,come se tutto tra noi non si fosse mai interrotto,gli ho scritto perchè sapevo che gli avrebbe fatto piacere sapere che qualcosa di mio era stato "pubblicato",lui che ha sempre insistito affinchè mi decidessi a scrivere un libro,che ha sempre creduto nel mio modo di comunicare e raccontare. Lui..che ha questo messaggio non ha risposto. E ho capito che ora è davvero troppo lontano da me,per me. Ho capito che,nonostante i singhiozzi,l'unico modo per incontrarlo è nei miei ricordi,nei miei occhi quando li chiudo,nel vento quando mi porta il suo profumo,sotto le lenzuola appena prima dei sogni. Chissà se anche la sua distribuzione dei ricordi gli porterà qualcosa di mio,che io forse non ricordo. Intanto il 9 marzo sarebbero stati 3 anni e io,proprio quel giorno,ho deciso di partire,mi prendo una vacanza sole,mare,relax. La mia vacanza celebrativa inizierà ufficialmente nel pomeriggio,sbarcherò,sistemerò le mie camicie bianche,ne indosserò una,andrò sulla spiaggia,cercherò uno scoglio,aspetterò il tramonto e quando l'ultimo raggio di sole toccherà il mare e sfiorerà il suo nome inciso sulla mia pelle che brucia,tra ricordi accesi e sensazioni impalpabili,lui sarà con me.
(Poi però,che non me ne voglia,mi tuffo in piscina e ordino un cocktail,con le infradito ai piedi e tanta voglia di ricominciare,con i miei ricordi,le mie lacrime,le mie cicatrici e le sue iniziali sulla pelle chiuse in una valigia da mettere nel cuore e riaprire solo in presenza di un sorriso e tanta serenità! Affinche i ricordi non siano singhiozzi,ma soffi di giovinezza).
Simona | Giovedì, 4 marzo 2010 @15:13
Ho appena finito di vedere "Julie&Julia", molto carino, la Streep bravissima o sopra le righe? Non so. Invece ai due consorti va l'Oscar per la pazienza. Lisa, ma Julia era "per caso" un'aspirante degli anni '50? Sguardo scanner alla carrozzina e lacrime alla notizia della gravidanza della sorella. Da ex milanese riciclata in campagna volevo dire anch'io che Milano, all'apparenza grigia e formale, nasconde le sue meraviglie nei cortili e nei palazzi. Purtroppo in questo periodo è assai brutta: la Darsena abbandonata, Pzza XXV Aprile e Pzza S. Ambrogio deturpat dai parcheggi infinitii, la pensilina "mostro" davanti al Teatro Nazionale la Stazione Centrale rinnovata ma incasinata, gru ovunque per i nuovi quartieri in stile NYC, botteghe storiche che chiudono. La mia Milano non se la sta passando troppo bene. Purtroppo.
Cam | Giovedì, 4 marzo 2010 @15:12
Oggi purtroppo ho pochissimo tempo (i problemi aumentano rosicchiando sempre più quella mia "no men’s land").
I tre versi che hanno salutato l’inizio di questa giornata li trovo di una bellezza assoluta; leggeri come la carta di riso, potenti e affilati come la lama di una katana. Ognuno di noi li può leggere con occhi diversi vedendovi riflesso ciò che il proprio sentire vi proietta: non ho passeggiate in compagnia di qualcuno che non c’è più a portarmi tristezza ma il pensiero di quel tagliere di larice che veniva raschiato con una lama d‘acciaio prima di ogni impasto mi lascia oggi con gli occhi umidi e pesanti (complimenti Annalisa per quella fotografia in bianco e nero - quasi un dagherrotipo d’altri tempi - che ieri con le tue parole ci hai regalato, sembrava quasi di sentire i rumori e odorare i profumi che accompagnavano quel rituale magico che va via via scomparendo).
Un maestro Senryu nel suggerire la non casualità di qualcosa che a noi ora appare ancora incomprensibile, bellissimo quell’affiancare ricordi e singhiozzi.
Grazie per la compagnia che mi state facendo in questi giorni, da tanto - forse da sempre - non mi capitava di ascoltare parole e pensieri di persone che usano un linguaggio così vicino al mio sentire.
Vorrei rispondere anche a "Romana per caso" e a "Lei e il suo caffè al ginseng": mi piacerebbe farlo con calma per non banalizzare. Ci saranno nuove occasioni spero, ma forse bisogna essere nati a Milano per poterla amare come voi riuscite a fare. Io non ci riesco anche se vi potrei descrivere fotogrammi da collezione di tramonti rubati correndo per caso la sera tra il Duomo e il Castello (e Milano non va molto più in là - sì ci sono i Navigli, ma volete mettere col Lungo Tevere) e il Rosa e le Alpi non sono Milano, così come Roma non è il Colosseo; Roma è un universo calato in una dimensione che non riesco a descrivere in poche parole.
Ve lo dico da lombardo nato tra quei due rami del lago di Como, in quelle terre dove la Milano di un tempo costruì ville di villeggiatura da cui alzando solo un po’ lo sguardo si vedono quei "monti sorgenti dall'acque- ed elevati al cielo/ cime inuguali/ note a chi è cresciuto tra voi/ e impresse nella sua mente/ non meno che l’aspetto de' suoi familiari".
A Roma ho avuto la fortuna di vivere per brevi periodi negli ultimi anni e a quella città ho legato ricordi aspri e dolci, singhiozzi e sorrisi.; spero di potervi tornare ancora quando il cielo che ho dentro si sarà fatto di nuovo sereno.
Lila per intanto chiudi per un attimo gli occhi e sogna quei mazzi di fiori: non è cosa da poco potersi concedere il lusso di sognare, c’è chi non si può permettere nemmeno quello, poi a volte i sogni … devi solo crederci.
Pablo | Giovedì, 4 marzo 2010 @12:08
Cara Lisa,
mi fermo al primo verso del haiku, che si espande nella mia memoria. Gli altri due quasi mi svegliano controvoglia, tanto schietti: "fatta a caso"?
Grazie a Trex per il regalo meraviglioso.
Oggi è una giornata adatta per abbandonarsi ai ricordi, cupa e grigia a Milano.
Che altro abbiamo?
Viv | Giovedì, 4 marzo 2010 @10:19
Proprio ieri, parlando da sola, o forse con lui, elencavo tutte le cose di noi che ricordo con un sorriso... Le risate nella vasca da bagno, le canzoni in Corso Italia di notte, il succo di frutta Mango&Papaya (che non esiste), la sua giacca sulle spalle per non farmi prendere freddo...e pensavo a quanto mi manca anche l'immagine della donna che ero l'estate scorsa e che, ormai, temo appartenga alla schiera dei ricordi...Forse quell'immagine l'ha portata con sé ed allora non sarà svanita per sempre!
woland | Giovedì, 4 marzo 2010 @08:25
armonia nella babilonia della mia malinconia... cerimonia di atonia (mm)
Mercoledì, 3 marzo 2010 @08:38
"Mi piaceva passare il tempo a immaginare quante mani di donna avessero sfiorato, fin da un passato ormai remoto, lo stinto velluto color ruggine delle tovaglie, chi sedesse una volta sulle seggiole dagli alti e rigidi schienali intagliati o sulla decrepita ottomana dal materasso sfondato".
(Margit Kaffka)
Se solo i mobili, i vecchi mobili delle case potessero parlare. Potrei sedermi e ascoltare, per ore.
(Margit Kaffka è una scrittrice ungherese di fine Ottocento. Ho aperto per caso la sua autobiografia - che si intitola "Colori e anni", Marietti, e di cui non mi ricordo più nulla, neppure di averla letta! – e sono inciampata in questa bella frase, che è diventata il mio Buongiorno su City di oggi, mercoledì 3 marzo).
A proposito di case. Susie Boyt è una delle mie "columnists" preferite: uso apposta la parola inglese, mi perdonerete, perché la leggo ogni settimana sul Financial Times del Weekend. 41 anni, è l’ultima figlia del pittore Lucian Freud e di Suzy Boyt, e quindi la bisnipote di Freud. Vive a Londra con il marito e le due figlie. Avendo appena cambiato casa, ha anche cambiato ossessione: ora, come vedrete, è l’arredamento. (E in particolare certe tende a righe che secondo lei darebbero un’aria da spiaggia italiana alla sua casa…). L’ho intervistata per Flair: le ho chiesto quali sono le 10 cose a cui non potrebbe rinunciare, quest’anno. Ecco le tre che mi sono piaciute di più:
"1)Un nuovo colore per la casa. Magari il verde, che ci avvicini la riluttante primavera. Io metto un oggetto color verde mela in ogni stanza; qualunque cosa, che sia un tappeto, una sedia, un vaso, un libro di cucina, un maglione appoggiato sul divano. O solo una mela! E il rosa? Sto cercando il coraggio di dipingere il soffitto del salotto di un pallido rosa. Per ora non riesco a immaginare nessuna controindicazione...
2)Un libro di poesie. Sì, poesia: cosa c’è di più carezzevole? In questo periodo apro ogni giorno "The Dream Songs" del poeta americano John Berryman. Henry, lo splendido e paranoico eroe di Berryman – un uomo che beve, che soffre, che s’innamora, che scivola da un disastro all’altro – non mi delude mai. Quando avevo quindici anni, fantasticavo di essere la moglie di un poeta americano degli anni Cinquanta. Mi sarei vestita di tweed e sarei stata meravigliosamente easy-going. Avremmo viaggiato per il mondo; in valigia solo libri, niente vestiti; e io avrei scritto romanzi, chiusa in stanze d’albergo.
3)Cibo. Il mio segreto è uno yogurt: i "Müller fruit corner" ai mirtilli. Lusso, ma low cost. Cos’altro ti può far sentire così amata per soli 50 centesimi? Non solo. Io adoro fare torte. Le mie amiche ne approfittano; una mi ha appena chiesto, senza vergogna, se avevo voglia di preparare la torta per i suoi 40 anni, una cosina da niente per decine di persone: non ho avuto il coraggio di dire di no. Ho rifiutato solo quando mi ha chiesto se sarei sbucata fuori dalla glassa cantando "Happy Birthday". Il punto è che mi sento sempre un po’ Maria Antonietta quando preparo una torta. Il massimo è decorarla con delle vere rose. Il profumo di cioccolato e petali è, per me, l’essenza stessa del romanticismo".
Sapete cosa mi ha fatto sorridere? Quel sogno di diventare la moglie di un poeta negli anni Cinquanta, vestirsi di tweed, e vivere in camere d’albergo… Mi piace ma per carità, non lo farei mai: troppo provvisoriamente romantico. Meglio i petali di rose sulla torta al cioccolato. E un libro di poesie, anche se Berryman – che non conoscevo e mi sono affrettata a ordinare su Amazon – proprio non lo capisco… Quanto alle vecchie tovaglie, ne ho poche; ma in compenso ho vecchi plaid e vecchie coperte che sanno di mamma, di nonna, di altre case.
L'AVVOCATO DI FELICITA | Venerdì, 5 marzo 2010 @15:14
GRAZIE A LISA PER QUESTA CITAZIONE CHE HA TOCCATO LE CORDE DEL MIO ANIMO EBBRO DI UN ANTICO SAPORE CREPUSCOLARE!!!!!!!
LISA | Giovedì, 4 marzo 2010 @07:13
Mi piace: la Tortellino Class, le ottantenni che si mettevano la cipria, i portamonete fatti di maglina metallica, tutto quello che è nascosto nei vecchi specchi di famiglia. Mi piacciono i vostri ricordi: grazie.
Lei e il suo caffè al ginseng | Giovedì, 4 marzo 2010 @00:29
Appoggio ROMANA PER CASO.
Milano è solo apparentemente grigia.
Dietro a quei portoni, però, ci sono chiostri e giardini fantastici, i viali sono tutti alberati e i balconi sono puzzle di rami e foglie.
Anche noi milanesi siamo cosi, apparentemente grigi e formali a volte. Ma fateci sorridere e vi accoglieremo nella nostra oasi.
romana per caso | Mercoledì, 3 marzo 2010 @21:35
Rispondo a Cam, nella parte più leggera del suo scritto, per difendere, almeno in parte, Milano. Appare grigia, ma non è inospitale, è priva di colori accesi ma è ricca di colori sfumati. Milano non si vuole svelare. Mai visto le Alpi innevate e il Monte Rosa al tramonto? Basta salire ai piani alti di un qualunque edificio ben orientato e ti si offrirà uno spettacolo grandioso. Milano non si offre, si deve andare a cercarla e la ricerca, credimi, vale più del celebrato e famoso Colosseo
Lila | Mercoledì, 3 marzo 2010 @18:28
Che bello, Lisa, il tuo commento di oggi. Nei miei ricordi c'è un antico specchio che si trova nella casa di campagna di mio padre. Era nella stanza dove dormiva la mia cara nonnina. Mio zio prendeva sempre in giro sua figlia (mia cugina), me e mia sorella, perché accanto a quello specchio ci truccavamo, scherzavamo e lui se la rideva dicendo che stavamo al restauro. Anche il letto di mia zia era molto antico e molto bello. Una volta che dormii con lei gli ho fatto prendere un colpo perché mi ero dimenticata di togliermi l'orologio che ha una lucetta e mia zia nel dormiveglia lo confuse con una serpetta. Sarà per quello che ora l'orologio non lo porto più? Saluto Simona che mi ha fatto venire in mente la mia bisnonna (anche lei a 88 anni ancora si metteva la cipria). Un altro oggetto della mia infanzia/adolescenza si trova sempre nella casa di campagna è la madia dove si mettevano le torte ed il pane e quindi si sentiva sempre un buon profumino. Per LISA: non essere gelosa, i tuoi libri li ho già comprati. Per CAM: due cose. La prima: semplicemente grazie (anche se non so quando vedrò le gardenie o le rose), le tue parole mi hanno fatto capire che non bisogna smettere mai di sperare. La seconda: come fai a conoscere così bene i colori del mio cielo? (io sono di Roma), l'hai solo vista come turista e ci hai soggiarnato per un pò? Mi spiace che tu ti trovi in una città che non ti piace (immagino per lavoro). Un saluto e non ti preoccupare per i tuoi post; vanno benissimo così. Soffi a tutte/i
Simona | Mercoledì, 3 marzo 2010 @17:39
Il post di Annalisa farmacista, che saluto (bellissimo il tortellino-day) mi ha ricordato un oggetto legato alla mia infanzia, ma non solo, anche ai profumi e al cibo di quell'età (tema di un altro post). Si tratta dello scalda pane che usava mio nonno. Noi ormai siamo abituati al tostapane invece mio nonno usava due quadrati di ghisa, con un lungo manico, nei quali infilava le fette di pan carrè e poi con tanta pazienza li faceva scaldare sul fornello girandoli e rigirandoli. Bè, il sapore di quei toast era unico e credo che ormai se ne sia persa la memoria. Sul discorso "oggetti e ricordi" io ne ho tantissimi che non saprei elencarli tutti. Appartengono a molte case, mie e altrui, legate alla mia vita: il tavolino da trucco nella camera da letto della mia bisnonna che a 90 anni usava ancora la cipria, il ritratto gigante di suo marito, le tazzine di mia zia con le quali giocavo, la credenza scovata sul Garda per arredare la nostra prima casa, il profumo della cameretta nuova (mi sarò intossiccata?) e via dicendo. Ma un ricordo legato a oggetti e a cibi è il rito del tè di quando si andava a Torino a trovare le sorelle di mio nonno che non si sono mai sposate, Piera&Costanza. Si pranzava nella grande sala e si discuteva di tutto specie di libri. Poi ci si trasferiva in soggiorno e alle 4 c'era il rito del tè: nella cucina col piano di marmo si preparava il carrellino dove si trovava il servizio in porcellana che, traballante, arrivava in sala e posto sul tavolo delle carte. E poi c'erano i super pasticcini torinesi gonfi di crema. In attesa io curiosavo per la casa e giocavo con i portamonete fatti di maglina metallica.
Scusate l'amarcord.
Cam | Mercoledì, 3 marzo 2010 @14:22
Cara Lisa, oggi "Oggetti e Ricordi".
Ecco il tema della memoria analizzato sotto una diversa angolazione. Tema con cui mi sono più volte confrontato, con cui tutti ci siamo confrontati, e su cui ho più volte cambiato idea da quando - erano i tempi dell’università - ne ho fatto oggetto di riflessioni. Ti inviterei per un caffè e per fare quattro chiacchiere su memoria e dintorni se tu fossi ancora a Milano, in questa grigia Milano. Milano, dove la primavera fatica sempre a farsi vedere perché il cielo non è mai "color dell’aria" (a Roma i palazzi, oltre che color travertino, erano - in una certa epoca - del color dell’aria, si perché a Roma l’aria ha un colore e non colora di grigio come qui nelle pianure del nord) e l’aria non è mai leggera e i colori non sono mai pieni di vita. Milano, dove passo gran parte delle mie giornate – di lavoro – e che non sento mia.
Se i mobili, gli oggetti potessero parlare! Quante storie di vita potrebbero raccontare … anche quelle che a volte non vorremmo sentire.
Oggi io vorrei lasciarmi alle spalle il passato, vorrei che scomparisse in un attimo come in un attimo scompare la triste e decadente Venezia che si abbandona senza "agitare a destra e a sinistra il capo in cenno di saluto come fanno le altre città quando le lasci – svanire in un solo istante, come se non esistesse, come se non fosse mai esistita".
L’ho letto!! (non essere gelosa appena posso – se non altro per curiosità - vedrò di leggere anche il tuo libro dalla copertina rosa, un po’ più sbarazzina ma non certo più leggero).
Bevuto avidamente tutto d’un fiato come si beve una limonata fresca in una caldo pomeriggio d’estate ed ora lo sto digerendo, lentamente, richiamando alla mente brani e sensazioni di quel racconto dove lampi di genio e intuizioni sulle vere necessità per vivere la PROPRIA esistenza si intrecciano alla cronaca di una vicenda umana che rispecchia il vissuto di molti. Vita fatta di incontri e di addii (temporanei o definitivi), di attese, di speranze, di momenti bui e di rinascite, momenti contraddistinti e segnati da piccoli gesti che a volte passano inosservati (chi non ha voluto – almeno una volta nella vita - dare una rinfrescata alle pareti di casa per sentirsi ancora vivo o non ha trovato nel profumo di bucato appena fatto qualcosa che sa di nuovo, di fresco, di pulito, di vitale). Racconto pieno di speranza in cui amore e libertà diventano binomio inscindibile, perché l’amore è libertà, l’amore non può essere possesso e controllo. C’è simbiosi, magica e a volte perfetta, ma ognuno deve rimanere padrone della propria "terra di nessuno", territorio dell’anima – o a volte vero spazio fisico - in cui rifugiarsi, in cui rigenerarsi, in cui poter approdare per cercare di ripartire se il viaggio incappa in un naufragio. Come fare per trasformare pensieri in vita vissuta? Ancora non lo so per questo ti seguo con tanta curiosità, leggo ciò che scrivi e quello che scrivono le amiche (e gli amici) del blog per capire, per trovare ciò che continuamente (a volte con scarsi risultati) vado cercando e allora – hai ragione - non è un caso se poi quello che ogni tanto trovo sta alla perfezione in una delle tante tasche della mia "utility jacket".
Per Lila: leggi il libro (non ti anticipo nulla) e continua a vivere intensamente ogni attimo del tuo presente, non pensare a ciò che è finito, a ciò che non è stato. Non aspettare, nuda, con quel nome che tu leggi scolpito sulla fronte, che ti senti addosso come un marchio che, impresso a fuoco, brucia . Le ferite – dolorosamente - guariscono, lasciano un segno, una cicatrice (difficile, impossibile, da dimenticare) ma appunto perché rimarginate non impediscono al resto del corpo di continuare a vivere. Intorno a te c’è un’intera umanità con persone pronte a regalarti gardenie e rose azzurre … e magari già lo fanno senza che tu te ne accorga. L’hai scritto tu: le piantine secche che credevi non crescessero più con la pioggia di primavera tornano a fiorire … e crescere … e …
Per chi legge (e scrive) i post: scusate se non ho il dono della sintesi e, in questi giorni, tanta voglia di parlare. Se pensate che esageri … vedrò di tagliare …
Giusy | Mercoledì, 3 marzo 2010 @11:20
E' vero, Lisa, se solo i vecchi mobili potessero parlare! Ho un grande specchio i n casa ma il suo posto, cent''anni fa, non era certo dove l''ho appeso.E'' passato da una casa in collina dei miei nonni ad una soffitta e infine a me. E' benevolo con chi si vede riflesso. io non vedo una anziana signora, vedo le mie giovani zie, mia madre piccolina che gioca insieme al fratellino con il cane da caccia del padre.
Annalisa farmacista | Mercoledì, 3 marzo 2010 @10:22
In questi giorni stiamo organizzando una "tortellino class" con i miei colleghi di lavoro del laboratorio. Nessuno di loro sa come si fanno ed essendo io l'unica bolognese doc sono stata nominata "teacher" per questa partiocarissima lezione teroico/pratica. In realtà la vera promotrice è stata una nostra collega americana che adora fare cose nuove e soprattutto cucinare. Così ho iniziato a documentarmi per essere preparata e tra i vari libri me ne è capitato in mano uno dove si descriveva passo passo la preparazione dei suddetti tortellini in un modo così familiare che mi ha evocato il rumore del mattarello sul tagliere che sentivo la domenica mattina quando mia nonna preparava la sfoglia per tutti. Il modo con cui preparava il tagliere raschiando via tutta la farina seccata. Come rompeva le uova, come arrotolova la sfoglia per farci le tagliatelle o i miei amati quadrettini. E come era bello riunirsi attorno a quel tagliere tutte le generazione delle donne di casa: la nonna, la mamma ed io che guardavo e un po' aiutavo. Ed infine la tovaglia sotto la quale veniva messa a seccare la pasta ormai pronta prima di essere cotta. Dio che ricordi! Io di cose vecchie ne ho una importantissima: una stupenda vetrinetta stile arte povera. Era di mia nonna, ma nei vari traslochi non era stata più utilizzata e data ad un'amica di famiglia che avendo molto spazio l'ha conservata negli anni. Quando ha saputo che avevo comprato una casa ha subito voluto che la vedessi e se mi fosse piaciuta la prendessi in casa mia. Detto fatto. Ora è invidaitissima da tutti nel mio micro salotto in un misto di antico e moderno. Così ogni volta che la guarda penso a mia nonna. Così come penso a mio nonno quando cucino con i due tegami che mi ha regalato venendomi a trovare nella mia casa nuova qualche anno fa. Era purtroppo di pochi mezzi così per non venire a mani vuote aveva lucidato un bellissimo colino e tegame per darmi qualcosa di suo. E si sono proprio fortunata.
Manu su (H)onda | Mercoledì, 3 marzo 2010 @09:56
Ciao Lisa! Colori di casa mia : camera da letto verde pistacchio con inserti di mela verde – sala crema e cioccolato – cucina fior di latte e fragola o, se preferite, fragola e limone che fa ancora più estate!
Andrea Rényi | Mercoledì, 3 marzo 2010 @09:44
E' bello iniziare la giornata con una citazione di Margit Kaffka (tradotta da Marinella D'Alessandro): evoca l'atmosfera del piccolo mondo antico ungherese. Grazie Lisa!
Martedì, 2 marzo 2010 @07:32
"Non ti amerò domani.
Ho atteso per tanti giorni nuda, con il tuo nome
scolpito sulla mia fronte, che ho dimenticato
gli inverni, l’azzurro e le rose".
(Juana Castro)
Il tuo nome inciso sulla mia pelle. Brucia. Ma tra poco è primavera. Tra poco voglio dimenticare l’inverno. Ritrovare i cieli azzurri, la luce, la promessa di una rosa. Con te, se vorrai. Oppure, credimi, da sola.
(Juana Castro è una poetessa spagnola. La traduzione è un regalo di Pablo, lettore del blog)
Milano glam cheap allora. Sapete cosa mi è piaciuto, più di tutto? Andare, stavolta, non alle sfilate ma alle presentazioni: borse, scarpe e accessori nei palazzi e nei cortili nascosti di Milano, quelli in cui di solito è quasi vietato l’accesso. Si sale per scaloni maestosi, statue di pietra mi sorridono, putti affrescati mi strizzano l’occhio dal soffitto. Scarpe e borse sotto gli affreschi del Seicento di Palazzo Durini, collane e sciarpe a Palazzo Visconti… e borse pop-art ispirate ai quadri di Roy Lichtenstein alla Triennale (bruttissime, però).
Sempre alla Triennale, un guardaroba in mostra: quello di Greta Garbo. Un’infilata di cappotti e soprabiti, e decine di abiti, tutti però super-accollati, quasi da istitutrice tedesca (anzi, pardon, svedese); e le famose scarpe con il mezzo tacco che ormai non si trovano quasi più (firmate Ferragamo). Confesso: non mi sarei rubata nulla, gli abiti non erano sexy né scenosi. Ma ho sorriso di fronte a uno chemisier di seta maculata rosa, che avrebbe fatto venire immediatamente a Stella, l’eroina del mio secondo romanzo, un attacco di Allergia Animalier.
LISA | Mercoledì, 3 marzo 2010 @08:33
Mi piace SIMONA, cronista di campagna riciclata glam cheap! (E una piccola protesta da Autrice gelosa: com'è che tutti ordinate "Il giunco mormorante" ma non i miei libri? Sigh. Protesterò con Nina).
Lila | Martedì, 2 marzo 2010 @21:30
Ah, dimenticavo: grazie Pablo per la traduzione.
Lila | Martedì, 2 marzo 2010 @21:23
Che bella questa poesia Lisa. Anche io voglio ritrovare la primavera dentro il mio cuore e quindi attendo pazientemente che in un futuro troverò qualcuno che mi invierà una pianta di gardenie o un bellissimo mazzo di rose azzurre. Grazie anche delle tue cronache fashion. Per CAM: io non sono triste, sono obiettiva e a volte mi manca la persona con la quale credevo di poter condividere la vita (mio ex marito). Grazie comunque del tuo incoraggiamento a essere serena e della canzone degli Eurythmics alla quale io rispondo con Piove di Jovanotti:
Piove, senti come piove, guarda come viene giù
Tu che credevi che oramai le tue piantine
si eran seccate e non sarebbero cresciute più
hai aspettato un pò ma senti come piove
sulla tua testa senti come viene giù.-- Anche a me piacciono gli Eurythmics.
Cam anche io sono curiosa di sapere di che città sei. P.S. Credo che anche io giovedì comprerò Il giunco mormorante: mi avete davvero incuriosita.
Lei e il suo caffè al ginseng | Martedì, 2 marzo 2010 @20:57
Lisa sei fantastica!
Quel "credimi" del tuo commento in una giornata di sole come questa mi hanno dato una gran forza ed energia!
Domani arriva la mia copia de "Il giunco mormorante", non ho resistito e lo ho ordinato in libreria!
Simona | Martedì, 2 marzo 2010 @20:08
E si prosegue con la moda! A Milano, nel settecentescol Palazzo Morando di Via S. Andrea, appena restaurato, è stato inaugurato il nuovo museo della moda e del costume. La notizia è ottima se pensiamo che Milano, una delle capitali della moda che ha visto nascere il made in Italy, ne era completamente sprovvista. Si parlava da anni delle ex Varesine, ora cantiere di futuri grattacieli, come sede papabile e invece, "zitti zitti", ecco che sono sbucati questi 2000 mq storici in stile rococò. Mostre permanenti e temporanee e altro ancora per fare un tuffo nel passato, nel presente e forse anche nel futuro della moda milanese e internazionale. E difatti la prima collezione è dedicata allo stile meneghino "Milano tra settecento e novecento", ma ce ne sranno altre dedicate a Frette per i 150 anni di attività, ai costumi dell'atelier Tirelli - quello degli Oscar - e agli abiti polverosi che giacciono da anni al Castello Sforzesco. Ovviamente gran soireè con stilisti, politici, amministratori e vip. Un gerovital per la nostra cultura e chissà che grazie a questa iniziativa il mondo glam meneghino, che tutti ci invidiano, non faccia alleanze più strette per contrastare l'impero delle zarine dei rotocalchi oltre a far emergere giovani dal talento nascosto.
Vostra cronista di campagna, oggi riciclata "glam" per dovere di cronaca. ;-)
LISA | Martedì, 2 marzo 2010 @19:42
Vedi, CAM? "Il giunco mormorante", il piccolo gioiello della Berberova, sta perfettamente in una tasca della tua utility jacket. Non è un caso! Domanda non zen: ma in che città mi/ci leggi e aspetti i cieli azzurri di primavera? Per CLAUDIA MDG: niente camicie bianche in mostra a Milano, solo soprabiti, cappottini, e vestiti da istitutrice. Ma sono d'accordo: con la sua camicia bianca e i pantaloni Greta era molto, molto più sexy.
Trex | Martedì, 2 marzo 2010 @19:19
C'è solo una cosa peggiore del non farcela. Esserne consapevoli
claudia mdg | Martedì, 2 marzo 2010 @18:45
Nel guardaroba in mostra non c'erano le camicie bianche? Ho letto da qualche parte che Greta Garbo ne possedeva 600!
Cam | Martedì, 2 marzo 2010 @15:10
Cara Lisa, quanta la voglia di abbandonare l'inverno, di tuffarmi nella primavera, voglia di vita e di rinascita, voglia di staccarmi da quell’ombra di morte che mi segue ovunque (ombra non mia, ma pur sempre ombra cupa). Rinascere dopo il lungo letargo, anche se l’inverno del cuor non se ne vuole andare come quella neve ormai sporca che si ostina a tener lontana la primavera. Rinascere da soli se proprio ... ma che fatica perché due non è il doppio ma il contrario di uno, come di ce il buon Erri De Luca, quell'opposto che ci completa e a volte ci dà anche un bel calcio per farci andare avanti (certo non è semplice trovare qualcuno che sia disposto e non abbia paura a sognare con noi, che dici mmm).
Oggi è arrivato!! "Il libretto" dalla bella copertina cartonata color rosa antico: libricino da collezione e da meditazione (dimensioni perfette per trovar posta in una delle mille tasche dei nostri favolosi "utility wear"). E già nell'incipit le parole di Tjutčev mi prendono e mi portano per mano alla ricerca di risposte alle mie mille domande:
"...
Perche’ nel coro universale l'anima
non canta come il mare, e il giunco
pensante mormora, protesta?
E dalla terra alle estreme stelle
Non ha risposta fino ad oggi
Il clamore della voce nel deserto,
il lamento dell’anima braccata?"
Fino ad oggi … e domani?
PS: ho cominciato a raccogliere sul mio Moleskine virtuale alcune battute (ancora poche perche’ da poco ti seguo) di questo rapporto in cui si mischia un po’ di sacro e di profano. Le ingenue domande del discepolo e le sibilline risposte del maestro: la sintesi di alcune tue battute è stata illuminante su argomenti difficili da affrontare e decifrare.
Esercizi Zen in un contesto …
Stellina | Martedì, 2 marzo 2010 @14:53
Ciao Lisa! Anche io oggi ho pensato che il tuo Buongiorno fosse scritto per me. Sì, perchè anche io vorrei poter ritorvare la mia primavera, i cieli azzurri e le rose; ho da dimenticare un inverno lungo e freddo - il mio passato- e vorrei poterlo fare urlando a gran voce quel nome che è inciso sulla mia pelle. So che mi sentirà se ascolterà il suo cuore e allora sarà primavera di vita.
mmm | Martedì, 2 marzo 2010 @10:47
Ciao a tutti!
Io qualche giorno fa mi sono data la possibilità di guardare cieli azzurri e di sognare, con qualcuno che non ne abbia paura!
Sono di marzo, questo è il mio mese, e le cose DEVONO andare bene!
patrizia rogers | Martedì, 2 marzo 2010 @08:46
Stupisce sempre come talvolta uno si guarda intorno e trova qualcosa che gli fa esclamare "sono io! è scritto per me", come vedo accade anche per altri tuoi lettori.
Anch'io ho deciso di uscire dall'inverno, anch'io, nonostante il dolore, so che prima o poi ritroverò i miei cieli azzurri. Grazie Lisa.
(p.s. Ho finito Middlemarch, bello, di Dorothea ti dirò.)
Lunedì, 1 marzo 2010 @07:12
"Ho un figlio, questo figlio
assemblato dentro di me
durante il tornado Gloria.
E’ apparso in un attimo
in un battito di cuore. Fuori, i pini cadevano.
I cavi del telefono si strappavano e sibilavano come cobra.
Dentro, lui era una perla, cruda: microscopico, luminoso.
Guardalo adesso, un obelisco di muscoli
mentre apre il frigo e cerca dell’altra uva…"
(Mary Karr)
E io porto ancora, in me, la memoria di quella perla lucente, di quel battito di cuore.
(La poesia di Mary Karr si intitola "A Blessing from My Sixteen Years’ Son" ed è tratta da "The best of american poetry 2005". Traduzione, ahimé, mia).
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LISA | Martedì, 2 marzo 2010 @12:01
Per CAM: in effetti, per doppiare il Capo di Buona Speranza - o il Capo delle Tempeste, quello della Berberova - l'utility jacket ci vuole, eccome.
Marina | Lunedì, 1 marzo 2010 @22:31
La perla e' vicino a me, dorme, oggi era felicissimo. Me lo sono portato dentro tutti questi anni e adesso e' uscito con tutta la sua voglia di vivere e di sorridere, niente fermera' questo bambino e niente fermera' l' amore della sua mamma...
Lila | Lunedì, 1 marzo 2010 @21:48
Non ho mai provato la gioia di una perla dentro me e, a dire il vero, non sono una di quelle donne che mette al primo posto i figli. Non ho avuto ancora la fortuna di trovare un uomo che facesse nascere in me questo desiderio. Mi piace però osservare i bambini, vedere i loro sorrisi, la luce che hanno negli occhi. La tua poesia Lisa mi è piaciuta molto e soprattutto il tuo commento. Soffi capitolini
speranza | Lunedì, 1 marzo 2010 @21:26
la perla dentro di me si e' persa anni fa, nel fiume della vita, fra lacrime e sangue e da allora la cerco senza tregua... Poi pero', col tempo, ho capito: la perla mi ha donato il senso dell'esistenza, ed anche se si e'dispersa nell'oceano, ha lasciato a me piu' muscoli e piu' cuore per affrontarla.
carla | Lunedì, 1 marzo 2010 @17:55
ecco la frase che si adatta meglio a uno dei miei figli è proprio l'ultima: un'obelisco di muscoli mentre apre il frigo...
Perchè tutti quando pensano ai figli pensano ai bambini piccoli ? Ma questi crescono !! come dice Vera Montanari "ma perchè diventano adolescenti?")
malu63 | Lunedì, 1 marzo 2010 @15:52
Cam, sei riuscito a spiegare bene tutte le sensazioni che una donna prova, perla rara e preziosa che una donna come me non ha potuto veder crescere,il dolore è più difficile da descrivere, ma con il tempo si impara a superarlo e vedelo negli occhi di tutti i bambini che vediamo, i loro sorrisi,la gioia che regalano ai loro genitori a a tutte le persone che incontrano.
Cam | Lunedì, 1 marzo 2010 @12:52
Cara Lisa, non faccio parte di quella metà di cielo in cui ha sede l'universo femminile e fatico quindi non poco a comprendere fino in fondo ciò che la maternità (nel bene e nel male) significhi per una donna. Ancor più difficile è per me - uomo, non me ne vogliano certe femministe - comprendere la maternità vissuta nella sua fisicità, quel sentire dentro sè una perla che - partendo da un qualcosa più piccolo di un grano di senape - va via via crescendo in dimensioni e splendore perchè alla fine anche la perla più bella è offuscata dalla luce di gioia che quella creatura porta con sè. Le mie però sono solo parole perchè solo voi potete vivere quelle sensazioni, emozioni che lasciate trasparire, che vi illuminano lo sguardo, che vi fanno brillare gli occhi di un qualcosa di bellissimo e misterioso (perchè il mistero di quei nove mesi trasforma e stravolge ogni donna e noi da fuori non possiamo far altro che ammirare impotenti lasciandovi la gioia cui si affiancherà - inesorabilmente - anche il dolore).
Non avevo mai pensato alla maternità e tanto meno alla paternità, che mi rifiutavo di vivere in prima persona; ma nella vita ci sono momenti di rottura, punti di svolta come quando, superato il capo di Buona Speranza, si aprono nuovi orizzonti e da quell'istante ...
PS: leggo oggi il post sulla "Utility jacket". Io "utility man" - che tu, con quella frase a proposito di "uomini aggiustatutto" hai fotografato in modo perfetto (potrei usare quella descrizione come biglietto di presentazione, sul lavoro e nella vita. Professione: "utility man"; essere umano di cui però nessuno si è mai accorto ... se non per farsi risolvere qualche problema, computer o rubinetto, ...) - ti consiglierei di pensare anche agli "utility pant" che - con le loro mille tasche e taschini - sono ancora più comodi e poi, quando comincia a far caldo, con la giacca si suda (dai retta a chi dell' "utility wear " ha fatto il suo stile di vita, oltre all'abito in questo caso c'è anche il monaco). A te come portarli ...
Simona | Lunedì, 1 marzo 2010 @10:02
E' la settimana milanese della moda e ne approfitto per raccontarvi di Secskin, la collezione A/I di Rosemarie Bresciani. Siamo andati sabato a trovarla e abbiamo visto i nuovi capi. Lisa, ti ho pensata:Rosie ha fatto un chiodo - ricordi di quando l'hai comprato per la prima volta? - morbidissimo e leggero, foderato di raso blu. Ma la la cosa più accattivante di questo capo è un angioletto-ciondolino in bronzo cucito nel centro delle spalle: un angioletto protettivo per una donna che indossa il chiodo, giubbotto da duri. L'idea è fantastica. Speriamo vada bene altrimenti dovrà rinunciare alla terza collezione. La stampa se la sta "filando" e sabato le hanno dato uno spazio sul mensile "Io Donna", ma sta uscendo anche su altre riviste.
Approfitto di questo spazio, oggi fashion, per augurare ogni bene a tutte le mamme adottive di questo blog.