La protagonista? Ha le unghie dipinte di blu, si veste sempre con qualcosa che luccica, dorme con due cellulari sul cuscino. Quanti anni ha? Non importa. L’importante è che sogna di innamorarsi, ancora. E forse per questo legge ogni giorno, su un giornale distribuito in metropolitana, una poesia. La legge come se fosse un oroscopo, come se predicesse il futuro. E sbaglia. Farebbe meglio, invece, a stare attenta a un uomo incontrato su Facebook...
Un libro sulla reversibilità (e irreversibilità) dell’amore, su etero che diventano gay (ma non viceversa), madri post-hippy in ospedale e badanti clandestine che piovono dal cielo. Ma soprattutto sull’amore ai tempi di Facebook e chiuso dentro un iPhone.
Una vita glam cheap. È quella di Stella, milanese per caso, precaria per forza. Sa tutto sulle borse di Gucci, ma non può permettersi di comprarne una neppure da Zara. Eppure è la ragazza dallo Sguardo Prezzante: la sua specialità è proprio "prezzare" tutto quello che indossano le star, dalle borse "limited edition", alle scarpe che costano quanto un affitto...
Cosa fare quando un figlio non arriva? Cosa fare quando tutte le amiche, l'una dopo l'altra come per epidemia, rimangono incinte, e il mondo sembra essere popolato solo da pance e passeggini? Semplice: ci si dispera. E, a volte, si inizia il cammino-Fivet. Esami, ecografie, spermiogramma, inseminazione. E poi? Se proprio nulla funziona? La Fivet, fecondazione artificiale. Già, la Fivet. Ovvero, un tema che ancora adesso fa discutere l'Italia...
Giovedì, 29 aprile 2010 @22:13
Vi metto già on line il Buongiorno di venerdì 30 aprile, perché anche domani sarò in viaggio e lontana dal computer: parto per un matrimonio a Oslo, sperando che non nevichi (le previsioni meteo sono vicine allo zero) e che la nube vulcanica stia lontana… L’amico che si sposa, al secondo matrimonio, è parigino, e la nuova biondissima esilissima moglie è una ragazza norvegese (che, vivendo già a Parigi, mi sembra si nutra solo di cioccolato e champagne). Il Consorte fa da testimone, e gli è stato chiesto di leggere, alla cerimonia, una poesia. Indovinate chi l’ha dovuta cercare?
Ecco dunque il Buongiorno anticipato:
"Maggio scottava e inaridiva, marzo era irrequieto, e poteva essere freddo e rigido nel suo splendore, ma aprile arrivava dolce, come una benedizione, e quando il tempo era favorevole, era così bello che diventava impossibile non sentirsi diversi, non sentirsi emozionati e commossi."
(Elizabeth von Arnim)
Chiedo la benedizione della primavera.
(Anche la frase che ho scelto per il Buongiorno di venerdì 30 aprile, come quella di venerdì 23 aprile, è tratta da "Un incantevole aprile" di Elizabeth von Arnim, che ho appena finito di leggere, con un profumo di acacia finale che rimane nell’aria)
Peccato però lasciare la primavera… Oggi ero a Trieste, sul Molo Audace, in pieno sole, il mare luccicava. E sul molo tanti coriandoli bianchi a forma di cuore. Mi sono chiesta chi li abbia lasciati, chi li abbia lanciati. Ma alla fine è bello pensare che fossero lì, come il mare, come il sole, come i glicini fioriti, un po' anche per me.
eco | Venerdì, 28 maggio 2010 @16:34
Li ha lanciati una sposa, che ha scelto il molo per foto importanti. Non sa nulla dell'arte, ma regala poesia, agli alchimisti del pensiero... ed erano lì come il sole, come il mare, come i glicini... e come la primavera che ogni anno si rinnova... anche per chi li ha visti adesso con te...
Fiorenzaq | Lunedì, 3 maggio 2010 @13:56
Lisa, incredibile! Come secondo romanzo ho scelto "Il padre" : Non so ancora quando riuscirò a leggerlo, sto guardando la prima di copertina: ottima scelta l'immagine del signore con occhi calcolatori e bocca sottile con uno stentato accenno al sorriso che non c'è.
Giusy | Lunedì, 3 maggio 2010 @13:29
Ho sbagliagto giorno, avrei voluto "postarlo" oggi.
Giusy | Lunedì, 3 maggio 2010 @13:25
Così ho incontrato un autore che non conoscevo. Non penso sia facile scegliere una poesia priva di retorica adatta a uno sposalizio.Complimenti. (al posto dello champagne mi sono "bevuta" la descizione della cerimonia.
LISA | Lunedì, 3 maggio 2010 @09:29
Per ANNALISA FARMACISTA: come ti capisco! Io che, come Emma nel Libro Rosa, ho odiato per anni lo Stendino Itinerante... E, quando mi sono trasferita qui nel mio altrove straniero, la prima cosa che ho comprato è stato un meraviglioso dryer. (Necessario, vista la quantità di pioggia). E sono diventata una Donna Felice con l'Asciugatrice.
LISA | Lunedì, 3 maggio 2010 @09:27
Per FIORENZA: che bello, anche tu insieme a Elizabeth, sui sentieri liguri di "Un incantevole aprile". Se davvero ti piace, il prossimo che ti consiglio della mia adorata von Arnim è "Il padre", sempre Bollati Boringhieri. (Buffo che tu abbia pensato a Rosa Luxemburg. E sì, sono nate nello stesso periodo, la von Arnim nel 1866 e Rosa Luxemburg nel 1870. Ma che destini diversi! La rivoluzionaria Luxemburg, come sai, morì assassinata a Berlino nel 1919. In quegli anni Elizabeth era molto indaffarata con questioni di cuore; già al secondo matrimonio, aveva lasciato la Pomerania per l'Inghilterra e poi l'America... Avevano qualcosa in comune? Forse, la passione per la vita. E mi chiedo, se si fossero incontrate, su quei sentieri con vista mare, di cosa avrebbero potuto parlare...).
ALEXO | Lunedì, 3 maggio 2010 @09:18
Lisa, sei un tesoro!! Grazie, di cuore.
Ma , è stato un lapsus, o vedi Alexo dietro anonimo e/o anonimo dietro Alexo? Molto perspicace la signora...
Bacioni
Annalisa farmacista | Lunedì, 3 maggio 2010 @09:11
Quello che sto per scrivere non è poetico, anzi forse si, ci può essere della poesia anche nell'elettrodomestico? Bè vi annuncio che sono la fortunata detentrice di una lavasciuga. E visto come si presentava stamattina la primavera nel mio "middle of nowhere" come lo chiama la mia amica americana (vivo solo a pochi km dalla città, ma sembra davvero di essere nel mezzo di niente: per arrivare a casa percorro 5 km di aperta e pura campagna!) ho deciso di lavare e asciugare. Dio che meraviglia i panni morbidi, caldi, profumati e decisamente aciutti che escono da quell'aggeggio. Si forse c'è della poesia anche in questo.
LISA | Lunedì, 3 maggio 2010 @08:42
Per ALEXO: a Trieste il mio indirizzo low cost (purtroppo senza vista mare) è un b&b, L'albero nascosto.
http://www.alberonascosto.it/hotel-trieste/index.htm
ALEXO | Domenica, 2 maggio 2010 @21:04
DEBOLEZZE ( A L.....)
Tu non ne avevi.
Io ne avevo una.
Amavo.
B. Brecht
Anonimo | Domenica, 2 maggio 2010 @17:28
Prima di andare all' IKEA, come facciamo tutti, leggiamoci questo piccolo libro: IKEA, mito e realtà, Johan Stenebo, Egea Editore. Un intelligente e divertente spaccato, dal di dentro, dell' azienda svedese che ci ha fatto diventare tutti arredatori, e falegnami!
" L' ASSORTIMENTO E' LA NOSTRA IDENTITA'"
Giusy | Domenica, 2 maggio 2010 @13:43
Infatti, ho messo l'accento sulla vocale sbagliata. pura distrazione, però..
Giusy | Domenica, 2 maggio 2010 @13:40
Je partage ton avis, Claudia mdg, et, par consequént, celui de Queneau. (ho quasi dimenticato la lingua francese). Un saluto
claudia mdg | Domenica, 2 maggio 2010 @10:05
Sul valore della metrica (ma anche delle figure), alexo, ci sarebbe molto da dire, ma sono cose che suonano un po' fuori luogo in un'epoca in cui le parole hanno perso significato per un malinteso senso di libertà.
"Or, cette inspiration qui consiste à obéir aveuglément à toute impulsion est en réalité un esclavage.
Le classique qui écrit sa tragédie en observant un certain nombre de règles qu'il connaît est plus libre que le poète qui écrit ce qui lui passe par la tête et qui est l'esclave d'autres règles qu'il ignore." R. Queneau
ALEXO | Domenica, 2 maggio 2010 @08:43
Per Marilia: poichè l' amore, per me s'intende, va malissimo, ho avuto il tempo di navigare per Internet Ocean e ho pescato ...
http://www.bencourtney.com/ebooks/lear/index_omnibus.html
ALEXO | Domenica, 2 maggio 2010 @08:02
Da diversi anni , appena mi accingo a scrivere una poesia, mi viene in mente una frase, forse di Gianni Clerici, ma non ne sono sicuro:
" Scrivere poesie in verso libero è come giocare a tennis senza la rete e le linee che delimitano il campo". Metafora azzecatissima, quasi omerica: ma che fine hanno fatto i tanto odiati esametri dattilici, i trimetri giambici, lo spaventoso dimetro anapestico ( per questo stanno già preparando il vaccino), e il tetrametro trocaico in quale oceano vivrà? Tu ne sai qualcosa ,Lisa? e voi?
INSOMNIA | Domenica, 2 maggio 2010 @06:22
Ancora per LAURA http://www.youtube.com/watch?v=UQwCkn_Do2Q
anche questa è poesia, ne convieni Lisa? Buona alba.
INSOMNIA | Domenica, 2 maggio 2010 @02:57
A LAURA
Non ti ho mai amata tanto, ma soeur,
come quando ti ho lasciata in quel tramonto.
Il bosco mi inghiottì, il bosco azzurro, ma soeur,
sopra stavano sempre le pallide costellazioni dell' Occidente.
B. Brecht
Fiorenza | Domenica, 2 maggio 2010 @00:28
Sto leggendo "Un incantevole aprile", sono arrivata solo a metà,e oggi, 1° maggio, penso a quella sofisticata, raffinata, straordinaria persona che lo ha scritto e ne cito una frase : "E' così dolce essere malinconici quando uno non ha nulla per cui essere malinconico.." Da quanto si evince dalla seconda e terza di copertina,dovrebbe essera un romanzo autobiografico. Suppongo che la nobildonna fosse contemporanea di ROSA LUXEMBURG.
Anonimo | Sabato, 1 maggio 2010 @10:12
Oops: ho dimenticato i precari. forse perchè sono pochini..
Quarto Stato | Sabato, 1 maggio 2010 @09:57
Forza e coraggio! M a tu, privilegiato, la crisi l'hai mai vista? ...tutta propaganda negativa, tutti alle Seichelles nei i vari ponti, anche i cassaintegrati che piangono miseria....
Un privilegiato | Sabato, 1 maggio 2010 @08:57
BUON PRIMO MAGGIO A TUTTI, SOPRATTUTTO A CHI IL LAVORO LO HA PERSO O NON LO HA MAI AVUTO,
ALEXO | Venerdì, 30 aprile 2010 @20:06
Marilia, ora è il mio turno di essere curioso: ma dove scompari tutti i giorni? Ti posto uno Strand alle 9,34 e tu?
Scherzo, ovviamente, è che oggi mi sento solo,
L..... tace da giorni, io non oso chiamarla..., aiuto!
giuseppe | Venerdì, 30 aprile 2010 @18:12
mi piacciono le primavere
e credevo molto anche nelle primavere
della storia
ma poi sono prevalse bugie e menzogne
purtroppo anche barbarie
non certo le utopie
a cui credevamo....
e forse fummo ingannati
anche dai nostri occhi
non più innocenti
www.giuseppecesaropoeta.splinder.com
Anonimo | Venerdì, 30 aprile 2010 @17:29
Certo che conosco il quartiere Giuliano Dalmata, epensa che un mio amico, che non vedo da molti anni, era il figlio di un macellaio della zona, istriano anche lui naturalmente; chissà, forse era sua la macelleria con Franz Joseph.
Anonimo | Venerdì, 30 aprile 2010 @13:51
Forse conosci il quartiere Giuliano-dalmata a Roma. Dietro il bancone di una buona macelleria frequentata non solo da esuli, troneggiava il ritratto di "Franz Joseph". Una signora romana gli aveva chiesto chi fosse. Risposta: " Quello? il mio vecchio padrone, cara signora": Anche se non sembra vero, è realmente accaduto, ma non in tempi recenti: Va' a Trieste, ne vale la pena.
ALEXO | Venerdì, 30 aprile 2010 @13:12
for Marylia, senti come duettano questi grandi del jazz, Carla Bley e Steve Swallow, e con quale autoironia:
http://www.youtube.com/watch?v=alSUKjh33lw&feature=related
Anonimo | Venerdì, 30 aprile 2010 @12:53
Oggi è estate, Lisa, qui a Roma: mi hai fatto venire voglia di andare a Trieste, sul Molo Audace, il mare, ci saranno ancora i coriandoli/glicini?
Mio padre era polesan, come diceva lui, di POLA, ISTRIA, aveva studiato a Trieste, che ricordava con tanta nostalgia, con tanto amore.
Poi la guerra, l'esilio, Roma e... mia madre, romana de Roma.
Un amore da dopoguerra, povero e felice,un amore in bianco e nero, lo vedo ancora nei loro sguardi nelle vecchie fotografie, in una scatola di velluto rosso un pò invecchiato; le tengo alla rinfusa, senza un ordine preciso, come è la vita. Come è stata la loro, come è o sarà la nostra. Spero.
Quando torni ( auguri agli sposini!!), vorrei un consiglio per dormire a Trieste, low cost e romantico.
Grazie, ciao.
ALEXO | Venerdì, 30 aprile 2010 @09:34
The New Poetry Handbook by Mark Strand
1 If a man understands a poem,
he shall have troubles.
2 If a man lives with a poem,
he shall die lonely.
3 If a man lives with two poems,
he shall be unfaithful to one.
4 If a man conceives of a poem,
he shall have one less child.
5 If a man conceives of two poems,
he shall have two children less.
6 If a man wears a crown on his head as he writes,
he shall be found out.
7 If a man wears no crown on his head as he writes,
he shall deceive no one but himself.
8 If a man gets angry at a poem,
he shall be scorned by men.
9 If a man continues to be angry at a poem,
he shall be scorned by women.
10 If a man publicly denounces poetry,
his shoes will fill with urine.
11 If a man gives up poetry for power,
he shall have lots of power.
12 If a man brags about his poems,
he shall be loved by fools.
13 If a man brags about his poems and loves fools,
he shall write no more.
14 If a man craves attention because of his poems,
he shall be like a jackass in moonlight.
15 If a man writes a poem and praises the poem of a fellow,
he shall have a beautiful mistress.
16 If a man writes a poem and praises the poem of a fellow overly,
he shall drive his mistress away.
17 If a man claims the poem of another,
his heart shall double in size.
18 If a man lets his poems go naked,
he shall fear death.
19 If a man fears death,
he shall be saved by his poems.
20 If a man does not fear death,
he may or may not be saved by his poems.
21 If a man finishes a poem,
he shall bathe in the blank wake of his passion
and be kissed by white paper.
MARILIA, molte di queste cose profetate dal Nostro a me sono accadute veramente... Be carefully!!!
Marilia cinquantenne incredula | Venerdì, 30 aprile 2010 @08:52
Lisa, facci sapere la poesia che hai scelto.
Per quanto riguarda i matrimoni, intorno a me molte coppi si stanno separando. Questo ti dà un senso di vuoto. Proprio come quello di Francesca Genti!
Per Alexo diabolicus: grazie per il link, è very very interesting.
Postami qualche altra poesia di Strand!
Kisses
Annalisa farmacista | Venerdì, 30 aprile 2010 @08:05
Buon viaggio. Ti invidio soprattutto per il freddo. Qui fa già troppo caldo per i miei gusti. Che poesia hai scelto per gli sposi?
Anonimo | Venerdì, 30 aprile 2010 @07:14
Lisa, ti confesso una tremenda invidia ; ma come mai i miei amici che si sposano, pochi in verità, al massimo mi invitano a Grottaferrata?
Facci sapere il menù norvegese. E non pioverà, tranquilla. Speriamo, almeno.
Anonimo | Giovedì, 29 aprile 2010 @22:39
Eh Lisa, il molo Audace, le ragazze oggi di bronzo ma un tempo in carne ed ossa. Buon viaggio
Giovedì, 29 aprile 2010 @07:42
"Mi provo i trucchi alla Rinascente
ammiro imbambolata i manichini
faccio pensieri suicidi al quinto piano:
mi chiama forte la vertigine del niente
verso l’abisso-primavera di Milano"
(Francesca Genti)
Nuova me stessa, nuova identità cercasi: anche in saldo.
(E’ la quarta poesia di Francesca Genti che scelgo, e ripeto: è bravissima! Le altre le trovate il 15 aprile, 2 aprile e 24 marzo. Tutte tratte da "Poesie d’amore per ragazze kamikaze", Purple Press)
ALEXO | Venerdì, 30 aprile 2010 @06:59
Marilia, I miss you, dove sei scomparsa? Notte insonne traducendo Keats?
Lila, non pensavo che i tuoi soffi primaverili potessero spirare anche negli abissi: frase misteriosa, potenza delle parole, della poesia.
Lila | Giovedì, 29 aprile 2010 @22:53
Complimenti ancora una volta a Francesca. Soffi primaverili a chi di abissi se ne intende un pò.
Fiorenza | Giovedì, 29 aprile 2010 @21:03
Quando entro alla Rinascente esco con il portafogli intatto e senza vertigini, solo con una scia di profumo gratuita e non penso ai bombardamenti ma alla primavera
LISA | Giovedì, 29 aprile 2010 @19:46
Io invece, leggendo la poesia di Francesca Genti, ho pensato proprio alla Rinascente di Piazza Duomo a Milano. Di come a volte, nei grandi magazzini, si senta davvero la vertigine del vuoto, del nulla, il risucchio della depressione. Proprio lì, in mezzo agli scaffali dei troppi rossetti, del troppo rumore, della troppa luce al neon. E fuori l'abisso della primavera.
Giusy | Giovedì, 29 aprile 2010 @15:13
Che topica, Lisa!!!mi è venuto in mente solo ora, ripensandoci: vivendo a Roma da tanti anni, ho confuso via del Corso, (lapsus freudiano? )risparmiata dalle bombe , con la Corsia dei Servi. Nessuno potrà perdonarmi, men che meno , la scrivente. Che stia diventando romana?
Giusy | Giovedì, 29 aprile 2010 @14:31
E' sorprendente come una breve (e bella) poesia possa portarci altrove e ciascuno possa scegliere diversi percorsi.Vero: desiderio di rinnovamento interiore e non, io pensavo invece a d'Annunzio che le ha dato un nome, a Dudovich (bella la mostra del 2002 al museo Revoltella) e penso anche ai bombardamenti che l'hanno distrutta (ma non sono sicura) insieme a quasi tutta via del Corso.Quale sia il motivo di queste associazioni, non lo so:vengono e basta.
Anonimo | Giovedì, 29 aprile 2010 @13:51
Per Marilia, aiuto per cosa? sei tu la inglesista, comunque prima di tradurre prova a leggerti ( per me è un pò troppo):
http://www.associatedcontent.com/article/16119/analyzing_john_keats_poem_this_living.html?cat=38 . Buona lettura, eh, eh Alexo diabolicus!.
Per Lisa: sta ri-aprendo a Roma ,in Piazza Navona n.90, (,non male, la location!) la Libreria Spagnola, specializzatissima , gestita da una mia invero coraggiosa amica. Ovviamente ieri mi ha subito trafitto con "Los
bajos sentimientos", di Yolanda Pontina, che ho regalato ad un'altra mia carissima amica Anna Grazia, con dedica autografa, Mia, sotto questi versi:
ASI' ES LA VIDA
"Todo es verdad, todo es mentira, todos es espejo."
anche i baci di Anna?
Alexo
P. S.
Anna gestisce un amore di negozio, KATANA, in Piazza Rondanini, tra il Senato ed Il Pantheon: vestiti, amuleti,sciarpe, mi sembra proprio adatto a te ed alle tue amiche.
Se ci capiti, dille che ti manda l' uomo dei biscottini al pistacchio di Bronte, Anna capirà.
Ciao, ciao.
Marilia cinquantenne incredula | Giovedì, 29 aprile 2010 @12:54
Sono d'accordo anch'io. E' molto brava!
Alexo, aiuto!
Ti posto una poesia di John Keats.
Ti posterò la traduzione
This Living Hand
This living hand, now warm and capable
Of earnest grasping, would, if it were cold
And in the icy silence of the tomb,
So haunt thy days and chill thy dreaming nights
That thou would[st] wish thine own heart dry of blood
So in my veins red life might stream again,
And thou be conscience-calm'd—see here it is—
I hold it towards you.
Saluti
ALEXO | Giovedì, 29 aprile 2010 @08:22
I LOVE FRANCESCA!! Mi piace sopratutto il suo modo di chiudere, quasi brechtiano, spiazzante, e il ritmo interno delle sue composizioni, che ti porta velocemente a finire la poesia, e contemporaneamente a ritornare all'inizio. E via così.
Buongiorno Francesca, buongiorno Lisa.
Mercoledì, 28 aprile 2010 @08:50
"In quegli anni avevo un piatto azzurro,
era tutto azzurro dall’orlo al centro,
un azzurro oceano, la tinta blu oltremare
in cui una sirena avrebbe potuto tuffarsi ed entrare.
Se guardavo il piatto vedevo la bocca
di un porto, un pomeriggio senza un alito
di vento, la sera limpida fino a Howth
e ritorno, il cielo a sud di un azzurro più chiaro".
(Eavan Boland)
Se guardo i miei piatti, se guardo la mia tazza preferita, cosa vedo?
(Eavan Boland è una poetessa irlandese che sto scoprendo adesso. Nata a Dublino nel 1944, ha vissuto in Irlanda, a Londra e New York. I versi di oggi sono tratti da "Tempo e violenza – Poesie scelte", edizione Le Lettere. Con testo inglese a fronte!)
micheline | Mercoledì, 28 aprile 2010 @18:36
che bello anche io faccio collezione di tazze da latte e tè e più grandi sono più sono belle...stile inglese sono le più romantiche.Silvia mi ha regalato una tazza da tè con piattino quadrato giapponese;I piatti mi piacciono quelli che si usano ora di forma quadra,in ceramica grezza e colorata.Perchè mi piacciono le tazze? perchè mi ricordano le grandi colazioni che facevo quando ero piccola, da mia nonna;che ricordi!
Lila | Mercoledì, 28 aprile 2010 @17:12
Lisa grazie per il chiarimento relativo alla poesia di ieri. Se guardo la mia tazza preferita (fatta a Deruta) mi ricordo immagini dell'infanzia e dell'adolescenza, la verde Umbria, verde, come la mia tazza.
malu63 | Mercoledì, 28 aprile 2010 @16:29
Vorrei tanto che si rompessero!!! E si perchè quando ci siamo sposati 24 anni fà, nn c'erano ancora le belle liste di nozze come oggi quindi ci siamo ritrovati con i nostri 7 servizi di piatti da 12 (di cui 5 ancora imballati in soffitta) e 8 di tazze e tazzine da thè e caffè, quindi capirete il motivo per cui vorri si realizazze il mio desiderio.
Giusy | Mercoledì, 28 aprile 2010 @14:45
Ancora una volta!!
Anonimo | Mercoledì, 28 aprile 2010 @14:44
Ciao, Lisa: Pensavo di non vederci alcunchè nei piatti di casa e mi sbagliavo. Ho guardato con occhi nuovi i piattini che tempo fa avevo appeso in salotto; appartenevano credo, alla mia bisnonna e oggi sono la soddisfatta proprietaria di ben sei pezzi. Il resto, svanito...Ciascuno con una decorazione diversa, erano destinati all'ultima portata poi riciclati per il dessert, ma solo a Natale e Capodanno.Mi ricordano solo qualcosa di concreto, ancora vivo e presente: la mia famiglia.
ALEXO | Mercoledì, 28 aprile 2010 @13:51
La poesia di Eavan Boland è un sospiro d' Irlanda, le tazze e tazzine di cui mi circonda mia moglie...!
Marylia, direi autodidatta, se escludiamo i lontani anni delle medie e del liceo; infatti riesco a comprendere abbastanza i testi scritti, per il resto mi arrangio, piuttosto male direi.
Volevo consigliare a te, ma anche agli interessati, la bella serie delle Short Stories in uscita con L' Espresso; edizione bilingue, lettura inglese sul sito del giornale, veramente una bella iniziativa.
Purtroppo bisogna comprarsi anche L' ESPRESSO! esperienza deprimente per chi lo leggeva molti anni fa: sic transit gloria mundi.
Ciao.
Marilia cinquantenne incredula | Mercoledì, 28 aprile 2010 @13:24
Alexo, hai imparato l'inglese da autodidatta o l'hai studiato?
Sono curiosa.
Ciao!
Marilia cinquantenne incredula | Mercoledì, 28 aprile 2010 @13:21
Io ho la passione per le tazze. Tazze e tazzine. Durante un viaggio in Irlanda sei anni fa, ne omprai quattro che dovevo regalare, ma, alla fine, me le sono tenute tutte.
Lo so perchè mi piacciono. Sono consolatorie, ti ricordano quel po' di zucchero che c'è (quando c'è) nella vita.
Annalisa farmacista | Mercoledì, 28 aprile 2010 @12:58
Bè più che un piatto ho una tazza preferita che mi segue da 20 anni. E' un "mug" giallo rigorosamente made in England che appunto ho da quando di anni ne avevo 15. La uso come prefenza per il te, ma anche per i caffellate pomeridiani fatti con il caffè solubile della Lidl (che è semplicemente ottimo). Mi ricorda tutte le volte che l'ho usato per bere un tè con le amiche, un tè consolatorio durante l'adolescenza, un caffellate quando non ho voglia di cucinare e il consorte è fuori o semplicemente per bere un tè per leggermi un libro appollaita sul divano con solo il rumore della mia casa di campagna attorno. Spero proprio di non romperla mai.
Martedì, 27 aprile 2010 @19:47
"Ho amato la tua yoni vellutata, Annalena, i lunghi viaggi
nel delta delle tue gambe.
La spinta a risalire il fiume fino al battito del tuo cuore
attraverso le più selvagge correnti sature della luce di luppolo e di neri convolvoli.
E il nostro impeto e il riso trionfale e il rapido
vestirsi nel mezzo della notte per salire le scale di pietra
della città alta".
(Czesław Miłosz)
Perché il tuo corpo è un viaggio, sempre.
I versi di oggi, del poeta polacco Czesław Miłosz, Premio Nobel nel 1980, sono tratti dall'antologia "Nuove poesie d’amore", Crocetti Editore: un piccolo libro bianco pieno di sorprese.
ALEXO | Mercoledì, 28 aprile 2010 @14:11
sì ,tutta un altra cosa, o forse anche i polacchi hanno qualche problema di vocabolario!
In tutt'altro senso il Belli ne "La madre delle sante" ( da cui mi sembra che Benigni abbia rubacchiato un bel pò con la povera Carrà).
Ma per carità, non cercatelo se non siete romani de' Roma, o disposti
a farvi due risate, abbastanza grevi in verità.
E poi Belli si è pentito , quindi...
LISA | Mercoledì, 28 aprile 2010 @13:28
Sì, ALEXO, nell'originale, in polacco, viene usata la parola yoni. Bello, vero?
ALEXO | Mercoledì, 28 aprile 2010 @13:25
Lisa, scusami, ma mi sta venendo la mania delle traduzioni; nell' originale della poesia si trova la parola yoni o c'è un termine polacco? Notavo che in italiano, e forse anche in altre lingue, non esiste un termine simile: o andiamo sulla terminologia medica/paramedica o sul volgare. Forse gli indiani, e la loro poesia erotica, hanno qualcosa che noi occidentali non abbiamo più, l'abbinamento sesso/eros senza il senso del peccato, della colpa. ( anni di chierichetto lasciano comunque il segno...)
LISA | Mercoledì, 28 aprile 2010 @11:21
LILA: no, è un nome simile. Forse pensi a Oscar Vladislas Milosz, nato nel 1887 in quello che allora era il Granducato di Lituania. Si trasferì ancora bambino a Parigi, dove studiò e visse, e scrisse poesie in francese: sono state pubblicate, con il titolo "Sinfonia di novembre e altre poesie", da Adelphi, e le ho spesso usate per i miei Buongiorno. Anche Czesław Miłosz nacque in Lituania, ma nel 1911, e scrisse in polacco. Morì a Cracovia nel 2004. Premio Nobel, come un'altra grande poetessa polacca, la "nostra" Szymborska.
Lila | Mercoledì, 28 aprile 2010 @10:05
Grazie Claudia mdg! Un bacio e a presto. Lisa di questo autore mi ricordo mi aveva colpito un'altra poesia che avevi inserito nel blog. Puoi rinfrescarmi la memoria?
ALEXO | Mercoledì, 28 aprile 2010 @09:13
Dimennticavo: ben tornata, Lisa!
ALEXO | Mercoledì, 28 aprile 2010 @09:12
Ah.
I take the Fifth!
Anonimo | Martedì, 27 aprile 2010 @22:31
Come posso dirtelo, che in questi lunghi anni ho amato tutto il tuo corpo, non ho lasciato indietro neanche una piccola parte di quelle tue curve e di quelle tue infinite natiche.
Sabato, 24 aprile 2010 @10:23
Parliamo di uomini. Sinceramente, con la primavera che ci è scoppiata addosso, non riesco in effetti a pensare ad un argomento più interessante. Scarpe? Borse? Certo, per carità, ma solo come equipaggiamento da caccia. O quantomeno da "men watching". Però, mentre mettete nella borsa l’indispensabile paio di occhiali da sole per guardare senza essere viste, metteteci anche un dubbio. O forse una domanda. Che cos’è successo agli uomini?
Già. Sedute al tavolino del caffè in piena luce di primavera, vi guardate intorno e vi interrogate anche voi. No, non è la solita domanda "dove sono finiti gli uomini interessanti e liberi?", destinata a rimanere senza risposta. No. Mi sto proprio chiedendo, anzi vi sto chiedendo, che cos’è successo agli uomini. Sono cambiati, e su questo non c’è dubbio, anche perché hanno cominciato a chiederglielo le nostre madri, anzi a dir la verità le nostre nonne… Siate meno gelosi, meno autoritari, più sensibili; imparare a dare il biberon, a piangere, a chiedere scusa; soprattutto imparate a chiederci perché siamo noi, a piangere, e per favore ascoltate la risposta. Risultato? Gli uomini sono cambiati eccome. Forse anche troppo. Uomini così emozionali e titubanti che quasi ci fanno paura. Perlomeno, a me qualcuno fa paura. Come il protagonista di un romanzo appena uscito, "Non piangere coglione", del quarantenne Amedeo Romeo (Isbn): affascinato dalla maternità, ha paura di diventare padre. Ma il corpo delle donne incinte lo strega… E quando incontra una donna al sesto mese di gravidanza, perde la testa, e desidera solo una cosa: essere, lui stesso, madre. Confesso, e mi dispiace per l’autore: io un libro così non voglio leggerlo. Un uomo così spero di non incontrarlo mai, ammesso che esista. Mi basta l’invasione dei maschi iper-sensibili, ma anche iper-indecisi che affollano bar, caffè e metropolitane (e telefonini delle mie amiche single). Sono un’ingrata? E’ che i nuovi maschi contemporanei sono strani esperimenti genetici. Se va male, impauriti dalle donne-che-chiedono-troppo, si eclissano: gli uomini-rebus. Se va bene, disertano la palestra perché sono troppo occupati a scriverci e-mail o a mandarci criptici sms; o, addirittura, a comprare il vino per la cena-gourmet che ci cucineranno stasera. Bello, vero? Qualcuno ha anche imparato a regalarci dei mazzi di fiori, addirittura senza nessuna scusa apparente.
Che altro vogliamo, direte voi? Semplice: vogliamo anche qualche muscolo. Vogliamo i muscoli di Jake Gyllenhaal, aitante "Principe di Persia" (mi sa che ci toccherà andare a vederlo, questo polpettone fantasy, se non altro per ammirare i suoi bicipiti, e l’incredibile trasformazione dai tempi di "Brokeback Mountain"). Vogliamo Russel Crowe di nuovo, finalmente, gladiatore, in "Robin Hood" (che aprirà, a maggio, il Festival di Cannes). Vogliamo Sam Worthington, proprio lui, che dopo averci conquistato nella versione blu-aliena di "Avatar", ci riprova in "Scontro fra titani". Guardiamo le foto di tutti questi attori-testosterone e sospiriamo. Ma li vogliamo davvero così, vestiti da sultani, da briganti medievali, da semi-dei dell’Olimpo? Li vogliamo così, questi maschi che non chiedono, che guerreggiano, che combattono?
Bè, qualche eccezione ci sarà di sicuro, non discuto. Magari voi l’avete trovato, il maschio testosteronico e dalle spalle larghe, che prepara anche la cena, o perlomeno che vi invita al ristorante, ed è persino in grado di sostenere una conversazione interessante. (Nel qual caso, tenetevelo stretto, come faccio io: non ne fanno quasi più). Ma forse non è un caso che il cinema ce li proponga così: eroi d’altri tempi, con spada d’ordinanza. Consoliamoci pensando che se lo incontrassimo davvero, un Russell Crowe dall’aria truce, qui al caffè, forse non lo degneremmo di uno sguardo. Perché siamo troppo occupate a rispondere al maschio sensibile che ci ha mandato l’ennesimo sms criptico. Se solo riuscissimo a convincerlo ad andare un po’ più spesso in palestra…
(Questo è, rivisto e rimaneggiato, un articolo che ho scritto per Grazia. Piccola postilla: a me Russel Crowe non è mai piaciuto. Hugh Jackman, però, eccome…).
In questi giorni sarò in viaggio, senza accesso al computer, quindi vi metto on line già il Buongiorno di domani, lunedì 26 aprile! Eccolo:
"Non dissi altro e anche lei tacque, ma doveva pensare alle stesse cose, perché quando casualmente le nostre mani si toccarono restarono afferrate l’una all’altra. Era molto piccola, la sua mano dentro la mia, e molto fredda."
(Gianfranco Calligarich)
No, non dire niente. Basta solo che tu mi tenga per mano.
La frase che ho scelto come Buongiorno del 26 aprile è tratta da un libro che viene da lontano: un libro che ha già 37 anni, e che è appena stato ripubblicato. Mi è piaciuto molto, lui e l’autore, che ho intervistato per Il Piccolo: l’intervista la trovate nel post del 9 marzo. Il libro è "L’ultima estate in città". Il protagonista? Un uomo che incontra un amore in un'estate che sembra non finire mai, nella Roma anni Sessanta. Un uomo d'altri tempi. Più o meno testosteronico di quelli di oggi? Ma per fortuna i brividi d'amore, le mani che si afferrano, quelle no, non sono cambiate: il tumulto del cuore è sempre lo stesso.
Il Duca | Mercoledì, 28 settembre 2011 @12:35
e lei commenta.. esige.. lei in quanto donna si arroga il diritto di sancire la mascolinità.. a volte celata nei bicipidi, altre volte in tutt'altri fronti.. e lei, la liberata, vestala del nuovo millennio, il metro di misura dell'essere uomini..
E lei che esige, vuole, decide.. non solo per se stessa, ma per tutti, per l'umanità.. lei è il bene, l'uomo il male.. un male da educare o ci si augura di trovarne uno ancora in grado di donarle la favola quotidiana.. una vita passata ad esigere ad essere corteggiata, a scegliere.. potra mai lei capire le forche caudine che ogni uomo deve passare per arrivare a quanto lei spesso ha modo di scegliere?
Non paga.. essa scrive.. mentre gli uomini hanno a lei e a quelle come lei, donato sangue, amore e quitidiane attenzioni, oltre che tutto quanto esse utilizzino, dall'assorbente al suv, dal rossetto agli occhiali.. lei pur vivendo in un mondo creato da uomini, critica.. lei vuole.. e vuole come si aspetta che la sua mente le dica di fare..
Possa oh Lisa Corva, arrivarti dal mio piu' profondo animo maschile, a te e a tutte quelle come te, il piu' cordiale VAFFANCULO, farcito dall'ostentazione del dito medio che, irto di sana mascolinità, vuole trasmettere il messaggio non solo a te, ma anche a tutte le femminazi che leggono queste righe, oltre che estenderlo agli ZERBINI che utilizzano il termine dispregiativo maschietti per autocelebrarsi schiavi delle liberate nella speranza di una gratificazione, prima che finisca la saliva si capisce..
mozzer | Giovedì, 6 maggio 2010 @09:47
per ADRIANO (e tutte le altre...) Aggiungerei alla seduzione, la malizia e la trasgressione, anche di essere un po' meno esigenti.... Mi sembra che noi maschietti abbiamo imparato (a fatica) ad accettarle e ad apprezzarle così come sono... Loro no, ci vogliono comunque diversi da come siamo.
Anais | Martedì, 4 maggio 2010 @15:02
Ah verissimo, Lisa... il film di Allen non mi è particolarmente piaciuto, però Javier meritava... eccome! Pur non essendo magari perfetto come un B. Pitt è davvero particolare e molto ma molto uomo!
adriano | Martedì, 4 maggio 2010 @11:56
per LISA: se volete l'uomo-testosterone noi vorremmo, per parcondicio, una donna con un po' di raffinata seduzione, un po' di malizia ed un pizzico di trasgressione
Marilia cinquantenne incredula | Mercoledì, 28 aprile 2010 @13:19
Alexo, hai imparato l'inglese da autodidatta o l'hai studiato?
Sono curiosa.
Ciao!
ALEXO | Mercoledì, 28 aprile 2010 @10:36
Per Marilia e Fiorenza: io invece sogno troppo, mi sembra che a volte la vita, quella vera, mi sfugga.
For Marilia, only: hai visto il mio post de 28 aprile ore @9,12?.
I TAKE THE FIFTH ,potrebbe essere il titolo di una poesia di Collins...
Marilia cinquantenne incredula | Mercoledì, 28 aprile 2010 @09:08
Per Fiorenza: anch'io la vita la vivo, è per questo che non sopporto le ingiustizie.
Per Alexo: grazie per la dritta sulla Divina Commedia. Sono andata a cercarmi Edward Lear e ho scoperto che lo conoscevo già ma lo avevo dimenticato. Correrò a comprarmi The book of nonsense.
Ma sono i suoi disegni ad essere strepitosi.
Continua ad esserci.
mozzer | Mercoledì, 28 aprile 2010 @08:50
@LISA: Mistero. Corteggiare, corteggio. Mi sembra di non sapere fare altro. Ma evidentemente sbaglio. Certo è che tra maschi e femmine era già un bel casino, ci mancavano gli sms...............
LISA | Martedì, 27 aprile 2010 @20:00
Per ANAIS: Javier Bardem? Approvo, approvo! Soprattutto quando appare con la camicia bordeaux, portata sciolta fuori dai calzoni in "Vicky Cristina Barcelona", il mitico film di Woody Allen; se c'è un modo testosteronico di indossare la camicia è il suo...
LISA | Martedì, 27 aprile 2010 @19:59
Per ADRIANO: sì, io mi chiedo spesso come ci vogliono gli uomini. E tu che ne dici? Come ci volete? Per MOZZER: le donne che spariscono dopo qualche sms criptico. Chissà. Forse vogliono solo essere corteggiate? O forse sono lì che cercano di decifrare a loro volta sms criptici.
anonima | Martedì, 27 aprile 2010 @19:19
forse ad alcune donne gli estrogeni fanno brutti scherzi! cosa ha detto mai di così volgare o maleducato un uomo che fino a ieri vi ha allietato con le sue poesie o traduzioni o altro? continua ad esserci Alexo in fondo il cancellino come vedi, lo hanno buttato tutte, loro malgrado.
x. | Martedì, 27 aprile 2010 @18:43
"coverisma" sull'argomento:
http://coverismi.blogspot.com/2010/04/ma-dove-sono-gli-uomini-testosterone.html
Anonimo | Martedì, 27 aprile 2010 @16:19
Grazie, Claudia mdg.
Fiorenza | Martedì, 27 aprile 2010 @15:51
Errata corrige: partecipare, frequentare? Corro a studiare che è meglio altrimenti sono guai...
Fiorenza | Martedì, 27 aprile 2010 @15:51
Errata corrige: partecipare, frequentare? Corro a studiare che è meglio altrimenti sono guai...
Fiorenza | Martedì, 27 aprile 2010 @15:19
Marilia incredula: sono troppo giovane e intemperante, forse, per ulteriori commenti. Mi sento esclusa d'all'appellativo, molto carino, di donnetta e forse lo diventerò. Ma io alla vita non partecipo, la vivo! e tu?
claudia mdg | Martedì, 27 aprile 2010 @14:52
Il buongiorno di oggi, 27 aprile:
"Ho amato la tua yoni vellutata, Annalena, i lunghi viaggi
nel delta delle tue gambe.
La spinta a risalire il fiume fino al battito del tuo cuore
attraverso le più selvagge correnti
sature della luce del luppolo e di neri convolvoli.
E il nostro impeto e il riso trionfale e il rapido
vestirsi nel mezzo della notte per salire le scale di pietra
della città alta"
Czelaw Milosz
Perché Il tuo corpo è un viaggio
ALEXO | Martedì, 27 aprile 2010 @14:13
no, Marilia,ti ringrazio per la tua difesa, ma così stai sbagliando anche tu, mi spiego: sono successe due cose, a mio parere, piuttosto interessanti: la prima, il fraintendimento," il malentendu," come dice Salinas riguardo alla poesia, cioè che i versi, e in questo caso, le parole,
una volta scritti dall' autore ,prendono vita propria nella lettura e nella comprensione di ogni singolo lettore, ma non per questo hanno meno importanza del testo scritto.
Secondo, e questo ha una rilevanza forse più sociologica, ho notato la chiusura di un gruppo di fronte alla, presunta ,ma non per questo meno vera ,agli occhi di chi così la ha interpretata, violazione delle regole codificate. Per me basta qui.
Quanto a Lisa, devo solo ringraziarla per le scoperte che mi fatto fare:
Solinas, Strand ,Nordbrandt, solo per citarne alcuni, ogni volta una emozione, una illuminazione.
Non sono assolutamente un letterato o uno scrittore, solo un appassionato lettore a cui piace condividere ( e forse questo può dare una sensazione di invadenza) le proprie scoperte. Tutto qui.
Per esempio mi appassiona il campo della traduzione e, se, grazie ad Internet, scopro che in Portogallo esistono almeno tre versioni della Divina Commedia :
Nel mezzo del cammin di nostra vita
Mi ritrovai per una selva oscura
Che la diritta via era smarrita.
No meio do caminho da nossa vida
Encontrei me numa selva escura
Porque me tinha extraviado da via do bem
oppure Da nossa vida a meio da jornada
Em tenebrosa selva me encontrei
Perdido era o camino verdadeiro
o anche No meio de caminho em nossa vida
Eu me encontrei por uma selva escura
Porque a direita via era perdida.
la cosa mi incuriosisce e mi incanta, e mi piace che anche altri la possano condividere. E non per mia vanteria, perchè la mia conoscenza del portoghese è elementare, forse anche meno, tanto più
la approfondita conoscenza di Dante dell'estensore dell' articolo da cui ho tratto le traduzioni ( Gianluca Miraglia, professore della Università Autonoma di Lisbona, in Polifonia, Lisboa, Edicoes Colibri, n.5, pp 135-152), reperibile anche In internet
A boca me beijou todo anelante
Galeotto foi o livro o quem o disse:
Nesse dia nao lemos adiante.
Anais | Martedì, 27 aprile 2010 @13:50
L'uomo più testosteronico di tutti è, a mio modesto parere, Javier Bardem...... !
x. | Martedì, 27 aprile 2010 @13:30
straquoto adriano!
Anonimo | Martedì, 27 aprile 2010 @12:51
Purtroppo oggi non ho potuto trovare la copia di City: qualcuno potrebbe gentilmente scrivere il buongiorno di Lisa odierno? Grazie.
adriano | Martedì, 27 aprile 2010 @12:14
e voi donne? vi chiedete mai come vi vorremmo?
Zilito | Martedì, 27 aprile 2010 @11:34
Vi lascio questa mia:
Passi incerti...
ora che i padri
(i padri)
hanno esaurito la loro breve vita
che davanti al mio viso
il temporale sferza il lago,
con bianche raffiche di schiuma
ora che i miei passi incerti...
strane onde,
tornano
a farmi visita.
Raccogliendo piccoli rami,
componendo una pira,
accendendo la fiamma.
E le mani?
Le mie mani.
Cosa guida le dita, di queste mani?
Ed il cuore?
Il cuore,
è ancora ricolmo
dei sogni.
I loro sogni.
Della magia delle loro parole,
dei loro occhi vivaci.
Ragazzi appassionati!
Le onde vibrano
nel volo di due veloci anatre,
nelle scure pieghe del monte Legnone,
nell'ultima luce del giorno.
Vivienne | Martedì, 27 aprile 2010 @10:52
Ciao,
scusa se ti scrivo qui ma non sono riuscita a trovare da nessuna parte il modo per contattarti diversamente. Faccio un programma di moda, assieme ad un altro ragazzo, sulla Radio dell'università di Trieste. Ti va di fare un 'intervista telefonica in merito alla vita in una redazione di moda e anche sul tuo libro Glam cheap? Se vuoi il sito è www.radioincorso.it/stileincorso. Ti lascio la mia mail nel caso tu fossi interessata attardviviana@yahoo.it
Marilia cinquantenne incredula | Martedì, 27 aprile 2010 @09:30
Alexo, davvero non capisco cosa sia tutto questo putiferio scatenato da una tua innocentissima frase.
Forse le tue proposte poetiche sono state viste come invadenza, come tentativo di appropriarsi di un blog il cui padrone di casa è un altro.
Certe volte i blog sono terreni minati.
E certe volte la malizia è nell'occhio di chi guarda (o, in questo caso, di chi legge).
Per Cam: sono assolutamente d'accordo con te: Il rugby è forza, intelligenza, coraggio, eleganza. (Lo hai visto il film di Clint Eastwood su Mandela?)
E tutto lo sport è possibilità di esprimere se stessi attraverso il sacrificio ed il rapporto con gli altri. ma forse io sono una donna che pensa come un uomo. E ne sono contenta. Lascio questo blog in mano alle donnette che lo frequentano ( io sono troppo intelligente per loro).
P.S.: se non sapete frequentare un blog come fate a frequentare la vita?
ALEXO | Martedì, 27 aprile 2010 @04:07
Last but not least: semplicemente non capisco.
Giusy, Fiorenza, e gli altri: ho cercato di dirvi che c'è stato un fraintendimento da parte vostra di quel che volevo dire, ma sembra che non vogliate capirlo.
Provate a vedere tutto ciò dal mio punto di vista: scrivo un post, per me assolutamente innocente,anzi anche un pò vintage ( ma esistono ancora i cancellini, le lavagne, il gesso che stride?), e viene inteso per quello che non è; cerco di spiegare, ma non vengo ascoltato, o creduto, che è peggio.
Volete provare a vederla in questo modo, andando oltre il pre giudizio?
nel senso di giudicare prima di conoscere, prima di capire le ragioni dell'altro. ?
Per farvi capire come sono fatto: a Fiorenza, che nella sua brevità, mi è parsa la piu dura, la traduzione di Lear :
E, mano nella mano, sulla duna di sabbia,
alla luce della luna,
la luna,
la luna,
danzavano alla luce della luna.
Da Il gufo e la gattina di E. Lear
Buonanotte, a tutti, di cuore.
Cam | Martedì, 27 aprile 2010 @01:20
Caro Anonimo delle 18:17 non me ne volere per questo mio piccolo appunto che risulterà insignificante ai più: il campo dove si disputa il nobile sport del Rugby (che più che uno sport è la metfora della vita) è qualcosa di sacro, il tempio di virtù che oggi stanno scomparendo. E' il luogo della lealtà, del coraggio, dell'amicizia, dell'onore. Uno dei più grandi giocatori di Rugby , il francese Serge Blanco, ha detto " nel rugby, come nell'amore, bisogna dare prima che ricevere". Il rugby è forza, intelligenza, coraggio, eleganza. E' l'unico sport in cui si avanza passando la palla sempre all'indietro, dove l'individualità non esiste perché è il collettivo, sono i 15 che diventano 1, a spingere l'ovale oltre la linea di meta.
Se poi qualche amica è in cerca di quegli "uomini" che sembrano stiano scomparendo vada lì a dare un occhio: sono muscoli costruiti col sangue, il dolore, la sofferenza, il sudore, l'amicizia, l'onore e non per essere ammirati stando davanti ad uno specchio o esposti in vetrina.
Scusatemi per lo sfogo ma a volte la poesia si può scrivere anche coi muscoli, non solo con le parole, e nel rugby i muscoli, non messi in bella mostra ma strizzati fino all'osso parlano obbedendo a regole che sanno di un codice antico in cui verso l'arbitro non è concesso neppure lanciare una occhiata storta e chi lo fa poi ne paga le conseguenze perché poi in mischia, col tacito accordo di tutti, si puliscono i panni che qualcuno ha voluto sporcare.
Scusatemi ancora (forse l'ora tarda rende i miei pensieri un po' confusi). Ora la palla ancora al mediano (colui che dirige la mischia) e via per la prossima corsa verso la linea di meta, via verso una nuova poesia.
fiorenza | Lunedì, 26 aprile 2010 @22:10
Scusatemi tutti: penso sia il caso di dire basta. Certe persone andrebbero ignorate. Sono qui per caso e sempre di fretta.
Anonimo | Lunedì, 26 aprile 2010 @21:41
Educazione???
Giusy | Lunedì, 26 aprile 2010 @20:58
Alexo, Ti assicuro, non sono Lisa: ( magari avessi la sua età).Con tutta la creatività , educazione e cultura che dimostri, ti ringrazio per avermi risparmiato la lettura dei versi a te cari. Non è detto che debbano piacere a tutti: le scelte sono nelle mani della padrona di casa (brava MDG) e, a giudicare dagli interventi, molto apprezzate. Che tu non me ne voglia, sono una anziana signora che desidera esprimere il proprio pensiero e, se non è condiviso, poco importa. Sono sempre pronta a riesaminarlo.
ALEXO | Lunedì, 26 aprile 2010 @20:06
Non capisco sinceramente cosa abbiate visto dietro le mie parole, ho già detto che mi riferivo al fatto che lanciare un cancellino alla mia ragguardevole età era una metafora per dire che si possono rompere gli schemi anche solo con un piccolo gesto , con una idea controcorrente, col guardare alla realtà magari con gli occhi di un altro.
Non avevo assolutamente niente altro in testa; considerate che tempo fa, avevo chiesto permesso a Lisa di citare versi dall ' Antologia Palatina, essendo alcuni piuttosto "erotici",e non avendomi LIsa, molto elegantemente devo dire,risposto, mi sono astenuto dallo scriverli.
Peraltro è una raccolta molto bella, direi l' inizio della poesia d'amore in occidente, in una bella edizione Einaudi.
Scusatemi per la lunga tirata, saluti.
claudia mdg | Lunedì, 26 aprile 2010 @18:59
Il primo anonimo dopo il commento di Alexo sono io, non ho firmato per distrazione.
Giusy | Lunedì, 26 aprile 2010 @18:43
Alexo, non trovo cosa ci sia di fanciullesco nei tuoi commenti. Ripensandoci, forse hai ragione: a volte i fanciulli (non tutti) non sanno dare il giusto peso alle parole.
Anonimo | Lunedì, 26 aprile 2010 @18:17
Mi associo al commento dell'intelligente anonima, non avrei avuto la sua capacità di sintesi e condivido pienamente il suo pensiero: ti prego, questo è sempre stato un "salotto" garbato e arguto e mi piacerebbe ( egoisticamente) che restasse tale, a meno che non lo si voglia trasformare in un campo da Rugby. Non mi firmo, ma, ti assicuro, non sono Lisa, casomai tu avessi qualche dubbio.
Anonimo | Lunedì, 26 aprile 2010 @17:42
Non penso che finirai dietro la lavagna, Alexo, perché più che una maestra Lisa è un'ospitale padrona di casa: personalmente sono fiera di fare parte del suo salotto virtuale da quasi tre anni. Mi sembra che non ci siano regole da infrangere, se non quelle di un minimo di buon gusto, poi ognuno contribuisce come crede, seguendo regole che dipendono dalla personalità e dal senso della misura di chi lascia i commenti.
ALEXO | Lunedì, 26 aprile 2010 @15:55
Grazie Marilia per queste poesie di Collins che non conoscevo affatto.
Hanno qualcosa di amichevole, mettono il lettore a proprio agio, come se fosse sulla poltrona preferita, in un inglese ordinato e rigoroso.
Invece alcune di quelle ricevute dal sito mi hanno messo in notevole difficoltà; tu cosa ne pensi?
Buon pomeriggio.
Alexo | Lunedì, 26 aprile 2010 @15:01
ma Giusy, cosa hai capito? Intendevo come gesto liberatorio, fanciullesco, una ,piccola, sfida alle convenzioni.
Scusami, comunque, se non mi sono spiegato bene.
Domani Lisa mi metterà dietro alla lavagna, sicuro.
Col cappello degli asini, magari.
Ciao.
Giusy | Lunedì, 26 aprile 2010 @14:36
E io mi pento di averlo tirato, vista la tua risposta poco elegante. Passo e chiudo
ALEXO | Lunedì, 26 aprile 2010 @14:25
Per Marilia: magari fosse farina del mio sacco! quella che ho riportato è la nota dell' editore, in quarta di copertina.
Giusy, sono contento che tu abbia tirato il tuo primo cancellino, e che il merito sia mio! Mmm... sembra quasi una metafora.
Io invece Lisa, con quei ricci cui tiene tanto, la vedo proprio come la supplente carina e un pò imbranata ( scusa) che tutti abbiamo incontrato a scuola.
Saluti a tutta la classe!
Marilia cinquantenne incredula | Lunedì, 26 aprile 2010 @14:17
Ecco la poesia di Billy Collins, l'ho trovata!
Per Alexo in inglese, per gli altri in italiano.
Un saluto a tutti/tutte.
Ritratto dell'artista come lampadario
Per capire Goya devi solo immaginartelo
mentre accende le candele a una a una, poi si sistema
il cappello in testa, pronto per una notte di lavoro.
Quanto possiamo capire dell'artista guardando il suo autoritratto? Ce lo dice Billy Collins, ex poeta laureato degli Stati Uniti, nella prima strofa di questa poesia.
Poi la "zoomata" sulla vita di Goya, artista estroso ed esuberante colto in qualche immaginario momento della sua quotidianità.
Infine l'intuizione: cosa concede di sé l'artista, poeta o pittore che sia? In molti casi poco più di un dettaglio, un'espressione, un gesto rivelatore che, forse, solo un altro artista sa cogliere e trasformare, a sua volta in arte.
Il "viaggiatore sperduto" del finale, infatti, non è altro che il poeta che guarda il pittore inquadrato dalla cornice della porta. E noi, i lettori-spettatori, condividiamo il suo stesso stupore.
Cappello con candele
Billy Collins
In genere negli autoritratti è il viso che prevale:
Cezanne è un paio d'occhi che nuotano tra le pennellate,
Van Gogh ha lo sguardo fisso da un alone di turbinante oscurità,
Rembrandt sembra sollevato come se rifiatasse
dopo aver dipinto Sansone accecato dai Filistei.
Ma in questo, Goya è in piedi ben lontano dallo specchio
si vede in posa nel disordine dello studio
rivolto a una tela inclinata indietro sull'alto cavalletto.
Sembra che ci sorrida come lo sapesse
che ci farebbe ridere lo straordinario cappello che ha in testa
provvisto tutt'intorno all'orlo di portacandele,
un trucco che gli permetteva di lavorare di notte.
Puoi solo immaginare che effetto farebbe
indossare un candeliere simile in testa
come se fossi una sala da pranzo o una salone da concerti.
Ma quando vedi il cappello non c'è bisogno di leggere
biografie di Goya o memorizzare le date.
Per capire Goya devi solo immaginartelo
mentre accende le candele a una a una, poi si sistema
il cappello in testa, pronto per una notte di lavoro.
Immaginalo che sorprende la moglie con la nuova invenzione,
e lei ride come davanti a una torta di compleanno.
Immaginalo che balugina tra le stanze della casa
con le ombre che volano sui muri.
Immagina un viaggiatore sperduto che bussa alla sua porta
di notte per le colline della Spagna.
"Entri pure," avrebbe detto, "stavo solo facendomi il ritratto,"
fermo sulla porta mentre regge il pennello-bacchetta,
illuminato dal bagliore del famoso cappello.
In lingua originale:
Candle hat
In most self-portraits it is the face that dominates:
Cezanne is a pair of eyes swimming in brushstrokes,
Van Gogh stares out of a halo of swirling darkness,
Rembrandt looks relieved as if he were taking a breather
from painting The Blinding of Sampson.
But in this one Goya stands well back from the mirror
and is seen posed in the clutter of his studio
addressing a canvas tilted back on a tall easel.
He appears to be smiling out at us as if he knew
we would be amused by the extraordinary hat on his head
which is fitted around the brim with candle holders,
a device that allowed him to work into the night.
You can only wonder what it would be like
to be wearing such a chandelier on your head
as if you were a walking dining room or concert hall.
But once you see this hat there is no need to read
any biography of Goya or to memorize his dates.
To understand Goya you only have to imagine him
lighting the candles one by one, then placing
the hat on his head, ready for a night of work.
Imagine him surprising his wife with his new invention,
the laughing like a birthday cake when she saw the glow.
Imagine him flickering through the rooms of his house
with all the shadows flying across the walls.
Imagine a lost traveler knocking on his door
one dark night in the hill country of Spain.
"Come in, " he would say, "I was just painting myself,"
as he stood in the doorway holding up the wand of a brush,
illuminated in the blaze of his famous candle hat.
Marilia cinquantenne incredula | Lunedì, 26 aprile 2010 @14:11
Per Giuseppe:
Grazie di averci ricordato l'importanza del 25 aprile (ma, comunque, io non l'avevo mai dimenticato).
Per Alexo:
sei sempre fonte di notizie interessanti! Che il tiolo origianle del libro di Salinger fosse The catcher in the rye lo sapevo ed anche che i traduttori si fossero trovati davanti un compito quasi impossibile ma ignoravo tutto quello che tu ci hai detto!
Grazie anche per il sito dei libri dimenticati, ci farò un giro poi ti farò sapere.
Ti invierò, inoltre, un'altra poesia di Billy Collins.
A presto risentirici
Giusy | Lunedì, 26 aprile 2010 @13:53
Alexo, mi sembra riduttivo paragonare Lisa a una maestra e, per quanto mi riguarda, non mi riconosco nelle vesti di scolaretta . La si potrebbe paragonare a un'abile direttrice d'orchestra, non trovi? Come vedi, ho lanciato il primo cancellino, veramente il primo della mia vita... Un saluto
Anonimo | Lunedì, 26 aprile 2010 @13:34
Se lassamo
così,
co' du' parole.
E guardo Lalla che se gira
e piagne.
Piagno pur' io.
Epperchè poi?
Perchè d' estate, 'nvece d' annoiasse,
me so' messo a fà er sor cojone,
jocanno cor soriso suo,
che quanno vole,
t'affera, e come! pe' Giudaccio traditore.
Lei, nvece, poverella, non sapeva, non capiva,
( eppuro è sveja).
Mo' se ne vole annà,
dice è settembre, inizieno le scole.
Nzegna matematica, è normale:
pe' lei l' amore è solo na' quazione. (una equazione)
ALEXO | Lunedì, 26 aprile 2010 @13:23
La maestra Lisa non c'è, eppure che silenzio in questa classe!
Troppa disciplina, chi inizia a tirare i cancellini?
Forza Marilia,Patrizia,Giusy,Giuseppe, Lila, Annalisa, anonimi vari, non posso vederlo così vuoto questo blog!
ALEXO PER LISA | Lunedì, 26 aprile 2010 @13:13
Per i bloggers disorientati:
Lisa dice"In questi giorni sarò in viaggio, senza accesso al computer, quindi vi metto on line già il Buongiorno di domani, lunedì 26 aprile! Eccolo:
"Non dissi altro e anche lei tacque, ma doveva pensare alle stesse cose, perché quando casualmente le nostre mani si toccarono restarono afferrate l’una all’altra. Era molto piccola, la sua mano dentro la mia, e molto fredda."
(Gianfranco Calligarich)
No, non dire niente. Basta solo che tu mi tenga per mano.
La frase che ho scelto come Buongiorno del 26 aprile è tratta da un libro che viene da lontano: un libro che ha già 37 anni, e che è appena stato ripubblicato. Mi è piaciuto molto, lui e l’autore, che ho intervistato per Il Piccolo: l’intervista la trovate nel post del 9 marzo. Il libro è "L’ultima estate in città". Il protagonista? Un uomo che incontra un amore in un'estate che sembra non finire mai, nella Roma anni Sessanta. Un uomo d'altri tempi. Più o meno testosteronico di quelli di oggi? Ma per fortuna i brividi d'amore, le mani che si afferrano, quelle no, non sono cambiate: il tumulto del cuore è sempre lo stesso.
Alexo segretario!!!
mozzer | Lunedì, 26 aprile 2010 @12:43
Mah. Volevate la conversazione interessante, l'ascolto.... E adesso rivolete il testoserone! Ma è giusto, si chiama istinto di riproduzione della specie. Io non sono Hulk ma neanche Topo Gigio, abile conversatore/ascoltatore, vi porto a cena, al mare, alle mostre, ai concerti, cucino anche, non ci provo al primo appuntamento e spesso neanche al secondo... Perchè sparite... dopo qualche sms criptico!
Come la mettiamo? ;-)
Fiorenza | Domenica, 25 aprile 2010 @14:23
E bravo, Giuseppe. Ci voleva proprio, anche se questo blog ha giustamente una impronta diversa. Il 25 aprile non va dimenticato: tragedia per TUTTI gli italiani, nessuno escluso (tranne coloro che si sono macchiati di nefandezze e crudeltà indicibili) . Giusto ricordo e memento che ha posto fine a un ventennio che sarebbe comodo rimuovere.
giuseppe | Domenica, 25 aprile 2010 @12:03
lettera di un partigiano
mi sembrava così bella
per crederla ancora prigioniera
dell'abito nero della dittatura
così insieme ad altri giovani
anche di differenti idee
scelsi di andare a combattere sulle montagne
per conquistare la mia rossa primavera
Lassù tra le nuvole bianche
udivo il sentiero
il nemico non molto lontavo
e sognavo di liberare l'Italia
Il futuro avrenne fatto nascere
una giovane democrazia.
Colpito al petto un bacio
fu ilmio ultimo pensiero.
ALEXO | Domenica, 25 aprile 2010 @11:54
A proposito delle difficoltà di tradurre;
"ROMA (28 gennaio) - Il capolavoro di Jerome David Salinger Il giovane Holden ha un titolo intraducibile e dalle mille sfumature e rimandi: è The catcher in the rye. Al suo significato - si legge nelle note dell'editore italiano, Einaudi - si fa riferimento di sfuggita in due punti del libro (capp. XVI e XVII).
La famosa canzone scozzese di Robert Burns cui si allude ha una strofa che dice: «Gin a body meet a body Coming through the rye; Gin a body kiss a body, Need a body cry?». Cioè, traducendo letteralmente dal vernacolo scozzese:'Se una persona incontra una persona che viene attraverso la segale; se una persona bacia una persona, deve una persona piangere?' Il protagonista del romanzo, il giovane Holden Caulfield, sente cantare questa vecchia canzone da un bambino per la strada; e crede di ricordarsi quel primo verso ma se lo ricorda storpiato: «If a body catch a body coming through the rye» (Se una persona afferra una persona che viene attraverso la segale).
L'immagine che questo verso storpiato gli chiama alla mente è quella di una frotta di bambini che giocano in un campo di segale, sull'orlo di un dirupo; quando un bambino sta per cascare nel dirupo c'è qualcuno che lo acchiappa al volo, the catcher in the rye, che si potrebbe tradurre: l'acchiappatore nella segale, il coglitore nella segale, il pescatore nella segale. Ma un titolo come The Catcher in the Rye non evoca solo idilliche immagini agresti all'orecchio dei lettori americani, per i quali sia la parola catcher che la parola rye sono molto familiari con un significato del tutto moderno.
Catcher è chiamato uno dei giocatori della squadra di baseball, il «prenditore», cioè colui che, munito di guantone, corazza e maschera, sta dietro il batsman (battitore) per cercar di afferrare la palla lanciata dal pichter (lanciatore) se il battitore non la respinge con la sua mazza. Col nome di rye si designa comunemente il whisky-rye, il popolare tipo di whisky ottenuto dalla fermentazione della segale o di una mescolanza di segale e malto. The Catcher in the Rye, letto come puro accostamento di parole, suona come potrebbe suonare in Italia - spiega l'editore - Il terzino nella grappa.
«Essendo impossibile la traduzione - si legge - non ci siamo sentiti autorizzati a sostituire a un titolo così elusivo un altro che fosse scelto di nostro arbitrio. Ci siamo quindi limitati a chiamare il romanzo col nome del protagonista. Holden Caulfield è un personaggio ormai famoso e proverbiale negli Stati Uniti, l'eroe eponimo di tutta una generazione».
QUESTO SOLO PER IL TITOLO!!!
ALEXO | Domenica, 25 aprile 2010 @11:41
Marilia,.. incredula, ho scovato per te ( e per chi è interessato) un sito fantastico:
http://www.forgottenbooks.org/
dove i libri dimenticati, e quanti ce ne sono, giacciono
speranzosi che qualche lettore li riporti in vita.
Il download in bassa qualità è gratuito, quello in alta costa circa 40 euro ( a vita).
Una richiesta tecnica a Lisa: non sarebbe possibile inserire sul blog una qualche funzione di "ricerca"?
LISA | Domenica, 25 aprile 2010 @09:23
Per PATRIZIA FIORISTA: vogliamo parlare della scena di Hugh Jackman che fa la doccia nel bush australiano, muscoli in primo piano? Ah. Valeva tutto il (deludente) "Australia" di Baz Luhrmann. W Hugh! Un uomo che potrebbe, credo, anche portarci dei mughetti. Per MICHELINE: a questo punto speriamo che il marito palestra-ossessionato metta a buon frutto i suoi muscoli! GIUSY: vedi? Le tue parole confermano che gli uomini sono molto, molto cambiati. E le donne pure. (Ma il Romantico Coniugale, con un pizzico di sano humor triestino, dopo 46 anni, è meraviglioso. Grazie di aver condiviso).
Patriziai fiorista | Sabato, 24 aprile 2010 @22:49
E si Lisa Hugh Jackman, ho visto 10 volte Wolwerine........
Scusa i puntini.
Tanti mughetti per tutte/i Patri
ALEXO | Sabato, 24 aprile 2010 @18:53
And hand in hand, on the edge of the sand,
They danced by the light of the moon,
The moon,
The moon,
They danced by the light of the moon.
da The Owl and the Pussy-cat
DI EDWARD LEAR
ALEXO | Sabato, 24 aprile 2010 @18:20
Effettivamente mi sento un pò solo in questo salottino di sole " femmine", bè , meglio così! Vi dico di me: amo follemente la lettura ( casa ingombra di libri che minaccia di ruinare ad ogni nuovo acquisto) e la poesia, il cinema intelligente, il teatro con bravi attori, sempre più rari, la musica ,quasi tutta, sopratutto con contaminazioni di ogni tipo e genere, però adoro anche il buon vino, il cibo, andare in kayak e a cavallo,
ultimamente anche delle belle donne che scrivono su un certo blog!
Vi saluto, un bacione a tutte, posso dartene uno particolare a te, Marilia cinquantenne incredula?
Giusy | Sabato, 24 aprile 2010 @15:29
Post scriptum. Pentita della conclusione, affermo di non essere pentita della mia scelta.
Giusy | Sabato, 24 aprile 2010 @14:52
C iao,Lisa. Il tuo articolo mi ha veramente divertito; io non posso fare a meno di una parentesi quotidiana di buonumore, comunque vadano le cose a meno che non ci sia qualcosa di grave. Non conosco i film e il libro ai quali fai riferimento(noi frequentiamo un piccolo Cineforum di quartiere che proietta pellicole quasi dimenticate e trascurate dai Media). Mi pongo una domanda senza risposta: io, che sono stata giovane in un' un'epoca molto anteriore alla tua e a quella delle ragazze del blog, sarò stata moderatamente fortunata o no? Non so dirti quale equilibrio (o squilibrio) ormonale avesse la persona che ho scelto (beh, ci siamo scelti) 46 anni fa?Certo. spalle large dovute forse al nuoto praticato nel mare di Trieste, cenette e conversazioni interessanti e fiori (a volte) :CONTROPARTITA: mai cambiato un pannolino o dato un biberon, non parliamo di spignattamenti; nemmeno con la mia febbre a 38° e potrei continuare. Vista la notevole differenza di età, sono il bastone della sua vecchiaia. Scusate la battuta e la prolissità...
micheline | Sabato, 24 aprile 2010 @12:44
salve,bè oggi l'argomento mi tocca da vicino,perchè penso che mio marito sia un vigoressico (termine per indicare se non erro chi è malato di palestra e della propria forma fisica,se sbaglio Lisa correggimi).Tutti i giorni torna dal lavoro con un solo pensiero,fare esercizi stressanti per migliorare il tono muscolare e buttare giù quel chiletto che ha messo su a pranzo;oppure va a correre e macina chilometri sempre per lo stesso motivo,poi si avvicina e chiede ma i muscoli si vedono? io chiaramente mi giro dall'altra parte non lo sopporto più...chiaramente mi chiedo anche ma uno che invece torna a casa e si stravacca sul divano e guarda la tv mi piacerebbe? NO. Ma che magari parla con te di tutto e tanto SI.Hai ragione neanche a me piace Crowe... Gere forse si,eccome...Marilia ma lo sai che Sting non si lava?lo ha affermato lui una volta dicendo che lo fa per il pianeta...contento lui! ma non penso chi gli sta vicino.Buona domenica
Marilia cinquantenne incredula | Sabato, 24 aprile 2010 @12:29
Lisa, il tuo articolo è un piccolo riassunto di tutto quello che ci diciamo noi donne quando conversiamo fra di noi.
A me piace un sacco parlare di uomini. Come sono, dove sono, che cosa pensano? Ma, soprattutto, cosa "sentono"?
Ma ce l'hanno davvero una vita interiore?
Io mi sono innamorata del tipo intellettual-introverso ma non so se lo rifarei. E so anche che un tipo testosteronico incontrerebbe il mio gradimento, tanto per vedere com'è accompagnarsi con uno come lui.
Ma mi sa che sono proprio io che sbaglio: a me tra le star piace Sting(che è un po' anche lui intellettual-introverso). O no?
Alexo, tu che ne dici?
Un saluto a tutti/tutte
Lally75 | Sabato, 24 aprile 2010 @11:14
Un uomo muscoloso passa tutto il tempo in palestra a curare il suo aspetto fisico, a meno che non sia un bello e sano muratore che a quel punto i muscoli se li fa con il sudore della fronte scaricando chili di sacchi di cemento, (ma ahimè anche quella categoria ormai è quasi estinta), per cui probabilmente avrà poco tempo per la sua compagna, comprerà giornali tipo men's healt e ti farà il conto delle calorie che hai nel piatto.
Io mi accontenterei di un uomo "normale", con un fisico "normale", che mandi sms "normali", che non dica frasi del genere "non sei tu, tu sei perfetta, il problema sono io...che non so cosa voglio", che faccia del sesso "normale" perchè ormai l'ansia da prestazione sta diventando un comune denominatore... e pensa che io non sono nemmeno un'esteta che cerca la perfezione.
Comincio a pensare che gli uomini "normali" invece preferiscano le stronze, e nonostante i miei 35 anni, non lo sono ancora diventata.
Venerdì, 23 aprile 2010 @09:20
"Lo splendore dell’aprile italiano era ai suoi piedi. Il sole la inondava di luce e il mare giaceva addormentato… Che meraviglia, che splendore! Non esser morta prima… aver avuto la possibilità di vedere, respirare, sentire tutto questo…"
(Elizabeth von Arnim)
Ma bisogna venire da lontano, ci vogliono occhi stranieri per amare quest’aprile italiano? O bastano i nostri occhi?
(Come avete capito, ho appena riletto "Un incantevole aprile" di Elizabeth von Arnim: la storia di quattro donne che negli anni Venti, in un piovoso marzo londinese, decidono di affittare un castello in Liguria. L’ho finito qualche giorno fa, con un sottile profumo di acacia nell’ultima pagina. E mi è venuta una grande nostalgia: nostalgia delle finestre aperte sul mare della Liguria in primavera, dei primi fiori sui sentieri, dei corzetti con la maggiorana – qualcuno li ha mai mangiati? -, della focaccia, di fave e pecorino… Nostalgia di glicini. Sono a Milano da qualche giorno e tutti i glicini sono in fiore, si sente il profumo passando per strada).
blue | Martedì, 27 aprile 2010 @06:25
se sei felice ogni mese ha la sua bellezza
LISA | Sabato, 24 aprile 2010 @10:33
Per MARINA A BRUXELLES: com'è dolce, però, quando sei expat all'estero, ritrovare l'Italia.
LISA | Sabato, 24 aprile 2010 @10:30
Ma sai, ANNALISA FARMACISTA, che il b&b alle Cinque Terre di Glam Cheap esiste? Quasi uguale. Solo che è tenuto da due sorelle, e non da una coppia gay. Guardalo qui: http://www.eterasse.it/
Marina | Sabato, 24 aprile 2010 @08:51
che nostalgia davvero, di un aprile italiano e di un maggio di passeggiate all' aria ancora delicatamente calda. Mi manca, mi manca Roma in realta', vorrei andare ma non posso e sono quasi otto mesi che non lo faccio. Ma nel frattempo ho attraversato la vita, tutta la vita che cambia, una rivoluzione irrepetibile di avvenimenti capitali, che mi fanno avere un' altra esistenza. Un viaggio, un figlio e un cambio di lavoro, quando mettero' il piede nella capitale non mi si riconoscera' piu', anche io non mi riconosco, che cosa facevo prima? C'e' stata una vita prima di Jad e prima di tutto questo? La mia sensazione e' che non ci sia stata. Intanto sono qui bloccata nel pallido sole belga col profumo di pomodori e sale che viene da lontano...
Annalisa farmacista | Venerdì, 23 aprile 2010 @19:01
In effetti saputo dell'impossibilità di recarci in Scozia ho subito pensato alla Liguria (anche perchè ho appena ri-letto Glam Cheap! - ero alla ricerca della parentesi Uomo Extra Large per la mia amica in crisi coniugale. Glielo farò leggere). Non ci sono mai stata, ma è tanta la voglia di svegliarsi la mattina con di fronte il mare e respirare l'odore della primavera. Si farà si farà. Nei nostri pellegringaggi in giro per l'Italia mi ha sempre molto colpito come noi non ci meravigliamo della belissima terra in cui viviamo, ma forse è normale. Tanto noi ci viviamo! E' il nostro quotidiano. Bene vado che il consorte mi aspetta per andare al cinema.
ALEXO | Venerdì, 23 aprile 2010 @15:40
For Marilia cinquantenne incredula !
che ironia leggerissima eppure corrosiva , una poesia che ti fa sorridere
in ogni suo verso. E come vorrei andare alla festa with some local Cindy!
Marilia cinquantenne incredula | Venerdì, 23 aprile 2010 @13:21
Oops: faccio sempre lo stesso errore! Ecco la poesia
The Rival Poet
The column of your book titles,
always introducing your latest one,
looms over me like Roman architecture.
It is longer than the name
of an Italian countess, longer
than this poem will probably be.
Etched on the head of a pin,
my own production would leave room for
The Lord's Prayer and many dancing angels.
No matter.
In my revenge daydream I am the one
poised on the marble staircase
high above the crowded ballroom.
A retainer in livery announces me
and the Contessa Maria Teresa Isabella
Veronica Multalire Eleganza de Bella Ferrari.
You are the one below
fidgeting in your rented tux
with some local Cindy hanging all over you.
Il poeta rivale
La pila dei tuoi titoli
che annuncia sempre l’ultimo in uscita
incombe su di me come un palazzo di Roma.
È più lunga del nome
di una contessa italiana, più lunga
di quanto mai potrà esserlo questa poesia.
Se incidessi su una capocchia di spillo
la mia opera omnia rimarrebbe ancora spazio
per il Paternostro e molti angeli danzanti.
Non importa.
Quando sogno a occhi aperti la vendetta, io sono quello
sospeso sulla scalinata di marmo
ben al di sopra del salone affollato.
Un valletto in livrea annuncia me
E la Contessa Maria Teresa Isabella
Veronica Multalire Eleganza de Bella Ferrari.
Tu sei quello lì sotto
sulle spine, nel tuo smoking in affitto
con una Cindy qualsiasi appiccicata addosso.
Marilia cinquantenne incredula | Venerdì, 23 aprile 2010 @13:18
Lila, ti ringrazio. Mi sembri una persona molto positiva ed è bello che tu faccia parte di un gruppo di lettura. Io faccio altrettanto ma con la poesia. Nel ns. gruppo o leggiamo testi nostri o di poeti famosi e li commentiamo. E' molto interessante e piacevole!
Alexo, siamo fratelli nella sofferenza! Quando ero giovane ero rabbiosa contro chiunque (che mi sembrava, inevitabilmente, più fortunato di me). Poi ho verificato che tutti hanno il loro fardello da portare sulle spalle. Sta a noi fare in modo che la sofferenza ci renda migliori. Per alleggerire un po' l'atmosfera ti allego una poesia di Billy Collins (per chi non conosce l'inglese c'è la traduzione!)
Lo conosci? Dì la verità: la Cindy finale non è fantastica?
Kisses
Lila | Venerdì, 23 aprile 2010 @12:52
Che bello il mese di aprile e che belli che sono i nostri occhi quando aprono il loro sguardo alla primavera. Ci sono dei giorni che mi sorprendo meravigliata a godere di una luce particolare, del profumo degli alberi d'aranci, della vista dei glicini (a parer mio meravigliosi), questo mi fa rendere felice di essere viva. Alexo, Marilia, che bello vedere questo scambio di idee e di poesia tra voi!!! (perdonami Lisa se ho esagerato). Soffi d'aprile a tutte/i
p.s. domani ci sarà l'incontro di lettura del gruppo Amarganta alla Libreria Flexi di via Clementina (vicino via Cavour). Commenteremo il libro Il tempo di Blanca, un libro che mi è piaciuto molto.
Marilia cinquantenne incredula | Venerdì, 23 aprile 2010 @11:51
Alexo, guarda nei commenti di ieri!
Saluti a tutti/tutte!
Giovedì, 22 aprile 2010 @08:34
"Tu manchi da questa camera e le cose non chiamano, oggi. Ho deciso che il tempo non passi. In tuo onore. Che non passi di qui e si fermi di sotto – dove gli uomini chiacchierano seduti barbaramente. Amore mio."
(Mariangela Gualtieri)
Assenza. Amore, mio, anche nell’assenza.
(Mariangela Gualtieri è una poetessa italiana, e i versi di oggi sono tratti da "Senza polvere, senza peso", Einaudi)
ALEXO | Sabato, 24 aprile 2010 @15:49
per Lisa: ah!, ecco, tu esisti, i ricci anche, ma non lo puoi affermare di me, di Marilia, di Annalisa farmacista,
dell'anonimo, etc, etc,: potresti averci creati tu, come potresti aver scritto questo post...
OK, basta, fine del gioco, esistiamo tutti, più o meno, siamo tutti veri. Lo so.
E' che mi è sempre piaciuto considerare le cose da
diversi punti di vista, come riflesse in un gioco di specchi; come , nei vecchi lunapark, ma chi li chiama più così?, entrare nel labirinto, vedersi riflessi in varie fogge, sbattere sui vetri ( di solito un pò sporchi), temere di non riuscire ad uscire, ridere con gli amici,
baciare L. in mille immagini. (bella questa!)
ciao, buona giornata.
LISA | Sabato, 24 aprile 2010 @10:48
Io esisto! Ricci compresi.
ALEXO (FORSE) | Sabato, 24 aprile 2010 @04:43
Nightmare alle 4,10 del mattino: e se tutti gli appassionati e appassionanti personaggi di questo blog non fossero reali? Se, per esempio, la dolce Lisa fosse un baffuto redattore di City, per di più precario?
O se fossimo tutti, io Alexo, che scrivo in questo momento, Lila con i suoi soffi d' aprile, Marilia 50enne incredula e il suo amore per la poesia inglese, e Annalisa farmacista con il suo viaggio in Scozia annullato all'ultimo momento, e l' anonimo de "Sono scomparse le bandiere nel vento...", se fossimo tutti , dicevo, solo degli eteronimi di Lisa, delle sue creazioni letterarie?
Anche PrincipessaDolze, però che bel nome, anche Pablo e Giusy, e Mdg, e tutti gli altri che si affollano nelle strette vie del Lisa Corva Blog?
E brava Lisa che ci fai scrivere poesie, soffrire per amore, ridere di cuore, fai duettare Alexo e Marilia, con i complimenti di Lila ( a proposito, grazie), brava Lisa, ma ora come ne usciamo?
Vogliamo tutti continuare a scrivere, ad amare , a desiderare, a piangere e giocare, non puoi cancellarci, non puoi cancell,non puoi canc, non puoi, non...
ALEXO | Venerdì, 23 aprile 2010 @12:19
Scusami tu , Marilia. Si vede che la tua assenza per me..., è importante. Anche io ho perso mia madre molto presto, comprendo ciò che provi.
Mi è piaciuta la tua poesia, posso ricambiare con questa mia brevissima:
Frizzano le nuvole rosate.
Amante disperata,
Primavera.
Marilia cinquantenne incredula | Venerdì, 23 aprile 2010 @11:44
Alexo, scusami, ma proprio non riesco ad avre una presenza giornaliera sul blog.
Ma questo non significa che non ti legga. Condivido con te l'amore per la poesia e per la poesia in inglese. Non è poco.
Per quanto riguarda l'assenza, so che cosa significa, avendo perso mio padre a 18 anni. (Lui era un bambino, aveva solo 50 anni(coi sogni tutti lì meravigliosi e intatti.).
Era un gran sognatore e non ha fatto in tempo a realizzarne neanche uno dei suoi sogni. Questo è quello che mi dispiace di più.
La vita è troppo breve,decisamente, e l'assenza è la mia ombra.
Ecco una mia poesia tratta dal mio libro : Il tempo delle poesie"
Ciao a tutti/tutte
L’assenza
T’accompagna e ti sovviene
ti toglie e ti tiene
sbuca fuori da un angolo
e, come un Pulcinella,
ti fa oplà son qua
che puoi contro di lei?
non è la tua ombra ma è come se lo fosse
non è la tua morte ma è come se lo fosse
LISA | Venerdì, 23 aprile 2010 @09:12
GABRIELLA: "Assenza, più acuta presenza". Bellissimo. MICHELINE: è vero, quanto fa male la presenza assente, ovvero la presenza distratta, di chi è con noi ma sta pensando ad altro. Forse, a qualcun altro.
Annalisa farmacista | Giovedì, 22 aprile 2010 @23:45
Lucca è incantevole, davvero. Io c'ero già stata diverse volte ma mai con il consorte che ha molto apprezzato. Anche la fiorentina.
Questi versi mi colpiscono più nell'utlima parte. Quel "barbaramente" sembra voglia esprimere il fastidio dell'autrice verso chi, noncurante, continua in modo barbaro a chiaccherare. Quando invece si vorrebbe che tutti capissero il nostro dolore, il nostro bisogno di far vivere l'assenza. Quasi una velata minaccia: che il tempo non passi da loro, ma si fermi qui. A loro il tempo dovrà sembrare lunghissimo, per me lo spero per poter vivere ancora il ricordo. Bella.
ALEXO | Giovedì, 22 aprile 2010 @21:29
Marilia cinquantenne incredula, che fine hai fatto? Non starai traducendo ancora Strand? Fatti "sentire" sul blog.
Ti lascio questo verso sempre del Nostro.
If a man lets his poems go naked,
he shall fear death.
Buona serata.
aferdita | Giovedì, 22 aprile 2010 @18:10
Chissà che assenza terribile sentirà piccolo Luca quando tornerà oggi a casa e non troverà piu sua mamma. Domani sarà più grande e dopodomani più grande ancora. Li mancherà la sua mano sulla testa, il suo sorisso, il suo calore. Ci manchera anche noi in modo diverso quando ad accompagnare lui ni ci sara più lei. E il dolore e la tristezza in quei occhioni grandi azzurri sara enorme, enorme come il vuoto che lascia dietro una mamma che se ne va a solo 36anni, lasciando solo un bambino di solo 5anni
micheline | Giovedì, 22 aprile 2010 @17:43
la presenza assente, è più brutta dell'assenza.
Anonimo | Giovedì, 22 aprile 2010 @15:05
sì, come è presente l' assenza, a volte più della presenza stessa.
Lo sto provando in questi giorni, è così . E la primavera rende forse più dura la prova. Ieri sera... c'era un' aria dolce, ricordavo tutte (poche)
le donne che ho amato, tanti anni fa, pochi giorni fa, che importa.
C'erano tutte e mi mancavano , dove saranno? penseranno ancora qualche volta a me? che importa?
Gabriella | Giovedì, 22 aprile 2010 @11:45
"Assenza, più acuta presenza" così scriveva Attilio Bertolucci in una delle sue ultime poesie.
Questo piccolo grande amore | Giovedì, 22 aprile 2010 @11:42
E' tremendo quando ami qualcuno trovarso all'improvviso senza. E' come se ti franasse la terra sotto i piedi, ci si sente disorientati dalla mancanza di quella persona che fino a ieri rappresentava il tuo mondo. Solo il tempo riesce a lenire il dolore di questa assenza e a far capire che la primavera ci aspetta, dipende solo da noi.
Andrea | Giovedì, 22 aprile 2010 @11:20
Assenza. Amore, mio, anche nell’assenza.
Come è vero.. e come non possono ne l'assenza della morte ne le nuove gioie regalate dalla vita cancellare un sentimento profondo.
Assenza si.. ma non dell'essenza.
Speranza di vivere accanto ad un assenza per ritrovarsi alla fine tutti insieme.. per sempre.
Mercoledì, 21 aprile 2010 @08:46
"La guerra
com’è
seria
attiva
e abile!
Sin dal mattino
sveglia le sirene
invia ovunque ambulanze
scaglia corpi nell’aria
passa barelle ai feriti
richiama la pioggia dagli occhi delle madri
scava nel terreno
dissotterra molte cose dalle macerie
alcune luccicanti e senza vita
altre pallide e ancora vibranti".
(Dunya Mikhail)
Instancabile, la guerra.
(I versi di oggi sono tratti dalla bellissima antologia di poetesse arabe "Non ho peccato abbastanza", Mondadori. E’ sempre Dunya Mikhail che ha scritto – ricordate? - "Ho disegnato una porta/ e mi sono seduta dietro di lei/ pronta ad aprirla/ non appena arrivi". Nata a Baghdad, vive negli Stati Uniti, e sa bene che cos’è la guerra. E oggi, mentre la nube vulcanica – bellissima nella sua potenza quasi bellica – si dirada, a questo penso, alla guerra, ai Paesi ancora in guerra, ai Paesi che portano i segni della guerra. A Baghdad. A Kabul. E a tutte le donne che lottano silenziosamente e tenacemente per la pace, come Aung San Suu Kyi in Birmania)
Giusy | Venerdì, 23 aprile 2010 @16:00
Annalisa, avete fatto una visitina a Ilaria del Carretto ? Tanti, tanti anni fa avevo accompagnato a malincuore i miei adolescenti alla mostra del fumetto (famosa, a quanto pare) e se non fosse stato per loro non avrei potuto ammirare di persona quella stupenda opera d'arte.
Lila | Giovedì, 22 aprile 2010 @11:44
Ho visto Lucca proprio l'estate scorsa. E' veramente una cittadina incantevole, vedrai Annalisa non rimarrai delusa! Un abbraccio
ALEXO | Giovedì, 22 aprile 2010 @09:09
Tomamos a Vila depois de um Intenso Bombardeamento
Prendemmo la città dopo un intenso bombardamento
A criança loura
Jaz no meio da rua.
Tem as tripas de fora
E por uma corda sua
Um comboio que ignora.
A cara está um feixe
De sangue e de nada.
Luz um pequeno peixe
— Dos que bóiam nas banheiras —
À beira da estrada.
Cai sobre a estrada o escuro.
Longe, ainda uma luz doura
A criação do futuro...
E o da criança loura?
Il bambino biondo
giace sul selciato.
Ha le viscere fuori
e legato a uno spago
un trenino ignorato.
E' un fascio il suo volto
di sangue e di niente.
Luccica un pesciolino
un pesciolino di vasca da bagno
accanto al marciapiede.
Sulla strada viene sera.
Un chiarore sullo sfondo
annuncia un futuro che sorge.
E quello del bambino biondo?
F. PESSOA
da Una sola moltitudine, Adelphi, a cura di Antonio Tabucchi
LISA | Giovedì, 22 aprile 2010 @08:33
Dunque, ANNALISA FARMACISTA, il vulcano ti porterà in piazza dell'Anfiteatro, una delle più belle piazze d'Italia! La metto, nella mia lista, subito dopo piazza Unità a Trieste (of course), aperta sul mio mare; e la barocca piazza di Vigevano.
Annalisa farmacista | Giovedì, 22 aprile 2010 @00:09
Sicuramente Lisa lo farò, seguirò il tuo consiglio. Anche perchè di persona con le parole non sono molto brava, tendo ad imbarazzarmi, temo di dire cose stupide, quando invece mi rendo conto sarebbero solo cose gentili. Per quello che riguarda la guerra siamo tutti impreparati a parlarne dato che abbiamo la fortuna di non averla vissuta in prima persona, ma solo dai racconti dei nonni. Mi viene in mente una canzone di John Denver "and you say that the battle is over". Racconta delle bugie che si raccontano quando si dice che la guerra è finita. Come se tutto d'incanto tornasse come prima, come se riprendesse il normale corso delle cose. Quante cose invece ha distrutto la guerra, dentro e fuori le persone. Com'è cruda questa poesia, ma d'altra parte c'è ben poco di poetico nella guerra. E pensarla in termini così duri la rende più vera nella sua durezza. Ah! La nube vulcanica: alla fine annullato il viaggio mi sto godendo una settimana di ferie a casa con piccoli viaggetti quotidiani nei dintorni. Domani ad esempio andremo a Lucca e spero di mangiare un'ottima fiorentina. Cose semplici che il vulcano mi ha "costretto" ad apprezzare.
Fiorenza | Mercoledì, 21 aprile 2010 @22:16
Poesia inquietante. A prima vista e molto superficialmente, può sembrare un elogio alla guerra (non conosco il seguito) ma in realtà penso sia un tentativo di esorcizzare terribili ricordi ed esperienze vissute sulla propria pelle. Le guerre sono decise dai potenti, non dal popolo che le subisce: qualcuno ricorda il contro- inno bellico? Penso nessuno, perchè messo a tacere:Troppo scomodo e vero: "O Gorizia tu sei maledetta..." Forse esagerato, ma rispecchia pienamente la disperazione di chi è costretto a combattere senza un ideale e per una causa che gli sfugge.
Fiorenza | Mercoledì, 21 aprile 2010 @16:14
Avevo attaccato un autoadesivo con la nota bandiera multicolore sul cancello del villino dove abito.E' stata strappata da mani ignote e vivo in Italia. Le guerre sono accettate e condivise a quanto pare "but not in my yard"
Anonimo | Mercoledì, 21 aprile 2010 @15:34
Sono scomparse le bandiere
nel vento.
Qui
ognuno ha sofferto
ed ha
una tomba
da curare.
Lila | Mercoledì, 21 aprile 2010 @14:06
Di fronte alla guerra e alle guerre mi trovo disarmata, non riesco a capire la violenza tra le persone. Ho scritto una poesia una volta, quando la guerra non ha pietà, quando rimaniamo senza parole. Ecco la mia poesia che si intitola Dai porti. --
Le parole che scorrono,
veloci come l’acqua,
che attraversano paesi
superano barriere.
Dai porti, in certe sere, l’oceano
sembra cullare nuove note, sembra
passare i secoli, nel tempo sembra
portare i suoni di luoghi lontani
di mani che veloci
sfiorano anni, con altre solitudini.
Anche la guerra perde
il passo, il tempo: è una marcia,
una compagna per i corpi stanchi
dei soldati mai nati,
mai morti nomi su volti
speranze si affacciano
nuove sorti.
Anche se tutto, poi, era già scritto
il testo di una canzone
il verso
dell’ultima poesia,
come la vita dove mai nessuno
scommette ognuno dà liberamente
senza chiedere niente,
come in questo momento
dove le note scorrono
veloci come fossero parole.
Speranza | Mercoledì, 21 aprile 2010 @10:02
Appello accolto!
Hope! | Mercoledì, 21 aprile 2010 @09:25
il nostro cinquepermille ad emergency!
Basta con le guerre!!
Martedì, 20 aprile 2010 @09:19
"Solo i ricordi più veri ci trovano, come lettere indirizzate a chi siamo stati".
(Simon Van Booy)
O forse come lettere indirizzate al futuro, al presente, a noi dentro il presente: lettere che vengono dal passato, che ci chiedono di non dimenticare. Sono foto ritrovate in un cassetto, cartoline in un libro che non ci ricordavamo più di avere, un profumo che ci afferra per strada… Sì, i ricordi sono lettere dal passato. Leggiamole.
(La frase di oggi è tratta dal libro di racconti "L’amore arriva d’inverno" di Simon Van Booy, Ponte alle Grazie. Da questo libro ho tratto anche il Buongiorno del 27 gennaio, 1 febbraio e 30 marzo)
blue | Martedì, 27 aprile 2010 @07:12
se vivi di ricordi sei già vecchio
LISA | Mercoledì, 21 aprile 2010 @08:34
ANNALISA FARMACISTA: scrivi una lettera alla tua amica, oggi. Anche solo un biglietto. Non è una lettera per il futuro, è una lettera per lei nel presente: e le farà bene al cuore.
Annalisa farmacista | Martedì, 20 aprile 2010 @23:29
Lego qualcosa di oggi a qualcosa di ieri. Lettere indirizzate a chi siamo stati e amicizia. In questi giorni sono alle prese con i dilemmi di una cara amica che, trascurata dal marito, ha/avrebbe trovato una specie di conforto in un'altra persona. Che notizia è stata! Siamo amiche da tantissimi anni: università, lavoro, io testimone del suo matrimonio, lei del mio. Insomma molto legate, quasi (se io il mio animo poco romantico lo permettesse) migliori amiche. Ecco mi piacerebbe proprio scriverci una lettera da leggerci tra un po' di tempo. Leggeremo quello che siamo state oggi. Come oggi mi capita di rileggere alcuni bigliettini che mi ha scritto mia sorellina nel periodo buio del lungo ricovero in ospedale. Servono queste cose: servono a non dimenticare. Io soprattutto dimentico molto in fretta. Sia il bello sia il brutto. Non ci penso troppo su e mi dico: OK adesso si va avanti. Penso sia un pregio ma anche un difetto. Perchè invece ricordare serve: a noi stessi e anche a chi ricordiamo. Anche se non c'è più. La cosa che mi fa più paura della morte è di non essere ricordata da nessuno: una bruttissima immagine di quei funerali a cui nessuno partecipa perchè il defunto in questione era "solo". E quindi dimenticato.
Principessa Dolze | Martedì, 20 aprile 2010 @21:12
a volte però un ricordo non basta, non basta a colmare il vuoto che ha lasciato dentro me...
Aurora | Martedì, 20 aprile 2010 @21:01
C'è fra voi chi cerca
la compagnia delle persone loquaci
per timore della solitudine.
Il silenzio della solitudine
svela infatti ai loro occhi
la loro nuda essenza,
cosa dalla quale rifuggono.
E vi sono quelli che parlano,
e senza consapevolezza né preveggenza
rivelano una verità
che sono i primi a non capire.
E vi sono coloro che hanno
la verità dentro di sé,
ma non la esprimono a parole.
Kahlil Gibran
ho letto il commento di Lila su Gibran e ho pensato a queste sue parole.
saluti a tutti
ale§o | Martedì, 20 aprile 2010 @19:53
"Solo i ricordi più veri ci trovano, come lettere indirizzate a chi siamo stati".
Sì, ma chi firmerà la ricevuta di ritorno?
Lila | Martedì, 20 aprile 2010 @17:40
Sempre di Gibran sull'amicizia
E il meglio di voi sia per il vostro amico. Se egli deve conoscere il riflusso della vostra marea, fate in modo che ne conosca anche il flusso. Perché, cos'è il vostro amico se lo cercate solo per ammazzare il tempo? Cercatelo invece sempre per vivere il tempo!
Spetta a lui, infatti, colmare il vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.
malu63 | Martedì, 20 aprile 2010 @15:11
A volte mi chiedo dove metterò tutte le cose che conservo, incominciano ade essere parecchie a 46 anni, dico a me stessa: oggi però faccio pulizia e butto un pò di roba.... poi puntualmente mi metto lì e ci sono le lettere che scrivevo agli amici, le cartoline, un fiore o una foglia, che venivano messe per rendere la lettera più personale,le copie delle lettere che inviavo ed incomincio a leggere, poi foto, oggetti, indumenti, biglietti di viaggi e concerti, insomma lo sò nn butterò mai niete.
Viv la donna che sei, e sei stata per lui.
Lila | Martedì, 20 aprile 2010 @15:09
E' bello a volte guardare la nostra storia, il nostro passato, ma a volte è doloroso, ricordi con persone che non sono più, quando pensi che tutto sarà per sempre e ti rendi conto che non siamo nelle favole. Ora sto bene ma sinceramente solo a volte mi piace ricordare. Stranamente (o almeno penso sia così) mi capita di ricordare solo momenti belli, i sorrisi scambiati, i baci rubati e, devo dire, che mi sorprendo a bocca aperta quando vedo due innamorati che si baciano; sarà perché sono un'inguaribile romantica? Comunque Lisa grazie per aver riportato ancora una volta questo autore anche se, a proposito di passato, ho un pò nostalgia di alcune tue poesie del 2008, come quelle di Ghianni Ritsos. Soffi di aprile a tutte/i.
Anonimo | Martedì, 20 aprile 2010 @14:54
Ricordo la prima timida mail:" avrei solo voluto dirti che non ho avuto il coraggio di baciarti l'altra sera, ma ti giuro che l'avrei fatto molto volentieri; eri veramente una piccola, deliziosa principessa. Tutto qui, nulla di meno, nulla di più; ma il rospo ,io, come al solito, se ne è tornato con gli amici lombrichi a bere e a dimenticare..."
Viv | Martedì, 20 aprile 2010 @14:43
Proprio oggi in metro mi ha colpito un alito del profumo che usava lui e mi sono voltata di scatto: mi sono rivista mentre lo spruzzava su una rosa di stoffa e me la regalava, perchè lo sentissi accanto a me durante tutto il giorno. E ho sorriso a me stessa riflessa nel vetro del finestrino: ho sorriso alla donna felice che ricordava, ho sorriso alla donna che ero, che sono ancora in un posto profondo, là da qualche parte nell'anima. Sono felice di avergli fatto conoscere quella donna lì: sono esistiti lui e lei in un altro tempo e in quel tempo si sono molto amati. Solo i ricordi più veri.........
Lunedì, 19 aprile 2010 @07:52
"Amico, portati via quello che vuoi,
affonda il tuo sguardo negli angoli,
e se vuoi ti darò tutta l’anima
coi suoi bianchi viali e le sue canzoni."
(Pablo Neruda)
Passeggia con me nei viali della memoria, dei ricordi - e dei progetti. Tu che mi conosci, che conosci anche gli angoli della mia anima. Tu che sai. E custodisci.
(I versi di Neruda che ho scelto per il Buongiorno di oggi sono tratti da "20 poesie d’amore e una canzone disperata", Edizioni Accademia
Giusy | Mercoledì, 21 aprile 2010 @20:42
Grazie Pablo: mi hai offerto un mazzo di rose bianche e profumate. Un gran abrazo
Pablo | Mercoledì, 21 aprile 2010 @20:06
Per Giusy, le parole originali di Neruda:
Amigo, llévate lo que tú quieras,
penetra tu mirada en los rincones
y si así lo deseas, yo te doy mi alma entera
con sus blancas avenidas y sus canciones.
baci
Giusy | Mercoledì, 21 aprile 2010 @13:04
Del tuo ultimo commento, Cam, ho letto solo ciò che mi riguarda: non sono chiusa in me stessa e la mia riservatezza ospita " pietas "e umanità. A parer mio, quindi opinabile, il silenzio diventa bestialità al cospetto di ingiustizie e persecuzioni, quando si vedono, brutalmente e non, soffocati i diritti umani e mi riferisco soprattutto ai silenti poteri politici e religiosi. Non voglio fare esempi per rispetto a questo blog, quindi taccio. Molto spesso la vox clamantis viene ascoltata solo quando diventa una eco. Scusa, sono troppo concisa ma ho poco tempo a disposizione. Un caro saluto enon rispondermi perchè, in quanto a dialettica, sei imbattibile!
Cam | Mercoledì, 21 aprile 2010 @02:11
Nel nostro Universo limitato il vuoto può esistere solo perché vi è un pieno attorno che permette di delinearne i contorni. All'inizio quel pieno è sfondo e il vuoto sembra troneggiare in primo piano (e in queste ore l'incubo del vuoto sembra far impazzire i miei pensieri). La sfida che abbiamo di fronte, e che dobbiamo far di tutto per vincere, è far sì che lentamente ma inesorabilmente ciò che stava sullo sfondo venga in primo piano perchè ciò che le persone care ci lasciano è assai più grande di quello che si portano via. Dal momento che in queste giornate Gibran sembra assurgere a una notorietà a me fino ad ora sconosciutavoglio citarlo ancora una volta andando un po' a braccio: la distanza è ciò che ci permette di meglio vedere e comprendere il valore e la bellezza di quanto prima per la troppa vicinanza non ci era ancora chiaro, così come la montagna appare in tutto il suo splendore e maestosità allo scalatore che la ammira dalla pianura. Giusy non stare zitta, esternare e comunicare è ciò che ci rende uomini, esseri dotati di umanità e non semplici organismi biologici: "umanitas" e "pietas" per combattere quella bestialità che non deve trovar posto in noi.
Cara Claudia il dolore non si può comunicare, soprattutto con le parole, ma il parlarne permette di condividerlo con altri che lo sento penetrare sotto la loro pelle fin giù nell'animo e il non sentirsi soli ti assicuro fa sembrare meno pesante ciò che apparentemente sembra impossibile da sopportare (mai come in questi giorni sto vivendo il dolore sulla mia pelle, un dolore che strazia le carni e dilania l'animo per la lenta lucida agonia di quella donna per cui io oggi sono ciò che lei in passato è stata).
So che la verità non si può esprimere a parole (o lo si può fare solo se si hanno doti superiori, cosa per pochi) ma su un blog quale altro mezzo abbiamo per comunicare?
claudia mdg | Martedì, 20 aprile 2010 @17:40
Grazie, Giusy, per aver espresso uno stato d'animo che sento molto vicino, compreso l'imbarazzo per aver fatto cenno a un dolore molto privato e difficile da comunicare.
Anonimo | Martedì, 20 aprile 2010 @16:38
Ma quante virgole ho messo? Scrivo così, poco allenata come sono e poi mi autopunisco rileggendomi: Scusa!
Giusy | Martedì, 20 aprile 2010 @16:33
Ciao Cam, ho ritagliato un piccolo spazio di tempo per leggere i commenti su questo spunto di riflessione che Lisa ci ha regalato; non volevo proprio perderli.Bellisssimo il tuo e vorrei tanto essere d'accordo con te nella sua penultima parte. Per quanto mi riguarda, la perdita di persone care, che siano amici o genitori, comunque di coloro che hanno contribuito, più o meno direttamente, alla persona che oggi sono, con il mio bagaglio di ricordi e affetti, lha lasciato un gran vuoto. Mi sento impoverita: ma questa è una opinione molto personale e non so bene per quale motivo sono qui ad esternare.La risposta me la do da sola: potevi stare zitta...
Cam | Martedì, 20 aprile 2010 @15:06
Cara Lisa
se in quel DESIDERIO vediamo il "de-siderare" ossia il "volger intensamente lo sguardo alle stelle", il guardare alto e lontano, il volare con il pensiero verso l’infinito (cercando magari il nostro sentiero che porta verso Sirio) allora Lisa concordo con te e non posso non citare, un po’ liberamente, alcuni versi di Gaber:
"Il desiderio
…
è l'emozione del presente
è l'esser vivi in tutto ciò che si può fare
…
è il primo impulso per conoscere e capire
è la radice di una pianta delicata
che ti tiene in vita se sai coltivare.
…
è un'attrazione un po' incosciente
è l'affiorare di una strana voce
è qualcosa che all'improvviso ti seduce
è una tensione che non riesci a controllare
….
Il desiderio è il vero stimolo interiore
è già un futuro che in silenzio stai sognando
è l'unico motor che muove il mondo."
Se il desiderare implica anche solo lontanamente una infinitesima sfumatura di possesso (cui mi vien da pensare risentendo un po’ quel duplice "non desiderare") allora Gibran non ammette dissensi.
E’ proprio vero che le parole … chi sa se il testo originale può chiarire un po’ le idee.
ALEXO | Martedì, 20 aprile 2010 @14:36
Si ma come fare se lei/lui ti scrive:
Sacrificio in più sacrificio in meno, che mi cambia??!
E una specie di dimensione ascetica: fare a meno di tutto, rinunciare.
In tal senso posso anche rinunciare a te.
Lisa, come hai ragione: La vita è (anche, soprattutto) desiderio.
Lila | Martedì, 20 aprile 2010 @11:08
E già Lisa sono d'accordo con te: la vita è essenzialmente desiderio e passione!
LISA | Martedì, 20 aprile 2010 @10:07
CAM, molto bello il tuo paragonare la vita - o forse solo semplicemente il nostro corpo terreno - ad un abito, che si consuma con gli anni, si sgretola quasi. Penso soprattutto alle persone anziane che amiamo e che vediamo consumarsi. Ma invece su Gibran - che amo molto - non sono d'accordo: perché non esiste amore, non esiste amicizia, non esiste vita senza desiderio. La vita è (anche, soprattutto) desiderio.
Lila | Martedì, 20 aprile 2010 @09:20
Cam è anche uno dei miei preferiti insieme ad Emily Dickinson e a Nazim Hikmet. Un soffio e un sorriso
Cam | Martedì, 20 aprile 2010 @09:07
Cara Claudia mdg,
sono poche le persone che riescono a segnare tanto profondamente la nostra esistenza da lasciare un solco incancellabile e profondo, che scende giù fin nelle più intime profondità dell’anima, fin nei più reconditi meandri della nostra mente, fin negli angoli più nascosti del nostro cuore. Avevo poco più di vent’anni quando la prima se ne è andata. Non condivide più con me le ore gioiose, come è stato per quelle ore felici che hanno contraddistinto la mia infanzia, ma la sua presenza è lì in quei momenti in cui senti il bisogno che qualcuno, giungendo da luoghi misteriosi e lontani, ti dia una mano. Questa notte, quando di anni ne ho un po’ più di quaranta, ho temuto che anche la seconda di quelle persone con cui ho vissuto tutta una vita se ne stesse andando. Non è stato così, ma purtroppo è solo un rimandare un po’ più in là qualcosa di ineluttabile. Ormai è come un vestito, un bellissimo, stupendo vestito consumato, lacerato dal tempo, un vestito che hai indossato ogni giorno della tua vita e che ti ostini a rammendare per tamponare strappi e rotture, ma ogni punto, ogni toppa, ogni rammento non fa altro che spostare un po’ più in là la lacerazione, lacerazione che consuma una trama e un ordito che hanno ormai perso forza e vigore. Si potrebbe pensare di mettere quel vestito in una teca al riparo dalla luce, dall’arai, da qualsiasi altra contaminazione: ma la vita è altro. E’ qualcosa che ineluttabilmente consuma per esser vissuta e a un certo punto quel vestito non ci sarà più. Di lui resterà in noi per sempre il ricordo, la gioia che ci ha dato nell’indossarlo, la protezione, il calore, le sue bellissima forme, i suoi colori. E’, e sempre sarà, un vestito unico che un sarto ha fatto stando al di fuori dallo spazio e dal tempo, fatto per poi buttar via il cartamodello perché unico era quel vestito, come unico è ognuno di noi. A vivere per sempre sono poi le emozioni che quel vestito ci ha regalato, quelle poche forti emozioni che nemmeno il tempo riesce a cancellare.
Quelle due persone non erano amici erano altro, erano qualcosa che non so definire. Erano, anzi sono, una parte di me.
Per rispondere alla tua affermazione secondo cui un amico andandosene si porta via una parte di noi io ritengo che non è una parte di noi ad andarsene con lui ma è una parte di lui che resta per sempre in noi.
Chiudo con un pensiero bellissimo di Gibran:
"Siamo amici,
io non desidero niente da te,
tu non vuoi nulla da me.
io e te
dividiamo la vita."
(ormai penso sia chiaro a tutti che Gibran è il "Poeta" – ma il termine "poeta" è riduttivo per un personaggio come lui - che forse preferisco vedendo prender forma nelle sue parole quei pensieri confusi che sento agitarsi in me).
Lila | Lunedì, 19 aprile 2010 @20:06
Dedico questo post a quattro persone speciali, Rita, Gabriella, Lucia ed Emanuela. Sono la mia forza, le mie amiche del cuore, senza di loro non saprei da che parte andare. Grazie di esserci ragazze.
Lila | Lunedì, 19 aprile 2010 @20:03
Cara Claudia e caro Cam, pur non avendo passato il dolore che voi descrivete vi sono vicina e vi mando un forte abbraccio. Per me un amico è una persona che ti sostiene anche quando vorresti sprofondare, che ti tiene su, che ti dà coraggio anche nei momenti più bui. p.s. per Cam: continua ad avere quella forza che mi sembra trasparisca da te, vedrai che prima o poi una donna si accorgerà della tua sensibilità e della tua forza.
claudia mdg | Lunedì, 19 aprile 2010 @18:05
Caro Cam, quello che dici sulla bellezza dei volti che hanno conosciuto solo acqua e sapone è molto toccante. Sui versi di Neruda non posso essere d'accordo con te, perché quando la vita ti porta via un amico te ne accorgi che si era preso una parte di te, e come fa male quando, insieme a lui, quella parte di te viene strappata via! A me è successo a 11 anni e mi sta risuccedendo adesso, a 42, ed è una disperazione a cui non mi posso abituare. scusate lo sfogo. Comunque bellissima la poesia.
Anonimo | Lunedì, 19 aprile 2010 @14:47
Ti sai raccontare molto bene CAM, con discrezione, sensibilità, eleganza. Coraggio!
Paola | Lunedì, 19 aprile 2010 @14:06
L'ho letta stamattina sul City. Bellissima :)
Un bacio, Paola.
Bari
ALEXO | Lunedì, 19 aprile 2010 @12:09
Sai Lisa, non riesco ad entrare in questi versi, eppure Neruda era ed è uno dei miei poeti preferiti. L'altro giorno ti/vi parlavo dell' Antologia
Palatina: un piccolo problema è che alcuni epigrammi sono, come dire,
un pò "erotici", non tutti naturalmente. Pensi che potrebbero infastidire qualcuno? Quello che mi ha colpito è la totale assenza di senso del peccato che noi invece, malgrado tutto, ci portiamo dietro.
Forse è proprio per questo motivo che questi antichissimi versi sembrano ancora fiori freschi di campo.
carla | Lunedì, 19 aprile 2010 @12:04
Credo che forse qui "Pablo" voglia ricordarci quanta generosità ci sia nell'essere amico di qualcuno e che non sia solo letterale questo "portare via".
Anch'io ho visto il documentario il "corpo delle donne" e ho letto anche "Ancora dalla parte delle bambine"di Loredana Lipperini (suggerimento di lettura) credo che tante sia le donne come quelle che tu descrivi ( pensa a quelle che frequentano questo blog, a Lisa che scrive di moda ma si ricorda che non tutte sono VIP).
Non so dove sia il problema, ma so che la mia piccola bambina di 7 anni quando vede le donne alla televisione esclama sempre " Tanto loro non sono vere" dove vere sta per reali, sono come cartoni animati.
Daniela | Lunedì, 19 aprile 2010 @11:58
Cam, devi avere speranza e devi avere fiducia, tante donne e aspiranti mamme cercano un uomo sensibile come te, vedrai, la xsona giusta ti aspetta ma devi crederci!!!
Cam | Lunedì, 19 aprile 2010 @11:48
Caro Pablo (Neruda ovviamente) non sono d'accordo con quanto tu dici. Un amico (quando è amico vero, e qui sta il bello perché l'amicizia è come l'amore : se ne parla tanto, la si conosce poco) non porta via mai niente di te e quando affonda il suo sguardo negli angoli della tua anima non fa altro che accrescere l'inestimabile tesoro che lì vi è custodito.
A volte anche i grandi inciampano
cAM | Lunedì, 19 aprile 2010 @11:15
Cara DANIELA che scrivi dalla Scozia (Scozia, la terra dei miei sogni quando ero fanciullo: le Highlands, le brume, i castelli, le cornamuse, i 15 blu che cantano "Flower of Scotland"; ora ho invece bisogno di far rotta verso Sud alla ricerca di sole e colori un po’ meno sfumati): GRAZIE.
Grazie per il tuo saluto che vedo oggi causa assenza forzata dal Blog (ti risparmio i particolari, ti confesso però che sono arrivato al punto da invidiare chi fa le notti in bianco per cullare bimbi insonni).
Ti ringrazio anche per quel momento di riflessione che ci hai proposto (http://www.ilcorpodelledonne.net/?page_id=89 ) . Ho "ascoltato" quel documentario: guardarlo risultava davvero difficile, per diversi motivi, non secondario il fatto che guardare per più di venti minuti il "vuotodelledonne" richiede uno sforzo non indifferente. Perché l’anima che trasuda dai visi vissuti fa così paura? Ho visto Medea (che parlava senza pronunciare una parola tra il silenzio, o forse sarebbe meglio dire tra il rumore assoluto, di tante voci che uscivano da corpi incapaci di comunicare alcunché). Ho visto Anna Magnani. Sto vedendo in questi giorni tanti visi che parlano senza parole usando smorfie, lacrime solo raramente sorrisi; urla di dolore non starnazzi da pollaio mediatico. Vedo la bellezza di pelli e di volti che hanno conosciuto solo l’acqua e il sapone: pelli lisce o rugose, rosee o tumefatte piene però di una bellezza sconosciuta alla carta patinata o agli schermi piatti.
Ho tanta voglia di parlare di passeggiate per ammirare fiori con qualcuno che suggerisca come apprezzarne le infinte sfumature, le forme, i profumi (lasciamo perdere i nomi che si dimenticano dopo tre passi tra erbe e cespugli). Ho voglia di incontrare persone che non si spaventino perché tu gli offri un fiore, un sorriso, uno sguardo, una parola. Ho voglia di incontrare donne che abbiano ancora voglia di essere mamme (che è un qualcosa in più e non in meno rispetto all’essere donne). Ho voglia di incontrare amici che riescano a farti sentire la loro voce anche nei momenti di silenzio. Ho voglia di incontrare persone che abbiano ancora un’anima da esplorare, quell’anima che dovrebbe dar luce agli occhi e che invece viene oggi quasi uccisa dandola in pasto (già priva di vita) agli occhi che consumano senza nemmeno gustare.
Ma forse al mondo va bene così, è contento di quel vuoto con cui si vuol riempire il nulla altrimenti non si spiegherebbero quei ventiquattro minuti di nausea contro cui ben poco possono fare i rimanenti 45 secondi di sguardi, di rughe, di vita vissuta. Per fortuna il sonoro è tutto di ben altra pasta: le parole, le pause, il ritmo, il timbro della voce (e sì perché anche il timbro della voce fa la differenza: chissà quando gli allegri chirurghi cominceranno a rifare anche quello!)
Ciao Daniela e si trovi il tuo forum per "sole mamme" non dimenticarti che ci siamo anche noi con le nostre confessioni di aspiranti …
Venerdì, 16 aprile 2010 @19:58
Mi sono accorta di amarlo quando mi ha insegnato a riconoscere i fiori, i fiori di campo, camminando per la Cornovaglia, in primavera. Così, più o meno – insieme a un poetico elenco di nomi di fiori selvatici – disse, anni fa, Mary Wesley, scrittrice molto amata in Inghilterra e poco conosciuta da noi (dove è pubblicata da Tea), parlando del suo grande amore, e secondo marito. In quella semplice frase c’è tutto: ci sono le passeggiate, il vento, il camminare insieme, guardare insieme; scoprire, insieme. E ci sono i fiori. Già, i fiori. Perché i petali ci parlano sempre al cuore. Che sia un mazzo portato a casa da un marito ritardatario e distratto, che si ricorda l’anniversario nel giorno sbagliato; i fiori selvatici raccolti in lunghe camminate nel vento, accanto a un uomo che ti insegna, uno per uno, i loro nomi (no, a me non è mai capitato!); oppure – per le più fashioniste ma altrettanto romantiche – i boccioli sparsi sui vestiti. Perché no? Anche quelli ci fanno sognare.
I fiori modaioli possono essere grandi ed esagerati. Anche con effetto optical. Ma i petali più belli sono forse quelli minuscoli e quasi timidi: fiori di campo, appunto; fiori selvatici, come i "papaveri spericolati" (secondo la straordinaria definizione di una grande poetessa italiana, Vivian Lamarque), perché crescono ovunque, anche tra i binari dimenticati del treno, o nelle strade di periferia. E quindi petali disseminati su una giacca, su una camicia, sulle ballerine, persino su un costume. Ma soprattutto sugli abiti, sui microabiti che fanno tanto primavera. Sono sicura che ne avete uno nell’armadio: tiratelo fuori! Da mettere magari insieme a una biker, una giacca di cuoio nero: tanto per far capire che sì, siamo romantiche, ma all’occorrenza sappiamo tirar fuori le unghie, perbacco.
Questo è – rivisto e rivisitato per voi - un vecchio pezzo fashion che ho scritto, più o meno un anno fa, per Grazia. Ma per fortuna gli abiti flower power vanno sempre di moda. E adesso che nel mio altrove i ciliegi sono in fiore, ho voglia di petali: anche da indossare.
ALEXO | Domenica, 18 aprile 2010 @19:46
Ovviamente l' anonimo ero io, scusate. Ma che ne dite delle frase:
"The book never discusses the causes of love.
It claims confusion is a necessary good.
It never explains. It only reveals.
non spiega mai, rivela soltanto...
Chi diceva che ero un sognatore? Ciao, e grazie per la pazienza; chissà che dirà Lina?
Anonimo | Domenica, 18 aprile 2010 @19:38
Marilia, altro lavoro per te, scusa ma la" La storia delle nostre vite" è una poesia lunghissima, approfitto della domenica per non disturbare troppo il blog;
Before you woke
I read another part that described your absence
and told how you sleep to reverse
the progress of your life.
I was touched by my own loneliness as I read,
knowing that what I feel is often the crude
and unsuccessful form of a story
that may never be told.
"He wanted to see her naked and vulnerable,
to see her in the refuse, the discarded
plots of old dreams, the costumes and masks
of unattainable states.
It was as if he were drawn
irresistably to failure."
It was hard to keep reading.
I was tired and wanted to give up.
The book seemed aware of this.
It hinted at changing the subject.
I waited for you to wake not knowing
how long I waited,
and it seemed that I was no longer reading.
I heard the wind passing
like a stream of sighs
and I heard the shiver of leaves
in the trees outside the window.
It would be in the book.
Everything would be there.
I looked at your face
and I read the eyes, the nose, the mouth . . .
5
If only there were a perfect moment in the book;
if only we could live in that moment,
we could being the book again
as if we had not written it,
as if we were not in it.
But the dark approaches
to any page are too numerous
and the escapes are too narrow.
We read through the day.
Each page turning is like a candle
moving through the mind.
Each moment is like a hopeless cause.
If only we could stop reading.
"He never wanted to read another book
and she kept staring into the street.
The cars were still there,
the deep shade of trees covered them.
The shades were drawn in the new house.
Maybe the man who lived there,
the man she loved, was reading
the story of another life.
She imagine a bare parlor,
a cold fireplace, a man sitting
writing a letter to a woman
who has sacrificed her life for love."
If there were a perfect moment in the book,
it would be the last.
The book never discusses the causes of love.
It claims confusion is a necessary good.
It never explains. It only reveals.
6
The day goes on.
We study what we remember.
We look into the mirror across the room.
We cannot bear to be alone.
The book goes on.
"They became silent and did not know how to begin
the dialogue which was necessary.
It was words that created divisions in the first place,
that created loneliness.
They waited
they would turn the pages, hoping
something would happen.
They would patch up their lives in secret:
each defeat forgiven because it could not be tested,
each pain rewarded because it was unreal.
They did nothing."
7
The book will not survive.
We are the living proof of that.
It is dark outside, in the room it is darker.
I hear your breathing.
You are asking me if I am tired,
if I want to keep reading.
Yes, I am tired.
Yes, I want to keep reading.
I say yes to everything.
You cannot hear me.
"They sat beside each other on the couch.
They were the copies, the tired phantoms
of something they had been before.
The attitudes they took were jaded.
They stared into the book
and were horrified by their innocence,
their reluctance to give up.
They sat beside each other on the couch.
They were determined to accept the truth.
Whatever it was they would accept it.
The book would have to be written
and would have to be read.
They are the book and they are
nothing else.
Prima che ti svegliassi
ho letto un altro capitolo che descrive la tua assenza
e racconta come tu dorma per rovesciare
l'avanzare della tua vita.
Sono rimasto colpito leggendo della mia solitudine
sapendo che quel che provo è la forma nuda
e senza successo di una storia
che non avrebbe mai dovuto essere raccontata,
"Voleva vederla nuda e vulnerabile,
vederla nel rifiuto, gli intrecci
abbandonati di vecchi sogni, i costumi e le maschere
di irraggiungibili stati.
Era come se egli fosse portato
senza scampo al fallimento"
Fu difficile riprendere a leggere
Ero stanco e volevo smettere.
Il libro sembrava consapevole di ciò.
Suggerì un cambio di argomento.
Aspettavo che ti svegliassi non sapendo
quanto avrei dovuto aspettare
e sembrava che non avrei letto ancora.
Sentivo il vento passare
come una corrente di sospiri
e sentivo il brivido delle foglie
tra gli alberi al di là delle finestre.
Avrebbe dovuto essere nel libro.
Tutto avrebbe dovuto essere nel libro.
Guardavo il tuo viso
e leggevo gli occhi,il naso, la bocca..
Se solo nel libro ci fosse un momento perfetto;
se solo potessimo vivere quel momento,
avremmo potuto leggere il libro un'altra volta,
come se non non lo avessimo scritto,
come se non fossimo in esso.
ma gli oscuri accessi
sono troppo numerosi per ogni pagina
e le possibilità di fuga troppo strette.
Leggiamo tutto il giorno.
Ogni pagina che giriamo è come una candela
che si muove nella mente.
Ogni momento è come una causa persa.
Se solo potessimo smettere di leggere
"Lui non volle mai leggere altro libro
e lei continuava a fissare la strada.
Le auto erano ancora là,
le copriva la fitta ombra degli alberi.
Le imposte della nuova casa erano chiuse.
Forse l'uomo che vi abitava,
l'uomo che lei amava, leggeva
la storia di un'altra vita.
Lei immaginava un salone spoglio,
un caminetto freddo, un uomo seduto
a scrivere una lettera ad una donna
che ha sacrificato la sua vita per amore."
Se ci fosse un attimo perfetto nel libro
sarebbe l' ultimo.
Il libro non parla mai delle cause dell'amore.
Sostiene che la confusione è un bene necessario.
Non spiega mai. Rivela.
Il giorno continua.
Studiamo quello che ricordiamo.
Guardiamo nello specchio oltre la stanza.
Non sopportiamo di essere soli.
Il libro continua
" Divennero silenziosi e non sapevano come iniziare
il dialogo necessario.
Erano le parole stesse che creavano divisioni,
che creavano solitudine.
Attendevano.
Avrebbero dovuto voltare le pagine, sperando
che accadesse qualcosa.
Avrebbero dovuto ricucire le loro vite in segreto.
ogni sconfitta perdonata perchè non poteva essere messa alla prova,
ogni dolore premiato perchè era irreale.
Non fecero nulla"
Il libro non sopravviverà.
Noi ne siamo la prova vivente.
E' buio fuori, nella stanza è ancora più buio,
Ti sento respirare.
Mi chiedi se sono stanco,
se voglio continuare a leggere.
Si, sono stanco.
Si, voglio continuare a leggere.
rispondo si a tutto.
Non puoi sentirmi.
" Sedevano fianco a fianco sul divano,
Erano le copie, gli spettri esausti
di qualcosa che erano stati prima.
Apparivano completamente spossati.
Fissavano il libro
ed erano terrorizzati dalla loro stessa innocenza,
dalla loro riluttanza ad arrendersi.
Sedevano fianco a fianco sul divano.
Erano decisi ad accettare la verità.
Qualunque cosa fosse l' avrebbero accettata.
Il libro lo si sarebbe dovuto scrivere
e lo si sarebbe dovuto leggere.
Sono loro il libro e non sono
niente altro.
Stop!
daniela dalla scozia | Domenica, 18 aprile 2010 @18:41
scusate i tanti post oggi, ma vorrei consigliarvi un documentario strepitoso che si chiama il corpo delle donne, Lisa penso che tu lo conoscerai, ma nn so quanto lo si conosce in Italia, qui c'e' stata una norizia sulla BBC. Fatto da Lorella Zanardo, denuncia la strumentalizzazione del corpo femmiile nella tv italiana. Scusate x una laureata in lettere sto scrivendo una schifezza, ma ho esattamente due minuti e mezzo prima che mio marito finisca il bagnetto ai bimbi e mi atterrino in grembo a farsi pigiamare!!!Bye!
daniela dalla scozia | Domenica, 18 aprile 2010 @18:37
Ciao pasionaria, mi ricordo!!Grazie del riassunto, mi interessa molto confrontare la vita delle mamme in gran bretagna e quelle in Italia. Si e' vero che alle mamme si chiede di essere tutto, ma io mi sono ribellata e contro i desideri di mio marito e di mia mamma, e con la mia migliore amica che ANCORA non si e' rassegnata, ho mollato il lavoro e faccio solo la mamma. Con pochi soldi, ma senza rimpianti, e mio marito si e' convertito!mi sa che mi cerco un forum di mamme italiane con cui chiacchierare. Anche se ho poco tempo, la mamma a casa e' comunque full time! Poso chiederti come stai, dai tempi del forum rosa?
Simona Pasionaria | Domenica, 18 aprile 2010 @17:45
Per Daniela: no, non sono Simona da Torino, ma la Pasionaria del vecchio blog di Lisa, quello delle aspiranti. L'articolo in questione era su Grazia in cartaceo. "Le mamme che non ci stanno dentro" non era il titolo che cmq. non ricordo. In sintesi nel pezzo si argomentava sulla maternità odierna, sul fatto che le donne-mamme devono essere sempre super, al top sia come genitrici sia come lavoratrici e mogli e quindi spesso vanno in tilt. Fanno fatica a delegare e il loro sogno proibito è ritaglliarsi spazi che non hanno più perchè fagocitati dai figli: niente palestra, amiche, cenette a due, tempo per leggere e soprattutto per dormire! Non so in rete dove tu lo posssa pescare, ma forse Lisa ti potrà dare delle dritte. Cmq. ci sono tantissimi siti dedicati ai problemi delle mamme. A Milano si sono inventate la passegino-Gym: tutte al Parco a muovere i muscoli con l'ausilio dei passeggini. Mah, a Coniglilandia infatti riprendevano la loro forma prestissimo: merito delle 4 ruote e del tempo libero!
Daniela dalla scozia | Domenica, 18 aprile 2010 @17:32
Lisa, scusa, sto cercando 'articolo di cui parlava Simona sul sito di Grazia, ma non lo trovo, quello sulle mamme che non ci stanno dentro. Potresti indirizzarmi se hai un attimo?
Daniela dalla scozia | Domenica, 18 aprile 2010 @17:04
Annalisa, la Scozia non va da nessuna parte, lo so che sei delusa ma credimi, vale la pena...riprovarci!!!!!!vedrai:[)))
Daniela dalla scozia | Domenica, 18 aprile 2010 @16:27
Simona, se sei la Simona di Torino, ciao!!!Mi indirizzeresti all'articolo delle mamme che non ci stanno dentro?Mi interesserebbe leggerlo. Mi chiedo se Annalisa e' partita, mi sa di no, qui aereoporti chiusi. Ciao Cam:-))
Giusy | Domenica, 18 aprile 2010 @14:37
Un amore che sboccia e si consolida fra campi fioriti in un luogo ventoso e romantico.Il romanzo (se si tratta di romanzo) mi incuriosisce anche perchè avrei voluto innamorarmi di un botanico, invece il destino mi ha proposto un chimico che ho volentieri accettato.
Sono belli i fiori sulle camicette; sto rimettendo in circolazione le mie, veri e propri oggetti di antiquariato. Ne ho una con minuscoli fiordalisi, fiori quasi spariti dai campi di grano. Peccato! Un saluto, Lisa e perdonami la leggerezza del commento...
Simona | Domenica, 18 aprile 2010 @10:38
Scrivo poco ormai, sia per motivi di tempo sia perchè siete troppo poetici e a me i versi lasciano un po'indifferente. Volevo solo dire tre cose, anzi quattro. 1) a Cusago lo scorso w.e. c'è stata la terza edizione di Giardini nel tempo (mostra mercato di florovivaismo raro e specializzato) che ha fatto il botto un migliaio di visitatori e che ha chiamato a raccolta anche il pubblico di Orticola. Se volete www.giardinineltempo.it. 2) Ho visitato il museo Morando di Milano dedicato alla moda: Lisa, dovresti farci una scappata. PT mostre itineranti (Frette, sorelle Mangiameli e abiti del cinema della sartoria Tirelli); I piano: permanente pittorica di paesaggi e personaggi milanesi con abiti tirati fuori dalle segrete del Castello Sforzesco. 3) il vulcano islandese. E' solo l'ennesima dimostrazione di quanto siamo piccoli, nonostante il nostro progresso e i nostri capricci, davanti alla Natura. Gli scenari degli scali mi hanno fatto immaginare un ipotetico "day after". E nessuno sa quali potranno essere le ripercussioni climatiche. 4) forse qui non è il posto giusto, forse è troppo da intellettuali, ma mi sono commossa davanti al dolore di Sandra Mondaini. Un amore coniugale, quello tra i due artisti del quale bisognerebbe trarre esempio e farne tesoro. E spero che Lisa, ironica come sei, abbia apprezzato la forza di questa unione. Infine, e ho sforato, Lisa, nessun comento sul Salone del mobile? Io ho fatto il giro degli artigiani "off" posizionati in zona Bovisa e devo dire che l'artigianato è la vera anima sconosciuta di tutto questo businnes. E anche della moda. Se Vuitton anzichè scegliere algide modelle fotografa un modello che lavora una tomaia e lo rende glamour fotografandolo come in un quadro del Caravaggio, la tendenza è quella: la riscoperta del puro made in ItalY, del fatto a mano per contrastare crisi&Cina. Ho poi letto su Grazia l'articolo sulle mamme "che non ci stanno più dentro", ma sforerei ancor di più. Scusate se ho saltato di qua e di là. Buona domenica.
ALEXO | Domenica, 18 aprile 2010 @08:13
Per Lina: ah così mi aspettavi al varco! Per quanto riguarda gli islandesi non è un problema di insensibilità: le catastrofi naturali sono per loro eventi quasi quotidiani, gestite in modo ferreo dal governo; la parte centrale del paese è quasi disabitata, e così i disagi derivanti da eruzioni, inondazioni ( qualche anno c'è ne stata una da diluvio universale) sono parzialmente limitati. Sicuramente ci sono più morti e feriti da eventi "naturali" nel nostro paese baciato dal sole che nella estrema Islanda. Il fatto è che le ceneri hanno bloccato i voli, vedi la nostra amica Annalisa, ed i media ci sguazzano; scommetterei che i TG islandesi mettano la notizia appena prima del gossip ( esagero), là Minzolini non è ancora direttore. Ciao.
Annalisa farmacista | Domenica, 18 aprile 2010 @07:59
Com'è vero Alexo! cosa vuoi che sia un po' di cenere di fronte alla vere catastrofi? L'altra sera quando stavamo realizzando che la vacanza non c'era speranza si potesse fare mi stavo molto arrabbiando e mi ero molto innvervosita. Poi in un lampo di lucidità ho pensato a solo qualche mese quando guardavo mia sorella in un letto di ospedale temendo il peggio e allora mi sono detta "Annalisa sei proprio una cretina". Se anche dovessimo rimetterci dei soldi (cosa che non sta avvenendo perchè tutti e dico tutti: compagnia aerea, albergi già pagati e non rimborsabili ci stanno rimborsando) pazienza. Non sono queste le tragedie della vita. Si è un po' di sfortuna, ma chissà dato che siamo comunque in ferie e pare ci si riesca a spostare solo in macchina potremmo scoprire tante cose che non abbiamo mai fatto. Eh si Lisa! Come hai ragione i fiori assicurati non esistono: ma forse è meglio così. Quando arriveranno (quando?) saranno talmente inaspettati che sarà molto più bello. E pop i fiori di campo vuoi mettere?
Lina | Sabato, 17 aprile 2010 @22:50
ah! finalmente sei uscito con il plurale che ti era rimasto nella penna..comunque penso che nessun essere umano sia fatto di ferro e fuoco. Le difficoltà più o meno esternate valgono per tutti noi e meritano rispetto.Un po' di sensibiltà, forse?
ALEXO | Sabato, 17 aprile 2010 @22:29
VOLEVO DIRE : asa-photography.com/USERIMAGES/100_2032.jpg
ALEXO | Sabato, 17 aprile 2010 @22:23
Gli islandesi sono fatti di ferro e fuoco, cara Lina, così come la loro isola:
eppoi cosa vuoi che sia un eruzione di fronte al fallimento di tutte le loro banche avvenuto qualche anno fa? I ponies poi sono dolcissimi perchè forgingahead.files.wordpress.com/2010/01/icel...
Lina | Sabato, 17 aprile 2010 @21:45
Alexo, ma come fanno i simpatici pony ( non azzardo il plurale) ad essere anche dolcissimi? Li hai assaggiati, per caso? Io penso invece agli islandesi che stanno affrontando non pochi disagi.
ALEXO | Sabato, 17 aprile 2010 @19:16
Lisa, avrei una voglia pazza di sentirla,ma lei neanche mi risponde più; sembra che in amore,ma sarà amore?, usi così.
Comunque GOOD VIBRATIONS a tutti, ed anche a lei:
http://www.youtube.com/watch?v=cY4_g7wNK8Q
ALEXO | Sabato, 17 aprile 2010 @18:48
Cara Marilia, sono 55. Portati benino, dicono le mie amiche! Tranne una,
Visto che il blog è in quiete posso lasciare un'altra parte della poesia di Strand?
This morning I woke and believed
there was no more to to our lives
than the story of our lives.
When you disagreed, I pointed
to the place in the book where you disagreed.
You fell back to sleep and I began to read
those mysterious parts you used to guess at
while they were being written
and lose interest in after they became
part of the story.
In one of them cold dresses of moonlight
are draped over the chairs in a man's room.
He dreams of a woman whose dresses are lost,
who sits in a garden and waits.
She believes that love is a sacrifice.
The part describes her death
and she is never named,
which is one of the things
you could not stand about her.
A little later we learn
that the dreaming man lives
in the new house across the street.
This morning after you fell back to sleep
I began to turn the pages early in the book:
it was like dreaming of childhood,
so much seemed to vanish,
so much seemed to come to life again.
I did not know what to do.
The book said: "In those moments it was his book.
A bleak crown rested uneasily on his head.
He was the brief ruler of inner and outer discord,
anxious in his own kingdom."
Questa mattina mi sono svegliato ed ho pensato
che non c'era altro nelle nostre vite
che la storia delle nostre vite.
Quando a te non piaceva, io segnavo
il punto del libro che non ti piaceva.
Sei tornata a dormire ed ho iniziato a leggere
quelle parti misteriose che tu utilizzavi
per conoscerle mentre erano scritte
e non ti interessevano più perchè
ormai erano parte della storia.
In una di esse freddi abiti di luna
sono abbandonati sopra una sedia nella stanza di un uomo.
Sogna di una donna i cui abiti si sono persi,
che siede in un giardino ed attende.
Lei pensa che l'amore sia un sacrificio.
Il capitolo descrive la sua morte
e lei non è mai nominata,
che è una delle cose per
cui tu non potevi sopportarlo
Poco più avanti impariamo
che l'uomo che sogna abita
nella nuova casa al di là della strada
Questa mattina dopo che sei tornata a dormire
ho iniziato a leggere presto le pagine del libro:
era come sognare dell'infanzia,
così tanto sembrava svanire
così tanto sembrava di nuovo venire in vita
Non ho saputo che cosa fare.
Il libro dice:"In quei momenti era il suo libro.
Una tetra corona si appoggiò scomodamente sulla sua testa.
Egli era il breve sovrano della discordia interna ed esterna,
ansioso nel suo proprio regno.
Marilia cinquantenne incredula | Sabato, 17 aprile 2010 @13:29
Per Alexo: ho letto ieri sera la tua traduzione della poesia di Strand. La trovo buona, non c'è niente che non va.
Mi chiamo Marilia cinaquantenne incredula perchè, quando ho compiuto 50 anni, non ci potevo proprio credere. Io non so quanti anni hai, ma, insomma, è stato per me proprio uno choc da cui non mi sono ancora ripresa....
Per Carla: grazie per avermi fatto conoscere Goliarda Sapienza.
Lo sapevi che il padre non l'ha fatta andare neanche a scuola per non farle subire le influenze del periodo fascista?
L'ho trovato grandioso.
Saluti a tutti/tutte
LISA | Sabato, 17 aprile 2010 @12:04
Per il mazzo di fiori assicurato, ANNALISA FARMACISTA, forse bisogna sposare un fiorista? (Scherzo, scherzo, ma non troppo). Per quanto invece riguarda la vacanza finita nella cenere del vulcano, pensala così: rimarrà per sempre come "quella volta che non siamo andati in Scozia per colpa del vulcano islandese". Non è una gran consolazione, ma a noi irriducibili romantiche a volte basta, un po' come i fiori di campo.
ALEXO | Sabato, 17 aprile 2010 @08:49
No, non posso crederci; mi dispiace tantissimo per te Annalisa. Pensiamo allora ad un viaggio in Islanda,sempre che l'oceano non la inghiotta! Però ci sono dei Pony dolcissimi che, tanto per essere particolari , invece delle solite tre andature, passo , trotto, galoppo, ne hanno due in più: ambio e tolt.
Fetangur (il passo): viene utilizzato per il trasporto delle merci per l'isola con cavalli da tiro. Brokk (il trotto): viene utilizzato per attraversare i terreni incolti e sterili. Stokk (il galoppo): utilizzato sia su pianure che su fondi sabbiosi. Skeid (l'ambio): utilizzato quando bisogna percorrere percorsi brevi ma a velocità sostenuta. Tolt (andatura da corsa): utilizzata quando si fanno viaggi lunghi.
(grazie ad Alessandra per queste informazioni tecniche).
E allora Annalisa immaginiamoci a cavallo sulle colline islandesi,tra ghiacciai fondenti e d acque ribollenti.
Per i fiori sono come il tuo consorte: INSENSIBILE.
ciao, buona giornata.
Annalisa farmacista | Sabato, 17 aprile 2010 @08:05
vacanza saltata: per fortuna riusciamo a farci rimborsare tutto (o quasi), ma pazienza.
Ecco i fiiori: in questi giorni mi sto dedicando alla raccolta dei fiori che trovo nella campagna dove abito, fanno sempre un bellissimo effetto anche se sono solo margherite, ranuncoli e poco altro. Il consorte non apprezza. Insensibile. Ma in fondo il binomio uomini-fiori non è semplice: per averne un mazzo regalato spontaneamente cosa bisogna fare? Mah! Altri fiori invece che adoro sono sulle stoffe: cuscini, divano, tovaglie. Come dire, molto british! Ahhh ecco mi è tornato in mente che non parto più. sigh!
Venerdì, 16 aprile 2010 @07:45
"La mattina seguente, dopo essersi svegliata, Mrs. Wilkins rimase nel letto alcuni minuti prima di alzarsi e aprire le imposte. Che cosa avrebbe visto affacciandosi alla finestra? Un mondo di sole oppure di pioggia? Sarebbe stato stupendo, in ogni caso sarebbe stato stupendo".
(Elizabeth von Arnim)
E’ come respirare, finalmente: aprire le finestre in una camera sconosciuta, una città straniera; spalancare gli scuri e scoprire la luce di nuovi orizzonti, nuovi mari. Viaggiare…
(La frase di oggi è di una delle mie scrittrici preferite, Elizabeth von Arnim, ed è tratta da "Un incantevole aprile", Bollati Boringhieri, un romanzo che sto rileggendo adesso, dopo tanti anni. La storia? Quattro donne, in un marzo piovoso degli anni Venti a Londra, decidono di affittare un castello in Liguria, lasciare mariti o non-mariti e rimpianti e solitudine e troppa folla e partire. Per tutto aprile. Non si conoscono tra di loro – forse non conoscono neppure se stesse. Ma a volte basta aprire le finestre su un mondo nuovo, per scoprire qualcosa di straordinario su di sé… E a me piace la sensazione descritta così bene dalla von Arnim: quando, al mattino, siamo nel letto di una camera d’albergo, o della casa dove siamo ospiti. Siamo arrivati di notte, magari pioveva, dove siamo esattamente? Non lo sappiamo ancora. Sappiamo solo che sarà bellissimo aprire le finestre e scoprirlo)
Sogno poetico... | Mercoledì, 12 maggio 2010 @16:31
IL ROMANZOGNO
… non c’è inizio e fine in un sogno
quindi,
volgo sulla vita e cogno
la mia sorte nel romanzogno…
Senza punti
E il punteggiar di appoggio
Percorrevo un viottolo intenso largo un metro disatteso
Sulla triste e ferma sinistra
La parte destra di un treno affacciato alla vita
I finestrini aperti e vedette di mani avvinghiate su di me
Sul mio prossimo peccato
Sudicio di amore ed intrigante
Nel corpo di una vellutata amazzone
Paura
Tenebre
Inganni
Miraggi di uomini in fila ed in lotta
" Lei mi guarda"
Entra come sempre nei miei pensieri
" È la mia donna"
La mia guardia dell’anima che picchetta per me
Ma io avanzo curioso
Su quel viottolo intenso largo un metro a rilento
Le ombre senza mani slittano la mia destinazione
Impediscono il passo e impegnano le mie vergogne
Sul transito di un desiderio ormai incontrollabile
È il mio turno
Sono a un metro dalla porta adultera
La mano sta per abbordare la maniglia
Le difficoltà
Dietro incontrate mi fissano ma poi si annullano
Paura
Ossessione
Soltanto il sesso o il nulla
È la città degli uomini di potere
" Volgo sulla vita e cogno
la mia sorte nel romanzogno"
Entro e condanno la fedeltà
Prima apprezzando la sua sensibilità
Poi contenendo il racconto nella natura madre da lei lasciata
Lei mi guarda
Mi accarezza in una brezza di accordi
Non disprezza il mio sperma affogato in un infido sessuale
Anzi
Ringrazia i miei occhi azzurri
Mappe di mari perturbati e pervenuti
Oggi è cessato il plauso mio amore
Esco e la folla furiosa è sparita
È naufragata dentro una tempesta di lacrime
Scatenata dal Dio supremo
Verso la sua delusione penetrata in me
Verso l’intrusione nella mia infelicità
Verso la sola paura
" Era la mia donna"
La mia guardia
del " guarda che ti amo"
Ma ora mi accompagno nel vento
Privo dello stimato orizzonte
E macchio la solitudine morale
A stento
Da "Il cuore degli Angeli"
di Maurizio Spagna
www.ilrotoversi.com
info@ilrotoversi.com
L’ideatore creativo,
paroliere, scrittore e poeta al leggìo-
"Questo è quel che ricordo di un sogno emozionante realmente sognato in una notte d’inverno
e in modo immaginario e poetico ho voluto descriverlo,
lasciando la libera interpretazione dei concetti al lettore irrazionale.
Come vedete non esiste la punteggiatura perché i sogni sono dentro il nostro spazio
incredibile e infinito, non c’è inizio e fine ma solo scie di versi luminosi.
L’aspirazione è di continuare a scrivere affascinato dalla fantasia
che si completa in me,
interrogando l’immagine irrequieta dell’essere in osservanza."
Fiorenza | Sabato, 17 aprile 2010 @15:29
Goliarda Sapienza...questo è un blog stupefacente!!
ALEXO | Venerdì, 16 aprile 2010 @20:21
Lisa: dal greco all' inglese all'italiano ( se Pablo traducesse in spagnolo):
You with the roses, you are fair as a rose ; but what sell you ?
yourself, or your roses, or both together ?
Tu con le rose, sei bella come una rosa; ma cosa
vendi?
te stessa, o le tue rose, o le due cose insieme?
DIONYSIUS
Antologia Palatina.
Buonanotte a tutti, in particolare a Marilia, sempre meno incredula, mi pare.
LISA | Venerdì, 16 aprile 2010 @20:01
Uh, CARLA! Fortunate le ragazze che incontreranno i tuoi futuri uomini-testosterone. Ne abbiamo bisogno eccome. Posterò presto anche questo articolo...
LISA | Venerdì, 16 aprile 2010 @19:59
Davvero, CARLA? Wow. Piccole donne crescono, piccole fashioniste anche. Allora, è dedicato a loro il pezzo modaiolo del weekend, che posto subito. Ma non dirmi che hanno letto anche Glam Cheap, hanno incontrato la recessionista Stella? (Sono contenta che ti sia piaciuto "Casa di vetro", di Simon Mawer: la storia - quasi vera - da una casa modernista dagli anni Trenta ad oggi e delle piccole e grandi Storie che l'hanno attraversata, dal nazismo al socialismo. "Un giorno di gloria per Miss Pettigrew", di Winifred Watson, piccolo capolavoro lieve e ironico degli anni Trenta, lo metto idealmente sullo stesso scaffale della von Arnim, sei d'accordo? Entrambi Neri Pozza, per chi volesse andare in libreria. E invece di Goliarda Sapienza non ho mai letto niente, ma è nei miei pensieri libreschi).
Carla | Venerdì, 16 aprile 2010 @19:56
Scusa se intervengo ancora ( scusa anche per alcuni errori sintattici di prima), ma ho appena finito di leggere il tuo articolo su Grazia sugli uomini- testosterone e volevo raccontarti un piccolo andetto familiare.
ho due figli maschi che giocano rugby: il primo (12 anni) sta venendo su come un vero giocatore di rugby cioè sporco e massiccio, ma coltiva lo stesso un'insana passione per la lettura; il secondo pure ma adora vestirsi bene e talvolta guarda i giornali di moda chiedendomi se secondo me sono belle le modelle vestite in quel modo.
Vuoi confortarmi dicendomi ( come nell'articolo) che sto allevando maschi che potrebbero piacere alle future ragazze?...
Mi spaventa avere per casa questi due piccoli omaccioni per molto tempo...
carla | Venerdì, 16 aprile 2010 @17:40
A me di questo post colpisce anche l'atteggiamento di apertura dell'anima.
A proposito di libri : ho letto tutti i libri consigliati (casa di vetro-è piaciuto anche al consorte- una gloriosa giornata per miss pettigrew) ottime letture, ama vorrei suggerirti anche Goliarda Sapienza.
La conosci? io ne sto leggendo IO, JEAN GABIN...
ti do un piccolo assaggio:"Questo ho imparato da lui, e per me la donna è sempre stata il mare[ ]il mare segreto di vita, avventura magnifica o disperata,bara e culla sibilla muta e risposta sicura....
P.S.
anche se non sei mamma da oggi hai due "figlie lettererarie": due mie alunne hanno deciso di ispirarsi a te per scrivere di moda.
Lina | Venerdì, 16 aprile 2010 @16:51
Ma questo cosa è? Un blog aperto a tutti o un insieme di messaggi cifrati? So leggere e capire l'inglese ma.. non esageriamo! Le mie scuse a Lisa per l'intrusione.
Daniela | Venerdì, 16 aprile 2010 @16:38
..ancora cenere nel cielo, e la vacanza di Annalisa?
ALEXO | Venerdì, 16 aprile 2010 @16:23
Grazie Marilia, conoscevo la poesia, ma rileggere oggi "and I imagined you coming closer,
the dark waves of your hair mingling with the sea,
and the dark became desire...", oggi è ancora più struggente.
E non mollare il blog, anche tu sei simpatica e per niente incredula!
Hai ascoltato i Radiodervish?, ma mi ci vedi con lo sguardo trasognato a pensare a lei, solo a lei? che roba da vecchi adolescenti!... puntini e abbracci ( x ) ! Lisa.
Marilia cinquantenne incredula | Venerdì, 16 aprile 2010 @14:28
Ooops! Scusate!
Ecco la poesia
BLACK SEA
One clear night while the others slept, I climbed
the stairs to the roof of the house and under a sky
strewn with stars I gazed at the sea, at the spread of it,
the rolling crests of it raked by the wind, becoming
like bits of lace tossed in the air. I stood in the long
whispering night, waiting for something, a sign, the approach
of a distant light, and I imagined you coming closer,
the dark waves of your hair mingling with the sea,
and the dark became desire, and desire the arriving light.
The nearness, the momentary warmth of you as I stood
on that lonely height watching the slow swells of the sea
break on the shore and turn briefly into glass and disappear…
Why did I believe you would come out of nowhere? Why with all
that the world offers would you come only because I was here?
MARE NERO
Una notte chiara, mentre gli altri dormivano, ho salito
le scale fino al tetto della casa e sotto un cielo
fitto di stelle ho scrutato il mare, la sua distesa,
il moto delle sue creste spazzate dal vento, divenire
come pezzi di trina gettati in aria. Sono rimasto nella lunga
notte piena di sussurri, aspettando qualcosa, un segno, l’avvicinarsi
di una luce lontana, e ho immaginato che tu venivi vicino,
le onde scure dei tuoi capelli mescolarsi col mare,
e l’oscurità è divenuta desiderio, e desiderio la luce che approssimava.
La vicinanza, il calore momentaneo di te mentre rimanevo
su quell’altezza solitaria guardando il lento gonfiarsi del mare
rompersi sulla riva e in breve mutare in vetro e scomparire…
Perché ho creduto che saresti venuta uscita dal nulla? Perché con tutto
quello che il mondo offre saresti venuta solo perché io ero qui?
Marilia cinquantenne incredula | Venerdì, 16 aprile 2010 @14:27
Alexo, ti posto questa poesia di Strand.
La conosci?
saluti a tutto il blog.
ALEXO | Venerdì, 16 aprile 2010 @13:34
Lo so, sarò troppo "smielato", sognatore , ma con questa canzone dei Radiodervish penso a lei e, giuro, mi viene da piangere:
http://www.youtube.com/watch#!v=GB49D6ZDZ4s
L’esigenza di unirmi ogni volta con te
E ogni volta mostrare la mia vanità
Come dolce follia
S’interessa di me
Ma se è amore perdonami
perché unendo divido anche il mondo a metà
Forse è un angelo che si diverte così
Miele nel vino tu sei
Piccola venere
L’indifferenza ti fa
Altissima
E chiamai disordine
Quelle armonie in me
Credevo all’abitudine
Le parole amore mio
Serviranno a fingere
Che voglia non ho più di te
I discorsi che faccio quando sto con me
Sono esempi perfetti di banalità
Se non parlo con te
Se non parlo di te
Ogni istante decidere
Ma il mio corpo è imperfetto e non basta più a sé
E’ una sete che so
Non mi lascerà più
Per oggi basta... Da lunedì Antologia Palatina, sempre col permesso della padrona di casa. Ciao a tutte/i
Aurora | Venerdì, 16 aprile 2010 @11:41
Il tempo guarisce tutto ma lascia, a volte, delle ferite indelebili. Anche io vorrei andare via per un po', allontanarmi da tutti e da tutto e partire. Proprio come queste 4 donne. Vorrei riuscire a leggere dentro di me per capire quello che voglio veramente. Presa dalla quotidianeita' non e' facile riuscire a farlo. Chissa' ... magari un giorno :-)
Vi lascio questa frase
"Il signor Hamil s'era perduto dentro perché la vita fa vivere la gente senza fare una grande attenzione a quello che gli succede" (Roman gary - La vita davanti a sé)
Marilia cinquantenne incredula | Venerdì, 16 aprile 2010 @11:24
Lisa, ti ringrazio per le notizie che mi dai su tanti poeti.
Pensa che, grazie a te, ho un elenco di nomi di poeti lungo quanto una casa!
Saluti
Lia
Marilia cinqiantenne incredula | Venerdì, 16 aprile 2010 @11:14
Alexo, ti trovo simpatico.
Scusa ma sono una che legge il blog ma commenta raramente.
Tu hai il merito di avermi spinto a parteciparvi poichè condivido con te l'amore per le poesie in inglese ed anche per Strand.
Leggerò appena posso leggerò la tua traduzione della poesia di Strand (non l'ho potuto fare in questi giorni (casini familiari)(ti è mai capitato di essere incavolato con tutto il mondo?)
e ti dirò che ne penso.
Sì, mi stanno arrivando le poesie di Knorpf e sono bellissime.
Mi è piaciuta molto the day the lady died ma che cavolo significa quandariness?
Mi dispiace per il tuo amore finito ma tanto tra un anno ti sembrerà così lontano.
Dicono che il tempo guarisca tutto ma questa non è una cosa buona, è una cosa tristissima perchè significa che, nella nostra vita, niente ha importanza.
A tal proposito ti invierò e la invierò a tutto il blog (a tal proposito saluto Lisa e tutte le frequentatrici del blog) una mia poesia.
Arrivedercia tutti
Lia
ALEXO | Venerdì, 16 aprile 2010 @10:45
Ed in effetti, cara Lisa, oggi sono triste, ed è anche colpa , o merito tuo: tra "il canzoniere dell' amore coniugale" e "in difesa dell' adulterio", dove devo andare? Putroppo lei ,"l'altra" ha già deciso: basta! Permettimi di dedicarle e di dedicare anche a voi tutte queste righe tratte da "Nettles" di Alice Munro:
"Sarebbe la stessa identica cosa, se ci incontrassimo ancora. Oppure no. Un amore non utilizzabile, che sapeva stare al suo posto ( qualcuno lo definirebbe non vero, perchè non rischierebbe mai di farsi tirare il collo, nè di trasformarsi in una battuta volgare, nè di consumarsi penosamente). Un amore che non rischia niente, ma che si mantiene vivo come una goccia di miele, una risorsa sotterranea.
Con il peso di questo nuovo silenzio venuto a sigillarlo."
Anonimo | Venerdì, 16 aprile 2010 @10:35
Lisa...Porto nel cuore "Un incantevole Aprile", un libro così meraviglioso!Grazie per averlo riproposto, questa sera lo riprenderò in mano e non vedo l'ora di risentire il profumo di quel mare e di quelle giornate liguri..
LISA | Venerdì, 16 aprile 2010 @08:55
On no, ANNALISA FARMACISTA: la polvere del vulcano islandese potrebbe tenerti lontana dalla Scozia? Speriamo in cieli chiari e areoporti aperti! Facci sapere.
Annalisa farmacista | Venerdì, 16 aprile 2010 @07:56
Aiuto!! la vacanza mi sa che potrebbe saltare causa eruzione vulcanica. Questa è una sfiga colossale. Anzi no, è sfortuna, ma ci potrebbe essere decisamente di peggio. Comunque per Malu/63 alias anonimo: i miei ricci li adoro. Odio la parrucchiera quando quelle due volte l'anno che ci vado me li vuole stirare a tutti i costi. Per un breve periodo non mi sono piaciuti ma solo perchè non avevo trovato i prodotti giusti per curarli. Oggi non commento la tua frase Lisa: il pensiero di viaggiare, mmh speriamo!!
Giovedì, 15 aprile 2010 @07:28
"Illuminazione davanti al banco dei surgelati
anche la sofferenza
ha la sua data di scadenza".
(Francesca Genti)
E c’è un disgelo – lo sai, vero? - anche per i cuori in inverno.
(Ricordate la poetessa kamizake? E’ la sua terza poesia che scelgo – le altre sono i Buongiorno del 24 marzo e 2 aprile – e mi piace sempre di più. La sua raccolta di versi si intitola: "Poesie d’amore per ragazze kamikaze", Purple Press)
LISA | Venerdì, 16 aprile 2010 @20:46
Per FIORENZA: della von Arnim ti consiglio anche "Un'estate da sola" e "Il padre", sempre Bollati Boringhieri. Mi affascina molto anche lei, la sua vita, anzi le sue tante vite, la sua capacità di reinventarsi: nata alla fine dell'Ottocento in Australia come Mary Annette Beauchamp, era cugina della malinconicissima scrittrice Katherine Mansfield, nata pure lei Beauchamp (due cugine, come dire, decisamente diverse!). Durante il Grand Tour, che andava di moda all'epoca, Elizabeth incontra, in Italia, un barone tedesco: lo sposa e diventa così von Arnim. Si trasferisce in Pomerania, scrive i primi libri, nascono le sue figlie... adora il suo giardino (che diventa poi "Il giardino di Elizabeth", uno dei suoi libri più belli). Il marito muore, deve vendere la tenuta per debiti; va in Inghilterra, entra in un milieu di intellettuali e scrittori, e sposa in seconde nozze il fratello del filosofo Bertrand Russell. Il matrimonio non dura, lei va in America, dove si innamorerà ricambiata di un uomo di trent'anni più giovane, e dire che Demi Moore era di là da venire... Che dire? Mi sarebbe molto, molto piaciuto prendere un tè con lei! E chiacchierare di uomini, di scarpe, di borse...
Anonimo | Venerdì, 16 aprile 2010 @16:07
Ciao Cam. Non sapevo chi fosse Gibran e non conosco i suoi scritti quindi non voglio sbilanciarmi . sono andato a curiosare..comunque, forse involontariamente, sei riuscito ad aprire una finestra per i poco informati come il sottoscritto.
Cam | Venerdì, 16 aprile 2010 @13:36
Paolo, il folle innamorato di Cristo, ci dice cosa l'amore non è e cosa non importa ricercare. Dell'amore esiste una definizione sintetica e in positivo, oltre che quella di parola inventata dai poeti per far rima con "cuore"?
GRAZIE
PS - trovo belle anche se non esaustive e di facile comprensione queste parole di Gibran:
Dammi il supremo coraggio dell'Amore,
questa è la mia preghiera,
coraggio di parlare,
di agire, di soffrire,
di lasciare tutte le cose,
o di essere lasciato solo.
Temperami con incarichi rischiosi,
onorami con il dolore,
e aiutami ad alzarmi ogni volta che cadrò.
Dammi la suprema certezza nell'amore,
e dell'amore,
questa è la mia preghiera,
la certezza che appartiene alla vita nella morte,
alla vittoria nella sconfitta,
alla potenza nascosta nella più fragile bellezza,
a quella dignità nel dolore,
che accetta l'offesa,
ma disdegna di ripagarla con l'offesa.
Dammi la forza di amare
sempre
e ad ogni costo.
Fiorenza | Venerdì, 16 aprile 2010 @13:11
Ciao LIsa, un saluto al volo. Grazie del notevole regalo, vagamente punitivo: mi è venuta voglia di ripescaggio evangelico SENZA INTERMEDIARI. Per l'esegesi, vedrò ti saprò dire qualcosa fra 20 anni..
Intanto leggerò la "tua" von Arnim
Lila | Venerdì, 16 aprile 2010 @11:57
Grazie Lisa per aver riportato parte della stupenda lettera di S.Paolo ai Corinzi.
LISA | Venerdì, 16 aprile 2010 @07:35
ALEXO: sinceramente preferisco una qualsiasi canzone di Billie Holliday. Anzi no, neppure lei, perché oggi c'è il sole e lei è troppo, troppo triste. (Mmmh. Saranno i ricci?).
LISA | Venerdì, 16 aprile 2010 @07:31
FIORENZA, richiesta accolta. Ti rispondo con la bellissima prima lettera di San Paolo ai Corinzi. (Ma leggi anche il mio Buongiorno di venerdì 16. Anche quello parla di amore: per tutto quello che ci aspetta fuori dalla finestra).
"Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,
ma non avessi amore
sarei come il bronzo che risuona
o il cimbalo che tintinna.
E se anche avessi il dono
della profezia e conoscessi
tutti i misteri e tutta la scienza;
se anche possedessi
una fede così grande
da trasportare le montagne,
ma non avessi amore,
io non sarei nulla.
E se anche distribuissi
tutti i miei averi ai poveri
e offrissi il mio corpo
perché fosse bruciato,
ma non avessi amore,
niente di tutto ciò mi gioverebbe.
L’amore è paziente, è benigno;
l’amore non arde di gelosia,
non si vanagloria,
non s’insuperbisce,
non si comporta
in maniera sconveniente,
non persegue il proprio interesse,
non si indigna,
non nutre alcun risentimento
per il male ricevuto,
non si rallegra dell’ingiustizia,
ma gioisce della verità.
Tutto ammette, tutto crede,
tutto spera, tutto sopporta.
L’amore non avrà mai fine.
Invece le profezie scompariranno,
il dono delle lingue cesserà,
la scienza svanirà.
Perché la nostra conoscenza
è imperfetta,
e imperfetto è anche quello
che profetizziamo.
Ma quando verrà
ciò che è perfetto,
tutto quello che è imperfetto
sarà annullato.
Quando ero bambino,
parlavo da bambino,
sentivo da bambino.
Ora vediamo come in uno specchio,
in maniera oscura,
ma allora vedremo in modo chiaro,
faccia a faccia;
adesso conosco
soltanto in modo imperfetto,
allora invece conoscerò
come sono conosciuto.
Ora, dunque, rimangono
La fede, la speranza e l’amore.
Questi tre.
Ma quello più importante di tutti
è l’amore".
Fiorenza | Venerdì, 16 aprile 2010 @00:06
Ti leggo su City e sempre frettolosamente.Questo non mi impedisce di apprezzarti.- Una richiesta: potresti offrirmi una poesia che parli di amore universale? Giusto per non restare sempre rinchiusi nel nostro piccolo giardino a coltivare sogni esclusivamente personali?
ALEXO | Giovedì, 15 aprile 2010 @21:56
" I stick with Verlaine
after practically going to sleep with quandariness, "
ma come si deve tradurre?
Per Annalisa farmacista: certo che Lady of Fire è da schianto, che ne pensa il consorte? Per Marilia 5oenne incredula, che fine hai fatto? e che fine ha fatto Strand? Ti arrivano poi le poesie da Knorpf? Buonanotte.
ALEXO | Giovedì, 15 aprile 2010 @21:41
Cara Lisa, ascolta questa poesia di O Hara sul giorno della morte della cantante jazz Billie Holiday: sembra di essere a New York in quei giorni lontani, buonanotte: http://poem-a-day.knopfdoubleday.com/2010/04/14/the-day-lady-died-ohara/
e fatemi sapere se vi piacciono, altrimenti...
PaperinaTenera | Giovedì, 15 aprile 2010 @21:21
Forse è arrivato il momento di leggere queste poesie di Francesca Genti..eh si mi hai fatto diventare curiosissima!!
ps ma si disgeliamoci..sta arrivando anzi è arrivata la primavera!!!
francesca genti | Giovedì, 15 aprile 2010 @19:18
p.s. comunque non pensavo alla sofferenza amorosa, pensavo alla sofferenza tout curt... :-)
francesca genti | Giovedì, 15 aprile 2010 @18:57
grazie lisa, di avere nuovamente messo una mia poesia.
quando l'ho scritta ero davvero al supermarket (a Precotto, il mio quartiere) ero allegra e mi sono venuti come un lampo questi due versi.
ogni luogo, penso, può essere fonte di ispirazione anche un asettico banco dei surgelati, come sempre, è il nostro sguardo a fare la differenza.
buon disgelo a tutti!
x. | Giovedì, 15 aprile 2010 @16:03
mi aspetta un altro inverno, completamente diverso dallo scorso, che favorirà il disgelo. paradossalmente..
malu63 | Giovedì, 15 aprile 2010 @15:43
l'anonimo sono io...avevo dimenticato di scrivere il mio nome....
chissa perchè viene data questa definizione ai nostri capelli: ogni riccio un capriccio... anch'io li ho ricci Annalisa, posso dire che sono stati la mia croce e delizia, però adesso li adoro e tu ledy di fuoco?
La sofferenza, dopo che si è vissuta fino in fondo si comprende, questo passaggio che ha attraversato il nostro cuore e lascia le sue cicatrici, ma questo poi ci rende più sensibili e più forti per aiutare gli altri, e meno male che c'è questa scadenza! Un sorriso per chi ora ha bisogno di giornate di sole.
Anonimo | Giovedì, 15 aprile 2010 @15:39
chissa perchè viene data questa definizione ai nostri capelli: ogni riccio un capriccio... anch'io li ho ricci Annalisa, posso dire che sono stati la mia croce e delizia, però adesso li adoro e tu ledy di fuoco?
La sofferenza, dopo che si è vissuta fino in fondo si comprende, questo passaggio che ha attraversato il nostro cuore e lascia le sue cicatrici, ma questo poi ci rende più sensibili e più forti per aiutare gli altri, e meno male che c'è questa scadenza! Un sorriso per chi ora ha bisogno di giornate di sole.
Lila | Giovedì, 15 aprile 2010 @13:11
Veramente bella e davvero illuminante, grazie a Francesca e naturalmente a te Lisa.
masako | Giovedì, 15 aprile 2010 @12:38
è la sofferenza che (x fortuna) ha la data di scadenza!! non l'amore (x fortuna II)...altrimenti di cosa vivremmo? come facciamo a respirare? E' così da un anno e mezzo: un giorno amore e l'altro sofferenza, un giorno illusioni e poi la sorpresa che (forse) mi sbagliavo...ma lui non parla...mai
Anonimo | Giovedì, 15 aprile 2010 @11:32
PSITACCULA TORQUATA per Francesca,Lisa, Aurora,Annalisa:
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/8/89/Psittacula_torquata_-Collared_parrakeet_-Edward_Lear_painting.jpg/376px-Psittacula_torquata_-Collared_parrakeet_-Edward_Lear_painting.jpg
Annalisa farmacista | Giovedì, 15 aprile 2010 @11:20
Che immagine di desolazione mi evocano questi versi. La luce "fredda" del banco surgelati. E anche noi siamo surgelati quando sentiamo che si avvicina la data di scadenza del nostro amore. Che freddo, che colori spenti. Per Alexo: bella l'immagine della Lady of fire, whose hair was addicted to curl. Come i miei riccissimi capelli, che ho appena tagliato e sembrano ancora più ricci. Adesso mi faccio chimare lady di fuoco.
Aurora | Giovedì, 15 aprile 2010 @11:02
Vorrei tanto che la mia fosse come il latte del banco frigo. Ma non come quello microfiltrato :-P . Proprio come quello freschissimo. Scadenza immediata :-)
LISA | Giovedì, 15 aprile 2010 @10:51
Ricci capricci.
ALEXO | Giovedì, 15 aprile 2010 @09:39
Fulminante, bellissima, ironica, grazie Francesca e grazie Lisa.
Lisa, ma non mi dici niente del disegnino che sono andato a pescare nel grande mare internettiano? Mi ritengo offeso per almeno due ore, no diciamo una. Scusate , vado a controllare la data di scadenza del mio amore:11/04/10. Bene, è andata così; imparerò a controllare più frequentemente il freezer dei sogni e dei sentimenti.
Mercoledì, 14 aprile 2010 @08:02
"Co’l raggio de l’april nuovo che inonda
roseo la stanza tu sorridi ancora
improvvisa al mio cuore, o Maria bionda"
(Giosué Carducci)
Non è bello, forse, il raggio di luce primaverile che porta un ricordo, un viso, un sorriso?
Un raggio rosa.
(Ma sì, proprio Carducci! Non avrei mai pensato di farlo diventare un Buongiorno: eppure...
I versi sono l’incipit del suo "Idillio maremmano" e sono tratti dal "Canzoniere dell’amore coniugale", Cappelli Editore)
Anonimo | Mercoledì, 14 aprile 2010 @17:35
E hai fatto bene a pensarlo, Lisa. Non è che Carducci mi ispiri particolarmente però ha pur sempre ricevuto,a torto o a ragione, il Nobel per la letteratura: dopo la dose di esterofilia poetica, bellisssima e avvincente, giustamente cara a noi italiani, si respira aria di casa.Quella di oggi ( l'aria, sia ben chiaro) non mi piace un granchè.
Lila | Mercoledì, 14 aprile 2010 @14:59
Un sorriso alla primavera e a te Lisa che mi hai sorpreso con il Carducci. Per Malu63: è vero non avrei mai pensato che questa storia di uova, carote e caffè potesse cambiarmi la prospettiva delle cose. Un soffio speciale per Cam perché il prima possibile un raggio rosa possa fargli sentire la primavera. Buona giornata a tutte/i e per Annalisa auguro un buon viaggio.
ALEXO | Mercoledì, 14 aprile 2010 @14:12
Hmmm... stavolta Lisa... ieri sera probabilmente troppi bagordi per il comlpleanno, allora caricatura dispettosa per lei .Bacioni!
http://www.iupui.edu/~engwft/bslide12l.gif
Daniela | Mercoledì, 14 aprile 2010 @13:41
Annalisa, tempo bello ma freddino, portati la giacca!!Lisa, anche a me piace molto AlexanderMcCall Smith, e' una persona anche molto simpatica, suona in un'orchestra jazz ironicamente chiamata "The really terrible orchestra", perche' sono tutti dilettanti.
Cam | Mercoledì, 14 aprile 2010 @10:34
Grazie Lila per la tua bella parodia della vita che ci hai postato ieri. Uno di quei "racconti con morale" come si usava leggere quando si era ancora scolaretti e si portavano i calzoni corti e le gonnelline a pieghe che finivano appena sopra il ginocchio. Sembra una favola che ha il sapore d'oriente (noi occidentali figli del pensiero ellenico riusciamo a render complessi anche i concetti più semplici e cosi non capiamo nulla di quanto ci accade intorno). Ho letto quelle parole come un incitamento personale a saper prendere dalla vita, in ogni momento, ciò che di meglio la vita ci dà (anche quando la vorremmo fuggire come fuggiamo l'acqua bollente, che scotta e fa male). Quanto vorrei che noi e la vita fossimo come l'acqua con la polvere di caffè: presi singolarmente i due elementi non hanno quasi sapore, non si posson gustare tanto facilmente, ma nel momento in cui si fondono facendosi uno allora ...
E poi quella chiusa finale: una certezza l'inizio, premio per pochi le ultime otto parole (mai come in questi giorni sento miei questi pensieri).
Oggi avrei bisogno di una enorme tazza di caffè (in tutti i sensi) ... e mi perdoni Carducci se il suo roseo raggio e la bionda Maria in questa mattina d'aprile non parlano al mio cuore.
Annalisa farmacista | Mercoledì, 14 aprile 2010 @10:18
Conoscete questa canzone di Simon&Garfunke? Oggi mi è venuta in mente leggendo il buongiorno di city.
"April come she will,when streams are ripe and swelled with rain.
May she will stay, resting in my arms again. June she’ll change her tune, in restless walks she’ll prowl the night. July she will fly and give no warning to her flight. August die she must.The autumn’s wind blow chilly and cold. September I’ll remember
A love once new has now grown old
La primavera che arriva ci ricorda un amore.
Lele | Mercoledì, 14 aprile 2010 @09:35
fortunata proprio questa Mariaaaaaaaaaaaaaaaaa! :-)
Martedì, 13 aprile 2010 @08:14
"Quando mi chino sulla tua anima, mentre dormi,
e ascolto, col mio orecchio
sul tuo petto nudo,
il tuo cuore tranquillo, mi sembra
di cogliere, nel suo battito profondo,
il segreto del centro del mondo".
(Juan Ramón Jiménez)
E quel battito mi tranquillizza. Perché so di essere lì, al centro del tuo cuore, al centro del tuo mondo.
(Juan Ramón Jiménez è un poeta andaluso di inizio Novecento. La poesia di oggi è tratta da una vecchia antologia che si intitola "Canzoniere dell’amore coniugale", Cappelli Editore, 1974. Perfetta per oggi, che è - hmmm, non so se posso dirlo? - il compleanno del Consorte:-)
Paola da Bari | Mercoledì, 5 maggio 2010 @07:54
Semplicemente stupenda..
Ciao Lisa :)
malu63 | Mercoledì, 14 aprile 2010 @14:47
Grazie per i complimenti Lila, e per la storia che ci ha raccontato, carota, uovo e caffe....chi l'avrebbe mai detto che cambiano la vita.
Pablo | Mercoledì, 14 aprile 2010 @09:46
Lisa, mi hai dato una bella sorpresa. Mi piace tanto Juan Ramón Jiménez, in Spagna è stato il traduttore di Rabindranath Tagore, era sposato con una ragazza indiana. Tutti i bambini spagnoli hanno letto un libro che si chiama "Platero y yo", che parla di un asinello, Platero appunto.
ALEXO | Mercoledì, 14 aprile 2010 @08:49
Per chi alle 4.53...
Ho udito molti anni di parole, e molti anni (fORSE, CHISSA',)
Dovrebbero portare un mutamento
"Splendessero lanterne " Dylan Thomas
LISA | Mercoledì, 14 aprile 2010 @07:58
ANNALISA FARMACISTA: in Scozia potresti anche portarti i romanzi, dei thriller-non thriller, di Alexander McCall Smith. Forse qualcuno di voi già lo conosce per i gialli soft ambientati in Botswana, con Precious Ramotswe, l'incredibile investigatrice privata extralarge che risolve tutto con una tazza di tè - bush tea ovviamente. McCall Smith, che è scozzese, ha un'altra eroina: Isabel Dalhousie, single quarantenne, che vive a Edimburgo, dove ha fondato il Club dei Filosofi Dilettanti. (Ed è la protagonista di libri dai titoli bellissimi, come "Il piacere sottile della pioggia" e "L'uso sapiente delle buone maniere"). Edimburgo è invece la protagonista di "44 Scotland Street", storia di una casa e di chi ci abita... Io mi diverto molto con McCall Smith, che è saggio, ironico e "di buone maniere". Tutti i suoi libri sono pubblicati in Italia da Guanda.
x. | Mercoledì, 14 aprile 2010 @04:53
[...]
La palla che lanciai giocando nel parco
Non è ancora scesa al suolo.
"Splendessero lanterne" - Dylan Thomas
Lila | Martedì, 13 aprile 2010 @16:57
Ringrazio molto Pablo per la traduzione di questa poesia fantastica. Grazie davvero! Grazie anche a Malu63 per averci così bene descritto il nostro cuore, un vero e proprio puzzle, così fragile eppure così forte. Riporto qui sotto una piccola storiella. Non amo fare lunghi interventi ma questa storia mi è arrivata da un'amica come e-mail ed io voglio rendervi partecipi in quanto vi considero, chi più chi meno, amici (anche se a distanza). Eccola: "CAROTE, UOVA E CAFFE".
Una carota, un uovo e una tazza di caffè…. Quest’ultima non sarà mai più per te quello che è sempre stata.
Una giovane ragazza venne dalla madre per lamentarsi di come la vita fosse così dura per lei. Non sapeva più come cavarsela e aveva tanta voglia di piantare tutto; era stanca di combattere con le vicende della vita. Sembrava che, appena un problema era risolto, un altro ne sorgesse a complicare le cose.
La madre la portò in cucina. Riempì tre tegamini di acqua e li depose sul gas a fuoco alto. Presto l’acqua cominciò a bollire. Nel primo mise una carota, nel secondo un uovo, e nel terzo una manciata di chicchi di caffè macinati. Li lasciò bollire per un certo tempo senza dire niente.
Dopo circa venti minuti spense il fuoco. Tirò fuori la carota e la depose su un piattino. Così fece anche con l’uovo, e versò il caffè, filtrandolo, in una tazza.
Rivolgendosi poi alla figlia, le chiese: "Dimmi cosa vedi."
"Una carota, un uovo e del caffè", rispose la figlia.
La madre le disse di avvicinarsi e di toccare la carota. Lo fece e notò che era soffice. Poi la madre le disse di prendere in mano l’uovo e di romperlo.
Dopo averlo tolto il guscio, notò l’uovo indurito dalla bollitura.
Poi la madre disse alla figlia di sorseggiare il caffè. La ragazza cominciò a sorridere al contatto con il ricco aroma del liquido che beveva.
Poi, chiese alla madre: "Che cosa significa tutto questo?"
La madre le spiegò che ognuna delle tre cose aveva dovuto far fronte alla stessa avversità: l’acqua bollente. E ognuna di esse aveva reagito in modo diverso.
La carota era entrata nell’acqua forte e dura…. Ma dopo aver lottato con l’acqua bollente, si era rammollita e indebolita.
L’uovo era entrato nell’acqua fragile. Il guscio sottile proteggeva il suo interno liquido, ma dopo aver lottato con l’acqua bollente si era indurito.
Il caffè macinato, invece, si era comportato in modo del tutto unico. Dopo essere stato gettato nell’acqua bollente, esso aveva agito sull’acqua e l’aveva trasformata!
"Con quale di questi tre ti identifichi", chiese la madre alla figlia?
"Quando l’avversità bussa alla tua porta, come rispondi? Ti comporti come la carota, come l’uovo o come i grani di caffè macinati?
Chiediti sempre "a quale di questi tre rassomiglio"? Sono come la carota che sembra forte e dura, poi a causa della sofferenza e dell’avversità divento soffice e rammollita e perdo la mia forza?
Sono come l’uovo che all’inizio ha un cuore tenero e malleabile, ma cambia con il calore? Avevo un buon carattere e un’indole serena, poi a causa di una sofferenza causata dalla morte di una persona cara o da una depressione, una transazione finanziaria andata male o qualche altra prova, sono diventato indurito e gelido? Forse il mio guscio sembra sempre lo stesso, ma all’interno mi sento amareggiato e indurito, con uno spirito arido e un cuore duro?
Oppure, sono come il caffè macinato? Se guardi bene, esso cambia l’acqua, cioè proprio quelle circostanze che gli procurano sofferenza. Quando l’acqua si scalda, il caffè comincia a emanare il suo aroma e la sua fragranza.
Se sei come il caffè, quando le cose cominceranno ad andarti male, tu diventerai migliore e cambierai la situazione che ti concerne.
Quando ti senti male, e le prove della vita sembrano essere enormi, cerchi di elevarti ad un altro livello? Come ti comporti nelle avversità? Sei come una carota, un uovo o come i grani di caffè macinato?
Possa tu avere abbastanza gioia da renderti dolce, abbastanza prove da renderti forte, e abbastanza sofferenze da farti rimanere umano, e abbastanza speranza da renderti felice.
Le persone più felici non sono quelle che hanno il meglio di tutto; Sono quelle che sanno tirare il meglio da quello che la vita riserva loro. Il futuro più luminoso sarà sempre basato su un passato dimenticato; non puoi avanzare nella vita se non lasci andare gli sbagli del tuo passato e tutto quello che ti fa soffrire nel profondo.
Quando sei nato piangevi e tutti intorno a te ridevano. Vivi la tua vita in modo tale che, alla fine, tu riderai mentre gli altri piangeranno.
ALEXO | Martedì, 13 aprile 2010 @15:04
Grazie a te Marilia, speriamo di creare un club di fans di Mark Strand!
Come dici tu Dylan Thomas è veramente ostico, ho trovato qualche cosa sul bel sito di Ercole Guidi, appassionato traduttore:
http://ercoleguidi.altervista.org/index.html
saluti.
Marilia cinquantenne incredula | Martedì, 13 aprile 2010 @14:10
Alexo, grazie per quel link, è un sito bellissimo e mi sono iscritta ma non ho avuto il tempo di farci un giro come si deve.
E poi mi sembra di non aver ricevuto la poesia di oggi.
Mah, verificherò.
Per quanto riguarda il tuo invito a tradurre qualche poesia mi farà sicuramente molto piacere (ammesso che ne sia all'altezza)
Hai mai provato a tradurre o a leggere le poesie di Dylan Thomas, per esempio?
Sono un bel rompicapo!
Ho fatto un copia e incolla della poesia di Mark Strand che dicevi tu e della tua traduzione.
Ora me la stampo e poi ti faccio sapere, dopo che l'avrò studiata a casa.
Saluti
Marilia
malu63 | Martedì, 13 aprile 2010 @14:05
Il nostro cuore, fantastico muscolo capace di rilasciare tutte le emozioni che proviamo, tutto parte da qui, mi affascina pensare che è da qui che parte la vita, il suo battito lieve quando ci riposiamo, palpitante quando siamo innamorati, un tuffo al cuore quando siamo spaventati, mi fà male al cuore, quando sentiamo o viviamo situazioni dolorose,quante definizioni per definire questo fantastico cuore mio. Auguri al consorte Lisa
Giusy | Martedì, 13 aprile 2010 @13:43
Questi poeti spagnoli..un vero e proprio "pozzo di San Patrizio". Grazie Lisa, grazie Pablo.Certo (almeno a parer mio) quando l'amore è anche sodalizio ma lascia ampio margine alla poesia, intesa in senso lato, allora sì è continua avventura e continua reciproca riscoperta. Auguri al sant'uomo e congratulazioni a te, moglie affettuosa
Lila | Martedì, 13 aprile 2010 @13:29
Per ora solo: Tanti Auguri a ? (mi piacerebbe sapere se è possibile sapere il nome del tuo Consorte). Vado un pò di fretta e più tardi mi riaffaccerò. Tra l'altro domani sarà invece il compleanno del mio papi (si chiama Franco).
Pablo | Martedì, 13 aprile 2010 @12:26
Tanti auguri al Santo Uomo.
E' molto bella, Lisa. Ti mando l'originale spagnolo:
Cuando, dormida tú, me echo en tu alma
y escucho, con mi oído
en tu pecho desnudo,
tu corazón tranquilo, me parece
que, en su latir hondo, sorprendo
el secreto del centro
del mundo
Annalisa farmacista | Martedì, 13 aprile 2010 @10:11
In questa giornata dal clima come dire "scottish" mi piace questa poesa. Soprattutto perchè in queste notti non potrò farmi cullare dal battito del consorte dato che devo lavorare di notte in farmacia. Però è stupendo sentire come è calmo di notte e pensare/sperare/sapere di essere tu la ragione dei suoi sobbalzi diurni. Per Lisa : il libro che mi hai consigliato non si trova. Penso alla fine di ordinarlo di Amazon. Sono un po' curiosa. In Scozia mi porterò un grande classico che però non ho mai letto "Mansfiedl Park" in inglese, che mi sta dando del filo da torcere, ma fa tanto british.
carla | Martedì, 13 aprile 2010 @09:00
sarà perchè è un gesto ancestrale: mio marito per far addormentare i nostri bambini se appoggiava al petto e loro come per magia venivano cullati dall suo respiro e dal suo battitto...
Lunedì, 12 aprile 2010 @07:16
"Se perdessi la mia biblioteca, avrei comunque la metropolitana e l’autobus. Un biglietto al mattino, uno alla sera, e leggerei i volti."
(Marcel Jouhandeau)
Ah, come mi piacerebbe! Come mi piacerebbe, seduta sulla metropolitana troppo affollata, o in un treno rumoroso di telefonini, alzare gli occhi e leggere, sul viso di chi mi sta davanti, segreti e amori. Non scendete, vi prego! Avete in faccia un telefilm.
(Marcel Jouhandeau fu uno scrittore francese del Novecento. Questa frase l’ho letta, e copiata al volo, nella metropolitana di Parigi: fa parte delle parole che decorano il Métro)
aferdita | Lunedì, 12 aprile 2010 @22:33
Sono d'accordo con Cam, e difficile in una metropolitana scrutare con lo sguardo i volti delle persone. Non riescono a dirmi un gran che. Forse perche la paura di essere invadente ,mi fa togliere lo sguardo prima che riescono a trasmettere qualcosa. Mi piace invece guardare le persone e "studiarle" ma in modo di non essere vista. Vedere come camminano, come sono vestiti e sentire anche le loro conversazioni. Mi piace invece farla nei ambienti che mi sono famigliari, dove sono sicura che se cerco trovo un Soriso, un sguardo dolce ,un saluto. Mi trasmettono qualcosa e mi fanno sentire bene.
principessa | Lunedì, 12 aprile 2010 @18:03
che bello leggere i volti della gente e immaginare chissà che di ognuno di loro.Vedere una coppia e capire se sono sposati, se sono amanti,se si amano soprattutto,se gli occhi ridono o sono tristi;guardare il volto di un bimbo e capire se il bimbo capisce già che mondo gli gira intorno;il volto di un anziano e i suoi anni scolpiti sul quel viso,come gli anelli di un albero e immaginare la sua vita...cosa è stato? chi era? che ruolo ha oggi in questa società?
Sono curiosa e quasi sempre con un sorriso riesco a percepire e sapere tutto,e mi dico ha visto? avevi visto giusto, oppure stavolta quel volto era proprio enigmatico.Grazie
ALEXO | Lunedì, 12 aprile 2010 @13:50
per Cam, non trovando parole, solo queste semplicissime:
Eranan ton tafon
e mirofori mira
lian proi elthouse.
thrinon sinekini
i panagnos sou Mitir,
Sou, Loge, nekrothentos.
Anekrazen i kori
thermos dakriroousa
ta splagxna kentoumeni -Oh, gliki mou ear
glikitaton mou teknon
pou edi sou to kalos?
e genee pase
imno tin tafin sou
doksazousin, [kale mou]
-Oh, gliki mou ear
The perfume-bringing women sprinkled the grave with perfumes, having come very early in the morning; Your all-pure mother started lamenting because you, Word, were dead. And the young girl was crying, with warm tears, tearing her insides"
- "Oh, my sweet spring, my sweetest child, where has your beauty set?"
All the generations praise by [a] hymn your burial, [my Good/Beautiful]"
- "Oh, my sweet spring" [ etc.]
http://www.youtube.com/watch#!v=gjnhBz4leik
ti abbracio, Ales
http://www.youtube.com/watch#!v=gjnhBz4leik
ALEXO | Lunedì, 12 aprile 2010 @13:28
Grazie a te, Marilia, ma non devi disperare per quanto riguarda la poesia, basta vedere questo blog ed i mille altri che fioriscono in rete.
Visto che conosci bene l 'inglese , ti consiglio di iscriverti al sito che consigliavo il 9 aprile: una poesia al giorno, in inglese, e poichè per me a volte sono difficili da tradurre adeguatemente, se ti andasse...
Per esempio ho provato a tradurre ,sempre di Strand, We are reading the story of our lives ( 6 aprile, questo blog), ma , con mia disperazione!, non è stato accolto molto bene ( per niente) dagli altri bloggers. Per me, invece, è una delle più belle poesie che abbia mai letto. Mi farebbe molto piacere una tua opinione ( anche negativa, ovviamente).
Cam | Lunedì, 12 aprile 2010 @13:22
Il datario aveva già aggiornato i suoi numeri quando, la scorsa notte, ho letto i vostri pensieri, immaginando il suono di quelle parole, gli sguardi che le accompagnavano leggeri. Grazie
Sguardi che rimangono fantasmi sul blog, come su un libro stampato e che hanno bisogno delle parole per farsi figura figurata. L’esatto contrario di ciò che avviene per strada, sui mezzi, nelle stanze non private dove sguardi e sorrisi si fanno parola, ammiccante, triste, misteriosa. Quante volte ho tentato di leggere quei libri fatti di spirito e carne: che fatica incrociare gli sguardi. Sempre il dubbio, il sospetto in chi si sente osservato e si chiude nel suo silenzio voltandosi altrove. Quando invece qualcuno non scappa … allora sono giornate di sole.
Annalisa farmacista | Lunedì, 12 aprile 2010 @11:37
Bè io in modo un po' meno poetico adoro guardare il volto delle persone, ma ancora di più ascoltare le conversazioni altrui. Il bus (nella mia città Bologna la metro non c'è e il tram è un ricordo del passato - ma adesso, orrore, arriverà il Civis) è un mondo a parte. Mi ricordo quando ancora andavo a scuola alle superiori e passavo una buona mezz'oretta sui mezzi: quante storie ho ascoltato! Il brutto è che a volte mi capita di origliare (e fissare) anche al ristorante, al bar. Insomma sono un po' impicciona, il consorte me lo dice sempre.
Marilia cinquantenne incredula | Lunedì, 12 aprile 2010 @10:45
Grazie ad Alexo per la poesia di Mark Strand. Ho aperto il link e l'ho ascoltata, rapita. Adoro le poesie in inglese (anche perchè sono laureata in inglese) e scrivo poesie anche in inglese. E' una lingua così bella!
Complimenti per il fatto che ti piaccia la poesia. Io faccio parte del comitato di Napoli dante Alighieri che promuove lo studio della poesia ma, ti assicuro, è difficilissimo reperire un pubblico che vi sia interessato.
Siamo uno sparuto gruppo di poeti che si ostina a cercare la significanza nella parola(la cara estinta).
Saluti
Marilia
Lila poetessa | Lunedì, 12 aprile 2010 @10:37
E sì, questo è il mestiere mio. Mi piace tanto, specialmente quando sono in metropolitana, guardare il viso di chi ho di fronte, i suoi occhi, sbirciare quello che legge, notare qualcosa nell'abbigliamento, è il mio modo di essere poetessa (e anche parecchio curiosa). Mi viene da sorridere pensando al nostro incontro Lisa perché in quel caso al primo approccio mi ricordo che entrambe è come se ci fossimo fatte la risonanza magnetica, che buffo. Sono stata davvero contenta di averti incontrata e sono felice di poter continuare a scrivere in questo magnifico blog. Un beso
Venerdì, 9 aprile 2010 @07:34
"Sono stato adolescente, in giornate identiche a nuvole".
(Luis Cernuda)
E questo, solo questo, desidero, di nuovo: sentirmi leggera e felice, libera come una nuvola, sognante in un cielo di primavera. Questo voglio. E in una giornata come oggi mi basta chiudere gli occhi: perché sì, lo so, succederà. Ancora.
Leggete che meraviglia in spagnolo:
"Adolescente fui, en dias identicos a nubes"
(Anche queste parole lucenti di Luis Cernuda sono un regalo di Pablo, lettore del blog. Trovate altri versi dello spagnolo Cernuda nel post del 29 marzo)
Alexo | Lunedì, 12 aprile 2010 @21:20
Ennesimo addio, lei è così bella, così furiosa con me, io non ce la faccio più, neanche la poesia mi aiuta, avevate ragione tutte voi, poteva solo finire così, ma non c' era nulla che potessi fare, ero, sono disarmato.
Addio, piccoletta.
Marilia cinquantenne incredula | Lunedì, 12 aprile 2010 @10:43
Grazie ad Alexo per la poesia di Mark Strand. Ho aperto il link e l'ho ascoltata, rapita. Adoro le poesie in inglese (anche perchè sono laureata in inglese) e scrivo poesie anche in inglese. E' una lingua così bella!
Complimenti per il fatto che ti piaccia la poesia. Io faccio del comitato di Napoli dante Alighieri che promuove lo studio della poesia ma, ti assicuro, è difficilissimo reperire un pubblico che vi sia interessato.
Siamo uno sparuto gruppo di poeti che si ostina a cercare la significanza nella parola(la cara estinta).
Saluti
Marilia
Lila | Domenica, 11 aprile 2010 @14:40
Un sorriso per Cam.
Giusy | Domenica, 11 aprile 2010 @14:35
Brava Malu 63, mi aggancio al tuo messaggio per Cam: Non saprei fare o dire di meglio.Deve essere una gran bella persona quella che Cam sta assistendo con tanta dedizione e affetto, ne deduco che sia stata anche un'ottima educatrice.
malu63 | Domenica, 11 aprile 2010 @13:47
Per Cam, sono anch'io una vecchia frequentatrice di questo blog, ora intervengo un pò meno lo ammetto, ma posso dirti che qui nn porti nubi, sappiamo capire il dolore e sappiamo comprendere il tuo in questo momento, quello che mi sento di dirti ora è che la persona a cui sei vicino ora stai dando il meglio di te, gli sei vicino in questo brutto momento, non sei inerme ma presente e gli infondi coraggio. Anch'io ho perso mio padre e posso capirti, la perdita ci terrorizza, ci sentiamo annullati e impotenti di fronte ad essa, ma nn perderemo mai le persone che abbiamo amato, rimarranno per sempre nel nostro cuore. Coraggio Cam, un abbraccio.
Cam | Sabato, 10 aprile 2010 @23:01
Dodici ore sono davvero pesanti quando inerme devi assistere senza poter far nulla. Leggo ora le vostre parole, scintille di luce nel buio dell'anima. Nelle persone "vicine" vedo tanta indifferenza; qualcuno mi dice che ognuno si difende come può. Sarà ma il poter sentire qualcuno al proprio fianco divide il pesante fardello che ci tocca portare. Io cerco di tirar fuori qui quello che altrove non può o non riesce ad uscire per evitare così di scoppiare.
Grazie per i vostri punti di luce, per i cieli blu della Scozia, per chi non ha paura di farsi mandare a quel paese, per tutti quelli che ci sono coi loro pensieri, con le loro parole e scusami Lisa se ho portato nubi anzichè nuvole in questa pagina del tuo blog.
claudia mdg | Sabato, 10 aprile 2010 @16:11
Cam, spero che tu abbia qualcuno con cui condividere questo percorso difficile e doloroso, anche se inevitabile: in circostanze analoghe, per me è stato fondamentale poter contare sui miei fratelli. In ogni caso, ricordati che noi siamo qui. Lila ti ho scritto ieri, controlla la posta elettronica!
ALEXO | Sabato, 10 aprile 2010 @14:53
per Lila: sveglia il tuo computer, il link è ok., non puoi perderterlo. Per Claudia mdg: Lei mi ha detto lo stesso!
Ma, in fondo, non è meglio così?
,,, solo per scoprire troppo tardi
che lei non è qui.
Lina | Sabato, 10 aprile 2010 @14:34
Ciao, Cam. Pragmatica come sono, penso che le parole siano poco utili in determinate circostanze, più utili, invece, atti concreti o, se vuoi, i sorrisi spontanei a cui accennavi. Però Lila, con la sua sensibilità, mi ha dato "il La" e scusa il pasticcio..Credimi, tu avrai il conforto di poter assistere e accompagnare verso l'ignoto una persona cara. Ti assicuro, non tutti hanno potuto farlo. Sei libero di "mandarmi a quel paese" se ti va: non sono suscettibile.
Lila | Sabato, 10 aprile 2010 @12:03
Grazie Lisa e Pablo di questa poesia. Volevo dirvi che le cose penso non avvengano mai per caso. Oggi mentre stampavo una mia fotografia durante l'unica nevicata romana mi è arrivata la stampa di una frase che non so come sia stata inserita nel computer. Forse quando torna mio fratello avrò risolto l'arcano. Guardate che bella.
"L'Amicizia è quel punto di luce che rischiara le notti buie dell'anima e ti riconduce alla soglia dell'alba che ti attende...". Diciamo che in questo salotto io ho una serie di amici a distanza e mi sento di augurare a Cam che questo brutto periodo (mi dispiace per tua madre) possa passare anche se per esperienza personale so che certe separazioni portano un dolore che solo il tempo può lenire. A volte ancora mi commuovo pensando alla morte di mia nonna che era sempre tenera con me. Auguro una buona giornata a tutte/i e un sorriso spontaneo per Cam che in questo periodo ne ha veramente bisogno. Per Alexo: ho linkato ma il mio computer evidentemente ha qualcosa che non va con l'audio diciamo che comunque la penso come Claudia la mamma del gladiatore a cui mando un bacio con lo schiocco.
Daniela dalla Scozia | Sabato, 10 aprile 2010 @11:16
E' terribile. Pero' oggi il cielo delle Highlands non e' cupo, e' blu. Sara' blu di nuovo anche per te un giorno, anche se ora non sembra possibile...Purtroppo lo dico per esperienza e non ti nascondo che prima di rivedere il cielo blu ho vissuto nella nebbia per tanto tempo e piangevo continuamente. Accetta i tuoi sentimenti, non cecare di bloccarli perche' io ho provato a far finta che non fosse successo niente, e mi sono spezzata dentro...Coraggio...
claudia mdg | Sabato, 10 aprile 2010 @10:13
Suggestiva la poesia Mirror con quell'atmosfera a metà fra la ghost story e una vecchia pubblicità del Glen Grant. Mentre ascoltavo la voce suadente dell'autore però mi veniva da sorridere pensando che gli uomini che guardano un po' troppo nello specchio finiscono per innamorarsi di donne che esistono solo nella loro fantasia. Sbaglio?
Buon sabato mattina a tutti
ALEXO | Sabato, 10 aprile 2010 @09:48
..
Insonnia, capogiri, sonnolenza, mal di testa,
, anoressia, aumento dell’appetito, depressione, sentirsi strani, incubi, ansia, agitazione,
digrignamento dei denti, intorpidimento e formicolio, tremorI,
mancanza di attenzione, disturbi della vista, ronzio alle
orecchie, palpitazioni, vampate di calore,
allucinazioni, sensazione eccessiva di felicità,
vertigini quando ci si alza in piedi,
battito del cuore accelerato,
pressione del sangue alta, rossore al viso, difficoltà della respirazione,
malessere, brividi, febbre, debolezza, sete,
pene e prepuzio arrossati e doloranti,
sogni alterati terrificanti,
singhiozzi, svenimenti...
peccato, avevo pensato di essermi innamorato...
SOLO ALCUNI DEI POSSIBILI EFFETTI COLLATERALI DELLO
Z.....FT, 50 MG.
FOGLIO INFORMATIVO PER L' UTILIZZATORE.
Peccato, avevo sperato...
ALEXO | Venerdì, 9 aprile 2010 @20:08
http://knopfdoubleday.com/audio/mirror_edited.mp3
Mirror
Scusate, ma non potevo resistere: Mark Strand legge MIRROR.
Speriamo si senta, ho qualche problema di digital divide!
A white room and a party going on
and I was standing with some friends
under a large gilt-framed mirror
that tilted slightly forward
over the fireplace.
We were drinking whiskey
and some of us, feeling no pain,
were trying to decide
what precise shade of yellow
the setting sun turned our drinks.
I closed my eyes briefly,
then looked up into the mirror:
a woman in a green dress leaned
against the far wall.
She seemed distracted,
the fingers of one hand
fidgeted with her necklace,
and she was staring into the mirror,
not at me, but past me, into a space
that might be filled by someone
yet to arrive, who at that moment
could be starting the journey
which would lead eventually to her.
Then, suddenly, my friends
said it was time to move on.
This was years ago,
and though I have forgotten
where we went and who we all were,
I still recall that moment of looking up
and seeing the woman stare past me
into a place I could only imagine,
and each time it is with a pang,
as if just then I were stepping
from the depths of the mirror
into that white room, breathless and eager,
only to discover too late
that she is not there.
--------------------------------------------------------------------------------
ALEXO | Venerdì, 9 aprile 2010 @19:55
http://poem-a-day.knopfdoubleday.com/ Se ho linkato bene dovrebbe
essere un gradito regalo per tutti: sentiamoci domani. Buona serata.
giuseppe | Venerdì, 9 aprile 2010 @17:57
vorrei trovare un verso
per tornare a vivere
passeggiare
riuscire a prendere l'ultimo treno
ma non c'è.
ogni volta è un nuovo gioco
una nuova avventura
ma è sempre triste
il risveglio di un tulipano rosso
che rimane ai margini
i di un marciapiede
a sognare
un sogno impossibile
di fratellanza
e libertà.
www.giuseppecesaropoeta.splinder.com
principessa | Venerdì, 9 aprile 2010 @17:36
ora che ne ho 40 di anni e ho riscoperto l'amore, con l'Amore della mia adolescenza,allora si che non vedo più nuvole,ma infinite distese di prati e fiori.Grazie per le poesie
malu63 | Venerdì, 9 aprile 2010 @16:41
Verissimo!!! L'adolescenza è propio come una nuvola, ma la apprezzo a 90° solo ora che ne ho 46. Nel cuore si rimane 15 se si vuole, ma gli anni passano e con loro le esperinze di ogni età, vi confesso mi piace cosi: vivere e godere ogni giorno di quello che vuole regalarci.
Cam | Venerdì, 9 aprile 2010 @16:36
Cara Daniela non sono il il ricoverato ma la persona con cui vivo dalla nascita che lentamente se ne sta andando, per questo in alcuni momenti il mio umore è più cupo del cielo delle Higlands in giornate di pioggia. Con voi cerco di distrarre un po' i miei pensieri perchè poi le ore in corsia sono davvero pesanti.
ALEXO | Venerdì, 9 aprile 2010 @16:31
Cara Giusy, penso che per definizione la poesia in genere sia intraducibile, e difatti una sola riga ci ha messo tutti in difficoltà. Sopratutto " Adolescente fui" ,pure così simile all' italiano, non suona bene, probabilmente perchè non usiamo più ( quasi) il passato remoto.
E difatti Lisa ha tradotto sono stato, non fui. Ma quali sono i miei interventi prolissi? Un abbraccio, corto.
daniela dalla Scozia | Venerdì, 9 aprile 2010 @16:04
ma Cam...ma sei in ospedale?:-(
Elena | Venerdì, 9 aprile 2010 @14:23
Anche io sento gli anni dell'adolescenza come nuvole. Ma solo ora. A quindici anni sognavo sogni tormentati, smaniavo, non capivo,non riuscivo a farmi capire. Come soffrivo! E' forse vero che la giovinezza appare così bella solo dopo?
Giusy | Venerdì, 9 aprile 2010 @14:12
No, Alexo e scusami tanto: La tua alternativa alla fedele traduzione non mi va proprio. Sarai sicuramente buon conoscitore di lingua e letteratura spagnola ma - e qui rischio il ruolo di "Asinus in cathedra - penso che non si dovrebbe "forzare" ciò che l'autore vuole dire o trasmettere ai lettori. Cernuda, e lo saprai meglio di me, aveva a disposizione altri vocaboli, invece ha usato la parola "adolescente". Ci sarà stato un motivo non credi? "Sin embargo" leggo volentieri i tuoi interventi (quando non sono troppo, come dire... prolissi. Un saluto molto amichevole.
Lila | Venerdì, 9 aprile 2010 @13:41
In giornate uguali a nuvole ti ho guardato. Ero adolescente e tu eri il mio uomo. Ti ho guardato, ancora, e ora sento che succederà. Bella davvero questa poesia. La mia adolescenza tutto sommato non è stata tanto ribelle e inquieta, mi ritrovo forse più adesso ad avere giorni identiche a nuvole. Buona giornata a tutte/i e un soffio di glicine (uno dei miei fiori preferiti) e un soffio particolare per Lei e il suo caffè...e per Cam.
ALEXO | Venerdì, 9 aprile 2010 @12:18
OVVIAMENTE:
Adolescente, in giornate simili a nuvole.
ALEXO | Venerdì, 9 aprile 2010 @12:17
Adolescente , in giornate simile a nuvole.
Lele | Venerdì, 9 aprile 2010 @12:12
"Nuvole e aquiloni", nel cielo spruzzato di rosa della mia adolescenza.
Che di tanto in tanto torna...nonostante i miei 50 anni!
Un bacio
LISA | Venerdì, 9 aprile 2010 @10:33
"Sono stato giovane in giornate simili a nuvole" è più elegante, ma si perde "adolescente", peccato. E' questo che c'è nella nuvola, l'avere per sempre 15 anni, anche a 25, anche a 75.
Cam | Venerdì, 9 aprile 2010 @10:09
"ADOLESCENZA" ... ovviamente ...
Cam | Venerdì, 9 aprile 2010 @10:08
"Adolascenza, quando i giorni son come nuvole"
ALEXO | Venerdì, 9 aprile 2010 @10:02
Stamattina, come al solito, mi sono precipitato a leggere la frase di Lisa su City, ormai è un rito, e devo dire che ero rimasto deluso; in lingua originale però è veramente una nuvola nel cielo azzurro. Di primavera.
Giro e rigiro le parole, ma la traduzione ispirata non vuole venire: forse " Sono stato giovane, in giorni simili a nubi"?
Giovedì, 8 aprile 2010 @07:47
"Noi non cediamo all’amore: è l’amore che sale in noi
come certa musica, una sinfonia o una ballata
ed è color seppia
come il tè versato che risale lento
attraverso i mille tunnel perfetti
di una zolletta di zucchero
posata accanto alla tazza.
Sì, l’amore è così:
proprio quando meno ne abbiamo bisogno
quando meno ce l’aspettiamo
una parte di noi vi affonda dentro
per caso o per sbaglio
e l’amore risale attraverso le nostre vene…"
(Julia Copus)
E abbandonarsi è dolce.
Julia Copus è una poetessa inglese. I versi che ho usato oggi, per la rubrica di City dell'8 aprile, sono l’incipit della sua poesia "In defence of adultery", che è anche il titolo del suo secondo libro. In difesa dell’adulterio, dunque. O semplicemente dell’amore? La traduzione purtroppo è mia. E quanto mi sono lambiccata su quei "tiny tube-like gaps inside a cube of sugar…". Poi, alla fine, dopo mesi in cui la poesia è rimasta nel mio computer a decantare, ho deciso che era troppo bella per tenerla nascosta. Ma ovviamente è molto più bella in inglese:
We don’t fall in love: it rises through us
the way that certain music does –
whether a symphony or ballad –
and it is sepia-coloured,
like spilt tea that inches up
the tiny tube-like gaps inside
a cube of sugar lying by a cup.
Yes, love’s like that: just when we least
needed or expected it
a part of us dips into it
by chance or mishap and it seeps
through our capillaries, it clings
inside the chambers of the heart.
Lila | Venerdì, 9 aprile 2010 @11:45
Ok, allora un sorriso!!!
Cam | Venerdì, 9 aprile 2010 @10:55
Ti riferisci alla tua ultima replica, quella sulle piccole gioie?
Certo che l'ho letta, leggo tutto appena posso per sentire ancora la vita vivere.
Ieri sera uscendo dall'ospedale una scintilla di felicità (o di serenità), come il pulsare di una lucciola in una sera buia di maggio: nella penombra un "buonasera" e un sorriso. Erano le due infermiere che stavo cominciando il turno e che si sono accorte di me che, un po' teso me, ne stavo tornando a casa. Sembrerà stupido ma quel sorriso è servito: non era un sorriso dovuto - come di solito fanno con i degenti - forse proprio per questo è stato gradito. A volte riuscire a sorridere diventa così difficile.
Grazie
Lila | Venerdì, 9 aprile 2010 @10:27
Per Cam: hai letto il mio messaggio per te nella giornata del 7 aprile?
Cam | Venerdì, 9 aprile 2010 @08:46
Cara Lina che dirti?
Certo amore e passione non sono sinonimi ma ma forse l'una sta un po' dentro l'altro. L'amore non è sempre "cosa dolce come lo zucchero", può essere sudore che cola, può esser ferro rovente che scotta ma che deve esser tale per poterlo plasmare, per aver nuova forma, per poterlo temprare.
La burrasca rimescola e ossigena le acque fini giù nei profondi fondali.
La tempesta con forza leva il vecchio per dar spazio al nuovo che nasce.
E poi è vita nuova, che non puzza di acqua stagnante o di muffa che cresce dove l'aria non passa.
L'amore è "aspro e dolce" direbbe Mauro Corona.
L'amore può esser esasi travolgente e pace pace interiore:
"Mentre l’anima è ben lontana dall’aspettarsi di vedere qualcosa, e non le passa neppure per la mente, d’un tratto le si presenta tutta intera la visione che sconvolge le potenze e i sensi, riempiendola di timore e di turbamento, per poi darle una pace deliziosa "
(Teresa d’Avila, Castello interiore, 9,10)
L'amore può esser tutto e il contrario di tutto, ma sicuramente è l'unica cosa per cui valga la pena vivere e esplorare viaggiando attraverso territori sconosciuti alla ricerca di qualcosa che magari non troveremo mai.
Cosa sia per me l'amore? Non lo so!
Lina | Giovedì, 8 aprile 2010 @18:46
Per Cam: L'amore: un mare in burrasca, una tempesta che infuria...guarda che entrambi portano solo distruzione e macerie. Il vero amore in cosa consite? Vogliamo fare un distinguo tra amore e passione?
principessa | Giovedì, 8 aprile 2010 @17:52
io mi sono abbandonata....e l'amore risale attraverso le mie vene.Ho perdonato,ma ora sono io ad amare ed essere amata... me lo merito
Cam | Giovedì, 8 aprile 2010 @17:40
Cara Lisa grazie del chiarimento, sai io e l'amore viaggiamo su binari paralleli che forse solo all'infinto riusciranno ad incontrarsi. Nella mia ignoranza credevo che sempre l'amore fosse sconvolgimento totale della propria esistenza, un secchio d'acqua gelida che ci sommerge tra il torpore delle lenzuola, scossa elettrica che trapassa e trasforma, un mare in burrasca, una tempesta che infuria, qualcosa che satura le camere del cuore, che toglie il respiro, che sazia ogni fame. Forse però mi sbaglio e così vado continuamente cercando quell'amore che nella realtà non c'è o che io non riesco a vedere.
Possiamo vivere senza?
LISA | Giovedì, 8 aprile 2010 @17:15
Ehi, che succede, il blog sente la primavera?
Per CAMILLA ZOLLETTA DI ZUCCHERO: grazie, mi piace l'idea che una poesia ci trasformi, anche solo per un mattino, in una zolletta di zucchero! Oppure in un gloss glitterato, wow: LEI E IL SUO CAFFE' AL GINSENG. Per CAM: quel "just when we least needed or expected it" è perché, a volte, l'amore è una rivoluzione, un terremoto, un sentirsi improvvisamente sull'orlo di un precipizio. Un lampo che illumina di luce elettrica la notte e rende tutto diverso e inquieto. Un amore clandestino forse, o un amore non corrisposto, un amore che però sale in noi, e "clings inside the chambers of the heart". Anche questo, dice Julia Copus, è tenacemente amore.
Camilla | Giovedì, 8 aprile 2010 @17:07
Cara "Lei e.." è successa anche a me una cosa simile, ma piano piano, con i piedi di piombo e il cuore che man mano si apriva, ho fatto cadere ogni barriera e mi son lasciata amare dal quel ragazzo che mi aveva aperto il suo cuore con piccoli gesti e dolci attenzioni che mi mancavano da tempo. Ho scoperto un amore nuovo, bello, sincero e pieno (anche di sane litigate). Ho iniziato ad amare di nuovo, diversamente, in un modo che non credevo più possibile visto come mi ero chiusa in me. Ci son andata piano, ci vuole tempo prima di potersi ributtare in una storia.Io avuto bisogno di chiudere una porta, ho tagliato tanti rami secchi, mi son presa del tempo per me e ho iniziato (con i famosi piedi di piombo) a conoscere una persona che ora mi sta cambiando la vita. Non precluderti nessuna possibilità, a volte siamo più forti di quel che pensiamo..
ALEXO | Giovedì, 8 aprile 2010 @14:52
BIPOLARE PURO, FORSE TRI. Ora in fase middle/up : se ti interessa la storia ( romanzata ma non tanto), col permesso di Lisa ( ma che fine ha fatto?), puoi andare QUI: http://storie.perfiducia.com/user/alo .
Mi sono reso conto che mi rimane molto difficile parlare di me direttamente, guarda se leggendo... Ciao, a te , a tutti.
daniela | Giovedì, 8 aprile 2010 @14:52
lascia stare i cupi pensieri, sono tossici. Coraggio!!!!Vado, stavolta davvero, bimbi reclamano la merenda e li ho parcheggiati davanti a guerre stellari, madre degenere!!!!!!!!!!!!!!!!!!Ciao:-)
Cam | Giovedì, 8 aprile 2010 @14:49
Grazie Daniela penso fosse proprio qualcosa di simile al Christmas coffee, qualcosa di introvabile in Italia (e penso sia giusto così, ogni terra deve avere propri, profumi, colori, sapori). Quanto a Derek ... direi che senza saperlo ci sei andata vicina ... fino agli "oltre i 40" lasciamo il resto "ai tre puntini".
Quanto al segno, al giorno, al mese, all'anno lasciamo perdere per un po' (se ti raccontassi cosa è successo ier l'altro tu non ci crederesti, altro che film: la realtà a volte è ben più straordinariamente fantasiosa)
E' buffo vedere come da un mezzo battibecco (uno spontanea scambio di opinioni di due amici al pub) poi ne scaturiscano ben altre cose.
Poi fammi sapere per quel "when we least needed", se puoi
In questi giorni scrivo appena posso per distogliere la mente da altri cupi pensieri, direi che un po' serve, soffrire in due non penso abbia senso e la fine della triste storia è nelle mani di Dio.
Anonimo | Giovedì, 8 aprile 2010 @14:35
Daniela, oggi proprio non volevo "intervenire" però mi sembra scortese non risponderti. Guarda che sono proprioi sincera: un pic nic, 46 anni fa, molto cheap e bucolico, freddissimo, a Pian delle Betulle. Uova sode, panini e the bollente "liscio" e, ahimè, poco zuccherato.Funziona ancora!
daniela | Giovedì, 8 aprile 2010 @14:28
NO NO NO NO!!!!!!!!!!!C'era una volta una persona stupenda di nome Derek. Un bell'uomo, gentile, intelligente e con tanto da dare. Oltre 1 40, e in tutti quegli anni, mai la ragazza giusta. Entra Jennifer...e Derek non e' piu' solo. E hanno anche una bimba!!!Storia vera!!!!!giuro!!Amcio di mio marito!Che segno sei?
daniela | Giovedì, 8 aprile 2010 @14:24
ciao cam, qui ci sono dei coffee shop tip Starbucks o Costa Coffee che fanno del caffe' molto buono ma in porzioni guganti, ti danno bicchieroni enormi con 20000000 calorie!!!!!!!!!!A Natale fanno il Christmas coffee, un cafe' con la panna aromatizzato da spezie natalizie come cannella e chiodi di garofano...mmmm...Cam, la donna giusta e' dietro l'angolo, abbi fiducia!!!!!!!!E se lo desideri anche i bebe'!!vedrai:-)
Cam | Giovedì, 8 aprile 2010 @14:20
Ovviamente era un "BEVERONE" e la compagnia eran quattro uomini in partenza per terre lontane. Mai una volta la persona giusta al posto giusto. Temo che mi dovrò rassegnare.
I migliori anni della nostra vita | Giovedì, 8 aprile 2010 @14:17
Bellissima questa poesia ed in particolare la sua versione in inglese. Grazie Lisa. Per Daniela: la mia bevanda dell'amore è il vino. Mi piacerebbe gustarlo insieme al mio uomo (quando sarà). Mi piace tanto però anche il caffè al ginseng. Che il soffio dell'amore raggiunga tutti/e voi. Lila
daniela | Giovedì, 8 aprile 2010 @14:15
mi sembra un potenziale disastro. Scusa Alexo ma veramente hai il disturbo bipolare o era uno scherzo? Rispndimi "ma ti fai i cavoli tuoi?" se ti va.
Cam | Giovedì, 8 aprile 2010 @14:13
Cara "Lei e ..." (il tuo nik è davvero molto bello ma un po' lungo da citare sempre per intero, e con questa nota ho perso ancora più tempo). Soffrire per qualcosa di importante forse ha un senso, soffrire per qualcuno che ti considera uno strumento usa e getta direi proprio di no. Se tu parli e lui non sente ... Non penso sia l'unico uomo sulla terra e poi ... dietro l'angolo quando meno te l'aspetti ... trovi qualcuno con cui lanciarti all'impazzata in discesa (ovviamente dopo aver ben controllato i freni, non si sa mai).
Mi piacerebbe chiedere a Julia quando un essere umano non ha bisogno d'amore. Ma forse interpreto io male il senso di quel "when we least needed" "quando meno ne abbiamo bisogno".
DANIELA mi dai una mano a capire?
A proposito di bevande ricordo un beverono preso a Heatrow: era tè, era latte, era panna, era spezie che sapevano d'oriente, era qualcosa di davvero speciale ... peccato che la compagnia non fosse quella giusta e così niente nove anni e niente bebè
ALEXO | Giovedì, 8 aprile 2010 @14:10
Per Daniela: non solo è sposata ( ed anche io), ma per troppa amicizia
o perchè così doveva essere , ho pensato bene di rimetterla in contatto
con un suo ,e mio, vecchio amico.... Se ti interessa il seguito fammi sapere, c' è qualcosa su Internet. Ciao.
E questo blog è sempre più intrigante!!
daniela | Giovedì, 8 aprile 2010 @13:42
mi sa che "he's not that into you". Come dice il film (carino). vado, bye!
daniela | Giovedì, 8 aprile 2010 @13:41
mi sembra un po' insensibile sto qua, ti tiene sulla corda!!!!!
Lei e il suo caffè al ginseng | Giovedì, 8 aprile 2010 @13:32
CAM, hai ragione e ti ringrazio per il tuo incoraggiamento.
Vorrei combattere per dirglielo, ma lui non si fa trovare e non risponde se non vuole, ha il coltello dalla parte del manico.
Era scomparso poi dopo alcune settimane è tornato, gli mancavo? non penso, piuttosto voleva rivedermi per abitudine, perchè serviva a lui.
E adesso che si è tolto il sassolino dalla scarpa non gli serve piu' farsi trovare.
Ho passato e sto cercando di uscire da questa crisi alla quale mi ha portato e proprio nel momento della rassegnazione, una sera per caso incontro un ragazzo, che mi sta corteggiando con il cuore davvero e cerco di corrispondere.
Sono ancora molto frenata a causa di quello che ho provato con l'altra persona che mi ha letteralmente travolta e sconvolta.
Non voglio prenderlo in giro e illuderlo ed è per questo che ci vado con i piedi di piombo e un po' mi tuffo, perchè nelle nuove emozioni è bello anche buttarsi.
Così i versi di oggi li porto in giro come un gloss glitterato*: li sfoggio con il sorriso!
"Sì, l’amore è così:
proprio quando meno ne abbiamo bisogno
quando meno ce l’aspettiamo
una parte di noi vi affonda dentro
per caso o per sbaglio""
daniela | Giovedì, 8 aprile 2010 @13:25
oh, e a proposito di bevande dell'amore: il the' superzuccherato, con il latte dentro, stile britannico, che mi hanno dato dopo il travaglio! Accompagnato da pane tostato che ho divorato sbriciolando un pochetto sulla testina nuova nuova di Luca!Ma non mangiavo da 48 ore, sai com'e'. E le vostre bevande dell'amore? Giusy, Lila, Cam?
daniela | Giovedì, 8 aprile 2010 @13:22
Alexo, se lei e' sposata per te c'e' solo sofferenza, non farti del male!!!!!!!!Risparmia il tuo cuore!!!!!!!!!
daniela | Giovedì, 8 aprile 2010 @13:19
tutto questo parlare di the e caffe' al ginseng mi fa venire in mente la favolosa poesia di FG, "Ne e' passata di fanta sotto i ponti"!!Mi dovete scusare, essendo un po' impedita nn so spedire i link, ci ho provato!!!ma basta mettere Francesca Genti in Google e ho trovato la raccolta. La bevanda dell'amore per me: la nostra prima Ovomaltina!!!!!!A Dublino, io appena uscita da una relazione distruttiva, primo appuntamento che a stento lo conoscevo ma mi sembrava cosi' buono, cosi' gentile ( lo era), sono andata a casa sua dopo, mi ha offerto da bere ma io non bevo, ho chiesto un latte caldo, molto rock n roll!!!nove anni e due bambini piu' tardi...
ALEXO | Giovedì, 8 aprile 2010 @13:16
E' successo così, senza volere: ora penso solo al suo sorriso, alle sue labbra, chissà perchè, salate, ai suoi mille addii, ai suoi ritorni, ai suoi lombrichi! Lisa, Lisa, prima di riaprire certe ferite, interpella i tuoi affezionati bloggers, però la poesia è troppo bella e troppo vera.
daniela | Giovedì, 8 aprile 2010 @13:13
mano male cam, iei sera mi tormentavo e mio marito rideva!:-)))Per Ginseng (abbreviato) scusa ma questa e' una xsona che tu vedi al bar e a cui nn hai mai parlato?Beh se fossi io...di fisso attaccherei discorso...nn so...racconta un po' di piu' magari se ne hai voglia.
Cam | Giovedì, 8 aprile 2010 @09:35
Errata Corrige:
Paragrafo primo, penultima riga: "Era tè nel DESERTO" (ovviamente)
Cam | Giovedì, 8 aprile 2010 @09:27
Cara Lisa la mia conoscenza dell'inglese è pari più o meno a quella che tu hai di un dialetto eskimese, ma quel "tiny tube-like gaps inside a cube of sugar" è immagine che parla una lingua universale. E' l'amore che penetra capillarmente tra le breccie che si aprono nel nostro cuore, lo innonda e ne riceve sapore. Il tè senza zucchero non è che sia un gran che.
Leggendo questi versi mi torna alla mente un bicchiere di tè bevuto parecchi anni fa in un caravanserraglio del Marocco in compagnia di beduini e mercanti. Era un bicchiere reso opaco dal tempo e dalla sabbia, un bicchiere di tè bevuto stando quasi fuori dal tempo. Era un liquido di un'ambra verdastra che cadeva dall'alto, spumeggiante nella sua risalita; liquido caldo che affogava pian piano dorati cristalli di zucchero grezzo e abbracciava freschi rametti di menta. Di quel tè ricordo ancora perfettamente il colore, il profumo, la voce, il sapore. Era un tè nel deserta purtroppo non era l'amore.
Trex non tornare ad esser "silenzio che se ne va di spalle", lascia perdere i numeri per un istante, abbandonati perchè "naufragar è dolce" ... in una tazza di tè.
Camilla | Giovedì, 8 aprile 2010 @09:01
Buongiorno Lisa, sono una delle tante lettrici silenti delle tue poesie, piccoli talismani che conservo e regalo. Ti ringrazio per questo appuntamento quotidiano, per il sorriso che lascia sulle mie labbra mentre corro a prender la metro, spesso inciampando, visto che son più impegnata a leggere che a guardare dove corron tutti i milanesi indaffarati alle otto del mattino ;)
Ho deciso di scrivere solo oggi perchè sento particolarmente vicina questa poesia, in una mattina di litigi con Lui, che pensa sempre di aver ragione, che è lontano..ma l'amore mi avvolge, mi riempie anche in questi momenti, anche ora che scrivo qui per la prima volta e sorseggio il mio tè al bergamotto. Oggi sono una zolletta di zucchero.
Grazie Lisa.
Camilla
Annalisa farmacisa | Giovedì, 8 aprile 2010 @08:29
Mio Dio Lisa che versi stupendi! A me piacciiono sia in inglese che in italiano. Dentro c'è tutto ciò che mi piace: la sensazione di essere avvolti dall'amore, la musica, il tè e persino il color seppia. Questa proprio me la ritaglio da City. Brava!
Mercoledì, 7 aprile 2010 @07:30
"Talvolta delle piccole cose ci fanno felici senza motivo:
il secchio di latta ammaccato nella pioggia di primavera
sotto il ciliegio in fiore
subito prima che il cielo schiarisca.
O le bottiglie di vino rosso
che abbiamo gettato dalla finestra ubriachi la notte scorsa
subito dopo…
E talvolta le stesse cose ci rendono infelici
per lo stesso motivo".
(Henrik Nordbrandt)
Felicità/infelicità. Ma possiamo scegliere?
(La poesia di oggi, del danese Henrik Nordbrandt, è tratta da "Il nostro amore è come Bisanzio", Donzelli Editore, una raccolta che amo molto. Ho rubato spesso dei versi di Nordbrandt, anche per il Buongiorno del 7 settembre, che trovate in archivio - bisogna cliccare a sinistra, il post si intitola "Airport Look")
Lila | Giovedì, 8 aprile 2010 @13:48
Cam hai ragione la felicità si può vivere e sperimentare ma si può anche essere capaci di capire quali per noi sono le piccole gioie. Comunque un soffio stratosferico perché spero che questa tua situazione di tristezza lasci il posto alla serenità.
Cam | Giovedì, 8 aprile 2010 @10:03
Cara Lila mi fai una domanda che non so se abbia risposta, qualcosa di simile al chiedersi quale sia il senso della vita. In questo momento poi per me la felicità è qualcosa di molto lontano e non è detto che ciò sia necessariamente negativo, a volte una cosa lontana può esser osservata con una prospettiva diversa, con una luce diversa, con occhi diversi.
Questa mattina mentre seguivo uno di quei riti ripetitivi che accompagnano tutte le nostre mattine e che vanno un po' per conto loro ripensavo a felicità, infelicità, memoria e mi chiedevo se non fosse il caso di scrive un'ode in onor dell'oblio, lasciar che il passato se ne vada per la sua strada, resettar la memoria per poter cogliere l'assoluta bellezza (assoluta in quanto priva di qualsiasi legame) dell'attimo fugace che abbiamo di fronte. Il giorno in cui riuscirò a cogliere quell'attimo, quella luce, il satori in termini Zen, allora - forse - avrò la consapevolezza di ciò che la felicità è. Non so se però tutto ciò si potrà tradurre in parole. La felicità è uno stato dell'anima che non sono sicuro si possa raccontare, forse lo si può solo vivere e sperimentare.
Lila | Giovedì, 8 aprile 2010 @09:41
Per Cam: cosa vuol dire per te essere felice?
Cam | Giovedì, 8 aprile 2010 @08:55
Cara "Lei e il suo caffè al ginseng" quante tazzine vuote sulla tua scrivania a quell'ora di notte (ancora un po' ed era l'alba), quanti pensieri, quanti sospiri, quante domande. Per favore cerca di non tenerti tutto dentro. Trova un modo: il più strano, il più originale, il più impensabile o il più banale, il più semplice - forse - ma non tenerti tutto dentro. Alla fine l'energia troppo a lungo repressa è vulcano che esplode, è terra che trema e distrugge. Tutto ciò che è vitale e rimane chiuso troppo a lungo alla fine fermenta imputridisce e poi muore. Non permettere che ciò ti accada. Diglielo, se è persona intelligente capirà e assieme ogni tanto berrete una tazza di caffè, una semplice tazza di caffè (lascia perdere il tè con annessa zolletta di zucchero). Se è stupido ... peggio per lui. Tu ti sentirai leggera e un giorno al bar ordinando: "un caffè al ginseng, grazie" sentirai qualcuno dire: "piace anche a lei ?" e girandoti verso di lui ...
Buona tazza di caffè, penso ne avrai bisogno per tener gli occhi aperti questa mattina
Lei e il suo caffè al ginseng | Giovedì, 8 aprile 2010 @02:13
Per LISA e ALEXO
E' proprio così purtroppo: Lui non sa quello che provo, penso e cosa rappresenta per me. Vorrei farlo per me stessa e senza alcun fine anche perchè è piu' che palese che non c'è possibilità di essere felici insieme.
E continuo comunque a sentire la necessità di dirglielo e chiudere l'anello di questa catena.
Ma a quanto pare non so quanto sarà possibile questo incontro.
E' primavera, sboccerà qualcos altro.
Anonimo | Mercoledì, 7 aprile 2010 @23:31
Per Alexo: mi serviva pace; sai cos'ho fatto? ho puntato i gomiti sulla scrivania, con i palmi ( o palme?) delle mani ho racchiuso la faccia e ho riascoltato De Andrè, Branduardi e Vecchioni. Giovani , creativi: non so per quale motivo ora mi sento piu triste di prima
non so veramente se
carla | Mercoledì, 7 aprile 2010 @21:07
io, certe volte, penso di provare l'infelicità perchè desidero troppo essere felice: voglio e aspetto dei cambiamenti nella vita anche se talvolta mi dico " forse hai già abbastanza e devi solo smettere di vivere in una continua tensione verso l'infinito". Non so ancora cosa rispondermi.
Ps bellissimi i commenti di questi giorni e meraviglioso l'articolo sulla memoria della borsa, anch'io sono affascinata dalla storia degli oggetti.
Giusy | Mercoledì, 7 aprile 2010 @21:00
E ci sono ricascata, scusatemi tanto
Anonimo | Mercoledì, 7 aprile 2010 @20:50
Leggero come una piuma, Alexo! Riflettere su felicità e /o infelicità frorse è troppo ponderoso. Bella la tua, chiamamola pure, poesia. risolleva gli animi. Grazie
ALEXO | Mercoledì, 7 aprile 2010 @20:22
5 lombrichi, compagni di donne e di avventure
2 larve di cetonia, da cullare in un fiore
2 chiocciole, una per uno, amore
1 lumaca, a l' enterrement d' une feuille morte
deux escargot s'en vont...
1 centopiedi, per correre da te , col batticuore.
Visto, basta veramente poco per essere felici!
aferdita | Mercoledì, 7 aprile 2010 @18:41
Magari di poter scegliere di essere felici o meno. Nessuno è cosi stupido a scegliere la strada della infelicità. Purtroppo non sempre e possibile. Quando hai le nuvole dentro di tè, non riesci assaporare le piccole cose che nelle altre situazioni ti hanno reso felice. Un saluto affettuoso a tutte/i.
Lila | Mercoledì, 7 aprile 2010 @17:38
Ah, un saluto anche ai nuovi arrivati/e.
Lila | Mercoledì, 7 aprile 2010 @16:57
Beh, credo che abbia ragione il figlio di Giusy, la felicità è qualcosa di delicato, quel senso di gioia interna che, quando c'è, bisogna afferrare al volo. Poi dipende dai parametri che ognuno di noi si fa della felicità, per me felicità è anche sentire l'odore del caffè oppure annusare il mio Mozart quando puzzicchia di bagnato (per chi non lo sa Mozart è il mio cane). Sicuramente, qui mi riferisco alla poesia di ieri, quando non si perdona si vive male, il rancore porta solo fastidio e malessere. Credo sia sempre meglio essere sinceri con sé stessi e con gli altri anche se non è sempre facile. Per Giusy: non è una sconfitta avere un figlio così intelligente, è una risorsa in più. Per Alexo un saluto e per tutte/i voi buona giornata.
Giusy | Mercoledì, 7 aprile 2010 @15:25
Sappiamo tutti cos'è l'infelicità: perdita di affetti, delusioni, mancanza di comprensione da parte di chi amiamo, improvvisa sensazione di povertà, intesa in senso lato. E la felicità? Il mio primogenito, ragazzo coccolato e seguito da entrambi i genitori, aveva scritto in un tema in classe " la felicità è effimera, bisogna coglierla nell'attimo in cui si presenta" Testuale. aveva 12 anni. Mi sono sentita sconfitta.
masako | Mercoledì, 7 aprile 2010 @13:29
che bello questo blog! tenero e molto intenso nei contenuti.
secondo me scegliere si può, ma troppe volte non ci vogliamo abbastanza bene per scegliere la felicità.
un abbraccio
ALEXO | Mercoledì, 7 aprile 2010 @12:00
Lisa, mi sono appena reso conto che ho " linkato" anche il mio amore proibito/perduto: puoi perdonarmi?
Poi visto che il blog langue, un piccolo outing: ti ricordi MEGALEXANDROS, la poesia del pendolare innamorato con orario FFSS incorporato? Ero io, non sapevo che mi avresti attirato nella tana
del Bianconiglio. E non riesco a venirne fuori.
Ciao, ciao. Anche a Lila.
ALEXO | Mercoledì, 7 aprile 2010 @08:29
5 lombrichi
2 larve di cetonia
2 chiocciole
1 lumaca
1 centopiedi
è la lista del terrario che Lei ha preparato per i suoi alunni e che mi mandato per mail: anche questa è felicità.
Martedì, 6 aprile 2010 @09:03
"Che situazione di incertezza tra
l’essere feriti e il perdonare.
Rabbia che cova con dolcezza"
(Kurt Drawert)
E’ una linea di confine disegnata sulla sabbia: così leggera, quasi invisibile. E’ un dislivello del cuore. Un gradino scivoloso nei sentimenti. Io però ho deciso: non voglio inciampare. Oltrepasso il confine, sciolgo la rabbia. Perdonare è sempre andare avanti. Ora lo so.
(I versi di oggi, del poeta e scrittore tedesco Kurt Drawert, sono tratti dall’antologia "100 Poesie della DDR", Isbn Edizioni. Mi colpisce quella sottile linea di incertezza, la rabbia che cova con dolcezza. Ma mi piace soprattutto l'allusione al perdono: secondo una delle poche ricerche tuttologhe americane che mi sia rimasta impressa, gli "high forgivers", quelli che sanno perdonare, vivono meglio, si ammalano di meno e soffrono meno di infarto. Sarà un caso?)
Cam | Mercoledì, 7 aprile 2010 @20:45
DANIELA ma certo che è pace!! Dopotutto non è mai stata guerra Ci siamo confrontati ed è servito anche a me. Anche io a volte parto in quarta quando forse dovrei restare ancora un attimo fermo.
Scusami se nell'altra risposta non sono stato abbastanza chiaro.
Ciao
Daniela | Mercoledì, 7 aprile 2010 @13:08
Cam, ho detto "pace"?
Lina | Mercoledì, 7 aprile 2010 @12:50
Vedo che Adriano è d'accordo con me. Perdonare "in toto": facile da dire, scomodo ammettere che, purtroppo, resta il ricordo...
adriano | Mercoledì, 7 aprile 2010 @12:02
si perdonare, se amiamo veramente possiamo anche perdonare. ma dimenticare credo sia impossibile, svanisce ma ogni tanto c'e' qualcosa che fa riaffiorare il ricordo. una immagine, una frase e questo riaffiorare quanto male ci fa ancora? le cicatrici della vita ce le portiamo sempre dentro
Lila | Mercoledì, 7 aprile 2010 @11:10
Sante parole Cam, sante parole. Per i peccati veniali non sono d'accordo, se non si desidera più il proprio uomo o la propria donna vuol dire che qualcosa viene meno. Dico bene o anche in questo caso ti ho frainteso?
Cam | Mercoledì, 7 aprile 2010 @10:20
Perdonare, perdonare senza farsi troppi problemi, soprattutto i peccati veniali. Confrontarsi, cercar di capire. Basta muri ma prati verdi su cui sederci e ascoltare. Tutto scorre e magicamente, se non siamo in catene, ci troviamo dall'altra parte.
E' bello il confronto quando alla fine si costruisce qualcosa.
LISA | Mercoledì, 7 aprile 2010 @07:27
Vedo che la ragazza kamikaze ha colpito...
LISA | Mercoledì, 7 aprile 2010 @07:27
Per CLAUDIA MDG: no, colpevolmente non conosco Borges. Ma per perdonare ci vuole anche un atto di volontà: poi, hai ragione, ci si accorge semplicemente di essere già dall'altra parte.
claudia mdg | Martedì, 6 aprile 2010 @21:25
A me sembra che il perdonare non sia un'azione, qualcosa di volontario: più che decidere di oltrepassare la linea della rabbia, a un certo punto ci si accorge di essere dall'altra parte. Rimane la sensazione di qualcosa che è stato, che ha lasciato un alone vago, sfocato. Qualcuno ricorda il racconto Leyenda di Borges ? Parla di questo con parole infinitamente migliori delle mie.
Lina | Martedì, 6 aprile 2010 @18:35
E bravo Cam! paziente e acuto. Ne deduco che tu sappia perdonare anche i peccatucci di giovani, capricciose signore..
daniela | Martedì, 6 aprile 2010 @17:23
cam, sono stata un po' irritabile. In genere quando sono di quest'umore mio marito scappa. KAMIKAZE FOREVER! Pero' scusa, nn te lo meritavi. Pace?
Cam | Martedì, 6 aprile 2010 @17:17
Cara Daniela è proprio vero che le parole sono una fonte di malintesi. La mia osservazione è sul termine "kamikaze," non sul contenuto delle sue poesie che conosco poco ma che mi hanno detto molto. La "geisha" non è un termine offensivo, è la raffinatezza fatta persona; il "samurai" è forza e penso che attribuire ad una donna queste due qualità non posssa essere ritenuto una offesa. E' la coesistenza di ciò che apparentemente potrebbe sembrare inconciliabile ed è proprio della donna saper conciliare l'inconciliabile. Poi ognuno è libero di leggere ciò che vuole e di vedere ciò che vuole nelle parole che gli altri scrivono. Il "kamikaze" nell'immaginario collettivo è colui che porta la morte e portare la morte non penso sia un gesto d'amore (leggi un po' le lettere dei "mitici" kamikaze giapponesi, quelli che avrebbero dovuto essere "vento divino", poi ne riparliamo!)
Daniela dalla Scozia | Martedì, 6 aprile 2010 @16:52
...un ps: anche io mantengo sempre il patto narrativo, per cui non guardo film del terrore:-)
Daniela dalla Scozia | Martedì, 6 aprile 2010 @16:49
Quanto mi piacciono le poesie di Franscesca!!!!!quanto mi ci ritrovo! E pensare che io con la poesia sono ossessiva, non mi smuove mai nessuno,l'unico poeta che mi ha preso negli ultimi anni e' stato Sorley McLean, poeta gaelico scozzese che ha dato anche il nome al mio primo figlio. Sara' perche' anche io sono piemontese e della stessa generazione, mi ci ritrovo tanto. Grazie per l'indicazione Lisa, se ci sei Franscesca, grazie delle poesie!!Dani
Daniela | Martedì, 6 aprile 2010 @16:10
Cam, il tuo commento sulla geisha-samurai mi ha veramente dato sui nervi!Francsca parla dal PROPRIO punto di vista, non dal punto di vista di un uomo e le sue fantasie!Una donna poeta scrive per se', non per soddisfare te!!!Scrive dal cuore e esprime la sua essenza. Anche io sono stata una ragazza kamikaze prima di essere moglie e madre e sicuramente non avrei lasciato che tu o nessun altro uomo volessero manipolare la MIA voce, che e' solo MIA!(in questo caso, sua.) Se vuoi la geisha non cercare una poetessa. Se vuoi che un cuore forte ti ami, GUARDALO X QUELLO CHE E' e non temere le ragazze kamikaze!!!!
Gabriella | Martedì, 6 aprile 2010 @16:08
Anche perdonarsi è importante.Essere indulgenti coi propri errori è forse più difficile che perdonare gli altri. Gabriella
Lina? | Martedì, 6 aprile 2010 @15:20
Saper perdonare: un dono, direi, non accessibile a tutti. Oppure un percorso di crescita, di arricchimento interiore. Per quanto mi riguarda, ho sempre avuto la capacità di perdonare ma, anche, il grosso limite di non saper dimenticare.
ALEXO | Martedì, 6 aprile 2010 @12:58
LILA, ho letto ma anche io non so nulla di voi, forse perchè è da poco che frequento questo Parnaso, però penso che dalla mia storia, dalle poesie che mi piacciono o no, anche dai link, perchè no, si capisca di me più di quanto io possa dire.
Se ti va, fammi sapere qualcosa di te, mi sembri una persona molto dolce ma anche molto decisa, sbaglio?
Ciao, e oggi veramente soffi l' aprile.
Lila | Martedì, 6 aprile 2010 @11:43
Penso che il saper perdonare sia uno dei più bei doni che si possa avere. Anche io ho perdonato il mio ex nonostante il male che mi ha fatto. Ora per lui non provo niente ma quando ci sentiamo e so che lui sta bene sono serena. Bella l'immagine di CAM: di due persone che si siedono sull'erba e piano piano si avvicinano, ciao Cam e spero che oggi tu sia un pò più sereno. Un saluto anche a Trex. Per Alexo: ma non hai letto cosa ti ha scritto Lisa? Dalla capitale vi auguro buona giornata a tutte/i.
ALEXO | Martedì, 6 aprile 2010 @10:19
Quando sono ferito do il meglio di me: barba appena incolta, sguardo segreto e malinconico, splendente auto ironia, incontenibile voglia di tenerezza. Che gusto c'è a perdonare?
Poichè, mie care/i Domenica avete mangiato troppo e dormicchiato, vi
meritate, come promesso, un altro Strand! Pronti?
We are reading the story of our lives,
as though we were in it,
as though we had written it.
This comes up again and again.
In one of the chapters
I lean back and push the book aside
because the book says
it is what I am doing.
I lean back and begin to write about the book.
I write that I wish to move beyond the book.
Beyond my life into another life.
I put the pen down.
The book says: "He put the pen down
and turned and watched her reading
the part about herself falling in love."
The book is more accurate than we can imagine.
I lean back and watch you read
about the man across the street.
They built a house there,
and one day a man walked out of it.
You fell in love with him
because you knew that he would never visit you,
would never know you were waiting.
Night after night you would say
that he was like me.
I lean back and watch you grow older without me.
Sunlight falls on your silver hair.
The rugs, the furniture,
seem almost imaginary now.
"She continued to read.
She seemed to consider his absence
of no special importance,
as someone on a perfect day will consider
the weather a failure
because it did not change his mind."
You narrow your eyes.
You have the impulse to close the book
which describes my resistance:
how when I lean back I imagine
my life without you, imagine moving
into another life, another book.
It describes your dependence on desire,
how the momentary disclosures
of purpose make you afraid.
The book describes much more than it should.
It wants to divide us.
"
Stiamo leggendo la storia delle nostre vite
come se ci fossimo dentro,
come se lo avessimo scritto
E' un tema ricorrente.
In uno dei capitoli
mi appoggio (sul divano) e metto il libro da parte
perchè il libro dice
che è questo ciò che faccio.
Mi appoggio ed inizio a scrivere del libro.
Scrivo che voglio andare oltre il libro.
Oltre la mia vita in un' altra vita.
Metto giù la penna.
Il libro dice:" Mise giù la penna,
si girò e la guardò leggere
la parte in cui lei si innamora."
Il libro è più accurato di quanto possiamo immaginare.
Mi giro e ti vedo leggere
dell'uomo dall'altra parte della strada.
Hanno costruito una casa qui,
e un giorno un uomo ne è uscito.
Ti sei innamorata di lui
perchè sapevi che ti non avrebbe mai vista,
non avrebbe mai saputo che lo stavi aspettando.
Notte dopo notte diresti
che egli è come me.
Mi giro e ti vedo invecchiare senza di me.
i raggi del sole sui tuoi capelli d'argento.
I tappeti, i mobili
sembrano ora quasi immaginari.
"Lei continuò a leggere.
Sembrava considerare la sua assenza
non particolarmente importante
come chi in un giorno perfetto
considera il tempo un fastidio
perchè non ha cambiato i suoi pensieri.
Stringi gli occhi.
Vorresti chiudere il libro
che descrive la mia resistenza:
come quando girandomi immagino
la mia vita senza di te, immagino di muovermi
in un'altra vita, in un altro libro.
Il libro descrive la tua dipendenza dal desiderio.
come le momentanee rivelazioni
dello scopo ti facciano paura.
Il libro descrive molto di più di quel che dovrebbe.
Vuole dividerci."
Sembra la mia vita, la vita di molti.
La vita di tutti?
Buon giorno, visto che sole a Roma!
Cam | Martedì, 6 aprile 2010 @09:44
Perdonare senza dimenticare. Come è difficile, quasi impossibile ... Eppure ...
Lasciamo che l'onda accarezzi la sabbia, senza però cancellare ogni traccia.
Oggi ci sono, per poco, devo già scappare.
PS: un saluto alla "Dandy di Lambrate", che disegna collage di parole, per dirle che alle "ragazze-kamikaze" preferisco le "geishe-samurai": provocare per smuovere certe coscienze è giusto, sacrosanto, ma oggi - come sempre del resto - le parole pesano e generano malintesi. "Le parole sono una fonte di malintesi" disse la volpe al Piccolo Principe; forse più che farci saltare per aria con bombe di carta dovremmo cominciare a sederci nell'erba, senza dir nulla, cominciando a guardarci con la coda dell'occhio. E ogni giorno provare a sederci un po' più vicino ... chissà ...
Lunedì, 5 aprile 2010 @16:02
Non so se in questo momento siete vicine a una bilancia, ma se sì, fatemi un favore: pesate la vostra borsa. Io l’ho appena fatto. Impazzita? No, solo incredula: perché, secondo un’inchiesta del Daily Mail, le nostre borse sono sempre più leggere. Di un bel 57% più leggere, per la precisione. Possibile? Sì, sostiene perentorio il quotidiano inglese: due anni fa, la borsa di una qualsiasi donna trafelata multitasking pesava 3 chili e 200 grammi, più o meno 13 panetti di burro; oggi, 1 chilo e mezzo, ovvero sei panetti di burro. (Piccolo inciso: ho sempre pensato che le inglesi fossero diverse da noi, e adesso ne ho la riprova. Non solo vanno in giro senza calze, e con sandali altissimi, anche d’inverno; ma comprano tutto quel burro?).
Però hanno ragione: la mia borsa pesa un chilo e mezzo scarso (senza burro). E’ vero, è uno zainetto Prada (vintage, ma ben conservato), quindi l’equivalente del peso piuma in fatto di borse; e dentro c’è il mio survival kit ridotto all’essenziale. Controllo: portafoglio, chiavi, fazzoletti, cellulare, burrocacao, rossetto, specchietto d’argento (non sono ancora capace di ritoccarmi il rossetto senza); e un notes con penna, perché non si sa mai dove e quando può arrivare l’ispirazione. Dopo anni di allenamento sono riuscita a ridurre al minimo il mio equipaggiamento di sopravvivenza. Brava, no? Il merito non è solo mio, e qui in effetti ha ragione il Daily Mail. Se le nostre borse sono più aeree, è soprattutto grazie ai nuovi tecno-gadget che ci semplificano (o complicano), ma comunque alleggeriscono la vita. Ovvero: gli "smartphones", tutti i vari iPhones e BlackBerry che hanno sostituito i pesantissimi cellulari anteguerra, e le ancora più pesanti agende (ricordate i Filofax?). Morale: noi della "touch generation" possiamo permetterci borse più piccole. Almeno finché non ci compreremo l’iPad o qualunque altro micro-computer di cui diventeremo amorose schiave.
Ma in realtà ho un’altra storia di borse che volevo raccontarvi: anzi, la storia di una borsa. Una borsa che viene dal passato, una borsa con una storia, con tante storie dentro. Una borsa anni Sessanta, di Roberta di Camerino, di velluto: grigia e nera, piccola, capricciosa. Una borsa da signora, con due fibbie trompe l’oeil (il trademark della stilista veneziana), velluto su velluto. Ce l’ho davanti in questo momento: questa è la sua storia, ed ora anche la mia storia.
Tutto è cominciato a Trieste. Quando, a febbraio, l’assessorato alla cultura mi ha invitato a presentare il catalogo di una mostra (che, tra l’altro, è ancora aperta: fino al 18 aprile), nell’ex Pescheria, sulle Rive del mare che amo tanto. Una giornalista fintoglam (io) per una mostra glam davvero: quella degli abiti da sera di Mila Schön, nata a Traù (l'attuale Trogir, in Dalmazia), vissuta a Trieste, ma poi catapultata (come me) a Milano, dove diventò una stilista, negli anni Sessanta, prima, molto prima della Milano glam cheap. Durante il convegno abbiamo parlato di abiti. Degli abiti di Mila, e di chi, in sala, ne possedeva uno (l’ho chiesto, curiosa come sono; si sono alzate tre mani, e tre storie: io adoro le storie degli abiti). Abbiamo parlato di come ricordi e amori e desideri si intreccino alle etichette e alla stoffa. E io ho ricordato un’altra stilista, legata anche lei agli anni Sessanta e alla mia Trieste: Roberta di Camerino. Quand’ero piccola, in piazza della Borsa c’era una sua boutique, con le vetrine amatissime da tutte le ragazze dell’epoca. E mia zia, che a Trieste è nata (come tutta la mia famiglia) e ha sempre vissuto, aveva una borsa di velluto di Roberta di Camerino, che io amavo, per la sua morbidezza, ancora prima di sapere che quella borsa aveva un nome: Bagonghi. Ho raccontato di quella borsa perduta, che la zia non aveva più ritrovato; delle borse che vedevo in mano alla nonna, alla mamma, alla zia; borse da indossare in tinta con le scarpe, rigorosamente; borse che dentro avevano un fazzoletto ricamato, e un portaprofumo fatto a cilindro, e qualche caramella, sempre, per me bambina. Borse che all’epoca si riponevano in armadio, nel loro sacchetto morbido di satin o velluto. Non it-bags che costano come un affitto, da maltrattare e buttare per terra, come faccio anch’io, come fanno tutte le ragazze fashioniste che trattano le borse come (forse) vorrebbero trattare i fidanzati.
Qualche settimana fa ricevo una telefonata dall’assessore. Sa, qui è arrivato un pacchetto per lei… Avete già indovinato? Io speravo, ma non osavo crederci. E invece era lei, questa borsa, una vecchia borsa di Roberta di Camerino, arrivata dritta dal passato, solo per me. Con un biglietto meraviglioso, su carta intestata, regalo di una signora che porta il nome di un angelo e infatti si chiama Angela; un biglietto, che vi riscrivo qui, perché rimanga sempre, almeno nel cyberspazio di questo blog:
"Gentile signora, ero alla presentazione del catalogo di Mila Schön e ho sentito che era interessata ad avere una borsa di velluto di Roberta di Camerino. Ne ho trovata una in cattive condizioni in soffitta. Non si riesce ad aprirla! Comunque gliela regalo con piacere e forse continuerà a vivere".
Un artigiano dal tocco magico ha aperto la borsa: dentro c’era tutto il mondo che non c’è più, mia mamma, mia nonna, mia zia, le donne che mi hanno amato, le borse che hanno amato, la Trieste della mia infanzia e la Trieste che mi accoglie ancora, sempre, di nuovo.
Bibliotecaria | Sabato, 10 aprile 2010 @16:07
Donato, un bel nome il tuo. Mi hai regalato una bella riflessione sugli oggetti appartenenti al passato.Quante volte sono andata a rovistare nell'inesauribile soffita dei miei genitori per scovare vecchi libri, vecchi mobili dei miei trisavoli. Ho fatto rilegare libriccini risalenti ai primi anni del XIX secolo con tanto di sottolineature e annotazioni.Vivranno sempre, a meno che i figli o gli eventuali nipoti non vogliano disfarsene.
Donato | Venerdì, 9 aprile 2010 @15:13
Ho sempre creduto nell'età degli oggetti, che a differenza di noi umani, non invecchiano, superano gli anni arricchendosi degli umori e delle manie di chi li maneggia, li possiede, li dimentica, li ama, li vezzeggia. E vivono, imperturbabili, passando di padre in figlio e poi in nipote. Vedono il cielo ripetersi nelle notti e nelle stagioni, milioni di nuvole sempre nuove corrervi dentro. E sono là. Finiscono ogni tanto in un cassetto, una valigia, su un ammezzato, in un baule. ma sono paziemìntemente in attesa di rinascere ancora mille volte, senza poter raccontare i loro fascini avvertiti, le parole ascoltate, i segreti nascostissimi. Ma se sai che hanno una grande età e li prendi nella mano, un microbrivido ti invade, un misterioso contatto neuronico risveglia in te cose che non sai, profumi che non avvertisti, immagini solo pensate. Brava Lisa a risvegliare anche dentro di me questi pensieri, che fanno tanto bene all'anima.
Giusy | Mercoledì, 7 aprile 2010 @14:35
Flash back: quel "bagonghi", Lisa! Intraducibile così come altri termini, tipicamente triestini: non riesco a considerarli dialettali, mi suonerebbe sgradevole. E grembano, oppure strafanicci? (grembano si addice, almeno un poco, al mio consorte) Ti giunga il mio affettuoso saluto. E scusa se, per una strana forma di timidezza, o per gioco, a volte intervengo " sotto mentite spoglie". Devo ancora imparare il Galateo..
Lila | Martedì, 6 aprile 2010 @12:33
Emozionante il tuo racconto Lisa, mi sono commossa.
LINA | Lunedì, 5 aprile 2010 @23:38
Quel biglietto su carta intestata, unito al dono di una vecchia borsetta, racchiude tutto un mondo. La" triestinità" non è di facile comprensione.Con il tuo articolo, lisa, spero tu riesca ad aprire uno spiraglio di curiosità su una città praticamente ignorata dalla maggior parte di noi italiani
Mrack | Lunedì, 5 aprile 2010 @21:13
E sì, cara Lisa, uno scampolo di trieste nel tuo articolo.
Noi triestini non siamo troppi inclini ai complimenti e alquanto rozzi nello scrivere. Però: brava mula!
Simona | Lunedì, 5 aprile 2010 @20:57
Lisa, bellissimo questo articolo e questa storia. Ciao.
Giusy | Lunedì, 5 aprile 2010 @20:31
Lisa, non mi commuovo facilmente. Ho un ricordo: quello di mia suocera e della sua straordinaria borsetta/bauletto firmata Camerino.Stupendo, il tuo articolo.
claudia mdg | Lunedì, 5 aprile 2010 @20:21
L'anonimo ero io.
Anonimo | Lunedì, 5 aprile 2010 @20:19
Bella la storia della borsa che torna dal passato grazie a una gentilissima signora! La mia borsa di oggi pesa sui 3 kg: oltre all'indispensabile elencato da te c'erano un mini ombrello, il libro di Marcela Serrano scelto dal gruppo di lettura per l'incontro di aprile, l'agenda, il kit medico per il gladiatore influenzato in trasferta, un lecca lecca a forma di tour eiffel regalo delle nipotine reduci da Parigi, una tavoletta di cioccolato fondente e un golfino pesante perché non si sa mai. Dopo le feste mi sa che metto a dieta anche la borsa
V.I | Lunedì, 5 aprile 2010 @17:34
Essere legati ad un ricodo d'infanzia, a una zia e alla sua borsa o alla tua Trieste la tua città, che dire ... è come avere il filo di Arianna che ti riporta indietro dove hai iniziato il cammino nel labirinto delle cose più belle ... quelle che non hai mai perso... ne dimenticate.Quelle cose importanti.Cari saluti.
Venerdì, 2 aprile 2010 @08:01
"Ciao, non sono un panda
non vivo allo zoo dentro una gabbia
non ho bisogno della tua protezione
non voglio che mi nutri coi germogli
che mi consideri una specie da salvare.
preferisco che mi baci e che mi spogli
pattinare con te per la Via Lattea
pitturare color luna le pareti
delle stanze del mio bunker personale:
questo è quello che vogliamo noi poeti".
(Francesca Genti)
Allora, ti sei messo i pattini?
(Anche la poesia di oggi è tratta, come quella che ho scelto per il 24 marzo, da "Poesie d’amore per ragazze kamikaze", Purple Press, di Francesca Genti)
Sarebbe bello, in questi giorni di festa, poter pattinare per la Via Lattea.
insonne | Lunedì, 5 aprile 2010 @23:12
e non fare il misterioso, dicci chi sei. Good night, bonne soirée, Gute nichte
ALEXO | Lunedì, 5 aprile 2010 @22:33
For Lisa and the Others: il mio amore proibito ormai perduto mi ha detto ( varie volte) la stessa cosa: basta link, basta poesie,( alla fine mi ha detto: Basta!! del tutto). Per iniziare potrei raccontar/ti/vi come il caso capriccioso, nelle vesti indiscrete di Facebook, mi ha fatto ritrovare L., che era scomparsa ,il giorno degli esami di maturità, nel labirinto di vicoli che circonda il Liceo Virgilio a Roma; poi era riapparsa molti anni dopo
nel cursore lampeggiante di un computer... (continua).
Per Giusy, hai visto, malgrado la forza della PFM i nostri amici bloggers ci hanno lasciati soli.
Buona notte. AL
Giusy | Lunedì, 5 aprile 2010 @14:22
Alexo, ti sono grata, anzi, gratissima. Avevo messo nel cassetto De Andrè "prima maniera", quello che ho sempre preferito. Per quanto riguarda Branduardi, la prima canzone che ho fatto ascoltare al mio primogenito (avrà avuto 4 anni) è stata "La fiera dell'est" Ancora mi ringrazia e di anni, ora ne ha 33..Le vecchie cassette sono andate smarrite, ma oggi rivivo un bel periodo musucale, e non solo.P.s: I miei figli, oggi apprezzano la musica classica e non solo quella...
LISA | Lunedì, 5 aprile 2010 @14:07
Per FRANCESCA GENTI, POETESSA KAMIKAZE: bello vederti pattinare qui sul mio blog... Per ALEXO: basta link, basta poesie. Ci/mi racconti qualcosa di te?
ALEXO | Lunedì, 5 aprile 2010 @07:36
Lunedì,5 aprile: E' FESTA! forza bloggers, sveglia!?
http://www.youtube.com/watch?v=SNc8spdFZ5E
francesca genti | Domenica, 4 aprile 2010 @22:36
ciao lisa e ciao tutti,
sto pattinando per il tuo blog!
ALEXO | Domenica, 4 aprile 2010 @16:04
Lila, Lila,Lila, Ci s- conosciamo, eppure!?
Mosca | Domenica, 4 aprile 2010 @14:19
Pensavo a Montale..ignorante! Su internet ho trovato Pasolini, magnifico, eclettico uomo di cultura: Mi firmo con il "nick" che Montale aveva affibbiato alla moglie. (povera tapina)
Poetessa | Domenica, 4 aprile 2010 @13:48
Un augurio di serena Pasqua a chi passa da questo salotto.
Lila | Domenica, 4 aprile 2010 @13:21
Buona Pasqua anche a te Alexo.
ALEXO | Domenica, 4 aprile 2010 @12:36
Me voy, te dejo en el atardecer
que aunque triste, tan dulcemente desciende
para nosostros los vivos, con la luz de vela
que al barrio en penumbra descubre.
Y lo desordena. Lo hace aún más grande, vacío
más amplio y lejano, lo enciende
de una vida inquieta, y del ronco
rodar del tranvía, de los gritos humanos
dialectales, conjuga un concierto sordo
y absoluto.
Me ne vado, ti lascio nella sera...
Come è triste, come è dolce questo inizio: il poeta è un grande poeta italiano,Vediamo chi dei blogger lo svela.
La traduzione, molto bella e sentita, di Elena Tardonato Faliere. Per Lisa; ho un' irresistibile voglia di scrivere, ( disturbo bipolare fase up), se esagero , bloccami. Grazie!
ALEXO | Sabato, 3 aprile 2010 @19:02
WHAT A BEAUTIFUL!! WONDERFUL!!! ALLORA CI SIETE, TUTTI O QUASI! MERITATE QUESTE MAIUSCOLE, ANCHE SE POI LISA MI RIMBROTTA. AUGURI A TUTTI. Lila, auguri particolari per te, che hai sempre una parola dolce per ognuno di noi.
Lila | Sabato, 3 aprile 2010 @18:30
Un augurio di una serena Pasqua a tutte/i voi. Grazie Alexo per il video e per la poesia. Per Cam: un sorriso, spero proprio che dopo questo brutto periodo si affacci un pò di sole davanti a te.
GIUSEPPE | Sabato, 3 aprile 2010 @18:19
in buongiorno emily -gabrieli editore roma 2006-autobiografia poetica-scrissi una filastrocca per Ayat
una bambina kamikaze-questa vuole sintonizzarsi con 'poesie d'amore
per ragazze kamikaze'.buona Pasqua
www.giuseppecesaropoeta.splinder.com
una poesia con gli occhi più profondi
come le galassie
che ci attendono nell'universo
mentre camminiamo sole per la strada
e andiamo verso il cielo
delle nostre vite
mentre altre ci raggiungono
per sostiturci nel viaggio
che vorremmo fosse
un'avventura felice
ma dobbiamo lasciarla
e non capiamo perchè la luna
splende più bella
e a volerci trattenere non basta
il bacio di nessun principe azzurro
perchè la voce che ci dice di non volare
ci spinge più in alto nella via lattea
Pasquale | Sabato, 3 aprile 2010 @16:58
Ciao Cam, il venerdì di Passione è già trascorso: cerca , con fiducia, il Rinnovamento.
claudia mdg | Sabato, 3 aprile 2010 @16:38
Mi affaccio per un saluto e un augurio di rinascita a tutti.
ALEXO | Sabato, 3 aprile 2010 @14:41
Uff,noia saudade. Quasi quasi per Lisa, che non risponde, e per Giusy che è qui con me al blog, traduco' male, Maria Lisboa. Chi conosce il portoghese/lusitano non si adombri...
Vende pesce, indossa pantofole,
Si muove come una gatta.
Nel paniere, una caravella,
nel cuore, una fregata.
Nello scialle, invece di corvi,
si posano gabbiani.
Quando il vento la porta al ballo
danza un ballo con il mare.
Il vestito è di conchiglie
ha alghe nei capelli
e nelle venne abbaia
il motore di un peschereccio.
Vende sogni e profumo di mare
preannuncia tempeste.
Il tuo nome Maria,
il tuo cognome LIsbona.
Giusy | Sabato, 3 aprile 2010 @13:51
E scusa per le maiuscole fuori posto e quant'altro. Come si dice? "posto" e via!.
Giusy | Sabato, 3 aprile 2010 @13:45
E no, non sei solo, Alexo. Per Pasqua, io sarò abbastanza sobria, tanto da " gustarmi" (niente capretto, poverino!), anche il tuo Fado: L'avevo quasi dimenticato: Posso capire il Lusitano, ma solo se scritto. Buona Pasqua e grazie
ALEXO | Sabato, 3 aprile 2010 @12:23
Lisa, visto che oggi siamo rimasti solo io e te, vuoi dirmi cosa farai per Pasqua? Io a casa con i pochi amici fidati,
per un solenne pranzo e ricche bevute. Penserò un poco a lei che non comprende la poesia, ma quando sorride , quando sorride è " terribile . E desiderabile"
Ciao Lisa,inizio a volerti molto bene ( poeticamente, se entiende)
LISA | Sabato, 3 aprile 2010 @09:24
Per PAPERINA TENERA: forse il titolo ti fa impressione perché pensi alla giovanissima ragazza kamikaze dell'attentato alla metropolitana di Mosca, ma le poesie di Francesca Genti sono di una kamikaze sentimentale. E' per questo che mi piacciono.
ALEXO | Sabato, 3 aprile 2010 @08:51
Lisa, non so se il 3 aprile uscirà il tuo blog, allora niente Strand : invece ti voglio regalare e regalare a tutte le lettrici di questo incredibile salotto un emozionante fado:
Maria LIsboa cantato da una bellissima Mariza.
Anche le parole sono vera poesia accompagnate da una musica trascinante.
http://www.youtube.com/watch?v=qIbW6KGdypU
varina, usa chinela,
Tem movimentos de gata;
Na canastra, a caravela,
No coracao, a fragata.
Em vez de corvos no chaile,
Gaivotas vem pousar.
Quando o vento a leva ao baile,
Baila no baile com o mar.
de conchas o vestido,
Tem algas na cabeleira,
E nas veias o latido
Do motor duma traineira.
Vende sonho e maresia,
Tempestades apregoa.
Seu nome prprio: Maria,
Seu apelido: Lisboa.
ALEXO | Venerdì, 2 aprile 2010 @19:08
Domani, promesso, un' altra parte della poesia di Strand.
Per creare un pò di attesa :
"We are reading the story of our lives,
as though we were in it,
as though we had written it.
A domani allora.
ALEXO | Venerdì, 2 aprile 2010 @17:01
Lisa e Lila, anonimo odierno sono io, ALEXO, avevo solo dimenticato di firmarmi. Pare che tutte le donne che capiscano poesie siano su questo blog, la mia (ex) no.
Spero che non mi tocchi:
" 2) If a man lives with a poem,
he shall die lonely.!
Soffi d' aprile...che brividi di primavera, grazie Lila.
PaperinaTenera | Venerdì, 2 aprile 2010 @16:56
ciao lisa stavo rileggendo il titolo del libro da cui hai tratto la poesia, certo è un po forte ragazze kamikaze, non so perchè ma lo trovo un po inquietante, forse è perchè non conosco la trama?
e voi che pensate?
buon fine settimana e godetevi queste belle vacanze pasquali e primaverili ciaoo
Anonimo | Venerdì, 2 aprile 2010 @16:52
per vale ex aspirante madre: è vero i brutti momenti ti buttano giu, ma l'importante è trovare la forza per ricominciare!! auguri per il tuo piccolino, che sicuramente ti da modo di sorridere ogni giorno.
buona giornata a tutti e allora li avete presi questi pattini? :)
LISA | Venerdì, 2 aprile 2010 @15:44
Per VALE, ex ansiosa, ex aspirante madre, ma pink girl for ever: non sei per niente fuori luogo, anzi! Qui ci sono molte amiche di Emma e di Stella, molte (ex) aspiranti madri e molte ragazze eurostressate: solo che il blog, si è, come dire?, espanso e allargato. Abbiamo aperto la porta e le finestre per far entrare aria nuova. Sappi che mi ha fatto molto, molto piacere che tu sia ricomparsa. Rimani!
LISA | Venerdì, 2 aprile 2010 @15:40
Per ANONIMO: se un uomo capisce una poesia, dovrà cercare una donna che capisca una poesia.
Cam | Venerdì, 2 aprile 2010 @15:07
Giorni in cui fatico a leggere e proprio non riesco a scrivere. Quanto vorrei indossare quei pattini e fuggire lontono per riempire una latta del color della luna e dipingere il mio bunker e quello di chi con me poi vorrà un po' pattinare.
Non pensate che io sia un poeta; un sognatore - forse, uno che per passione colleziona emozioni
"Nel mio giardino i tulipani hanno bucato la terra e si stanno aprendo al sole. L'albicocco è una nuvola di fiori rosa che colorano un cielo un po' bigio. Dietro casa ancora neve sui monti e il gelo nel mio cuore". Questi sono i miei giorni di primavera
Un saluto a tutti e un augurio per una Pasqua che quest'anno per me ha un forte sapore di Venerdì di Passione.
Per TREX:
prima del mio black-out stavo inventando qualcosa per ritrovare impronte di luce lungo il mio cammino. Oggi la Via Lattea bussa ancora alla porta e allora provo a pubblicare quello che è ancora "work in progress":
http://trexpulcherrimalux2010.wordpress.com/
Lila | Venerdì, 2 aprile 2010 @14:47
Grazie Vale, anche se non sono un'aspirante madre ma solo una frequentatrice del blog che leggendo le tue parole ha provato un brivido di serenità. Grazie davvero.
malu63 | Venerdì, 2 aprile 2010 @14:41
Ho sempre amato e sognato i pattini perchè sono rimasti sempre tali.... perchè non l'ho mai fatto, da piccola mia madre diceva che mi sarei spezzate le gambe e quindi ho aspettato che crescessi.... da prende è arrivata la paura di cadere sul serio e quindi penso che rimarra per sempre un sogno. Auguro a tutti voi una serena e felice Pasqua.
Poetessa | Venerdì, 2 aprile 2010 @13:54
Credo proprio che dovrò comprare questo libro di poesie. E' così: frizzante! E' proprio quello che ci vuole per questa primavera.
Messaggio per Lisa. | Venerdì, 2 aprile 2010 @13:52
Ciao Lisa.
Con piacere ti ho ritrovato dopo più di 2 anni di mia assenza...
Sono Vale, ex-ansiosa e, soprattutto, ex-aspirante madre.
Il mio Niccolò adesso ha 26 mesi e sta diventando un ometto...
Io, intanto, mi do' da fare per regalargli al più presto un fratellino....
Scusa a te ed a tutte le aspiranti madri che, come me, ti scrivevano ogni giorno. Ho dovuto assentarmi dal blog per varie questioni: ho perso lavoro, ho passato un brutto periodo economico e psicologico, e questo mi ha portato a non voler più nemmeno accenderlo un computer, in quanto mi ricordava troppo il mio ufficio....
Menomale che a tenermi alto il morale c'era, oltre al Consorte, il mio piccolino. Non importa se pubblicherai o meno questa mia lettera, in quanto fuori luogo col tuo nuovo blog, ma volevo che la mia scrittrice preferita sapesse che non mi sono mai dimenticata nè di lei nè di tutte le mie amiche in rosa.
Un bacio, a presto.
Vale.
Luca Amodeo | Venerdì, 2 aprile 2010 @13:25
Grazie, gentile Lisa, per aver voluto condividerei la scoperta di questa giovane poetessa.
Felice primavera!
la Leoncina | Venerdì, 2 aprile 2010 @13:07
Che bella questa poesia Lisa! Io non sono molto brava a pattinare ma ad immaginare sì, a sognare. Per Anonimo: hai ragione anche le donne che capiscono e che scrivono poesie hanno dei problemi. L'importante è che poi si riesca a risolverli. Per Alexo: grazie della traduzione, veramente bella la poesia di Strand e grazie anche per Branagh. Soffi d'aprile Lila
ALEXO | Venerdì, 2 aprile 2010 @12:03
Ma che fine hanno fatto tutti? Non vogliamo pattinare anche noi con Lisa? Visto che siete tutti già in vacanza, leggetevi , comodamente sdraiati sotto una bella quercia, questi versi di M . Strand e relativa traduzione (mia):
We are reading the story of our lives
which takes place in a room.
The room looks out on a street.
There is no one there,
no sound of anything.
The tress are heavy with leaves,
the parked cars never move.
We keep turning the pages, hoping for something,
something like mercy or change,
a black line that would bind us
or keep us apart.
The way it is, it would seem
the book of our lives is empty.
The furniture in the room is never shifted,
and the rugs become darker each time
our shadows pass over them.
It is almost as if the room were the world.
We sit beside each other on the couch,
reading about the couch.
We say it is ideal.
It is ideal.
Stiamo leggendo la storia delle nostre vite
che si svolge in una stanza.
La stanza dà su una strada.
Non c'è nessuno qui
nessuno suono.
Gli alberi carichi di foglie
le auto parcheggiate non si muovono
giriamo le pagine, sperando in qualcosa
qualcosa come pietà o cambiamento,
una linea nera che ci unisca
o ci separi.
Il fatto è che, almeno sembra,
il libro delle nostre vite è vuoto.
I mobili della stanza mai cambiati,
ed i tappeti diventano più scuri ogni volta
che le nostre ombre passano loro sopra.
E' come se la stanza fosse il mondo.
Sediamo fianco a fianco sul divano,
leggendo del divano.
Diciamo che questo è l'ideale.
E' l'ideale.
Anonimo | Venerdì, 2 aprile 2010 @08:41
Come è giovane e fresca questa poesia! Se Francesca e Lisa permettono, la dedico a "colei" , che dopo una cena shakespiriana, tra ammiccamenti e sguardi furtivi, ha deciso;" Ci vuole una pausa". Purtoppo per me è piuttosto refrattaria alla poesia, neanche Salinas
è bastato ad emozionarla. O forse conosce il verso di Strand (ancora lui!):
SE UN UOMO ( e anche una donna aggiungo io)
CAPISCE UNA POESIA, AVRA' DEI PROBLEMI.
Io ne ho avuti e voi? Fatemi sapere, Ciao
Giovedì, 1 aprile 2010 @09:25
"Il letto era sempre rifatto con le lenzuola costose (allora era per questo che le aveva comprate!); l’ordine che regnava nell’appartamento non lasciava più presagire una solitudine meditativa, bensì l’arrivo di un ospite molto atteso. Era un ordine diverso, un po’ più studiato. Ora il suo appartamento sembrava la scena di un dramma, un luogo in attesa di azione".
(Claire Messud)
Stasera, cambio le lenzuola.
(La frase di oggi è tratta da un romanzo della scrittrice americana Claire Messud: "I figli dell’imperatore", Mondadori, tutto ambientato a Manhattan prima e dopo l'11 settembre. La protagonista è l’amante di un uomo sposato, è lui che aspetta, è per lui che la casa vibra e attende, per lui che cambia le lenzuola… Ma è bello anche cambiare le lenzuola solo per noi, solo per il piacere di infilarsi dentro il profumo di pulito. Il piacere della casalinghitudine)
LISA | Venerdì, 2 aprile 2010 @07:20
Divertente, ALEXO, il falso Mark Strand! Pesce d'aprile per poeti e aspiranti poeti.
ALEXO | Giovedì, 1 aprile 2010 @16:44
Amante uomo sposato, tradimento, gelosia, sangue, Otello , Desdemona, Iago, che storia, che storie: in questi giorni mi sento IAGO, poi avremo spazio vi spiegherò perchè. Intanto godetevi questo tributi al geniale Branagh.
http://www.youtube.com/watch?v=pCDo7m9n_oE
ALEXO | Giovedì, 1 aprile 2010 @16:04
Il libro dovrebbe finire con queste parole,
Qualcuno vuole rileggerlo,
qualcuno vuole riscriverlo.
E' già nella vita di altri.
Altri che siedono sullo stesso divano
Sfogliano le medesime pagine.
La luce nella stanza si fa più fioca.
Cara Lisa, come dicevo nel post delle 9,47 è uno Stran d falso quello che vi ho proposto, D'altronde oggi è il primo di aprile!
Di Strand, quello vero, trovi in libreria : L'inizio di una sedia, a cura di Damiano Abeni, Donzelli Editore.
Su google libri puoi trovarne una buona parte, tradotta e no. Buona giornata.
daniela | Giovedì, 1 aprile 2010 @15:23
x annalisa: ti faccio sapere che qui cambia tutti i gg. Scrivo qui il 17. Spero che il mio bellissimo paese ti piacera'!!!!!(si, mio: ne ho 2!!!)
Tra nuvole e lenzuola | Giovedì, 1 aprile 2010 @14:06
La conoscete questa bellissima canzone dei Negramaro? Abbracciami ancora tra nuvole e lenzuola (puntini). Anche a me come Annalisa piace il profumo ed il calore delle lenzuola appena lavate. E' bellissimo stare nelle lenzuola con il proprio uomo (o donna). Per Alexo: non conosco niente di Strand, è possibile avere la traduzione della poesia che hai riportato? Quanto a Strand ho trovato questo:
1) se un uomo capisce una poesia,
avrà dei problemi.
2) Se un uomo vive insieme ad una poesia,
morirà solo.
3) Se un uomo vive insieme a due poesie,
ne tradirà una.
4) Se un uomo concepisce una poesia,
avrà un figlio in meno.
5) Se un uomo concepisce due poesie,
avrà due figli in meno.
12) Se un uomo si vanta delle sue poesie,
verrà amato dagli stolti.
18 ) Se un uomo lascia che le sue poesie vadano in giro nude,
avrà paura della morte.
19) Se un uomo ha paura della morte,
verrà salvato dalle sue poesie.
20) Se un uomo non ha paura della morte,
le sue poesie forse lo salveranno forse no.
21) Se un uomo finisce una poesia,
si immergerà nella scia bianca della propria passione
e verrà baciato dalla pagina bianca.
Buona giornata a tutti/e. Lila
Annalisa farmacista | Giovedì, 1 aprile 2010 @09:48
Allora grazie davvero del consiglio, sono alla ricerca. Ah, che bello il profumo delle lenzuola pulite! Io adoro infilarmi nel letto appena cambiato e giusto ieri l'ho fatto. Si lo so le pulizie di mercoledì sono fuori regola, ma i miei due lavori mi lasciano davvero poco tempo e sfrutto il mio unico pomeriggio libero per fare la casalinga. Non contenta delle pulizie e dell'ordine che finalmente regnava in casa mi sono messa all'opera per fare i tortellini: sfoglia, ripieno et voilà. Tortellini per circa 10 persone. Che fatica, ma che bello.
Grazie Daniela per i consigli meteo: ho visto che sta nevicando. Spero che per quando arriverò (18 aprile) il tempo sarà un po' migliorato. ciao!
ALEXO | Giovedì, 1 aprile 2010 @09:47
The book should end with these words,
Someone wants to read it,
someone wants to write it again.
It 's already in the lives of others.
They are sitting on the same couch.
Turning the same pages over.
The light in the room is darker.
Cara Lisa, vedendo che la tua frase tardava, volevo bruciarti con questo "falso" Strand: è il seguito ideale de
WE ARE READING THE STORIES OF OUR LIVES.
Ormai amo talmente questo poeta che penso come lui, scrivo come lui ( almeno questo lo credo io!)
Oggi, a Roma, è una giornata bellissima, da ballare con i daffodils.
A più tardi, se posso e se vi fa piacere.
Mi chiamo Lisa Corva, e questo lo sapete. Sapete anche, se siete qui, che credo nel potere delle parole. E della poesia.
Qui troverete i miei Buongiorno: da trasformare in sms, ricopiare sull’agenda, far viaggiare via web… Talismano, oroscopo, cioccolatino, schegge di luce o di consolazione: usateli come volete. Troverete anche le mie interviste, i miei articoli di moda, i miei colpi di fulmine in giro per il mondo. E, ovviamente, i miei libri.
Mi potete anche trovare (a volte) in Piazza Unità a Trieste: la città dove sono nata, dove non ho mai vissuto, ma che continuo testardamente a considerare mia. Se vi avvicinate abbastanza, mi riconoscerete. Se non altro, dal profumo di rose.