Martedì, 31 maggio 2011 @07:01
"Profumo di rose.
La prima notte
s’avvia alla fine"
(Hino Sojo)
Più forti i profumi quando si fa notte. Più notte la notte, quando sono con te.
(Poesia concentrata: l’haiku è un brevissimo componimento giapponese, di solito da tre soli versi. Quello che ho scelto per la mia rubrica di City di oggi, è tratto da "Il grande libro degli haiku", Castelvecchi)
Io intanto vado all'opening della Biennale di Venezia. Ho da poco intervistato la direttrice, che per la prima volta è una donna, Bice Curiger. E sono molto curiosa. In valigia (minuscola: avrò imparato a viaggiare leggera?), solo infradito: è bello andare a Venezia, ma non essendoci taxi (i taxi in formato motoscafo o gondola se li può permettere solo Angelina Jolie), sono vietate le "scarpe da taxi", quelle così alte che ci si può permettere di arrivare solo fino alla macchina...
Lunedì, 30 maggio 2011 @09:19
"I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
che tu venga all’ospedale o in prigione
nei tuoi occhi porti sempre il sole.
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
questa fine di maggio, dalle parti d’Antalya
sono così, le spighe, di primo mattino…"
(Nazim Hikmet)
Nei tuoi occhi porti sempre qualcosa di fuori: il cielo in tempesta, l’azzurro più azzurro, il sole.
Nazim Hikmet, poeta turco del Novecento, comunista romantico e rivoluzionario, incarcerato in Turchia, morto in esilio a Mosca. I versi che ho scelto oggi per City sono tratti da "Poesie d’amore", Mondadori.
Non male però il Buongiorno del poeta rivoluzionario proprio oggi. Gli sarebbe piaciuta Piazza Duomo in arancione dopo le elezioni!
Susy Anne | Martedì, 31 maggio 2011 @14:37
Adoro Hikmet.
Anna | Lunedì, 30 maggio 2011 @23:07
Meraviglioso Hikmet. Da sempre amo la sua sensibilità artistica, così ricca di umanità, così vicina all'Uomo.
Una buona notte, cara Lisa.
Anna
Sabato, 28 maggio 2011 @09:28
Marina Pugliese ha un teschio tatuato sul cuore. Ed è una sorpresa, questa quarantenne minuta e gentile, che nasconde però un’anima d’acciaio e un passato da punk: forse ci vuole, per dirigere l’appena ristrutturato Museo del Novecento a Milano, che, riaperto a dicembre dopo tre anni di lavori, ha conquistato i milanesi e non solo. In tre mesi, più di 500 mila visitatori, file costanti in piazza... L’abbiamo incontrata: sulla terrazza di Giacomo, il nuovissimo ristorante del museo, vista straordinaria su Piazza del Duomo.
Lei è una donna, ed è a capo di un team quasi tutto femminile. Però, nel Museo del Novecento, le donne artiste sono pochissime.
"Solo quattro, per l’esattezza. Grazia Varisco, Carla Accardi, Carla Badiali e Dadamaino (il nome d’arte di Eduarda Maino). Ma questa presenza/assenza non è, del resto, la storia del Novecento, della donna nel mondo dell’arte e del lavoro? Soprattutto in Italia".
Delle quattro artiste che troviamo al museo, quale le sta più a cuore?
"Carla Accardi, con la grande tela "Viola Rosso". Un alfabeto inventato, caratteri inesistenti, e colori quasi fluo, viola e rosso appunto: se le guardi a lungo, le lettere vibrano. Un quadro che ho fatto vedere al mio terzo figlio, che è dislessico: perché la lingua è una convenzione, che magari non ti aiuta davvero a comunicare. A differenza dell’arte".
Donne artiste poche, ma lei si circonda di collaboratrici.
"Non è casuale: è un trademark, per me. E’ anche un ringraziamento. Perché la mia carriera (io sono genovese, rifiutata purtroppo dalla mia città d’origine) è stata segnata da donne più grandi di me, che mi hanno passato il testimone. E quando il sindaco di Milano, a sorpresa, mi ha nominato, ho voluto ricordarle tutte: Alessandra Mottola Molfino, Maria Teresa Fiorio, Lucia Matino, Luana Codignoni, Claudia Gian Ferrari… Ma anche le più giovani, quelle a cui passo io il testimone: Danka Giacon e Iolanda Ratti".
Troppe. Ne scelga una.
"Troppe? Ma no, ho avuto semplicemente l’enorme fortuna di una rete di protezione al femminile, in un mondo, quello dell’arte, che sa essere feroce con le donne. E cos’avrei fatto senza Barbara Ferriani, la restauratrice che mi ha aiutato a scegliere il vestito per il giorno dell’inaugurazione, e mi ha persino fatto ridipingere con un pennarello la fibbia delle scarpe? Un po’ come una madre il giorno delle nozze della figlia. Un nome che vorrei ricordaste quando visitate il museo, perché è lei che ha restaurato il soffitto Fontana, all’ultimo piano: quello che era dell’Hotel del Golfo all’isola d’Elba. E’ una sala straordinaria, adesso, insieme al grande neon studiato per la Triennale del ’51, simbolo anche della ripresa di Milano del dopoguerra. Uno dei primi "ambienti" della storia dell’arte nel mondo: per godersi l’opera, lo spettatore si deve muovere, camminare. Ed è una sala che ha trasformato Piazza del Duomo".
Addirittura…
"Non trova? Quando lei è in piazza, è quello che vede, soprattutto di sera: il neon nella vetrata dell’Arengario. Bellissimo".
A quanti anni, in quale museo ha capito che quello era il suo mondo?
"Sinceramente? Non ho mai avuto un’illuminazione del genere. Io ho studiato tecniche artistiche del contemporaneo, su quello ho scritto libri, quello volevo insegnare. Poi è andata diversamente. E sono arrivata, felicemente, qui".
Ma un museo che l’ha particolarmente colpita?
"Il Louisiana, a qualche chilometro da Copenhagen, sul mare del Nord. Forse perché è stato concepito, negli anni Cinquanta, come un anti-museo: un giardino con sculture da toccare, una delle prime caffetterie, i primi laboratori per bambini…".
Portare i bambini al museo: lei ci crede?
"Certo. Tanto che insieme all’artista Conny Prantera abbiamo pubblicato una guida proprio per i più piccoli, con sticker e indovinelli".
Mazarine, la figlia "segreta" di Mitterrand, in un’intervista raccontò di un’abitudine che aveva con sua madre: si incontravano ogni giovedì, a ora di pranzo, e andavano a vedere una sala, una sola, al Louvre. Lei lo fa?
"Mi sembra un’idea bellissima. E sì, lo faccio con i miei figli, che hanno 11, 12 e 13 anni. Quando siamo stati a Parigi, li ho portati al Louvre a vedere un’opera sola: la Pietà di Avignone. Le sale che attraversi per arrivarci, quello è un modo per far vedere il museo come viaggio nel tempo".
E se portasse per la prima volta i suoi figli nel suo museo, cosa mostrerebbe?
"Scelgo Boccioni, "La Carica dei Lancieri": per spiegare il futurismo, e il movimento".
Un’opera a cui tiene in modo particolare?
"E’ "Scultura d’ombra", di Parmiggiani. Davanti agli Archivi del Novecento, è stata creata apposta per questo spazio. E’ una libreria creata con il fumo, un’impronta del tempo: per farla, l’artista ha posato contro la parete dei libri, e poi ha bruciato degli olii grassi. Il fumo entra negli interstizi e "dipinge". Ma è soprattutto un omaggio a una donna che mi ha insegnato molto, che amava Milano, e che non c’è più: la gallerista Claudia Gianferrari. Che a Milano, anche al museo, ha lasciato parte della sua collezione. Quest’opera d’arte era, anche, un suo sogno".
Il primo quadro che avete appeso?
"E’ di Tancredi: "Fiori dipinti da me e da altri al 101%". Volevamo che il primo a trovare la sua collocazione avesse un significato simbolico. Ed è tutto nel titolo: perché a questo museo hanno lavorato centinaia di persone. Io sono la 101, quella che l’ha ereditato".
Se potesse portarsi a casa un quadro, una scultura, di tutta la storia dell’arte, che cosa sceglierebbe?
"Nulla, davvero. Non sono una collezionista. Non mi importa il possesso. E poi, ho il museo!".
Ho intervistato Marina Pugliese per Grazia. Quello che non ho scritto, ma che racconto a voi qui sul blog, è che anche lei è (stata) un’aspirante madre; come Emma, la protagonista del mio primo libro; come molte di voi che mi leggete e che avete letto il Libro Rosa...
Il Museo del Novecento invece lo trovate qui: http://www.museodelnovecento.org/
LISA | Lunedì, 30 maggio 2011 @09:05
URSENNA: ah, il Great Barrier Reef! (sospirone). Manda altre cartoline da down under.
Ursenna | Domenica, 29 maggio 2011 @16:14
BELLISSIMO. Nella to do list delle vacanze in Italia. Ursenna, con un teschio sul costume. Dalla barriera corallina,
Carla | Sabato, 28 maggio 2011 @18:00
io il Museo del Novecento l'ho visto appena aperto: una fredda giornata di gennaio in cui ho fatto la coda con... i miei bambini che appena arrivati nel sala Fontana sono rimasti a bocca aperta per la bellezza del neon e la vista sulla piazza.
E' un posto affascinante, e adesso che so la storia di questa direttrice è anche commovente e oserei dire complice delle donne.
Venerdì, 27 maggio 2011 @07:39
"Com’è bello questo piccolo paesaggio
Questi due scogli questi pochi alberi
e poi l’acqua e poi il fiume
com’è bello
Pochissimo rumore un po’ di vento
e molta acqua
E’ un piccolo paesaggio di Bretagna
può stare nel palmo della mano
quando lo si guarda da lontano"
(Jacques Prévert)
Ma quale paesaggio, quale mare, quale fiume tengo nella mia mano?
Io, mi sa, tengo in mano, racchiusa, Piazza Unità a Trieste, e l'orizzonte del mare. Ci ho ripensato grazie a Prévert, che non rileggevo da tanto, troppo tempo. I versi di oggi sono tratti da "Poesie", Newton.
E come ogni venerdì, trovate il Buongiorno di oggi anche nella parte globish del sito. Ma, visto che si tratta di Prévert, è in francese.
LISA | Lunedì, 30 maggio 2011 @09:32
Che bello tutto quello che tenete, forte, nel pugno.
Aminta | Sabato, 28 maggio 2011 @20:25
Non ho un paesaggio sul palmo della mano, io ce l'ho stretto nel pugno, con le unghie conficcate, e non è nemmeno un paesaggio, è una piazzetta, antica, bellissima, carica di ricordi e di speranze. Non tutte deluse ma in parte sì...
erica | Sabato, 28 maggio 2011 @14:08
io nel palmo della mano tengo il paesino del Piemonte dove è nata mia nonna e dove torno ogni volta che posso.. Le curve della strada che piega in mezzo alle vigne, le cicale e la neve, le gazze ladre e la luce.. Quando sono là mi sembra di respirare meglio.. E poi l'isola di Kampa a Praga, la pioggia della Foresta Nera e il Mare del Nord, tutti i miei luoghi dell'anima :)
paola | Sabato, 28 maggio 2011 @13:31
quale paesaggio tengo nella mia mano? Roma vista dall'alto di uno dei suoi sette colli...uno qualsiasi. La tengo, non solo, nel palmo della mia mano ma nel mio cuore, nella mia anima, in ogni mio dove c'è Roma, scorre nelle mie vene come il biondo Tevere scorre in lei, a volte con impeto ed altre con un'esasperante calma. Un crudel destino mi costrinse a separarmi dalla città che mi ha dato la vita e che amo al di sopra di ogni altra cosa. Per ora mi accontento di andare a farle visita ma non ho perso la speranza di tornare a vivere da Lei...Roma.
Giusy | Venerdì, 27 maggio 2011 @13:24
e adesso vado a guardare il "globish" Non voglio perderlo.
Giusy | Venerdì, 27 maggio 2011 @13:19
Eh, Lisa, quando lascio Trieste per Roma metto le mani a coppa e mi porto via lo scorcio di Grignano. Pensa un po', mentre stavo preparando il pranzo (il consorte ottuagenario è di mente vivace come il suo appetito) mi sono trovata a canticchiare sottovoce "les feuilles mortes" Sono proprio d'antan e stasera magari cercherò su internet Yves Montand che la interpretava tanto bene. Ciao!
Giovedì, 26 maggio 2011 @08:50
"Anthony, aveva detto lei. E con quell’unica parola non solo gli offriva se stessa, ma una nuova edizione, riveduta e corretta, del suo futuro."
(Jojo Moyes)
E dunque forse è anche questo l’amore: il dono non solo del presente, ma del futuro.
Sto leggendo dei "romanzoni d’amore" (mi piace questa definizione, un po’ rétro), per un articolo che devo scrivere per Grazia, e la frase che ho scelto oggi per City è tratta da uno dei migliori: "L’ultima lettera d’amore", dell’inglese Jojo Moyes, Elliot. Una ragazza a Londra oggi, amante di un uomo sposato che le manda solo brevissimi e clandestini sms, trova nell’archivio del giornale in cui lavora una lettera d’amore di cinquant’anni fa… E il libro fa un balzo all’indietro, portandosi dietro anche noi.
domo | Giovedì, 26 maggio 2011 @11:48
buongriono lisa, il mare oggi ha un colore magnifico
valentina | Giovedì, 26 maggio 2011 @11:28
certo Lisa che ti downlodo !! Diffondo 'il verbo' urbi et orbi . Questo blog è fonte di ispirazione continua. La frase era questa: " ...e alla fine pensai che la mia invisibilità fosse essenziale alla mia sopravvivenza. Se uno non ti vede non può farti del male". E' bellissima, una scrittura emotiva che mi ha coinvolto tantissimo.
LISA | Giovedì, 26 maggio 2011 @09:42
Ma dai, VALENTINA, che bello! E qual'è la frase che ti era piaciuta? Per chi non ha mai letto niente di Andrew Sean Greer, trovate la mia intervista nel post del 30 luglio 2009 ("Io, e lo scrittore con la T-shirt di Obama"). Tra gli scrittori Adelphi mi piace moltissimo, forse anche di più, Peter Cameron (l'intervista è il 19 ottobre 2009, "The city of your final destination"). Ma Valentina, anch'io vengo "downloadata" ogni tanto nelle tue pagine FB? Spero di sì!
valentina | Giovedì, 26 maggio 2011 @09:21
Mi piace ! Sai Lisa ho letto, seguendo il tuo suggerimento, "Leggere il vento" di Dinaw Mangestu, bellissimo; ho citato una frase del libro nella mia pagina di facebook e c'è stata un'onda di 'mi piace' e 'lo voglio leggere' . Ho letto 'Molto forte incredibilmente vicino' di Foer con i fazzoletti in mano...e adesso ne ho due di Sean Greer. Sei la mia personal shopper di libri !! Buona giornata a tutti.
Mercoledì, 25 maggio 2011 @11:17
"Chi parla nella sera? Chi preme
ancora questo citofono? Cenere dei camion,
su quali labbra vuoi posarti? Misteriosa
ogni crescita. Benvenute, ombre. Eri
la trincea di ogni frase, un tuffo
nel petto immobile. Tu senza colore
scendevi nello specchio
delle sillabe solitarie. Cadevi
da un’antica giostra. Stella pesante,
acqua senza sonno, livido rimasto. Bacio
tradotto da una spina."
(Milo De Angelis)
Tu dolce, dolce livido.
I versi di oggi sono tratti da "Quell’andarsene nel buio dei cortili", di Milo De Angelis, Mondadori.
LISA | Mercoledì, 25 maggio 2011 @19:05
RODOLFO: anche a me lo "specchio delle sillabe solitarie" piace, mi dà un'idea di non comunicazione, di solitudine, di non capacità/possibilità di relazione con gli altri. Ma mi colpisce soprattutto quella "stella pesante, acqua senza sonno, livido rimasto": il segno di un amore finito, forse di un disamore, di un amore complicato. E quel "bacio tradotto da una spina", un bacio che fa male, anche se solo nel ricordo.
una a caso | Mercoledì, 25 maggio 2011 @16:42
a rodolfo continuo a non apprezzare sorry .........anche a me però piace _misteriosa ogni crescita ......il resto è un groviglio di parole .Per me ,naturalmente ciao grazie
rodolfo | Mercoledì, 25 maggio 2011 @15:39
millo de angelis è tutto tranne che un poeta freddo e cerebrale. provo a dare una risposta: scendevi nello specchio delle sillabe solitarie: la scrittura è specchio, prima di tutto di sé e poi del mondo, doppio riflesso identità; le sillabe solitarie possono essere quelle di un dialogo muto, di una ricerca faticosa, di una solitudine, cercata o non voluta. e veramente belli i versi "Misteriosa / ogni crescita. Benvenute, ombre." come il titolo della raccolta, poi.
paola | Mercoledì, 25 maggio 2011 @15:25
mi stupisco sempre di come sia soggettiva la comprensione dell'arte e di come sia vero quel detto popolare che recita "non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace ". Credo che questa poesia sia un sorta di elogio alle parole, piccole o grandi, sensate o meno che siano.
una a caso | Mercoledì, 25 maggio 2011 @14:16
è una poesia fredda,che non dà nessuna emozione . il poeta mi sembra troppo coinvolto nella ricerca della perfezione della parola . _scendevi nello specchio delle sillabe solitarie _che vuol dire?
Martedì, 24 maggio 2011 @08:04
"Son io colui che t’attende nella notte stellata.
Colui che sotto il tramonto insanguinato t’attende.
Guardo cadere i frutti nella terra cupa.
Guardo danzare le gocce di rugiada nell’erba.
Nella notte al denso profumo delle rose,
quando danza la ronda delle ombre immense.
Sotto il cielo del Sud, colui che ti attende quando
l’aria della sera bacia come una bocca."
(Neruda)
Quanti baci, nell’aria della sera.
I versi di oggi sono tratti da "20 poesie d’amore e una canzone disperata", Edizioni Accademia.
Giusy d'a. | Giovedì, 26 maggio 2011 @12:35
Certo , Maria. La tua non mi sembrava una requisitoria quindi, ben lungi da me vestire i panni del difensore d'ufficio, peraltro non richiesto! Ciao. (senza puntini di sospensione)
LISA | Mercoledì, 25 maggio 2011 @16:19
Conosco (più o meno) la storia e la Storia, ma non la canzone! Forse Martone dovrebbe farci un altro film... Scherzo, scherzo - ma non troppo. Mi piace ripassare al cinema!
maria | Mercoledì, 25 maggio 2011 @14:33
beh forse per te la storia è un'altra cosa dipende sempre che storia una persona studia,è Lisa che ha detto di non conoscrere la canzone non tu scusami ma ........probabilmente per Lisa è stata una dimenticanza e comunque non credo abbia bisogno di un avvocato difensore......................Ciao Giusy d'a.
Giusy d'a. | Mercoledì, 25 maggio 2011 @13:37
suppongo che Lisa conosca molto bene la Storia e non solo d'Italia. Conosco anch'io la Canzone del Piave forse perché appartengo a un'altra generazione, comunque, si tratta solo di una canzone. Bella e coinvolgente. La Storia è altra cosa ed è molto complessa. Ci vogliono montagne di libri, di testimonianze di studi approfonditi per arrivare a capirci qualcosa.
Maria | Mercoledì, 25 maggio 2011 @11:27
Buongiorno Lisa ,mi meraviglia molto che una "triestina" come te non conosca la storia d'italia......................di solito la insegnao alle elementari ma se vuoi posso ricordartela.
Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il 24 maggio.................Ricordi???
buona giornata
LISA | Martedì, 24 maggio 2011 @20:19
LADY CHATTERLEY: la Canzone del Piave no, non credo di averla mai sentita (vedete quante cose imparo oggi?). In compenso, sempre per quanto riguarda lezioni di italianità, ho visto finalmente "Noi credevamo", il film sul Risorgimento presentato l'anno scorso a Venezia e girato da Mario Martone (che aveva firmato lo stupendo "La meglio gioventù"). Tre ore di lezione su Mazzini e Garibaldi con un bravissimo Luigi Lo Cascio, e un pochino di confusione, non solo storica: i protagonisti, patrioti e garibaldini, avevano tutti basette e baffi, e li distinguevo a malapena uno dall'altro...
LISA | Martedì, 24 maggio 2011 @20:14
Gentile LEONARDO, lei ha perfettamente ragione. I miei commenti sono eterei (e questo mi piace), ma spesso anche zuccherosi e iperglicemici (e questo mi piace meno!). Ma a volte cerco solo di stare in punta di piedi vicino a versi troppo belli... E scivolo sullo zucchero. A lei grazie di avermi raccontato una storia che non conoscevo: quella di Jan Neruda, il poeta di Praga che Pablo Neruda amava così tanto.
Lady Chatterley | Martedì, 24 maggio 2011 @20:04
Terribili le guerre, lasciano cicatrici difficili da rimuovere per chi le ha vissute e facili da rimuovere per interessi Molto precisi e mirati
Lady Chatterley | Martedì, 24 maggio 2011 @19:51
Mah, penso che i commenti della'nostra' Autrice vogliano essere solo un input, che considero molto intelligente. Una proposta, insomma, per leggere e ascoltare le diverse opinioni. Passo ad altro: oggi è il 24 maggio! Nessuno di voi ricorda la Canzone del Piave?' io sì. me la cantava, con la sua bellissima voce perfettamente intonata, mia nonna. Non so dire chi gliela avesse insegnata. So solo che mi ricorda la Grande Guerra, nella quale hanno combattuto e perso la vita tanti italiani: moltissimi erano meridionali e combattevano per il nostro Paese. Uniti,. da nord a sud.
Leonardo Migliarini | Martedì, 24 maggio 2011 @18:26
Gentilissima signora Corva - parto complimentandomi e ringraziando per le sue scelte di versi, sempre di grande intensità, spessore e in buona misura molto originali, ma senza mai perdere l'impegno per l'alta qualità poetica_ Le leggo, le apprezzo, e imparo molto, quasi tutti i giorni sul 'City', che ormai tendo a considerare il miglior quotidiano italiano_ Do anche un gran valore alla sua scelta, non più dilettantistica o dozzinale, di citare il testo e l'edizione dei brani che pubblica_ E mi dispiace un po' allora non ritrovare lo stesso interesse e profondità nei suoi commenti, che mi sembrano sempre troppo monotematici, solipsisti ed eterei_ Ma questa è solo una mia opinione, e conta quello che conta_
Posso farle però un conciso appunto tecnico? Quando riporta dei testi di Pablo Neruda, dovrebbe aggiungerne anche il nome, o semplicemente l'iniziale, perché esiste un altro poeta con quel cognome, ceco, dal quale infatti Pablo neruda ha scelto il proprio pseudonimo_ Capisco che è un puntiglio, perché l'unico Neruda davvero famoso è il cileno - ma tecnicamente sarebbe meglio operare sempre la distinzione_
La ringrazio dell'attenzione e la esorto a continuare nel suo lavoro, preziosissimo, di far vivere la poesia ogni giorno e offrirla, in prima pagina, a ogni sorta di lettore comune_ Saluti carissimi e auguri per il futuro_
Andy | Martedì, 24 maggio 2011 @16:20
Ancora una volta siamo in sintonia: sul mio comodino c'è un libro di Neruda.
Lunedì, 23 maggio 2011 @08:28
"Ricevuto del tempo libero dal Buddha,
faccio il bucato"
(Ozaki Hosai)
Lo zen e la casalinghitudine.
Ricordate, nel mio primo libro, Emma e il "sussurro della lavatrice"? I versi che ho scelto oggi per City le sarebbero piaciuti. Sono tratti da "Il grande libro degli haiku", Castelvecchi.
aminta | Martedì, 24 maggio 2011 @00:06
Magnifica la "casalinghitudine" applicata allo zen o viceversa!
annetta | Lunedì, 23 maggio 2011 @22:22
...sembra una poesia surreale alla "francesca genti".... bellissima!
paola | Lunedì, 23 maggio 2011 @14:00
lo zen per il bucato e non solo...lo zen per stirare (se non sbaglio a te non piace), lo zen per guidare nel traffico senza arrabbiersi, lo zen da ufficio e quello da palestra, per nuotare e per correre. insomma, a volerlo, ci può essere "lo zen" per ogni cosa o per nulla. è come dire a se stessi "pensa senza pensare". un saluto e a presto.
Domenica, 22 maggio 2011 @21:02
Quello che mi è piaciuto ad Atene: il caffè con terrazza dell’ipermoderno e nuovissimo Museo dell’Acropoli, con vista, ovviamente, sull’Acropoli. Portarsi dietro i Lirici Greci da leggere sotto gli ulivi del Partenone e ridere perché non ci ricordiamo (quasi) niente. Io, non contenta, ho poi confuso l’entasi (i leggeri rigonfiamenti sui fusti delle colonne del Partenone, una specie di voluta illusione ottica, mi hanno rispiegato le mie amiche) con l’enfasi. Del resto, anche l’enfasi del Partenone mi sembrava appropriata.
Mi sono piaciute le ciambelle ricoperte di semi di sesamo, dolci o salate, in vendita in chioschi improvvisati in giro per la città; ma anche bere un cocktail sul terrazzo dell’Hotel Grande Bretagne, di sera, con vista, ovviamente, sul Partenone (con enfasi). Mi è piaciuto scoprire nei musei dei piccoli gioielli a forma di serpenti, che servivano per fermare trecce e capelli. E gli "ostrakon", cocci su cui veniva scritto il nome di chi si voleva bandire dalla città (ne servivano almeno 6000, e l’esilio era di dieci anni). Da qui, ostracismo. Questa almeno la sapevo. Anzi, non sarebbe un’idea da copiare?
Mi è piaciuto scoprire in metropolitana che c’è una fermata dedicata ad Alexandros Panagoulis, rivoluzionario greco ai tempi della dittatura dei colonnelli, grande amore di Oriana Fallaci, a cui dedicò quello che mi è rimasto impresso come il suo libro più bello, "Un uomo".
Ma soprattutto, mi è piaciuto svegliarmi nella luce della Grecia: bianca, abbagliante. Il Mediterraneo.
annetta | Lunedì, 23 maggio 2011 @22:32
a warm welcome nell'official fanclub di atene!! ...e un giretto a kolonaki no?? la prossima volta...vedrai che sarà più presto di quanto tu pensi, la grecia è una malattia (almeno per me...)
Giusy d'a | Lunedì, 23 maggio 2011 @13:39
Mi è piaciuto tanto il reportage sul 'blitz' ateniese.Ci hai messo un po' di tutto: dalla spiegazione di cos'è l'entasi (dimenticato) agli ostrakon che vorrei tanto usare (questa la sapevo e me l'hai ricordata) fino a Panagoulis e alla Fallaci. Ottima giornalista e scrittrice che non sono mai riuscita ad apprezzare come avrei dovuto. Non ci sono proprio riuscita. Ho i miei limiti o forse sono limitata.
una a caso | Domenica, 22 maggio 2011 @21:43
è piacevolissimo leggere le tue impressioni e vivere le tue emozioni . . buona notte.
Venerdì, 20 maggio 2011 @06:17
"Basta, voglio andare via, lontano dalle rive del linguaggio,
una barca senza nessuno a bordo,
persa in mare,
niente lettere, niente vocabolario,
neppure un nome dipinto sulla prua.
Nient’altro che silenzio, quel silenzio che scende
ogni volta che esco con un notes
e una nuvola improvvisa getta un’ombra sulla mia pagina."
(Billy Collins)
Finalmente, silenzio.
I versi di oggi sono del poeta americano Billy Collins, che mi piace molto, e sono tratti da "The Art of Drowning", University of Pittsburgh Press. Traduzione, molto imperfetta, mia.
Trovate, come ogni venerdì, i versi anche in originale nella parte globish del sito: Friday Poetry!
una a caso | Venerdì, 20 maggio 2011 @14:30
Chy , questi versi di Collins non ti hanno certo rallegrato ... c'è il sole ....... esci , vedrai quante anime sole ci sono . scrivere aiuta e Lisa è una ottima amica ciao
Giusy d'a | Venerdì, 20 maggio 2011 @14:12
Belli questi versi. In quanto alla traduzione, se lo dice Lisa...a me sembra perfetta, ma parlo da incompetente. Una' stretta al cuore' per questo commento, rattrista leggere parole un po' oscure, almeno per me, e cariche di dolore, di fatica esistenziale. La poesia parla di una barca e di un mare nel quale cercare silenzio, Chy parla di sassi che intralciano la risalita. Spero tanto che questa ragazza possa riscoprire il benefico silenzioso rumore del mare, a bordo di una affidabile barca.
Chy | Venerdì, 20 maggio 2011 @13:05
Ormai è passato + di 1 anno da quando scivolando (e ancora non ho capito se forse quell'inciampo fui proprio io a cercarlo) feci cadere il primo sasso...bè da lì è iniziata la frana della mia vita e che ormai mi sta completamente soffocando...so che devo trovare le forze per continuare ad aggrapparmi a qualsiasi appiglio in questa devastante e continua discesa, ma in questo momento desidero solamente ascoltare nient'altro che il silenzio assordante della mia anima consapevolmente sola...
Giovedì, 19 maggio 2011 @07:50
"Io già sento primavera
che s’avvicina coi suoi fiori
versatemi presto una tazza di vino dolcissimo"
(Alceo)
Oggi voglio solo petali profumati. Oggi voglio solo che la primavera mi accarezzi.
Ancora un poeta greco: i versi di oggi sono tratti dai Lirici Greci tradotti da Salvatore Quasimodo, in un vecchio, ormai introvabile, libro Mondadori. Ancora un poeta greco, perché domani parto per un weekend ad Atene, con le mie due grandi amiche del liceo (classico): ora viviamo tutte e tre in tre Paesi diversi, dove parliamo tre lingue diverse. E la scommessa è vedere se sapremo ancora decifrare qualcosa dal greco antico. Io temo di no, ma forse le altre hanno già ripassato…
una a caso | Venerdì, 20 maggio 2011 @14:11
Annetta , latino tanto anch'io e anche all'università ....forse c'è stato un malinteso . ciao
ANNETTA | Venerdì, 20 maggio 2011 @11:14
Scusate, ma qualcuna di voi ha studiato GRECO allo scientifico? Io vengo dallo scientifico ma greco non l'ho studiato...solo latino, e davvero tanto... Ciononostante amo le città sensuali, anche se vedo in Berlino la vera dolorosa capitale storica e culturale d'Europa.
una a caso | Venerdì, 20 maggio 2011 @08:51
hai studiato con il testo a fronte,eh! è per questo che non ricordi niente !nihil dico amplius ! in quanto alle città io amo il sud .il sole il caldo ..... attendo suggerimenti buon fine settimana e inizio dell'altra a tutti
LISA | Venerdì, 20 maggio 2011 @06:19
MIRCEA: i Lirici Greci tradotti da Quasimodo sono introvabili, quindi ho ripiegato sul piccolo volume Oscar Mondadori, a cura di Giulio Guidorizzi. Però a me la licenza poetica di Quasimodo piace... La traduttrice tascabile è un'idea meravigliosa: appuntamento sull'Acropoli?
Mircea | Venerdì, 20 maggio 2011 @00:08
No, nella traduzione di Quasimodo no: mi oppongo. Oltre alla difficoltà di tradurre i lirici rendendone il senso e rispettandone il ritmo, devi anche capire fino dove ed a che punto entra il poeta nella traduzione quando vai a verificare quel che hai tradotto. Consiglio la traduzione di Cantarella. Per quel che riguarda il greco da decifrare avete qualche chances se qualcuna di voi ha dato qualche esame di epigrafia greca. Se volete mi unisco al gruppo come traduttrice tascabile.
LISA | Giovedì, 19 maggio 2011 @20:32
UNA A CASO: chi ha fatto lo scientifico si porta i Lirici Greci senza testo a fronte? Scherzo, scherzo. Ho comprato due copie dei Lirici Greci da regalare alle mie compagne di viaggio e ho dato una sbirciatina, mi sono già demoralizzata. Però, FARFALLA, mi piace l'idea delle città "pragmatiche": per esempio? Berlino? Copenhagen? Architettura e design?
farfalla | Giovedì, 19 maggio 2011 @20:25
come, "no comment" ? Il commento l'hai lasciato ed è piuttosto chiaro. Per fortuna sono in buona compagnia...
MARIA | Giovedì, 19 maggio 2011 @16:39
no comment mi sembri fuori di testa
buon week comunque....................
maria
Farfalla | Giovedì, 19 maggio 2011 @15:20
chi viene dallo scientifico preferisce le città pragmatiche, se così si possono definire. Atene mi ha lasciato un ricordo fatto di smog, confusione e quant'altro. Ma l'Acropoli, quella no. è magica. Buon week end a Lisa e alle sue amiche. è sicuro, si divertiranno e faranno a gara, ridendo, a chi sarà la più brava con le reminiscenze lasciate dal greco antico.
annetta | Giovedì, 19 maggio 2011 @13:22
Atene: una città fantastica, ci ho vissuto sei mesi tanti anni fa...E la lingua greca, dal suono così dolce e sensuale da evocare piaceri primitivi, come il profumo dei fiori, il vino dolce e il tocco del vento caldo dell'egeo...Divertiti lisa e porta un bacione ad atene anche per me!
valentina | Giovedì, 19 maggio 2011 @13:22
è un mio grande rimpianto non aver potuto frequentare il liceo classico: ai tempi era considerata una scuola d'élite, purtroppo, e i miei genitori non acconsentirono alla mia richiesta. Ho adorato lo studio del latino all'istituto magistrale, meraviglioso...Edimburgo, ecco, vorrei andare lì con le mie due amiche di una vita. Buona giornata a tutte !
una a caso | Giovedì, 19 maggio 2011 @09:39
...e chi viene dallo scientifico dove va?
Mercoledì, 18 maggio 2011 @09:07
"E’ un uomo ostinato. A dispetto del tempo afferma:
Amore, poesia, luce. Costruisce su un fiammifero
una città con case, alberi, statue, piazze... I treni
arrivano in orario. L’ultimo scarica
tavolini di marmo per un locale in riva al mare
dove rematori sudati con belle ragazze
bevono limonate ghiacce guardando le navi.
Soltanto questo ho voluto dire, fa niente se non mi credono."
(Ghiannis Ritsos)
Soltanto questo: amore, poesia, luce.
I versi di oggi, del sensuale Ritsos, che ha ispirato così tanti dei miei Buongiorno, sono tratti da "Poeti greci del Novecento", Meridiani Mondadori.
LISA | Giovedì, 19 maggio 2011 @07:47
AMINTA: sì. Sogni. Indispensabili. Cosa sarebbe senza la vita, se non sapessimo sognare. E seguire i sogni.
Aminta | Mercoledì, 18 maggio 2011 @18:59
Forse non solo amore, poesia, luce.Io aggiungerei Sogni. Costruire su un fiammifero una città ideale equivale a sognare.
paola | Mercoledì, 18 maggio 2011 @10:42
tutti noi, nella vita, dovremmo avere un po' d'amore, un po' di poesia e un po' di luce...grazie Lisa. buon giorno
Martedì, 17 maggio 2011 @06:49
"Le strade in cui devo guidare di notte non sono illuminate,
le uniche luci sono i fari delle macchine
davanti o dietro.
La zona è collinare, però, e quindi i fari davanti e dietro scompaiono
nel buio a ogni collina.
E’ una strana sensazione, come essere seguita
o ingoiata da qualche cosa senza dio.
Tutte le ragioni per volere bambini sono sbagliate,
ed è per questo che ne voglio.
Sono stanca di queste bende di colline".
(Sheryl St.Germain)
Guidando, di notte.
Anche i versi che ho scelto oggi per la mia rubrica su City sono tratti dall’antologia "Motori di/versi", Crocetti.
LISA | Mercoledì, 18 maggio 2011 @09:04
Bello rleggerti, ANNALISA FARMACISTA. Mi piace, sai, l'idea di una nuova casa, piena di luce.
una a caso | Mercoledì, 18 maggio 2011 @08:48
prima di comperare casa ho fatto una lunga lista delle cose poitive e negative c'è sole pos ..è isolata pos perchè non hai vicini noiosi, neg perchè troppo solitaria . l...gli amici verranno a trovarmi? che faccio tutto il giorno? i negozi? costruiranno qui vicino? le domande sono tante ma ti serviranno per prendere una decisione . ciao e ..in bocca al lupo
Carla | Martedì, 17 maggio 2011 @21:41
Forse il verso che ci dovrebbe guidare tutte è il primo: le strade che guido di notte non sono illuminate...
forse anche la tua strada, Annalisa, non è illuminata ma si può percorre lo stesso e ci può portare alla felicità allo stesso modo.
( poi, sai, gli altri le domande le fanno perchè non sanno fare altro: mio marito dice sempre " quando ti sposi ti chiedono quando il primo bambino. Lo Fai, e poi ripartono, Adesso ci vuole il secondo! Poi con il terzo, come è successo a noi, E no, adesso basta, però ! quindi come vedei gli atri non sono mai contenti.
Guida felice versa la tua nuova e isolata(!) casa.
farfalla | Martedì, 17 maggio 2011 @21:12
io guido bene di notte perché i fasci di luce dei fari mi danno sicurezza. non i miei, quelli degli altri. e quando imbocco una strada buia accendo gli abbaglianti e non ho desideri particolari, desidero solo arrivare alla meta!
Lady Chatterley | Martedì, 17 maggio 2011 @20:39
Guidare di notte e da soli vengono strani pensieri. Volere un bambino e per quale ragione? e se per caso fosse un desiderio sbagliato sarebbe un grosso problema per il nascituro. Desiderare che spariscano le colline e quell'altalena fra luci e ombre mi piace di più
Giusy | Martedì, 17 maggio 2011 @15:20
Ma quale 'mostro' sarà mai Annalisa che si autodefinisce così, scherzosamente? La vedo come una giovane donna piena di energia e di progetti. Bello anche pensare a una casa fatta apposta per noi, dove poter vivere in serenità, circondati da ciò che ci piace. Spero proprio che ci riesca ad averla quella casa un po' bianca, un po' grigia. verde e lilla. (a me piacciono molto i lillà ma qui, dove vivo, non riesco a farli crescere e fiorire)
Annalisa farmacista | Martedì, 17 maggio 2011 @11:09
Ehilà! Sono stata assente nello scrivere, ma non nel leggere. Oggi questi bei versi mi fanno pensare a questi giorni in cui ho (forse) trovato una bella casa enorme e piena di luce in cui mi piacerebbe abitare. Al consorte piace, l'unica cosa che ci lascia perplessa e appunto la strada buia per arrivarci. La zona non è collinare ma ultra pianeggiante, però il contesto è decisamente isolato. Un po' forse è perchè mi voglio isolare io, che sono un po' stufa di sentire persone che ti fanno le Solite Domande, non tanto per la domanda in sè, quanto per lo stato d'animo che ho io e che mi fa sentire anche in colpa verso il consorte. Io sono felice così: sono dunque un mostro? Il consorte è addirittura arrivato a propormi un viaggio verso strade "eterologhe". Sono però perplessa. A me non interessa avere la pancia. Mi piacerebbe avere un figlio che assomigli a mio marito. Ma tutte queste ragioni sono appunto sbagliate ed è per questo che, al contrario di Sheryl, io non ne voglio a queste condizioni. Però vorrei tanto questa bellissima casa tutta bianca e grigia con tocchi di lilla e verde acido. Lisa ti piacerebbe molto. Un abbraccio a tutte!
Lunedì, 16 maggio 2011 @07:32
"Un giorno qui che è maggio te ne accorgi
guidando l’automobile verso Genova:
di là dal parabrezza in corsa appaiono
insensibili, immense, le ginestre.
Sono lì, sregolate
come fascine di luce
piovuta e rappresa, come
covoni rovesciati, spezzati
favi.
Non si vedevano fino a qualche settimana
fa, nessuno le aspettava, loro, selvatiche.
Dov’erano, dove lo condensavano
tutto questo loro bagliore?"
(Giuseppe Conte)
Fiorire è sempre all’improvviso.
I versi che ho scelto oggi per City sono tratti dall’antologia "Motori di/versi", Crocetti: solo poesie, di autori italiani e stranieri, dove in qualche modo compaiono le automobili. Molto divertente.
paola | Lunedì, 16 maggio 2011 @22:29
...ricordo un viaggio in treno, fatto qualche anno fa, da Roma a Napoli, mi sorprese una forte emozione alla vista di immense distese di alberi di pesco in fiore...dire "magnifico" è dire poco
Carla | Lunedì, 16 maggio 2011 @09:48
Mi piace viaggiare in automobile, o in treno, perchè anche i tragitti più familiari diventano nuovi con dettagli improvvisi e fioriti.
una a caso | Lunedì, 16 maggio 2011 @08:55
qui a roma la primavera esplode con la fioritura dei siliquastri che regalano una bella macchia di rosa intenso......dai giardini delle case spuntano i glicini e sulle cancellate i profumatissimi gelsomini . tutto ti invita ad una passeggiata
Venerdì, 13 maggio 2011 @08:02
"Ma quando sediamo vicini, insieme, scivoliamo l’uno nell’altra, ci fondiamo con frasi e parole. Il confine tra noi sfuma, è avvolto nella nebbia. Siamo impalpabile territorio".
(Virginia Woolf)
Quando sei vicino a me.
La frase che ho scelto oggi per City è tratta da "The waves", uno dei primi libri che ho letto di Virginia Woolf. La traduzione, imperfetta, è mia.
Come ogni venerdì, trovate il Buongiorno di oggi anche in inglese. Ed ecco il mio solito appello del venerdì: se vi piace, diffondete, mandate, linkate i vostri amici globish! Portiamo un po' di bora poetica nel mondo, che ne dite?
Nottesilente | Lunedì, 16 maggio 2011 @21:50
Quanti brividi con queste parole...
Aminta | Domenica, 15 maggio 2011 @23:24
Singolare questa Virginia Woolf, che ha scelto di morire come Ofelia. Invece di raccogliere fiori si è messsa grossi sassi nelle tasche per vincere l'istinto di sopravvivenza. Vai a capire quelle che succede nella mente di chi usa parole tanto belle e convincenti e poi decide di affondare e di perdersi al di là dei confini della vita.
valentina | Domenica, 15 maggio 2011 @17:21
proprio stamattina mi sono commossa ad osservare un babbo e un figlio condividere un momento, da protagonisti, della festa della città dove vivo. Ho pensato al mio di babbo, che non c'è più e alla bellezza di quello sguardo complice e orgoglioso.
paola | Domenica, 15 maggio 2011 @16:11
questo stare vicini è applicabile anche ai genitori, in special modo se sono anziani "ci fondiamo con frasi e parole"...loro hanno parole per noi (figli) anche quando non ci parlano. Ascoltiamoli
una a caso | Sabato, 14 maggio 2011 @18:56
oggi vicini .ma non troppo .abbiamo passato gran parte della giornata in mezzo a un mare di fiori nella tenuta delle Fendi "i casali del pino" ....il confine tra noi si perdeva tra i colori e il verde del grano. ....spero che abbiate avuto tutte un buon sabato
Giusy d\'a. | Venerdì, 13 maggio 2011 @13:38
Bella questa frase resa ancor più intensa dalla traduzione e applicabile a tutte le stagioni della vita sentimentale. Valide anche per la scrivente che ha alle spalle un lungo percorso a tratti molto accidentato ma sempre in compagnia della stessa persona. Noioso forse, ma non per me. Proprio quando sediamo vicini scatta un non-so- che. Vero, un territorio impalpabile.
Eh, Lisa, questa volta ho dato una sbirciatina al tuo Buongiorno inglese.
stefania | Venerdì, 13 maggio 2011 @08:54
sedersi vicini, lasciare lo sguardo vagabondare..e poi scoprire con sorpresa di aver guardato, pensato, stupido le stesse identiche cose.
quando accade sono straordinariamente felice
Giovedì, 12 maggio 2011 @07:59
"Finalmente la pioggia, la piazza fugge con rumore
di gambe e con lampi di luce – sotto la pelle
fiorisce la gioia come una sana abitudine"
(Daniela Attanasio)
Sotto ogni cosa, questa segreta, testarda voglia di felicità.
(La poesia di oggi è tratta da "Il ritorno all’isola", Daniela Attanasio, Nino Aragno Editore. Trovate altri suoi versi il 27 aprile, nel post "Quel che tu chiami amore", e il 14 marzo)
Anna | Martedì, 24 maggio 2011 @18:49
Perdono, I'm sorry e chi più ne ha più ne metta, cara LISA,
prometto che elimininerò le "U" dal mio portable dictionary of confused words :-)
Scrivo da Roma e sono un'inguaribile appassionata di parole, sentimenti e letturatura.
Rinnovo i complimenti per il sito. Ogni giorno una perla...
Grazie!
Buona serata a te ed a tutte noi donne!
Cose buone per tutto ciò che ognuna di noi fa e farà...fuori e dentro al cuore.
Anna
annetta | Domenica, 15 maggio 2011 @17:24
che bella la gioia di un temporale estivo, anche a milano...tutti corrono tutti scappano, io mi infilo la mantella e
pedalo sotto la pioggia, la piglio tutta, chissenefrega, sotto il diluvio mi ricongiungo con la natura, anche nel traffico....
LISA | Domenica, 15 maggio 2011 @11:29
ANNA: del tu, certo, ma sono Luisa senza la u! (Lo so, lo so, i refusi... ma ci tengo alla mia Sant'Elisabetta). Da dove scrivi, Anna?
anna | Venerdì, 13 maggio 2011 @23:52
Magnifico blog, cara Luisa (mi permetti di darti del tu?)
Visito sempre con piacere le raffinate riflessioni e gli scorci poetici che ci regali. Complimenti!
Anna
Lady Chatterley | Giovedì, 12 maggio 2011 @20:32
Mi piacciono i versi di questa poetessa, piccola gioia privata sentire la pioggia sulla pelle e, perché no, anche sotto la pelle.
Mercoledì, 11 maggio 2011 @09:06
"Consegnò alla figlia una scatola legata da un fiocco. Quando la ragazza la aprì, ne uscì un vestito argentato. Provalo, la esortò il padre. Quando tornò, era trasformata in una creatura flessuosa che risplendeva e rifletteva la luce… Ma io sapevo che non si sarebbe mai messa quell’abito, e l’avrebbe relegato in fondo all’armadio, insieme ai tanti altri ricevuti in dono da lui". (Nicole Krauss)
Abiti, promesse e pentimenti. Quel che racconta l’armadio.
Sì, un'altra frase sfilata da "La grande casa", Guanda. Trovate la mia intervista a Nicole Krauss, l'autrice, nel post del 22 aprile, dal titolo "Le ragioni dell'addio". Mi piace quell'abito che luccica d'argento. Mi piacciono le storie che raccontano i vestiti. Anch'io ne ho, in armadio, di mai messi, o indossati solo una volta e dimenticati; ma anche abiti ormai lisi e rovinati, che non riesco a buttare.
LISA | Giovedì, 12 maggio 2011 @08:49
UNA A CASO: le pagine su Lotte e il marito sono struggenti, vero? Sono contenta che i miei blog-consigli piacciano. E anche "Leggere il vento", di Dinaw Mengestu, è un libro intenso: sull'amore (im)possibile da ricucire, sui migranti, sulle migrazioni. Mi dirai.
una a caso | Giovedì, 12 maggio 2011 @08:32
a volte mi chiedo se è giusto vivere di ricordi o se è meglio guardare avanti .....la frase me la ricordo perchè sto finendo il libro che mi piace sia per il"plot" sia per i suoi personaggi enigmatici ,sia per il modo originale di descivere ........ la misteriosa Lotte è un capolavoro . adesso comincio "leggere il vento " un saluto
LISA | Giovedì, 12 maggio 2011 @07:49
GIUSY: un racconto della Woolf che non conosco, che bello, lo cercherò.
Giusy d'antan | Mercoledì, 11 maggio 2011 @20:31
Un abito di seta verde con un piccolo strappo sull'orlo che la scrittrice rammenda con un filo di seta dello stesso colore prima di un ricevimento a casa sua. Rammenda e riflette sul suo passato sentimentale. Mi è piaciuto tanto quel breve racconto di Virginia Woolfe." Momenti di essere"? forse, magari non ricordo bene, la butto lì. a spanne. Io ho un armadio pieno di abiti-ricordo e ciascuno di loro ha una storia che non posso e non voglio dimenticare.
erica | Mercoledì, 11 maggio 2011 @13:34
Grazie, Lisa, per i libri che mi hai consigliato! Sì, l'estate scorsa ho fatto un viaggio bellissimo nel Nord Europa, e quei posti mi sono proprio rimasti dentro.. Non sono stata ad Oslo, se un giorno potrò tornare in Norvegia andrò di sicuro a vedere l'Opera! Adesso, in un periodo non particolarmente felice, cerco di viaggiare almeno con i libri :) e con i tuoi buongiorno: i city non li riesco più a trovare, ma una visita qui è un momento della giornata a cui non rinuncerei mai :) e comunque è proprio vero che i vestiti raccontano la nostra vita.. a volte avvolgono come una coperta, a volte danno forza, fiducia.. mi viene in mente niccolò fabi: "per guardarsi nello specchio mise l'abito migliore, perchè fosse più elegante il suo dolore".. io, se ho bisogno di sentirmi più forte, mi metto i tacchi :)
valentina | Mercoledì, 11 maggio 2011 @13:33
nel mio armadio vivono, in disordine totale, gli abiti di tutte le stagioni...le ante che apro con più nostalgia e dolore sono quelle dei giacconi invernali di mio padre. Il mio sogno è l'armadio delle "Cronache di Narnia" , ti perdi per un pò tra giacche e cappelli e ti ritrovi nel mondo parallelo dei sogni.
Sabrina | Mercoledì, 11 maggio 2011 @12:37
Tante volte i miei genitori mi hanno detto che qualcosa mi stava proprio bene e io non ne ho voluto sapere... A volte mi chiedo se forse non ci azzecchino più loro di me, in certe cose. Io ho abiti legati a dei bei ricordi, che poi non sono più riuscita ad indossare e altri che non ho buttato nemmeno quando ho fatto "ordine" tra le mie cose. Adesso sto cercando di staccarmi dal passato e magari buttare, o indossare, tutto quello che finora è fermo lì, nell'armadio.
Martedì, 10 maggio 2011 @06:58
"Che niente a volte può essere più scardinante di quella oscura faccenda chiamata amore, che sempre gli umani si dividono in giocatori e no anche se non seduti a tavoli da gioco e che infine – nell’esistenza come a quei tavoli perdutamente verdi – ogni vittoria finisce per somigliarsi mentre le sconfitte sono diverse l’una dall’altra."
(Gianfranco Calligarich)
L’amore che mi gioca, mi scardina, mi vince e mi perde. Ma io, io gioco ancora.
La frase di oggi è tratta dalla pagina iniziale del nuovo romanzo di Gianfranco Calligarich: "Privati abissi", Fazi. Molti di voi forse hanno letto "L’ultima estate in città", che mi era molto piaciuto, racconto di un'estate a Roma e di un amore, un piccolo bestseller degli anni Settanta, riedito da Aragno. L'intervista la trovate nel post del 9 marzo 2010.
LISA | Mercoledì, 11 maggio 2011 @08:57
ERICA: sai che di romanzi nordici conosco soprattutto i gialli? E quindi, oltre alla trilogia "Millennium" di Stieg Larsson (che ti straconsiglio, un vero bestseller internazionale, edizioni Marsilio), c'è la norvegese Anne Holt con "Quello che ti meriti", appunto. Ma a me piace soprattutto la svedese Liza Marklund con la sua protagonista, Annika, reporter impertinente, detective per caso, mamma trafelata e moglie in crisi... Ho rubato spesso delle frasi ai suoi thriller per i miei Buongiorno, e trovi una piccola intervista a lei il 20 dicembre 2010 (devi cliccare in archivio, qui a sinistra); il titolo del post è "Riannodando il tempo". Comincia magari con "Il testamento di Nobel" (gli ultimi suoi libri sono Marsilio). Poi c'è un'altra giallista svedese, Camilla Läckberg; io ho letto il suo "La principessa di ghiaccio" (Marsilio). Quanti crimini, sarà perché fa così freddo? Ti aggiungo un piccolo libro delicato, un gioiello che avevo letto anni fa: si intitola "Il libro dell'estate", di Tove Jansson (dovresti trovarlo nei tascabili Tea o in Iperborea, che tra l'altro è la casa editrice specializzata in letterature del Nord). L'autrice era una famosissima scrittrice di libri per bambini, i Mumin; questo invece è il racconto di un'estate su una piccola isola finlandese, una nonna e una nipotina, il mare del Nord, i ricordi, il futuro. Bellissimo. (E adesso una domanda per te: innamorata del Nord Europa, ma come mai? Ci sei stata? Io innamorata dell'Opera di Oslo sul mare, capolavoro di architettura moderna "da calpestare", dove sono stata l'anno scorso...).
LISA | Mercoledì, 11 maggio 2011 @08:38
SHARON: ho barato anch'io. Di "Privati abissi" ho letto solo la prima pagina, ma ho subito rubato questa frase.
Biancaneve | Mercoledì, 11 maggio 2011 @01:08
Gioco ancora... ma quanto costa giocare....
erica | Mercoledì, 11 maggio 2011 @00:58
Ciao Lisa, sono una ragazza da un po' di tempo innamorata del Nord Europa. Ho letto "Il senso di Smilla per la neve", che mi è piaciuto moltissimo, e adesso vorrei conoscere altri romanzi con i paesaggi, l'atmosfera e la luce del Nord. Dal momento che nelle frasi che selezioni per i buongiorno mi sembra sempre di trovare un po' di me, mi consiglieresti qualche altro romanzo nordico? Intanto, ho preso nota di "Quello che ti meriti" :) grazie, un saluto e un abbraccio
Sharon | Mercoledì, 11 maggio 2011 @00:54
ah ah..... allora l hai letto? io ancora non ho avuto neanche il tempo di comprarlo :(
allora. allora? impressioni???
bèh, in compenso anch'io ho ripreso a giocare ;)
tantissimiiiiiiiiii baci Lisa!!!!!
Tiffany | Martedì, 10 maggio 2011 @10:47
Ho giocato...ma lui era un BARO! Ma gioco ancora e ancora e ancora.
Buongiorno Lisa.
valentina | Martedì, 10 maggio 2011 @09:20
E' piaciuto molto anche a me "L'ultima estate in città", malinconico e vero. Gioco a nervi scoperti, al tavolo verde dell'esistenza, dei sentimenti e delle sensazioni, e quanto fa male, ma è l'unico modo che so.
Hermione | Martedì, 10 maggio 2011 @08:54
Anche le sconfitte tendono ad una triste somiglianza . . .
stefania | Martedì, 10 maggio 2011 @08:30
"ma io gioco ancora" oggi più che mai, questa frase è mia! la sento nel profondo e mi fa anche un pò paura perchè a perdere tocca sempre a me.
gioco male?
Lunedì, 9 maggio 2011 @07:27
"E in un cassetto
due biglietti per un film d’amore che
non hai visto con me, e altri libri, e anche
una camicia sbiadita con la quale dormo
di notte per stare più vicina a te; e da
tutte le parti, libri, tanti libri, tante
parole che mai mi hai detto prima della lettera che scrivesti quella mattina, e io,
io che ancora credo che tornerai, che
ritorni, sia pure solo per i tuoi libri".
(Maria do Rosário Pedreira)
Io che ancora credo in te.
(Ricordate il Buongiorno del 15 dicembre, "Ma tu partivi sempre la sera prima del mio arrivo"? Sono, come quelli che ho scelto per City oggi, versi della poetessa portoghese Maria do Rosário Pedreira).
Lady Chatterley | Martedì, 10 maggio 2011 @15:23
sì. Lisa, ma io trovo una differenza tra l'uomo che se ne è andato di propria volontà e quello che ha dovuto lasciare la vita. Lo struggimento che ben definisci, con la camicia usata e ormai stinta, mi sta bene per la seconda ipotesi. Ciao! ti leggo sempre con rinnovato interesse.
LISA | Martedì, 10 maggio 2011 @06:53
ALICE, ti posso rispondere con un mio vecchio Buongiorno, che era una frase di Goethe: "Qualunque cosa tu possa fare o sognare di fare, incominciala. L’audacia ha in sé genio, potere e magia. Incomincia adesso". Se non altro, ci avrai provato, e avrai imparato qualcosa, anche di te, provandoci.
Alice | Lunedì, 9 maggio 2011 @20:47
Il mio sogno è scrivere un libro, a dir la verità qualche tempo fa avevo già cominciato: c'è la storia, ma manca tutto il resto. Mi sembra una cosa cos' grande, così complicata e difficile....
LISA | Lunedì, 9 maggio 2011 @20:37
LADY CHATTERLEY: no, è un uomo che se n'è andato. E a me fa uno struggimento terribile quella camicia sbiadita con cui lei dorme... Ma del resto, chi ci lascia e non torna, non è forse come morto, per noi?
LISA | Lunedì, 9 maggio 2011 @20:34
ALICE: ma quale incoraggiamento migliore delle parole che tu stessa hai scritto? Credici, Alice. E dimmi: che cosa vorresti fare, come vorresti usarle, le tue parole?
Lady Chatterley | Lunedì, 9 maggio 2011 @19:08
vedo in questi versi un rimpianto che non porta a nulla di positivo che assomiglia alla polvere che si posa su libri non aperti o non riletti. e su quei biglietti ormai inutili. Il tutto mi sembra distruttivo, inutile e non meritevole di un barlume di speranza.Se un uomo torna solo per raccattare i tanto amati libri, meglio farglieli trovare fuori dalla porta di casa.
Ipotesi: forse la poetessa stava rimpiangendo un morto?
Alice | Lunedì, 9 maggio 2011 @18:53
Ciao Lisa, sono Alice, una ragazza ventenne che è praticamanente cresciuta in compagnia della tua rubrica su City. Gli anni del liceo, ogni mattina afferrrare in fretta il giornale e leggere le tue righe.
So che quello che sto per dirti ti sembrerà assurdo, ma io ho amo scrivere, credo da quando sono nata, la mia vita è completamente circondata dalle parole, da ogni tipo di parole...ecco vorrei da te un consiglio, un suggerimento, un aiuto per capire quale sia la strada giusta, per credere un pò di più nel mio sogno...
stefania | Lunedì, 9 maggio 2011 @16:07
bellissimi malinconici versi.
a "certi uomini" inutile tirare libri in testa..sarebbe un gravissimo danno per i libri
LISA | Lunedì, 9 maggio 2011 @11:31
VALENTINA: che soddisfazione sarebbe, poter tirare libri in testa a certi uomini. Sperando che le parole gli entrino nella zucca. Magari "Guerra e pace"?
LISA | Lunedì, 9 maggio 2011 @11:10
MAC: Maria do Rosário Pedreira è una poetessa, non ha scritto romanzi; e purtroppo è praticamente introvabile in italiano. Io l'ho conosciuta per dei suoi versi pubblicati nella raccolta "Nuove poesie d'amore" di Crocetti, a cui ho tratto molti Buongiorno, e che ti consiglio assolutamente, anche se della Pedreira c'è solo un poema. Quello di oggi è invece "Leggi, sono questi i nomi delle cose che lasciasti" (in portoghese: "Lê, são estes os nomes das coisas que deixaste") . La traduzione è di Mirella Abriani. Ora, una domanda per te: da che città leggi i miei Buongiorno? (E anche qualcosa di più: quanti anni hai, e perché oggi hai visto te stessa in questi versi...).
mac | Lunedì, 9 maggio 2011 @10:06
leggo questi versi e vedo me stessa..
Lisa, leggo ogni mattina su city le tue rubriche...questa mi ha colpito più di tutte. sai dirmi se appartiene ad una raccolta o ad un romanzo?vorrei comprare il libro. grazie e complimenti ancora
valentina | Lunedì, 9 maggio 2011 @09:15
...per come mi sento vorrei suggerire, alla splendida e commovente Maria do Rosário Pedreira, di tirarglieli in testa i libri.
Bellissimi questi versi Lisa.
una a caso | Lunedì, 9 maggio 2011 @09:03
quella si che è felicità !
LISA | Lunedì, 9 maggio 2011 @08:52
UNA A CASO: ma no, dai, che Eavan Boland è contenta di stirare!
una a caso | Lunedì, 9 maggio 2011 @08:39
se escludiamo Neruda ,ci sono tutte poetesse disperate .....
Venerdì, 6 maggio 2011 @07:01
"In un paesaggio senza enfasi,
leggero, lineare, pianificato con precisione,
un emisfero di cotone a strati, arieggiato,
un terreno di biancheria calda dal ferro
piegata e ripiegata, una pila alta
stirata, ordinata, che emana calore, e biancore."
(Eavan Boland)
Il profumo tiepido del ferro da stiro che liscia tutte le pieghe della vita. Pace.
(E dire che, da vera casalinga telematica, non mi piace stirare! Ma mi piace il profumo di buono delle lenzuola appena stirate. Come, immagino, alla poetessa irlandese Eavan Boland, che ha scritto i versi che ho scelto oggi per City, e che ho tratto dalla sua raccolta "Tempo e violenza", Le Lettere)
Come ogni venerdì, trovate il Buongiorno di oggi anche in inglese, nella parte globish del sito. E mi raccomando: se vi piace, diffondete, mandate, linkate i vostri amici che parlano globish!
valentina | Venerdì, 6 maggio 2011 @15:45
ho l'asse da stiro rotto da un bel po'...sistemo meglio pensieri ed emozioni spruzzando anticalcare a ritmo di ipod.
paola | Venerdì, 6 maggio 2011 @15:30
a me piace stirare, mi rilassa. a mia madre non piace per niente, infatti quando sono tornata ad abitare con lei, tra le altre cose, ha fatto un sospiro di solievo dicendo "da oggi in poi stiri tu". un allegro saluto a tutte le stiratrici del mondo. :-)
annetta | Venerdì, 6 maggio 2011 @13:07
Calore, biancore ed odore fresco di mamma...la mia ha sempre stirato tutto, anche gli strofinacci e le canottiere di cotone, cantando davanti alla TV. Non riuscirò mai ad ottenere lenzuola e magliette bianche come lei...a 85 anni suonati mi batte ancora! Bella immagine lisa...
Carla | Venerdì, 6 maggio 2011 @11:09
A me, invece piace, proprio perchè liscia tutte le pieghe ( anche quelle della vita!
Oggi aderisco allo scipero ergo ho tempo di stirare ...
buona giornata a tutti
Giovedì, 5 maggio 2011 @07:07
"Quando lei ed io ci nascondiamo nel treno di ritorno, i vecchi giorni reclamano ancora qualcosa malgrado il cuore duro che crede di averli lasciati indietro."
(Pablo Neruda)
Ma che importa, se oltre ai vecchi giorni ho anche giorni nuovi, tutti con te.
Continuo imperterrita a rileggere Neruda. La poesia di oggi è "Imperial del Sur", tratta da "20 poesie d’amore e una canzone disperata", Edizioni Accademia.
stefania | Giovedì, 5 maggio 2011 @14:17
i miei vecchi giorni..e anche quelli nuovi, fanno mille domande e reclamano risposte.
ma oggi come allora, non vengono ascoltati
una a caso | Giovedì, 5 maggio 2011 @14:14
è il treno di ritorno dalla giovinezza ,i"vecchi giorni "fanno pensare a qualcosa non fatto e il cuore non ha dimenticato ed ora pretende
paola | Giovedì, 5 maggio 2011 @14:12
"Ma che importa, se oltre ai vecchi giorni ho anche giorni nuovi, tutti con te." è bello fare ritorno, ritornare ci da la possibilità di sognare una nuova partenza...una nuova, fantastica, meta.
annetta | Giovedì, 5 maggio 2011 @13:26
LISA: ...io invece penso a tutte le volte che, rientrando da un bel viaggio, o da un bel luogo, anche se il cuore duro vorrebbe che lasciassi tutto alle mie spalle per rientrare nella realtà quotidiana, questo "tutto" fatto di bellezza, di riposo, e di piacevoli compagnie, mi richiama e mi reclama indietro, e vorrebbe che scendessi dal treno...Grazie Lisa, ora che mi hai spiegato il contesto la apprezzo!
woland | Giovedì, 5 maggio 2011 @10:39
...io non riesco proprio a staccarmi dai vecchi giorni.
Eppure non stavo bene. Eppure anche adesso il cuore non è sereno.
I soliti punti di felicità... inframezzate da linee bianche sempre più lunghe.
LISA | Giovedì, 5 maggio 2011 @09:24
ANNETTA:"Imperial del Sur" è un brano di prosa, in cui Neruda racconta di giorni passati al mare, il suo mare cileno. Quindi azzardo: "ci nascondiamo nel treno di ritorno" è semplicemente il treno che il poeta e la donna amata prendono, per tornare a casa. Ma a me piace anche il senso metaforico: un treno di ritorno a casa immaginario, non reale. In fondo la poesia è bella anche quando non la capiamo fino in fondo, o quando non c'è niente da capire... come un paesaggio, un orizzonte, un quadro o - ahimé - un'installazione d'arte contemporanea! E' bella perché ci risuona dentro.
annetta | Giovedì, 5 maggio 2011 @09:05
Lisa: sento a pelle che questa poesia è bella ma non intuisco cosa intende dire per "ci nascondiamo nel treno di ritorno".... help!
una a caso | Giovedì, 5 maggio 2011 @08:32
è bellissimo essere ancora fianco a fianco ma mi piacerebbe rivivere qualcosa dei vecchi tempi ,quando le sensazioni erano nuove ......
Mercoledì, 4 maggio 2011 @08:54
"Cosa volevo sapere? L’aspetto del posto dove rientrava la sera. Cosa teneva appeso alle pareti, se aveva un fornello da accendere con i fiammiferi; se il pavimento era di piastrelle o di linoleum, e se portava le scarpe quando ci camminava sopra, e quale espressione assumeva guardandosi allo specchio mentre si sbarbava. Su cosa si affacciava la finestra, e com’era il letto: sì, stavo già immaginando il suo letto, con le coperte spiegazzate…"
(Nicole Krauss)
Sapere come sei.
La frase di oggi è tratta dall'ultimo romanzo di Nicole Krauss, "La grande casa" (Guanda). Trovate la mia intervista all'autrice nel post del 22 aprile.
Paripurna | Martedì, 9 agosto 2011 @15:21
Ciao Lisa, ho appena finito La grande casa e non riesco riporlo in libreria... mi sta lavorando dentro come una grotta carsica. Sono da ore sul web alla ricerca di risposte alle domande che la Kruass (di cui mi sono innamorata leggendo La storia dell'amore) lascia aperte.
Leah Weisz non è la figlia di Daniel, vero? pErchè dice di esserlo a Nadia? Perchè Weisz si siucida? Chi gli ha commissionato la ricerca della scrivania? In quanto a Nadia si,, investe Dov.. non ci sono dubbi e con Vostro Onore si rivolge al padre di Dov...
Infine complimenti per questo tuo spazio virtuale.. ti conosco perchè ti leggo su Grazia.
Ali stropicciata | Giovedì, 5 maggio 2011 @12:29
Carina davvero!
LISA | Giovedì, 5 maggio 2011 @10:45
ALI STROPICCIATA: sai che dopo l'intervista, quando ho finito il libro (mi mancavano poche pagine), non riuscivo a capacitarmi della scrivania? Così ho scritto a Nicole Krauss. Ed ecco la sua risposta, molto carina ma sempre più misteriosa: "Hi Lisa, the reader can never find out, because Arthur doesn't allow himself to find out. He has the piece of paper from Weisz with the name and address of the person who gave it to her, and he burns it in the fire. So we can't know. I have my own theories, of course.. Warmly, Nicole".
Ali stropicciata | Giovedì, 5 maggio 2011 @10:21
Sì, me lo sono chiesta tutta la notte!!!
Weisz padre?? Perchè il marito ha bruciato l'appunto? Cosa c'era scritto???
Chissà se a questo punto il libro avrà un seguito che ci chiarirà tutto!
LISA | Giovedì, 5 maggio 2011 @09:22
ALI STROPICCIATA: eh sì, la Krauss è volutamente misteriosa... Comunque: la scrittrice Nadia, a Gerusalemme, ha investito Dov, il figlio della voce narrante del vecchio israeliano. Del figlio di Lotte non sappiamo nulla, anche perché la Krauss evidentemente non lo considera importante per la narrazione. (Ma non ti sei chiesta da chi Lotte ha ricevuto la scrivania?).
Ali stropicciata | Giovedì, 5 maggio 2011 @09:16
Sono io l'anonima!!!!
Anonimo | Giovedì, 5 maggio 2011 @09:16
Ciao Lisa, ho finito il libro della Krauss ma non ho capito una cosa!
Nadia,la scrittrice, chi ha investito a Gerusalemme Dov???? E Il figlio di Lotte in che incidente terribile è morto??
Misteri da leggere!
paola | Mercoledì, 4 maggio 2011 @23:43
voglio sapere dove vivi, dove si posano i tuoi occhi chiari quando apri l'uscio di casa, dove poggi le chiavi, dove lasci le scarpe, dov'è il primo specchio in cui ti guardi la mattina, voglio sapere se c'è un momento in cui pensi che vuoi sapere dove vivo...
domo | Mercoledì, 4 maggio 2011 @19:41
voglio sapere come stai senza di me.... che strana domanda...come se fosse certo che non stai bene - che non puoi stare bene - senza di me....
stefania | Mercoledì, 4 maggio 2011 @17:34
non voglio sapere dove vivi e come sei, lo so
voglio sapere come stai senza di me, quali sono i tuoi gesti oggi, se il mio pensiero ti sfiora e ti blocca la vita
Ali stropicciata | Mercoledì, 4 maggio 2011 @11:01
Non vedo l'ora di terminarlo! Ma allo stesso tempo vorrei che non finisse!
Direi che mi incuriosisce molto...
LISA | Mercoledì, 4 maggio 2011 @09:23
Mi piacciono le coincidenze poetiche, ALI STROPICCIATA. E il libro della Krauss ti piace?
Ali stropicciata | Mercoledì, 4 maggio 2011 @09:21
Ciao Lisa, sto leggendo proprio "La grande casa" e stamattina sul treno leggevo proprio la pagina con il tuo buongiorno.
Coincidenze poetiche!
Martedì, 3 maggio 2011 @08:45
"Forse la felicità era un paese da costruire nell’aria e nel quale ballare".
(Paula McLain)
Che dici? Basta che in questo paese ci sia anche tu.
La frase di oggi è tratta da "Una moglie a Parigi", il romanzo appena uscito per Neri Pozza in cui Paula McLain dà voce alla prima moglie di Hemingway: la ragazza americana con cui visse a Parigi. Erano gli anni Venti, anni di jazz e di corride.
E questa è la scena del libro: "Non so per quanto ballammo quella notte, avanti e indietro per il salone in una lunga, lenta ellisse. Ogni volta che il disco finiva, Ernest si staccava un attimo da me e lo riavviava. Poi tornava tra le mie braccia nascondendomi il viso nel collo, le mani strette intorno alla mia schiena. Tre minuti di magia sospesa e subito ripristinata. Forse la felicità era una clessidra quasi vuota, i granelli che si accalcavano scorrendo verso il basso. Forse era una condizione mentale - come sottolineava Nora Bayes nella canzone, Fingi di essere felice quando sei triste - un paese da costruire nell'aria e nel quale ballare".
nina | Mercoledì, 4 maggio 2011 @19:14
@woland
a tutti, perdonami.
l'orgasmo più pericoloso è quello che potrebbe prolungarsi, hai proprio ragione.Tuttavia il contraccolpo di solitudine e la sensazione di abbandono che, a volte, ho ricevuto, non bastano ad impedirmi di desiderarlo ancora e ancora e ancora.
woland | Mercoledì, 4 maggio 2011 @16:05
per me la felicità è un punto... al massimo possiamo avere punti più o meno vicini
non mi ricordo uno stato di felicità linea...
è come un orgasmo... se si prolungasse più di tanto sarebbe fastidioso, forse anche pericoloso...
NINA, i tuoi saluti sono rivolti volutamente solo a tuttE? ;)
LISA | Mercoledì, 4 maggio 2011 @09:00
E hai ragione, CARLA.
Carla | Martedì, 3 maggio 2011 @16:07
Ho letto in sequenza il post tornata dalla Sicilia e questo: non voglio fomentare reazioni, ma piacerebbe che il paese che i fuggiaschi trovassero fosse un paese da costruire nell'aria e nel quale ballare...
così magari riuscirei anchi'io a ballare.
paola | Martedì, 3 maggio 2011 @14:55
essere felici non dovrebbe essere finzione ne, tanto meno, uno sforzo...in fondo basta poco ad essere felici...un fiore che sboccia un gatto che ti fa le fusa, un cane che ti scodinzola, il sorriso di un bambino, una carezza di tua madre...sentirsi dire "grazie di esistere".
domo | Martedì, 3 maggio 2011 @14:50
non dimenticherò mai l'odore del mare che entrava dai finestrini aperti, le voci dei bimbi che giocavano e ridevano, e la voce del mare. Non dimenticherò mai i tuoi occhi quando dal mare si sono posati su di me e mi hanno detto: ti amo.
Sabrina | Martedì, 3 maggio 2011 @14:19
"Fingi di essere felice quando sei triste": molto bello, è uno sforzo che si dovrebbe fare e forse aiuterebbe, piano piano, a sentirsi meglio davvero.
nina | Martedì, 3 maggio 2011 @12:06
"...ricompose i frammenti del mio essere in un tutto" nel paese costruito nell'aria, nel quale balliamo insieme con gli sguardi, i gesti improvvisati, le ore rubate allo scorrere del tempo. Che bella questa frase Lisa, bella...
Buona giornata a tutte.
Lunedì, 2 maggio 2011 @19:52
Ammetto: è meraviglioso fare delle vacanze in primavera. Soprattutto con un low cost. Soprattutto in Sicilia. Dove vacanze vuol dire anche: couscous di pesce (magari con il finocchietto selvatico), arancini al bar, paste ripiene di crema o ricotta insieme al caffè, latte di mandorle… Dove il pesce migliore è cucinato all'acqua di mare. Dove ovunque arrivano scalcinati Piaggio Ape a tre ruote, che si piazzano a un angolo di strada e vendono fasci di menta, mucchi di carciofi, fave, e foglie dall'aria misteriosa che, se ho capito bene, sono le foglie di zucchina, e si chiamano tenerumi (a me veniva in mente "teneroni", con un sorriso). Smetto? Smetto. Posso però dirvi che accanto ai templi di Selinunte, Agrigento e Segesta cresceva il finocchietto selvatico, di cui mi sono riempita le tasche (e la valigia) sperando di provare, a casa, a fare la pasta con le sarde. Tutto il resto l’ho lasciato sull’isola, insieme alla voglia di ritornare.
stefania | Mercoledì, 4 maggio 2011 @17:27
non sono mai stata in sicilia, l'unica regione d'italia ancora da visitare, meglio così!, sono sicura che sarei impazzita di nostalgia..."dopo"
'povna | Martedì, 3 maggio 2011 @10:24
L'anno scorso mi sono trovata ad Agrigento a fine marzo, per un bislacco giro del destino: profumi, colori, sapori indimenticabili!
'povna (http://nemoinslumberland.splinder.com/ )
Lila | Lunedì, 2 maggio 2011 @22:52
Non sono mai stata in Sicilia ma ho ben presente il sapore del finocchietto selvatico ed hai ragione tu Lisa, sì, le terre e la Storia sono fatte di sapori e di odori così come le persone sono fatte di parole e di sensazioni...
Un sorriso!
domo | Lunedì, 2 maggio 2011 @21:23
sono appena tornato da vulcano, nelle eolie, dove ho girato delle immagini dell'isola...Quel vulcano ha una energia magnifica, potente e magica nella sua essenza. Di questo periodo poi crescono i finocchi selvatici e l'aria è carica di odori.
Il vulcano, per me, è femmina. Impetuoso e potente, lava che scende e crea un solco, una strada.
Al vulcano non puoi che sorridere temerlo...e amarlo profondamente.
LISA | Lunedì, 2 maggio 2011 @20:53
AMINTA: ma la Storia è fatta anche di sapori. Lo sa bene il finocchio selvatico che cresce vicino ai templi.
Aminta | Lunedì, 2 maggio 2011 @20:33
quando i turisti d' oltralpe parlano con entusiasmo del mio paese solo sotto forma gastronomica io mi sento avvilita. benissimo il finocchio selvatico, e il resto cosa ci racconta? forse storie già conosciute da alcuni ma non da tutti.