Mercoledì, 30 giugno 2010 @07:57
"Certo che fa male, quando i boccioli si rompono.
Perché dovrebbe altrimenti esitare la primavera?
Perché tutta la nostra bruciante nostalgia
dovrebbe rimanere avvinta nel pallore gelato e amaro?
L’involucro fu il bocciolo, tutto l’inverno.
Cosa c’è di nuovo che consuma e dirompe?
Certo che fa male, quando i boccioli si rompono, male a ciò che cresce
e a ciò che racchiude."
(Karin Boye)
Ma che liberazione, che sollievo, diventare altro.
(I versi di oggi, della svedese Karin Boye, sono tratti da una bella, nuova antologia: "L’altro sguardo - Antologia delle poetesse del ‘900", Mondadori).
Ursenna | Venerdì, 2 luglio 2010 @13:12
Come sul campo il contadino taglia, sgrana, separa i chicchi preziosi dalla paglia, riempiendo la pancia della trebbiatrice che poi vomita con la sua lunga proboscide le palle dorate di fieno. Ecco, così io, mietitore triste, estirpo la primavera che mi hai dato e preparo l'estate dorata, un campo giallo e vastissimo, tutto per me.
Anonimo | Giovedì, 1 luglio 2010 @17:17
Pensa Lisa,pochi giorni dopo quel 15 gennaio ho usato esattamente le tue parole con una persona molto importante,che mi ha lasciato tante cicatrici,ma a quanto pare io non ne ho lasciate altrettante a lei. C'est la vie,ma come ci hai insegnato ieri,che liberazione,che sollievo,diventare altro!
M | Giovedì, 1 luglio 2010 @15:29
La paura di sbocciare e di essere belli, felici e grandi. Di cambiare sì. E' come rompere per uscire, espandersi, e ancora voler ricostruire. La paura di lasciare quello che si conosce certo, ma là.. più avanti, dove ancora non vedi e sai.. c'è un nuovo di te, il tuo potenziale avanti, che aspetta di essere raggiunto. La primavera non ha esitato a sbocciare, ma che male le gelate quando la vita esplode ovunque.. Tutto va avanti e, che sollievo..
LISA | Giovedì, 1 luglio 2010 @07:44
Oh sì, PASIONARIA ADDOLCITA: da Peck, proprio davanti a Ladurée milanese, ci sono i macarons, anche quelli nazional-popolari, al Cinzano e pompelmo. Vai al post del 22 maggio e divertiti! (Avvertenza: meglio leggere con qualche macaron sottomano...).
LISA | Giovedì, 1 luglio 2010 @07:41
Per ANONIMO: cicatrici... Mi è venuto in mente questo, che era il mio Buongiorno del 15 gennaio:
"E quello fu l’abbandono – mi abbandonai, mentre stavo fra le sue braccia, a fantasticare di un futuro. Mi abbandonai a pregustare, con piacere, il modo in cui avremmo imparato a conoscerci; a conoscere di noi ogni muscolo, ogni terminazione nervosa, ogni cicatrice, ogni genere di cicatrice, anche quelle che da soli non riuscivamo a vedere, per trovare le quali occorreva un’altra persona".
(Kamila Shamsie)
Saprò che mi ami, quando vedrò i graffi del tuo cuore.
Pasionaria Addolcita | Mercoledì, 30 giugno 2010 @14:41
I Macarons glam cheap.... mi sa che hai ragione perchè tra le risaie costano 10 centesimi in meno rispetto a quelli made in France. Ah, e mi hanno detto che li vende anche Peck. O no?
anonimo | Mercoledì, 30 giugno 2010 @13:06
Certo che fa male,eccome. Sbocciamo,diventiamo altro,ci liberiamo e cresciamo,ma le cicatrici, simboli indelebili di quel male,restano.
Marina | Mercoledì, 30 giugno 2010 @12:51
Fa male, certo che fa male, ma i boccioli troveranno il modo di sbocciare...
Martedì, 29 giugno 2010 @08:46
"Poi, dall’armadio aperto, le giunge un sentore di sandalo. Prova un brivido di piacere nel prendere il sacchetto e affonda il naso nel tessuto setoso. La leggerezza dell’essere. Che ti prende in modo furtivo. Un istante prima pensi di essere travolto dal peso di tutto ciò che devi affrontare. E un istante dopo, un sacchetto di seta pieno di polvere di sandalo può miracolosamente alleviare quel peso insopportabile".
(Anita Nair)
La felicità delle piccole cose.
(Avevo incontrato Anita Nair anni fa, subito dopo l’uscita del suo romanzo più famoso, "Cuccette per signora", Neri Pozza. Mi ricordo ancora il tintinnìo dei bracciali sottilissimi che portano al polso, a volte anche alle caviglie, le donne indiane. La frase che ho scelto per il Buongiorno di City di oggi – e per quello del 10 giugno - è invece tratta dal suo ultimo romanzo, "L’arte di dimenticare", Guanda. Lei, una "moglie aziendale" lasciata dal marito; lui, un esperto di cicloni. Si incontrano, per caso. Dentro l'India di oggi, una storia d'amore e rinnovamento che sa di curry e frangipani)
Io invece sono appena tornata da Vienna. Dove ho fatto la giornalista glam cheap, o quasi. Ovvero: sono andata a una festa di un amico architetto, ho dormito in un albergo design dedicato alla città dove sono nata, e ho scritto in diretta un articolo per il Piccolo, il giorno dopo la festa, con il mio laptop, molto Carrie-style. Eccolo qui, rimaneggiato per voi: è uscito subito, domenica, sul Piccolo di Trieste, ovviamente.
A Trieste si parla sempre di Vienna, ma a Vienna non si parla (quasi) mai di Trieste. Fino a venerdì 25 giugno: quando, con una festa molto "Mitteleuropa reloaded", che si è tenuta, come è giusto visto che siamo nella capitale di un ex impero, sulla terrazza del Justiz Palast, un palazzo sontuosamente Ottocento che ora ospita il ministero della giustizia, l’architetto austriaco Peter Lorenz ha ribadito che il suo cuore è a Trieste. L’ha detto, e ripetuto, davanti agli ospiti venuti da quelle che un tempo erano le terre dell’impero: dall’Austria quindi, ma anche da Lubiana, e da Trieste appunto. E poi, visto che siamo nel 2010, da Milano, dalla Svizzera, da New York, da Hong Kong… L’ha ribadito e lo dimostra, da architetto, con le sue opere. A Vienna porta oggi la sua firma un hotel design: che si chiama semplicemente "Das Triest", ed è la ristrutturazione di quello che un tempo era la rimessa per cavalli e la locanda di sosta per tutte le carrozze che da Trieste andavano a Vienna (è in Wiedner Haupstrasse, accanto al capolavoro della Secessione che è la cupola dorata che ospita il Fregio di Beethoven di Klimt). Il "Das Triest" (http://www.dastriest.at/ ), ristrutturato in collaborazione con sir Terence Conran, uno dei guru mondiali del design d’interni (l’inglese che fondò sia Habitat che Conran Shop), parla di Trieste, e non solo nel nome. Tutte le camere, a partire dalle porte, hanno dettagli a forma di oblò (per pensare e far pensare al mare del golfo). E foto d’autore in bianco e nero raccontano Trieste: raccontano il Molo Audace, raccontano Piazza Unità… Anche il ristorante parla, se non di Trieste, dei dintorni, a partire dal nome "Collio". Trieste nostalgica? No: per Peter Lorenz è una Trieste contemporanea. E anche per l’associazione dei design hotel nel mondo, che ha accolto Das Triest tra i pochi alberghi eletti.
Buffo, pensare che a Vienna si parli e si pensi a una Trieste nuova, moderna, contemporanea: un pensiero che non molti triestini osano. Buffo, e bello, che a Vienna ci sia un albergo che porti il nome di Trieste, che alluda a Trieste, che faccia pensare a Trieste: ma non la Trieste di Joyce, di Svevo, dell’imperatrice Maria Teresa. No: una Trieste svecchiata, entrata finalmente nel nuovo millennio. Buffo, anche perché a Trieste invece si continua a pensare ai secoli passati; a Trieste tutto parla dei fasti antichi, e di una Vienna che non c’è più. E invece? "Invece bisognerebbe osare", dice Peter Lorenz, "per non rischiare che Trieste diventi un parco tematico dell’Ottocento, una Disneyland della nostalgia mitteleuropea". Lorenz, e con lui molti degli architetti presenti alla festa, vorrebbero osare. Lorenz, a dire la verità, ha già osato: con la sua casa "Sottolfaro", un piccolo capolavoro sotto al Faro della Vittoria (confesso: ci sono stata più volte a prendere un aperitivo in terrazza, è bellissima: http://www.domusweb.it/architecture/article.cfm?id=211416 ). Costruita lì, sulle terre ereditate dalla madre triestina (ed ecco spiegato, almeno in parte, il perché il cuore dell’architetto austriaco sia ancora sul golfo). Vetro, cemento e acciaio, addossato alla collina, una casa che ha il respiro di certe architetture australiane: una casa da cui si vede Trieste e il golfo. Quando Lorenz torna nel suo appartamento a "Sottolfaro" guarda Trieste e pensa: non pensa Maria Teresa, non pensa Svevo né Joyce, ma pensa quello che potrebbe diventare Trieste. Pensa al Porto Vecchio, di cui è innamorato: moli e magazzini abbandonati che a New York, a Barcellona, a Copenhagen, sono diventati altro, sono diventati negozi e ristoranti e alberghi, sono diventati vita e design.
Ce la farà Trieste a diventare altro? Io intanto mi sono goduta Vienna. E tutte le nuove architetture viennesi. E la felicità delle piccole cose a Vienna (che comprende la Wienerschnitzel mangiata alle cinque del pomeriggio in un vecchio caffè sotto i tigli, una fetta di Sachertorte, e la cupola dorata della Secessione che splende sotto il sole).
(Ah, dimenticavo una piccola notazione fashion: il look che mi è piaciuto di più alla festa era quello di una donna allegramente over 60. Capelli lilla: sì, capelli grigi lisci, tagliati dritti, con nuances lilla e viola; gioielli d’argento; un vestito color antracite, asimmetrico, portato sopra un paio di leggings. Sono andata ovviamente a farle i complimenti e a presentarmi, e dopo un primo momento in cui mi ha guardato sbalordita – mi rendo conto che non tutti sono abituati alla corvizzazione del mondo – mi ha fatto vedere meglio i leggings: neri, certo, ma a righe asimmetriche anche loro, quasi un po’ ragnatela, post-punk, davvero divertenti, soprattutto dopo i 60).
LISA | Mercoledì, 30 giugno 2010 @07:55
PASIONARIA ADDOLCITA dai macarons? Mi piace l'idea dei macarons glam cheap: non solo quelli di Ladurée, la mitica pasticceria parigina sbarcata anche a Milano, ma anche quelli di Abbiategrasso! Comunque non preoccuparti, non arrivano dalla Francia: vengono prodotti in loco. Puoi continuare ad addolcirti! (La cronaca 3 scrittori per 3, anzi facciamo 30, macarons, potete leggerla tornando al 22 di maggio).
Pasionaria Addolcita | Martedì, 29 giugno 2010 @21:14
Bella la tua cronaca Mitteleuropea, Lisa. Sulllo stile delle 60enni, io ho visto una signora anziana con i capelli tutti bianchi e le meches nere, ma il "sotto" era normale. Dopo avervi ammorbata con le mie cronache scolastiche oggi invece volevo rendervi partecipi dell'assaggio dei macarones. Lo dico perchè l'Autrice ha fatto pure un articolo. Me ne ha portati tre mia madre da Milano (beata lei) presi nella pasticceria DOC. Poi siamo andate con una mia zia a fare un giretto ad Abbiategrasso e cosa vedo al bar Besuschio, ll rinomato caffè dei portici? Ma i Macarones in vetrina! Eh sì, li fanno anche lì e anche da Peck. Domanda: ma arrivando dalla Francia il prodotto sarà fresco? Dal Besuschio sì visto che li hanno fatti stamattina. Ho fatto la comparazione: buoni entrambi, ma quelli del Besuschio sono un filo meno dolci. Allora anche qui siamo QUASI come in città. Quasi.
Sabrina | Martedì, 29 giugno 2010 @14:01
Lisa, dimenticavo: una cosa la perdono alle nostre amiche di Sex and the City, perchè devo dire che il film fa veramente morire dal ridere!
Sabrina | Martedì, 29 giugno 2010 @10:16
Ho guardato il sito dell'albergo: bello, ma è solo in inglese e tedesco... Ma un albergo intitolato a Trieste dovrebbe comprendere anche l'italiano tra le lingue, giusto? Se hanno bisogno di qualcuno che faccia la traduzione, mi offro volontaria. E' vero che le piccole cose ti alleggeriscono la mente e l'anima, è straordinario a volte come certi pensieri riescano ad essere rappresentati con le parole. Buona giornata
ANONIMO | Martedì, 29 giugno 2010 @09:22
Meglio la felicità di piccole cose o la FELICITA' DI UNA COSA GRANDISSIMA, IMMENSA, LEALE, SPONTANEA, INFINITA'?
COSA CHE SI E' PROVATA , VISSUTA E GODUTA E POI GETTATA AL VENTO PER PICCOLE COSE?
Lunedì, 28 giugno 2010 @07:23
"Il vecchio si volta cautamente nel letto
fuori, il mare di giugno
respira veloce nel maestrale"
(Antonella Anedda)
E io solo questo desidero, oggi: tornare ad ascoltare il respiro e la voce del mare.
(Questi versi sono tratti da "Il catalogo della gioia", Donzelli editore, e fanno parte di un ciclo di poesie dedicate all'isola della Maddalena, in Sardegna)
LISA | Martedì, 29 giugno 2010 @08:45
Per ANNALISA FARMACISTA: che bello, oltre alla Berberova e alla von Arnim (tra le mie preferite) porti anche me in montagna!
LISA | Martedì, 29 giugno 2010 @08:44
Sai cosa mi ha fatto tenerezza, SABRINA? Vedere come Carrie e Mr. Big cercano, goffamente, ognuno a suo modo, di mantenere lo "sparkle", lo scintillio del romanticismo, anche nel matrimonio. Un matrimonio dove si è solo in due: "just the two of us". Ma sì, poi a ripensarci di Sex and the City 2 qualcosa rimane. Ci fa pensare. Forse perché alle vecchie amiche si perdona (quasi) tutto. (Se nel volete leggere qualcosa di più sul film andate al post del 19 giugno).
Annalisa farmacista | Martedì, 29 giugno 2010 @08:29
Bè avevo parecchi arretrati: prenderò con me "Il giunco mormorante" di cui avevi parlato tantissimo tempo fa e "Il giardino di Elisabeth" della Von Armin. Oltre a finalmente poter tornare a studiare inglese. Parto giovedì sperando di trovare l'agognato freddo. Una settimana in Austria nella valle dello Stubai e una settimana in Val Gardena a S.Cristina. Ma ti leggerò sempre, dato che quest'anno abbiamo finalmente il lapotop con cui rimanere collegati!
LISA | Martedì, 29 giugno 2010 @08:28
Che bella la frase che hai citato, PATRIZIA DELLA STAZIONE ROGERS. E che vera. Alla tua lista aggiungo "Zoo o lettere non d'amore" (Sellerio), che Viktor Šklovskij scrisse negli anni Venti da Berlino, e da cui ho tratto il Buongiorno del 12 giugno 2008:
"Mi hai dato due incarichi. 1) Non telefonarti. 2) Non vederti. Adesso sono un uomo occupato" (Viktor Šklovskij)
E magari aggiungiamo: 3) Non mandare sms né mail. L’amore respinto è un lavoro a tempo pieno. Ma anche una grande lezione di vita: c’è così tanto tempo, adesso, per nuovi viaggi. Alla scoperta di sé. E di nuovi, più accoglienti sguardi.
patrizia rogers | Lunedì, 28 giugno 2010 @20:41
io dalle vacanze sono già tornata: essendo a Berlino, ho letto Christa Wolf, "Unter den Linden", ossia "sotto i tigli", come il viale nel quale ho passeggiato. Ho sottolineato tanto, anche una frase di Rahel Varnhagen: "Sono convinta che essere feriti là dove siamo più sensibili e dove ci è più insopportabile faccia parte della vita: l'essenziale è come ne usciamo".
Poi sono arrivata a metà di "Che tu sia per me il coltello", meraviglioso.
Che dire? un'estate così, cercando di dimenticare "lui". Già, proprio vero, l'importante è come ne usciamo.
buona serata, Lisa, buona serata a tutti!
LISA | Lunedì, 28 giugno 2010 @19:55
E cos'hai messo nella valigia dei libri da leggere, ANNALISA FARMACISTA? (So che cosa NON hai messo, cara: i libri di Lisa Corva, che ha già letto, straletto e regalato...).
Annalisa farmacista | Lunedì, 28 giugno 2010 @13:17
Il respiro del mare l'ho ascoltato ieri, ma sono in attesa di perdermi nei profumi dei boschi, tra l'odore quasi eccessivo del legno e dell'aria fresca dei monti. giovedì parto e sono contenta. Quest'anno per la prima volta ho preparato prima la "valigia" dei libri da leggere. Grazie Lisa dei consigli.
Sabrina | Lunedì, 28 giugno 2010 @10:11
Il passo di oggi sembra un po' tratto da "Il Vecchio e il Mare"! Venerdì sera sono andata finalmente a vedere Sex and the City 2 e devo dire che avevate ragione, è un film davvero stupido o forse sarà che l'etnocentrismo americano mi ha davvero stancata. A me non è preso male vedere Big sul divano, quanto Carrie che a 43 anni non ha voglia di stare a casa neanche una sera e viene anche perdonata senza battere ciglio. Mi dispiace dirlo, ma a me Big ha fatto tenerezza... Buona settimana a tutti voi.
Venerdì, 25 giugno 2010 @09:24
"Un frutto è sempre un bacio dentro l’altare del seme
e giugno ride e ride.
Più di febbraio e maggio
si fa sostanza. Per questo il ramo ha dormito".
(Mariangela Gualtieri)
Metto una ciliegia in bocca e penso: allora è così che, dopo un lungo sonno, cuore e sensi si risvegliano. Lentamente. Oggi. Ancora.
(Mariangela Gualtieri è una poetessa italiana, e i versi che ho scelto per City oggi sono tratti da "Senza polvere, senza peso", Einaudi)
Alexo | Lunedì, 28 giugno 2010 @17:21
GIusè!! è un pezzetto della tua poesia " ho portato due bottiglie..." mi piace moltissimo, continua a non capire l'inglese, e continua a scrivere poesie belle come questa.
Ciao
Giuseppe | Domenica, 27 giugno 2010 @20:16
Non capisco l'inglese.
Alexo | Domenica, 27 giugno 2010 @08:22
For Giuseppe:
I brought two blue sea bottles
to the citadel of art.
There is also a basket of... cherries
ANONIMO | Venerdì, 25 giugno 2010 @21:03
«L'amicizia fra un uomo e una donna è sempre un poco erotica, anche se inconsciamente.»
Jorge Luis Borges
Giusy | Venerdì, 25 giugno 2010 @21:00
Scusi, signor Tommaso, se mi permetto di dirle che di gente insulsa e poco rispettosa dell'attuale situazione nella nostra amata città c'è n'è eccome. Mai sentito nominare il party di Dolce e Gabbana? Non sarà certo la signora Corva responsabile del degrado più o meno apparente della nostra Milano: guardi, veramente, non sono la paladina di nessuno ma so leggere e informarmi., A quest'ora sono qui solo per caso, e per distrarmi un poco. Giova al mio umore e mi spiace che non giovi al suo
Tommaso Labranca | Venerdì, 25 giugno 2010 @19:41
Grazie, grazie, grazie per essere fuggita da Milano. Gente vuota e insulsa come Lei rovina la nostra città!
giuseppe | Venerdì, 25 giugno 2010 @11:15
anche se non trovo i miei interventi
ho simpatia per questo blog di lisa
ho portato due bottiglie blu mare
alla cittadella d'arte
c'è anche una cesta..di ciliege
Lila | Venerdì, 25 giugno 2010 @09:48
Il ramo ha dormito ed ecco nasce un fiore ed ecco un frutto, la mia bocca sorride, il mio cuore sorride e sbocciano nuove emozioni. Soffi d'estate e un abbaccio ad Aurora
Giovedì, 24 giugno 2010 @07:45
"Gli armadietti dei bagni sono pieni di flaconi e scatole misteriose: medicine comprate in vacanza; pillole prescritte per malattie passate, immaginate o reali, mai finite e mai buttate via; un’infinità di integratori vitaminici e olii di pesce che contengono i segreti dell’eterna giovinezza".
(Paul Torday)
Prendo in mano le scatole e leggo: come se fossero un libro, che racconta di me. E capisco che è ora di buttare tutto quello che è scaduto: farmaci. Emozioni. Sogni.
(La frase di oggi è tratta da un ottimo psico-thriller che ho appena letto: "La ragazza del ritratto", di Paul Torday, Elliot edizioni.
E, visto che stiamo pensando ai libri in valigia per l'estate, aggiungo la mia lista di gialli preferiti al momento: tutta la trilogia di Larsson, "Uomini che odiano le donne", divorata l'anno scorso; "Il testamento di Nobel" della svedese Liza Marklund, Marsilio, perché mi sta simpatica la protagonista, Annika, giornalista e detective per caso, mamma trafelata, moglie in crisi. Sì, mi piacciono le donne detective, anche e soprattutto quelle per caso, come Annika, che seguo da anni nella sua gelida Stoccolma. Mi è piaciuta tanto Petra Delicado, l'eroina di Alicia Giménez Bartlett, ispettrice a Barcellona, e per questo sono rimasta così delusa dall'ultimo libro, "Il silenzio dei chiostri", uscito l'anno scorso (sono tutti Sellerio). Mi sta simpatica Precious Ramotswe, l'investigatrice oversize, che risolve tutto con saggezza e bevendo una tazza di "bush tea", il tè rosso del suo Botswana (sono tutti Guanda, a firma di Alexander McCall Smith). E mi incuriosisce una nuova detective per caso: Kati, turco-tedesca come l’autrice, Esmahan Ayhol. Kati vive a Istanbul, dove ha aperto una libreria di soli gialli. E rimane coinvolta in un omicidio. Arma del delitto: un asciugacapelli. (Il libro si intitola "Hotel Bosforo", Sellerio, e spero di metterlo presto in valigia!).
"La ragazza del ritratto" è diverso, è uno psico-thriller, o forse una "ghost story": la storia di una moglie che, dopo un weekend in campagna, scopre che il marito non è l'uomo che pensava, è diverso, si comporta in modo diverso, la ama di più... Non è più apatico, prevedibile, quasi noioso. Diventa pian piano allegro, seducente, brillante. Cosa nasconde? Un'amante? Ve lo dico subito: no. Molto, molto peggio, molto di più)
Lila | Venerdì, 25 giugno 2010 @09:43
Grazie cara Aurora, questa canzone è davvero una stupenda poesia. E a te Lisa grazie per le emozioni che ci regali ogni giorno. Ora vado a fare la valigia.
Aurora | Giovedì, 24 giugno 2010 @21:50
Per Lila.
Ti dedico questa canzone sul mare di Sergio Cammariere.
Per me e' come una poesia......
Felice viaggio :-)
Aurora
Dalla Pace Del Mare Lontano
Dalla pace del mare lontano
Fino alle verdi e trasparenti onde
Dove il silenzio non ha più richiamo
E tutto si confonde
Dalle lagune grigie e nere
Dal faticare senza riposo
Dalla sete alla fame allo spavento
Al più segreto tormento
Avemmo padri avemmo madri
Fratelli amici e conoscenti
Ed imparammo a dare un nome nuovo
Ai nostri sentimenti
E così un giorno a camminare
Su questa terra sotto a un sole avaro
Per un amore che sembrava dolce e
E si é scoperto amaro
Ma è solo un’eco nel vento
Nel vento che mi risponde
Venga la pace dal mare lontano
Venga il silenzio dalle onde
E in mezzo al mare c’è un punto lontano
Così lontano dalle case e dal porto
Dove la voce delle cose più care
E’ soltanto un ricordo
Ma da quel punto in poi
Non si distingue più
La linea d’ombra confonde
Ricordi e persone nel vento
Avemmo padri avemmo madri
Fratelli amici e conoscenti
Ed imparammo a dara un nome nuovo
Ai nostri sentimenti
E così un giorno a camminare
Sopra la terra sotto al sole avaro
Per un amore che sembrava dolce
E si é scoperto amaro
Ma è solo un’eco nel vento
Nel vento che mi risponde
Venga la pace dal mare lontano
Venga il silenzio dalle onde
Ma è solo un’eco nel vento
Nel vento che mi risponde
Venga la pace dal mare lontano
Venga il silenzio dalle onde.
Lila | Giovedì, 24 giugno 2010 @21:18
grazie anonima.
anonima | Giovedì, 24 giugno 2010 @19:14
onda dopo onda, il mare tutto sa, però se ne dimentica
Lila | Giovedì, 24 giugno 2010 @18:45
Grazie Lisa e grazie anche a x. Ma dici x? Si può dimenticare il mare? Lo ha detto Mario Benedetti?
x. | Giovedì, 24 giugno 2010 @15:42
un haiku marino:
ola por ola
el mar lo sabe todo
pero se olvida
(Mario Benedetti)
Giusy | Giovedì, 24 giugno 2010 @14:45
sì, la poesia diSalinas va bene anche per me: temevamo di non poter raggiungere il "nostro mare": Sono reduce dal pronto soccorso : Il bastone della Sua vecchiaia ha accompagnato colui che vi si appoggia al pronto soccorsoi: incontro ravvicinato con autovettura. Il mio..colui era in bicicletta...Ci rido sopra, è andato tutto bene. Fuori tema come sempre. Buone vacanze a tutte e a tutti.
LISA | Giovedì, 24 giugno 2010 @12:48
LILA, ti mando quello che era il mio Buongiorno del 12 giugno 2009. Buon mare.
"Tutto dice di sì.
Sì del cielo, l’azzurro,
e sì, l’azzurro del mare,
mari, cieli, azzurri
con spume e con brezze
giubili monosillabi
senza sosta ripetono.
Un sì, risponde sì
a un altro sì".
(Pedro Salinas)
Ci sono giorni disperati in cui non sappiamo chiederci altro che: perché? Ma non c’è un perché. C’è solo la meraviglia, la fiducia che respiriamo nei giorni in cui tutto il mondo ci dice di sì. Custodiamo quella, nel cuore.
(I versi di Pedro Salinas sono tratti da "La voce a te dovuta", Einaudi: una raccolta di versi uscita nel 1933)
Lila | Giovedì, 24 giugno 2010 @12:33
Sono d'accordo con l'anonimo; è difficile dimenticare delle belle emozioni e dei sogni anche se sono svaniti. Certe belle emozioni diventano ricordi ma ricordi belli se si è amato davvero. Domani partirò cara Lisa, farò un bel viaggio in Sardegna con la mia sorellina. Da vecchia lettrice del blog, non è che tu conosci una bella poesia che parli del mare e che possa essere di buon augurio per il mio viaggio?
ANONIMO | Giovedì, 24 giugno 2010 @11:02
SI PUO' ESSERE ONESTI SOLO IN PRESENZA DI ONESTA'. IN PRESENZA DI EGOISMO, SI DIVENTA EGOISTI E CI SI COMPORTA DA TALI.....
Andrea Rényi | Giovedì, 24 giugno 2010 @09:46
Capire cosa è scaduto e riuscire anche a disfarsene richiede onestà con se stessi. Nulla di più difficile.
ANONIMO | Giovedì, 24 giugno 2010 @08:36
Facile buttare un farmaco, un oggetto, un libro..Più difficile un’emozione, un sogno…
L’emozione, il sogno ti balena sempre nella mente, ti "cammina" dentro l’anima e non ti chiede permesso…
Specie se in quell’emozione, soprattutto se in quel "sogno" ci avevi creduto con tutto te stesso e lo avevi vissuto come se fosse stato realtà…
Anche se in realtà ti rendi conto, al risveglio, che quel sogno non era altro che "l’egoismo" di un essere che ti ha "usato" in un momento particolare della sua esistenza trovando in te un’àncora di salvezza per non affogare….
Ed è proprio "quell’egoismo" che le ha permesso di restare a galla e riavvicinarsi alla riva abbandonandoti in balia dei flutti del mare e facendoti precipitare lentamente, agonizzante, nel profondo degli abissi…
E a nulla sono valse le tue grida di paura, di dolore, a nulla è valso il tuo dimenarti, a nulla sono valse le tue suppliche….
Ha vinto , come è sempre stato e come sempre sarà, "l’egoismo"…
Del resto lo dicevano già gli antichi….
Mors tua, vita mea
Mercoledì, 23 giugno 2010 @08:05
"A volte la sua vita le sembrava un errore, niente di drammatico, un semplice sbaglio, come se a un incrocio avesse dovuto proseguire e fosse entrata lentamente nel posto sbagliato, nella città sbagliata, nello Stato sbagliato; come se avesse riportato gli occhi sul libro che stava leggendo dopo aver guardato fuori dalla finestra e avesse scoperto che qualcuno aveva voltato pagina". (Cathleen Schine)
Ma non lasciare che qualcun altro scriva il libro della tua vita…
(Va bene, ormai l’avete capito: ho letto l’ultimo romanzo di Cathleen Schine, "Tutto da capo", Mondadori, e mi sono davvero divertita. Continuo a rubacchiare frasi, dalla storia della divorzianda tardiva, ovvero la mamma cui il marito chiede il divorzio dopo 48 anni di matrimonio, e delle due figlie quasi cinquantenni ma teenager dentro…)
LISA | Giovedì, 24 giugno 2010 @07:36
Per ALI STROPICCIATA: sì, dopo aver letto "Incantevole aprile", e in genere i libri di Elizabeth von Arnim, ci si sente un po' meno stropicciate, vero?
aferdita | Mercoledì, 23 giugno 2010 @19:09
Ultimamente mi sembra davvero che girando la testa per guardare il cielo dalla finestra, qualcuno mi ha cambiato la pagina del mio blog preferito. Che nostalgia, vorrei ritrovarlo!Aiutatemi per favore!
x. | Mercoledì, 23 giugno 2010 @16:05
(lo) intento
Lila | Mercoledì, 23 giugno 2010 @13:37
Ci proverò, ci proverò in ogni modo da adesso in poi a scrivere i vari capitoli della mia vita.
Fra Ore | Mercoledì, 23 giugno 2010 @12:09
Ahah!!! Lisa mi sorprende che ogni giorno i tuoi frammenti hanno qualcosa di mio. Quasi a volersi ricostruirsi vicendevolmente per affrontare poi un nuovo giorno più leggeri!
Sei mitica!
Giorgia | Mercoledì, 23 giugno 2010 @12:07
Posso orgogliosamente dire che almeno un capitolo della mia vita l'ho scritto io (anche se mi era stato tolto carta e penna). E qualcuno lo chiama accanimento... invece è solo poesia, amore e poesia!
Ali stropicciata | Mercoledì, 23 giugno 2010 @10:18
Ciao Lisa,
sto leggendo Un incantevole aprile.....davvero delicato e piacevole.
Anche divertente dinanzi ai pensieri nascosti delle signore...
X | Mercoledì, 23 giugno 2010 @09:58
E’ a dir poco commovente la comunanza, la complicità che intercorre fra alcune persone…
In presenza di un ventilato o supposto pericolo, l’affetto che le lega fa si che si venga subito avvisati in modo da rimuovere le cause del pericolo stesso adottando un comportamento diverso..
Senza sapere che le cause che hanno procurato il ventilato e supposto pericolo ormai si sono avverate e consumate……
ANONIMO | Mercoledì, 23 giugno 2010 @09:19
Finalmente dopo quattro giorni di stress tremendo, una serena giornata nell'habitat abituale...
I weekend lunghi sono un morire....Adesso si che sono sereno e tranquillo, spensierato...perchè l'affetto e la stima di chi mi circonda è un toccasana insostituibile....
E fra poco potrò commentare la frase di oggi..
VCB | Mercoledì, 23 giugno 2010 @08:23
Invece molte volte è proprio così.. Si lascia che la propria vita venga scritta da tante persone: un padre, un mamma, un fratello, una sorella, un marito, una moglie, un’amica, un amico, un collega………..
Fingendo di credere di esserne l’autore .......
Martedì, 22 giugno 2010 @07:43
"Qui sul mio tavolo:
ho la luce accesa,
una tazza tedesca di Bayreuth,
la biro e nella scatola
che ho foderato io di carta a fiori
la gomma e il temperino
il rotolo di scotch la cucitrice,
Rapid One, è svedese.
Guardali, ad uno ad uno,
non pensare, non muoverti.
Solo un metro più sotto
c’è la disperazione.
Ancora un’ora, poi berrai qualcosa,
poi guarderai le mail, il telegiornale,
poi qualcuno telefona."
(Anna Maria Carpi)
Poi.
(I versi di oggi sono tratti dall’antologia "Almanacco dello Specchio 2009", Mondadori)
LISA | Mercoledì, 23 giugno 2010 @08:02
Brava, ANNALISA FARMACISTA, Stella è con te!
Lei e il suo caffè al ginseng | Mercoledì, 23 giugno 2010 @01:54
Incrociamo le dita Annalisa!!!!
Personalmente non sono molto per i "poi", li percepisco come ansiogeni, inquietanti e anche un po polemici.
Forse è il male d'amore che sta monopolizzando i miei pensieri e sensazioni ma finchè non tocco con mano il "e vissero felici e contenti" c'è ben poco che mi riesca a trasmettere positività e speranza.
carla | Martedì, 22 giugno 2010 @22:16
io è una vita che attendo il poi... mi dà fiducia e l'energia di buttarmi alle spalle anche giornate terribili , come queste, è l'attesa di qualcosa ...
P.s. si credo che sia quello il libro
Simona | Martedì, 22 giugno 2010 @22:12
Scusate se intervengo ancora, ma devo fare una precisazione a cui tengo molto, anzi una rettifica date le mimosate che ci sono state qualche post fa: la" MYriam alias Lina" NON E' la Miriam che conosciamo noi Pinks che un po' seguiamo questo blog e un po' ne seguiamo un altro. Anche la Miriam che conosciamo noi è di religione ebraica, ma non è affatto la MYriam-Lina: così ha scritto lei nell'altro blog. Quando torna dal lavoro è solo presa dal suo Gentiluomo Piemontese. Tanti petali gialli profumati a tutti, come direbbe lei. Cavolo, che "fischi per fiaschi".
giuseppe | Martedì, 22 giugno 2010 @18:14
non sono spontaneo
poi | Martedì, 22 giugno 2010 @18:12
@ Stefano
non è la stessa cosa sentire la voce di un uomo che leggere un sms meno spontaneo ! Calmati !
giuseppe | Martedì, 22 giugno 2010 @18:03
dear river-tentativi di poesia oggi.
presenterò la poesia a un vecchio amico
che me l 'ha chiesto...
il tempo è volato via
e non ce ne siamo nemmeno accorti
E il mondo di oggi-caro fiume ci appare estraneo
o forse mi sono perso
per cercare quel quarto d'ora di pubblicità
o tutti siamo finiti in una selva
con specchi storie
e solo la pioggia
può bagnare le lacrime di marilù
Sabrina | Martedì, 22 giugno 2010 @16:50
Grande Annalisa, che bello sentire queste cose...
STEFANO | Martedì, 22 giugno 2010 @16:40
SI PUO' RISPONDERE ANCHE ESSENDO SORDI...
BASTA GUARDARE IL DISPLAY DEL CELL....
Lila | Martedì, 22 giugno 2010 @15:34
Forza Annalisa!
Annalisa farmacista | Martedì, 22 giugno 2010 @15:33
Non c'entra niente con il tema di oggi. Ho appena fatto le prove scritte per il concorso. Sono andate benissimo. Quasi quasi comincio a sperarci! Adesso mi devo rilassare e pensare solo alle ferie!!
Giusy | Martedì, 22 giugno 2010 @13:25
Ecco, sono apparsa come per incanto dopo aver risposto ad Anonimo:_ Bellisssimi versi, Lisa, quel poi è inquietante, ma forse, in quel " poi" c'è uno spiraglio, una speranza: Tanto so bene che non sei mai d'accordo con me...Sei forte, lo sa vero?
poi ... | Martedì, 22 giugno 2010 @12:53
ma non posso mica rispondere, essendo sorda. Che frustrazione !
PaperinaTenera | Martedì, 22 giugno 2010 @12:26
anche se a volte è meglio che il poi non arrivi mai..o almeno cosi speriamo.
Grazie Lisa!
Lila | Martedì, 22 giugno 2010 @11:59
Poi qualcuno ti parla, poi quella voce, poi se fosse per sempre, poi sognare nuovi cieli, sognare un nuovo cammino. Poi alzo lo sguardo...e ti sento vicino. Saluto Cam e gli faccio i complimenti per la sua poesia, è vero, non tutti gli amori si possono seppellire, sicuramente non quello per una mamma e per un papà.
Poi...che?? | Martedì, 22 giugno 2010 @11:25
Leggo spesso le tue aggiunte posticce su City, ma questa volta hai proprio superato te stessa! Saluti
STEFANO | Martedì, 22 giugno 2010 @08:06
Poi qualcuno telefona....
POI...
MA TU NON RISPONDI.....
Lunedì, 21 giugno 2010 @07:31
"Che: peccato morire amore mio. Dire: "non ti amo più"
così nel vuoto. Che: vergogna la voce spazientita la fretta.
La distanza tra il primo sussurro innamorato e questo timbro
nuovo. Che poca vergogna ho. Di averti ucciso e messo qui.
Sotto la stessa distesa che hai creato.
La: distesa. E’: una tela. E’: bianca. E’: un lenzuolo.
E’: una terra su cui è caduta neve.
Sst. starai là da solo".
(Antonella Anedda)
Solo: senza di me. Tu, che non mi ami più.
(I versi di oggi, che tagliano come lucente lama, sono tratti da "Il catalogo della gioia", della poetessa italiana Antonella Anedda, Donzelli editore. Vanno avanti così, comprese le non-maiuscole: "Sst. starai là da solo./Non più sopra. ma. sotto, come si addice/ ai morti, come si addice ai semi. e. ai gigli prima di spuntare". La bellezza e il sollievo di dire addio a chi non ti ama più)
Uh, quasi dimenticavo! Buona estate: comincia oggi, pare...
LISA | Domenica, 27 giugno 2010 @20:15
URSENNA: sì, proprio così, minuscole/maiuscole comprese. Bello. Jazz.
Ursenna | Giovedì, 24 giugno 2010 @18:22
La punteggiatura in questa poesia è proprio così? Tutti questi due punti? Che bello. Che senso di "Sst".
Giusy | Martedì, 22 giugno 2010 @13:16
Sì, proprio Sst... sto respirando aria fresca che sa di terra, ho appena letto la bellissima dedica dell'anonimo alla madre ( poco importa se "biologica" non mi piace questo termine) così come non mi piacciono gli accanimenti, da qualunque parte essi arrivino: grazie, Anonimo, veramente.
Anonimo | Martedì, 22 giugno 2010 @08:54
Sst!! Voglio ancora sentire … la tua voce … perché non si seppellisce l’amore.
Ti ho adagiata nella nuda terra, mamma!
E in quell’istante ho trapiantato nel mio petto il seme del tuo amore.
L’ho trapiantato perché sbocci e stringa forte il mi cuore.
Un abbraccio intenso avvolgente tenace: come edera
come glicine che si avvinghiano contorcendosi.
Un abbraccio che profumi di gelsomino, di lavanda, di violetta, di rosa.
Un abbraccio che mi solletichi con le sue tenere spine.
Un abbraccio che accarezzi i petali di velluto
che ricoprivano il tuo viso e le braccia e le mani.
Tu che sei andata ormai scheletro consumata da un tarlo assassino
E che per me eri più bella del più bello tra i fiori.
LISA | Martedì, 22 giugno 2010 @07:52
CARLA: ci ho azzeccato? Era il libro della pakistana quello che cercavi? (E sì, la Anedda ha un uso davvero strabiliante della punteggiatura. Senti il respiro, l'emozione, il distacco, quasi un pezzo jazz).
LISA | Martedì, 22 giugno 2010 @07:41
Oh sì, GIORGIA, tu avresti di certo qualcosa da dire, sia come Emma aspirante madre che come Stella; tu, e le tue due gemelline nate con l'ovodonazione. Sarebbe bello che tu lo facessi, ma Austen-style! Grande Jane.
Pasionaria Fortunata | Lunedì, 21 giugno 2010 @23:24
Un saluto a Giorgia che ricordo sempre con piacere e un bacio alle sue stupende bimbe. Giuro che due righe te le invio. E un abbraccio a Myriam alias Lina che ho conosciuto personalmente e che quindi ho potuto apprezzare, baruffe attuali permettendo.
Giorgia | Lunedì, 21 giugno 2010 @22:27
Ciao, Lisa, e ciao a tutte le partecipanti al forum, prima tra tutte la mia amica pasionaria.
Ho evitato per un soffio una baruffa, vedo... ebbene, evito di dire la mia, dunque, su entrambi gli agomenti (lavoro e maternità) e Lisa sa che potrei parlare per un bel po'... (ma chissà cosa direbbe Lina Myriam, se conoscesse la mia storia...).
Tornavo per dirti che finalmente ho in mano un romanzo della grande Austen. Si tratta di "Emma" ( e chissà come mai ho cominciato proprio da questo, chissà cosa mi ha evocato, questo titolo!).
Mi piace. Mi piace quello che ha da dire e soprattutto come lo dice. Sono quasi a metà.
un abbraccio
Lila | Lunedì, 21 giugno 2010 @20:45
Per favore cercate di non accendere in questo modo il blog? Non credo che a Lisa farebbe piacere questo ring con colpi che non possono che essere inutili. Cerchiamo per quanto ci è possibile di ricordare che ognuna di noi ha le sue ragioni e che non si può rivangare la storia per parlare di torti che si sono subiti.
Myriam | Lunedì, 21 giugno 2010 @20:19
Non è la storia a essere più grande di noi, è storia e non confutabile. Vedi? continuate a offendere e il rispetto manca a voi.
Marina | Lunedì, 21 giugno 2010 @19:42
Comincia tu ad avere autocontrollo e rispetto Lina Myriam, e non invocare il nazismo e la storia molto piu' grande di noi e soprattutto di te, per commentare un intervento che seguiva il tuo, che di degno non ha nulla. Io mi fermo qui per riseptto di Lisa, e anche tu dovresti.
Lina Myriam, | Lunedì, 21 giugno 2010 @19:07
confortante il tuo biblico ramoscello di ulivo, Carla, ma da ebrea per origine e non per scelta ti dico che le parole dell'aspirante madre Micheline mi ricordano il nazismo: le donne fertili venivano sterilizzate. Indegne! Come lo sono io solo per aver espresso una opinione, sbagliata, ingiusta se volete, ma non credo di meritare tanto.Chi vuole essere madre dovrebbe avere un minimo di autocontrollo
carla | Lunedì, 21 giugno 2010 @15:49
ho dimenticato il verbo, sigh.
Dopo aver letto
carla | Lunedì, 21 giugno 2010 @15:48
Dopo aver la "tempesta" di ieri l'unica riflessione che mi viene è talvolta noi stesse ci diciamo addio e non ci amiamo più.
Dopo l'addio,però, impariamo a riconciliarci con ogni parte di noi stesse...
mamme adottive e non , precarie, posto fisso: in fondo in ognuno di noi c'è ne un pezzettino.
Buona estate a tutti
P.S. che uso starbiliante della punteggiatura..
Lila | Lunedì, 21 giugno 2010 @15:25
Ah, buon estate a tutte/i!
Lila | Lunedì, 21 giugno 2010 @15:24
Che brutto quando finisce un amore. Per fortuna finché c'è vita, c'è speranza ed è bello sapere che è possibile tornare ad amare, ancora. Un saluto ad Aferdita.
Pasionaria | Lunedì, 21 giugno 2010 @13:09
Eh sì, questo blog merita altro e difatti chiedo scusa per essermi lanciata un po' troppo. Ho esagerato dannazione al tasto invio. Ad Annalisa ho risposto privatamente così non invado più lo spazio di Lisa dedicato alla poesia e alla poesia con questioni poco zen e poetiche. Dico solo che i suoi romanzi hanno anticipato i tempi. Per Sabrina: certo, siamo il risultato delle nostre scelte, ma se nel tempo le situazioni peggiorano perchè lo decidono gli altri? La scelta è ancora valida? Io dico che bisognerebbe almeno dubitarne e trovare una via d'uscita.
Sabrina | Lunedì, 21 giugno 2010 @13:03
Mamma mia, per leggere tutti i post di ieri mi ci è voluta tutta la pausa pranzo! E dire che questo blog di poesia mi piace proprio perchè è un blog di poesia, appunto... Solo una cosa vorrei dire, dato che corrispondo un po' a tutti i profili di cui avete parlato.. Tutti noi siamo frutto delle nostre scelte, non dimenticatelo mai...io cerco sempre di non lamentarmi ad alta voce perchè sono cosapevole del fatto che ogni scelta comporta dei rischi e che magari le cose poi non vanno come avevamo previsto.. Ma l'importante è averci creduto, o sbaglio?
aferdita | Lunedì, 21 giugno 2010 @10:39
Grazie Lisa per aver spazzato via le nuvole e la tempesta dal blog .Anche se i versi di oggi ti portano i brividi di freddo come la giornata di oggi. Li ho sentiti tanti anni fà quelle parole ,e mi hanno fatto perdere la bussola della mia vita. Erano troppi da buttare, 8 , anni più belli, della mia vita. Ma per fortuna il tempo ha fatto il suo percorso, sono rinata, e spero di non sentire più quel freddo nel mio cuore. Nel mio cuore cè la primavera. Buona l'estate a tutte/i!(sempre se decide di arrivare)
Annalisa farmacista | Lunedì, 21 giugno 2010 @08:49
Oggi comincia l'estate. Già. E in montagna nevica! Aiuto io ci dovrei andare fra 10 giorni. Chiedo scusa all'ospite Lisa di aver trascinato la conversazione su temi così poco poetici. Forse semplicemente non sappiamo gli uni di cosa parlano gli altri. In tempi di eurostress siamo tutti molto suscettibili, mi rendo conto. Come invece spero di non rendermi mai conto di quello che significano veramente questi versi. No, davvero spero proprio di no. Il cambio del timbro della voce quando siamo arrabbiati. La distanza tra il primo sussurro innamorato e questo timbro nuovo. Eh già! Che distanza a volta tra lo sguardo amorevole e lo sguardo tagliente dell'impazienza. Oggi mi auguro di non provare mai queste sensazioni.
Sabato, 19 giugno 2010 @09:51
Persino le inossidabili fan di Sex and the City, quelle che hanno perdonato a Carrie & C. anche il noioso secondo film, hanno avuto un sussulto al cuore quando hanno visto lui, Mr. Big, l’uomo dei sogni finalmente accalappiato e accasato, mettere i piedi sul divano con in mano il telecomando, ancora in giacca e completo scuro. (Soprattutto le scarpe non gli abbiamo perdonato; il telecomando, si sa, è un’amante non clandestina a cui gli uomini non rinunceranno mai). Non c’è niente da fare: ci sono maschi che danno il meglio di sé in abito scuro, con un cocktail in mano. Solo lì, pare, tirano fuori quello "sparkle", quello scintillìo di romanticismo di cui Carrie dopo due anni lamenta l’assenza, e che in effetti davanti al telecomando generalmente svapora. E quindi? Quindi il vero test sentimental-modaiolo per maschi scatta nel look casual. E’ lì, diciamolo, che gli uomini ci piacciono di più: non più in fase corteggiamento, e neppure in fase telecomando (provate a toglierglielo di mano durante i mondiali di calcio), ma in modalità vacanza. Più allegri, disponibili, affettuosi, e magari persino in shorts.
Se dico shorts li penso ovviamente addosso a chi se li può permettere. E quindi penso a Hugh Jackman, ovvero Mr. Bicipiti (confesso: sono andata a vedere "Australia", qualche anno fa, praticamente solo per rimirarlo mentre faceva la doccia a torso nudo nel bush, e non mi dispiacerebbe ripetere l’esperienza live). Lui, a giudicare dalle foto paparazzate, si può permettere non solo un paio di bermuda in città, ma anche un monopattino. Lo so, forse è un look più da passeggiata sul lungomare che lungo i marciapiedi bollenti, all'ombra dei grattacieli. Eppure Jude Law, che con il guardaroba ci sa fare, è stato avvistato a Los Angeles con un completo blu scuro di lino, una T-shirt grigio antracite, e un paio di infradito di gomma; abbinamento assolutamente folle, che a lui stava benissimo. Le foto hanno fatto il giro del mondo, e stavolta non perché era (di nuovo) insieme a Sienna Miller, ma proprio per il tocco geniale delle flip-flops in città. Che dite, lo proponiamo a mariti e consorti per andare in ufficio? Scherzo, scherzo…
Questo era un articolo che, rivisto e corretto, ho scritto per Grazia.
Quanto al nuovo film di Sex and the City, una delusione, ammetto. Per due motivi. Anzi tre. Uno, è come se gli sceneggiatori non avessero il coraggio di raccontare veramente che cosa succede alle donne una volta passati i 40. Due, ma perché ambientare il tutto in una Abu Dhabi (tranne il suk, che in realtà è quello di Marrakech) piena di stereotipi sul mondo arabo, quando quello che vogliamo vedere con Carrie & C. è semplicemente Manhattan? Tre, il film ormai è un catalogo shopping, una lunga noiosa passerella di borse e scarpe che non ci vogliamo né possiamo comprare. Sarah Jessica Parker, ma perché hai accettato? (E mannaggia, mi hai quasi commosso: attenzione alle aspiranti madri, c’è un punto in cui Carrie e Mr. Big si dicono che saranno per sempre "just the two of us"…).
Vabbè, ammetto, mi sono divertita lo stesso. Anche perché stavolta al cinema sono andata nel mio altrove straniero, con un gruppo di nuove amiche gelidone (sempre gelidone ma anche un po’ sgelate), e ho visto per la prima volta, da vicino, un paio di Louboutin. Sì: le mitiche scarpe con la suola rossa, che nel film hanno quasi sostituito le Manolo. Non mi piacciono, ma mi è piaciuta la verve con cui una delle gelidone si è presentata, taccheggiando, raccontando che erano un regalo del marito (sì, è la più fashionista del gruppo). E sfoggiando un’indescrivibile pedicure con le unghie laccate in coccinella style. Avete capito bene: unghie rosse a puntini neri, con le antennine della coccinella. Il signor Louboutin sarebbe svenuto. Carrie, temo, no.
LISA | Mercoledì, 23 giugno 2010 @07:59
LEI E IL SUO CAFFE' AL GINSENG: guardaroba sentimentale. Mi piace. Ma perché no all'impermeabile rosso?
Lei e il suo caffè al ginseng | Mercoledì, 23 giugno 2010 @02:13
Mi sono promessa un paio di Louboutin nel momento in cui l'uomo della mia vita farà capolino nel mio mondo, e intenderà restarci,
Mi piacciono molto le decoltèe nere con la suola rossa, è qualche anno che non riesco a togliermele dalla testa e visto l'investimento non indifferente ho pensato di regalarmene solo nel momento in cui potrò correre da Lui con un paio ai piedi.
P.S. qualche settimana fa ho bandito l'impermeabile rosso dai miei futuri probabili o non probabili acquisti!
Ma questa è tutta un'altra storia.
Annalisa farmacista | Lunedì, 21 giugno 2010 @10:56
Avverrà domani. Aiuto sono molto agitata. Forse anche per questo e per l'ipertiroidismo galoppante che è tornato sono così "cattiva". Chiedo perdono!!
LISA | Lunedì, 21 giugno 2010 @10:39
E a proposito di precariato, ANNALISA FARMACISTA, e il tuo concorso faccia a faccia con il raccomandato di ferro, com'è andato?
Annalisa farmacista | Lunedì, 21 giugno 2010 @10:29
Non avevo letto il commento di Simona fino in fondo.
Qui non si sta discutendo di qualità del lavoro (perchè su questo argomento mi spiace ma credo ci siano altri problemi un po' più pesanti della gastrite e della laringite) ma sul fatto che a parità di schifo di lavoro tu lo stipendio ce l'abbai garantito a vita! Accidenti ma ti sembra poco?
LISA | Domenica, 20 giugno 2010 @21:40
Noooo, cos’è questa tempesta nel blog? Non bastava quella fuori dalle finestre? Precarie contro posto fisso; aspiranti madri contro mamme; o, peggio ancora, madri "biologiche" contro madri adottive? Ah no, stavolta non mi avrete! Anche perché preferisco che parlino per me le protagoniste dei miei romanzi: guarda caso, la precaria Stella e l'aspirante madre Emma. E, nell'attesa che finisca la tempesta, rispondo a CARLA: credo di aver capito qual è il libro a cui ti riferisci, è "Ombre bruciate" (Ponte alle Grazie) della scrittrice anglo-pakistana Kamila Shamsie, che avevo intervistato per Grazia. Così, per favore, avete voglia di fare tutte un bel respiro zen e tornare con me al 10 febbraio a rileggere l'intervista?
da una precaria | Domenica, 20 giugno 2010 @19:02
condivido tutto, Annalisa
da una insegnante | Domenica, 20 giugno 2010 @17:46
Condivido pienamente tutto ciò che ha scritto Simona!!!
Simona Pasionaria | Domenica, 20 giugno 2010 @17:09
Annalisa, se vuoi sapere di cosa parlo basta che tu segua con attenzione i tg e legga i giornali e capirai che anche la scuola italiana, nonostante non ci sia la gente a spasso come accade nelle aziende metalmeccaniche, non stia godendo di ottima salute. Prova ne è stata il discorso di quella docente al raduno del PD. Da me, ad esempio, hanno tagliato un posto in segreteria, uno tra i bidelli e non hanno aperto una sezione nuova di scuola materna lasciando così a casa 63 bambini che equivalgono a 63 famiglie che non sanno dove mandare i figli. Tutto questo a causa dei tagli. In altre scuole nonostante i genitori abbiano scelto il tempo pieno con due insegnanti, i docenti saranno una e mezza anzichè due e ciò avrà una pessima ricaduta sull'apprendimento dei bambini costringendo le insegnanti a garantire un'alta qualità facendo però i salti mortali: come quando in un'azienda privata c'è una persona in meno e gli altri devono lavorare il doppio. E ci sono giovani laureandi che quando avranno finito il loro percorso universitario non avranno la sicurezza del posto nella scuola. Se io dopo aver vinto il concorso sono entrata in ruolo dopo 6 anni dall'esame è perchè su 100 posti vacanti, 20 erano per il ruolo e 80 ai supplenti annuali o perchè venivo scavalcata in graduatoria da chi si trasferiva dal Sud al Nord e aveva più punti di me. Il fatto che al momento siamo "illicenziabili" (ancora per poco, vedrai, arriverà la devolution scolastica molto presto) non vuol dire che ce la passiamo bene sia come singoli insegnanti (hai mai sentito parlare di "burn out" scolastico?) sia come scuola in generale nella quale non si sta investendo un centesimo. E il salto di qualità come lo fai dopo che sei stata nella scuola 15 anni? Puoi solo metterti in proprio, a partita IVA, chiedendo prestiti perchè con la liquidazione che ti spetta ti compri a mala pena un'utilitaria. Lo so, la mia categoria è particolarmente lamentosa, ma ti assicuro che ce la stiamo passando male pur non essendo metalmeccanici.Non avremo la cassa integrazione, ma altre beghe sì. Lo sai ad esempio che io, ma come me tanti altri, pur essendo da 15 anni nella scuola mettendo insieme pre ruolo e ruolo, la mia anzianità, e quindi lo stipendio, corrisponde solo a 4 anni? Eh sì perchè quando ero precaria lo stipendio era sempre fermo e con 1290 euro al mese come ci vivi da sola in una città come Milano a 44 anni? Fortunata me che ho un marito, ma una mia amica docente anche lei, separata e con figlio a carico deve farsi prestare i soldi dai genitori per pagare l'affitto! E lo sai che se decidi di lavorare nelle scuole private lo stipendio è ancora più basso? Che un docente laureato a fine carriera, dico fine carriera, porta a casa a malapena 2000 euro netti? Cosa conta la scuola in Italia? La scuola cosa produce? Perchè si dà corda alle proteste dei metalmeccanici e poco, pochissimo alle nostre? Perchè noi non abbiamo alcuna ricaduta sul PIL, noi non produciamo niente, diamo solo fastidi. Si lavora, certo, ma è la qualità del nostro lavoro che sta peggiorando e noi non abbiamo a che fare con scartoffie o macchine, ma con persone e se con queste sbagliamo son dolori: lo sai che le cause legali intentate dai genitori alle scuole sono la norma? che se un bambino si ammazza ne rispondo penalmente io? che le malattie all'apparato digestivo o alle corde vocali sono malattie professionali non riconosciute? Ma potrei andare avanti per ore, tanto finchè non si vivono le situazioni altrui gli altri sono solo dei poveretti che si lamentano e che accidenti, devono sentirsi pure dire che sono fortunati. Tutto è opinabile nei fatti della vita, ma chiedere migliorie e più rispetto per la nostra categoria penso sia lecitoe sacrosanto dato che nel bene e nel male e con tanta, tanta fatica ci occupiamo di bambini e adolescenti. Per me la scuola pubblica, la sanità pubblica e l'ambiente dovrebbero essere le fondamenta di uno Stato civile, peccato non sia così visto che ormai tutto si basa sul mero profitto. E lo dice una che non è mai stata di sinistra e tanto meno ha avuto la tessera di qualche sindacato, come potrebbe sembrare dai discorsi che faccio, ma che ha toccato con mano diverse realtà scolastiche, anche quelle private, e attualmente è molto, molto incazzata e assai delusa e pentita della scelta consapevole che ho fatto 18 anni fa. PS E il Ministro ha detto che i docenti devono astenersi da commenti pubblici che ledono la scuola italiana. Hai capito? Corva, cercami un nuovo nick, altrimenti mi vengono a prendere.
Annalisa farmacista | Domenica, 20 giugno 2010 @14:39
Simona se hai provato il precariato e il privato allora dovresti prorio capire meglio di altri che non è bello sputare nel piatto dove si mangia. Io sicuramente non so di cosa parli e ripeto che fatti tra colleghi i tuoi discorsi siano più che mai condivisi, ma data la crisi economica che costringe la pressochè totale delle aziende metalmeccaniche ad usfruire della cassa integrazione direi che non mi sembra il caso di lamentarsi di un posto dove questo rischio non c'è. A meno che, certo, non fallisca l'Italia. E poi ripeto se proprio non si deve dormire la notte per questo si può anche decidere di fare un salto di qualità!
Simona Pasionaria | Domenica, 20 giugno 2010 @14:16
Per Annalisa: "prima" di entrare nella scuola ho lavorato negli uffici privati (parlo di 20 anni fa) e facevo la segretaria anche per 600.000 lire al mese a contratto di formazione o con ritenuta d'acconto. "Dopo" sono stata precaria nella scuola per 11 anni (6 anche con concorso superato). "Ora" vorrei veramente andarmene. E' vero, bisogna stare attenti con chi si parla. Io ho provato il precariato e il posto privato: c'è qualcuno invece che vuole mettersi alla prova dietro una cattedra nel 2010?
Giusy | Domenica, 20 giugno 2010 @13:54
Ciao Lisa, mi sa che il clima è un filino "storming". Volevo solo ringraziarti per avermi fornito il sito di Flor Martinez (mi piace chiamarla Flor e e spero non si dispiaccia) pensa che la compagna di un mio quasi nipote è argentina e si chiama proprio così :Ma questo c'entra poco. Non sono riuscita a ingrandire quel poco che ho visto però l'intuito mi dice che le sue creazioni sono veramente, veramente interessanti: In cambio ho trovato, non so come, un "comunicato stampa" su questa geniale artista, poetessa lei stessa: Grazie!
Annalisa farmacista | Domenica, 20 giugno 2010 @13:53
Allora un po' d'ordine: sto un po' lontano dal blog e guarda che casino. Ma perchè si deve sempre dire io sto peggio di te? Non esiste proprio nel nostro cuoricino la sensazione di essere meglio? Liquido in fretta le due questioni. Numero uno: posto fisso soprattutto nel pubblico. Dovete stare attenti con chi fate questi discorsi. Fatti tra di voi possono anche andare bene, ma fatti ad un popolo di precari che non sa dove sbattere la tesa è decisamente fuori luogo. Ogni lavoro è pesante, anche fare la farmacista. Ma chissà come mai a fare l'insegnante c'è sempre la fila e sopratutto se vi fa così schifo perchè non lasciate? La stessa domanda l'ho rivolta l'altro giorno ad un amico ricercatore universitario confermato che si lamentava, pur ammettendo candidamente di percepire 2.000 euri al mese. Perchè non te ne vai se ti fa tanto schifo? Vedi là fuori nel privato che roba c'è poi dopo ne riparliamo. Scusa Simona ma bisogna sempre stare attenti con chi si parla. Come quando le mamme si lamentano dei loro problemi con i figli con noi nullipare non per scelta. Secondo argomento: ma perchè i figli devono essere un metro della felicità? Conosco tante mamme che adesso ne farebbero volentieri a meno e che mi invidiano perchè posso fare tutto quello che voglio! Ma perchè la felicità è sempre misurata con quello che non abbiamo e mai con quello che già siamo? Magari sarà anche banale, ma essere delle brave persone, dei buon amici, dei colleghi onsti, dei figli amorevoli, dei fratelli attenti, chennesò mi vengono un milione di esempi. Accidenti un po' di autostima!!
gaia | Domenica, 20 giugno 2010 @10:58
Le parole di lina non meritano altre parole.
carla | Domenica, 20 giugno 2010 @10:22
Se non ricordo male l'avevi intervista per Grazia e nel titolo c'era forse brucia come il fuoco.
Non ricordo altro
micheline | Domenica, 20 giugno 2010 @09:13
Scusa Lisa e alle amiche del blog per il mio sfogo,ma ci sono dentro (la causa) e certe parole fanno male.
micheline | Domenica, 20 giugno 2010 @09:09
Lina a quelle come te non si dovrebbe dare l'opportunità di avere figli:ma cosa insegni ai tuoi figli? che i figli nati dal cuore sono tutt'altra cosa e che è una nobilissima causa?Che causa? Rabbrividisco e inorridisco VERGOGNATI! i figli del cuore si sentono nel cuore appunto e ti danno solletico calci e pugni nel cuore...le sensazioni sono diverse? è questione di punti di vista e di mentalità gretta
Anonimo | Sabato, 19 giugno 2010 @23:14
Marina, aggiungo, per favore, non ripetere le mie parole, Trovane altre, più convincenti. le mie non valgono nulla.
Fiorenza | Sabato, 19 giugno 2010 @22:15
Pasionaria, preferirei chiamarti Maria (quella vera) altro che casco
antimimose, qui ci vorrebbe uno scafandro antiunghiate, vedi che tra una lacrimuccia e l'altra anche marina vuole graffiare?. Però mi piaci, Pasionaria e condivido con te la"spatafiata." (breve ma costruttiva) Ma il vocabolo è mio e chiedo ufficialmente una Royalty. ciao. Post scriptum per marina: non chiamarmi "cara" per favore, sarebbe ipocrita da parte tua.
Lina | Sabato, 19 giugno 2010 @20:30
si, Marina, sono figlia di un Dio minore, ma forse maggiore del tuo
Pasionaria | Sabato, 19 giugno 2010 @19:44
Ahia!!!! Cercasi disperatamente caschi "anti mimosate"! (ho letto il post di Marina solo ora)
Pasionaria | Sabato, 19 giugno 2010 @19:38
Fiorenza, è vero, siamo un popolo lamentoso e anzichè lagnarci dovremmo passare ai fatti. Ora si sta dando addosso ai dipendenti pubblici facendo di tutta un'erba un fascio e non è giusto colpire tutti indiscrinatamentesolo perchè se siamo arrivati a tanto è perchè in passato ci sono stati veramente tanti privilegi (es. le le pensioni baby) e non si colpivano i veri fannullon. I lavoratori del comparto pubblico onesti che si tirano su le maniche ce ne sono tanti, ma stanno pagando per quei pochi che negli anni passati erano i veri fannulloni e che non sono mai stati colpiti da provvedimenti: è questo che mi fa arrabbiare, pagare per tutti. Quanto ai sindacati .... mi sembra che in Italia tutti i lavoratori sia del pubblico sia del privato abbiano le ferie pagate e che queste siano state una conquista, o no? la maternità certo che deve essere pagata: quando hai un figlio le spese aumentano perchè lo stipendio dovrebbe diminuire? Non condivido chi mette fuori "maternità morbosa" quando in realtà non è così. Sulla malattia Brunetta ha aumentato le detrazioni per cui siamo stati "sistemati". Ce n'è per tutti mi sembra e soprattutto sono convinta che il malessere lavorativo stia colpendo tutte le categorie sia pubbliche che private: aumenta il mobbing, l'insoddisfazione, le donne vengono sbattute fuori o declassate perchè mettono su famiglia... chi ha un posto fisso sta lavorando male perchè è la società, ovvero noi tutti, ad essere malati specie nelle relazioni, nei rapporti e il lavoro oltre che di competenze è fatto principalmente di relazioni. Secondo me chi se la passa veramente male lavorativamente parlando sono due categorie: i giovani alla ricerca di un lavoro e i lavoratori a partita IVA che veramentenon hanno pagate ferie, malattia e maternità. Te lo dico perchè ne ho sposato uno. E non sempre i lavoratori a partita IVA sono i super professionisti che possono permettersi assicurazioni private o contare su rendite e professioni ereditate. Se nel pubblico c'è la difficoltà ad essere licenziati - rimane cmq la circolare Brunetta che dà più poteri ai dirigenti - anche nel privatosopravvivono alla grande raccomandazioni&nepotismo, creature italiane che non hanno a che fare con i sindacati. Vedi Lisa, son tornata Pasionaria perchè sono quasi in ferie pagate ;-) Cmq. grazie per le Laboutin, vedrò di farne buon uso. Dài, nel prossimo post sarò più breve e soprattutto più frivola e spensierata. Un saluto a tutti. PS Fiorenza, ti è andata bene: dovevi leggere le mie "spatafiate" di quando scrivevo contro la legge 40, i lmio nomignolo deriva da quei post. Ciao!
Marina | Sabato, 19 giugno 2010 @19:33
Fiorenza cara vorrei che leggessi meglio prima di sparare sentenze, visto che ne spari tante, e forse ti farai anche una ragione delle testimonianze di conforto che mi sono arrivate. E' l'aspetto umano che ti sfugge. Quanto a chi sta peggio di me sono contenta che ci sia tu che ci pensi, chissa' le lotte che avrai fatto. Riguardo il ruolo di mio figlio ovviamente non sai di cosa parli, come non sa lina che e' davvero figlia di un dio minore. Lo so, riesco a essere dura e cruda e anche scomoda, ma questo blog può permettere qualche digressione...ti saluto
Sabrina | Sabato, 19 giugno 2010 @17:37
Io il film devo ancora vederlo e non vedo l'ora, seguo Sex&The City da anni..Spero di andarci con un nuovo lui, temo, ahimè, uomo d'altri tempi...E spero che mi sorprenda apprezzando la vita di 4 donne moderne, regalandomi un filo di fiducia...
Fiorenza | Sabato, 19 giugno 2010 @16:51
Mi sento chiamata in causa, perciò rispondo. a parte il fatto che la mia tiritera(sarà anche noiosa, è vero) ma è di sole tre righe, vi assicuro di non provare alcuna antipatia per chi gode del famoso e tanto agognato "posto fisso" anzi. Non condivido però i piagnistei di coloro che a fine mese ritirano, bene o male, uno stipendio e sono giustamente protetti sindacalmente e mi riferisco a: ferie pagate, maternità, malattia e via dicendo e non hanno timore di essere messi alla porta, senza tanti complimenti, appunto.i Anch'io faccio parte dei fortunati ma ciò non mi impedisce di guardare con attenzione e riguardo coloro che, pur meritervoli non godono di questi sacrosanti diritti.Noi italiani siamo portati al lamento, se non alla lagna e difficilmente pensiamo a chi sta peggio di noi.
Lila | Sabato, 19 giugno 2010 @16:31
Bello davvero Lisa il tuo racconto sugli uomini in shorts e anche il tuo Sex and the City story, quanto agli uomini devo dire che Jude Law non è male ma io ho un debole per Kim Rossi Stuart (chissà come starà lui in shorts?). Pasionaria ti posso rubare per un poco il nick?
LISA | Sabato, 19 giugno 2010 @16:04
Ah, finalmente la PASIONARIA è tornata in grande forma. In premio, un paio di Louboutin virtuali dalla suola rossa, che potrai sempre sfilarti e tirare in testa a qualche maleducato. O rivendere su eBay per andare in vacanza! (Scherzo, scherzo, ma non troppo...).
LISA | Sabato, 19 giugno 2010 @16:00
Per CARLA: che bello, hai regalato "Glam Cheap"? L'Autrice è contenta! Quanto alla scrittrice iraniana, mumble mumble, qualche indizio in più? Non è per caso Azar Nafisi, con il suo iper-letterario ma interessante "Leggere Lolita a Teheran", Adelphi? O pensi invece a qualche poetessa araba? L'antologia "Non ho peccato abbastanza" (Mondadori) è ormai piena di sottolineature: bellissima.
Pasionaria | Sabato, 19 giugno 2010 @15:58
Non commento questo post perchè non ho visto il film, ma avevamo bisogno di argomenti frivoli visti i 27 post precedenti. Mi ha colpito e inquietato la storia di Stefano che non riesco a capire chi sia e cosa voglia. Ma anche chi si rivolge a Marina dicendo che comunque ha un lavoro mentre c'è tanta gente che senza complimenti viene messa alla porta. Io appartengo alla categoria invisa e "intoccabile" degli statali e non trovo giusta la tiritera "reputati fortunata perchè un posto ce l'hai". Vero, ce l'ho, ma COME si sta lavorando nelle scuole italiane? Ragazzini maleducati, genitori che contestano voti e che vorrebbero spaccare tutto davanti a una bocciatura, scuole che respingono studenti perchè i provveditorati hanno l'ordine di tagliare posti (da noi ben 63 bambini sono rimasti fuori), fondi d'istituto all'osso, scatti di anzianità congelati e la pensione (???????) a 65 anni. Ma come? I giovani e i bambini non hanno bisogno di docenti giovani, aggiornati e pieni di energia? Nella scuola c'è il malcontento, ma nessuno se ne accorge perchè il nostro lavoro non produce nulla; ci si accorge di noi solo quando qualche adolescente finisce in cronaca per "una bravata" mettendo a repentaglio la sua vita e quella altrui ("cosa fa la scuola?", "cosa gli hanno insegnato?" ecc.). E se qualcuno si ammazza per una caramella andata di traverso, perchè è finito sotto un costone roccioso o perchè in gita scavalcando un balcone per andare a far baldoria è finito giù? Ormai lavorare nella scuola sconfina sicuramente nelle cause civili e talvolta anche in quelle penali. Però, cavolo, quanto siamo fortunati: illicenziabili, part time e pure con 6 mesi di ferie l'anno, no? Ma quando decisi per questa professione non sapevo che nel giro di pochi anni avrei dovuto "giocare" a guardie e ladri" con l'avvocato nel taschino solo perchè ciò che mi viene richiesto è educare i minori. Quanto siamo fortunati noi docenti, ammazza!
Marina | Sabato, 19 giugno 2010 @14:05
Lisa il film l' ho visto pure io, e ho avuto un' impressione simile alla tua, ma, come te, mi sono divertita lo stesso. Rimprovero un po' alla sceneggiatura un certo andamento lento, non c'e' molto di rilevante nelle vicende del film. Forse, coem dici tu, non hanno il coraggio di raccontare. Mi sono sentita tanto Charlotte e mi e' piaciuto molto che la piccola crisi di scintilla di Carrie non si risolva con una gravidanza inaspettata, dimostrando che si puo' avere un' esistenza anche just the two of us. Questo a dimostrare che i figli non consolano e non devono consolare ne' risolvere la vita, perche', fortunatamente, la vita e' molto di piu'. Per il resto viva Jude Law sempre e comunque.
Giusy | Sabato, 19 giugno 2010 @13:50
Sì!!
Anonimo | Sabato, 19 giugno 2010 @13:49
LISA, so bene che non è carino intervenire fuori tema ,d'altronde 27 commenti non sono pochi e temo che il mio passi in "fanteria". non ho tempo per ora di leggere il post di oggi: mi preme sapere se Florencia ha in programma una mostra altrove, magari fosse Roma! Il tuo salotto è sempre sorprendente, e tra strutture e stretture, la mia curiosità è cresciuta anche per quanto riguarda i dipinti di questa pittrice: vorrei tanto vederli! Sì, mi piace molto il tuo blog, rinfresca la mia non verde età. Mi coinvolge, mi diverte e, a volte, mi intenerisce, ho bisogno anche di intenermi, coriacea come sono. Bella spatafiata, vero, Fiorenza? cruda ma non crudele...
carla | Sabato, 19 giugno 2010 @11:31
Io non sono in nessun altrove straniero e non ho trovato nuove amiche gelidone... ma l'altro giorno Stella è stata presentata alla mia amica più fashionista del giro, che iniziando a leggere il libro è stata subito catturata dalla tenerezza della protagonista.
Ultimo consiglio: il titolo del libro dell'autrice iraniana di cui ci avevi parlato verso febbraio marzo?
Venerdì, 18 giugno 2010 @08:31
"Sera primaverile.
Seguo un profumo
che sta per spegnersi."
(Yosa Buson)
Sì, sera di primavera. Seguo questo profumo, forse di fiori, di erba appena tagliata; forse di mare, forse di terra dopo la pioggia. Forse, una promessa di felicità.
(I versi della mia rubrica City di oggi, venerdì 18 giugno, sono tratti da "Il grande libro degli haiku", Castelvecchi)
LISA | Domenica, 20 giugno 2010 @21:09
Per LEI E IL SUO CAFFE' AL GINSENG: grazie di aver scritto. Il tuo messaggio ha dentro la luce che arriva dopo un temporale... E sai, io penso che non esista "il" vero amore: ogni amore è vero se per noi è vero. E io sono contenta che tu non sia più la "donna nel buio": che bello che tu ricordi ancora quei versi di Louise Glück che avevo scelto per il Buongiorno del 9 febbraio. Li riporto qui, ricordandoti (sarà una coincidenza?), che Glück in tedesco vuol dire felicità. Scrivimi ancora.
"Sedevo al buio sotto al portico di casa tua.
Tutto mi era chiaro:
se tua moglie non voleva lasciarti andare
era la prova che non ti amava.
Se ti avesse amato
non avrebbe voluto che tu fossi felice?"
(Louise Gluck)
E’ insensato e tragico e meraviglioso, sai, essere l’altra donna. Non lo scegli. Ti capita. Un giorno ti svegli e ti scopri così: quella che aspetta nel buio.
Lina | Domenica, 20 giugno 2010 @17:22
Non so quanto possa servire la mia opinione, visto il massacro sulla mia persona.cercare di essere sinceri con se stessi e con il nostro prossimo porta anche a questo. E' possibile, possibilissimo essere di nuovo felici! Il vero amore, quello duraturo, lo si costruisce giorno dopo giorno con pazienza, comprensione, solidarietà. Basta volerlo, intensamente. con la nostra mente, con il nostro corpo. Veramente, chiudo qui i miei pochi interventi, non mi piacciono le unghie affilate. Però assapora il tuo buon caffè al Ginseng, così esotico.
Lei e il suo caffè al ginseng | Domenica, 20 giugno 2010 @02:15
Carissima Lisa e carissimo blog! Mi siete mancati! Per qualche tempo non ho potuto leggervi ma stasera ho recuperato in volata!
Che bello ritornare in questo salotto e leggere di una promessa felicità!
E' decisamente benaugurante!
Piccolo aggiornamento per chi si ricorda di me: sono insieme ad un ragazzo che mi adora e che vuole rendermi felice. Sono contenta di averlo incontrato e di stare con lui.
Nei prossimi giorni forse rivedrò per l'ultima volta il ragazzo per cui ero "la donna nel buio": una volta per tutte voglio vuotare il sacco e dirgli tutto quello che fino ad oggi ho taciuto su quello che eravamo per chiudere definitivamente quella situazione.
Ho un quesito per tutti voi: partendo dal presupposto che ogni amore fa da sè, dopo che si è incontrato il vero amore è possibile essere felici ancora con un altra persona?
In questo momento c'è un forte temporale estivo nella mia città.
A tutti è promessa la felicità e questo tempo lo ricorda.
Il sereno dopo la tempesta.
Lina | Sabato, 19 giugno 2010 @15:37
Io invece penso che i figli (non degeneri) ripagano, eccome. Ma forse non è questo il verbo appropriato: meglio dire che danno forza e conforto, e non pretendo di essere la depositaria della verità. Sto parlando di quei figli che senti nella pancia, prima come il solletico di una piuma, poi con calci e gomitate e poi vengono al mondo piangendo. te li appoggiano sul petto, nudi e tremanti. Ti senti madre e custode insieme, responsabile donatrice e indebitamente debitrice. E' questo il punto. L'adozione è una nobilissima scelta, ma, scusate, è altra cosa.
STEFANO | Sabato, 19 giugno 2010 @12:58
Niente ti può far male perchè sei TU a far male , nascondendoti sotto le sembianze di un falso ANGELO....
STEFANO | Sabato, 19 giugno 2010 @12:43
Non solo perchè oggi è un giorno di sole niente ti può fare male, ma tantisisme cose...Il sole..gli amici..i colleghi...sono queste le tue cose...
E mi sa che hai capito davvero...
Non ho problemi a svelare la mia vera identità...
Amo in modo totale, sincero e spontaneo...
E se assumo determinati atteggiamenti è solo per questo..di reazione al tuo menefreghismo....
Sono opprimente, geloso e logorroico...
Ma forse dovrei usare altri termini che mi si addicono di più..
Quali?
Perverso, cattivo e BASTARDO!
Di sicuro però SINCERO!
Sempre.
E di sicuro non mi nascondo dietro nessuna cosa per manifestare i miei sentimenti, come fa qualcuno che conosci bene e che difendi...
Come è sicuro che IO di sicuro non sono un MAIALE....
Antonella Nucciarelli | Sabato, 19 giugno 2010 @12:21
Oggi è un giorno di sole niente mi può fare male e anche qui cara Lisa chi doveva capire ha capito. Lila
p.s. se poi anche tu vuoi dire la tua vera identità sarebbe meglio.
LISA | Sabato, 19 giugno 2010 @10:46
GAIA: succede quando si sta molto male, allora è difficile riflettere, capire, o alzare lo sguardo. Ma poi arriva, almeno è quello che l'Autrice sempre spera, il momento in cui non si ha più voglia di guardare solo le "stelle sbriciolate nella pozzanghera", tanto per rubare le parole a Neruda...
gaia | Sabato, 19 giugno 2010 @10:17
Ma perchè la maggiorparte delle persone guarda sempre il bicchiere guardandolo mezzo vuoto??
Facciamo tutti degli sbagli, ma è così comodo puntare il dito solo sugli altri. Una bella frase di un film mi è rimasta in mente: "Viviamo in una casa di vetro, non ci conviene lanciare pietre". Forse qualcuno vuole provare a riflettere anche sui propri errori?
LISA | Sabato, 19 giugno 2010 @09:50
FIORENZA: sai?, non credo che i figli debbano o possano "ripagare". (Ma continua a essere dura e scomoda, il blog è anche questo!). MARINA A BRUXELLES: non chiedere perché solo a te stessa, ma anche a uno sguardo esterno; cambiare sguardo, riuscire se possibile a vederci da fuori, e quindi capire il perché di certe situazioni, fa male, ma funziona. Un'amica, un amico, non necessariamente un collega, ti può aiutare. Con calma, lentamente, provaci. Anche questa è vita.
STEFANO | Sabato, 19 giugno 2010 @09:45
Per LISA
Sarebbe difficilissimo spiegare...Ma chi deve capire, capirà...o ha già capito....Marco Ferradini: TEOREMA....
Fiorenza | Sabato, 19 giugno 2010 @00:26
E aggiungo: il tuo piccolo figliolo non riesce a ripagarti di tanto sconforto? Lo so, riesco a essere dura e cruda e anche scomoda, ma questo blog può permettere qualche digressione? Non mi sento un soldatino! Passo e chiudo
Fiorenza | Sabato, 19 giugno 2010 @00:06
beata te, Marina, c he piangi su un lavoro stabile, forse declassato a quanto mi è sembrato di capire.Perchè non butti uno sguardo su chi viene messo alla porta senza tanti complimenti? Il tuo disappunto mi sembra francamente fuori posto, così come tutte le testimonianze di conforto che stai ricevendo.
Marina | Venerdì, 18 giugno 2010 @22:25
Come puoi immaginare Lisa sono mesi che mi chiedo il perche', credo che sia per imbarazzo, ma anche per menefreghismo (non so nemmeno se esiste questa parola...) e che di fronte alle difficolta' le persone preferiscono scappare, fa anche un po' paura.Come dice Cam delle insane dinamiche s' istaurano nei posti di lavoro, alle quali, magari, anche io ho partecipato in altre occasioni, che ne so. E' solo che mi aspettavo di piu', di piu' e di meglio, e guardare tutto questo in faccia mi fa male. Poi, vedrai, quando , dopo la maternita', iniziero nel nuovo posto torneranno e la commedia ricomincera'. Senza di me stavolta.
farfalla | Venerdì, 18 giugno 2010 @22:24
La farfalla d'ora in poi torna a essere bruco e se lo merita
LISA | Venerdì, 18 giugno 2010 @22:08
Per MARINA: non buttare tutto, e soprattutto chiediti perché. Ci sono sempre delle ragioni anche dall'altra parte, anche se a volte ci fa arrabbiare, o ci addolora, guardarle in faccia.
LISA | Venerdì, 18 giugno 2010 @21:53
Un enigma anche la tua storia, STEFANO. Hai voglia di raccontare meglio?
LISA | Venerdì, 18 giugno 2010 @21:52
Per CARLA: sì, i "Newyorchesi" di Cathleen Schine ci piace come un film a Manhattan quando nevica... Ma l'ultimo, "Tutto da capo" (sempre Mondadori), di cui vi ho già parlato, non è niente male!
LISA | Venerdì, 18 giugno 2010 @21:49
Innanzitutto l'enigma della vocale: Florencia Martinez, l'artista (bravissima) che mi ha fatto conoscere Jolanda Insana, e che ha ricamato i suoi versi sui quadri della mostra di Milano, ci ha precipitato in un gorgo di stretture e strutture... Leggete la spiegazione dell'enigma della vocale nel post del 15 giugno. Scusate l'errore, ma a volte gli errori sono geniali!
Farfalla | Venerdì, 18 giugno 2010 @21:23
Perdonatemi voi, Lisa e Florencia non pensavo che le ali di una farfalla (cavolaia) e non Vanessa portassero a scomodare una poetessa e scusatemi entrambe per lo stupido interrogativo sul gioco delle parole, che Lisa ha spiegato così bene, rinfrescandomi la memoria.
Stefano | Venerdì, 18 giugno 2010 @21:10
Ti celi sotto l'anonimato? VLC2' il tuo solito modo di fare...O anonima o invisibile....
FLORENCIA | Venerdì, 18 giugno 2010 @20:16
ho sbagliato a trascrivere i versi di jolanda insana!perdonatemi, non è "struttura" ma STRETTURA DI PETTO!
vivifica strettura di petto, (ti apre come farfalla).
( entra l'aria ed espande).
x. | Venerdì, 18 giugno 2010 @15:53
stefano, lascia perdere chi conosce solo verbi al singolare...
Farfalla | Venerdì, 18 giugno 2010 @15:28
Ciao Marina, ho preso coraggio, sono io quella della " potatura" e delle radici: Forza, e avanti tutta! Vedi? sono una inguaribile insicura e tu, senza volerlo, mi hai dato un po' del tuo coraggio
Umano | Venerdì, 18 giugno 2010 @15:05
Son forte come una roccia - son delicato come fiore che sboccia...Sì Marina siamo tutti umani cerca di fare tesoro di ciò che di buono hai ricevuto fino ad adesso e comportati con gli altri conservando la tua sensibilià, non ti sbaglierai mai. Lila
carla | Venerdì, 18 giugno 2010 @14:59
Per Marina: prova a consultare il sito " fattore mamma" è una società di consulenza per mamme che vogliono lavorare... magari ti può essere utile.
Ieri sera ho iniziato a leggere "i Newyorkesi" e mi sembrava di sentire il profumo della città innevata, un capacità descrittiva ed evocativa che mi sembra perfino di conoscere New York.
Marina | Venerdì, 18 giugno 2010 @14:44
Rispondo a tutti qui nel post di oggi, tanto c'e' attinenza tra lo sbocciare delle nuove gemme e una sera di tarda primavera. Vi ringrazio molto, molto delle vostre parole, quelle di Anonimo (o Fiorenza non so piu'...), di Cam, di Simona e di Lisa. Oggi mi sento meglio, mi sembra tutto un po' piu' bello. Ma in fondo non e' nemmeno questo, e' proprio il potare che fa male. Faro' come dite, non butto tutto, tengo l' esperienza, e il taglio netto non fara' cosi' male. Lascero' passare il tempo, magari qualche barlume di perdono lo trovero', magari non tutti saranno cosi pessimi. Ma avete ragione nelle mie radici affondo e trovo la forza, negli occhi di questo bambino venuto al mondo per me, avete ragione me lo tengo stretto insieme agli altri che sempre mi voglione bene, cadiamo tutti iniseme mille volte, e altrettante ci rialziamo. Ma la ferita non ha smesso di bruciare...vi abbraccio
Cam | Venerdì, 18 giugno 2010 @13:45
In queste sere seguo il profumo compagno dei nubifragi che spazzano la città ... per donarci al mattino nuove luci e nuovi odori (aria fresca sulla pelle e nell'anima).
PASIONARIA (ora il tuo nick è un po' meno vago) vorrei rispondere al tuo sfogo ma, come hai capito, non posso farlo su queste pagine. Strane similitudini però: età, gruzzoletto alla fine del mese, ambienti di lavoro e rigetto per dove sta andando quella che una volta veniva definita "cultura umanistica" quella cioè che dovrebbe formare l'uomo, il suo essere, fornendogli strumenti per confrontarsi col mondo (ora ci si confronta solo coi bilanci). Un tempo pensavo di essere uno molto pratico e mi trovo ad essere un incurabile sognatore. Ma forse i sogni sono l'unico antidoto per sopravvivere al grigiore di un lavoro molto spesso demotivante, per non farci accecare dal mito di una pensione vista come la fine o l'inizio (dove per molti quello è proprio l'inizio della fine). Sogna il tuo B&B (ogni tanto anche io penso ad una alternativa con cui cercare quella "qualità" che si sta inesorabilmente perdendo), coltiva la tua interiorità e regalane a noi degli assaggi.
Ciao FIORENZA (la Treccani ha solo confermato solo ciò che da lombardo - e come tale poco dotato di ironia - sentivo a pelle); gli haiku mi piacciono ma la sintesi ungarettiana ancora non guida il mio pensiero e il mio linguaggio.
E nonmifirmo | Venerdì, 18 giugno 2010 @13:43
E vabbe' Stefano, è chiaro, ti sei arrabbiato. e molto,. ma questo ultimo ritaglio di primavera, forse il profumo dei fiori, forse il tuo messaggio alla crudele, servirà a qualcosa... Come è bello e vitale questo blog!
STEFANO | Venerdì, 18 giugno 2010 @12:02
Una promessa di felicità? Chiedete ad un'attenta ed assidua lettrice di questo bolg...Saprà darvi di sicuro la ricetta della felicità.Quale? Quella di prendersi gioco della persona che la ama, deriderlo, offenderlo, denigrarlo... E' bravissima nel fare questo...Perchè gode dell'infelicità altrui nonostante decanti ed esalti la propria sensibilità...Importante per lei è solo il suo "io", il suo benessere, il benessere dei suoi amici...Ha delle priorità ASSOLUTE! Quali? Lei e i suoi amici. E non perde occasione di denigrare e offendere la persona che l'ama come mai nessuno l'ha amata, la persona che l'ha innalzata a suo idolo , a suo ideale..pur di difendere i suoi amici che non perdono occasione per offenderla e denigrarla.....
Lei è felice solo così...
Se pensate che questa sia la ricetta della felicità, seguitela...
Al pari suo, dopo un pò avrete solo amaro in bocca, un amaro che vi accompagnerà per tutta la vita....
Lila | Venerdì, 18 giugno 2010 @09:01
Promesse di felicità, in queste sere quando alzo gli occhi al cielo e vedo le stelle così limpide mi sembra proprio di sentirlo il profumo delle sere d'estate (arriverà tra poco) e poi la luna...
(Com’è) Stanca la sera
di coprire i nostri sogni
con la sua oscurità.
La città non ha volto
non ha più nome
chi si odia, si ama
senza capire come
il corpo si abbandona
al di là di ogni dove
e scivola complice
nel buio. Dove i corpi
si offrono promesse
e i pensieri corrono
nel buio di una sera
di questa primavera
nuova. Rinasce
il seme, il sentimento
può crescere o morire
spengersi come un faro
senza luce,
mente chi dice
di non amare
in questa sera
che un nuovo tempo
si prepara
l’inizio è la fine
di un’altra storia
lasciata dietro.
Dove guardo era
questa la storia?
…
ti guardo luna
per non sentirmi sola.
Ti guardo ancora,
senza capire,
il tuo tacere
una prova d’amore.
Giovedì, 17 giugno 2010 @07:14
"Ho ospiti oggi,
ho ospiti.
Oggi è venuta a trovarmi una rosa.
Dio, fà che io sia semplice e chiaro
come un gioiello prezioso,
come un coltello nudo in battaglia,
e in cuore la purezza di un bicchiere.
Stasera è venuta a trovarmi una rosa".
(Jan Skácel)
Stasera, chiudo tutto. Libri, tv, computer, cellulare. Stasera, voglio ascoltare: quel che ha da insegnarmi una rosa.
(Jan Skácel è uno dei maggiori poeti cechi del Novecento. I versi di oggi sono tratti dalla sua antologia "Il colore del silenzio", Metauro. Perfetti per me, l’Autrice che usa solo profumi alla rosa, che ama le rose…).
giuseppe | Venerdì, 18 giugno 2010 @11:11
le rose si donano senza un perchè
LISA | Venerdì, 18 giugno 2010 @08:38
"Quante occasioni ha una rosa": è il titolo della raccolta da cui sono tratti i versi di Skácel. Quante occasioni ha una rosa...
Lila | Giovedì, 17 giugno 2010 @22:02
Volevo dire a Cam, Marina, Simona, Manu, Marina e insomma a tutte/i quelli che vogliono rifiorire e rivivere a qualunque età di andare su youtube e provare ad ascoltare ad occhi chiusi Clair de lune di Debussy, vi assicuro che non ve ne pentirete.
Fiorenza | Giovedì, 17 giugno 2010 @19:59
Dimenticata la firma
Anonimo | Giovedì, 17 giugno 2010 @19:56
Ma scusa Cam, "spatafiata" fa solo sorridere e se non mi sbaglio vivi in una regione dove questo vocabolo è in uso senza dover ricorrere alla Treccani, Volevo solo farti sorridere e far sorridere tutti. Ma evidentemente mi sono sbagliata. In questo blog si può anche sorridere o no? Ridete pure anche di me, ne sarò contenta e riderò di me stessa anche con voi.
Pasionaria | Giovedì, 17 giugno 2010 @19:18
Grazie Marina (mi spiace per il tuo lavoro), grazie Cam, grazie Lila e anche Lisa. Io sono molto pratica: la crisi sta gettando ombre oscure in tutte le attività lavorative non ultima la scuola. Sì, ho il posto fisso e i miei 1290 euro al mese, ma non ho la certezza, come molti, di una pensione, ma di sgobbare fino ai 65 anni, quella sì. Inoltre la scuola, rispecchiando la società, si sta deteriorando tantissimo specie nei rapporti umani e sta vincendo la filosofia aziendalista a scapito di pedagogia-didattica e psicologia. Ma non voglio annoiare nessuno. Qui si vivacchia, si tira a campare senza più slanci, ma solo con arrabbiature quotidiane che tolgono energia. Quindi alla confidenza fatta ieri ad una collega di voler "biviare", lei ha commentato "e nel caso te ne andassi, cosa lasceresti?" Da qui è partito il delirio del quale vi ho fatto patrtecipi. Cmq. grazie per avermi detto che si può rinascere ogni giorno anche senza "biviare" ..... nel caso il progetto del B&B non dovesse andare in porto so che posso contare sulla mia interiorità.
Lila | Giovedì, 17 giugno 2010 @18:50
Per me non lo sei stato Cam.
Cam ... | Giovedì, 17 giugno 2010 @17:24
Spatafiata: «Documento, o in genere foglio di carta scritta o stampata, per lo più prolisso e noioso» (Treccani).
Scusate non era nelle mie intenzioni esserlo. Tornerò a parlare coi miei silenzi, che in questi giorni hanno molto da dirmi.
Giusy | Giovedì, 17 giugno 2010 @15:02
La mattina, sul presto, faccio una ricognizione nel mio giardinetto. Guardo le mie rose e taglio le sfioriture con una specie di crudeltà nei confronti delle mie piante che forse vorrebbero conservare quel grumo ormai spoglio. Cosa mai potrà insegnarmi una rosa? Forse a cogliere l'attimo fuggente, non so, non lo so davvero.
Fiorenza | Giovedì, 17 giugno 2010 @13:47
che bella "spatafiata", Cam.
Lila | Giovedì, 17 giugno 2010 @11:29
Che bello. Una rosa che venga a trovarmi. Se una rosa venisse a trovarmi io gli farei un sorriso a 32 carati (i miei denti) e gli farei l'inchino. Adoro ricevere fiori, i miei preferiti sono le gardenie ma se una rosa rossa venisse a trovarmi (se sono di più va bene uguale) ...Quando avevo il giardino avevo una varietà di rose, le avevo gialle, arancioni e rosa. Penso, cara Lisa, che ti sarebbe piaciuto davvero il mio giardino. Qui a Roma si respira l'estate e quindi non ho modo di sentire il profumo del muschio come Cam ma a modo di sentire le rondini che passano vicine alla mia finestra di dove lavoro.
Cam - che ascolta la pioggia | Giovedì, 17 giugno 2010 @10:24
Cara MARINA, leggo il tuo sfogo e lo sento mio perché so cosa vogliono dire le tue parole. "Il lavoro nobilita l'uomo" dice un detto, il problema è che quello che noi oggi chiamiamo lavoro, quell'attività che alla fine del mese ci fa trovare dei soldi sul conto corrente, non sempre nobilita il nostro animo. Ho avuto modo di sperimentarlo anche nella brutta esperienza che ha segnato il mio passato più recente. Uno si illude di poter trovare un minimo di umanità e invece ... siamo solo numeri, strumenti che si usano fintanto che fa comodo e poi ... Non so quali insane dinamiche si instaurino nei posti di lavoro: trovi a volte solidarietà ma anche tanta invidia, tanta indifferenza e più sali più le cose si complicano e si abbruttiscono: quell''arrivismo esasperato che mette tutti contro tutti, quell''IO che si deve realizzare a qualunque costo per cui colui che siede nella scrivania accanto alla tua, nell'ufficio di fronte al tuo non è più una persona, un'anima che vibra e respira coi suoi sogni, le sue speranze, le sue debolezze. "Anche questo la vita ci insegna" a saper prendere le giuste misure, a separare la pula dal grano, a farci le spalle un po' più grosse, a saper dove andare a cercare ciò di cui abbiamo veramente bisogno, a capire che le persone a noi più vicine sono quelle a volte fisicamente più lontane. Vorrei tanto saper fare ciò che alla fine dei suoi tanti esperimenti imparò a fare il gabbiano Jonatan Livingstone: chiudere gli occhi e giungere da ognuno di voi per guardare dentro i vostri occhi e trovare assieme il modo per trovare la strada giusta una volta che ci si è accorti che quella che stavamo percorrendo non è proprio quella che avremmo voluto imboccare. Tante volte aver qualcuno di fronte che ci porge la mano è l'unico modo per riuscire a ripartire, per poterci rialzare dopo l'ennesima caduta (e prima di imparare a camminare quante volte dobbiamo cadere, ritorniamo per un po' bambini e tu Marina pensa al tuo grande tesoro, goditi quel dono immenso che non tutti possono avere e se gli altri non lo vogliono ammirare sono loro a perdersi qualcosa di bello, di grande, di immenso. So che le parole sono solo parole, se solo potessero però aiutarti a non far sfiorire il fiore che sei, un fiore che si chiude col buio me che poi si riapre nuovamente al primo raggio di sole donandoci così i suoi profumi e i suoi colori.
Per SIMONA (non so se PASIONARIA o no) per risponderti dovrei parlarti per l'intera giornata e ti assicuro che mi piacerebbe farlo. Tutta la vita è un continuo cambiamento, noi non siamo mai ciò che eravamo il giorno prima e ciò che saremo il giorno dopo. Questa è appunta la vita: crescita e cambiamento continui. Ovviamente non tutto avviene a velocità costante: ci sono rallentamenti e accelerazioni improvvise, bonacce e tempeste che distruggono (senza annullare nulla) per far rinascere, si può rimenere bambini fino a quarantanni e poi all'improvviso - senza saperlo senza volerlo - ci si ritrova grandi, non vecchi ma solo un po' più saggi (o meno stolti, forse sarebbe meglio dire). Non penso che conti l'età anagrafica (abbiamo gli stessi anni e mi auguro proprio di non essere entrambi spacciati: mi sento dentro ancora la curiosità di un bambino anche se purtroppo non ho quella sana spensieratezza). Per prendere poi determinate decisioni bisogna solo "sentirle"; capire che qualcosa dentro bussa in modo assordante e cerca di abbattere a spallate la porta e quando arriva il momento lo senti non pensarci prima non serve a nulla. Riuscire ad avere dentro in po' di zen, essere un po' zen, penso non faccia male per quanto sia molto difficile per uno nato in questo emisfero far propri modi essere così lontani dal nostro DNA; ci possiamo però provare perché il confronto con ciò che è altro da noi è l'unica cosa che ci può permettere di cambiare stili di vita sbagliati.
Con tutta l'acqua di questi giorni i fiori di sbocciare non ne vogliono proprio sapere: cogliamo l'occasione per osservare il muschio che cresce sui sassi, sulle cortecce esposte a nord o nei recessi ombrosi: anche lui ha mille sfumature di colore, ha profumi intensi e al tatto regala incredibili sensazioni, di solito - poi - sta sempre in compagnia di una goccia d'acqua che cade, di un rigagnolo che scorre. Quante emozioni si possono comunque provare anche in queste giornate apparentemente uggiose, poi chi lo sa ... magari stasera verrà a trovarci una rosa ... e allora facciamoci trovare semplici e chiari, forti e taglienti come lo è il nudo coltello in battaglia e trasparenti nel cuore come un calice di cristallo.
aferdita | Giovedì, 17 giugno 2010 @10:00
Chisà, che insegna una rosa,non saprei.
Mercoledì, 16 giugno 2010 @09:25
"Era una sensazione che conosceva già, perché l’aveva provata in primavere così fugaci, quando sembrava che i gigli e i filadelfi s’affrettassero a fiorire tutti in una notte, ma era strano riviverla dopo cinquant’anni. Avrebbe voluto commentarla con qualcuno, ma si vergognava. Era così assurda per la sua età! Eppure, sempre più spesso, provava questa sensazione ridicola, come se presto avesse dovuto mettere le prime gemme".
(Elizabeth von Arnim)
Che voglia di sbocciare, ancora.
(Quella che parla è una delle quattro donne inglesi che in una Londra piovosa degli anni Venti decidono di affittare un castello in una Liguria all’epoca romantica ed esotica, in cerca di "glicine e sole"…Lei è la più anziana, la più burbera, la più delusa. Ma anche quella che, con grande stupore, si sente improvvisamente sbocciare. Perché la voglia di allargare le foglie sotto la pioggia, respirare, aprire i petali al sole ci prende e sorprende a tutte le età… La frase è tratta da "Un incantevole aprile" della mia amata Elizabeth von Arnim, Bollati Boringhieri)
lollipot | Venerdì, 13 maggio 2011 @21:41
qundo mio marito mi ha confest di amare un altra donnq mi sono sentita morire 28 anni di vita insiem uprti problemi morti malatte e ora sola... il brutto e che malgrado gli avssi dato la liberta snza problemimi ha dovuto per ette mesi prendere per pazzacon tutti fino a che ho scoperto carte inmano che non l aveva mai laciata o l ho mandato via ho deiso di andare dall avvocato ma mi chiedo prima come puuo u uomo che e sempre stato impeccabie cmbiare cosi e poi perche lo amo ancora immensamente?
LISA | Venerdì, 18 giugno 2010 @08:33
MARINA, non buttare via tutto. Non è giusto.
Anonimo | Giovedì, 17 giugno 2010 @09:59
Dai una bella potata al tuo albero, Marina, e prenditi cura di ciò che ne resta,senza cancellare le esperienze maturate in 15 anni di vita. Pensa ai tuoi affetti che sono le tue radici, che daranno vigore ai rami potati e vedrai, spunteranno bellissime gemme, più vigorose.
Marina | Giovedì, 17 giugno 2010 @08:47
Purtroppo Lisa il contrario, mi hanno ben poco elegantemente eliminato dal posto dov'ero proprio un momento prima della maternita', cosi' tutte le mie certezze se ne sono andate proprio quando ne avevo piu' bisogno. Ho lottato molto, mi hanno proposto altro, va anche bene. Ma nel frattempo questi mesi sono stati assurdi, e nel frattempo tutti i colleghi, amici con cui lavoravo svaniti, svaniti nel vero senso della parola. E quindi io devo cancellarli, devo cancellare tutto per ricominciare, e non e' facile cancellare 15 anni di vita, di lavoro, anche perche' pensavo fosse anche piu' di una semplice attivita' remunerativa.Invece no, e questo e' duro. Ma capita nelle migliori famiglie!
LISA | Giovedì, 17 giugno 2010 @07:34
Per FARFALLA: ieri sono andata a vedere la mostra di Florencia Martinez (sì, sono in uno dei miei blitz milanesi!), e la curatrice, a cui raccontavo del blog e dei vostri/nostri dubbi sulla "struttura di petto", mi diceva che per lei il petto è il cuore ma anche il seno, la sede della femminilità. Quanto alle parole oscure: no, i poeti non si prendono gioco di noi, ma giocano con le parole, respirano con le parole, vivono dentro le parole, si perdono dentro le parole. Ed è bellissimo riscoprirle, perdersi nei loro labirinti, interrogarsi sul significato: perché vuol dire (se una poesia è bella, se una poesia funziona) interrogarsi su quello che vogliono dire per noi, esattamente come noi stiamo facendo adesso. Quanto alla mostra, è una stanza quasi abbandonata in un vecchio palazzo, Palazzo Durini, in una piccola via che non conoscevo, una traversa di via Torino: una stanza dai soffitti alti, con i quadri di Florencia, tessuti e immagini con le parole oscure e luminose di Jolanda Insana che lei ha ricamato sopra, e bagliori d'oro. Andateci! La mostra è aperta fino al 10 luglio. Palazzo Durini, via Santa Maria Valle 2; chiusa in orario di pranzo, il pomeriggio aperta fino alle 18.
LISA | Giovedì, 17 giugno 2010 @07:24
Per SIMONA FORSE ANCORA PASIONARIA: sì, rifiorire può voler dire ricominciare, e si può, anche a 44 anni, anche a 54 o 64 o più tardi (pensa a Meryl Streep in "It's complicated"!)... Ma rifiorire vuol dire anche aver voglia di allargare le foglie, e mettere gemme, e godersi le piccole grandi cose della vita, allargare respiro e cuore. E questo, se possiamo, sempre. Per MARINA A BRUXELLES: lavoro e delusioni, lavoro e incomprensioni. Se ho capito bene, ti è arrivata la nomina a un lavoro e sono cominciate le invidie? O il contrario?
Marina | Giovedì, 17 giugno 2010 @00:35
Gia' stamattina volevo dire la mia, poi mi sono astenuta, perche' non sono ancora sicura di sentirmi di nuovo sbocciare, non so se i petali si apriranno, l'eco della scossa che la vita mi ha dato e' ancora cosi' forte che non me la sento ancora di sperare di aver attraversato anche questo fiume. Poi vedo il post di Simona e non resisto. Non lo so come e se si puo' cambiare vita adesso, ma so che io ho subito,senza volerlo, senza vederlo, un cambiamento cosi' radicale che faccio fatica a ritrovarne i contorni. Tutto cambiato, la decisone di assegnarmi per un lavoro e tutti i colleghi, amici, capi che spariscono, ed io con chi sono stata in tutti questi anni? Che cosa e' successo che non ho capito, dove ho vissuto i miei giorni. Ma non c'e' niente da fare, devo solo ricacciare la mia delusione e il mio sconcerto in fondo al cuore e guardare avanti, ma ancora non ci riesco. Molte lacrime ho versato per la preoccupazione, per la delusione. Mi servira' da lezione mi chiedo? E' questa la vita che cambia? E' cosi che succede? Fortunatamente gli affetti rimangono tutti, gli amici veri sono sempre li' anche dall' altro capo del mondo, mentre quelli dell' ufficio accanto non mi degnano nemmeno di una visita per conoscere qs figlio tanto atteso, prima, sembrava, da tutti...Questo e' il mio cambio Simona, certo non indolore, ma vorrei pensare che sia per il meglio, come te lo auguro a te. Per adesso non vedo petali nel mio cuore...
farfalla | Mercoledì, 16 giugno 2010 @21:14
Lisa, un grazie retroattivo per la tua bella disamina sulla "struttura di petto" Resta comunque, solo per me,un interrogativo: non sarà che i poeti a volte vogliano prendersi gioco di chi li legge con le loro parole oscure?
Lila | Mercoledì, 16 giugno 2010 @20:02
Simona io ho abbandonato mio marito a casa, ho cambiato radicalmente vita, gli ho detto ci vediamo stasera ma poi non sono più tornata a casa e...sono rifiorita!
Simona | Mercoledì, 16 giugno 2010 @19:47
Non so quanto questa cosa c'entri con il post lanciato da Lisa, ma "rifiorire" vuol dire anche "ricominciare"? Ed è possibile ricominciare anche a 44 anni? C'è un'età per decidere di cambiare vita perchè l'antidoto ai pungiglioni non arriva o per prendere determinate decisioni bisogna sentirsi molto zen? Chi di voi ha vissuto un bivio da "cambio vita"? Mi racconta come è andata? Grazie e saluti a tutti.
Lila | Mercoledì, 16 giugno 2010 @17:41
Vorrei essere fiore per annusare il profumo del tuo essere o un'ape e succhiare la tua energia, vorrei essere un fiore, una margherita, un semplice fiore per un semplice amore. Anche io ora ho tanta voglia di sbocciare ma soprattutto tanta voglia di rifiorire.
Annalisa farmacista | Mercoledì, 16 giugno 2010 @12:32
Come si fa a regalare, a trasmettere questa voglia di sbocciare? io che sono un'inguaribile ottimista o meglio no, realista, ma sempre con questa pulsione verso il domani migliore vorrei regalarla alla mia sorellina che temo l'abbia persa per strada. E' in un momento di tristezza profonda, legato alla malattia che non vuole guarire, all'altra malattia che non può guarire, alla condizione di precaria. Non so dire esattamente cosa sia: fatto 'sta che è proprio tanto giù. E io non voglio. Le mando con il pensiero questo augurio di ritrovare la voglia di sbocciare. Ma la regalo anche a tutte quelle persone insoddisfatte di quello che hanno (che magari è anche tantissimo) ma non si sa perchè stanno "sfiorendo". E ne conosco tante. Ma perchè deve essere così difficile essere ottimisti?
Anonimo | Mercoledì, 16 giugno 2010 @11:40
Strana coincidenza. Prima di leggere il Buongiorno avevo inciampato per caso in questi versi:
« A primavera, quando
l'acqua dei fiumi deriva nelle gore
e lungo l'orto sacro delle vergini
ai meli cidoni apre il fiore,
e altro fiore assale i tralci della vite
nel buio delle foglie;
in me Eros,
che mai alcuna età mi rasserena,
come il vento del nord rosso di fulmini,
rapido muove: così, torbido
spietato arso di demenza,
custodisce tenace nella mente
tutte le voglie che avevo da ragazzo. »
(Ibico - traduzione di Salvatore Quasimodo)
Che sia la voglia di continuamente sbocciare il vero antidoto per tutti i veleni?
LISA | Mercoledì, 16 giugno 2010 @10:29
ARIA: sì, "Storia di Christine" è bellissimo e tristissimo insieme. E' da quel libro che ho tratto la frase sulle margherite che ho usato per il Buongiorno del 7 giugno: è la figlia che parla, Christine, in una lettera alla madre. Un libro struggente.
Aria | Mercoledì, 16 giugno 2010 @10:06
Il libro che mi ha più colpita della Von Arnim è "Storia di Christine", una storia autobiografica e tragica che racconta di una giovane violinista inglese che trascorre un anno di studi nella Germania alle soglie dello scoppio della Prima Grande Guerra. Sono le lettere da lei inviate alla madre, che non la rivedrà mai più. E' la storia di una follia e della sua vera figlia sedicenne.
Sabrina | Mercoledì, 16 giugno 2010 @09:50
Prima o poi leggerò qualcosa di questa autrice, mi hai messo molta curiosità! La Liguria è ancora adesso romantica ed esotica, fate un bel viaggio in treno nella riviera di Levante in una domenica di sole e per un attimo dimenticherete ogni pensiero e respirerete solo il verde delle foglie e il blu del cielo e del mare... Sabrina
Martedì, 15 giugno 2010 @09:11
"Non posso evitare il veleno
Amando io il pungiglione della vita
E’ cibo ogni cosa che nutrisce
E vivifica strettura di petto
O rinfresca febbre ardente"
(Jolanda Insana)
Amo la vita, con tutti i suoi veleni. Ma cerco ancora un antidoto…
(Una poetessa che non conoscevo: Jolanda Insana. Me ne ha parlato l’artista argentina Florencia Martinez, che ha usato dei suoi versi come ispirazione per la sua ultima mostra, appena aperta a Palazzo Durini a Milano, in via Santa Maria Valle 2. Versi, come questi che ho scelto per il Buongiorno di City di oggi 15 giugno, ricamati sulla stoffa dei suoi quadri)
Attenzione! Per un errore di trascrizione - nel senso che Florencia Martinez, l'artista, ha trascritto male la poesia mandandomela, ah Florencia! - i versi di Jolanda Insana sono usciti su City sbagliati. Ovvero: "vivifica strettura di petto" è diventato "vivifica struttura di petto". Entrambi enigmatici, direte voi... Ma Florencia, qui sotto, ci spiega perché, e io sono molto divertita da come una vocale basti a farci interrogare su un'enigmatica poesia!
FLORENCIA | Venerdì, 18 giugno 2010 @20:01
ho sbagliato a trascrivere i versi di jolanda insana!perdonatemi, non è "struttura" ma STRETTURA DI PETTO!
vivifica strettura di petto, (ti apre come farfalla).
( entra l'aria ed espande).
LISA | Mercoledì, 16 giugno 2010 @09:23
Per FARFALLA: è quel "struttura di petto" che rimane oscuro, vero? Prova a pensarlo così: il pungiglione della vita, ciò che ci punge e ci irrita e ci infastidisce, ci nutre comunque, ci rinvigorisce, e placa la febbre. E' veleno, ma è qualcosa che ci punge, ci pungola quasi, ci tocca nel cuore (che sia quello la "struttura di petto"?), è vita lo stesso.
Cam | Mercoledì, 16 giugno 2010 @09:21
Cara Patrizia fiorista, grazie per l'informazione; Abbiategrasso non è Capo Nord anche se un po' fuori dalle mie rotte abituali (io viaggio puntando vero nord rispetto a Milano e usando prevalentemente i mezzi pubblici e il fedele "Cavallo di San Francesco" che fino ad oggi non mi hai mai lasciato in panne). Può essere che però un giorno decida di fare una deviazione e ...
Trovo i fiori stupendi (anche se li conosco molto poco, sopratutto ignoro i loro nomi). Bellissime sono le sensazioni che riescono a trasmettere ammaliando i nostri sensi con colori, forme, profumi e magari, prestando molta attenzione, con impercettibili suoni o vibrazioni. Sono affascinato anche dalle composizioni floreali dove armonia si aggiunge ad armonia (mi piacerebbe approfondire un po' anche l'arte dell'Ikebana: rigore, semplicità, equilibrio dinamico; a dar però retta a tutti i miei interessi dovrei smettere di andare al lavoro per avere abbastanza tempo).
Se mi posso permettere un piccolo consiglio cerca di inserire molte più immagini sul sito che mi hai segnalato (oppure apri un tuo blog che puoi gestire tu in prima persona mettendoci tutto quello che vuoi: immagini, consigli, emozioni, pensieri) e di a chi lo gestisce se non può migliorare un po' la qualità delle immagini già presenti (il sito è il vostro biglietto da visita nel modo dei navigatori digitali e la qualità di come ci si presenta è fondamentale sopratutto perché dietro vi è poi la qualità di ciò che tu fai, mettendoci la parte migliore di te).
Un abbraccio
Ursenna | Martedì, 15 giugno 2010 @22:50
Amo uno scorpione. Velenosissimo. Non sai quanto mi tocchino nel profondo queste parole. Non sai quanto io speri di non essere una rana che deve attraversare il fiume della vita.
O... Che sia io stessa l'antidoto al veleno?
farfalla | Martedì, 15 giugno 2010 @21:18
Grazie magnifica Patrizia, conosco il vocabolo, ma è il contesto che mi sfugge,: Un bacio al profumo del bellissimo, umile caprifoglio .
patrizia fiorista | Martedì, 15 giugno 2010 @21:05
Sono ancora io,per farfalla,il verbo vivificare significa rinvigorire, come la pioggia che rinvigorisce le piante. Spero che ti sono stata utile Patri
patrizia fiorista | Martedì, 15 giugno 2010 @20:59
Buona serata, grazie Cam è vero la Vita è bella,riesco ancora a dirlo, sono contenta che vada leggermente meglio e soprattutto che ti piacciano i miei fiori. Se vuoi vedere dove lavoro vai su www.Orticola zappa.it,sono ad Abbiategrasso, vicino a Milano.
Buona notte, e caprifoglio per tutte/i Patri
Farfalla | Martedì, 15 giugno 2010 @20:41
...vivifica struttura di petto. Chi mi spiega cosa signfica? Non vado più in là delle parole scritte,almeno in questo caso.
Smile | Martedì, 15 giugno 2010 @18:32
Avete presente questa bellissima canzone sigla del film La vita è bella, film che non dimenticherò mai e che mi fece piangere a fontana? E' vero, ha ragione Andy, la vita è bella, delle volte fa male ma forse più che l'antidoto servirebbe una bussola perché delle volte il dolore può farci perdere l'orientamento. Ma forse la vita è bella perché è strana e a volte ci riserva delle sorprese bellissime. Grazie Lisa per la poesia di oggi che davvero mi ha toccato il cuore. Lila
Andy | Martedì, 15 giugno 2010 @16:56
La vita è stupendamente complicata. E' gioia, amore, lacrime, solitudine, rabbia, urla, sorrisi, parole dette a bassa voce... La vita va vissuta, va amata, va sfruttata. La vita è bella.
Cam-che cerca di esser meno triste | Martedì, 15 giugno 2010 @15:29
L'antidoto lo scopriremo solo vivendo, avrebbe detto Battisti.
O forse ci immunizzeremo dai veleni prendendone ogni giorno piccolissime dosi, omeopaticamente, come per i vaccini. Poi ognuno di noi ha la sua dose e la sua alchemica ricetta e la vita serve forse per scoprire principi e dosaggi.
Un grazie a tutte quelle persone che negli ultimi tempi (per me davvero difficili e tristi) mi sono state vicine col pensiero, con le parole, coi soffi e con gli abbracci, con la loro a volte "silenziosa presenza", perché ciò che fa provare ancor più dolore è il silenzio del cuore di chi ci sta attorno e che tace non perché non sa cosa dire ma perché non riesce a "capire", non riesce a "sentire".
Basterebbe uno sguardo, un bacio, un abbraccio, un sussurro di qualcosa che viene dal cuore, qualcosa che ti faccia sentire un po' di calore, e invece glaciale indifferenza: la cosa peggiore .
Per mia fortuna tanti sono stati gli abbracci, le parole sussurrate, la presenza, il sentirmi dire (per fortuna non solo a parole) "ci sono, se hai bisogno sono qui, non sei solo" e tutto questo mi ha dato forza (certo non mi ha levato il dolore) e spero mi permetterà di esplorare i miei silenzi per capire il messaggio che si portano dentro.
Grazie
PS: un abbraccio a Patrizia che coi suoi fiori colora le nostre giornate: fiori che sono colore, profumo, vita. Vita a volte aspra altre dolce, vita che ciclicamente finisce per poi rinascere, un po' come l'araba fenice; mistero che è inutile cercar di scoprire.
Dove esponi la tua tavolozza? Se non sei a Capo Nord magari un giorno passo per portarti il mio abbraccio.
aferdita | Martedì, 15 giugno 2010 @15:01
Acetiamo la vita cosi come è, perché senza provare il veleno, non sappiamo apprezzare la dolcezza della vita . Trovare l'antidoto, questo si, sarebbe ideale.
Lunedì, 14 giugno 2010 @00:19
"Mentre la porta si richiude alle sue spalle, rovista nella borsa finché non sente il contatto con il metallo. Ha sempre paura di aver dimenticato qualcosa: le chiavi, il cellulare, il portafogli, l’abbonamento alla metropolitana. Prima, no. Prima non aveva paura. Prima, si sentiva leggera, non aveva bisogno di controllare. Prima, gli oggetti non cadevano dai mobili, non si rovesciavano, non la ostacolavano".
(Delphine de Vigan)
Forse ho paura di smarrirmi, insieme alle chiavi?
(La frase che ho scelto per City oggi, lunedì 14 giugno, è tratta dall’ultimo romanzo di Delphine de Vigan, "Ore sotterranee", Mondadori". Trovate la mia intervista alla scrittrice francese il giorno 1 giugno)
Lila | Martedì, 15 giugno 2010 @10:27
Un soffio stratosferico a Cam che mi ha investito con la sua brezza mandandomi una bellissima mail.
LISA | Martedì, 15 giugno 2010 @09:08
Vedi, AFERDITA? Anche tu fai come Delphine de Vigan: in metropolitana, guardi la gente, leggi i volti come libri. Ore sotterranee.
Fiorenza | Lunedì, 14 giugno 2010 @22:40
Vero, quando uscendo chiudiamo la porta alle nostre spalle lasciamo il nostro porto sicuro, quello che ci accoglierà al ritorno. Ma non siamo poi tanto certe, in fondo, di ritrovarlo. La giornata che ci attende può portarci a smarrirci o, se vogliamo, a cambiare indirizzo, a voler smarrire consapevolmente le nostre chiavi di casa
aferdita | Lunedì, 14 giugno 2010 @16:25
Eh, arriva prima o poi il momento quando ti accorgi di non essere più quella di prima, leggera e piena di controllo. Pero per fortuna col passare degli anni mentre perdi quelle certezze ne acquisisci le altre. Vivi più serena con i tuoi figli ormai grandini, col tuo uomo al fianco senza più paura di perderlo, si arriva insomma a vivere in una clima temperata, senza geli e senza appiccicaticcio.E poi ,le amicizie coltivate nel tempo che rimangono una certeza. E questo secondo me, vale più degli chiavi scordati, i luci accese.
Lisa, questo libro mi incuriosisce. La tua intervista a Defphine, mi ha fato rivivere la mia settimana a Parigi. E ho allogliato proprio nella sua quartiere. Impressionante la metropolitana di Parigi per l'organicazione perfetta, non abbiamo aspettato più di 2 minuti alla fermata. Idea di tutto quelle linee intrecciate ,al inizio ti spaventa, ma poi abbiamo preso gusto. Pero una cosa mi ha colpito lì, non vedevi i giovani che si sbaciucchiano senza badare degli altri, li ho trovati molto composti. Invece mi ricordo di una copia di mezza età. Lui, bel uomo, alto. Lei sembrava più anziana di lui, magra ,brutta anche se molto curata, che li stava appoggiata sul peto come un polipo, mentre lui guardava dal altra parte, come se lei non esistesse. Mi ha fato pena, ma pure di quella gente vedi sulla metropolitana.
Sofi estivi per tutte/i, ma in particolar modo ,per chi ha più bisogno in questo periodo.
Giusy | Lunedì, 14 giugno 2010 @13:49
Sono venuta qui a curiosare (pausa post prandium prettamente casalinga) e nessuna voglia di intervenire ma tu, con i tuoi soffi...te ne mando uno anch'io. Però, scusami, per quale motivo sentirsi simile a un mazzo di chiavi? Pensa a un bel grimaldello da usare nel modo più opportuno ma solo come strumento per raggiungere ciò che desideri.
Lila | Lunedì, 14 giugno 2010 @12:18
Intanto ringrazio Manu su (H)onda che mi ha inviato un sms di soffi. Devo dire che, grazie a questo blog, ho incontrato tante belle persone e questa già mi sembra una grandissima conquista! Grazie agli amici, devo dire, è più difficile smarrirsi.
Lila | Lunedì, 14 giugno 2010 @11:12
Alcune volte mi sembra proprio di essere un mazzo di chiavi. Proprio stamattina mi sono trovata a pensare alla mia vita, al mio matrimonio, alla mia separazione. Sembra sia successo tutto così in fretta e invece sono già passati quattro anni; spero che, se devo rimanere chiave, possa presto trovare la serratura giusta per cominciare una nuova vita. Mi mandate i vostri soffi per favore?
Lele | Lunedì, 14 giugno 2010 @09:28
Le chiavi? Dove le ho messe? Si ma dove ho messo la borsa? Probabilmente sono nella borsa, ma accidenti! Non ricordo dove l'ho messa. Uno tsunami in testa. Anch'io mi sono smarrita insieme alle chiavi, non riesco a ritrovarmi neanche se scavo nel fondo della borsa che è il mio cuore. Come sempre, cara Lisa, mi hai smascherata! Baci
Venerdì, 11 giugno 2010 @00:59
"Sono certo che tu mi capisci. Chi, se non tu? Hai raccontato un po’ dei tuoi anni bui, anni di Siberia interiore, il tuo primo matrimonio".
(David Grossman)
Siberia interiore. E geografia dei sentimenti. Quel gelo, quella desolazione, quel freddo: dentro un letto, dentro un matrimonio. Ma che cosa voglio? No, non il caldo appiccicoso dei Tropici. Voglio vivere dentro un amore a clima temperato, un’infinita dolce primavera.
(La frase di oggi è tratta da "Che tu sia per me il coltello", Mondadori: il libro dello scrittore israeliano David Grossman, di cui parlo nell’intervista che ho messo on line il 19 maggio)
LISA | Lunedì, 14 giugno 2010 @00:13
Grazie, OLGA. Crediamo nel disgelo. (Ma anche nella purezza del gelo).
Lunì | Sabato, 12 giugno 2010 @19:09
Io amo questo libro, devo ancora finirlo (ci sto mettendo troppo, ma fa male.) ma è già il mio secojndo libro preferito.
E' perfetto.
Deve arrivare il mio Yair, deve arrivare!
Lila | Sabato, 12 giugno 2010 @10:15
Sì, lo voglio gridare anche io: evviva la primavera nel core!!! (pardon mi è scappato alla romana).
aferdita | Venerdì, 11 giugno 2010 @21:40
Che bello,Giusy,coltivare i fiori e sogni di un'infinita primavera.Non importa l'età, la primavera è la stagione del cuore!E viva chi ha la primavera nel cuore!
Giusy | Venerdì, 11 giugno 2010 @15:43
ma cosa dico? io mi trovo, per via dell'età, in autunno e spero in un dolce inverno, ciò non toglie che sia ancora tenacemente attaccata alla primavera, la bella stagione del tempo che fu.
Giusy | Venerdì, 11 giugno 2010 @15:24
Nella leggenda raccontata così bene da Olga c'è, come spesso accade, un fondo di verità se pensiamo alle ricchezze, oggi sfruttate, degli Urali. Affascinante racconto. Patri, oltre al mio grazie per i fiori virtuali (ma non troppo) contraccambio con un pensiero veramente speciale, per quel che può valere, ovvero nulla! Nel mio giardino coltivo fiori insieme a sogni di un'infinita primavera. Ciao
Marina | Venerdì, 11 giugno 2010 @15:21
Ma la Siberia ha per me i colori e i sorrisi di Sasha figlio adottivo di una delle mie piu' care amiche, arrivato qui con il suo carico di malinconia e di mancanza di affetto, con una corporatura fragile e con un forte controllo che gli impediva di piangere. Ora, dopo un anno, e' bello, e' alto come gli altri, e' un bimbo intelligente e responsabile. Non diceva una parola e ora parla due lingue, adora sua madre, ma ancora non riesce a piangere, ha troppo sofferto per lasciarsi andare. Ma finalmente ci abbraccia e ci bacia tutti, e nato nello sterminato ghiaccio della Siberia a 4 anni si avvia ad essere un gran nuotatore. Ha ragione Olga basta aspettare la primavere, e Sasha e' la primavera...
patri fiorista | Venerdì, 11 giugno 2010 @14:05
Olga che bella storia, grazie di avercela raccontata.
baci e gelsomini profumati per tutte/i Patri
Olga | Venerdì, 11 giugno 2010 @11:01
Siberia - libertà, venti, profumo di pini, purezza del lago di Baikal, templi buddisti, cascate naturali, gli Urali, la Transiberiana, Rasputin.
Racconta un'antica leggenda che quando Dio creò la Siberia decise di sorvolarla tutta, ma il viaggio fu talmente lungo che dalle dita rattrappite per il freddo caddero inestimabili ricchezze; per impedire che gli uomini ne approfittassero, le ricoprì con un altissimo strato di ghiaccio.
Basta aspettare la primavera…..
Almeno tu nell'universo | Venerdì, 11 giugno 2010 @10:04
Ci deve essere, è lì, ma ancora non lo conosco, l'uomo che mi farà rivivere la primavera del cuore. Buon fine settimana a tutte/i, Lila
adriano | Venerdì, 11 giugno 2010 @09:04
un nuovo amore: si parla e ci si racconta tutto delle vite precedenti, scaviamo nel nostro cuore, grattiamo tutto fino in fondo.
tutto trasparente per non ritrovarci mai piu in Siberia
Giovedì, 10 giugno 2010 @07:40
"Non parla più di lui. Però lo pensa spesso e, anche se con un penoso rancore, ogni giorno ci sono mille occasioni in cui le manca. Le si insinua dentro a tradimento, quel momento di perdita irrevocabile, quel vuoto, una mano crudele che le stritola il cuore con dita di ghiaccio…"
(Anita Nair)
E io, che pensavo che tu non mi avresti mai fatto del male.
(Della scrittrice indiana Anita Nair forse qualcuno di voi ha letto, anni fa, "Cuccette per signora", Neri Pozza. La frase che ho scelto per il Buongiorno di City di oggi è invece tratta dal suo ultimo romanzo, "L’arte di dimenticare", Guanda. L'ho appena letto: la storia di un uomo e una donna segnati da un dolore, sull'orlo del precipizio esistenziale. Lei, una "moglie aziendale" lasciata dal marito; lui, un esperto di cicloni. Si incontrano, per caso. Si salveranno... Dentro l'India di oggi, una storia d'amore e rinnovamento che sa di curry e frangipani)
Maurizio | Giovedì, 21 ottobre 2010 @16:22
C'è una storia in sospeso, queste parole mi aiuteranno?
Le ho regalato la foto di un gatto.
Le è piaciuta, ma ho dovuto sollecitare il suo giudizio.
(è un lui ed una lei)
Oggi in ufficio ho indossato un vestito spezzato, giacca crema e pantaloni marrone.
Lei ha commentato: ... e c'è chi si veste da cocomeraro.
(lui e lei sono colleghi, a Roma).
Sono tornato da un viaggio.
Lei legge le mie email.
Prima di partire le avevo scritto: quando pensi che abbia espiato fammi un fischio.
Quando sono tornato le ho scritto: hai ragione, ti posso dare solo parole, sincere, ma solo parole.
Lei ha letto, ma non risponde.
Ora andrà in vacanza lei.
Siamo tutti e due sposati con figli.
Per fortuna non ho più dipendenza da lei.
Sono passati i nostri compleanni.
Le ho inviato gli auguri di mattina presto:
non l'ha ancora letti,
ma ha letto una email con allegata la foto di un'alba sul mare,
scattata da me.
Le ho fatto anche gli auguri per telefono,
coinvolto da colleghi che non sanno.
Lei, di nuovo in vacanza, ha ignorato il mio compleanno.
Ora in famiglia ho un problema grave.
Sembra una telenovela, ma è la realtà.
Ho un complesso di colpa spaventoso verso mia moglie,
che si aggiunge a quello latente verso mia madre,
vedova da anni.
Ma questa storia sospesa, questa pervicace insistenza a trascurarmi non credo sia indifferenza, ma un duello di nervi, di posizione, forse perché non le ho consentito l'ultima parola.
Mi ha inviato una email di auguri per il mio onomastico.
Ho saputo che ha chiesto il trasferimento ad un'altra sede romana.
Le ho mandato una email-poesia.
Mi ha risposto in chiave di non chiusura definitiva.
Mi ha incontrato per un problema di ufficio.
Le ho detto della malattia di mia moglie.
E' stata anche per lei una notizia agghiacciante.
Continua però ad avere un atteggiamento distaccato.
Maurizio | Martedì, 7 settembre 2010 @18:42
C'è una storia in sospeso, queste parole mi aiuteranno?
Le ho regalato la foto di un gatto.
Le è piaciuta, ma ho dovuto sollecitare il suo giudizio.
(è un lui ed una lei)
Oggi in ufficio ho indossato un vestito spezzato, giacca crema e pantaloni marrone.
Lei ha commentato: ... e c'è chi si veste da cocomeraro.
(lui e lei sono colleghi, a Roma).
Sono tornato da un viaggio.
Lei legge le mie email.
Prima di partire le avevo scritto: quando pensi che abbia espiato fammi un fischio.
Quando sono tornato le ho scritto: hai ragione, ti posso dare solo parole, sincere, ma solo parole.
Lei ha letto, ma non risponde.
Ora andrà in vacanza lei.
Siamo tutti e due sposati con figli.
Per fortuna non ho più dipendenza da lei.
Sono passati i nostri compleanni.
Le ho inviato gli auguri di mattina presto:
non l'ha ancora letti,
ma ha letto una email con allegata la foto di un'alba sul mare,
scattata da me.
Le ho fatto anche gli auguri per telefono,
coinvolto da colleghi che non sanno.
Lei, di nuovo in vacanza, ha ignorato il mio compleanno.
Ora in famiglia ho un problema grave.
Sembra una telenovela, ma è la realtà.
Ho un complesso di colpa spaventoso verso mia moglie,
che si aggiunge a quello latente verso mia madre,
vedova da anni.
Ma questa storia sospesa, questa pervicace insistenza a trascurarmi non credo sia indifferenza, ma un duello di nervi, di posizione, forse perché non le ho consentito l'ultima parola.
Maurizio | Giovedì, 12 agosto 2010 @09:03
C'è una storia in sospeso, queste parole mi aiuteranno?
Le ho regalato la foto di un gatto.
Le è piaciuta, ma ho dovuto sollecitare il suo giudizio.
(è un lui ed una lei)
Oggi in ufficio ho indossato un vestito spezzato, giacca crema e pantaloni marrone.
Lei ha commentato: ... e c'è chi si veste da cocomeraro.
(lui e lei sono colleghi, a Roma).
Sono tornato da un viaggio.
Lei legge le mie email.
Prima di partire le avevo scritto: quando pensi che abbia espiato fammi un fischio.
Quando sono tornato le ho scritto: hai ragione, ti posso dare solo parole, sincere, ma solo parole.
Lei ha letto, ma non risponde.
Ora andrà in vacanza lei.
Siamo tutti e due sposati con figli.
Per fortuna non ho più dipendenza da lei.
Sono passati i nostri compleanni.
Le ho inviato gli auguri di mattina presto:
non l'ha ancora letti,
ma ha letto una email con allegata la foto di un'alba sul mare,
scattata da me.
Le ho fatto anche gli auguri per telefono,
coinvolto da colleghi che non sanno.
Lei, di nuovo iin vacanza, ha ignorato il mio compleanno.
Ora in famiglia ho un problema grave.
Sembra una telenovela, ma è la realtà.
Maurizio | Giovedì, 8 luglio 2010 @17:03
C'è una storia in sospeso, queste parole mi aiuteranno?
Le ho regalato la foto di un gatto.
Le è piaciuta, ma ho dovuto sollecitare il suo giudizio.
(è un lui ed una lei)
Oggi in ufficio ho indossato un vestito spezzato, giacca crema e pantaloni marrone.
Lei ha commentato: ... e c'è chi si veste da cocomeraro.
(lui e lei sono colleghi, a Roma).
Sono tornato da un viaggio.
Lei legge le mie email.
Prima di partire le avevo scritto: quando pensi che abbia espiato fammi un fischio.
Quando sono tornato le ho scritto: hai ragione, ti posso dare solo parole, sincere, ma solo parole.
Lei ha letto, ma non risponde.
Ora andrà in vacanza lei.
Siamo tutti e due sposati con figli.
Per fortuna non ho più dipendenza da lei.
Maurizio | Martedì, 29 giugno 2010 @12:15
C'è una storia in sospeso, queste parole mi aiuteranno?
Le ho regalato la foto di un gatto.
Le è piaciuta, ma ho dovuto sollecitare il suo giudizio.
(è un lui ed una lei)
Oggi in ufficio ho indossato un vestito spezzato, giacca crema e pantaloni marrone.
Lei ha commentato: ... e c'è chi si veste da cocomeraro.
(lui e lei sono colleghi, a Roma).
Sono tornato da un viaggio.
Lei legge le mie email.
La storia continua.
Maurizio | Giovedì, 17 giugno 2010 @11:36
C'è una storia in sospeso, queste parole mi aiuteranno?
Le ho regalato la foto di un gatto.
Le è piaciuta, ma ho dovuto sollecitare il suo giudizio.
(è un lui ed una lei)
Oggi in ufficio ho indossato un vestito spezzato, giacca crema e pantaloni marrone.
Lei ha commentato: ... e c'è chi si veste da cocomeraro.
(lui e lei sono colleghi, a Roma).
Maurizio | Mercoledì, 16 giugno 2010 @18:53
C'è una storia in sospeso, queste parole mi aiuteranno?
Le ho regalato la foto di un gatto.
Le è piaciuta, ma ho dovuto sollecitare il suo giudizio.
Maurizio | Martedì, 15 giugno 2010 @18:56
C'è una storia in sospeso, queste parole mi aiuteranno?
adriano | Venerdì, 11 giugno 2010 @08:59
ho pensato alla mia ex, cosi mi ricordera' ? credo di si. ma come si fa ad amare un'altra donna e non essere crudeli con l'altra?
Anonima | Giovedì, 10 giugno 2010 @19:26
Concordo con Lunì. E' l'assenza,essenza cruda,invadente,spregiudicata,che lacera il cuore. Dita di ghiaccio,le stesse che un tempo bruciavano la pelle,come sole cocente d'agosto. Dita di ghiaccio,per immobilizzare i sensi,perchè l'assenza sia un attimo eterno.
carla | Giovedì, 10 giugno 2010 @19:06
Viv, che testimonianza drammatica. Forse il segreto di tutto è nel titolo del libro L'arte di dimenticare ... dimenticare vuol dire anche perdonare e perdonarsi...
Lisa che belli i tuoi pezzi su Grazia ( l'altra sera ho fatto un figurone fra le amiche fashoniste perchè ho citato i clogs!) e che belle le donne con le rughe che avete scelto
Lunì | Giovedì, 10 giugno 2010 @18:50
E' la sua assenza che affonda le unghie nel mio cuore, non lui.
micheline | Giovedì, 10 giugno 2010 @17:58
bella...l'ho messa in bacheca!
Viv | Giovedì, 10 giugno 2010 @14:44
Dovresi forse mettere solo dei puntini anche io per questa giornata. Un anno fa oggi è stata la giornata più bella della mia vita: festeggiavamo il mio compleanno in ritardo e lui aveva preparato tante piccole sorprese per me. Due mesi dopo, dopo che al telefono ci eravamo detti che ci amavamo, si stava infilando un ago nel braccio e cominciava la sua lenta agonia per overdose di eroina. Penoso rancora? A volte, quando mi chiedo perchè non è bastato l'amore che ci univa perchè tu ne parlassi con me. Il vuoto? Tutti i giorni da allora, a tradimento, il dolore si impossessa del mio cuore e spinge le lacrime sempre più su.
Lila | Giovedì, 10 giugno 2010 @14:15
E già, anche io non avrei mai creduto che il mio uomo mi facesse del male ma in realtà le cose non sono andate proprio così...(Lisa scusa per i puntini).
Anonimo | Giovedì, 10 giugno 2010 @09:28
mai frase + azzeccata per questa giornata...e quanto fa male!!!
Lele | Giovedì, 10 giugno 2010 @08:28
Si, ogni volta che la guardo, ogni volta che le parlo, ha negli occhi una sorta di rancore. Lui gli manca tanto, ogni istante della giornata, ogni istante della sua vita. Stavano insieme da anni, tanti anni. Poi una mattina quando nulla lasciava presagire nulla se non che era una bellissima giornata di estate, lui ha deciso di lasciarla, nella maniera più crudele che lei si potesse mai aspettare. Un colpo di pistola ha messo fine alla sua vita e per sempre al loro amore. Senza una spiegazione. Era stata sempre sicura che lui non l'avrebbe mai fatto del male...
Mercoledì, 9 giugno 2010 @08:24
"Freddo.
Il rumore dell’acqua
si è posato sul guanciale".
(Masaoka Shiki)
Freddo. Sento il rumore dell’acqua, acqua che scorre, mare e fiumi e tutto quello che mi separa da te.
(I versi di oggi sono tratti dall’antologia "Il grande libro degli haiku", Castelvecchi).
LISA | Giovedì, 10 giugno 2010 @10:12
Eccomi qui, GIULIO, e scusa se non ti ho risposto prima, ma leggo solo i commenti agli ultimi post, e i versi a cui ti riferisci sono il Buongiorno del 15 febbraio. (A proposito: se avete domande su post molto vecchi, scriveteli sotto l'ultimo post in ordine cronologico, grazie!).
Ho controllato sulla rivista Panta, "Amore in versi", del 1999, da cui ho tratto la poesia, ma non c'è la specifica del libro da cui sono tratti. Tra l'altro Barry Gifford, l'autore, più che un poeta è uno scrittore e sceneggiatore: un suo soggetto è diventato il film di David Lynch "Cuore selvaggio". Belli, però, i versi, li ho appena riletti: e li riscrivo per chi se li fosse persi.
"E’ spaventoso
che non abbia
una tua foto
ho cercato di tracciare
tuoi ritratti
a memoria
ma non me ne piace
nessuno.
La verità è
che non voglio
un disegno
o una foto.
Voglio te.
Ho bisogno di sentire
le tue mani
su di me
e la tua
bocca
tropicale."
(Barry Gifford)
Cosa facciamo così lontani? Ti prego: torna.
Giulia in dissolvenza | Mercoledì, 9 giugno 2010 @19:30
Respiro sole, fuori e dentro dovrei, raggi.. fuori verso dentro. E se si fermano prima? Sugli occhi e sulla pelle.. sono vicini ma si fermano prima...
Lila | Mercoledì, 9 giugno 2010 @09:06
Se le onde del mare potessero cullare e i raggi del sole riuscire a scaldare il cuore riuscere a vedere te nei miei occhi ed il tuo sorriso nei riflessi di luce, cercherei, nelle altre, la tua mano, di grande amico e imparerei, piano piano, l'importanza del silenzio e il valore di una parola. Tra i fili di erba mossi dal vento cercherò le risposte di un amore , che lascerà nel mio cuore, il rumore del mare.-- Ora c'è un mare che mi separa dal mio ex marito e sento ancora freddo nel guanciale ma la speranza è l'ultima a morire. Grazie cara Simona anche io ti "leggo" sempre come la cara Pasionaria, sempre grintosa come ti ho conosciuta.
Martedì, 8 giugno 2010 @09:05
"Eppure c’è stata una notte
in cui rimasi sveglia, attenta e preoccupata, con la mia prima figlia
che si rigirava; malata, agitata.
All’alba tenni la mano sulla fronte sfebbrata
sulla pelle che aveva smesso di bruciare, come se conoscessi i segreti
della salute e dell’aria, come se li capissi
e ascoltai il silenzio
e pensai che dovevo averlo appreso da qualche parte."
(Eavan Boland)
I gesti della cura. Del diventare madre.
(I versi di oggi sono della poetessa irlandese Eavan Boland, tratti dalla sua antologia "Tempo e violenza", Le Lettere. Mi piace molto, e probabilmente ve ne siete accorti: dei suoi versi sono diventati il Buongiorno del 28 aprile, del 5 e 24 maggio)
Lila | Giovedì, 10 giugno 2010 @09:07
Grazie Patri e per te petali di gardenia. Benvenuto Stefano.
aferdita | Mercoledì, 9 giugno 2010 @22:04
Grazie Patri per i tuoi girasoli e per tutto quel che mi hai insegnato con la tua storia.
Stefano | Mercoledì, 9 giugno 2010 @18:56
Se il cuore potesse parlare quando ammira certe cose, sarebbe il migliore dei poeti. Invece si limita a far sentire la sua presenza e in te tutto cambia.Respiri più rapido e cogli i profumi, avverti un calore di ghiaccio che ti penetra nelle ossa,sudi ancestrale liquido di vita.
E se i tuoi occhi potessero uscire da te, orbiterebbero nel vuoto,
nel forsennato tentativo di scoprire ciò che non si vede, e di tanto ce n'è. Invece li chiudi e spalanchi le braccia e... ti assicuro che è il connubio più bello.
CAM, continua a far parlare il tuo cuore e ad inseguire con i tuoi occhi anche quel che non si percepisce direttamente ma che ti è lì,accanto..
Leggo il blog ogni giorno,ma questa è la prima volta che scrivo quì,spero di non aver dato disturbo.
Un saluto a tutti.Soprattutto a LISA.
Giusy | Mercoledì, 9 giugno 2010 @14:19
E' bello ritrovarti nel salotto di Lisa, Cam: Ho una certa difficoltà nel trovare parole e parole che alla fine non portano a nulla: Meglio il silenzio "presente". Per te, che stai vivendo un distacco che ben conosco e per Patrizia che offre girasoli anche a chi, come la scrivente, non offre alcunchè.
patrizia fiorista | Mercoledì, 9 giugno 2010 @13:59
Le parole di tutti/e voi sono un balsamo sul mio dolore,che non è più così acuto,ma è struggente. Cam ti raggiunga il mio abbraccio che dice più delle parole che non riesco a scrivere. Aferdita sei così dolce che mi commuovi, Lila sei una grande.
Simona solo tu potevi dire di me così bene,ti voglio bene.
Oggi vi mando girasoli Patri
LISA | Mercoledì, 9 giugno 2010 @10:16
CAM, grazie dei versi di Gibran. E' bellissimo quello spezzarsi del guscio e l'accettare le stagioni del cuore. L'Oriente ha questo da insegnarci: accettare. Anche il dolore, anche la morte: ciò di cui nella società occidentale si tace. E in questo hai ragione, purtroppo. (Ci sono poche eccezioni: ad esempio, un libro doloroso e meraviglioso, "L'anno del pensiero magico", Il Saggiatore, dell'americana Joan Didion: l'anno che seguì la morte di suo marito). Ma la poesia ci insegna, a volte, anche questo: semplicemente, ad accettare.
Cam | Mercoledì, 9 giugno 2010 @10:02
Simona il dolore non è mai un'inezia. Dolore e gioia si dividono la nostra esistenza come il bianco e il nero del Tao. Purtroppo la nostra società che si vuole rappresentare solo su carta patinata ha deciso che il dolore deve essere nascosto, non deve aver diritto d'esistenza, non ci insegna a confrontarci con quel sentimento che quando arriva ci coglie impreparati e genera drammi che si sommano ad altri drammi. Veniamo al mondo piangendo e non sappiamo in quell'istante se il pianto sia segno di gioia o di dolore, forse sono entrambe le cose. Poi arrivano i momenti in cui la ragione non serve, le parole non dicono o noi non siamo in grado di comprendere il loro messaggio.
Io per sempre ricorderò quella frase con cui si concludeva il Buongiorno di quel lontano 18 di febbraio, il primo che ho letto (e forse non è stato un caso):"Ma la morte anche questo mi insegna: non a capire. Ad accettare." Ora accettiamo, un giorno capiremo.
E magari capiremo che il dolore di una madre per la perdita di un figlio non è diverso dal dolore di in figlio per la perdita della madre soprattutto quando i ruoli, per il passare degli anni, si sono invertiti così che chi era grande un tempo, e accudiva, è tornato ad essere piccolo e chi era piccolo forse è riuscito a diventare grande.
Vorrei chiudere con le bellissime parole di uno dei miei poeti preferiti, parole piene di serenità pur trattando di un argomento per la maggior parte di noi esseri umani grigio e triste:
SOFFERENZA
Il tuo dolore è lo spezzarsi del guscio
che racchiude la tua capacità di comprendere.
E se potessi mantenere il cuore
sospeso in costante stupore
ai quotidiani miracoli della vita,
il dolore non ti sembrerebbe
meno meraviglioso della gioia;
e accetteresti le stagioni del tuo cuore,
come hai sempre accettato
le stagioni che passano sui tuoi campi.
Kahlil Gibran "Il Profeta"
Non è facile accettare, ancor più difficile capire, proviamo a farlo insieme perché ho capito che la solitudine è la cosa peggiore è il nostro sentirci soli a generare dolore e sofferenza.
Un forte abbraccio, gesto silente che dice più di mille parole.
Lila | Mercoledì, 9 giugno 2010 @09:00
Cam e Patrizia siete due persone sensibili e belle, posso solo darvi un abbraccio forte forte per dirvi coraggio e farvi sapere che ci sono tante persone che vi vogliono bene e che vogliono regalarvi un sorriso.
LISA | Mercoledì, 9 giugno 2010 @08:23
PATRIZIA FIORISTA, e CAM. I gesti del silenzio. In silenzio oggi ascolto le vostre parole e il vostro dolore.
Simona | Martedì, 8 giugno 2010 @23:45
Patri nei momenti peggiori diventa "la madre di una tomba", in quelli migliori "La madre di un angelo". La conosco, sono andata a trovare la sua bambina insieme a lei e davanti a lei il dolore dei miei due figli morti solo dopo 8 settimane (di gestazione) è quasi un'inezia. Ma solo chi ci passa "sa". Così come chi non è madre "non sa" cosa voglia dire passare una notte in bianco davanti a un figlio febbricitante o a un pronto soccorso. Entrambi sono solo grandi dolori che spesso non sono compresi da chi non li ha vissuti. Quello per un figlio nato morto o morto in grembo oppure per chi non riesce ad averlo sono dolori che purtroppo passano inosservati quando invece bisognerebbe dar loro più spazio, più parole, più attenzione. Solo quando accadono fatti di cronaca come quello di Nocera allora ci si interroga. Se siete forti, come credo, provate a digitare www.ciaolapo.it: è il luogo dei bimbi meteora, quei bimbi come la Marta della Patri a cui vanno il mio incommensurabile abbraccio e la mia totale empatia. Un saluto alla cara Lila: ti "leggo" sempre in gran forma e ne sono contenta.
aferdita | Martedì, 8 giugno 2010 @21:02
Oggi sono riduce di una notte insonnia e di tantissime ore dietro la porta di un pronto soccorso vicino a mia figlia . Mi sono scordata del mio ginocchio con menisco rotto che fatico a camminare, perché la preoccupazione e angoscia che ti prende per un figlio, oltrepassa tutto. Ma lo so, che domani tutto sarà passato, e quasi mi vergogno davanti a tutto quel dolore che provano chi i figli non li ha, perché li ha persi prima di vederli nascere. Le parole di Patri sono come una spada conficcata al cuore. Li vorrei dare un abbraccio forte forte, perché le parole mi sembrano di tropo. Un forte abbraccio anche a Cam. e li voglio dire di essere stato molto fortunato per aver vissuto sempre vicino a sua madre, che l'ha accompagnata nel difficile camino
micheline | Martedì, 8 giugno 2010 @19:40
Cam hai risvegliato in me emozioni che erano sopite,ma che meravigliosamente con la tua descrizione ho finalmente capito.Ho sempre voluto pensare che la mia mamma se ne fosse andata con dispiacere e invece mi hai ricordato che se ne è andata con il sorriso,serena di attraversare quella porta.Io l'ho potuta riabbracciare un mese dopo,un forte abbraccio per dirmi,in un momento in cui avevo terribilmente bisogno di lei,che era lì con me sempre e che mai mi avrebbe lasciato.Ho pianto tanto e lei mi ha accarezzato come forse non aveva mai fatto...è stata una bellissima sensazione,mai più ritornata.Ora a distanza di 8 anni lei è sempre vicina a me,mi manca sempre,tanto.E' vero Patrizia non sei madre di una tomba,ma di un bellissimo angelo che ti è sempre vicino.
Bè quando accudiamo il nostro consorte diveniamo madri per istinto,e lo facciamo alla stessa maniera come se fosse un figlio.
Lina | Martedì, 8 giugno 2010 @19:25
Bentornato Cam, hai avuto il doloroso privilegio di aver potuto seguire, passo passo, il grande,misterioso distacco. Berllissime parole, profondo pensiero il tuo. Grazie
Cam un po\' triste | Martedì, 8 giugno 2010 @17:43
Nelle ultime settimane quante notte passate insonni, sveglio a sentire lamenti e rantoli, a cercare di decifrare smorfie e cogliere sorrisi improvvisi e fuggenti. Alle 5 e 50 di una mattina come tante altre, quando il sole faceva capolino all'orizzonte gli occhi si sono spalancati all'improvviso, un bellissimo sorriso, una forte e misteriosa stretta di mano e - mano nella mano - lei ha deciso di partire per una nuova misteriosa avventura attraversando le colonne d'Ercole di questa vita terrena. Se ne è andata e mi ha lasciato in eredità la cosa più bella che un essere umano ci può lasciare: il suo Amore e un sorriso.
Così è cominciato il mio "lungo dopo" che mi è compagno in questi giorni, giorni in cui le parole sembrano suonare mute come rintocchi di una campana nel vuoto assoluto.
Eppure io ho voluto subito parlare, parlarti, scrivere, scriverti, raccontare e raccontarti e l'ho fatto in occasione di quell'ultimo saluto che tutti ti abbiamo fatto con occhi arrossati e gonfi di lacrime, liquido agrodolce dove si mischiavano dolore e gioia: sì gioia per averti visto serena. Serena per la prima, forse unica, volta nella tua vita.
Questo il ricordo che porterò sempre con me come spero sempre con te sarà il mio immenso Grazie a te donna che con tanto amore mi hai cullato tenendomi tra le tue braccia, stringendomi al tuo petto tutte le volte in cui io ne sentivo il bisogno.
Tu ora hai cambiato dimensione, non ti posso più abbracciare ma sei ancora viva in me come in ognuna di quella persone che tu hai amato, anche solo un po' e magari in modo strano e difficile da capire, in questa vita.
Patri fiorista tu non sei madre di una tomba ma di un angelo che è lassù e soprattutto è dentro te e un po' anche nel cuori di ognuno di noi. E' difficile trovare serenità, farsi una ragione per eventi che noi, nella nostra limitatezza, non riusciamo a comprendere ma quelle 39 settimane di amore immenso e gioioso che voi vi siete scambiati a vicenda sono qualcosa di meraviglioso che ti devono riempire il cuore per ogni istante della tua vita e riempirlo di gioia non di dolore. Queste non sono parole ma emozioni che mi frullano dentro in un momento in cui è come se una centrale nucleare fosse esplosa dentro il mio petto. Un abbraccio forte che forse ti trasmetterebbe i miei pensieri meglio di quanto non riescano a fare le mie parole.
Farfalla | Martedì, 8 giugno 2010 @17:02
Condivido, Carla, condivido.Patri, le tue rose, comprese le spine, sono anche le mie
patri fiorista | Martedì, 8 giugno 2010 @16:35
Sono stata la madre di mia madre quando si è ammalata,
la madre di mia sorella che aveva 3 anni quando nostra madre se ne è andata,sono stata la madre di mia figlia per 39 settimane,le più meravigliose della mia vita, ed ora sono la madre di una tomba.
Sono queste piccole cose che mi mancano così tanto,sono così amorevoli.
Grazie Lisa di avermi permesso di condividere con Voi ancora una volta
il mio dolore. Tante rose colorate Patri
clara | Martedì, 8 giugno 2010 @16:12
Guardarlo negli occhi e capire come si sente, sfiorargli con le labbra la fronte e capire se ha la febbre, svegliarsi innumerevoli volte la notte solo per dirgli:"la mamma è qui". Si diventa madre dal cuore....
carla | Martedì, 8 giugno 2010 @15:52
Credo che, da qualche parte, ci siano in noi gesti che ci appartengono da sempre come il camminare o il respirare...sono geneticamente imprintati in oguno di noi.
Non si tratta solo del diventare madre...
Erika | Martedì, 8 giugno 2010 @15:11
I commenti alle poesie del City mi fanno impazzire, poi quella di oggi è meravigliosa!!!
Sono mamma di un cucciolo di un anno e tre mesi e mi riconosco in questa scena.
Un bacio
Erika da Milano 20 anni
www.erikadecimo.blogspot.com
Marina | Martedì, 8 giugno 2010 @14:26
Gesti pensati e ripensati, oggetto, fino a poco tempo fa, d' invida per chi lo poteva fare, gesti eterni ed eccezionali, la mano sulla fronte, lo sguardo rassicurante, la coperta tirata su. E vengono come se fossero sempre stati i nostri, senza generare il minimo dubbio. Nelle madri, ma anche nei padri. Ieri mattina ho detto a mio marito stanotte mi sono svegliata e ho coperto jad almeno tre volte, lui mi dice pure io...
Lila | Martedì, 8 giugno 2010 @13:44
Io non posso dire di aver provato cosa vuol dire essere mamma è solo che quando vedo un bambino mi sciolgo come zucchero filato. A volte comunque è l'Amore con la A maiuscola che ci fa compiere i gesti verso gli altri e ci si trova a fare degli atti che mai avremmo creduto di poter fare senza pensare mai ai nostri sacrifici (questa esperienza l'ho vissuta come moglie)
Lele | Martedì, 8 giugno 2010 @11:14
Buongiorno Lisa, come sempre mi ritrovo nei tuoi versi. E' come leggere parti della propria vita, sempre, ogni giorno. Ed è meraviglioso.
Sara | Martedì, 8 giugno 2010 @10:12
Non e' la prima volta.
Sara' un caso.
Tu scrivi cose che io leggo.
Ritrovo momenti vissuti di recente.
Quello che scrivi oggi l'ho vissuto esattamente 6 notti fa.
Lunedì, 7 giugno 2010 @07:55
"La vita è una situazione ammirevole, non credi anche tu? Denota un tale ingegno avere un mese di giugno ogni anno e un mattino ogni giorno, per non parlare degli uccelli, di Shakespeare, e del proprio lavoro… Vedi quanto bene mi ha fatto un pomeriggio tranquillo al sole con le margherite?"
(Elizabeth von Arnim)
I piaceri di giugno.
Lei la conoscete, perché ve ne parlo sempre: Elizabeth von Arnim. La frase di oggi è tratta dal suo ultimo romanzo tradotto in italiano, "La storia di Christine". Ma se non avete mai letto niente, vi consiglio di cominciare con "Il padre" oppure " Il giardino di Elizabeth". Tutti i suoi libri sono pubblicati da Bollati Boringhieri.
Quanto agli altri piaceri di giugno: aggiungo le ciliegie (e lo strudel di ciliegie), mettere i piedi nell'acqua del mare ancora un po' fredda (e finalmente le infradito), i papaveri "spericolati" che crescono anche sui binari dei treni, le prime lucciole in giardino, scoprire nuovi gusti in gelateria (in questo momento: gelato al limone e zenzero, e ghiacciolo vero di fragola). Continuate voi...
Giusy | Martedì, 8 giugno 2010 @13:11
Lisa, il bello del tuo salotto è che si possono esprimere opinioni anche un po' azzardate, se non sciocche (parlo solo per me) senza essere bacchettati: Quando ripenso alla lettura de "Il padre" ancora sorrido, per via dell'episodio del cesto di albicocche ed altri ancora. Ironia, autoironia e arguzia: Hai ragione, sono una specie di salvagente perchè senza un sorriso e una carezza ilo nostro percorso diventa difficile da affrontare.
LISA | Martedì, 8 giugno 2010 @12:05
Che dici, MICHELINE, posso aggiungere alla lista dei piaceri di giugno un paio di scarpe che costano come un affitto? Forse Stella, la mia protagonista glam cheap, sarebbe d'accordo! E poi non avrebbe di che pagare le tasse (io neppure). GIUSY: a me di "Il padre" è piaciuta proprio la leggerezza in una situazione difficile, lei che scappa nel cottage quasi pre-hippy, la ricerca testarda della bellezza delle piccole cose. Con ironia, sempre. Quel che ci salva, nella vita, insieme all'amore.
micheline | Lunedì, 7 giugno 2010 @18:59
A proposito di fiori: ieri sera leggevo Donna moderna e ho visto un paio di sandali con una rosa,il cinturino è lo stelo della rosa e il tacco una spina...bè il sandalo è di Caovilla e costa "solo" 750.00 euro.Lisa,un pensiero per te che ami le rose e Caovilla naturalmente.
giuseppe | Lunedì, 7 giugno 2010 @18:35
spero che così vi piaccia.
mi sono liberato un pò dal mio blog
anche se non intendo occupare lo spazio di LIsa che leggo talvolta superficialmente e in fretta.non amo i libri non miei.
disegnai anche una margherita-portandola a un caffè letterario
ma due ragazze bevvero il caffè al tavolino
dove avevo posato la margherita gialla
con sfondo blu-foto pubblicata da rivista.Il Convivio
Anonimo | Lunedì, 7 giugno 2010 @18:28
'Portavo nel taschino una poesia -maga merlina...
che sognava il mio stesso mondo di giovani margherite
un mondo che non mi capiva-confessa il poeta
gemma gaetani ,Poesia -Maggio 2002
Giusy | Lunedì, 7 giugno 2010 @17:11
E sì, Lisa, delizioso lo struccolo di ciliegie che devono essere "nere, dolci e succose" secondo la Stelvio. Per quanto riguarda Elizabeth ti dirò che leggendo due dei suoi romanzi (Il Giardino e il Padre) ho trovato la piacevole sorpresa della riscoperta delle cose semplici, legate alle meraviglie della natura, proprio quelle piccole cose che a volte ci permettono di affrontare con rinnovato vigore tante situazioni spiacevoli. "il Padre" mi è piaciuto molto, lungi da me mettere le vesti da critico letterario fuori posto e senza competenza, ma sai? mi è venuto in mente Gavino Ledda, so bene che non c'entra affatto, sia per l'abisso socio-economico-culturale che separa i protagonisti sia per il contesto nel quale si svolgono le vicende,però, di Padre Padrone pur sempre si tratta. Mi aspetta un tuffo in piscina, per il mare devo attendere fine giugno. Ciao
Lilabella | Lunedì, 7 giugno 2010 @13:15
I papaveri spericolati, Lisa, bellissimi e le ginestre. Al paese dove vado in estate fanno un bell'accostamento, giallo rosso, come i colori della mia città; poi il gelato alla birra scoperto in una nuova gelateria romana, la canottiera e finalmente sentire il sole che scalda il viso. Soffi quasi estivi a tutte/i
p.s. ancora le infradito non le ho messe.
Lele | Lunedì, 7 giugno 2010 @09:19
*quando dice : le margherite sono così simpatiche!
Lele | Lunedì, 7 giugno 2010 @09:17
Questo buongiorno Lisa è dolcissimo. Le margherite, i miei fiori preferiti. Mi fanno ricordare Meg Ryan nel film "You've Got Mail " quando dice: . Felice giornata a tutti i viandanti di questo meraviglioso blog.
Venerdì, 4 giugno 2010 @07:58
"Forse era banale. Ma allora che lusso è la banalità!, pensò Annie, che aveva trascorso un gran numero di notti sola a letto con il suo libro. Amare ed essere amati secondo i propri bisogni, amare ed essere amati con tale abbondanza da poter sprecare intere serate a farsi semplicemente compagnia: era una ricchezza che riusciva a malapena a immaginare." (Cathleen Schine)
Semplice abbondanza.
(Anche il mio Buongiorno di oggi, come quello del 27 maggio, è una frase tratta da "Tutto da capo", il nuovo romanzo dell'americana Cathleen Schine. Lieve, divertito, divertente: storia di un matrimonio che finisce dopo 48 anni, di una madre divorzianda che si dichiara vedova, e di due figlie quasi cinquantenni che si sentono teenager dentro… Consiglio: libro per l'estate)
Lilabella | Lunedì, 7 giugno 2010 @13:17
Lunì ma avrai sempre qui nel blog quell'angolo di ossigeno che è il Buongiorno di Lisa, le sue poesie ed i suoi commenti. Un saluto affettuoso, Lila
Lunì | Lunedì, 7 giugno 2010 @00:20
E' brutto quando la banalità non ti basta ed un attimo dopo pagheresti oro per riaverla.
La scuola è finita lisa, si passa al buongiorno virtuale.
Mi mancherà l'omino col cappello blu che mi da il tuo buongiorno.
Lila | Domenica, 6 giugno 2010 @14:28
Ciao Simona e un abbraccio.
Simona | Sabato, 5 giugno 2010 @18:00
Marina, certo che il libro di De Silva mi è piaciuto. Vabbè, avevo detto "carino", ma mi è piaciuto parecchio. Ciao.
Marina | Sabato, 5 giugno 2010 @00:05
E non avevo capito niente non ti e' piaciuto simona? E' un libro che io ho amato molto, forse non lo conosci ma il suo autore e' Diego da Silva scittore e sceneggiatore napoletano, autore di libri di successo, e quello citato, in particolare, e' stato finalista al premio Strega del 2008. Credo che sia un libro profondo e lucido con una vena di ironia incrdibile, uno dei rari librii che strappano belle risate e uno sguardo disancantato verso il nostro mondo.
Simona | Venerdì, 4 giugno 2010 @17:42
Ciao Lisa e ciao ai seguaci del blog. Vi leggo quasi quotidianamente e ogni tanto torno a scrivere un commento. Avevo adocchiato il libro di cui parli, ma dopo aver visto il prezzo - vogliamo aprire una parentesi sui costi dei libri? - ho optato per una soluzione "litterary-cheap", ovvero la biblioteca. Bene. Tempo di attesa: due mesi! Argh! Vabbè. Allora per risparmiare mi sono fatta passare alcuni libri dal consorte, un po' datati e "maschili". "Pochi inutili nascondigli" racconti di Faletti, "La biblioteca dei morti" Glenn Cooper e poi due romanzi "Non avevo capito niente" di nonmiricordochi e "Le perfezioni provvisorie" di Carofiglio. Questi due, che trattano delle vicissitudini di due avvocati, sono molto carini, filosofeggiano al maschile e sono pieni di scenette ironiche. Mentre li leggevo mi veniva in mente l'ispettore Coliandro. Poi mi sono data a Crepet con "Sfamiglia". A parte l'incazzatura che mi ha fatto venire quando ha trattato la "0" come Onnipotenza. ".... il diritto di una donna a selezionare lo sperma del maschio che più l'aggrada per esserne inseminata artificialmente". Da ex aspirante madre rimasta nullipara ho trovato questa frase di una cattiveria inaudita e molto, molto irrispettosa specie se detta da un sociologo-psicologo. Per il resto l'ho trovato abbastanza lapalissiano, in stile Alberoni. Ma le cose che scrive sulla famiglia, purtroppo, sono proprio vere e col mio lavoro di docente me ne accorgo tutti i giorni. Saluti a tutti.
Lele | Venerdì, 4 giugno 2010 @14:00
Simpaticissima Trilli (con il nome del mio personaggio disney preferito= ti auguro che i tuoi sogni si avverino tutti. E te lo auguro con tutto il cuore come se fossi mia figlia (sono sicura che sei giovanissima). L'America sin da piccola è stata sempre il mio sogno, non sono riuscita mai ad andarci pur avendo mia sorella sposata con un americano. Ma la vita mi ha sempre portata altrove. Oggi finalmente riesco ad andarci con i miei figli. Giovani come te e pieni di aspettative. E sono felice. Ti auguro ogni bene e visto che sono una maniaca della lettura compro anche il libro che tu hai consigliato. Bacini
Lila | Venerdì, 4 giugno 2010 @13:56
E' da diverso tempo che non ho questo piacere. Intendo dire di un uomo che sia al mio fianco, quando leggo un libro, quando sono felice o quando sono triste. Per il momento ancora non c'è quella parte di universo ma spero che prima o poi riuscirò a trovare questa ricchezza. Soffi primaverili a tutte/i
JeSuiSsLaTrilli | Venerdì, 4 giugno 2010 @13:45
CHIEDO SCUSA PER GLI ERRORI O MEGLIO ORRORI CHE LASCIO NEI MESSAGGI MA la mia tastiera O MEGLIO IL MIO VAIO da un poco i numeri!
JeSuiSsLaTrilli | Venerdì, 4 giugno 2010 @13:44
CHE LUSSO VERAMENTE.
ho letto di recente un libro veramente carino, lei sposata che per errore scrive messaggi di posta per cancellare un abbondamento AD UNO SCONOSCIUTO che dopo la medesima e - mail risponde...
da li messaggio dopo messaggio parola dopo parola, il loro piccolo universo ; un mondo in cui il tempo era infinito e le parole erano il sentimento. Sempre dandosi del lei; amore e distacco.
Si innamorano. Lei legge; i messaggi del suo amore, si fanno compagnia ogni sera, quel dolce spreco di tempo che è una NECESSITA' e nello stesso tempo una COSA SBAGLIATA .
sul letto sul divano sulla seggiola a dondolo, era amata e amava cosa voleva di più: inoltra non amata da un solo UOMO MA DA DUE....E....
SI INTITOLA : LE HO MAI PARLATO DEL VENTO DEL NORD.
GRAZIE MILLE LISA DEL CONSIGLIO, CORRO IN LIBRERIA!!!!!
lele: New York? se mi prendono il mio obbiettivo è compierci gli studi univeritari quindi ci andrò l'anno prossimo per trovare casa e lavoretto...
in 3 mesi che sono stata negli USA non sono riuscita ad andarci !!! è il colmo!!In una valigia piccola piccola ci sto????!! aahah (: bacio
Lele | Venerdì, 4 giugno 2010 @09:13
Poichè sono una "schine" maniaca non aspetto l'estate per leggerlo e alla pausa pranzo corro alla feltrinelli a comprarlo, anche perchè quest'estate mi aspetta il tanto sognato viaggio a New York.
Baci e bacetti
Annalisa farmacista | Venerdì, 4 giugno 2010 @08:48
Com'è vero! Adesso do per scontato di stare semplicemente seduta di fianco al consorte senza nemmeno bisogno di parlare. Ma così, ognuno a leggere il proprio libro, ognuno che però sente l'altro e non è solo. Sembra tanto scontato, ma non lo è. Anche perchè in giro sento solo storie di separazioni, di litigi, di incomprensioni. E allora ringrazio proprio per quest'abbondanza. Seguirò il consiglio librario come libro per l'estate. Andrò in ferie proprio dopo questo stramaledetto concorso in cui mi sento sempre più senza speranza e perciò potrò finalmente leggere quello che voglio, tutti i libri che non ho letto finora perchè mi sentivo in colpa dato che avrei dovuto "studiare". Saranno, spero, delle belle vacanze, anche grazie a questo libro.
Giovedì, 3 giugno 2010 @07:38
"La nonna era stata a sedere in quella stessa cucina in cui sedeva lei poco prima, s’era svegliata nella stessa camera in cui s’era svegliata lei quella mattina, aveva bevuto l’acqua dello stesso pozzo ed era uscita da quella stessa porta… L’erba che faceva il solletico sotto i piedi di Zara era il tocco della mano della nonna e il vento tra i meli era il bisbiglio della nonna."
(Sofi Oksanen)
Le nonne, le madri, le donne che ci hanno tenuto in braccio.
Sofi Oksanen ha solo 33 anni e un look quasi gotico, capelli rasta blu e viola, un po’ Amy Winehouse. In Finlandia è famosa come una rockstar, ma è una scrittrice. Ha scritto un libro potente dal titolo scomodo che esce oggi, e che ho letto in anteprima: "Purga" (Guanda). Tiene inchiodati come Millennium di Stieg Larsson. E comincia come Larsson, con una giovane prostituta vittima di "human trafficking" che arriva quasi tramortita sulla soglia di una fattoria in Estonia (la madre della scrittrice è estone). E poi sterza bruscamente, e fa un salto all’indietro: la storia che Sofi vuole raccontare non è solo quella di Zara, prostituta e vittima per caso, ma quella di sua nonna; la storia che vuole raccontare è quella dell’Estonia, di un odio/amore tra due sorelle prima e dopo la seconda guerra mondiale, di una ragazza che desidera così tanto il marito della sorella da perderla e perdersi, di stalinismo e deportazioni (le purghe del titolo)… Scritto benissimo, quasi poetico anche se parla di stupro, e selvaggio. Con un grande merito: ci squaderna e ci racconta pagine di una storia a noi sconosciuta, quelle dell’Estonia. Non ce le scorderemo più.
JeSuiSsLaTrilli | Venerdì, 4 giugno 2010 @13:34
sisisi tre mesi nel North Dakota in una piccola cittadina, il ritorno è stato piuttosto traumatico mi sembrava di essere parita per anni , come nei film quando un protagonista cambia città e ricorda tutto in ogni singolo particolare e quando torna da adulto tutto è cambiato...!
MICHELINE: vedo i miei amici, e in generale i miei coetanei, non tutti riescono a capire il loro valore, ciò che veramente sono e saranno sempre per noi.
loro ci vedono con pocchi diversi; non con gli occhi di un genitore ma con occhi luccicanti come se noi fossimo la ragione che li tiene legati a questa terra.
I loro figli sono cresciuti, loro hanno vissuto le loro esperienze, quale è il motivo che li lega al mondo? Una creatura più grande e immensa di loro; noi.Siamo nil loro riparo dal mondo.
sono questi gli occhi con cui ci vedono, c'è chi in un modo c'è chi in altrok, c'è chi lo dimostra in un modo c'è chi in un altro.. ma sempre loro, sempre noi.
Certi miei amici se ne sono resi conto tardi, quandola loro occasione per essere NIPOTI era scaduta.
LISA | Venerdì, 4 giugno 2010 @07:54
TRILLI: tre mesi in un college in America? Brava! E dove? Racconta racconta. MICHELINE: no, quel libro non lo conosco. PER TUTTE: grazie di aver condiviso i ricordi delle donne che sono venute prima di noi.
aferdita | Giovedì, 3 giugno 2010 @22:20
Le nonne, da solo parola ti evoca un fiume di ricordi. Quanto mi piaceva infilarmi nel suo letto, rifugiarmi nel suo seno caldo e morbido e sentire il suo profumo. Il suo abbraccio, le sue carezze erano un porto sicuro quando nel aria si sentiva odore di rimproveri. Era sempre li, pronta a dirmi una buona parola, consolarmi e farmi sorridere. Ero birichina e litigavo sempre con mio fratello, ma lei non raccontava mai i miei genitori le mie marachelle. Insieme facevamo tante cose, lei metteva la sua paranza e io la mia ,lei faceva la pica, e io la mia piccolina lei spazzava con la scopa grande, ed io con la mia. Anche ai ferri, a uncinetto. La cosa piu bella quando facevamo la gara chi finiva per prima un certo lavoro, e lei mi faceva vincere .Come ero contenta, e come mi fa ridere adeso pensando i suoi trucchi. Ma la cosa che ricordo con piu amore è, il mio dolcetto quotidiano. Io non uscivo da casa per andare al asilo o a scuola, senza che lei mi facesse un'po di noccioline caramellate. Ancora ricordo il tegamino e il piatino bianco con dei fiorellini, dove la versava per raffreddarsi. Un giorno ho infilato il ditino e me la ricordo ancora il male che mi faceva quella bruciatura. Nelle sue tasche si trovava sempre qualcosa per me dalla sua boca uscivano sole le parole dolci. Poso scrivere tutta la notte senza finire quanto sono stati belli i anni vissuti con lei.
carla | Giovedì, 3 giugno 2010 @19:26
La mia nonna e di quelle donne che hanno fatto la guerra, che non hanno avuto paura di sputare in faccia a un gerarca fascista perchè non voleva farsi togliere la fede....determinazione, volontà, voglia di farcela, femminista inconsapevole e ante litteram: queste le caratteristiche di una donna, madre e infine nonna...
Lila | Giovedì, 3 giugno 2010 @18:56
Mia nonna materna non l'ho mai conosciuta mentre invece alla mia nonna paterna ero molto affezionata. A volte, quando sono triste, mi appare con il suo viso gentile, il suo sorriso ed i suoi occhi chiari. Grazie, Lisa, per il Buongiorno di oggi.
micheline | Giovedì, 3 giugno 2010 @18:19
La nonna,la mamma che pilastri importanti nella vita di ognuno di noi...ma i giovani di oggi capiscono il valore delle nonne? ricordo ancora come mi ha insegnato ad impastare la pizza e diceva non si impasta con la macchina,l'impasto deve sentire il calore delle mani per crescere,come un bambino deve sentire il calore delle mani di una mamma per crescere! che parole,che donna.In proposito c'è un libro molto bello di Giuseppina Torregrossa "Il conto delle minne".L'hai letto Lisa?
JeSuiSLaTrilli | Giovedì, 3 giugno 2010 @18:14
Cara Lisa sono arrivata ora da 3 mesi di studi in America e caspita che esperienza fantastica eccetto il primo mese! A stento capivo i professori e non sapevo assolutamente come fare a tenermi la media della b(quella oblligatoria per proseguire gli studi) ma alla fine sono inzite a spunare mooolte A e finalmente tutto fantastico ! Ma poche volte riuscivo collegarmi per vedere i tuoi interveni.
Bene! che sorpresa torno qui ed ecco, ecco il brano che mi serviva;
mi nonna la mia foza, la ma ragione di vita, una donna che ora mi sostiene come i pilastri greci facevano con le antiche strutture... senza cadrei e sarei difficile da rialzare.
La coppia di nonni da parte materna mi ha lasciato con tante promesse e ricordi, molti eppure sfuocatie e leggermente lontani che però ti fanno sentire dentro quella piccola scossa , quell'emozione che ti fa dire; grazie di tutto.
I nonni che ora sono qui sono gli unici che ho, e certe volte mi viene da pensare a come farei senza.
Ma un giorno capiterà e li allora come farò?
Cadrò come una struttura antica o riuscirò a continuare?
Sono quella parte di me che ora mi semra indispensabile alla sopravvivenza, sono il mio cibo e la ma acqua, il mio sole... la mia forza.
Se la forza ti abbandona come farai a cammiare?
I loro abbracci??
Le loro carezze?
Le loro battute?
Sono L'aria che respirò, il motivo per cui riesco a raggiungere i miei obbietivi, il coraggio e la certezza che vado bene così come sono.
Una critica che seguirò sempre un consiglio che prenderò sempre in conisiderazione, quella forza che mi mantiene .
Grazie Lisa un'altra emozione.
Giusy | Giovedì, 3 giugno 2010 @15:27
Si..
Anonimo | Giovedì, 3 giugno 2010 @15:25
A proposito di abbracci. Mia madre, per consolarmi dei crucci infantili, recitava - tra il serio e il faceto - questi versi: " ..in queste braccia asconderai la faccia [ nel sen che mai non cangia avrai riposo.." La stessa cosa ho fatto io con i miei bambini, restando sul faceto. Non so dire da quale poesia siano stati tratti, sicuramente di modesto livello, non so che dire: Però erano efficaci
Lele | Giovedì, 3 giugno 2010 @09:08
La Nonna. Il mio Angelo speciale. Quanto vorrei ancora una sua carezza, ripararmi nel suo abbraccio e risentire la sua voce che dice che niente può accadermi quando c'è lei.
Martedì, 1 giugno 2010 @08:41
"Ogni tanto Mathilde sogna un uomo al quale possa chiedere: puoi amarmi? Con tutta la fatica di vivere che si porta dietro, la forza e la fragilità. Un uomo che conosca la vertigine, la paura e la gioia. Che non abbia paura delle lacrime dietro il suo sorriso né del suo sorriso fra le lacrime. Un uomo che sappia."
(Delphine de Vigan)
Un uomo che, semplicemente, sappia amare.
La frase di oggi è tratta dal nuovo libro di Delphine de Vigan, come la frase del 25 maggio. Ed ecco l’intervista che le ho fatto per Grazia:
La prossima volta che prendete la metropolitana, attenzione. Perché forse, nella folla, in piedi che ascolta musica con l’iPod, o davanti a voi che manda un sms, c’è la persona che potrebbe cambiare la vostra vita. Così almeno pensiamo dopo aver chiuso il nuovo romanzo di Delphine de Vigan, "Le ore sotterranee" (Mondadori). Ore sotterranee, perché i due protagonisti si sfiorano e si incrociano tra le migliaia di persone che ogni giorno prendono la metropolitana parigina. Due persone nella folla, forse predestinate. E quindi anche questo romanzo, come il precedente ("Gli effetti secondari dei sogni", uscito sempre per Mondadori due anni fa), è una storia cittadina: lì, ad incontrarsi, erano una tredicenne iper-intelligente e iper-sensibile, e una giovane homeless. Ma in stazione, tra i binari dei treni. Qui, un uomo e una donna: segnati dall’amore, o forse dalla mancanza d’amore. Ne deduciamo che Delphine è affascinata dai segreti della folla…
"Sì, assolutamente: dagli universi urbani. Dalla metropolitana, dalle stazioni, dai binari della RER francese, presenti praticamente in tutti i miei romanzi. La città mi affascina: per le mille vite, destini, traiettorie che sembra contenere".
Proprio a Parigi, in metropolitana, mi è capitato di leggere una frase di uno scrittore francese, Marcel Jouhandeau: "Se perdessi la mia biblioteca, avrei comunque la metropolitana e l’autobus. Un biglietto al mattino, uno alla sera, e leggerei i volti". (Ps: per i lettori del blog: ricordate? E' diventato anche un Buongiorno di City!)
"Sono io! In metropolitana, a volte, devo trattenermi, censurarmi, per non mettere a disagio le persone che mi sorprendo a fissare… E’ una vera malattia".
Mathilde e Thibault, la donna e l’uomo che si incrociano e sfiorano nel suo libro, sono descritti in un momento di grande fragilità. E lei descrive bene quella sensazione di fatica che a volte ci inghiotte; quell’abisso che a volte, nella vita, ci si spalanca davanti. Una sensazione che ha conosciuto?
"Certo. Viviamo a un ritmo frenetico, dentro automatismi che seguiamo senza neanche pensarci: ti svegli, esci, vai al lavoro… Poi, magari, un giorno, succede qualcosa: una piccola cosa che manda in tilt il meccanismo delle nostre vite. E ci si scopre immensamente fragili. Soli".
Nel libro, Mathilde va a prendere un caffè, il barista le dice una parola attenta e gentile, e lei sta per crollare: "Le persone gentili sono le più pericolose. Minano l’edificio, intaccano la fortezza, una parola ancora e Mathilde sarebbe scoppiata a piangere". Ci manca così tanto, la gentilezza?
"Viviamo in un mondo dove andiamo di fretta, sgomitando, urtando gli altri: come nei corridoi della metropolitana o su un autobus. Poi magari vediamo qualcuno che piange mentre aspetta alla fermata, e non siamo capaci di fermarci, di offrire un fazzoletto. Non siamo capaci, e lo dico anche per me: perché la vita quotidiana, e cittadina, è troppo veloce, brutale, anonima".
Mathilde, giovane donna coraggiosa, si è ricostruita una vita dopo aver perso il marito ed essersi trovata sola con tre bambini piccoli; ma diventa il bersaglio del suo capo, viene isolata; andare al lavoro diventa una tortura, un incubo. Una situazione di mobbing professionale, purtroppo sempre più frequente oggi, che la lascia paralizzata. Thibault invece si rende conto che la donna che ama non lo potrà mai amare. Due solitudini angoscianti. Ma se lei potesse consigliare qualcosa a Mathilde e Thibault, se potesse dir loro qualcosa...
"Direi: tenete duro. Tutto cambia così rapidamente nella vita. E arriva, rapidamente, anche la possibilità di ricominciare".
Parigi per lei: non solo metropolitana, immagino. Ci regali un suo luogo del cuore.
"Mi piace molto il quartiere dove vivo, l’11° Arrondissement: un villaggio dentro la città. Mi piacciono i caffè parigini: soprattutto, nel mio arrondissement, L’Autre Café, al 62 di rue Jean-Pierre Timbaud. A volte vado lì a lavorare; e se devo dare un appuntamento, è lì".
filippo | Venerdì, 4 giugno 2010 @18:55
dicevo solo per dire che la persona che ho vicino non lo sa fare..
x. | Mercoledì, 2 giugno 2010 @03:09
la prova del nove dell' "accontentarsi per paura del peggio" e' il:
"sono FELICEMENTE fidanzata/sposata..."
X-Y | Martedì, 1 giugno 2010 @22:35
Per quale motivo caricare solo le donne di tanto peso? La citazione di Wilde dovrebbe valere per tutto il genere umano. E un uomo che sappia semplicemente amare ? Estendiamo la cosa al genere umano e allora si, diventa difficile il discorso
filo | Martedì, 1 giugno 2010 @20:50
e una donna che sappia, semplicemente, amare no?
Fiorenza | Martedì, 1 giugno 2010 @20:35
Quindi donne insoddisfatte o incontentabili, ma, in fondo,timorose o sagge.Sappiamo che Oscar Wilde non fu un grande estimatore del genere femminile, però, la citazione potrebbe essere oggetto di riflessione.
Lila | Martedì, 1 giugno 2010 @19:37
Grazie ad X per l'omaggio a Mina.
LISA | Martedì, 1 giugno 2010 @19:00
Ehi X., ma la frase di Wilde che hai citato è geniale! Non la conoscevo: "Spesso le donne hanno il bene, se ne allontanano in cerca del meglio, trovano il male e se ne accontentano per paura del peggio".
Lila | Martedì, 1 giugno 2010 @15:14
Bellissime le parole di Annalisa, anche io non mi accontenterò mai di un surrogato, voglio un uomo che mi faccia ridere e che mi rispetti, un uomo che sappia emozionarsi e che non si vergogni di piangere in mia presenza, un uomo che riesca insieme a me a guardare lontano.
Annalisa farmacista | Martedì, 1 giugno 2010 @09:50
Mi viene in mente una canzone di Mary Chapin Carpenter (poco nota cantante country americana, che adoro-che anzi, Lisa ti consiglio, sia musicalmente che come "poetessa" - oltre che donna felice senza figli) che fa più o meno così:
"I’m looking for a strong and steady heart
For a love that won’t fall apart
At the first sign of trouble, near or far
I’m looking through eyes that have shed some tears
And I’m looking for that one who’s gonna face my fears
Without thinking he must erase each scar"
La canzone conclude poi dicenedo "I'm gonna find you wherever you are"
Eh secondo me bisogna che lo scoviamo colui/colei che è in grado di guardare le nostre paure, la persona che sa piangere e giorie. Qualcuno che ci possa stare a fianco senza pensare di doverci "salvare". Che non abbia paura dei nostri pianti o delle sue tristezze. E non mi accontenterò di un surrogato. Ti scoverò e ti amerò.