Lunedì, 31 maggio 2010 @09:04
"Ci terrei a precisare che ho comprato questa tovaglia
con il suo semplice disegno ripetitivo
di fiori verde scuro non menzionati da alcun botanico
perché mi ricorda quel vestito stampato che indossavi
l’estate che ci siamo conosciuti (un vestito – hai sempre sostenuto –
che non ti ho mai detto che mi piaceva). Bè, mi piaceva, sai. Mi piaceva...
Come è potuto uscirsene così in silenzio dalla nostra vita?"
(Andrew Motion)
Quel vestito, che mi parla ancora di te.
(Ma allora gli uomini li guardano, i vestiti che indossiamo? Ogni tanto, a quanto pare, sì. Almeno i poeti. I versi di oggi sono tratti da "Nuove poesie d’amore", Crocetti Editore)
x. | Mercoledì, 2 giugno 2010 @03:06
sant'agostino?!? io tirerei in ballo piu' san tommaso... :)
X-Y | Martedì, 1 giugno 2010 @15:54
Mettiamo in mezzo quell'imbroglione di Sant'Agostino? Spiritoso!
x. | Martedì, 1 giugno 2010 @15:48
X-Y:
"In hoc signo vinces"..
e se non e' dell'amata: dissimulare!!
x. | Martedì, 1 giugno 2010 @15:28
lisa: si', le calze. soprattutto colorate. quelle che spuntano dai vostri vestiti nella stagione fredda.
LISA | Martedì, 1 giugno 2010 @08:36
X.: le calze?
LISA | Martedì, 1 giugno 2010 @08:35
MICHELINE: bene. Ci farai sapere? Emma è con te!
Lina | Lunedì, 31 maggio 2010 @23:03
si, i mariti guardano i vestiti che indossiamo, come no! Per esempio.al mio piacciono., su di me, abiti over size, li apprezza molto, tanto quanto le scollature di altre signore : L'ho visto affondare uno sguardo apparentermente distratto in quel punto...Buona notte a tutte
Farfalla | Lunedì, 31 maggio 2010 @21:39
Micheline, Come non si puo' dar valore a qualcosa che si " ottiene senza sacrifici"? Pensi veramente che portare avanti una gravidanza non comporti sacrifici e relative conseguenze? Cerca di stare tranquilla e non di vedere nel bimbo che tanto desideri Un valore o un valore aggiunto, solo così, con la tua generosità e il desiderio di Dare anzichè di ricevere, sarai una brava mamma: I miei auguri, con tutto il cuore e, credimi, sono sinceri
Lila | Lunedì, 31 maggio 2010 @19:24
Sono davvero contenta per te Micheline.
micheline | Lunedì, 31 maggio 2010 @19:08
E' arrivata la chiamata dal tribunale stamattina alle 7.30..convocati per il colloquio con il giudice il 9 di giugno:sono tesa come la corda di un violino,ma contenta al tempo stesso perchè un passo lo stiamo già facendo..e si cara farfalla è come quando quello che vuoi lo ottieni senza sacrifici,non dai un valore;noi aspiranti sappiamo che ogni momento tanto atteso è un graffio nel cuore che fa fatica a rimarginarsi anche quando come dice Marina hai davanti il TUO tanto atteso figlio che può essere del cuore o della pancia,non ha nessuna importanza.Quando te lo mettono in braccio è la stessa cosa.Grazie per il conforto.
X-Y | Lunedì, 31 maggio 2010 @18:07
X. : e quel malizioso segno che si può intuire sotto i pantaloni attillati, non necessariamente indossati dall'amata, no?
Pablo | Lunedì, 31 maggio 2010 @17:58
Chiamato in causa confermo, per me, immagino che anche gli altri lo facciamo, sebbene possiamo essere meno attenti di voi: io conservo con cura ogni dettaglio di alcuni vestiti...e di certa lingerie. Non necessariamente collegati. Ma io l'ho detto a chi li portava, che mi piaceva da morire.
x. | Lunedì, 31 maggio 2010 @15:56
certo.e anche le calze.
Giusy | Lunedì, 31 maggio 2010 @14:28
Un vestito che mi parla ancora di te...nulla a che vedere con la nostalgia "maschile" che traspare da questi versi almeno per quanto mi riguarda. Sapete? Ho il coraggio di ammettere che conservo e spesso indosso abiti che mi sono stati regalati, alcuni smessi, altri nuovi ( le donatrici erano sorella. cugina, e un'amica)mi piace indossarli, visto che non ho cambiato taglia, e non mi importa che siano decisamente " vintage" anzi. sento addosso il loro affetto per avermeli regalati, il loro gusto per averli scelti. Non me ne separerò mai
Lele | Lunedì, 31 maggio 2010 @14:26
E si! Li guardano i vestiti e si li ricordano anche. Lui mi ha chiesto proprio poco tempo fa che fine avesse fatto quel vestitino a fiori che avevo quando "un giorno per caso" ci siamo incontrati. Era un vestito bellissimo, però il mio Mr. Big (pezzotto) non si ricorda di quando mi ha fatto divieto assoluto di indossarlo perchè eccessivamente corto! Devo fargli vedere assolutissimamente Sex and City 1 e 2. Baciotti
Lila | Lunedì, 31 maggio 2010 @14:15
Direi di sì, Lisa, li guardano gli uomini i vestiti, anzi direi che a volte mi sento squadrata. Mi ricordo anzi che il mio ex me ne regalò uno a fiori veramente carino che sfoggiai per 2-3 estati un pò di tempo fa (anche qui parlo di anni). Mi piaceva indossarlo specialmente nelle serate estive perché era senza spalle e aveva una gonna un pò svasata in fondo e quindi mi piaceva portarlo quando andavo a ballare a Fiesta (manifestazione estiva che si tiene qui a Roma a partire dal mese di giugno). Ora sono un pò aumentata di peso e il vestito non mi entra più, ma ancora mi piace guardarlo e ogni tanto ricordare...(scusa per i puntini ma qui erano necessari).
Venerdì, 28 maggio 2010 @07:45
"Vediamo quante stelle sbriciolate nella pozzanghera."
(Neruda)
Vediamo quanti sogni in frantumi, quante delusioni mi hanno scottato, quanti graffi nel cuore. Ma vediamo anche quanto, e quando, sono capace di alzare la testa: e guardare in alto. Il cielo mi chiama, non più un riflesso nella pozzanghera.
(I versi di oggi sono tratti da un mio vecchio libro di Neruda, ormai pieno di annotazioni e sottolineature: "20 poesie d’amore e una canzone disperata", Edizioni Accademia)
Farfalla | Martedì, 1 giugno 2010 @22:46
marina, ma quando dici : è lui che salva le nostre vite, anche questo è clichè. Si tratta pur sempre di salvataggio, anche senza zattera e non volermene, del resto la scelta che hai fatto tu, come tanti altri, comporta una grande forza e un fermo convincimento che non posso che apprezzare. Leggerò Emma
Marina | Martedì, 1 giugno 2010 @00:23
di coraggio perche'? perche' un figlio adottato puo' essere peggiore di uno biologico, perche' percorrere strade infinite di tempo e spazio necessita di coraggio? Non so, per me sono le circostanze che fanno una vita, e la ns tra infertilita' e sogni e' stata questa. generosita' perche'? perche' si da' un'opportunita' ad un bimbo sfortunato? Sono destini che s' incontrano, ma e' un discorso che rifugge dalle etichette il fondo delle cose e' altro. Capisco che da fuori vi sembra un'azione umanitaria. Quanto alla zattera e ai naufragi direi che anche qui siamo in pieno cliche'!
farfalla | Lunedì, 31 maggio 2010 @23:36
Vuoi dire, marina, che la scelta che hai fatto è solo un atto di egoismo, una specie di zattera di salvataggio per non naufragare? Non ci credo: è un atto di generosità e di coraggio
Marina | Lunedì, 31 maggio 2010 @23:08
ovviamente il commento era mio, e' partito senza nome...sorry
Anonimo | Lunedì, 31 maggio 2010 @23:08
perche' se no staremmo soli, cerchiamo sempre consolazione e supporto dalle persone che ci sono vicine, come lo diamo a chi amiamo...l' alternativa e' di vivere senza legami, si puo' fare...farfalla io non so se saro' una brava mamma o no, probabilmente saro' come tutte le altre, e il fatto di aver adottato non fa di me un'eroina, non c'e coraggio, e ancora meno generosita', e' lui che salva le nostre vite...
Farfalla | Lunedì, 31 maggio 2010 @20:39
Marina, sono sicura, sarai una brava mamma, scegliere l'adozione è un atto di grande coraggio e di grande generosità. Però. vedi? tutte noi madri (poco importa se adottive o non) cerchiamo consolazione e supporto nei nostri figli. Vogliamo chiederci il perchè ?
Marina | Lunedì, 31 maggio 2010 @12:42
Vorrei rispondere a Farfalla, e' vero, hai ragione una maternita' da sola non puo' risolvere i nostri problemi esitenziali, ma ti assicuro che quando hai corso tutto il mondo, mille strade e milioni di salite per avere il figlio che hai, le sue tenere manine ti ripagano di molte cose. Anche delle lacrime che versi copiose per altri dolori e delusioni, lui che ti guarda interrogativo e tu che dici 'no, non ti preoccupare mamma non e' triste' invece mamma e' triste e delusa appunto, ma si fa forza per questo essere che il destino le ha voluto dare. Si asciuga velocemente le lacrime, e cerca di guardare avanti con piu' forza di quello che farebbe se fosse ancora sola. E lo fa per lui, perche' se fosse per lei, mamma piangerebbe tutta la giornata oggi...E non importa se quando diventera' adolescente sara' insopportabile, io, noi aspiranti o ex aspiranti madri non finiremo mai di ringraziare la vita per qs figli, ma anche di avere piu' paura di vederli soffrire...leggi il libro rosa capirai...
Lila | Lunedì, 31 maggio 2010 @10:35
Soffio fortissimo per la cara Micheline perché possa veder presto brillare la propria stella.
LISA | Lunedì, 31 maggio 2010 @09:00
Certo, PI, ex aspirante paziente, che mi ricordo di te. Mi ricordo di te e delle tue stelle sbriciolate, e dei tentativi Fivet, e poi dell'Annunciazione davanti al tuo consorte che quasi impallidisce per l'emozione: due gemelli! Mi ricordo e mi fa molto piacere quando tu, e tutte le altre aspiranti madri, vi riaffacciate sul blog: perché vi vedo scrivere il vostro personale libro rosa, il vostro finale. A te dunque, ma anche a MARINA A BRUXELLES, a MICHELINE, a MALU 63, a tutte le aspiranti (ed ex) del blog, dedico l'aggiornamento che Emma farebbe della Lista Madri Tardive, ricordate? Aggiungerebbe Sarah Jessica Parker, che a 45 anni ha avuto due gemelline grazie a una "surrogate mother", o utero in affitto (sono ancora perplessa, a dir la verità, così come sono perplessa sul suo Sex and The City tutto botox); e aggiungerebbe Sandra Bullock, tra poco 46 anni, che è diventata madre tardiva grazie alla cicogna del tribunale, ed ha adottato un bimbo (nel frattempo ha smarrito per strada un marito, ma insomma sono cose che succedono). E intanto penso: ma Sex and The City 2 non poteva raccontarci tutto questo, vere storie e veri tormenti over 40, invece di una gita a Dubai? (A FARFALLA, invece, dico: mi piacerebbe che leggessi anche tu "Confessioni di un'aspirante madre". Emma ti aspetta).
aferdita | Domenica, 30 maggio 2010 @14:59
Io non voglio vedere mai i miei sogni frantumati nelle pozzanghere, ho deciso tempo fà, e questa e stata la mia salvezza. Altrimenti non avrei trovato la forza di cambiare completamente la mia vita. Sarebbe stato molto doloroso pensare il mio paese, la mia casa, parenti e amici e rincominciare tutto da capo in una cita dove non conoscevo nessuno e non sentivo mai parlare la mia lingua. Lasciare le mie figlie alle cure dei miei per occuparmi degli figli degli altri. lasciare il mio lavora da laureate e fare la domestica. Non lo so se sarei stata in grado di farcela senza mettere un pietra sopra ad ogni specchio d'acqua dove poteva vedere qualche sogno frantumato. Ho scelto di vedere sempre e comunque il cielo e di nuovi orizzonti
Giusi, sono anch'io d'accordo con te, La poesia esprime tutta la sua forza solo nella lingua originale. Si arrivano i traduzioni eccellenti solo quando il traduttore è di madre lingua e un poeta a sua volta
Lisa, come sempre le tue interviste e le i tuoi Bongiorno sono pieni di punti di riflessione di un richiamo a vecchi ricordi. L'intervista che mi hai suggerito mi e molto piaciuta, i racconti dal Est inevitabilmente svegliano il miei ricordi. Sicuramente scriverò.
Un abbraccio affettuoso a chi ancora soffre per i sogni frantumati, a chi ancora non trova la forza di accettare la realtà o non ha la pazienza di aspettare che si realizzino. Sono con loro, e soffio forte.
claudia mdg | Sabato, 29 maggio 2010 @19:29
Che tu possa prendere in mano la tua stella presto, Micheline, non sarai una mamma anziana, ma solo una mamma meravigliosa.
una mamma anziana | Sabato, 29 maggio 2010 @18:33
Micheline, una mamma di 47-48 anni non è una mamma anziana. E' una mamma e basta. Non possiamo scegliere per la vita e la morte, non possiamo programmare quando nascerà nostro figlio e se qualcuno c'è riuscito, è stata un'eccezione. La vita va così e accettarlo, in fondo, è un pò come imparare ad amarla un pò di più. Ama i giorni che hai a disposizione, coltiva il tuo sogno, ma senza disprezzare il percorso per raggiungerlo. La vita è troppo breve.
Farfalla | Sabato, 29 maggio 2010 @18:15
mi chiedo: perchè, per quale motivo inseguire il sogno di una maternità che ci è stata negata? i figli non sono soltanto tenere manine e guance tenere e rosee (o abbronzate) da baciare. Vi assicuro, sono tutt'altra cosa, basta attendere che si trasformino in adolescenti che,come tali possono rivelarsi scontrosi e ribelli e anche ostili. A volte mi chiedo: da chi avrà preso costui o colei? Prendiamo dalla vita ciò che ci viene offerto.Una maternità realizzata non può, da sola, risolvere i nostri problemi esistenziali. Non voletemene, per favore, vi capisco ma vi sto parlando da "esperta".
micheline | Sabato, 29 maggio 2010 @16:34
sono delusa,affranta,stanca.Anni e anni sprecati a seguire dei sogni/stelle,poi la certezza che tutto è stato vano.Mi chiedo se credere ancora in qualcosa o Qualcuno,non ce la faccio;le persone anziane con il loro credo mi dicono che sono le croci che Lui mi fa portare per vedere quanto sono forte.GRIDO...non sono forte,cerco solo di non unirmi al coro di chi si lamenta sempre della propria situazione e metto questo scudo e infilo la testa dentro come una tartaruga nel momento del pericolo.L'adozione è ferma,il tribunale non chiama nemmeno per il colloquio (il quarto in 11 anni),mi sono fatta i conti e se tutto va bene arriverò a 47/48 anni per avere un figlio.Cavolo io voglio essere una mamma giovane e non un'anziana mamma che vuole un figlio per la sua vecchiaia.Ecco i miei graffi nuovamente sanguinare,ecco le mie scottature...sarò anche una fenice che ogni volta si è rialzata in volo dalle sue ceneri,ma per quanto ancora?
malu63 | Sabato, 29 maggio 2010 @11:10
Il mio sogno più grande purtroppo nn si è avverato, rincorso per 20 anni tra dolori pianti e delusioni e la prova più grande di averlo avuto dentro di me solo per 12 settimane, un sogno che nn era solo mio ma anche dell'uomo che mi ha tenuto la mano durante questo cammino. Ma per fortuna le stelle spezzate ora le vediamo nella pozzanghera come vecchi ricordi, perchè ora guardiamo davanti a noi la nostra famiglia è di due, riusciamo a vivere la nostra vita anche se questo sogno nn si è avverato, ma sono certa che la vita adesso ce ne regalerà altri di sogni che riusciremo a guardare con occhi diversi.
Pink del vecchio salotto rosa, la vita è fantastica con tutti i suoi colori, sappiamo bene cosa vuol dire avere un 'arcobaleno che ci illumina ogni giorno la giornata con il suo sorriso.
Marina | Sabato, 29 maggio 2010 @09:38
In questo periodo le sto guardando tutte in faccia le stelle sbriciolate nella pozzanghera, e, talvolta, mi sembrano moltissime, delusioni fatte di gente che sparisce, d' indifferenza umana che colpisce, di cose e persone che ti abbandonano. Non ho ancora la forza per vedere con chiarezza la capacita' di alzare la testa, la possibilita' di andare oltre. Mi arrovello ancora nella delusione e nell' incomprensione del genere umano che mi circonda. Fortunatamente due stelle resistono fuori e dentro la pozzanghere mio figlio jad e suo padre, la gioia, le mie gambe il mio cammino...Un bacio a Pi...alla fine abbiamo figli della stessa eta', quante giravolte da' la vita!
Lunì | Venerdì, 28 maggio 2010 @22:46
Lisa, Lisa.
Chiedo scusa se sono stata assente, ma la scuola, lo stage e le faccende da fare ho avuto poco tempo per tutto.
In questa settimana non mi hai mai delusa, nemmeno una volta. Ho attaccato la mania del buongiorno ad una mia amica, migliore amica delle elementari e medie, che adesso sto riconquistando.
E stamani, quando ho letto questo, credimi ho messo la canzone più carica che ho nell'ipod ed ho iniziato a camminare velocissima per la stazione di Firenze, carica fino al midollo.
Grazie per esserci ogni giorno.
Andy | Venerdì, 28 maggio 2010 @21:00
"Il cielo mi chiama, non più un reflesso nella pozzanghera." Bellissima frase!
Pi | Venerdì, 28 maggio 2010 @17:04
Cara Lisa, come stai?
Di quando in quando riesco a buttare un occhio dentro il tuo salotto virtuale. Non è più il salotto rosa che conoscevo io, ma è sempre particolarmente accogliente!
Di stelle sbriciolate ce ne sono sempre tante e sempre tante sono le pozzanghere che incontriamo sulla nostra strada.
La mia strada ha avuto parecchie pozzanghere, ma anche tanti arcobaleni.
I due più belli si chiamano Lorenzo e Simone!
Passa il tempo, sai, cara Autrice dalla A maiuscola?
Pensa che ora hanno 15 mesi e cominciano a camminare.
Li guardo e mi si stringe il cuore a pensare alle pozzanghere che incontreranno, necessariamente, sulla loro, di strada.
E', tuttavia, giusto così - no?
In fondo noi siamo la somma di tutte le nostre esperienze - stelle sbriciolate e pozzanghere incluse.
Un caro abbraccio.
Lele | Venerdì, 28 maggio 2010 @14:46
quante delusioni e graffi nel cuore nella pozzanghera della vita, ma anche quanta gioia, quanta felicità e quanti sogni che si sono avverati. grazie Lisa, sei grande!
Giusy | Venerdì, 28 maggio 2010 @13:42
Si!! mi sono mangiata l'acca iniziale... dove stanno andando i miei neuroni???
Giusy | Venerdì, 28 maggio 2010 @13:33
Penso che la poesia di Neruda riesca a esprimere tutto il suo fascino e la sua potenza solo in lingua originale. La mia è solo un'opinione molto personale e non pretendo che debba essere condivisa, anzi, mi piacerebbe leggere pareri contrari.Grazie PABLO "por este omenaje"
Lila | Venerdì, 28 maggio 2010 @11:54
Lisa, Pablo ma questa poesia è bellissima. Il tuo commento, Lisa, mi ha fatto emozionare, grazie, continuerò, a testa alta, a graffiare e a tifare per l'amore con la A maiuscola.
Pablo | Venerdì, 28 maggio 2010 @09:46
Qui i versi iniziali originali dell'undicesima poesia d'amore. Quasi più disperata che la canzone finale.
Casi fuera del cielo ancla entre dos montañas
la mitad de la luna.
Girante, errante noche, la cavadora de ojos.
A ver cuántas estrellas trizadas en la charca
baci
Giovedì, 27 maggio 2010 @07:39
"Il fatto era che Miranda stava godendo di una nuova, seconda, ritrovata adolescenza. Poiché la sua prima adolescenza, la cui tempestosa drammaticità non le era affatto dispiaciuta, era stata contrassegnata dal proponimento di esaminare la propria anima ogni volta che fosse stato possibile, in questa nuova fase decise di riesaminarla. Forse, se non altro, stavolta avrebbe ottenuto qualche risultato."
(Cathleen Schine)
Teenager reloaded. Adolescenti dentro.
(Della scrittrice americana Cathleen Schine avevo letto, tempo fa, un piccolo romantico bestseller: "La lettera d’amore", Adelphi. E poi "I newyorkesi", commedia romantica con cani a Manhattan. "Tutto da capo", pubblicato da Mondadori, da cui ho tratto la frase di oggi, è il suo ultimo romanzo. Lieve, divertito, divertente: storia di un matrimonio che finisce dopo 48 anni, di una madre divorzianda malgré soi che si dichiara vedova, e di due figlie quasi cinquantenni che si sentono teenager dentro…)
Marta | Venerdì, 28 maggio 2010 @11:09
io ho apprezzato molitissimo Michelle Pfeiffer, la quale, interrogata sull'equilibrio che dimostra nei confronti dell'età che passa, ha risposto che quando di guarda allo specchio, non pensa "non sono più giovane" ma "non sono affatto male per l'età che ho".
Chapeu, Michelle!
LISA | Venerdì, 28 maggio 2010 @07:42
LELE: che bello, anche tu una Cathleen Schine-fan? Mi piacciono i romanzi non photoshoppati: che raccontano qualcosa di vero. E fanno sorridere.
LISA | Venerdì, 28 maggio 2010 @07:37
Per FARFALLA e CARLA: ah, le crudeli commesse delle profumerie! Però meglio rughe fuori che botoxate for ever: vogliamo parlare di Sarah Jessica Parker, nel nuovo Sex and The City 2 che non ho neppure voglia di andare a vedere, botoxate e plasticate, come se Hollywood non riuscisse a raccontare credibilmente delle donne over 40? E lei, la (ex) meravigliosa Carrie, sulla copertina di Vogue America è così photoshoppata, così senza rughe, che non la riconoscevo neppure. Carrie, perché? Sigh.
Lila | Giovedì, 27 maggio 2010 @21:41
Io sono d'accordo con Aferdita e mi sono piaciute molto anche le parole di Lina. Ho compiuto 40 anni a dicembre e non mi sento giovanissima ma mi piaccio e questa credo sia la cosa più importante. A giudicare, poi, da qualche sguardo maschile credo anche di piacere e quindi come si dice a Roma, mettece un pò na pezza? Scusate ma ogni tanto mi piace essere un pò squinternata. Soffi primaverili a tutte/i le/i teenager reloaded.
lina | Giovedì, 27 maggio 2010 @20:31
il fatto è che, passati gli anni turbinosi e a volte difficili, pieni di lotte e di scommesse con se stessi, si può giungere a una sorta di pausa o di pace. e si desidera imboccare un nuovo percorso-, con rinnovata saggezza e rinnovato entusiasmo
Farfalla | Giovedì, 27 maggio 2010 @18:14
Consoliamoci, Carla, l'altro giorno in farmacia per l'acquisto di uno shampoo mi ha ghermito la commessa che, poverina, fa' il suo mestiere. Morale: sono uscita con tanti campioncini ANTIRUGHE!! e aggiungo, rughe profonde... Che avvilimento!
aferdita | Giovedì, 27 maggio 2010 @16:42
"solo invecchiando impariamo a tornare giovani"...Come la trovo vera questa frase! Quando siamo giovani, pensiamo solo a farsi vedere piu grandi, non ci piace mai la nostra condizione. solo che in questo modo non viviamo tranquilli la nostra l'età. Invece col passare del tempo, col finire di compiere certi doveri della vita, si ritorna a vivere con piu tranquillità, fare magari cose che non hai potuto fere per vari ragioni. Mi sento abbastanza giovane, ma piu che nel aspetto, mi sento dentro. Mi fa pena chi vuole rimanere giovane a ogni costo, vestirsi magari da ragazzine scordarsi delle rughe.
carla | Giovedì, 27 maggio 2010 @15:30
Anch'io mi sento un adolescente:non ho cambiato molto il mio look rispetto a quando avevo vent'anni, non ho mai messo i tacchi alti, mi danno fastidio le borse ecc.
L'altro giorno, in profumeria, la commessa mi ha regalato tutta una serie di campioncini anti age... sono arrivata al punto che solo io mi vedo e mi sento giovane o è stata "maleducata" la commessa.
P.s. menti per favore
Giusy | Giovedì, 27 maggio 2010 @14:52
Beh..LO CONSIDERO.. visto che aforisma è s.m.
Giusy | Giovedì, 27 maggio 2010 @14:47
Ciao LIsa e grazie per la traduzione, arrugginita come sono avrei dovuto consultare il mio vecchio Hazon. Leggendoti, mi è venuto in mente un aforisma (suppongo) di non-so-chi . Non ricordo le parole esatte ma all'incirca suona così : "solo invecchiando impariamo a tornare giovani" . Forse l'autore era un anziano fortunato, in buona salute psicofisica; Però mi piace e la considero calzante per la scrivente ed il consorte )almeno per ora...)
Lele | Giovedì, 27 maggio 2010 @09:09
evviva tutti i Peter Pan del mondo (me compresa). Leggo (grazie a te) "La lettera d'amore", ho già letto "I Newyorkesi" (sempre grazie a te) e appena posso corro a comprare "tutto da capo" (perchè sono una teenager dentro...da cinquantanni!!!) baci
Mercoledì, 26 maggio 2010 @08:13
"Dopo che m’hai lasciato
ho fatto annusare a un cane dal fine fiuto
il mio petto e il mio ventre. Si riempa
le narici e vada in cerca di te.
Spero che ti ritrovi, e che strappi
al tuo amante i testicoli e che mozzi
il suo pene, o per lo meno
che mi porti una tua calza fra i denti".
(Yehuda Amichai)
Vendetta, che è sempre amore.
(Yehuda Amichai, nato in Germania nel 1924, emigrato in Palestina nel ’36, morto a Gerusalemme. In America fu "scoperto" da Ted Hughes: il poeta, marito di Sylvia Plath. I versi di oggi – un po’ hard, magnifici – sono tratti da un piccolo libro bianco che mi piace molto: "Nuove poesie d’amore", Crocetti Editore. Ho "rubato" dei suoi versi anche per il Buongiorno del 20 maggio.)
aferdita | Giovedì, 27 maggio 2010 @16:25
Sono completamente d'accordo con Luis. Nos sono capace di odiare qualcuno che ho amato, e ogni volta che ho sentito di vendete finite anche male, mi sono chiesta. come e possibile? E vero che fa male essere tradita ,lasciata. Fa male di non sentire tuo, chi, fino a un'po di tempo fà ti apparteneva. ma finisce lì, almeno rimangono i momenti belli. Un "arsenale" ormai tuo per sempre, per arricchire la tua vita, non per distruggere l'altro.
Lila | Giovedì, 27 maggio 2010 @13:27
Per Luis Roma: si deve perdonare perché c'è come hai scritto tu l'Amore con la A maiuscola ma il primo istinto credo sia sempre vendicativo.
Luis Roma | Giovedì, 27 maggio 2010 @12:36
Non si può essere vendicativi, qualsiasi male si sia ricevuto bisogna piano piano guarire. Far del male rovina l'anima e non serve a niente se non a peggiorare un mondo che col nostro Amore sembrava migliore!
x. | Mercoledì, 26 maggio 2010 @17:47
per fortuna dell'apparato genitale del tuo amante, nessun cane e' in grado di attraversare l'oceano. ma anche se fosse non servirebbe: so dove sei e stai bene li'. piu' sei lontana dai tuoi e meglio e' per il tuo bene e la tua vita, non quella che loro vogliono costruirti.
per quanto riguarda me, non saprei cosa farmene di una tua calza.
adriano | Mercoledì, 26 maggio 2010 @15:07
ebbe si, lo confesso: anch'io per la prima volta meditai vendetta quando stavo perdendo il mio vero, unico amore della mia vita!
per fortuna tutto fini bene altrimenti credo d'avvero sarei stato un bastardo.
riguardando a tutta la mia vita passata, gelosia e vendetta mi erano del tutto sconosciute ma quando la mia vita ebbe il giro di boa allora tutto cambio'.
Si cambia nella vita, si cambia
Lila leoncina | Mercoledì, 26 maggio 2010 @13:07
Io credo che se il mio lui mi tradisse o mi facesse male, il primo istinto sarebbe atroce vendetta perché, come dice Lisa, la vendetta fa parte dell'amore, ed è normale reagire così quando si è feriti. Credo quindi che gli spaccherei la testa con qualche cosa che faccia veramente male. E brava Lisa...
danielle | Mercoledì, 26 maggio 2010 @12:07
lo sbatterei al muro e a mani nude gli aprirei il ventre, gli strapperei via l'intestino...
Anonimo | Mercoledì, 26 maggio 2010 @11:00
Si, questo è vero odio ,è vero amore, è sangue, è tradimento.
Non illudiamoci, è accaduto, accade, accadrà.
Anche a noi...
Lele | Mercoledì, 26 maggio 2010 @10:37
Il mio dolcissimo cane quando vede il mio ex gli fa anche le feste...mumble ...mumble...vendetta tremenda vendetta? Baci e bacetti
Annalisa farmacista | Mercoledì, 26 maggio 2010 @10:23
Lorena Bobbit...brr. Io però non riuscirei ad essere vendicativa. O meglio: io la mia vendetta la consumo rimuovendo la persona che mi ha fatto soffrire dalla mia vita. Non ti voglio più vedere, non voglio più sentire parlare di te.Come premere il tasto "delete" sulla tastiera. Basta. Oddio parlo per ipotesi, dato che non mi è mai capitato di essere abbandonata in modo ignobile, qualche volta un po' poco coraggioso, ma di solito sono sempre stata io a lasciare andare qualcuno o peggio volutamente l'ho allontanato. Grazie degli incoraggiamenti. E vi dirò che sto sempre più convincendomi che magari qualcosa di inaspettato può accadere. Chissa!
Martedì, 25 maggio 2010 @07:31
"Le persone gentili sono le più pericolose. Minano l’edificio, intaccano la fortezza, una parola ancora e Mathilde sarebbe scoppiata a piangere."
(Delphine de Vigan)
Abbiamo dunque così tanta fame di gentilezza? Ma basta così poco: una parola carezzevole, un complimento, un sorriso, anche e soprattutto a chi non conosciamo. Basta così poco, significa così tanto.
La frase di oggi è tratta da "Le ore sotterranee", Mondadori, il nuovo romanzo di Delphine de Vigan: che proprio oggi la scrittrice francese presenterà a Roma, al Festival Letterature, Basilica di Massenzio. (Presto metterò l'intervista on line). Solo un’anteprima: il libro è ambientato a maggio, a Parigi; la storia di un uomo e una donna segnati dall’amore e dalla vita che si incrociano e si sfiorano tra binari della RER, la ferrovia urbana parigina, e la metropolitana… Da qui il titolo: ore sotterranee, appunto. (E peccato che in metropolitana a Parigi non ci sia il nostro City! Li avrebbe ispirati e guidati?).
LISA | Mercoledì, 26 maggio 2010 @08:14
Per ANNALISA FARMACISTA: viva i ruggiti degli agnelli.
Giusy | Martedì, 25 maggio 2010 @17:56
In bocca al lupo Annalisa, facci sapere com'è andata! Ma questo è un mondo di lupi e gli agnelli dovrebbero imparare, se non a ululare, a ruggire. Mi piace immaginare il ruggito di uin agnello, forse spaventerebbe più di quello del leone o della leonessa..
Lila | Martedì, 25 maggio 2010 @16:57
Per Annalisa: io tiferò per te.
Lele | Martedì, 25 maggio 2010 @16:03
Per Annalisa
dagli una lezione, fallo nero! In bocca al lupo
Annalisa farmacista | Martedì, 25 maggio 2010 @14:39
Ciao cari frequentatori del blog e ciao a Lisa! Non scrivo, ma leggo, perchè sono impegnata. Studio e lavoro. già non mi bastavano due lavori (laboratorio di biochimica e farmacista). Adesso devo/voglio studiare per un concorso da ricercatore (l'ultima chance per un posto a tempo indeterminato) di cui però temo di conoscere già l'esito. Il vincitore dovrebbe essere un ragazzo tanto "gentile". Appunto. Ma sotto sotto un gradissimo ruffiano. Ma io sono testarda e voglio provarci anche perchè io sono molto più titolata di lui e voglio vedere con che coraggio mi diranno di farmi da parte.
Sono sempre alle prese con l'amica che appunto si chiede all'interno del suo matrimonio "ma io che ci faccio qui?". E' triste e io lo sono per lei perchè soffre e in fondo sapevo che sarebbe andata così.
Uguale a lei | Martedì, 25 maggio 2010 @12:33
Sono Lila.
Uguale a lei | Martedì, 25 maggio 2010 @12:33
E' la traduzione in italiano della canzone She cantata da Elvis Costello e cantata in modo magistrale dalla Pausini. Eccone una parte: "lei regala i suoi sorrisi senza mai svelare al mondo quando non ne ha privando il suo dolore libertà, lei forse è l'amore che non ha pietà che ti arricchisce con la povertà, di un gesto semplice che eternità, lei la tua ragione il tuo perché, il centro del tuo vivere, la luce di un mattino che non perderai, lei lo specchio dove tornerai, dove ti riconoscerai, semplicemente come sei, esattamente come lei". Credo non sempre sia facile ma avete mai disarmato qualcuno con un sorriso? Io si e devo dire che quando ci riesco sono proprio contenta così come sto bene quando incontro la gente e dico buongiorno, è un gesto di educazione ma può anche essere importante per le persone. Buona giornata a tutte/i ed un soffio particolare a Cam.
Lunedì, 24 maggio 2010 @08:56
"Ci credi
che il Progresso è una donna?
Uno spirito in cerca del suo opposto?
Di un matrimonio vero che le plachi i battiti del cuore?
Te l’ho chiesto
mentre seduto con un bicchiere di rosso
e il giornale del giorno prima
bevevi e leggevi, e non mi ascoltavi.
Poi ho chiuso la porta
ho lasciato la casa alle mie spalle e ho percorso
in auto l’intera distanza del nostro matrimonio,
dai sobborghi alla città."
(Eavan Boland)
E guidando, tornavo indietro negli anni…
Più leggo la poetessa irlandese Eavan Boland, e la sua antologia "Tempo e violenza" (Le Lettere), più mi piace. I versi di oggi, che ho scelto per il Buongiorno del 24 maggio, sono l’incipit di "Un matrimonio per il millennio". Non vi è mai capitato di pensare: che ci faccio qui? E lei, la moglie, prende la macchina e guida, guida all’indietro negli anni, guida verso la prima casa, dove ha abitato nei primi anni di matrimonio… Un viaggio nel tempo. "A una a una/si sono spente le finestre accese./ Gli schermi televisivi si sono raffreddati più piano./ La ceramica si è trasformata in vetro, i circuiti in transistor." E ancora: "I bambini sono spariti dai letti./ Le mogli, senza preavviso, sono diventate figlie"… Davanti alla vecchia casa si ferma solo pochi minuti. Nonostante tutto, nonostante il silenzio e le domande senza risposta, vuole tornare indietro, anzi avanti, verso "L’uomo con la sua copia spiegazzata del giornale./La giovane donna che parla con lui. Parla con lui./Il cuore in pace per questo". Non sempre succede. Non sempre un matrimonio "placa i battiti del cuore", non sempre si vuole tornare in quella stanza dove un uomo legge silenziosamente un giornale, spiegazzato o magari on line, su un laptop. Non sempre, per usare le parole di Eavan Boland, succede che "a true marriage eases a quick heartbeat". Per questo Soldini si chiede, e ci chiede, nel suo ultimo film, "Cosa voglio di più". Senza punto interrogativo.
ALEXO | Lunedì, 24 maggio 2010 @23:03
Lisa, ma non puoi espellere il mondo intero!
E poi questo Giuseppecesaropoeta mi sembra un nuovo Majakovskij:
"
Ma voi potreste? (1913)
A un tratto impiastricciai la mappa dei giorni prosaici,
dopo aver schizzato tinta da un bicchiere,
e mostrai su un piatto di gelatina
gli zigomi sghembi dell'oceano.
Sulla squama d'un pesce di latta
lessi gli appelli di nuove labbra.
Ma voi
potreste
eseguire un notturno
su un flauto di grondaie?
Giuseppe cesaro:
ieri sera mentre al circolo domenicale signore e cavalieri
giocavano
a burraca
noi del gruppo scacchistico giocavamo qualche partita a scacchi.
dovrebbe venire prossimamente anche un maestro che ho sfidato.
dono ai miei lettori una brevissima partita.gioco con il nero.1 e4
e5
2d4 exd 3 Dxd Cc6 4Dd1 Ac5 5 Ac4 Dh5 6Df3 ...il Bianco si difende
dallo scacco matto in f2 minacciando lo scacco matto in f7.
ma il mio salto in..6 Ce5 mette fine alla contesa.
Domani controllo sulla scacchiera se la poesia fila...
Saluti.
LISA | Lunedì, 24 maggio 2010 @19:35
AFERDITA, vai al 13 maggio, leggerai l'intervista a uno scrittore rumeno che mi è stato molto simpatico... Chissà, magari ci racconti qualcosa anche tu del "cozonac cu nucă", il dolce alle noci?
aferdita | Lunedì, 24 maggio 2010 @17:12
Sono passati 29 anni e siamo ancora insieme. E pensare, che siamo conosciuti quando era passato solo pochissimo tempo della rottura di una mia storia lunga e importante. Ho scelto piu con la ragione, e per fortuna mi e andata bene. Ovviamente non sono mancati momenti difficili, pero abbiamo superato tutto, e oggi sono contenta di averlo al mio fianco. Siamo appena tornati da una meravigliosa settimana a Parigi,e scoprire insieme i nuovi orizzonti ci rende felici.
Marta | Lunedì, 24 maggio 2010 @17:02
Placare i battiti del cuore? Non riesco neanche a immaginare un matrimonio che faccia questo effetto. Io vorrei semplicemente sentirmi a mio agio nel mio.
adriano | Lunedì, 24 maggio 2010 @16:15
anch'io sono passato ad una seconda vita, la prima non faceva per me. me ne sono reso conto dopo qualche anno ma ho atteso piu' di vent'anni.
e guarda caso questi versi proprio oggi: l'anniversario di matrimonio dei miei genitori, loro non ci sono piu' da tanti anni ma io non me lo sono mai dimenticato.
per Lele: non so se sia la cosa migliore. anche una persona che conosco molto bene aveva tentato una cosa del genere, poi si e' resa conto che il suo mondo di mamma non poteva essere slegato dal suo mondo di donna. nella vita o condividi tutto o niente!
Lila leoncina | Lunedì, 24 maggio 2010 @14:27
L'ho fatto anche io. Nel mio matrimonio non c'era più alcun battito di cuore anzi c'era parecchia agitazione. Con questa poesia cara Lisa mi hai fatto venire i lucciconi agli occhi mannaggia a te. Comunque sono contenta, ora riesco a vedere la mia vita in modo diverso e soprattutto riesco a sorridere! Buon inizio settimana a tutte/i
Lele | Lunedì, 24 maggio 2010 @12:41
L'ho fatto. Ho detto "che ci faccio io qui" e nonostante tutti gli anni passati insieme, ho chiuso la porta, per sempre. Non eravamo più gli stessi, io non ero più la stessa, non poteva essere quella la mia vita. Il matrimonio non ha mai placato i battiti del mio cuore. Mi sono ripresa la mia vita, oggi decido io ciò che devo fare e dire. Ho un nuovo compagno, dolcissimo e rispettoso dei miei spazi, discreto con i miei ragazzi. Vive per conto suo. Forse è la cosa migliore. Incontrarsi come se fosse sempre la prima volta. Almeno spero!
LISA | Lunedì, 24 maggio 2010 @12:30
GIUSEPPE, mi dispiace, ma la regola dell'overdose vale anche per te. I soliloqui sono pericolosi. E stancano (molto) chi li subisce.
giuseppe | Lunedì, 24 maggio 2010 @11:41
tanto lisa mi cancella...ma oggi ho scritto sul mio blog un trattato di fiosofia applicata
www.giuseppecesaropoeta.splinder.com
ma la poesia è comunque il mio primo amore...
Sabato, 22 maggio 2010 @18:30
Ho fatto un blitz milanese molto zuccherino: con tanto di macarons. Io e altri due scrittori (scusate, ogni volta che uso questa parola riferita a me mi viene un po’ da ridere, ma ogni tanto ci posso provare, giusto?). Ovvero io (l’Autrice, come ben sapete, dei due romanzi che vedete qui a sinistra e che spero TUTTI abbiate letto e regalato); Olivia Chierighini, che ha scritto un goloso e spiritoso "In cucina con i tacchi a spillo" (Tommasi Editore), e Piersandro Pallavicini, autore Feltrinelli, scrittore con due facce: una gourmet (per quello si è lasciato trascinare dai macarons), e l'altra impegnata (leggete "African Inferno", storia di integrazioni e disintegrazioni a Pavia, Feltrinelli appunto; anche se nel frattempo è già uscito con il nuovo "A braccia aperte").
Ecco la tripla cronaca della nostra pausa zuccherina.
Piersandro :
A Milano, in via Spadari, ci sono Ladurée e i suoi macarons. La pasticceria, comme à Paris, l'ho visitata oggi, con Lisa Corva e Olivia Chierighini. E ho acquistato i macarons: 4 (che uno è già mezza cena), più una deliziosa confezione regalo, una scatolina di cartone in colori pastello e sottili, svaporati disegnini, per la Franci (sua figlia, nota della blogger!) , da portare a casa.
Poi, con le mie amiche, siamo saliti da Peck (just opposite to Ladurée). Peck, che ha una vetrina, ora come ora, decorata con i SUOI macarons. Sì, abbiamo fatto un test, non blind, ma pur sempre test. A confronto, francamente, vince Peck. Consistenza più equilibrata, sofficità paradisiaca, e la crema, tra le due cialde di meringa, di gusti più complessi di quelli diretti, per così dire monografici, de Ladurée (anche se, va detto, pure quelli del pasticcere francese sono macarons assolutamente deliziosi).
Già, deliziosi. L'aggettivo ricorre. Ma delizioso per delizioso, va detto, le più deliziose erano le mie due amiche. Grazie per avermi portato qui, cara Lisa e cara Olivia. Grazie per le chiacchiere, il giro da Peck, i sorrisi. E per le foto (eh sì, abbiamo fermato una passante e, più sfacciati dei giapponesi, ci siamo fatti fotografare con sullo sfondo vetrine, nastri e meringhe).
A casa, poi, il (blind) test lo ha fatto anche la Franci. Anche con lei ricorreva "delizioso". Avrei voluto fotografarla mentre assaggiava il macaron alla fragola e faceve quelle certe faccine estasiate.
Beh, chi ha vinto?
Ma Peck, no?
E la prima volta che vengo a Milano con la Franci, la porto proprio lì.
Olivia:
Confesso di averne fin sopra i capelli di macarons.
Succede come con il sesso: se la disponibilità è eccessiva, si verifica un inevitabile calo di desiderio.
D’accordo, prima bisogna farne una scorpacciata immonda.
Oggi pomeriggio non ho resistito al profumo di zucchero ammandorlato, di candele al miele e alle piramidi color pastello. Sono entrata ugualmente da Ladurée, anche se l’idea di un macaron non mi attirava per nulla. È stata piuttosto la sensazione del ricordo, dell’à rebours che mi prende quando è troppo tempo che non raccolgo un po’ di straccetti in una valigia e scappo, sola o con amiche care, in quel paio di città dove ho lasciato quartini di cuore.
Ladurée mi ha visto scrivere articoli con il laptop in bilico tra ginocchia e tavolino, mi ha visto innamorata e mi ha visto molto incinta deliziarmi con una réligieuse alla rosa. In quel frangente la réligieuse mi assomigliava terribilmente, tutta tonda e lustra di glassa.
Oggi mi sarei accontentata di una sportina di carta color pistacchio con marchio d’antan. Non potendolo avere – v’immaginate la scena? Scusi potrei avere un sacchettino ricordo? – ho optato per un tè aromatizzato Marie Antoinette nella scatola a cappelliera rosa pallido. Davanti a me una fila di donne con la mandibola lievemente serrata mentre ordinavano fragola mimosa cassis indicandoli con dito nervoso. Finalmente l’esplosione. Una voce: "Devo mangiarli subito, devo aprirli sennò muoio". Lei e un’amica si allontanano veloci dalla cassa, si rifugiano sotto il tendone che ripara la vetrina facendosi scudo con l’ombrello dall’acquazzone e dagli sguardi indiscreti e lì, avide, vìolano l’astuccio satinato e consumano. Immagino di aver sentito ansimi delicati che si confondevano con i motori accesi dei taxi fermi al posteggio.
Mi sono allontanata provando un vago senso di vergogna, perché questo minuscolo angolo di Parigi nel centro di Milano mi è improvvisamente sembrato una vetrina a luci rosse per signore poco soddisfatte.
Pur tuttavia consiglio agli amici di bella presenza, intraprendenti e disposti a spendere un euro e sessanta a pasticcino, d’appostarsi nei paraggi con fare allettante.
Questa invece sono io, e una versione (ridotta) dell’articolo fintoglam che ho scritto per Grazia.
Ho in mente l’accessorio perfetto per questa moda sognante a colori pastello, un accessorio goloso e zuccherino. E no, non sto parlando di scarpe, e neppure di borse, anche se ci sono innumerevoli tentazioni: vedi bauletti rosa o occhiali da sole leziosamente pink. No, quello che ho in mente è qualcosa di davvero zuccherino, e goloso, e meravigliosamente ipercalorico, anche se a piccole dosi: sto parlando dei macarons Ladurée, da selezionare in tinta con gli abiti. Perché i doppi dischetti di pasta alle mandorle, con un ripieno morbido, che si sciolgono in bocca, si trovano in delicati colori pastello: al gusto di petali di rosa, pistacchio, violetta e cassis, fiori d’arancio, cedro… E, meraviglia, anche le confezioni sono altrettanto leziose, in lilla o verde pallido, legate con un nastro rosa. Dite che sono crudele? Inutilmente crudele, perché la mitica pasticceria Ladurée esiste solo a Parigi? E invece no: perché Ladurée ha appena aperto il suo primo (speriamo primo di una serie) negozio italiano a Milano, in via Spadari, di fronte allo storico negozio di delicatezze Peck. Dove peraltro possiamo comprare altri macarons "nostrani", per fare un goloso confronto.
Ed ora, con i nostri macarons in mano, possiamo abbinare il vestito giusto. Bergamotto, cedro o limone (sto scegliendo direttamente "à la carte"), per l’abito sottoveste corto, la gonna di voile danzante da portare con un soprabito ton sur ton o ancora un abito-corolla. Gusto menta glaciale? Starebbe bene con una blusa azzurro baby, o con l’incredibile abitino verde a ruches che ho visto paparazzato addosso a Kristin Davis (a proposito della Charlotte di Sex and The City, siete pronte per l’arrivo del film numero 2, a fine maggio? Sarà una delusione, lo so…). Quando al macaron al gusto di Cinzano e pompelmo, specialità nazional-popolare di Peck, bè, è un colore vitaminico che fa venir voglia di abiti arancione...
Del resto, la più grande testimonial di questa golosità fu Marie Antoinette, l’imperatrice fashionista, almeno secondo il film che le dedicò Sofia Coppola nel 2006: dove Kirsten Dunst si concede ogni capriccio, dagli abiti alle scarpe alle pettinature vertiginose, ai macarons color pastello, per l’appunto. L’imperatrice ne sapeva qualcosa: l’atelier della sua sarta, dalla quale dilapidò intere fortune, era in Faubourg Saint Honoré, a qualche passo di distanza dal tempio delle fashioniste di oggi, ovvero Colette. Quando si dice coincidenze modaiole. E sì, anche le imperatrici spendevano troppo… Noi accontentiamoci di un abito nuovo e di una confezione di macarons (vabbé, facciamo due).
robbix | Lunedì, 24 maggio 2010 @10:33
ciao lisa, avevo letto qualche settimana fa sul corriere l'apertura di questo angolo di Parigi a Milano e ci sono già stata. Sono deliziosamente deliziosi anche se, da buona milanese, preferisco quelli di peck. Vuoi mettere? dolce giornata a tutti.
Giusy | Domenica, 23 maggio 2010 @13:57
Se fosse attendibile la famosa frase di Henry IV "Paris vaut bien une messe" io direi, parafrasando, "milan vaut bien un voyage pour savourer des macarons"...Mi sa che presto affronterò un viaggetto con l'acquolina in bocca... sarà un pò stupido questo commento, però mi sto divertendo molto con il post(si dice così?) di Lisa.
Venerdì, 21 maggio 2010 @07:23
"C’è chi si innamora e guarda l’amore come guardasse dritto in faccia il sole, e si acceca; e c’è chi invece guarda per la prima volta con stupore la vita, quando viene illuminata dall’amore"
(Thomas Mann)
Io guardo: guardo paesaggi e città e la linea sottile dell’orizzonte sul mare. E, ancora una volta, mi dico come sono stata fortunata, ad averti incontrato.
Sono in treno con un amico, un carissimo amico di Berlino. Lui legge. Si ferma, segna la pagina e mi dice: senti qui, Lisa, questa frase è meravigliosa, non andrebbe bene per la tua rubrica? Il libro è "Der Mann ohne Eigenschaften", ovvero "L’uomo senza qualità" di Robert Musil; che io ammetto, vergognosamente, di non aver mai letto. La traduzione è mia. Ed ecco l’originale, che ho copiato a mano dal suo libro, in treno:
"Es gibt Verliebte, die in die Liebe wie in die Sonne blicken, sie werden bloß blind, und es gibt Verliebte, die das Leben zum ersten Mal staunend erblicken, wenn es von der Liebe beleuchtet wird".
(Ed ecco il vergognoso lapsus dell'Autrice. Solo stamattina mi sono accorta, grazie ad una pietosa mail, di avere attribuito la frase di Musil a Thomas Mann - ecco come gli errori si diffondono su web! L'amico tedesco, che ho subito chattato, mi ha detto altrettanto pietosamente: dì che è colpa mia... Vabbè, speriamo che sia Mann che Musil mi perdonino. Tutto sommato, come dice l'amico berlinese, entrambi cominciano con M. E tutto sommato, quando si guarda l'amore dritto negli occhi come se fosse il sole, poi si fa fatica a mettere a fuoco tutto il resto. Hmmm... Pietosa scusa, vero?).
gazzella silente | Venerdì, 22 luglio 2011 @22:35
Un anno ... un anno prima ancòra di saperti mio. Un anno prima ancòra che le nostre anime diventassero una cosa sola .
Cos'ero senza di te? Cosa? E chi erano tutte quelle persone intorno a me ? E quali pensieri occupavano la mia mente prima ancòra che fossero catturati tutti da te ?
Marina | Lunedì, 24 maggio 2010 @08:52
Io lo tradurrei in modo più piatto, ma più efficace:
"Ci sono persone innamorate che guardano l'amore come se guardassero il sole dritto in faccia, accecandosi.
Ci sono persone innamorate che vedono la vita per la prima volta e si meravigliano: è la vita illuminata dall'amore".
Lina | Venerdì, 21 maggio 2010 @22:14
bene, si tratta di due grandi scrittori entrambi quasi dimenticati e Lisa li ha riportati alla memoria di coloro che vorranno riscoprirli: Lapsus magico e interessante, come sempre lo è questo blog. Io non intervengo spesso, scuserà l'Autrice il mio commento
Lila | Venerdì, 21 maggio 2010 @21:31
Perdonata Lisa. Anxhe perché con una frase così come si potrebbe non perdonarti? Come si dice a Roma della frase in tedesco non c'ho capito na mazza ma per il resto devo dire che sia la frase che il tuo commento fanno davvero sognare.
Fiorenza | Venerdì, 21 maggio 2010 @20:16
Lisa, ma tu conosci un sacco di lingue! Purtroppo i miei orizzonti NON immaginari non sono nè il mare nè i monti, eppure immagino paesaggi che mi portano lontano. Bella la seconda parte della riflessione dello scrittore.
micheline | Venerdì, 21 maggio 2010 @18:39
Ho acquistato il libro "Che tu sia per me il coltello"spero che arrivi presto,mi ha incuriosito! buon fine settimana.
P.S. stasera a cena annuale con una coppia fantastica,lui tedesco,lei francese.Ill guaio che sarà una cena a base di traduzioni a raffica,infatti io che ho problemi con le lingue avrò sicuramente delle difficoltà a seguirli...come ogni anno.
adriano | Venerdì, 21 maggio 2010 @12:03
e si cara mula, scusa molto pietosa!
ma e' ancora peggio quando chiami la tua donna con il nome di un'altra!
PS: scusatemi se oggi scrivo battute ma un sorriso ogni tanto fa bene! sara' perche' finlamente il tempo si sta mettendo al bello
Lele | Venerdì, 21 maggio 2010 @11:51
è così, lui è il mio sole, è il mio laghetto di montagna trasparente dove mi vado a specchiare, i miei tramonti, i viaggi che non ho ancora fatto. lui è la mia cosa dai mille splendori (per dirla come Han Suyin)! felice giornata.
Giovedì, 20 maggio 2010 @09:28
"In questi giorni penso al vento fra i tuoi capelli,
agli anni che fui nel mondo prima di te
e all’eternità che prima di te andrò a incontrare,
ai proiettili che non mi uccisero in battaglia
ma uccisero i miei amici,
di me migliori perché
non vissero oltre come me, penso a te nuda davanti al fornello d’estate,
sul libro curva per leggere meglio
nella luce morente del giorno.
Vedi, abbiamo vissuto più di una vita…"
(Yehuda Amichai)
E avremo, oltre al presente, anche i ricordi.
(I versi di oggi, del poeta israeliano Amichai, sono tratti dalla piccola, bella antologia "Nuove poesie d’amore", Crocetti Editore)
Lila | Lunedì, 24 maggio 2010 @19:13
Guarda Lisa che anche per me è la stessa cosa, non potrei mai avercela con una persona che non conosco, né tantomeno giudicarla.
LISA | Lunedì, 24 maggio 2010 @08:54
Da Casalinga Telematica, però, difendo BIRICHINA, che ci ha spolverato qualche dubbio domestico.
Fiorenza | Domenica, 23 maggio 2010 @20:33
Birichina, volevo essere gentile, ma mi è sorto un dubbio. Come sei tu, dentro te stessa, con una casa tirata a lucido e con tanta antipatia con le persone che non conosci? Questa è una retrospettiva e spero che solo Birichina (nick troppo benevolo) lo possa leggere.
Fiorenza | Sabato, 22 maggio 2010 @13:42
Guarda, Birichina, io conosco persone che tirano la casa a lucido come uno specchio, ma non sempre il loro biglietto da visita presenta una persona aperta e benevola col prossimo...Non dico che si debba vivere nel caos o nella sporcizia ma quel minimo di disinteresse, se si pensa ad occupazioni migliori, non mi sembra che guasti.
Lila | Venerdì, 21 maggio 2010 @12:13
La mia mail certo non era il massimo ma era un modo per sottolineare ciò che è importante nella vita. Non ho detto che la mia casa deve essere un bordello ma che deve essere vissuta e che, soprattutto, è importante come ci si pone con gli altri. Birichina non mi pare molto carino giudicare chi non si conosce. Hai ragione Lisa il fatto di spolverare o meno è un bel dilemma da Casalinga Telematica.
LISA | Venerdì, 21 maggio 2010 @07:52
LILA e BIRICHINA, confesso: non mi piace la polvere sui mobili (e soprattutto non mi piacciono le case troppo disordinate), non mi piacciono le mail circolari di finta saggezza zen, ma non mi piace neanche riordinare/spolverare (che verbo antico! sa di anni Sessanta). Vorrei che la casa si auto-pulisse da sola. Un bel dilemma da Casalinga Telematica!
birichina | Giovedì, 20 maggio 2010 @22:14
la casa è un bigliettino da visita, rispecchia come siamo noi dentro, è il nostro habitat, perciò se non la volete spolverare perchè siete apatiche, non vi riconsolate con queste stupide e-mail
Giusy | Giovedì, 20 maggio 2010 @16:19
Mi sei piaciuta Lila con il tuo commento. Ho un attimo di tempo perchè la mia Testimone Oculare, attualmente in visita, è stata rapita da un amorevole nipote. A me piace (non sempre) spolverare perchè rispolvero, con gli oggetti, anche i ricordi e non delego a nessuno questo fastidioso e lungo lavoro. Ciò non toglie che io stia ancora tentando con caparbietà di guadare il mio fiumiciattolo personale.
Lila | Giovedì, 20 maggio 2010 @14:47
A proposito di vento tra i capelli mi è arrivata una mail, eccola: DONNE !!! Ricordatevi che uno strato di polvere protegge i mobili...Una casa è più bella se si può scrivere "ti amo" sulla polvere sul mobilio.Io lavoravo 8 ore ogni fine settimana per rendere tutto perfetto, "nel caso venisse qualcuno". Alla fine ho capito che "non veniva nessuno", perché tutti vivevano la loro vita passandosela bene !!!Ora, se viene qualcuno, non ho bisogno di spiegare in che condizione è la casa: sono più interessati ad ascoltare le cose interessanti che ho fatto per vivere la mia vita. Caso mai non te ne fossi accorta... la vita è breve, goditela!Fa' pulizia, se è necessario... Ma sarebbe meglio dipingere un quadro, scrivere una lettera, preparare un dolce, seminare una pianta, oppure pensare alla differenza tra i verbi "volere" e "dovere".Fa' pulizia, se è necessario, ma il tempo è poco...Ci sono tante spiagge e mari per nuotare, monti da scalare, fiumi da navigare, una birretta da bere, musica da ascoltare, libri da leggere, amici da amare e la vita da vivere. Fa' pulizia, se è necessario, ma...C'è il mondo là fuori: il sole sulla faccia, il vento nei capelli, la neve che cade, uno scroscio di pioggia... Questo giorno non torna indietro...Fa' pulizia, se è necessario, ma... Ricorda che la vecchiaia arriverà e non sarà più come adesso... E quando sarà il tuo turno, ti trasformerai in polvere.Trasmettilo a tutto le donne meravigliose della tua vita... Io l'ho già fatto! Beh io scrivendole nel blog dedico questa mail a tutte le partecipanti del salotto, aspiranti o meno, che abbiano o meno attraversato il fiume e naturalmente a te cara Lisa.
Sara | Giovedì, 20 maggio 2010 @13:56
Buongiorno Lisa!
Volevo dirti che sono diventata addict alle tue citazioni giornaliere su City.
Arrivo in stazione a Bergamo e prima di prendere il treno ne cerco una copia (o meglio cerco di arraffarne al volo una mentre corro facendo la gincana tra gli studenti flemmatici). Spesso sono esaurite e cosi' vengo privata del rito di trovare il mio posticino sul vagone, incastrarmi per bene sul sedile (non si sa mai che dopo 10 minuti di viaggio venga colta da un colpo di sonno irresistibile) e leggere le tue righe incastonate tra City e un quadrotto di pubblicita'. Loro sono li' serene che mi aspettano. E con il giornale ancora stirato lo piego a meta' e inizio lentamente a leggere con la voglia di farmi trasportare con i pensieri per qualche minuto in qualche posto, tempo o ricordo lontano o vicino.
Baci & have a nice day!
Lele | Giovedì, 20 maggio 2010 @13:32
le parole che mi vengono in mente leggendo la frase di oggi "forte come la morte è l'amore." Baciotti
valeria | Giovedì, 20 maggio 2010 @12:20
che bella emozione! Io provo le stesse sensazioni quando guardo mia figlia, che ora ha solo nove anni, ma che mi somiglia sempre di più nei pensieri e nelle reazioni. Mi sembra di esserci stata prima di lei. Riuscirò a trasmetterle quella rarissima consapevolezza di essere veramente capita?
Mercoledì, 19 maggio 2010 @07:14
"Avevi ragione: in fondo, sto cercando un compagno per un viaggio immaginario. Ma hai sbagliato nel dire che forse non ho bisogno di un compagno reale. E’ esattamente il contrario: ho bisogno di un compagno reale per il mio viaggio immaginario".
(David Grossman)
E mi chiedo, ti chiedo: vuoi esserlo tu?
Questa frase è tratta da "Che tu sia per me il coltello" (Mondadori), dello scrittore israeliano David Grossman. L’ho appena incontrato: ecco l’intervista, che è uscita per Il Piccolo.
Vado all’incontro con David Grossman, 56 anni, lo scrittore israeliano che in Italia è quasi una star, con in borsa il suo libro che più ho amato, "Che tu sia per me il coltello". Un Oscar Mondadori con un indimenticabile viso di donna (ritratto firmato, guarda caso, da una fotografa triestina di inizio Novecento: Wanda Wulz). Il libro è del 1999, e sgualcito; ma quando lo tiro fuori dalla borsa, Grossman sorride.
"Lo sa che quella foto ha una storia? Fu scelta a caso dagli Archivi Alinari. Ma la donna ritratta, quando uscì il romanzo, era una fascinosa ultraottantenne, e scoprì che avevamo usato un suo vecchio ritratto per caso, entrando in una libreria, e vedendo la sua immagine su tutte le copertine e sui poster… Mi scrisse, e avrei davvero voluto incontrarla, ma purtroppo non è mai stato possibile. Me ne dispiace ancora".
Una foto struggente, e un titolo meraviglioso: "Che tu sia per me il coltello". Viene da una lettera di Kafka a Milena: "Che tu sia per me il coltello con cui frugo nella mia anima". Una citazione non scelta a caso, perché infatti è un romanzo epistolare: la storia di Myriam e Yair. Entrambi sposati, due vite che a un certo punto si sfiorano e – senza conoscersi, prima di conoscersi - si scrivono lettere sempre più travolgenti e "scoperte", cariche di erotismo, di anima.
Sono passati poco più di dieci anni da quando lei scritto "Che tu sia per me il coltello", ma nel frattempo c’è stata una rivoluzione nel modo di comunicare. Myriam e Yair si scrivono lettere, a mano; le spediscono per posta. Oggi, con le e-mail, gli sms, Facebook, che cosa cambierebbe nella loro storia?
"Tutto. Con Internet tutto è più veloce, rapido, incalzante. Non passano più giorni tra una lettera e l’altra: magari, per rispondere, ci mettiamo solo qualche minuto. E Myriam e Yair, probabilmente, si sarebbero incontrati molto prima. Ma senza aver attraversato quel mistero che può avere solo una corrispondenza epistolare".
Io penso invece che oggi ci siano sempre di più Myriam e Yair. L’e-mail ci ha riportato il piacere della scrittura, della corrispondenza. Anche, come succede nel romanzo, tra sconosciuti o semi-sconosciuti.
"Lei dice? Forse ha ragione. Io però sono un pentito dell’e-mail. Qualche anno fa ho capito che solo per leggere, per rispondere a tutte le e-mail che ricevevo, perdevo due, tre ore al giorno, invece di lavorare ai miei libri. Così ho disattivato la mia casella elettronica. Ora della corrispondenza Internet si occupa la mia assistente, e mi manda per fax quello che ho bisogno di leggere. In compenso, ho ricominciato a scrivere lettere: rigorosamente a mano".
E se dovesse scrivere un seguito alla storia di Myriam e Yair?
"Un seguito?". (ride). "Per fortuna non sono uno sceneggiatore televisivo. No, i miei libri finiscono tutti lì, nell’ultima pagina. E il difficile è proprio questo: capire dove fermarsi, dove la storia si interrompe. Anche perché io mi affeziono ai miei personaggi, vorrei continuare a stare con loro, andare avanti a raccontare… E invece bisogna lasciarli liberi di andare per il mondo. Come è successo con "Che tu sia per me il coltello". Sa che una donna italiana – ricordo ancora il nome, Daniela, viveva a Milano - decise di comprarne una copia al mese e di "liberarla" ogni volta in un punto diverso della città. Su alcune copie aveva scritto un messaggio, e il suo numero di telefono…".
Non mi dica che un uomo raccolse quel libro e si innamorò…
"E invece sì: un uomo trovò il libro, la chiamò, si incontrarono. Nacque davvero un amore. E non è la sola. In Israele mi hanno chiesto parecchie volte di fare da padrino a bambini nati da coppie che si sono innamorate grazie a questo libro. Così come so di coppie che hanno divorziato".
Un libro-detonatore, allora. Perché, secondo lei?
"Forse perché, e sono soprattutto donne a raccontarmelo, dopo averlo letto capiscono che vogliono altro, dalla loro vita. Vogliono quel coltello che frughi nella loro anima".
Quando ci regalerà un altro romanzo?
"Nel 2011 usciranno, sempre per Mondadori, dei miei libri per bambini. Intanto sto scrivendo… Non so ancora cosa diventeranno, le pagine che ho in mano: forse una novella, una pièce teatrale, o un’opera. Ma, per la prima volta, sto scrivendo anche delle poesie, frammenti di poesia".
I titoli dei suoi romanzi sono tutti molto poetici.
"Sta pensando all’ultimo, "A un cerbiatto assomiglia il mio amore"? Pensi: quando sono stato a Trieste, ho avuto la fortuna di visitare il castello di Duino, dove Rilke scrisse le sue Elegie. Un posto bellissimo".
Quindi conosce Trieste?
"Ci sono stato solo una volta, anni fa, a una conferenza su Bruno Schulz, lo scrittore e pittore polacco di cui parlo nel mio libro "Vedi alla voce amore". Ma Trieste mi piacque moltissimo. Una città-multistrato: il bello dell’Europa".
Un’ultima domanda. La sua scrittura è poetica, molto. Ma anche molto sensuale. E quindi, che cosa rende, secondo lei, sensuale una donna?
"Sensuale, o sexy?".
Sensuale, insisto. Uno scrittore che sa descrivere così bene, la sensualità, la carica erotica che si accende misteriosamente tra due persone (succede anche nell’ultimo romanzo, "A un cerbiatto somiglia il mio amore") non avrà esitazioni nel rispondere. E invece no, Grossman tace. Poi mi guarda e dice:
"Una donna è sensuale quando sprigiona vitalità. Quando ha talento per la gioia e la profondità. Ed è sexy quando ha qualcosa di brillante negli occhi …". Poi abbassa lo sguardo, e conclude, ridendo: "E un paio di stivali verdi".
Non molto sensuali, a dir la verità, le mie galosce di gomma antipioggia, verde brillante: ma oggi diluvia. E, confesso, mi piace l’idea che basti una macchia di colore ad attrarre lo sguardo di un uomo. Soprattutto se è un famoso scrittore.
Lila | Giovedì, 20 maggio 2010 @18:56
Per x: ma sei tutto un'incognita? Mi dici di più riguardo a quello che hai scritto? Quale poesia stai citando? Buona serata.
x. | Giovedì, 20 maggio 2010 @14:55
più mi allontano, più cerco.
più mi inoltro, più mi è difficile trovare le ragioni.
(cit. evalauda)
Ursenna | Giovedì, 20 maggio 2010 @13:20
"Some women love a penis with more girth, some like one that is longer". Purtroppo, queste spam sono quanto di meglio mi capiti in posta elettronica.
Qualcuno suggerisca al mio pigro innamorato di scrivermi una lettera.
O... di comprarmi un paio di stivali verdi.
Bellissima Lisa!
Tiziana | Mercoledì, 19 maggio 2010 @22:48
Un colpo al cuore oggi quanto ho letto quella frase e il titolo del libro, entrare nella storia di Yair e Myriam è stata un'esperienza affascinante, un romanzo avvolgente e "impudico" che costringe il lettore a mettersi a nudo, e mostra a ognuno di noi quanta strada bisogna percorrere per vincere la paura e arrivare a toccare liberamente, con pienezza, l'anima (e il corpo) di un altro essere umano.
Tra l'altro molto d'attualità perchè la storia (un uomo ed una donna che imparano a conoscersi attraverso un fitto scambio epistolare ma rinunciando ad incontri face-to-face) è se vogliamo una prefigurazione di quanto sta succedendo attualmente nel mondo a centinaia di migliaia di persone che, conosciutesi attraverso la rete (forum, chat, siti di incontri e relazioni personali ecc.) stanno sovvertendo i normali canoni della conoscenza umana, anteponendo la conoscenza interiore (chi sei, da dove vieni, dove vai, che cosa pensi, in che cosa credi ...) a quella esteriore (come appari, sei bello, sei brutto, sei alto, sei basso, sei magro, sei grasso ...).
Questo libro obbliga a guardarsi dentro e anch'esso può essere il coltello per chi decide di leggerlo.
Grazie Lisa, grazie peri avermelo riportato alla memoria, questa sera ne leggerò alcuni passi.
Lunì | Mercoledì, 19 maggio 2010 @21:10
Lisa! Lisa! Leggi nel pensiero!
Ok, sarò penosa, ma stamani sono scesa ad una fermata del bus non mia, ho voluto ( e dovuto) cambiare. Ho visto il portagiornali blu ed ho sorriso. Appena ho letto la prima frase mi si è fermato il cuore, credo. E quando ho finito, se non ci fosse stato un omino che mi guardava avrei pianto.
Perchè cacchio (posso dire cacchio?) 'Che tu sia per me il coltello' è nella mia cartella da qualche settimana, lo sto leggendo.
Me ne sono innamorata, ovviamente.
Ma...ma...quel pezzo. E' uno dei miei preferiti, credo quello dopo le frasi di Yair su Miryam che si sente tra parentesi.
E' uno dei libri migliori che abbia mai letto, lo devo finire è vero, ma mi fido già di Yair e Miryam, so che mi colpiranno e che scolpiranno i loro nomi sul mio cuore, lo so, mi fido di loro.
Quindi ancora una volta il tuo buongiorno è stato davvero un buongiorno.
Comunque, io che appartengo più alla generazione facebook che a quella delle lettere (anche se ne ho mandate anche io eh!) , credo che anche una nuvoletta rossa in chat o come notifica del messaggio di posta ricevuto emozioni. Così come una suoneria di un telefono, ci riescono benissimo secondo me.
Un bacio a tutti.
Simona | Mercoledì, 19 maggio 2010 @19:35
Io sono stata una grafomane incallita e davvero mi era venuto il callo dello scrivano al dito. Scrivevo a fidanzati e amiche sempre per il bisogno di chiarire, raccontare. Era bellissimo scegliere la carta e ricordo di averne avute di tanti tipi. Poi c'era la suspance della risposta, si aspettava il postino come la manna e quando s'infilava la lettera nella buca, la mano tremava. Poi ovviamente le lettere si raccoglievano in posti segreti. Ora invece la mano non trema più e il batticuore nel vedere la risposta non è come quello che si aveva per l'arrivo del postino. Ora puoi cambiare il carattere, scegliere il colore, ma è tutto più spersonalizzato e omologato. Tutto più freddo. Io ho la lettera che mio nonno aveva scritto a mia nonna per dichiararsi: abitavano in due città diverse. Le dava del "voi" e c'erano espressioni ormai dimenticate. Quante emozioni.
Micheline | Mercoledì, 19 maggio 2010 @18:09
Lisa,ho trovato in una casa vecchia, delle lettere del 1943 (te ne parlai una volta) di un tenente fatto prigioniero e che scrive al padre chiedendo della sua amata;poi delle lettere scritte proprio all'amata...che dire sono bellissime e struggenti.Vero le lettere di una volta raccontano la storia di chi le scriveva,oggi con un clic si cancella tutto.Il libro non l'ho letto ma avevo letto qualcosa a riguardo su un giornale e mi era rimasta impressa la storia,ma non il titolo,rimedierò sono curiosa.
"Myriam"del 2010 | Mercoledì, 19 maggio 2010 @18:02
telefonate che fanno battere il cuore,sms che lasciano senza fiato.L'incontro dopo un mese,travolgente, atteso; ubriachi d'amore e di sesso,felici. La cruda realtà, io qui e lui lì entrambi in posti che non ci appartengono;telefonate,sms un nuovo incontro ed è tutto fantastico,sembra che il mondo fuori non ci appartiene.Ciao mia realtà andiamo, verso luoghi immaginari insieme e affrontiamo il mondo,mano nella mano
carla | Mercoledì, 19 maggio 2010 @17:59
credo, anch'io, che la scrittura "informatica" non sia propriamente una scrittura perchè più simile all'oralità ( in fondo nessuna si stampa un'e-mail per conservarla). Il piacere della vecchia lettera era la conservazione e l'emozione che riuscivi a provare nuovamente nel leggerla.
Lila | Mercoledì, 19 maggio 2010 @16:12
Ho sempre iniziato più volte questo libro e non l'ho mai finito. Forse avevo paura di qualcosa di diverso. Poi c'è stato il distacco e quando ho preso la decisione di abbandonare mio marito era perché forse avevo capito di non avere accanto un'anima che potesse scuotermi, che potesse frugare dentro me e dare vita a tutta la gioia che ho dentro. Soffi capitolini
Andrea Rényi | Mercoledì, 19 maggio 2010 @09:33
Il mio concetto d'amore di sempre, vestito di poesia. Mi ha toccato in profondità mai sondate prima.
Martedì, 18 maggio 2010 @07:28
"La cercò ripetutamente su Google, ma Marijke era una delle rare, delicate creature che riuscivano a esistere solamente nel mondo reale".
(Audrey Niffenegger)
Non sono su facebook, non hanno un’email, non lasciano tracce in internet. Scivolano via invisibili, forse più leggere, o più pesanti di noi, girano l’angolo della strada, salgono sui tram. E un po’, forse, le invidiamo.
(La frase di oggi è tratta dal romanzo "Un’inquietante simmetria": storia inquietante, appunto, di due gemelle. Però dell’autrice, l’americana Audrey Niffenegger, mi era piaciuto molto di più il complicato ma romantico "La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo", sempre Mondadori. Romanzi a parte, la frase di oggi mi ha fatto pensare: non vi è mai capitato di "googlare" una persona appena conosciuta, per capire o scoprirne qualcosa di più? Ma ci sono persone che, appunto, non lasciano traccia di sè in Internet...)
Lila | Mercoledì, 19 maggio 2010 @15:57
Auguro a Giulia una buona giornata anzi una buona serata data l'ora e gli mando un abbraccio forte.
Giulia in dissolvenza.. | Mercoledì, 19 maggio 2010 @00:10
Per Lila.. per Woland: forse le parole parlano se i cuori sono affini, se stringono nel concentrato del loro antico battere e levare gli stessi segreti, gli stessi sogni..
Notte "vicini"...
Lina | Martedì, 18 maggio 2010 @21:40
Mi inquieta il progetto di Brunetta accennato da Woland. E se andasse a buon fine cosa farà chi non sa usare il computer o chi non può permetterselo? Forse si potrà rispolverare il mestiere antico dello scrivano, stavolta telematico
Lila | Martedì, 18 maggio 2010 @21:25
Ti assicuro, Lunì, che è così anche per me. Appena prendo City subito vado a cercare il mio angolo di ossigeno.
Lunì | Martedì, 18 maggio 2010 @18:28
Io ne conosco uno così, Lui.
Ha un indirizzo di posta - stupido per altro- ma non lo utilizza mai.
Quindi è come se non lo avesse. I computer lo fanno starnutire, ne è simbolicamente allergico, per cui niente Facebook, twitter o cose simili.
Di lui c'è solo un profilo messenger, con delle stupide frasi vecchie di quasi un anno dedicate alla sua dolce metà. Inutile dire che vi faccio visita solo nei momenti più disperati delle mie estati senza di Lui.
Ho il suo numero di telefono, quest'estate, quando la scuola non ci unirà più potrò dire di avere questa sorta di sicurezza ma per il resto niente.
E' invisibile, anche se lo trovo ogni giorno nel mio cuore.
PS: mi scuso per il doppio commento, sono Lunì ma avevo scordato di firmarmi.
Pps: Stamani, cara Lisa, in stazione ho sorriso per il tuo buongiorno.
Ti sorprenderà - magari no, ma magari si - sapere che certe mattine ho la bramosia di arrivare a Firenze non tanto per vedere Lui, ma per il tuo Buongiorno.
Anonimo | Martedì, 18 maggio 2010 @18:26
Io ne conosco uno così, Lui.
Ha un indirizzo di posta - stupido per altro- ma non lo utilizza mai.
Quindi è come se non lo avesse. I computer lo fanno starnutire, ne è simbolicamente allergico, per cui niente Facebook, twitter o cose simili.
Di lui c'è solo un profilo messenger, con delle stupide frasi vecchie di quasi un anno dedicate alla sua dolce metà. Inutile dire che vi faccio visita solo nei momenti più disperati delle mie estati senza di Lui.
Ho il suo numero di telefono, quest'estate, quando la scuola non ci unirà più potrò dire di avere questa sorta di sicurezza ma per il resto niente.
E' invisibile, anche se lo trovo ogni giorno nel mio cuore.
woland | Martedì, 18 maggio 2010 @15:21
Per Giulia... la tua pioggia di parole non aveva bisogno di ombrelli. Bellissimo.
Lila | Martedì, 18 maggio 2010 @15:08
Per Giulia: mi hai fatto commuovere.
Aria | Martedì, 18 maggio 2010 @12:55
Io dico no solo a facebook e twitter. Tutto il resto non mi disturba. Esserci troppo può diventare una dipendenza per se stessi e un jattura per gli altri.
Giulia in dissolvenza.. | Martedì, 18 maggio 2010 @12:02
Lui che mi abita il pensiero più d'ogni altra cosa... è giunto con l'alba, un'anima senza spine, di cristallo come l'odore del soffio d'inverno.. E se ne è andato con il silenzio di una mattina fredda e fatta di pioggia..Quale giro abbia fatto per arrivare alla mia porta, da quali cime, da quali storie provenga..io non lo so.. E neppure so come mi abbia lasciata andare.. come abbia sopportato tutti gli aghi d'inquietudine, i ricordi in bianco e nero delle nostre mani, dei nostri occhi... Resta un'insostenibile desiderio, una fame di luce, fame della sua pelle, di un sogno con il quale mi vesto ogni mattina, di un nome che mi serve come il respiro, come le scarpe.. Resta che io non scorderò.. che lui non scorderà..Resta che un giorno ci toccheremo ancora con gli occhi.. come due anime senza spine educate allo splendore, che un giorno tutti i giorni saranno fatti per noi... E resta che non ho niente di lui, è solo nella mia testa...
Lila | Martedì, 18 maggio 2010 @10:17
Anche io mi sento un pò come Marijke e devi ammettere Lisa che non c'è paragone nell'avere un blog o stare su facebook ed i contatti diretti, il bello di sentire, anche solo per telefono, la voce di una sorella, di un amico, una amica, poterli abbracciare quando li si vede. Certo devo dire che senza la mia posta elettronica sarei persa perché è bello ricevere delle mail ma anche scrivere una lettera come si faceva una volta è davvero bello. Buona giornata a tutte/i
Lele | Martedì, 18 maggio 2010 @10:00
Solo per augurarti una felice giornata. Anche oggi bellissima e verissima frase. un pò sono anch'io come Marijke, niente fb, niente blog, uso la posta elettronica di mia figlia. non so perchè, forse per non essere "ri-trovata"? mah! un abbraccio
supersimo86 | Martedì, 18 maggio 2010 @09:36
eh si mi è capitato ricerche e ricerche su internet ,alla fine l'ho trovato anche se troppo tardi
woland | Martedì, 18 maggio 2010 @08:57
Sì, le invidio.
il punto è un altro però: quanto potranno durare fuori dalla rete?
Avere un indirizzo di posta elettronica sta diventando praticamente un obbligo. Attraverso la rete ci si iscrive alla maggior parte dei concorsi pubblici e si ricevono gli esiti.
Brunetta spinge per la posta elettronica certificata per mandare in pensione le raccomandate e le file allo sportello degli uffici postali.
Lunedì, 17 maggio 2010 @10:40
"Sai, per ogni essere umano c’è una persona che, nel misterioso e tremendo processo chiamato vita, rappresenta l’avvocato difensore, colui che vigila, il giudice e nello stesso tempo anche il complice. Questa figura è il testimone oculare. E’ l’unico che ti conosce veramente … Il testimone resta sempre sullo sfondo, per tutta la vita. E’ un compagno di giochi piuttosto scomodo. Ma non puoi, e nemmeno vuoi, liberarti di lui"
(Sándor Márai)
E del suo scomodo, sincero sguardo.
(La frase di oggi – inquietante, interrogativa – è tratta da un libro che ho molto amato e che continuo a consigliare e regalare: "La donna giusta", Adelphi, dello scrittore ungherese Sandor Marai. Un bestseller degli anni Trenta; un grande romanzo sull’amore, il tradimento, la borghesia, raccontato a quattro voci: il marito, l’ex moglie, l’amante, l’amante dell’amante…)
Lila | Martedì, 18 maggio 2010 @09:34
Ben detto, Lisa (mi riferisco al tuo primo commento).
LISA | Martedì, 18 maggio 2010 @07:25
Allora, FIORENZA, non è un vero testimone oculare.
Fiorenza | Lunedì, 17 maggio 2010 @22:17
Però.. il testimone oculare potrebbe essere inattendibile, forse offuscato da pregiudizi, da ricordi nebulosi , quindi potrebbe essere sostegno o supporto non del tutto attendibile. E il Ruolo di Pubblico Ministero a chi spetterebbe? Insulsa domanda a insulso commento (il mio)
micheline | Lunedì, 17 maggio 2010 @18:50
il mio testimone oculare? mio padre,colui che mi conosce come le sue tasche,colui che mi ama più di ogni cosa al mondo,colui che mi capisce,colui che mi rimprovera e troppo spesso, delle mie scelte sbagliate,che comprende però le mie scelte.Il mio papà spero di averlo per tanto tempo ancora,amo il suo sguardo posato perennemente su di me,anche se mi fa arrabbiare quando lo fa! :-)
Lina | Lunedì, 17 maggio 2010 @18:30
Lisa, bella e profonda analisi la tua.
LISA | Lunedì, 17 maggio 2010 @18:15
Sapete cosa penso? Che chi ci ama, il compagno o la compagna con cui dividiamo il nostro letto e la nostra vita, è troppo vicino a noi per vederci bene davvero. Per fare da testimone oculare. Non può essere giudice, complice, e avvocato difensore: perché è con noi, nel nostro abbraccio. Troppo occupato/a ad amarci, consolarci, sognare, litigare - costruire una vita con noi. E dunque il testimone oculare è per forza un'altra persona. Un'amica. Un amico. Una sorella, perché no. Qualcuno che ci guarda da lontano, e che vede attraverso anche le nostre debolezze, le nostre bugie e le nostre illusioni. Per questo il suo sguardo è così prezioso; ma a volte, diciamolo, irritante e scomodo. E forse per questo ancora più prezioso.
Giusy | Lunedì, 17 maggio 2010 @17:09
il mio testimone dal quadruplice aspetto così efficacemente descritto da Sandor Marai è mia sorella, ex compagna di giochi , poi di esperienze condivise, sempre. Il suo sguardo è sempre sincero, quindi scomodo
malu63 | Lunedì, 17 maggio 2010 @16:48
con grande mea culpa,posso dire di essere me stessa, se sbaglio come capita a tutti continuo a rimproverarmi perchè l'ho fatto,oppure perche nn sono riuscita a comportarmi nel modo giusto al momento giusto. Per fortuna poi mi perdono tutto dicendomi che sbagliare è umano e serve a crescere per le prossime esperinze.
ps. aiutatami a far smettere questa pioggia nn ne posso più!!!
Lele | Lunedì, 17 maggio 2010 @16:29
e chi mai vorrebbe liberarsi di lui. del mio "compagno" come si usa dire oggi, di questo amore nato un "giorno per caso". Lui il testimone oculare dei miei successi e dei miei fallimenti. ma sempre li al suo posto, a volte un pò impertinente, almeno nello sguardo, come a voler dire "te lo avevo detto"! non potrei mai vivere senza il mio dolcissimo testimone oculare che mi segue da circa tredici anni. e spesso credimi, cara Lisa, per quello che gli faccio passare... meriterei l'ergastolo! bacio
Anonimo | Lunedì, 17 maggio 2010 @14:39
La mia avvocatessa di cause vinte o perse è stata una mia amatissima cugina, colei che mi ha visto crescere e mi aiutato nei momenti difficili con sensibilità e dolce fermezza: , non ho mai voluto nè potuto liberarmi di lei, nè lei di me. Il destino me l'ha sottratta e questa privazione mi pesa ancora moltissimo.
Marina | Lunedì, 17 maggio 2010 @14:06
mia madre, e mio marito da un certo punto in poi...
Lila | Lunedì, 17 maggio 2010 @13:49
Credo di avere individuato subito il mio testimone oculare. La mia amica del cuore Rita, una persona davvero speciale che davvero non vorrei perdere e che si prende cura di me forse più di me stessa! Un buon inizio settimana sia a te Lisa che agli altri partecipanti di questo stupendo salotto.
Venerdì, 14 maggio 2010 @07:53
"E’ la saggezza dell’erba in continuo rinnovamento, dell’erba bella e verdeggiante, dell’erba trapunta di splendore vivente che è entrata in me; la saggezza di un mattino di maggio ricolmo della gioia del presente". (Elizabeth von Arnim)
La saggezza della primavera. Impariamola, ripassiamola, mentre camminiamo per le strade di maggio.
(Conoscete ormai la mia passione per Elizabeth von Arnim, la scrittrice di inizio Novecento, e i suoi libri. La frase di oggi è tratta da "Un incantevole aprile", Bollati Boringhieri, come le frasi che ho usato per i Buongiorno di City del 16, 23, 30 aprile)
Lila | Lunedì, 17 maggio 2010 @13:30
Anche io voglio offrire biscotti e tè verde a Lunì, aggiungerei una bella porzione di torta alle mele.
LISA | Lunedì, 17 maggio 2010 @10:42
Per LUNI': oggi, biscotti alla cannella e tè verde.
LISA | Lunedì, 17 maggio 2010 @10:41
Per ROSA: anche tu Aspirante Madre, dunque. Mi chiedo se tu abbia già conosciuto Emma, se il Libro Rosa sia già nelle tue mani...
Lila | Lunedì, 17 maggio 2010 @09:27
Un saluto anche a te Giusy, o io o Claudia ti informeremo del prossimo incontro di lettura che avrà luogo a giugno.
Giusy | Domenica, 16 maggio 2010 @14:10
ciao Claudia mdg, approfitto di questo tranquillo spazio domenicale per ringraziarti del pensiero gentile nei miei confronti. Per me sarà una specie di incentivo per conoscere la libreria e Amarganta. Escludo il 22 perchè attendo la "calata" della mia amata sorella: ci vediamo poco pur parlandoci molto (al telefono). Un saluto a te e Lila
carla | Sabato, 15 maggio 2010 @21:34
ho appena lasciato un messaggio come madre e ora mi ritrovo a scriverne uno come figlia: la mia mamma sta leggendo "Un incantevole aprile" e quando le ho chiesto il suo giudizio mia ha sorriso e mi ha risposto che voleva vedere cosa avrebbero combinato queste donne.
Forse la saggezza della primavera è anche il coraggio che mi manca?
giuseppe | Sabato, 15 maggio 2010 @20:14
grazie fiorenza per la tua sensibilità.ho sostenuto che l'infermiera si è lasciata morire per amore mentre spesso noi agiamo con altre strategie di sopravvivenza..ricordando anche episodi presso una comunità dove gli operatori venivano pagati una tantum.
mi ha risposto il direttore dicendo anche lui che l'infermiera è morta senza dubbio per amore.mentre un editorialista avvertiva del pericolo di una danza macabra con accuse di tutti contro tutti.riferendosi sopratuto alla politica.
e forse bisognerà recuperare un senso di comunità e tentare di riscattarsi.creda valga per tutti.
www.giuseppecesaropoeta.splinder.com
Fiorenza | Sabato, 15 maggio 2010 @12:35
non posso leggere la tua missiva sul Mattino di Napoli e mi dispiace. quella non è stata solo una tragedia di cronaca ma una tragedia nelle tragedie e poco importa sapere le cause per le quali è morta quella bella signora. Ma in quale paese viviamo?
giuseppe | Sabato, 15 maggio 2010 @11:44
non sempre le mie poesie
possono interessarvi
e forse come ha scritto una ragazza
sul tabellone del bar amaro caffè-corte della bagliva -Capua
dove espongo qualche mio quadro contemporaneo
la felicità sta nel viaggiare
non nel vivere
e se le stelle stanno in cielo
i sogni chissà
mia nipote alessandra persechino
Il Mattino di Napoli ha pubblicato oggi
una mia missiva su una tragedia di cronaca
su una infermiera che chiedeva il diritto avedere stipendiato
il suo lavoro.
Lunì | Venerdì, 14 maggio 2010 @18:13
Oh Lisa, puoi abbracciarmi ogni volta che vuoi. Anche se ogni mattina già lo fai.
Lina, hai ragione. A volte credo di avere trent'anni, e molte volte non mi piace, anche se pensare diversamente dai miei coetanei mi fa sentire diversamente migliore. A volte vorrei pensare solo come una diciassettenne, ma non ci riesco, non lo sono più da un pezzo.
Mio padre è come se non ci fosse, lavora e vive all'estero, ogni trimestre (circa, poi varia) viene qua in Italia a trovarmi, ma può far poco.
Vi ringrazio davvero tutte, dalla prima all'ultima. Le vostre parole mi hanno proprio dato calore, grazie infinite.
Ps: Il bel compagno di classe è un incoscente, sta buttando via la sua vita dietro alle droghe. Anche lui è fonte di mille preoccupazioni, non potevo innamorarmi mica del principe azzurro no?
Pps: Il buongiorno di oggi mi fa venire in mente biscotti alla cannella e il verde, tanto verde. Buongiorno Lisa.
adele | Venerdì, 14 maggio 2010 @17:50
Rosa di maggio, il desiderio di maternità unito alla ricerca di noi stessi, bello spunto il tuo, magari questa ricerca la facessero tutte le mamme che, senza difficoltà ,possono generare ma non sanno poi gestire il fatto di essere madri: questo vale anche per i padri.
Rosa | Venerdì, 14 maggio 2010 @17:20
da nove mesi sono alla ricerca di un bambino...mai come in questo periodo ho visto l'erba in continuo rinnovamento...non c'è ancora un bambino ad aspettarmi ma mi ha trovato un cammino verso me stessa, dove le mutevoli emozioni e sentimenti mi hanno fatto conoscere tante sfaccettature di me stessa che ignoravo...non so se sono più saggia...sicuramente più aperta ai movimente della vita...
ps. è la prima volta che mi permetto di inserirmi ma da tanto che mi regalo la vostra piacevole compagnia
x. | Venerdì, 14 maggio 2010 @15:31
la saggezza di questo mio autunno primaverile. o primavera autunnale.
Lila | Venerdì, 14 maggio 2010 @15:26
Per chi è di Roma segnalo due bei appuntamenti: sabato c'è la notte dei musei perciò in alcuni musei è possibile entrare gratis e poi domenica a San Giovanni in Laterano c'è la bellissima festa dei popoli con stand dei vari continenti, costumi e cibo tradizionali di tutti i paesi del mondo. Io ci vado dalla mattina ma la festa dura fino alle 20.
Giusy | Venerdì, 14 maggio 2010 @14:04
Sto leggendo "il giardino di Elizabeth" ma vengo spesso interrotta dal "Signore delle Richieste", quando lo finirò?. Come ho già detto, veramente delizioso e quanti tocchi di fioretto e stoccatine... La nobile signora non risparmiava nessuno, se penso solo alle parole che mette in bocca all'istitutrice.. non leggo pagina senza un sorriso, o meglio, come diciamo noi " nordici " (ma non leghisti) senza una "ghignatina"...
Lila | Venerdì, 14 maggio 2010 @10:49
Beh Lisa la tua passione è anche la mia passione. Questa poesia fa venire voglia di camminare a piedi nudi in un parco. Il problema è che una volta si poteva pure fare adesso con tanti cani in giro (e con tanti padroni ignoranti) non si può più stare tranquilli. Questo mese mi piace tanto ed ho anche scritto una poesia ma non la trascrivo, già ci sono le tue poesie Lisa a darci il giusto tono. Ieri ho passato una giornata indimenticabile perché ho sentito Claudia la mdg e abbiamo fatto una bella chiaccherata e poi in serata ho sentito Alex che mi ha fatto morire dal ridere raccontandomi che a Milano hanno riacceso i termosifoni (decisamente freddina questa città!). Pensare che noi a Roma siamo stati anche a maniche corte. Soffi di maggio a tutte/i. Per Marilia ed Alexo andare a vedere il post che ho inserito ieri nel blog.
Lele | Venerdì, 14 maggio 2010 @08:58
anche stamattina il mio buongiorno, Lisa. Bellissima la frase di oggi. Il continuo rinnovamento dell'erba, il nostro continuo rinnovamento. Vorrei riuscire ad essere solo un pò più saggia. Ahimè! Bacini
Giovedì, 13 maggio 2010 @07:44
"Era stato un uomo allegro e indulgente, che credeva con fermezza che i mali dovessero essere lasciati alle spalle, e faceva spesso un gesto con la mano come se avesse gettato qualcosa dietro di sè."
(Filip Florian)
Come mi piace questa leggerezza, questo sguardo benevolo su quel che ci aspetta, questa fiducia nella strada. La meravigliosa capacità di lasciare nuvole e inciampi, semplicemente, dietro le spalle.
La frase di oggi è tratta da un romanzo: "Dita mignole", appena uscito per Fazi Editore. L’autore, Filip Florian, lo presenta proprio oggi al Salone del Libro di Torino: alle 15, se qualcuno di voi è curioso! Io, invece, ero molto curiosa di leggere il romanzo, che è uno dei pochi libri rumeni tradotti in Italia, e di parlarne con l’autore. Ecco la mia intervista, uscita ieri per Il Piccolo, il quotidiano di Trieste.
Filip Florian non è solo uno scrittore, ma soprattutto un archeologo di storie. Un po’ come il protagonista del suo romanzo, "Dita mignole" (Fazi), che viene presentato il 13 maggio al Salone del Libro di Torino, e che è appunto un archeologo, Petrus. Un archeologo sognatore e romantico, più interessato alla fascinosa ragazza vicina di casa, e alle fette di dolce alle noci, che al cantiere di scavo: dove, peraltro, non vengono riesumati vasi o monete antiche, ma resti umani (da cui mancano, è questo il mistero, le "dita mignole": il titolo viene da qui). Forse, accusa l’opinione pubblica, sono i resti di un eccidio sotto Ceauşescu. Un romanzo politico? Un thriller post-comunista? Non proprio. Diciamo che Florian, con la scusa di un giallo, scava ed estrae storie della Romania degli anni di Ceauşescu e non solo, storie immaginifiche e vagabonde, monaci con capelli che crescono magicamente, da cui vengono intessuti tappeti; vedove allegre; fotografi che hanno un dromedario… E il libro procede con una Romania che si fa voler bene, accattivante e confusa e balcanica, una Romania che viene voglia di conoscere meglio. Ma intanto, chi è esattamente l’autore?
Lei ha scritto di sé, un anno fa: "Quando ho compiuto 40 anni, ho capito che non sarei mai diventato un calciatore, e che non avrò mai i capelli folti e lunghi; mi sveglio sempre più presto al mattino, mangio sempre meno ciliegie (e dire che una volta mi piacevano), fumo troppe sigarette (che una volta disprezzavo), la verità mi sembra discutibile e le previsioni del tempo mi lasciano indifferente. Ma credo ancora che, prima o poi, prenderò all’amo, nel fiume dove vado a pescare, un siluro di venti chili".
"Sottoscrivo ancora tutto. Ma quel grande pesce, ahimé, non l’ho ancora catturato".
Lei che ama le storie, ci racconti una storia dei tempi di Ceausescu…
"Oh, ce ne sono tante, non saprei cosa scegliere... Forse quella che riguarda il mio migliore compagno di liceo. Passeggiavamo per il centro di Bucarest, lungo il boulevard dei grandi cinema, quando lui mi disse di aver sentito che Ceauşescu aveva un cancro alla gola. Perbacco, ma l’avevo sentito anch’io! Ci rallegrammo come due babbei, convinti che se l’informazione proveniva da due fonti, qualcosa di vero doveva pur esserci. Dopo un paio d’ore, il mio amico si ricordò che ero stato proprio io a raccontarglielo, all’incirca un mese prima. Ci sgonfiammo come due palloni. Ah, un’altra cosa buffa: il mio primo premio letterario mi è stato consegnato sullo stesso palcoscenico dove, all’età di otto anni, avevo recitato una poesia su Elena Ceauşescu, durante una celebrazione di quelli che all’epoca si chiamavano "pionieri", i bambini del regime".
Sul web c’è un blog dedicato a Bucarest, molto spiritoso, intitolato: "the city we all love to hate", la città che amiamo odiare. Lei vive a Bucarest: è d’accordo?
"Non conosco il blog, ma il nome mi sembra fantastico. Ed è così: volenti o nolenti,
amiamo Bucarest. E’ la nostra città, certo. Ma io personalmente la odio con tutte le mie forze. È aggressiva, caotica, tutti sono sempre frettolosi, sempre pronti a insultarti e a litigare; è una città che ti ruba l’energia vitale".
E’ vero che per scrivere "Dita mignole" è andato in ritiro per cinque anni in montagna?
"Come dicevo, Bucarest è una città impossibile. Io, per scrivere, ho bisogno di tranquillità, di silenzio; non solo nella stanza in cui lavoro, ma anche quando passeggio o quando esco per comprare il pane. Sono fuggito da Bucarest proprio alla ricerca di questa pace. Per mia fortuna il mio bisnonno costruì, prima della guerra, una casa sulle montagne di Sinaia; e mia nonna, che ha 90 anni, vive ancora là. Ho avuto, quindi, una fantastica possibilità di fuga. Inoltre, dopo aver lavorato dieci anni come giornalista politico– ed era impossibile dedicarmi alla letteratura durante le vacanze e nei finesettimana – mi ci è voluto quasi un anno per ripulire la mia mente da tutte le, come potrei chiamarle?, "scorie informazionali". È stato come disintossicarsi dall’alcol: per un anno non ho guardato telegiornali, non ho letto giornali e non ho ascoltato la radio. Solo a quel punto sono stato in grado di cominciare a scrivere".
Nel suo libro lei scava, scava su un crimine, scava e trova decine di storie del passato, che con quel crimine non c’entrano…
"Io credo che, su un passato così torbido e drammatico come quello della Romania postbellica, non sia possibile formulare un’unica verità, che valga per tutti. Le vittime del regime vedono le cose in un modo, quelli che hanno approfittato di quel periodo in un altro modo. Anni di dittatura comunista hanno lasciato una scia di storie personali, una miriade di punti di vista, di piccole verità: come se la verità grande, quella di tutti, si fosse frantumata in milioni di cocci, uno per ogni persona. Così la vedo io. Per questo motivo, in Dita Mignole ho cercato di includere più racconti individuali, di collocare i personaggi intorno a quella fossa comune e lasciare che ognuno si rapportasse a modo suo con quelle ossa ritrovate per caso".
Il suo posto del cuore in Romania?
"Un villaggio isolato in mezzo ai monti Piatra Craiului: 1300 metri di altitudine, poco più di 50 case arroccate sulla cima di un colle. È un posto fatato, con betulle e spiriti buoni".
Il suo protagonista, l’archeologo Petrus, mangia molto "pandolce alle noci", che mi sembra assomigli alla "putizza" triestina. E’ questo il suo cibo preferito?
"Credo che lei alluda al "cozonac cu nucă" romeno, che non può mancare sulle tavole pasquali e natalizie. In molte case viene preparato anche fuori dalle festività, come un dolce da forno casalingo. Io sogno di vivere in un mondo in cui a casa mia ci sia ogni giorno. Purtroppo questo mondo non esiste, mia moglie non lo prepara mai!".
Rumeni in Italia: una fortissima immigrazione. E la controparte: italiani in Romania. Ha mai pensato di raccontare queste storie?
"Sì, anche perché sono, ad esempio, molto colpito dai casi tragici dei bambini rimasti soli in Romania, affidati alle cure dei nonni o dei vicini, mentre i genitori lavorano in Italia. Ci sono centinaia di migliaia di bimbi in questa situazione: un’infanzia davvero misera".
Quest’intervista uscirà sul Piccolo, il quotidiano di Trieste, una città che lei forse conosce…
"Purtroppo no. Ma a settembre sarò per un mese intero a Lubiana, la capitale della Slovenia, con una borsa di studio di un’associazione europea per scrittori. E non vedo l’ora di andare a Trieste!".
Andy | Lunedì, 24 maggio 2010 @21:12
Già, mia mamma ne era rimasta affascinata all'epoca... Grazie mille! A presto, perché continuerò sicuramente a seguire il tuo blog (e leggere il Buongiorno su City)! :)
LISA | Lunedì, 24 maggio 2010 @19:38
ANDRADA, un nome con dentro storie e paesi. Bellissimo, davvero da romanzo.
Andy | Domenica, 23 maggio 2010 @11:24
Ti ringrazio! Il mio vero nome è Andrada, è il nome di una principessa della Dacia, l'antico territorio rumeno conquistato dai romani. Vivo in Italia da quando avevo 15 anni (ora ne ho 23), quindi ho preso tante cose della cultura e dello stile di vita italiano. Nonostante questo però, certe cose della Romania mi sono rimaste dentro. E sì, il cozonac mi piace, così come tanti altri dolci rumeni che secondo me sono ottimi! Ti auguro una bellissima domenica!
LISA | Lunedì, 17 maggio 2010 @14:47
Grazie, ANDY. Benvenuta, e mi piacerebbe molto che tu mi raccontassi qualcosa in più su di te, "nuova italiana", a partire dal tuo nome: sono molto belli i nomi rumeni. E il "cozonac cu nucă", il dolce alle noci, piace anche a te?
Andy | Domenica, 16 maggio 2010 @17:43
Sono rumena (anche se ormai mi sento più a casa mia in Italia), e ho apprezzato molto questo tuo intervento. I miei complimenti per tutto quello che scrivi.
Alexo | Venerdì, 14 maggio 2010 @14:59
Grazie comunque a Lila per l' interessamento.
Lila | Venerdì, 14 maggio 2010 @14:41
Sì, cara Lisa, se ti è possibile cancella anche la mia. Buon fine settimana
LISA | Venerdì, 14 maggio 2010 @11:01
Non preoccuparti, LILA, lo scambio mail è già avvenuto. Se vuoi cancello anche la tua.
Lila | Venerdì, 14 maggio 2010 @09:55
Dolce e forte Lunì ti do un abbraccio forte e spero che in questo blog possa ricevere un pò del calore umamo che serve ad ognuno di noi.
Fiorenza | Venerdì, 14 maggio 2010 @01:24
Lunì, so bene che è tardi e tu sarai già a letto. Pensa che io, a diciassette anni mi sentivo già donna e mi infastidiva essere considerata piccina come tu hai ammesso presentandoti. Invece scrivi e pensi come una persona adulta . Sei veramente una brava ragazza. Un bacio, forza e coraggio. Come vanno le cose con il bel compagno di classe?
Lina | Giovedì, 13 maggio 2010 @23:18
Luni' - farfalla, il tuo racconto mi ha commosso, è evidente che il dolore per la perdita della mamma, il fatto di aver vissuto con lei le fasi terminali di una malattia che conosco molto bene ti hanno fatto crescere e maturare. Hai solo 17 anni, ma è come se tu ne avessi dieci o venti in più . Oltre lo studio, devi anche prepararti la cena. Sei così sola, trovi conforto in tuo padre?
LISA | Giovedì, 13 maggio 2010 @21:30
LUNI', io che non ho figlie, posso abbracciarti forte forte?
Lunì | Giovedì, 13 maggio 2010 @21:09
Eccomi qua, capolino in tutta fretta poichè devo ancora farmi da mangiare non avendone minimamente voglia.
Ieri, mentre ho letto il buongiorno, volevo buttare via il giornale.
Poi non l'ho fatto, perchè sapevo che rileggendolo con calma mi sarebbe piaciuto.
Infatti ora lo rileggo e mi piace, perchè è vero.
Mia madre era calma, aveva il senso del pudore e non urlava quasi mai.
Parlo al passato, sì.
Perchè purtroppo nell'ottobre 2008 mi ha lasciata sola, sconfitta da una malattia che l'aveva fatta urlare e le aveva fatto perdere calma e senso del pudore.
Grazie per il buongiorno di ieri quindi, Lisa. Me l'hai fatta ricordare quando dava da mangiare ai gatti o raccoglieva i funghi con i quali mi avrebbe preparato la cena.
Niente da dire sul buongiorno di oggi, mi fa venire voglia di saltare e sentirmi una farfalla.
claudia mdg | Giovedì, 13 maggio 2010 @20:22
Un'ora fa, al telefono con Lila stavo proprio dicendo che sarebbe bello avere Giusy con noi in libreria!
Anonimo | Giovedì, 13 maggio 2010 @18:57
Al volo un fuori tema prima di " postare " la cena. Incredibile come i nullafacenti come me riescano a caricarsi di lavoro (manuale), Ringrazio Lisa e Lila. Ho annotato tutto e, prima o poi, farò capolino ad Amarganta , se vorrete una vecchia signora come la scrivente.
ALEXO | Giovedì, 13 maggio 2010 @18:33
Lisa, se sei on line, puoi cancellare l'indirizzo, grazie.
Farewell,
Alexo
Marilia cinquantenne incredula | Giovedì, 13 maggio 2010 @16:05
Alexo, vuoi che ti dia la mia mail?
Decidi tu.
ALEXO | Giovedì, 13 maggio 2010 @14:45
Marilia cinquantenne incredula, se ci sei, batti un colpo!
Fammi sapere.
LISA | Giovedì, 13 maggio 2010 @14:11
PAOLA CHE AMA I LIBRI E LE SCARPE A ROMA: notizia fantastica! O, come direbbe Emma nel Libro Rosa, una vera Annunciazione telematica, pink però. Racconta, se hai voglia! Finalmente la cicogna ha trovato il Gps giusto? O è una cicogna-Fivet? In ogni caso, congratulazioni. In rosa. (E, quasi dimenticavo: la ricerca della Borsa Definitiva come va?).
LISA | Giovedì, 13 maggio 2010 @14:05
ALEXO: no, non ho la possibilità di nasconderla. Però puoi postarla qui, e io la posso cancellare quando Marilia mi scrive di averla registrata. Buona corrispondenza!
Giusy | Giovedì, 13 maggio 2010 @13:48
Ciao Paola futura mamma. Io sono una neofita telematica,in questo blog ci sono capitata per caso, merito dei figli che mi hanno regalato questo arnese. Vedi a a volte come sono i figli? Grandi critici, a volte ostili, a volte maleducati perchè appoggiano i gomiti sul tavolo, ma queste sono sciocchezze...Dal tuo commento capisco che sarai una splendida mamma.
Lila | Giovedì, 13 maggio 2010 @13:27
E' molto bello pensare che dopo la tempesta è sempre possibile vedere il sole. Soffiare alle nuvole, portare i problemi dietro le spalle. Forse in questa prospettiva è più facile risolvere i problemi. A me quello che aiuta è sapere che ho degli amici su cui posso contare. Un saluto particolare a Paola che ama i libri (vi assicuro che è bellissima in questo periodo) e ad Alessandra, Claudia mdg e Aferdita.
ALEXO | Giovedì, 13 maggio 2010 @13:20
Lisa, ti chiedo solo un ultimo favore: come posso comunicare a Marilia la mia e-mail senza postarla a tutto il blog? hai questa possibilità tecnica, in veste di curatrice del blog? Grazie.
Cordiali saluti.
Paola che ama i libri | Giovedì, 13 maggio 2010 @12:25
Ciao Lisa, ciao a tutti. Sono stata assente per parecchio, poco interesse ai salotti telematici, ma soprattutto alla vita sociale in generale. Confesso, non sto molto su internet ma qualche volta mi affaccio anche da voi e il post di ieri mi ha richiamato all'ordine.
"Madre, e figlia": ci ho riflettuto parecchio sui versi di ieri, in assoluto è la prima volta che penso al legame che mi unisce alla bimba che nascerà a luglio, strano vero? In questi mesi sono stata presa da tremila pensieri e preoccupazioni ma ancora non avevo riflettuto sulla nuova condizione che sto per affrontare, diventare madre! mi ha colpito molto la frase: "Ci unisce la pace / l'assenza di urla, il mio pudore". Chissà se anche io sarò in grado di descrivere così lucidamente questa relazione. Per il momento non riesco a dire altro che : Grazie!
Ma grazie anche per aver ricordato l'attività del nostro gruppo di lettura, che sta continuando con la partecipazione calda e allo stesso tempo discreta di lettrici e lettori appassionati, e delle amiche del blog: un saluto particolare a Lila, Alessandra, Aferdita e Claudia.
Concludo con una curiosità: mi sono subito precipitata a cercare la tela di Giovanni Bellini (una vergine e un coniglio gentile) ma ho trovato solo il dipinto di Tiziano "Madonna del coniglio", qualcuno ne sa di più?
Lele | Giovedì, 13 maggio 2010 @08:47
Si siamo e dobbiamo ESSERE più forti del male. E' bello leggerti Lisa tutte le mattine. Sei fortissima. Baci e bacetti
Mercoledì, 12 maggio 2010 @07:45
"Mi piace la sua fierezza quando combatte contro di me
e grida "non è giusto". E i suoi occhi a fessura
come le persiane nelle città di mare.
Forse ricorda i ferri da cui è nata
e il cui segno mi attraversa la pelle senza orrore.
E’ uscita dalla pancia mentre io dormivo. Ci unisce la pace
l’assenza di urla, il mio pudore.
Siamo una tela di Giovanni Bellini: una vergine e un coniglio gentile".
(Antonella Anedda)
Madre, e figlia.
(Un tempo, nei miei anni tragicomici di Aspirante Madre, questa poesia mi avrebbe fatto venire i brividi. Mi sarei sentita terribilmente Emma… Ma adesso la leggo e, semplicemente, mi piace. Perché a volte, semplicemente, si "attraversa il fiume". Lo dico alle pink girls in ascolto, oltre che alle mamme on line! La poesia si intitola "Figlia (a mia figlia)" ed è tratta da "Il catalogo della gioia" di Antonella Anedda, Donzelli)
carla | Sabato, 15 maggio 2010 @21:27
io devo dire, in quanto donna, che quando mia figlia mi grida " non è giusto" dentro di me dico " credici più che puoi e per sempre" anche se come madre talvolta la pazienza mi scappa.
LISA | Giovedì, 13 maggio 2010 @21:31
Bene, GIUSY: spero di aver contagiato qualche altra lettrice con il virus Elizabeth von Arnim...
Giusy | Giovedì, 13 maggio 2010 @14:01
E va bene, overdove anche per me. Sto leggendo "il giardino di Elisabeth" delizioso, arguto, coinvolgente. siccome mi ritaglio sempre un angolo di buon umore, guardo il mio squallido, povero giardinetto, con un alberello di limone. spennacchiato, fortemente voluto dalla scrivente e oggetto di sarcasmo da parte di figli e consorte.
Giusy | Giovedì, 13 maggio 2010 @13:19
ma si, Lisa, me ne sono accorta subito dopo aver "postato". la mia non vuole essere una giustificazione visto i neuroni che mi stanno abbandonando ,non avevo voglia di rettificare. forse stavo pensando ad altro, forse a Elisabeth Badinter che la dice lunga sull'amore materno
OLga | Giovedì, 13 maggio 2010 @11:29
Grazie alla sconosciuta per il suo post.
Una coincidenza. la parola "sconosciuta" mi fa venire in mente Xenia Rappoport e la luce mitteleuropea di Trieste dove è stato girato (se non sbaglio) il film. Nonostante l'estrema violenza di alcune scene, sono rimasta folgorata soprattutto dalla forza dell'amore materno.Al di là del bene e del male
Lila | Giovedì, 13 maggio 2010 @10:24
Grazie alla sconosciuta per avermi classificato come bella, in realtà io mi senso solo una persona con tutte le accezioni che questa parola può avere.
Lila | Giovedì, 13 maggio 2010 @09:38
Sì, Lisa, volentieri, per Giusy e per chi di Roma voglia conoscere la nostra attività. Siamo un gruppo di persone, perlopiù donne, che si riuniscono ogni mese per commentare un libro che viene scelto a votazione. Il nostro gruppo si chiama Amarganta ed è davvero gagliardo. E' bello perché ognuno di noi può commentare a suo modo il libro e così per ognuno escono fuori aspetti interessanti e si arriva a discorsi diversi che magari vanno al di là del libro in se stesso. L'indirizzo esatto della Libreria Flexi è via di Clementina, 9 - rione Monti, uscita Cavour della metro B.
LISA | Giovedì, 13 maggio 2010 @08:04
OLGA che ama la Szymborska, MARINA a Bruxelles, MICHELINE, SPERANZA che ama i film (anch'io sono molto curiosa di Soldini), e tutte le (ex) aspiranti madri e amiche del Libro Rosa che leggono il blog: bello leggervi.
LISA | Giovedì, 13 maggio 2010 @07:52
ALEXO, sull'ostrakon c'è scritto: scrivi di meno, taci di più. (Aggiungo: per favore. Ma aggiungo anche: sul prossimo ostrakon ci sarà scritto davvero "esiliato", perché le overdose stancano).
LISA | Giovedì, 13 maggio 2010 @07:33
GIUSY: "Il catalogo della gioia" non è un romanzo, è una raccolta di poesie, di Antonella Anedda appunto. Ma se hai voglia di riprendere in mano qualche romanzo, perché non partecipi al bookclub Amarganta, che si riunisce ogni mese a Roma, alla Libreria Flexi, Rione Monti? Il prossimo appuntamento è sabato 22 maggio. Paola che ama i libri (e le scarpe) a Roma, o Alessandra al di là del fiume, o Claudia mdg, o Lila, spiegate bene di che cosa si tratta!
Questo intanto è il link della libreria:
http://www.libreriaflexi.it/
Fiorenza | Mercoledì, 12 maggio 2010 @23:08
Farò leggere la poesia alla mamma, se lo vorrà, ma credo di si...Ho una reminiscenza ; Giovanni Bellini e un suo splendido dipinto. Sono sicura, l'ho visto a Venezia, ma non ricordo in quale chiesa.
speranza | Mercoledì, 12 maggio 2010 @21:33
quando rientro nel blog mi commuovo, c'e' un pezzetto di me, c'e' lisa, c'e' marina, c'e' tanto... confesso anche che io mi commuovo ancora nel leggere parole come queste, forse perche' e' appena nata l'ennesima nipote, piccola, tenera, meravigliosa, forse perche'ancora aspetto notizie per un'adozione che sembra la storia infinita... mah..
nel frattempo ieri sera ho visto il film "cosa voglio di piu'", e, riflettevo, c'e' lui, con due figli piccoli, ma il suo cuore batte per lei e nulla e' piu' forte... annalisa ha ragione, che siamo fortunate di aver incontrato i ns compagni (anche se in fondo ho sempre paura che il mio trovi la donna fertile che corona i suoi sogni di paternita', avendo alla fine capito che la causa di tutte le ns tribolazioni sono io e le mie tube).
mi giro fra le mie lenzuola ricamate a mano da mia madre, ricordo quando ero piccola e lei col telaio ricamava e diceva "queste sono per te", per il tuo corredo, lei e' una donna del sud e ha portato i colori che immaginava per la mia vita nei suoi ricami per accompagnarmi nei sogni.
cari saluti marina, dammi notizie quando puoi, e grazie lisa, lo devo a te e a tutte voi se non sono impazzita in quegli anni.
lina | Mercoledì, 12 maggio 2010 @19:16
E' vero, Micheline.perdendo i genitori anch'io mi sono sentita mutilata ma invece del cuore si sono ingranditi i miei ricordi ed è confortante pensare che qualcuno, come te, sia riuscita a trasformare una perdita in qualcosa di vivo, concreto e ricco di aspettative.
micheline | Mercoledì, 12 maggio 2010 @18:14
io sono una che il fiume lo ha atrraversato tra le tante insidie che ho trovato durante il mio percorso.Sono una mamma in attesa,9,10,15, un anno forse tre chi lo sa...il figlio del cuore prima o poi arriverà ed io lo aspetterò al di la del fiume.Grande Marina sei una grande e ti stimo tantissimo e lo sai,spero di venirti a trovare con un frugoletto da far giocare con il tuo Jad e perchè no anche con jasmine.
Come figlia invece perdendo mia mamma mi sento con un arto in meno,ma con un cuore più grande perchè lei mi ha lasciato il suo da tenere stretto nel mio petto.
ALEXO | Mercoledì, 12 maggio 2010 @17:12
MARILIA CINQUANTENNE INCREDULA.
Last but not least: per l' indirizzo, mi piace l'idea, posso pensarci ?
Leggo tantissimo, velocissimo, anche troppo.
Cento anni di solitudine l' ho letto e riletto molti anni fa, come quasi tutti della mia generazione ne ero affascinato, l' ho ripreso qualche tempo fa, ne ho letto poche pagine, mi guarda sconsolato dalla libreria.
Le nuvole nere sono scorpioni disturbati nella tana.
sconosciuta | Mercoledì, 12 maggio 2010 @15:42
Olga, Lila e Marina: tre bellissime persone. I complimenti, o meglio le constatazioni, si possono esprimere in forma anonima?
ALEXO | Mercoledì, 12 maggio 2010 @15:22
a Lila ed ai suoi soffii: è stato un pò il modo di Lisa nel suo suggerimento, " E il modo ancor m'offende", quasi un ostrakon con su scritto il mio nome e quello di Marilia ( cosa che mi è dispiaciuta ancora di più, perchè sento che le è dispiaciuto molto).
L' ostrakon, per quei pochi che non lo sapessero, era un frammento di coccio sul quale gli ateniesi scrivevano i nomi di chi doveva, per motivi
vari, andare in esilio. essere espulso dalla città.
Volete veramente scrivere ALEXO e MARILIA? Chi sarà la prima? Fiorenza, Giusy, Lisa? Lila no, lo so, da lei mi aspetto solo un soffio.
Bè, però non era male questo pezzo!
Bacioni.
E rimettevi in gioco, cambiate personaggio, studiate un altra parte, guardate Marilia con gli occhi di Alexo, Alexo con gli occhi di Lisa, Fiorenza soffi, Lisa prenda il treno e compri City col buongiorno scritto da Lila, oppure perda il treno ...
Non è mai un errore | Mercoledì, 12 maggio 2010 @15:01
Amare, un compagno, una madre, un padre, un cane, un figlio o una figlia, la propria sorella o fratello, gli amici, non è mai un errore amare, anche se qualche volta costa. Che bella Marina la decisione tua e di tuo marito, un'altra bambina da adottare, sei fantastica. Alexo, penso che tu non abbia capito cosa voglia dire Lisa. Se hai interesse ad approfondire un particolare scrittore oppure a parlare di più con una persona piuttosto che con un'altra forse è meglio che tu prosegua i tuoi discorsi con quella persona, non c'è nessuna acredine, almeno da parte mia. Lila
ALEXO | Mercoledì, 12 maggio 2010 @14:48
Fiorenza, ma perchè questa acredine? Non porta a nulla, non ha una via d'uscita, solo "dolore" da dare e ricevere: cui prodest?
LISA...
QUE PASA?!
Ho conosciuto Strand per merito tuo, cosa c'è di male ad approfondirne
la conoscenza? le indicazioni che ho fornito valgono ovviamente per tutti,poi sta al singolo decidere cosa lo interessi o meno.
Peraltro mi sembra di aver parlato di vari argomenti, sempre in modo educato e cortese, salvo fraintendimenti altrui.
to be continued.
Marina | Mercoledì, 12 maggio 2010 @14:33
Grazie Lisa per la poesia di oggi, forse hai letto nei miei pensieri. Stamattina abbiamo deciso che forse vogliamo adottare ancora, una femmina stavolta, vorrei una femmina di nome jasmine. Mio marito mi ha detto di si. Io ho cominciato a pensarci da subito, da quando siamo rientrati. Eppure avrei giurato che mai e poi mai sarei ripassata per il calvario delle attese e dei documenti, invece il desiderio e' stato immediato. Sara' stata forse la bellissima esperienza vissuta in Marocco, sara' questo bambino fenomenale che riempie le mie giornate e che non voglio lasciare solo. Ma stavolta voglio una figlia femmina, perlomeno per il carattere piu' tranquillo che hanno. Mio marito mi ha detto all' inizio tu sei pazza, anche io mi sono detta forse ha ragione, poi stamattina si e' alzato, ne abbiamo parlato, ci siamo dati fino a fine anno e poi via. Ho gia' perfino chiesto i formulari...l' animo umano e' strano. I mesi scorsi abbiamo avuto anche problemi di lavoro, e' cosi poco tempo che siamo rientrati con jad, e' l' ultima cosa alla quale dovrei pensare, invece sono felice per questa simil decisione. Ma potro' volere ad un altro essere lo stesso amore? Non lo so, perche' ql che provo per jad e' senza confini, lo guardo e penso che la vita ha deciso di farmi questo regalo preziosissimo, e io gliene saro' per sempre grata. Per questo mi commuovono le parole riportate da Olga, quale poesia potra' mai contenere la sua mano nella mia? Grazie Lisa anche di avermi perrmesso di arrivare fino qui...
Giusy | Mercoledì, 12 maggio 2010 @14:18
Lisa, io il brivido l'ho provato quando, dopo la prima riga, (sono un po' distratta) mi sono resa conto che gli occhi a fessura appartenevano alla figlia . Mi riconosco nella descrizione ma nel ruolo di madre, purtroppo!.Due figli (maschi) e tante marachelle, insomma due piccoli "masgalberi" Oggi adulti, sensibili ai problemi sociali e abbastanza affettuosi con i ruvidi genitori . Sarò abbastanza coraggiosa da poter affrontare questo romanzo? Forse potrei leggerlo con occhi di figlia, ma appunto, non vorrei farmi troppo male. Un abbraccio e scusa se mi permetto questa confidenza
La leoncina | Mercoledì, 12 maggio 2010 @12:16
La mia mamma me lo dice sempre che a volte sembro una leonessa (veramente a volte mi dà della cornacchia!), è facile che io e lei discutiamo ma tante volte però ci scambiamo dei bellissimi sorrisi. Certo siamo proprio diverse ma forse questa è una cosa positiva, o no? E poi questa poetessa si chiama come me, come potrei rimanere indifferente? Grazie Lisa, sono contenta che tu abbia attraversato il fiume.
Andrea Rényi | Mercoledì, 12 maggio 2010 @11:15
Più della poesia, mi è piaciuto il tuo commento: emana un inestinguibile calore umano. Ciao Lisa
Olga | Mercoledì, 12 maggio 2010 @09:44
Cara Lisa, la poesia di oggi è bella, ma porterò sempre nel mio cuore il tuo post del 5 maggio del 2009:
"Se apro il mio libro di poesia
o le valvole del mio cuore
quale poesia può contenere la tua manina che saluta
sulla soglia della scuola?"
(Fawziyya Abu Khalid)
grazie di avermi aiutato di non attraversare il fiume. Guadare sì.
Marilia cinquantenne incredula | Mercoledì, 12 maggio 2010 @09:18
Grazie Lisa per l'estrema gentilezza. Accolgo senz'altro l'invito.
Alexo, se vuoi, dammi un indirizzo diverso dove contattarti.
Saluti a tutti/tutte
Lele | Mercoledì, 12 maggio 2010 @09:15
Mia figlia. Mi "sciolgo" nei suoi meravigliosi occhi smeraldo e mi dimentico di tutte le volte che mi dice "non è giusto". Perchè è così combattiva, proprio come me alla sua età. I love my daughter. (comincio a far pratica newyorkese)Lisa tanti bacini
Martedì, 11 maggio 2010 @08:28
"Com’è interessante!
Anche questa primavera
vedo il cielo del viaggio".
(Matsuo Basho)
Anche questa primavera vedo nuovi orizzonti, vedo confini che posso superare, vedo montagne e grattacieli e la linea azzurra e lucente del mare. Anche questa primavera, anche se non esco dalla mia stanza, lo so: sono in viaggio.
(Un haiku di primavera: questo che ho usato per il Buongiorno di oggi è tratto dall’antologia "Il grane libro degli haiku", Castelvecchi. Mi piace, il cielo del viaggio. Anche perché possiamo viaggiare, e questo lo sappiamo, anche senza uscire dalla nostra stanza)
E a proposito di viaggi lunghi 500 pagine, ho appena scoperto, incontrando lo scrittore americano Jonathan Franzen, che finalmente, dopo il bestseller "Le correzioni", in autunno uscirà il suo prossimo romanzo… Ecco l’intervista, che è uscita sul Piccolo di Trieste.
Una buona notizia per tutti i fan di Jonathan Franzen, lo scrittore americano che nel 2001 ci ha regalato il besteller "Le correzioni" (Einaudi). Anzi, le buone notizie sono due. Primo: a settembre uscirà il nuovo libro. Franzen aveva con sé, quando l’ho incontrato, una "advanced copy", una "copia di avviamento" : e quindi è vero, il libro esiste, un romanzone di più di 500 pagine, come il suo primo bestseller. Secondo: è ancora fidanzato. Dettaglio non trascurabile, se pensiamo che la sua compagna, Kathryn Chetkovich, è stata al centro di un piccolo scandalo sentimental-letterario che sembra uscito pari pari dalle pagine di un suo tormentato romanzo. Ma andiamo con ordine.
Il suo nuovo libro: 500 pagine e un titolo di una parola sola, "Libertà". Racconterà di destini incrociati e famiglie nell’America di oggi: anzi, del 2004. E questa volta l’ispirazione è venuta da?
"Le cito uno scrittore: Stendhal, con La Certosa di Parma".
Troveremo lo stesso Franzen di "Correzioni"?
"Spero proprio di no. Perché se sei la stessa persona di prima, continui a scrivere lo stesso libro. E io non sono più quello di Correzioni, almeno spero. Anche se quel libro mi ha dato una consapevolezza: per la prima volta, mi sono sentito davvero autorizzato a scrivere".
Scrivere. E scrivere romanzi di 500 pagine, per di più. Quasi controcorrente, in una società che riduce la comunicazione all’osso: sms, e-mail, brevissimi messaggi Twitter (di cui gli americani sembrano non poter fare a meno). Una società dove il romanzo pare quasi inutile, obsoleto. Forse per questo Franzen cita Balzac, e i grandi scrittori dell’Ottocento: che pubblicavano i loro libri a puntate sui giornali dell’epoca, i "feuilleton" appunto, per tenere agganciati i loro lettori, quasi dei telefilm su carta. E oggi? Possiamo ancora permetterci di leggere un romanzo di 500 pagine? Ne abbiamo ancora voglia? "E’ una domanda che mi faccio anch’io", ha ammesso Franzen, "perché non sono solo uno scrittore, sono anche un lettore. E quindi so che è difficile trovare il tempo di leggere un libro: c’è sempre un’e-mail a cui dobbiamo rispondere, una pagina web che dobbiamo guardare, una telefonata da fare, persone che dobbiamo incontrare. Eppure quando trovo un buon libro, trovo il tempo. Mi disconnetto da tutto il resto. Questa è la sfida, per chi scrive, oggi".
Quindi scrivere un romanzo per lei è una sfida.
"La sfida è riuscire a far vivere un’esperienza a chi mi legge. Far sì che abbia solo voglia di chiudere l’iPhone ed entrare in un altro mondo: quello del mio libro".
Lei non ha scritto solo romanzi. "Come stare soli" e "Zona disagio", usciti sempre per Einaudi, sono una raccolta di saggi.
"Zona disagio è in realtà una raccolta di brani autobiografici. Tutto è nato da un pranzo con una editor del New Yorker, quello che io considero il più bel giornale del mondo (forse perché ci collabora?, ndr). Abbiamo parlato di ricordi imbarazzanti di scuola, abbiamo riso, e qualche giorno dopo ho ricevuto una telefonata: fanne un pezzo per noi. "Zona disagio" è nato così. Ed è diventato, credo, una raccolta dei momenti più imbarazzanti della mia vita. A partire da quelli in famiglia".
Non dev’essere facile essere imparentati con uno scrittore: si ha paura di finire dentro i suoi libri.
"Ma in "Zona disagio" era tutto dichiarato: autobiografia. Ho cambiato solo qualche dettaglio, qualche nome… E ammetto di avere due fratelli molto pazienti. Che non vedevano l’ora che io smettessi di raccontare i fatti nostri e tornassi alla fiction, al romanzo vero e proprio. Non sono stati molto contenti di finire nelle mie pagine. Anche perché quello che io trovavo estremamente divertente, a loro non sembrava tale… Del resto, mio padre raccontava sempre di aver sposato mia madre perché lei l’aveva bombardato di lettere. Evidentemente la scrittura è un vizio di famiglia".
Se è difficile avere uno scrittore in famiglia, immaginiamoci innamorarsi, di uno scrittore. Soprattutto se a scrivere si è in due. Ne sa qualcosa, Franzen. Che prima ha sposato (e divorziato da) Valerie Cornell, scrittrice rimasta pressoché sconosciuta. E poi ha incontrato Kathryn Chetkovich. Molto romanticamente, in una "writers’ colony", ovvero un "ritiro" per scrittori. Due cuori e due computer, come Paul Auster e Siri Hustved? Come Jonathan Safran Foer e Nicole Krauss? Non proprio. Perché Kathryn, nel 2003, quindi nel mezzo del successo mondiale di "Correzioni", ha scritto un piccolo saggio autobiografico, coraggioso e scomodo. Un titolo come uno schiaffo: "Envy", invidia. E l’ha pubblicato sulla rivista letteraria Granta. Argomento: l’invidia, appunto. Invidia per un uomo di cui ti sei innamorata, ma che scrive pagine belle, troppo belle, che vorresti aver scritto tu. Invidia per l’uomo che divide il tuo letto, che viene intervistato e acclamato, il cui libro è nelle vetrine delle librerie di tutto il mondo, mentre tu ti arrabatti davanti al computer, e il risultato non piace neppure a te. Invidia: forse uno dei sentimenti più difficili da ammettere, all’interno di una coppia. Più ancora della gelosia.
Dunque, può un amore sopravvivere all’invidia? Lei e la sua fidanzata, la donna che ha ammesso, e così crudamente raccontato, di essere invidiosa del suo successo, state ancora insieme?
Silenzio. Franzen risponderà? Si è offeso? Per un attimo - e non è la prima volta durante l’incontro – non sembra più uno scrittore cinquantenne amato e intervistato in tutto il mondo, ma sembra, semplicemente, Charlie Brown. Sarà l’aria ancora da ragazzo, i capelli spettinati. Ma non solo. Come racconta in "Zona disagio", Franzen è cresciuto con i fumetti di Schulz, "dentro" i fumetti di Schulz. Voleva vivere dentro quel mondo, un mondo dove - spiega -la rabbia è divertente e l’insicurezza adorabile. Eppure, quel bambino che amava Charlie Brown, che si sentiva Snoopy, "quell’animale non-animale che viveva tra creature più grandi di una razza differente, esattamente come mi sentivo io a casa mia", è diventato uno scrittore internazionale, che deve rispondere a domande imbarazzanti. O forse potrebbe anche non rispondere… Ma Franzen-Charlie Brown sorride e dice:
"Sì, io e Kathryn stiamo decisamente molto insieme".
Risate. Continua:
"Quando Kathryn ha scritto "Invidia", abbiamo cominciato a ricevere e-mail e telefonate di amici e conoscenti preoccupati, tutti con la stessa domanda: state ancora insieme? Perché il Los Angeles Times sostiene che vi siete lasciati. In effetti il Los Angeles Times aveva chiamato Kathryn, e lei aveva risposto: non rilascio dichiarazioni. La sua non-dichiarazione è diventata una dichiarazione. Io, invece, stasera, spero di averle dato la risposta giusta".
anna maria | Mercoledì, 12 maggio 2010 @18:39
ma per leggere tutti i libri che mi consigli devo licenziarmi ? Oppure potrei nasconderli sotto le ricette .....ci vediamo lunedì.comunque bella intervista .
ALEXO | Mercoledì, 12 maggio 2010 @09:19
Forse violazione di privacy? Comunque mi spiace per questa tua frase, ti stimo molto e mi hai fatto conoscere molti autori di cui ignoravo l'esistenza. Forse la stima non è reciproca, un pò mi addolora ma it's your choice, non posso farci niente, se hai tempo e voglia , spiegami perchè.
Ciao.
LISA | Mercoledì, 12 maggio 2010 @07:45
ALEXO e MARILIA, un suggerimento da parte di Mark Strand: perché non vi scambiate la mail, e proseguite più comodamente altrove la conversazione?
LISA | Mercoledì, 12 maggio 2010 @07:39
MICHELINE: mi piace molto l'idea della bisnonna e della prozia che ti proteggono, attraverso le lenzuola amorevolmente di nuovo restituite all'uso, e al letto...
Fiorenza | Martedì, 11 maggio 2010 @23:53
Marilia, chi si loda si imbroda. comunque vedo che hai corretto la tua precedente autostima. ora sei solo intelligente? Hai tralasciato il "troppo"
Marilia cinquantenne incredula | Martedì, 11 maggio 2010 @23:01
Fiorenza, il fatto che io sia intelligente non mi esime dal salutare. E, se proprio ti dà fastidio, sentiti pure esclusa dai saluti.
Alexo, ce la farai a leggere un libro così lungo? Quanto ci metterai?
Lo sai che non sono riuscita a finire Cent'anni di solitudine?
Ma rientra nelle libertà di noi lettori, come dice Pennac, anche quella di non finire un libro.
Ma quanti libri compri a settimana?
Mi raccomando, non cadere dalla sedia!
volevo solo essere gentile e salutare tutti e tutte. Ma, se ti dà fastidio, sentiti pure esclusa dai saluti
Fiorenza | Martedì, 11 maggio 2010 @22:16
Per quale motivo, Marilia incredula, saluti tutti e tutte? con un po' di coerenza potresti tralasciare " tutte" visto la TROPPA INTELLIGENZA che ti distingue dalle donnette delle quali farò felicemente parte. A scanso di ogni fraindentimento, le parole sopra citate sono tue.
ALEXO | Martedì, 11 maggio 2010 @21:04
Lisa, proprio ieri ho comprato un romanzo di 1060 pagine!!??
Europe Central, di William T. Volmann, Strade Blu , Mondadori, 25 euro (sic). Sono solo alle prime pagine,
ma ho già incontrato Fania Kaplan, l' attentatrice di Lenin,Lenin stesso, sua moglie N.K. Krupskaja, Stalin,
Hitler, Sostakovic, la sua musica, le sue amanti, Anna
Achamtova...
Libro da amare o da odiare, non ci sono vie di mezzo.
Dolce notte a tutte/i.
ALEXO | Martedì, 11 maggio 2010 @19:02
Marilia, prima sparisci tu e poi anche i tuoi post? Ripostalo!
Ti aspetto sulla sedia.
P.S. Questa nuvola non è una nuvola.
Kisses & Kisses
micheline | Martedì, 11 maggio 2010 @18:11
volevo ricollegarmi al post di ieri....belli i ricordi e bello ciò che si può trovare in un baule o in una soffitta.Mi viene in mente lo spettacolo di Arturo Brachetti,il penultimo,dove lui in una soffitta,che doveva svuotare, trovava le cose più disparate;alla fine non la svuota più perchè è piena di ricordi.Io ho trovato delle lenzuola di lino e ricamate della mia bisnonna e della prozia,erano sdrucite dal tempo e ingiallite:le ho portate a rammendare dalla sarta e le ho lavate sono ritornate nuove,ma quando le guardo so quanti anni hanno e penso che loro due, attraverso le lenzuola che ho amorevolmente ritrovato, mi proteggono.Grazie
Lila | Martedì, 11 maggio 2010 @16:25
Buon viaggio Aferdita!!! Mi raccomando attendiamo racconto del tuo viaggio. Un bacio, Lila
aferdita | Martedì, 11 maggio 2010 @16:14
Che bello viaggiare con la mente nei i cieli di primavera, la faccio sempre. Ma questa primavera e ancora piu bella che tra pochi giorni parto per da vero per Parigi, una meta tanto desiderata. Lo sognata da piccola leggendo Balzak, Hygo, Dumas. Ho immaginato lungo Sena, i palazzi le piazze e i boulevard dove camminavano le protagoniste dei romanzi. Ho immaginato la famosa Notre Dame come "Una sinfonia di pietre", come la descritto Hygo. Ma vedere dal vivo sicuramente sarà fantastico, e io non vedo ora di partire.
Lila | Martedì, 11 maggio 2010 @15:58
Primavera, vedo i tuoi occhi color del cielo e comincio a viaggiare...Cara Lisa l'haiku di oggi mi garba parecchio e mi piace anche l'intervista a Franzen. E sì, decisamente non deve essere facile essere la compagna di uno scrittore e per giunta di uno scrittore famoso. Ma l'invidia non rientra tra i miei sentimenti, forse più la gelosia se il mio partner me ne desse motivo. A proposito di gelosia vi devo dire che domenica scorsa presso la libreria Flexi ho visto una delle più belle manifestazioni dell'Otello di Shakespeare. La regia era di Welles che naturalmente era anche il protagonista. Sono stata molto contenta di averlo visto e alla fine la nostra Paola che ama i libri ci ha redarguito con un bellissimo commento parlandoci anche delle difficoltà che ha incontrato Welles nel fare questo film (ci ha impiegato quattro anni). Approfitto del tuo blog Lisa per rinnovare l'invito a tutte le romane ed i romani che vogliono partecipare ai nostri incontri di lettura, l'appuntamento è il 22 maggio presso la libreria Flexi. Il link lo ha già fornito Lisa. Il prossimo libro da commentare sarà La sposa gentile di Lia Levi. Soffi capitolini.
Giusy | Martedì, 11 maggio 2010 @13:46
Condivido pienamente il parere di Rényi. Mi sento quasi in colpa per essere rimasta alla preistoria della letteratura americana (Lisa, non posso confessare qual è stato l'ultimo romanzo che ho letto) e penso che probabilmente non leggerò nemmeno questo. Un'ombra è scesa su di me quando lo scrittore ha accennato alla Chartreuse che ho riletto con immenso piacere pochi anni fa.
Marilia cinquantenne incredula | Martedì, 11 maggio 2010 @11:58
Alexo, corro a comprarmi L'inizio di una sedia. Poi ti faccio sapere.
Kisses
Marilia cinquantenne incredula | Martedì, 11 maggio 2010 @11:55
Lisa, io Le correzioni non l'ho letto. Ma, dopo l'intervista a Franzen penso che comprerò il suo libro Zona disagio che mi ha molto incuriosito.
E poi non avrei mai immaginato che Franzen avesse 50 anni! E che per scrivere un libro ci mettesse 10 anni!
E' proprio vero che scrivere è faticoso ed è coraggioso da parte sua che non abbia lasciato la fidanzata dopo la sua dichiarazione di "Invidia".
Per Alexo: ti ho postato un commento ma è sparito! Boh
Buone nuvole (nella città dove vivo ne siamo pieni da mesi) I can't stand it anymore!
Saluti a tutti/tutte
gilda | Martedì, 11 maggio 2010 @11:03
Vado a tirar giù Le Correzioni dallo scaffale. Lo inizio subito.
Grazie Lisa.
Andrea Rényi | Martedì, 11 maggio 2010 @10:41
Cara Lisa, le tue interviste sono sempre delle perle, mai scontate, piene di riflessioni stimolanti e ricche di approcci molto umani, affettuosi.
Lele | Martedì, 11 maggio 2010 @09:22
Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!! E sono felice come una bambina! So che tu ci vai continuamente, per me è la prima volta nella GRANDE MELA... ti chiederò consigli sicuramente. Baciotti
LISA | Martedì, 11 maggio 2010 @09:15
Cioé, cioé, LELE? In partenza per NYC?
Lele | Martedì, 11 maggio 2010 @08:52
vedo il cielo del mio viaggio Lisa, il viaggio che ho sempre desiderato, un sogno che si avvera, il cielo del mio viaggio fatto di nuvole rosa!
I Love NY!
Lunedì, 10 maggio 2010 @07:23
"Anch’io ho trovato un tesoro oggi, dopo un’ora di sudata ricerca. E’ una vecchia federa, ricamata a mano, con i bottoni ricoperti di lino. Non ho mai visto dei bottoni così. E mi piacciono".
(Zahra Bolouri)
Un abito. Un cuscino. Un piatto. L’abbiamo trovato in un mercatino dell’usato, o nel fondo di un armadio, e improvvisamente ci parla. Lo teniamo in mano e ci sussurra qualcosa, forse semplicemente una casalinga, domestica promessa di felicità.
Sapete dove ho trovato le frasi del Buongiorno di oggi? Non vengono da un libro, ma da un giornale. Perché Zahra Boulouri non è una scrittrice, né una poetessa, ma ha scritto un articolo davvero poetico che ho letto per caso in aereo, sull’International Herald Tribune, tornando da Oslo. Mi aveva colpito il titolo: "Happiness is a bundle of used clothes" , felicità è un mucchio di vestiti usati.
E l’articolo era davvero incantevole. Scritto, innanzitutto, dal Mozambico, dove Zahra vive e lavora (fa parte di organizzazioni di aiuto internazionale). Perché felicità è una catasta di vestiti usati? Perché, spiega, da bambina, nella sua infanzia a Perth, in Australia, ha passato ore felici con il padre girando per "garage sales" e mercatini, cercando cose per il loro negozio di bric-à-brac. Sensazioni ritrovate, racconta, al mercatino della "Quinta Feira" che si tiene in Mozambico ogni giovedì, davanti a una chiesa coloniale: l’evento della settimana, visto che non ci sono teatri, nè cinema, e neppure un supermarket, spiega Zahra. Ci sono invece mucchi di vestiti che sono stati donati per beneficenza dai paesi ricchi, ovvero noi. Ci sono sciarpe, che le donne africane useranno per legarsi i neonati addosso; inutilizzabili moon-boots, scelti da una bambina che non ha mai visto la neve; e lì a Zahra piace rovistare nel mucchio della biancheria usata, tenere in mano vecchie lenzuola di lino un po’ lise ma con le cifre ricamate, chiedendosi da quale casa arrivino, magari da un lussuoso appartamento di Manhattan non più abitato, armadi svuotati da eredi frettolosi… Cose dimenticate che trovano una nuova vita. Un po’ come la borsetta di Roberta di Camerino di cui vi avevo raccontato (è la storia di una borsa). E le parole di Zahra, l’emozione di Zahra, continua qui, perché è anche la mia.
Irene | Sabato, 28 aprile 2012 @06:47
Non so, io ero un dottorando e ricordo con molta insofferenza quei giorni. Ho un concetto molto teutonico dello Stato: alla fine, dobbiamo accettare che qualcuno comandi, e chi si mette in mezzo va rimosso. Ovviamente non sarei mai andato a Genova a contestare, perche’ sono troppo cinico per credere che servisse a qualcosa. Se fossi stato dall’altra parte, non avrei ordinato la tortura; pero’ penso che avrei operato per ripristinare l’ordine costituito. Non ho ancora capito se devo vergognarmi perche’ la penso cosi’. Mi dicono che quelli di sinistra avrebbero dovuto schierarsi con i contestatori. Io ho sempre votato a sinistra, ma per me la sinistra non e’ quella del pacifismo ad oltranza. A sinistra c’erano Lenin e Stalin, e non mettevano fiori nei loro cannoni. Rivedendo su Blob le immagini di dieci anni fa, ho scoperto di non resistere: per me e’ inconcepibile eleggere un presidente e poi violare la zona rossa dove lavora il presidente che ho votato. Anche se non e’ quello che ho votato, in democrazia conta la maggioranza, e dobbiamo rispettarne le decisioni sovrane.
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aferdita | Martedì, 11 maggio 2010 @15:59
Perche mia nona si chiamava GLIQIRI.
LISA | Martedì, 11 maggio 2010 @08:18
AFERDITA, che bello il racconto del lenzuolo che scrocchia, ricamato dalla nonna. La G per cosa stava?
Fiorenza | Martedì, 11 maggio 2010 @01:05
come mi hai fatto sognare Aferdita con la tua sciarpa rosa e menta. Se non vado a dormire, qualcuno mi uccide. Dopo una certa ora, qui vige il coprifuoco.( Sono una bambocciona): Buona notte
lina | Lunedì, 10 maggio 2010 @22:46
Aferdita, com'è bello il tuo racconto! Sai? anch'io ho un vecchio baule pieno di ricordi e di misteri ma non avrei saputo spiegarmi meglio di te,
aferdita | Lunedì, 10 maggio 2010 @21:27
Cara Lisa, che bei ricordi mi hai svegliato con questo articolo .In un ripostiglio della mia casa c'era una volta un grande baule, che era il mio posto di ricerche. Insieme con la mia amica d'infanzia svuotavamo tutto per trovare quel che ci piaceva di piu quel giorno. Conteneva un sacco di vestiti, scarpe, capellini, sciale, un grande tesoro che mia nona custodiva da tempo. lei era sorella e moglie di emigranti in America che la riempivano di cose che lei non metteva mai perche li riteneva tropo fuori posto. Erano ancora in buono stato ma per ne bambine servivano solo da giocare e sfilare. l'oggetto che piu mi piaceva era una sciarpa di seta, color pana con delle righe di color rosa e menta ,ed ornata con delle piumini bianchi. Era una vera meraviglia. Non so se sono riuscita a dare idea, ma nella mia mente e rimasta tutta. la indossavo coprendo la testa e sfilavo tuta fiera di possederla. E che ti poso dire dei tacchi, capellini di varie colori e modelli. Quante ore passavo lì.
A proposito delle lenzuolo ricamate, anch'io ce lo uno che oltre ad essere bello e anche molto caro perche me la regalato mio nona. E bianco, di un tessuto che scrocchia, con un bel merletto attorno e con un G ricamata. Lo usato poco, solo in poche occasione perche la voglio avere come un caro ricordo. La mia cara nona non ha potuto vedermi sposa, ma del regalo aveva pensato in anticipo.
LISA | Lunedì, 10 maggio 2010 @19:31
Per MALU 63: mi piacciono tantissimo le lenzuola con le cifre, sanno di antico, raccontano di quanto le donne hanno ricamato, un tempo. Io invece non so attaccare bene neppure un bottone! Per ANNALISA FARMACISTA: belli i fazzoletti di carta con le rose! Ci vorrebbero, per l'Autrice che usa solo profumi alla rosa... (E il forse-amante mi faceva sorridere, un po' come le semi-single, nuove categorie contemporanee).
malu63 | Lunedì, 10 maggio 2010 @19:17
Annalisa doveva essere davvero incantevole e romatico questo negozio lo hai descritto cosi bene che sembrava esserci dentro, spero che tua sorella si riprenda presto, auguri di pronta guarigione.
Io sono una conservatrice di natura e quindi potete immagginare quante cose abbia mi accarezzano i ricordi ogni volta che li tocco, ma c'è una cosa in particolare che conservo con amore, nn sò neanche se ne siete a conoscenza dell'oggetto è un coprilenzuolo con federe, una volta si usava per rifinire il letto le coperte erano più corte di adesso e quindi sopra veniva messo questo decoro, sopra ci sono ricamate le iniziali dei miei nonni, oggi se ci fosssero ancora avrebbero rispettivamente 110 e 106 anni, quindi quando tocco questo decoro che mia nonna conservava con tanta cura mi viene in mente il loro sorriso sereno ed è un ricordo indelebile nella mia mente e nel mio cuore.
Giusy | Lunedì, 10 maggio 2010 @16:26
Ciao, Lisa. La soffitta di mia madre è stato un vero e proprio bric à brac saccheggiato da tutti gli aventi diritto e non solo...Lì andavo a nascondermi, impavida, dopo un aspro rimprovero, nonostante il buio,le ragnatele e strani fruscii. Ricordo, oltre a vecchi mobili, un grammofono a tromba e una curiosa macchina per scrivere che oggi, ripensandoci, mi ricorda vagamente il celebre Monumento di piazza Venezia. Molti anni dopo ho scovato fra i vecchi libri questo: " Recueil de pièces authentiques sur le captif de Saint-Helène" (tome troisième, hélas) Data: 1822. Non saprei dire a chi fosse appartenuto,, forse ad una lontana parente francese di cui ricordo un orrendo ritratto ad olio, splendidamente incorniciato. Sto sfogliando in diretta telematica il volumetto, debitamente rilegato.
Annalisa farmacista | Lunedì, 10 maggio 2010 @12:32
Proprio sabato cercando il regalo per la mamma, sono incappata in un negozietto di arredo-casa e altro decisamente favoloso. Cuscini stile country, tende di tela grezza con ciliege ricamate, carta da lettera (carta da lettera? un reperto archeologico dato che non conosco nessuno che la usi più) profumata alle rose. E poi rose, tantissime rose: su romantiche trapunte, su fazzoletti da naso (di carta) su tovaglioli, sui post-it a forma di cuore a cui facevano da bordo decorativo. Meravigliso: sembrava di entrare in una specie di soffitta con tutto messo quasi a casaccio (ovviamente credo invece che il finto disordine fosse accuratamente studiato), la luce fioca. Mi sembrava di essere in casa di una zia che volesse disfarsi delle vecchie cose e avesse messo tutto in vendita. A prezzi carissimi, ci mancherebbe. Altrimenti che british-country sarebbe? Data anche l'ubicazione del negozio (in pienissimo centro) non avrebbe potuto essere altrimenti. Però non ho resistito: ho comprato il regalo per la mamma, che ha apprezzato.
Per Lisa: con forse amante significa che l'amica è in crisi coniugale, e nel frattempo che schiarirsi le idee ha deciso di cominciare una storia con un (forse) amante, divorziato, con fidanzata e amante (la mia amica). Tutto senza scandalizzarsi: ognuno sa delle storie dell'altro e non è (pare) un problema. Io sono tornata a casa dal consorte (solo lui, che banalità) e ho capito che sarò anche banale, ma tanto fortunata. Sono invece un po' in ansia per la sorella piccola che fa fatica a riprendersi. Uffa com'è lunga questa malattia.
Sabato, 8 maggio 2010 @09:39
I paradossi della mia vita da giornalista fintoglam. Dover scrivere un intero articolo sulle righe (come questo per Grazia, e che vi metto on line, debitamente accorciato per voi) senza avere, nel guardaroba, neppure una maglietta con le righe.
Righe per ragazze che non stanno in riga. Sono così, le righe di questa primavera: non necessariamente orizzontali (che peraltro, come ben sappiamo, non stanno granché bene, soprattutto alle donne curvose), ma verticali, a zig zag, righe danzanti e impazzite, righe che si inseguono e ci inseguono su abiti, calze, scarpe, borse, shorts e persino costumi! Costumi: già la parola ci mette allegria. (Perché, tranne la temibile prova costume, da affrontare in solitudine e a occhi chiusi, un bikini è sempre una promessa di vacanze e felicità). Righe, dunque, ma quali?
Audaci, come al solito, le celebrities, che forti delle loro mini-taglie si esibiscono in mini-vestiti, per di più a righe orizzontali. Non volete osare il microabito? Come vi capisco. Per fortuna chi ama le righe ha nell'armadio un classico: la maglietta navy, da marinaio, ovvero a righe orizzontali blu o al massimo nere su bianco. Quest’anno però la troviamo anche in grigio, rosso, verde... Perfetta se portata con i jeans, o magari con shorts e sneakers.
Che righe siano, dunque. Ma, ripeto, senza metterci in riga. Perché l’unica linea che ci interessa, in fondo, è quella che ci porta direttamente verso l’oggetto del desiderio: "Se ammettiamo che per due punti passa una e una sola retta, un giorno traccerò quella che va da lui verso di me o da me verso di lui". Così scriveva Delphine de Vigan in un bel romanzo di qualche anno fa, "Gli effetti secondari dei sogni" (Mondadori). E non possiamo che concordare. Perché anche le più fashioniste amano davvero una sola geometria: quella sentimentale.
(Io, intanto, invece di mettermi maglie navy a righe, che non mi sono mai piaciute, sto leggendo il secondo romanzo della scrittrice francese Delphine de Vigan, "Le ore sotterranee", che sta per uscire per Mondadori. Devo intervistare l'autrice, e vi aggiornerò presto)
Lunì | Domenica, 9 maggio 2010 @23:33
Ho assolutamente bisogno del tuo buongiorno, anche se sono le undici e mezzo.
Mai pensato ad una buonanotte solamente virtuale? Mi gioverebbe.
A domani, buona notte a tutti.
malu63 | Domenica, 9 maggio 2010 @16:36
Immancamile la maglia bianca e blu a primavera nel mio armadio, solo vorrei tanto sapere dove si è persa la primavera quest'anno visto che oggi a Roma abbiamo temperature invernali :
ALEXO | Domenica, 9 maggio 2010 @09:18
Claudia mdg, sono d' accordo con te per il valore del silenzio, nella poesia ed anche nella vita, ( cfr. L'arte di tacere, Abate Dinouart, Sellerio editore, Palermo), ma , vedi, non so spiegare bene, se io non avessi scritto ieri, alle 23,40, tu non avresti risposto oggi, alle 8,05,ed io non sarei qua a risponderti alle 9,02 e tu non mi leggeresti alle??,?? e...
Per onestà intellettuale, devo dirti che mia moglie è d'accordo con te:
lei mi sopporta per 10 minuti, poi stacca: "continua a parlare" - dice " tanto io non sento".
Ovviamente il libro di cui sopra me lo ha regalato lei.
"Quando Padre Lamy dell' Oratorio offrì in dono al cardinale Camus la sua opera dal titolo L' ARTE DI PARLARE, quest ultimo disse:" Senza dubbio questa è un' arte eccellente, ma chi ci insegnerà l' arte di tacere?".
Penso che dovrò rileggermelo, buona giornata.
claudia mdg | Domenica, 9 maggio 2010 @08:05
Alexo, non è la quantità di commenti che rende questo blog interessante, ma è la possibilità di confrontarsi su tanti temi diversi partendo dagli spunti poetici e dagli articoli della scrittrice che lo gestisce. Per creare questo tipo di comunicazione anche il silenzio è importante : cosa sarebbe la poesia se fosse scritta tutta di seguito, senza gli spazi bianchi che danno risalto e valore a ogni verso? La poesia, come tutte le forme efficaci e potenti della parola, dalla formula magica allo slogan pubblicitario, è sintesi.
claudia mdg | Domenica, 9 maggio 2010 @08:05
Alexo, non è la quantità di commenti che rende questo blog interessante, ma è la possibilità di confrontarsi su tanti temi diversi partendo dagli spunti poetici e dagli articoli della scrittrice che lo gestisce. Per creare questo tipo di comunicazione anche il silenzio è importante : cosa sarebbe la poesia se fosse scritta tutta di seguito, senza gli spazi bianchi che danno risalto e valore a ogni verso? La poesia, come tutte le forme efficaci e potenti della parola, dalla formula magica allo slogan pubblicitario, è sintesi.
ALEXO | Sabato, 8 maggio 2010 @23:40
Cara Lisa, se è vero come è vero che io vado in overdose, è anche vero che il blog mi sembra un tantino mosciarello ( scusa la franchezza).
Marilia cinquantenne incredula, finalmente ho la mia copia de "L' inizio di una sedia", del mitico Strand, grazie alla gentilezza del proprietario della libreria Odradek di Roma; la mia traduzione de La storia delle nostre vite è praticamente perfetta anzi, il pur bravissimo Damiano Abeni, traduttore storico del nostro, ci ha infilato qualche... imprecisione! (tale mia supponenza è dovuta a 3 robusti bicchieri di Sangiovese, Tenuta di Nepi). Scherzi a parte, devi assolutamente leggerlo, sopratutto Elegia per mio padre.
Non è una poesia facile, tuttaltro, niente svolazzi e pene d' amore:
vita , morte, in un inglese secco e senza vie di fuga.
Oggi, le mie nuvole sono volate via e sono rimasto solo; come è triste il cielo azzurro.
ALEXO | Sabato, 8 maggio 2010 @15:51
MARILIA, anche io non conosco nulla di Flaiano, eppure sono un lettore onnivoro, evidentemente dava fastidio a molti perchè era uno spirito libero ed anticonformista, fuori dalle varie consorterie che hanno dominato e dominano in Italia.
Come vanno le nuvole?
Ciao.
Fiorenza | Sabato, 8 maggio 2010 @12:41
Lisa, attendo l'aggiornamento: Le tue interviste sono sempre molto, molto interessanti:per quanto riguarda le righe, devo dire che non mi piacciono proprio perchè danno rigidità e a me non piace essere "messa in riga" Ci penso da sola...
Marilia cinquantenne incredula | Sabato, 8 maggio 2010 @11:35
Alexo, io di Herlitzka ricordo l'interpretazione nel film di Marco Bellocchio del 2003: Buongiorno notte sul rapimento di Moro.
Fu bravissimo in un ruolo difficilissimo. Avrete capito che senza cinema non vivo. Il cinema si è sostiuito a mio padre quando l'ho perso e mi ha indicato la strada. Di Enno Flaiano non ho mai letto nulla ma lo farò.
Per Lisa: ce l'ho una maglia a righe blu e bianche di filo. Domani la metterò!
Saluti a tutti/tutte
isa | Sabato, 8 maggio 2010 @10:11
Lisa sei una forza in tutto quello che scrivi. Complimenti!! Ah...a me non piacciono le righe...non ti danno l'effetto "ingrassatura"? Un caro saluto e buon we. Isa Grassano
Venerdì, 7 maggio 2010 @08:14
"Il drago si è congiunto al garofano
per generarti.
In qualche luogo vivi,
dove in marzo l’artiglio spunta
per fiorire,
dove il tuono d’ottobre si fa delicato
e diventa profumo. Chiama!
Voglio venire da te,
dimmi in quale luogo, perché ci si possa l’un l’altro
interrogare e amare,
gioia senza terrore,
e essere buoni?"
(Hans Magnus Enzesberger)
Draghi, garofani e tuoni: come nelle fiabe, sto cercando la strada, e la parola magica, che mi porti da te.
(Scrittore, poeta, traduttore, editore: i versi del tedesco Hans Magnus Enzesberger sono tratti da "Poesie d’amore del Novecento", Mondadori. Cosa mi piace: l’idea che a volte, in una storia d’amore, ci sentiamo smarriti in una foresta, come nelle fiabe. O come nel mondo blu di Avatar. E allora vorremmo la parola che spezzi, o crei l’incantesimo – o almeno una coda blu, con la punta morbida e luminosa, da inserire come una chiavetta Usb in un mostro con le ali e poter volare!)
ALEXO | Sabato, 8 maggio 2010 @10:00
Lisa, ieri pomeriggio, 7 maggio, al teatro Del Vascello di Roma, ho ascoltato la voce, come descriverla, umana e meravigliosa, di Roberto Herlitzka , leggere vari testi di Ennio Flaiano, ed ho scoperto che, bè, al suo confronto , siamo praticamente tutti "analfabeti", magari di ritorno, come si dice oggi.
O di andata e ritorno, come direbbe Ennio.
LISA | Sabato, 8 maggio 2010 @09:40
CARLA: sì, Herta Müller è spigolosa, piccola, resistente. LUNI': mandaci ancora dispacci dai tuoi 17 anni fiorentini!
ALEXO | Venerdì, 7 maggio 2010 @22:27
si, giuseppecesaropoeta, forse sei l' unico vero poeta di questo blog, ed il tuo verso più toccante è quello che non sapevi di scrivere:
Ma non ero ancora un poeta e la poesia era di un poeta francese anche se
dissi che l' avevo scritto io.
giuseppe | Venerdì, 7 maggio 2010 @20:05
quadretti per le lettrici di lisa sul mio blog
un pò infantili ma teneri
scusate per lo spazio
giuseppe | Venerdì, 7 maggio 2010 @19:45
mi accorgo che amare
ed essere buoni
non è cosa semplice
e se siamo buoni non amiamo tanto?
giuseppe | Venerdì, 7 maggio 2010 @19:28
attenzione a queste poesie
sono come quelle canzoni di lucio battisti
all'inizio non ti piacciono poi
le ascolteresti sempre.
una volta comunque davveeo dedicai una poesia a una ragaza di foggia rosalba rinchiusa a pozzuoli
ma non ero ancora poeta e la poesia era di un poeta francese anche se dissi che l'avevo scritto io
giuseppe | Venerdì, 7 maggio 2010 @19:17
a una ragazza reclusa al carcere femminile di pozzuoli
un giorno
sognavi
d'essere la ballerina
di una fiaba
ora sei dietro le celle di una prigione
e le storie della vita
sembrano condannarti
ma tu chiudi gli occhi
non li vorresti più aprire
ma come cancellare il loro blu
il loro cielo
verrà di nuovo l'alba
e tu tornerai a giocare
con la tua bambola
lontano dai fulmini del mondo
in una notte scura
ma senza paura
come se qualcuno ti fosse rimasto nela lontananza
vicino
e la pioggia rivedrà il tuo sorriso
e da me riceverai una rosa.
www.giuseppecesaropoeta.splinder.com
carla | Venerdì, 7 maggio 2010 @19:05
io ho, invece, una curiosità :Herta Muller è così "spigolosa"come la sua scrittura? io suo ho letto Bassure: un libro secco sembra quasi un albero invernale, intuisci la potenza della vita ma percepisci solo lo scheletro, perchè le volte che lo viste mi sembrava anche una donna molto elegante.
Lunì | Venerdì, 7 maggio 2010 @17:44
Stamani appena ho visto il cappellino blu dell'omino del City ho subito sorriso, sapendo ciò che mi aspettava.
Ho preso il giornale, ho eliminato la pagina di pubblicità che stava in copertina (Buttandolo nel cestino 'CARTA', mi sono sentita saggia e con un buon cuore! ) ed ho letto il buongiorno.
Sorridevo per la stazione di Santa Maria Novella.
...Come accade spesso, è merito del tuo commento se ho sorriso.
'Draghi, garofani e tuoni: come nelle fiabe, sto cercando la strada, e la parola magica, che mi porti da te.'
E' incredibile, è ciò che penso.
E questo buongiorno è stata l'unica cosa positiva della giornata, a parte IL miracolo, ovvero il 6 in Matematica.
Nemmeno Lui oggi è riuscito a farmi sorridere, anzi.
Mi fa piacere che tu ti sia emozionata leggendomi.
LISA | Venerdì, 7 maggio 2010 @17:11
Ops, ANNALISA FARMACISTA, ma cosa vuol dire "con forse amante"?
Annalisa farmacista | Venerdì, 7 maggio 2010 @09:23
No, non mi sento smarrita in questo momento. Anzi non mi sono mai sentita così solida e fortunata. Ci sono tante evoluzioni nella vita e in questo periodo me ne stanno capitando intorno alcune che mi procurano una sensazione di benessere. Uno: amica in crisi coniugale con forse amante. L'ho invidiata tantissimo per avere avuto una figlia così semplicemente schioccando le dita, mi ha "ammorbato" con la gravidanza, con i problemi di mamma. A me che sono stata Aspirante Madre, che ho pianto, sofferto, ma adesso sono una Donna Felice Senza Figli (o come si dice Childless). Secondo: un'altra carissima amica di nuovo senza fidanzato. Neanche stavolta è andata bene. E dire che è carina (anzi sempre molto invidiata da me: bel viso, bel fisico, capelli stupendi), simpatica, spigliata. Non capisco dove sbagli o dove sbaglino i fidanzati, dato che un po' è lei che li allontana tutti. Ecco per tanto tempo mi sono sentita io quella a cui mancava sempre qualcosa: il fidanzato (la seconda amica di cui sopra è sempre stata circondata da ammiratori io diciamo un po' meno), la bellezza (l'adolescenza non è stato un bel periodo, tra sovrappeso, brufoli e capelli un po' difficili), il marito, il figlio. Bè il figlio alla fine non l'ho avuto, ma tutto il resto si. Anzi ho un Consorte che definire amorevole è poco. Mi sento così fortunata. Ho trovato la strada per andare dal mio amore e adesso me lo tengo stretto, possiamo finalmente gioire senza terrore. Vivo in una fiaba questo si. Però per sdebitarmi con la Vita che è stata così generosa con me ascolto tanto le mie amiche, cerco di stare tanto vicino alla sorella (quasi) guarita, ma che ancora adesso mi meraviglio di come sia migliorata dopo i giorni terribili dell'ospedale.
Basta perchè sto diventando davvero mielosa. Ciao!
Giovedì, 6 maggio 2010 @09:05
"Il nostro amore è come Bisanzio
dev’essere stata
l’ultima sera. Dev’esserci stato
immagino
un alone sui volti
di chi si affollava nelle vie
o sostava in piccoli gruppi
agli angoli delle strade e delle piazze
e parlava a bassa voce
un alone che doveva ricordare
quello che ha il tuo volto
quando scosti i capelli
e mi guardi".
(Henrik Nordbrandt)
Quel bagliore di una città che sta per andare in fiamme, sul tuo viso, m’innamora.
(I versi di oggi sono del poeta danese Henrik Nordbrandt, tratti dalla sua antologia, che amo molto: "Il nostro amore è come Bisanzio", Donzelli Editore)
Coincidenza danese. Stamattina, prima di postare i versi sul blog, ho chiacchierato via chat con la mia (unica) amica danese, che ora vive in Cina, ex moglie del parigino che si è sposato a Oslo… Scusate ma la storia è troppo bella, e come direbbe Emma, la protagonista del mio primo romanzo, non posso fare a meno di dilungarmi e Fare Trama. Anzi no. Per una volta cercherò di essere concisa e di riassumere tutto in pochi punti. Diciamo tre.
- L’amico parigino prima si innamora di una danese, poi di una norvegese. Forse ci sono uomini che si innamorano sempre della stessa latitudine geografica?
- Dopo qualche anno di matrimonio, riceviamo, dal parigino e dalla danese (expat vagabondi anche loro), una mail intitolata "family update". Visto che lei era - come Emma, la protagonista del mio primo libro - un’Aspirante Madre, pensavo che l’aggiornamento famigliare fosse un’altra adozione (in effetti avevano adottato dei bimbi vietnamiti), o un’Annunciazione, uno dei tanti Miti di Concepimento: incinta dopo l’adozione? E invece no. "Family update" era l’annuncio del loro divorzio, mandato via mail circolare a tutti gli amici.
- Al matrimonio a Oslo, dove non c’era l’ex moglie danese ma in compenso c’erano i bambini, ormai grandi e bellissimi, ho ricevuto, mentre chiacchieravo con un bicchiere di champagne in mano, la seguente incredibile domanda: "E tu, quante volte sei stata sposata?". Domanda perfettamente comprensibile, intendiamoci, visto che comunque si trattava di un secondo matrimonio, e visto che la ragazza francese che me l’ha posta a bruciapelo aveva sposato da poco un uomo divorziato. Mi è rimasto un dubbio. Forse sono fuori moda, visto che mi sono sposata una volta sola? Quanto alla ragazza francese, l’ho minacciata che avrei riciclato l’episodio in qualche nuovo romanzo. Ma era davvero simpatica: finalmente ho trovato qualcuno che, come me, parla prima di pensare. (Spero di rivederla, prima o poi. Sono sicura che una ragazza così mi può offrire molto materiale da romanzo…)
gilda | Martedì, 11 maggio 2010 @11:14
geniale!!!!!!!!!!!!!!
vogliamo il terzo romanzo!!!
ALEXO | Venerdì, 7 maggio 2010 @18:30
Per la sua dolce amara ironia , e forse perchè piove spesso in questa primavera, e perchè ho delle amiche con le quali ci scambiamo furtivi baci e languide carezze,e basta,...
Caffè all'aperto
Pioviggina un pò
ma non abbastanza perchè si possa proprio
chiamarla pioggia
e noi lentamente ci bagnamo
ma non abbastanza perchè valga proprio
la pena di parlarne
e un pò ci innamoriamo
ma non abbastanza perchè si possa proprio
chiamarlo amore.
E, per favore, spiegami bene cosa devo fare e non fare per evitare overdosaggi!
LISA | Venerdì, 7 maggio 2010 @17:09
ALEXO, ho rubato spesso dei versi di Norbrandt, ma purtroppo non sono nell'archivio on line, tranne quello del 7 aprile.
Questo è il Buongiorno del 9 luglio scorso:
"Come un fico purpureo e ben maturo
che si è aperto denudando
il suo rosato intimo dai semi lustri, carnosi,
e si dissecca godendo del sole meridiano,
tu giaci accanto a me nel buio".
(Henrik Nordbrandt)
Tu, il tuo corpo: nudo. Tu, il tuo corpo; ti vedo senza vederti, ti sento accanto a me; un brivido quasi familiare, nel buio di una notte d’estate.
Questo è il Buongiorno del 17 luglio:
"Già le unghie dei piedi sono un lontano presagio
dell’incantevole punto in cui le gambe si incontrano.
Poi segue la curva del piede, e le stesse gambe
sono lunghe come pomeriggi d’estate
col mare e una musica pigra, i gelati sul ponte
e la notte stellata che si avvicina".
(Henrik Nordbrandt)
Sdraiati sulla spiaggia. Guardo dove finisce il mare e comincia l’orizzonte, dalla punta dei tuoi piedi. Ho solo voglia di stare così: sognare l’estate, sognare te.
Il Buongiorno che era piaciuto a Robbix era del 19 dicembre 2008:
"Tu sei il mio amore e la mia disperazione.
Tu sei la mia follia e la mia saggezza.
E sei tutti i luoghi in cui non sono stato
e che mi chiamano da tutti gli angoli del mondo".
(Henrik Nordbrandt)
Tu sei questo, semplicemente: il mondo. Sei l’orizzonte, sei la destinazione finale; sei le mille mappe geografiche di un viaggio che abbiamo cominciato, che continuiamo, insieme.
(E poi basta perché, come sai, non mi piacciono le overdose).
ALEXO | Venerdì, 7 maggio 2010 @11:36
Ovviamente, quando hai postato il buongiorno, non quando ho comprato il libro!!
ALEXO | Venerdì, 7 maggio 2010 @11:29
Lisa, ricordo che ho comprato il libro " Il nostro amore è come Bisanzio",
e ne sono rimasto incantato, seguendo un tuo buongiorno di qualche tempo fa: sai dirmi quando? Grazie, saluti.
Lila | Venerdì, 7 maggio 2010 @09:50
Benvenuti Lunì e Robbix. Per Robbix, anche a me piace tanto quella poesia.
LISA | Venerdì, 7 maggio 2010 @08:08
LUNI', che emozione leggerti. Sei tu che oggi hai regalato un sorriso a me.
Lunì | Giovedì, 6 maggio 2010 @23:29
Ciao Lisa, wow.
Mi fa strano scriverti, anche se ormai è dal 14 settembre 2009 che ti seguo sul City, da qualche giorno invece mi sto dedicando alla lettura del tuo blog, piano piano sto arretrando verso l'inizio di questo, per non perdermi niente.
Io sono piccina, ho solo 17 anni.
Il 14 settembre è stato il mio primo giorno di scuola, è stato un giorno importante però.
Sono un'adolescente innamorata del suo compagno di classe biondo con gli occhi azzurro/verdi, Lisa.
E tu, con i tuoi Buongiorno sul City, hai sempre accompagnato questa sottocategoria di storia improbabile tra me e questo ragazzo.
Molte volte, moltissime volte, non sono i versi che scegli di riportare a noi lettori che mi colpiscono, ma i tuoi commenti. Le parole che utilizzi, le virgole, i punti, tutto. E' incredibile come ci riesci, come mi strappi dal cuore e dalla bocca le parole.
Credo di averti annoiata abbastanza, infondo che se ne fa una come te di un'adolescente innamorata di un simil principe azzurro?
Aspetto il buongiorno di domani, la pioggia di Firenze sarà sconfitta dalle tue parole. Mi farai sorridere.
LISA | Giovedì, 6 maggio 2010 @20:49
Che bello, ROBBIX, che i versi di Nordbrandt ti abbiano così colpito. (Ma che strano il tuo nickname. Sei un uomo o una donna?).
robbix | Giovedì, 6 maggio 2010 @15:36
ciao Lisa, ti leggo sempre da Milano e non intervengo mai. Visto che questo è il mio poeta preferito, ti faccio sapere la poesia che più preferisco e che è già stata un tuo buongiorno. E' splendida!
Tu sei il mio amore e la mia disperazione.
Tu sei la mia follia e la mia saggezza.
E sei tutti i luoghi in cui non sono stato
e che mi chiamano da tutti gli angoli del mondo.
Giusy | Giovedì, 6 maggio 2010 @15:20
P.s. se ti può consolare, anch'io parlo prima di pensare ma, cosa grave, scrivo prima di pensare..
PSZ9P | Giovedì, 6 maggio 2010 @14:50
Come mi sono divertita, Lisa! Il tuo "reportage" nordico è uno spaccato di vita che conosco solo di riflesso, poichè appartengo ad un'altra generazione. Suppongo che tu, come la scrivente, abbia incontrato qualcosa di più di un compagno di viaggio: qualcosa che somiglia a un'alchimia, un amalgama che non può sciogliersi o sgretolarsi col passare degli anni.Piccola confessione: di tanto in tanto ho la tentazione di strozzare il mio amalgama...
Lila | Giovedì, 6 maggio 2010 @14:04
Anche io cara Lisa mi sentirei un pò un pesce fuor d'acqua, anche io sono stata sposata una volta sola e francamente non so se lo rifarei. Dovrei trovare l'uomo della vita, quello che mi farebbe perdere la testa...e il cuore! Bellisssima la poesia di oggi cara Lisa, questo autore mi piace proprio.
Elena | Giovedì, 6 maggio 2010 @10:06
Lisa, sabato scorso sono stata ad una cena di ex alunni. Eravamo quattro coppie al tavolo. E noi eravamo gli unici ancora al primo matrimonio!
Mercoledì, 5 maggio 2010 @07:20
"E’ questa l’ora che amo: l’ora intermedia
né di qui né di là della sera.
L’aria in giardino ha il colore del tè.
E’ questo il momento in cui lavoro meglio,
salgo le scale in due stati d’animo,
in due mondi, portando stoffa o vetro,
lasciando giù qualcosa, prendendo con me qualcosa che avrei dovuto lasciare giù.
L’ora del cambiamento, della metamorfosi,
delle instabilità che mutano forma".
(Eavan Boland)
Il giorno diventa notte. E io vedo ciò che posso diventare.
Eavan Boland, poetessa irlandese. I versi che ho scelto per il Buongiorno di oggi, 5 maggio, sono tratti da "Tempo e violenza – Poesie scelte", edizione Le Lettere. Con testo a fronte! Mi piace l’incipit:
This is the hour I love: the in-between,
neither here-nor-there hour of evening…
E a proposito di donne che stanno in ore intermedie. Donne che conoscono il cambiamento, la metamorfosi, l’instabilità… Ho incontrato Herta Müller, premio Nobel (a sorpresa) per la Letteratura nel 2009. Ecco l’intervista, uscita sul Piccolo di Trieste, la mia città.
Herta Müller è un fazzoletto. Bianco e ricamato. Della minuta scrittrice rumena (ma della minoranza di lingua tedesca), Nobel per la letteratura nel 2009, la donna che ha sfidato la dittatura di Ceausescu soltanto con la forza delle sue parole, esce oggi in Italia, finalmente pubblicato da Feltrinelli, il suo capolavoro: "L’altalena del respiro". Un libro che parla di deportazione, di lager, di dittatura. E di un fazzoletto bianco.
"Mia madre fu deportata per cinque anni in un lager russo: pagine buie della storia d’Europa. Era il 1945, e la Russia chiese per i suoi "campi di lavoro", di "ricostruzione", tutti i cittadini tedesco-rumeni che erano ancora a casa, che erano troppo giovani per andare in guerra, oppure donne e ragazze. Storie e persone dimenticate. Io però volevo ricordare. Ma come? Provai a parlare con mia madre. Con i suoi coetanei, anche loro sopravvissuti, anche loro magari emigrati e fuggiti in Germania (Herta Müller riuscì a lasciare con suo marito la Romania, per Berlino, nel 1987). Ma mancava sempre qualcosa: un dettaglio, una piccola cosa, una parte per il tutto. Poi ho incontrato il poeta Oskar Pastior, anche lui nato nel Banato tedesco, anche lui deportato a 17 anni. Ci siamo conosciuti in Tirolo, a un festival di letteratura, e davanti a tutti quegli abeti mi è scappato: che alberi noiosi. Non cambiano mai, sono sempre verdi, servono solo come alberi di Natale. E lui mi ha detto: quando sei in un lager, anche un abete può salvarti. Mi ha raccontato di quando se n’è costruito uno, piccolissimo, usando la lana verde di un paio di guanti e del filo spinato, perché gli ricordava il Natale, perché voleva che gli ricordasse il Natale. O forse, semplicemente, la civiltà. Così ho capito: ci voleva un altro sguardo, lo sguardo di un poeta, di uno scrittore, per tirar fuori le piccole cose che raccontano tutto, anche il lager".
Dunque il suo nuovo libro, "L’altalena del respiro", è un libro a quattro mani: la scrittura è sua, i ricordi e lo sguardo sono di Pastior.
"Io e Pastior abbiamo lavorato insieme, finché è morto, quattro anni fa. Ma io sono andata avanti, da sola, anche per lui. Insieme abbiamo parlato, per mesi. A lui ho chiesto tutto, ho potuto chiedere tutto, tutto quello che mia madre non riusciva a dire: anche come fa un uomo - quando è denudato, spogliato, terrorizzato - a rimanere uomo".
E lei crede davvero che per resistere, in un lager, in una prigione, basti un fazzoletto?
"Sì. Perché quando il lager, la guerra, l’esilio, distrugge e toglie, sei così: nudo, e solo. E allora una piccola cosa ti può salvare. Come quel fazzoletto, che fu regalato a Pastior da un’anziana donna russa che gli aprì la porta di casa e gli diede da mangiare. Una donna che gli aveva appena raccontato che anche lei aveva un figlio deportato: in un lager, in Siberia. Un fazzoletto prezioso perché, mi disse Pastior, nel lager non c’erano: chi li aveva, li usava per conservare sale o zucchero, o li barattava. Soffiarsi il naso in un fazzoletto era un lusso. Ma quel pezzo di cotone per lui è diventato un segno, un sentimento: anzi, di più, una persona. L’unica persona, mi disse, a cui importava qualcosa di me, nel lager. Un fazzoletto che finì nella sua valigia, mai usato, mai barattato: una speranza per il ritorno. E Pastior, come mia madre, dal lager tornò".
Così il lager sovietico è un fazzoletto bianco e ricamato, speranza di un possibile ritorno. E la dittatura di Ceausescu diventa un messaggio cucito in un vestito: quelli che la protagonista del romanzo "Heute wär ich mich lieber nicht begegnet" ("Oggi avrei preferito non incontrarmi", non ancora tradotto in italiano), nasconde dentro gli abiti da uomo della fabbrica dove lavora. Con il suo nome, e un appello disperato: "sposami!". Sperando che un uomo, un uomo italiano (è in Italia che verranno venduti gli abiti), la scopra per caso e la cerchi. La salvi. Si può parlare di dittatura, e di resistenza, partendo da un fazzoletto, da un abito?
"Si può e si deve. Forse per parlare di dittatura non bisogna mai nominarla: i romanzi non sono un saggio politico. Per parlare di dittatura, di censura, di regime, bisogna parlare di piccole cose. Di dettagli. Di quotidiano. Come noi, che sotto Ceausescu abbiamo vissuto in ciò che non era permesso, nelle pieghe di quello che era proibito. Questo è quello che racconto".
Questo è quello che Herta Müller racconta nei suoi romanzi: "In viaggio su una gamba sola" (Marsilio) e "Il paese delle prugne verdi" (Keller). Ma soprattutto nel recente "Cristina e il suo doppio" (Sellerio). Perché per la Securitate (i servizi segreti di Ceausescu), che la spiava, controllava, minacciava, calunniava, Herta non era più Herta, ma un nome in codice: Cristina. Era un fascicolo, a cui la scrittrice ha avuto finalmente accesso. E’ così che ha scoperto di avere un’ombra, una donna che è lei ma non è lei. Un’ombra di cui forse non si libererà mai. Se non attraverso le parole. Se non raccontando, scrivendo, testimoniando: contro la dittatura, contro tutte le dittature.
"Anche se, credetemi, ne avrei fatto volentieri a meno. Ho scritto contro il regime, ho scritto per ribellarmi alla censura, perché mi è capitato di nascere nella Romania di Ceausescu. Ma ci avrei rinunciato di buon grado. Se fossi nata in un altro Paese, a un’altra latitudine geografica e politica, avrei scritto, certo, ma avrei scritto d’altro. Almeno spero! Anche perché la dittatura non è certo materiale da romanzo. Non diventa buona letteratura".
Dunque, non è un caso che, alla fine della serata, Herta Müller riceva in regalo, oltre ad un mazzo di rose, un fazzoletto bianco e ricamato. Lei lo apre, lo sventola come saluto. Senza più dire una parola: le parole sono quelle che trovate nei suoi libri; parole di resistenza, parole per ricordare sempre chi siamo, anche quando non abbiamo più niente, o quando qualcuno ci appiccica addosso un’ombra.
LISA | Mercoledì, 19 maggio 2010 @00:45
Bello, GRIGIO, quel "livido splendore".
GRIGIO | Lunedì, 10 maggio 2010 @22:37
C'eri anche tu,non lo ricordi
quand'eri assente
nei pomeriggi ameni
quando uscivamo sordi
ma felici,almeno tu,che in mente
ponevi il desiderio
di girare senza freni
guardando le vetrine:
io il vetro,tu i vestiti.
Avevi ragione,chi mai poteva
curare in amore, il tuo livido splendore?
L'immagine del tuo spirito
pieno di vuoto ufficio
si addice a una città
famosa per il grigio.
LISA | Venerdì, 7 maggio 2010 @17:10
Grazie a te, SOLENA, che hai il sole nel nome. Da dove scrivi? Da una città con il sole?
solena | Venerdì, 7 maggio 2010 @12:00
grazie, mi fai amare ancora di più la vita..la poesia
ALEXO | Giovedì, 6 maggio 2010 @08:20
19 . Il dolore delle nuvole non riusciamo nemmeno a immaginarcelo.
lina | Mercoledì, 5 maggio 2010 @20:47
Aerin, anche a me piace l'ora intermedia e sono italiana, se il cielo è sereno, mi piace guardarlo, mi piacciono le nuvole e le varie forme che assumono, penso al giorno che verrà, forse migliore, per tutti noi.
LISA | Mercoledì, 5 maggio 2010 @15:04
GIUSY, quello che racconti è bellissimo. Sono queste le storie, ANNALISA FARMACISTA ed AERIN, che mi piace seguire e ascoltare nelle ore in-between.
Giusy | Mercoledì, 5 maggio 2010 @14:45
Ciao Lisa, ho letto con attenzione la tua intervista e le coinvolgenti risposte di Herta (anche se Nobel, mi permetto di chiamarla per nome). Mi ha commosso il racconto dell' abetino costruito col filo di lana verde e filo spinato e non solo quello.. Ho tra le mani un piccolo "cimelio" custodito nello studiolo del consorte: si tratta di un bossolo di artiglieria pesante (I° guerra mondiale) forgiato a mano, con scarsi arnesi ma tanta abilità da un prigioniero di guerra e trasformato in piccolo vaso, ornato di stelle alpine e foglie d'edera. Sulla base un nome: Luigi Taddei. Donato alla padrona di casa (nonna di Piero) che l'aveva accolto con benevolenza. Perdonami la prolissità , il "fuori tema" e la banalità.
Marilia cinquantenne incredula | Mercoledì, 5 maggio 2010 @13:43
Per Alexo: Grazie per le notizie su Strand.
Per Lisa: grazie per l'intervista a Herta Muller. Testimonianze simili ci servono per ricordare quanto siamo fortunati.
Saluti a tutte/tutti
ALEXO | Mercoledì, 5 maggio 2010 @13:21
INFO x MARILIA: ho scovato 2 volumetti di Strand (ancora lui!),
L' ALFABETO DI UN POETA e 89 NUVOLE , EDIZIONI L' Obliquo,
http://www.edizionilobliquo.it/index.html .
1. Una nuvola non è mai uno specchio
2. Le parole sulle nuvole sono nuvole loro stesse.
90. Marilia crede e non crede alle nuvole.
Aerin | Mercoledì, 5 maggio 2010 @10:56
Mi piace molto la luce dell'ora intermedia - the in-between o come la chiama Yeats, the half light. Anche per me è il momento della giornata che preferisco. Ma mi sembra che non sia molto condiviso, almeno non in Italia.
Annalisa farmacista | Mercoledì, 5 maggio 2010 @09:14
Che orrore devono aver vissuto queste persone. Che vite veramente drammatiche. Un po' come la zingara di ieri che venuta in farmacia mi ha raccontato di aver perso la figlia pochi mesi perchè non potevano curarla. E so come funziona tra di loro: se la medicina è gratis allora la si prende se è da pagare no, fosse anche una cosa importante per il proprio figlio. Questo ovviamente lo fanno gli uomini, dato che sono loro che detengono il controllo dei soldi. Le donne no. Loro obbidiscono e basta. E soffrono, tanto anche. Un lager dei giorni nostri. Ma mi chiedo Lisa nessuno ha mai scritto di queste realtà? O forse sono solo io che non lo conosco. Però ci sarebbe tanto da raccontare! Proprio per far conoscere, per far sapere che cosa devono sopportare le donne in quei contesti. E per i versi di oggi ti dico Lisa che mi piacciono molto: quel momento del giorno in cui la luce sta per cedere al buio, il tramonto che dalla mia casetta è così bello. Il sole che se ne va tra i campi. E l'aria che si respira.Tante volte sono salita sui colli bolognesi per ammirarlo anche da sola. Ti da l'idea che tutto si possa fare, che il domani sarà migliore.
ALEXO | Mercoledì, 5 maggio 2010 @08:18
Grazie Lisa, per l' incipit, per la poesia, per l' incontro con Herta.
Grazie.
So che non vivi più a Milano, dove abiti ora?
Baci.
Martedì, 4 maggio 2010 @07:42
"Tanto ho sognato di te che tu perdi la tua realtà.
Tanto ho sognato di te che le mie braccia abituate,
nello stringere la tua ombra, a incrociarsi sul petto
forse non si allaccerebbero al contorno del tuo corpo.
E che, di fronte all’apparenza reale di ciò che mi ossessiona e governa da giorni e anni, certo diverrei un’ombra.
Oh bilance sentimentali"
(Robert Desnos)
Mi puoi salvare solo tu: abbracciami, non più ombra.
(Ho letto questi versi in una piccola, bianca antologia che mi piace molto: "Nuove poesie d’amore", Crocetti Editore. Ma non conoscevo Robert Desnos, che ha una vita da romanzo. Ve la racconto. Nato a Parigi nel 1900, è morto in un campo di concentramento nel ’45. Surrealista, antifascista, scrive questa poesia alla fine degli anni Venti per una cantante e attrice, di cui era perdutamente, e platonicamente, inamorato. Ma dopo la morte del suo sogno d’amore sarà un’altra donna che amerà e sposerà: Lucie, soprannominata Yuki, neve, dal marito giapponese, che lei lasciò per Desnos. Ed è la "Lettera a Yuki", scritta nel ’45 dopo il suo arresto, la sua poesia più famosa)
alessandra | Lunedì, 20 febbraio 2012 @18:28
salve a tutti, gironzolando nella rete ho trovato questo blog e questa poesia, che è una delle mie preferite tra quelle di Desnos. Però questa non è la versione integrale, ci sono ancora due "capoversi" (difficile secondo me parlare di vere strofe per questa poesia). ve li lascio in francese:
"J'ai tant rêvé de toi qu'il n'est plus temps sans doute que je m'éveille. Je dors debout, le corps exposé à toutes les apparences de la vie et de l'amour et toi, la seule qui compte aujourd'hui pour moi, je pourrais moins toucher ton front et tes lèvres que les premières lèvres et le premier front venu.
J'ai tant rêvé de toi, tant marché, parlé, couché avec ton fantome qu'il ne me reste plus peut-être, et pourtant, qu'à être fantome parmi les fantomes et plus ombre cent fois que l'ombre qui se promène et se promènera allégrement sur le cadran solaire de ta vie."
un saluto a tutti!
rosella bacchini | Venerdì, 7 maggio 2010 @19:14
Bellissima sublime in poche parole tutto un sentimento
LISA | Giovedì, 6 maggio 2010 @07:51
Per S: quelle parole sono fuori dalle virgolette che racchiudono la citazione di Eavan Boland. E quindi, quello è il mio commento.
S| Mercoledi, 5° maggio 2010 @17:34 | Mercoledì, 5 maggio 2010 @17:38
della poesia di Eavan Boland fanno parte anche le parole il giorno diventa notte. E io vedo ciò che posso diventare" ?
Giusy | Martedì, 4 maggio 2010 @18:51
I versi del poeta, a me (ancora una volta) sconosciuto, sono molto belli e ringrazio Claudia per avermeli offerti in lingua originale. Non penso che la versione in italiano tolga alcunchè alla loro intensità. E ringrazio chi li ha proposti.
Sognami | Martedì, 4 maggio 2010 @16:30
Grazie Claudia per la versione francese e un bacio. Devo dire che anche a me la versione italiana piace e devo dire che in amore forse le bilance sentimentali sono impossibili; amare, e sognare, una persona è così bello, un sentimento autentico e troppo bello per poter essere razionalizzato. Lila
p.s.: la canzone Sognami è di Biagio Antonacci
p.s. 2: Cam dove sei finito? Ti mando un soffio con la speranza che il tuo dolore si attenui un pò.
claudia mdg | Martedì, 4 maggio 2010 @16:13
Metto la versione francese ma nemmeno ci provo a ritradurla, a me la versione italiana piace così com'è:
J'ai tant rêvé de toi que tu perds ta réalité.
Est-il encore temps d'atteindre ce corps vivant et de baiser sur cette
bouche la naissance de la voix qui m'est chère?
J'ai tant rêvé de toi que mes bras habitués en étreignant ton ombre à se
croiser sur ma poitrine ne se plieraient pas au contour de ton corps, peut-être.
Et que, devant l'apparence réelle de ce qui me hante et me gouverne
depuis des jours et des années je deviendrais une ombre sans doute,
Ô balances sentimentales.
malu63 | Martedì, 4 maggio 2010 @14:34
La persona che amiamo è capace di riempire tutti gli spazi vuoti che il resto del mondo ci lascia dentro, il suo abbraccio è il mio porto sicuro, riesce a tranquillizzare le mie ansie a a far sparire tutte le ombre. Sono felice di vivere la mia vita con lui.
ALEXO | Martedì, 4 maggio 2010 @13:49
Marilia desaparecida: sono grande, è vero, essendo bipolare ( non è una parolaccia), quando sono in fase UP come in questi giorni, ho i neuroni che si rincorrono, lettura velocissima, idee, anche sbagliate, a profusione.
Per il Book, per me è anche troppo, mi piacciono soprattutto i disegni.
Strand..., non posso parlarne, Lisa, ciao!, mi ha bacchettato.
Grande cosa l' ironia, grandissima l' auto -ironia. Rara.
Sposato, e felicemente anche, con una grande e bellissima donna, a cui sono stato sempre fedele ma, un giorno, anzi una sera dolcissima di prima estate...
Deve essere bellissimo questo paesino,Nocelle, una piccola noce di felicità.
Per G, sì, come fa male il silenzio, il ricordo; ma passerà, ci passerà, in fondo dov'è la neve dello scorso anno? dove sono le lacrime ?
Ti abbraccio forte.
Lisa, overdose o no, il sito su Desnos è enorme. Ma tu a francese come stai? se trovi qualcosa di particolare , trovi il tempo di tradurla per gli incolti?
Au revoir.
G | Martedì, 4 maggio 2010 @12:51
Tamburello le mani come una donna malevola che muore dalla voglia di dire qualcosa che non ammetta risposta, gelida come le vibrazioni dell'inverno. In attesa d'assaggiare uno splendore di spine... ho trovato solo un'ombra affilata e secca. Ho aspettato che tornasse, che mi dicesse, che non avesse dimenticato quel fuoco..e tutte le mani e tutti i silenzi fatti di parole nascoste..segrete..difficili da profferire.. ma mi ha lasciata andare servendosi di "complicati pretesti del come"..ha scelto il silenzio ancora prima di smettere di volermi e a poco vale la mia parata di ricordi..Com'è difficile rinunciare..
Marilia cinquantenne incredula | Martedì, 4 maggio 2010 @11:55
Per Alexo diabolicus: sei grande.Ma come hai fatto a trovare il Book of nonsense? Ma è solo un estratto o è proprio tutto?
Attendo stasera per potervi dare un'occhiata.
Grazie per la poesia di Strand. E' bellissima e terribilmente ironica.
Non trovi che l'ironia sia il sale della vita?
Alexo, non è che mi voglia fare i fatti tuoi. Tu dici che sei infelice in amore. Ma non eri sposato? (Anche se, ovviamente, non è che il matrimonio sia sinonimo di felicità.)
Sono sparita perchè sono andata fuori per il fine settimana. Sono stata a Nocelle, un borgo sopra Positano. Indovinate quanti abitanti ci vivono? 140!
Il paesino si trova nel Parco dei Monti Lattari e il b and b dove ho dormito si trova nel punto più alto del paese.
Quando mi sono affacciata al mio balcone ho capito che quello è il posto più bello del mondo. Lì fuori, mentre prendevo il sole, mi sono sentita come Leopardi quando ha scritto L'infinito.
Infatti io e mio marito abbiamo finito col parlare dell'universo (complice un articolo di Galimberti) e del fatto che fa male pensare che, tra qualche migliaio di anni (o prima?) di tutta questa bellezza non resterà nulla perchè il sole si spegnerà, prima o poi.
Il posto era strapieno di comitive di tedeschi e americani che vanno a fare trekking su per i sentieri del parco. Fra questi c'è il famoso Sentiero degli Dei.
Io e mio marito lo abbiamo percorso per un'oretta attraversando anfratti con ruscelletti e cinguettii di uccelli.
Che dirvi, era un incanto!
Per Lisa: non avresti potuto scegliere poesia più bella.
Che sia di buon auspicio per gli sposi.
Saluti a tutti/tutte
ALEXO | Martedì, 4 maggio 2010 @11:20
No, stavolta non sono io l'anonimo, non conosco il francese,e non conoscevo Desnos. Però ho scovato un sito canadese:
http://wikilivres.info/wiki/Robert_Desnos , mi sembra buono, vedi tu se consigliarlo o no.
Buona giornata.
LISA | Martedì, 4 maggio 2010 @11:02
La traduzione non ti convince, ANONIMO/ALEXO? A me sì. Ti lascio il titolo originale della poesia: "J'ai tant rêvé de toi". E mi raccomando, per favore, attento alle overdose.
Anonimo | Martedì, 4 maggio 2010 @10:53
Questa traduzione proprio non mi convince.
A quell' "E che" forse manca un accento o poi quelle bilance sentimentali sono proprio brutte. Purtroppo non sono riuscito a trovare la versione originale ma solo una traduzione in inglese.
Lisa fai tu qualcosa.
Quanto a me solo ombre da abbracciare.
Lunedì, 3 maggio 2010 @09:43
"E per voi vi saranno serate estive trafitte di luci, vibranti mattini primaverili, le tovaglie dei caffè come gonne di ragazze agitate dal vento, affilati inverni e interminabili autunni…"
(Gianfranco Calligarich)
Così succede, quando ci si innamora in città. Oppure - ma a volte non è la stessa cosa? - quando ci si innamora di una città.
Curiosità: ma qualcuno di voi poi ha letto il romanzo da cui ho tratto la frase del mio Buongiorno di oggi? Il libro è "L’ultima estate in città" (Nino Aragno Editore). E l’intervista all’autore la trovate nel post del 9 marzo. Della frase di oggi mi piace l'amore appassionato per la città, che nel romanzo è la Roma degli anni Sessanta: mi piacciono le serate estive trafitte di luci e le tovaglie dei caffè che si muovono al vento. Mi piacciono le città quando ci fanno innamorare.
Tornata da Oslo , noto con piacere che anche voi siete curiosi come l’Autrice. Ecco allora qualche dettaglio sul matrimonio norvegese.
Sul menu niente da dichiarare, anche perché era un compromesso tra Francia e Norvegia, i paesi degli sposi (c’era un halibut, l’onnipresente pesce bianco nordico, che in italiano si tradurrebbe con un impronunciabile "ippoglosso"; e c’era un "plateau de fromages" dove il camembert conviveva insieme a un non meglio definito formaggio norvegese, Jarlsberg). Per fortuna le portate non erano molte, e lo champagne era francese, anche perché il clou dei pranzi di nozze norvegesi, abbiamo scoperto, sono i discorsi: siamo arrivati a un totale di nove, cominciando con il commosso padre della sposa che si auto-traduceva dal norvegese al francese all’inglese per il resto degli ospiti… Meno male che lo champagne ci ha aiutato ad arrivare alla fine.
Altri dettagli: la chiesa era un piccolo capolavoro di legno del 1200 tra i boschi, senza riscaldamento ovviamente. (Persino le ragazze che suonavano il violino e il violoncello erano provviste di candido cappotto). E, forse per la prima volta, in una chiesa è stata declamata la poesia di un "romantico rivoluzionario comunista": così, infatti, il Consorte ha definito Nazim Hikmet, il poeta turco, morto in esilio a Mosca nel 1963, di cui ha letto:
Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello che vorrei dirti di più bello
non te l’ho ancora detto.
x. | Martedì, 4 maggio 2010 @16:17
Lila, e' l'acronimo della citta' della poesia di Benedetti. La sua citta'.
x. | Martedì, 4 maggio 2010 @16:15
Esta ciudad es de mentira
No puede ser.
Esta ciudad es de mentira.
No puede ser que las palmeras se doblen
a acariciar la crin de los caballos
y los ojos de las putas sean tiernos
como los de una Venus de Lucas Cranach
no puede ser que el viento levante las polleras
y que todas las piernas sean lindas
y que los consejales vayan en bicicleta
del otoño al verano y viceversa.
No puede ser.
Esta ciudad es de mentira.
No puede ser que nadie sienta rubor de mi pereza
y los suspiros me entusiasmen tanto como los hurras
y pueda escupir con inocencia y alegría
no ya en el retrato sino en un señor
no puede ser que cada azotea con antenas
encuentre al fin su rayo justiciero y puntual
y los suicidas miren el abismo y se arrojen
como desde un recuerdo a una piscina.
No puede ser.
Esta ciudad es de mentira.
No puede ser que las brujas sonrían a quemarropa
y que mi insomnio cruja como un hueso
y el subjefe y el jefe de policía lloren
como un sauce y un cocodrilo respectivamente
no puede ser que yo esté corrigiendo las pruebas
de mi propio elogiosísimo obituario
y la ambulancia avance sin hacerse notar
y las campanas suenen sólo como campanas.
No puede ser.
Esta ciudad es de mentira.
O es de verdad
y entonces
está bien
que me encierren.
Mario Benedetti
Lila | Martedì, 4 maggio 2010 @15:50
Per x: cosa vuoi dire con quella scritta?
x. | Lunedì, 3 maggio 2010 @19:11
MVD
Lilabella | Lunedì, 3 maggio 2010 @15:49
E' il libro che ho comprato io cara Lisa.
LISA | Lunedì, 3 maggio 2010 @13:47
Per chi vuole conoscere meglio Nazim Hikmet: "Poesie d'amore", Oscar Mondadori, con una bella foto di Doisneau in copertina. (Costa meno di 10 euro, a dimostrazione che la poesia ci arricchisce low cost). Per chi vuole partecipare al gruppo di lettura Amarganta, che si riunisce a Roma nella bella libreria Flexi, e dove sono stata ospite con tutto il mio armamentario glam cheap e le mie schegge di poesia:
http://www.libreriaflexi.it/rosso-vermiglio
Lilabella | Lunedì, 3 maggio 2010 @13:16
Bello quello che hai scritto Annalisa. Soffi primaverili.
Lilabella | Lunedì, 3 maggio 2010 @13:14
Che bello il matrimonio celebrato e raccontato in questo modo Lisa. Hikmet poi, credo tu lo sappia, è uno dei miei poeti preferiti. Il libro L'ultima estate in città era stato proposto come libro da leggere al gruppo di lettura Amarganta ma poi non è stato votato ed è stato scelto In Patagonia di Bruce Chatwin (e sì, Lisa, credo ci si innamori anche delle città!). Di Hikmet invece adoro questa poesia scritta a Lipsia nel 1961
FOGLIE MORTE
Veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
soprattutto se sono ippocastani
soprattutto se passano dei bimbi
soprattutto se il cielo è sereno
soprattutto se ho avuto, quel giorno
una buona notizia
soprattutto se il cuiore, quel giorno
non mi fa male
soprattutto se credo, quel giorno,
che quella che amo mi ami
soprattutto se quel giorno
mi sento d'accordo
con gli uomini e con me stesso
veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
dei viali d' ippocastani.
Annalisa farmacista | Lunedì, 3 maggio 2010 @12:28
Si concordo con la scelta della bellissima poesia. Quello che deve venire si spera che sia sempre migliore di quello che è già stato. E in effetti almeno per me è così. Si certo è bellissimo quando all'inizio di una storia si è cotti, ci prende quel groviglio allo stomaco. Ma volete mettere con la serenità del conoscersi, si sapere intrepetare lo sguardo, la frase anche il silenzio. Sapere di avere a fianco la persona che proprio ti ci voleva, che avete gli stessi progetti, lo stesso "sentire".
ALEXO | Lunedì, 3 maggio 2010 @12:24
Giusto intuito di vera scrittrice ( e lettrice). Giusta anche la tiratina di orecchie.
Ciao
LISA | Lunedì, 3 maggio 2010 @12:02
ALEXO, scrivi così tanto (troppo?), che pensavo che l'anonimo fossi tu. Sono contro le overdose: anche di Mark Strand.
ALEXO | Lunedì, 3 maggio 2010 @11:43
Lisa, non mi hai risposto su ALEXO/anonimo..., se vuoi, mi interessa.
Sono stato l' anno scorso in Norvegia, le chiese in legno sono veramente bellissime:
"Una stavkirke è una chiesa medioevale costruita interamente in legno strutturale. La struttura dei muri è costituita da assi verticali. Le assi portanti (stafr in lingua norrena) hanno dato il nome alla tecnica di costruzione. Chiese di tipo simile sono le chiese con muri di palizzate.
Tutte le stavkirke esistenti, eccetto una, si trovano in Norvegia, ma chiese simili erano comuni in tutta l'Europa nord orientale."
Da Wikipedia, ovviamente.
Info tecnica x te e gli altri bloggers ( dico sul serio, per me è anche uno strumento di auto analisi): se ti /vi sembra che sia un pò troppo UP, dopamina in aumento!!, tiratemi pure le orecchie, non mi offendo.
Buona giornata.
P.S. La poesia di Hikmet è... la vita.
carla | Lunedì, 3 maggio 2010 @10:39
ancora una volta sei riusciuta a descrivere ciò che nel matrimonio non deve diventare scontato: L'attesa di ciò che deve accadere ( il mio consorte lo definisce "lo spettacolo della vita)
Lele | Lunedì, 3 maggio 2010 @10:14
Buongiorno, Lisa. Sono stata nell'incantevole Parigi con la mia famiglia per la prima volta. Abbiamo scattato foto su foto per non dimenticare tutti i particolari di questa meravigliosa e magica città. Ma ahimè! al ritorno abbiamo smarrito il nostro notebook dove avevamo scaricato utte le foto. (Aereo Roma - Napoli) Voglio solo fare un appello se posso a chiunque lo avesse ritrovato di farci avere almeno le foto che per noi sono più importanti del notebook (anche se costa!) Scusami se ho scelto il tuo blog, ma sei la mia ultima speranza. Baci