Giovedì, 31 gennaio 2013 @07:28
"Tu sai, Signore, che io amo pregarti seguendo i ritmi stagionali, perché la preghiera non è una petizione astratta o un parlare con te che prescinda dal momento di vita, dalle situazioni, dalle emozioni, dai colori che vedono i nostri occhi, dagli odori che vengono su dal suolo: le foglie macerate dalla pioggia, i funghi che nascono dai boschi, la dolce ovatta delle nebbie… Dacci dunque, Signore, di comprendere il messaggio segreto dell’inverno: di attendere la nuova primavera nel pensiero, nella speranza, nell’attesa dei cieli nuovi e delle terre nuove che tu farai risorgere dalle ceneri del mondo."
(Adriana Zarri)
Il messaggio segreto dell’inverno è la primavera.
E’ arrivato l’ultimo giorno di gennaio, e visto che anch’io ero in letargo, come le raggelate terre invernali, ecco – soltanto oggi – i piaceri semplici del mese. Stavolta tutti ispirati da parole poetiche. Come quelle della teologa Adriana Zarri, tratti da "Quasi una preghiera", Einaudi. Perché questo gennaio i buoni propositi non mi hanno fatto solo lucidare (finalmente) le vecchie posate d’argento della bisnonna o il bollitore Alessi (sì, come avete capito ho avuto un momento Sidol); questo gennaio ho deciso di lucidare, piccolo atto di meditazione casalinga, pensieri e progetti per il futuro. Mentre fuori fa freddo e nevica.
Le pietre dormono sotto la neve con sogni verdi nel cuore. Ricordate? Sono versi del poeta norvegese Olav H. Hauge (ed è anche un mio vecchio Buongiorno). Non sono soltanto le pietre che sognano, sotto la neve: anche noi, d'inverno, abbiamo sogni verdi del cuore.
Parole forti per spezzare il ghiaccio. Altri versi, un altro Buongiorno: questi sono di Carol Ann Duffy. "Seduta nella fredda stanza di pietra/ sceglievo parole forti, granito, selce" per spezzare il ghiaccio. Perché sì, servono parole forti per la nostra vita. Libertà, coraggio, empatia, democrazia, determinazione.
La silenziosa rivoluzione della neve. Svegliarsi. E vedere che mentre dormivamo c’è stata una rivoluzione, la rivoluzione della neve: "Oggi ci siamo svegliati con una rivoluzione di neve/ le sue bianche bandiere sventolano su tutto/ il paesaggio è svanito…". Ed è Billy Collins. Ma anche saper ascoltare il silenzio della neve, come ci sussurra Orhan Pamuk.
Aspetto, come al solito, i vostri piaceri semplici del mese.
Domo | Venerdì, 1 febbraio 2013 @09:30
Già cara Lisa...l'eterna diatriba....chi sceglie, cosa sceglie e perchè lo sceglie...
LISA | Venerdì, 1 febbraio 2013 @08:33
Domo: non è male quella piccola antologia Einaudi, da cui ho sforbiciato, ad esempio, molti versi di Chandra Livia Candiani. Ma ha un grande difetto: nuove poetesse italiane, e non c'è Francesca Genti?
LISA | Venerdì, 1 febbraio 2013 @08:30
Isabella: carino essere un "punto ristoro"! Spero non un autogrill ma un caffé con poltrone, bella musica di sottofondo e libri a disposizione... Sbaglio o è la prima volta che scrivi? Mi racconti qualcosa di te?
LISA | Venerdì, 1 febbraio 2013 @08:27
Per l'anonimo che è arrivato/a sul blog ieri: racconta, racconta, chi sei? E come sei capitato/a qui?
Lilabella | Giovedì, 31 gennaio 2013 @18:59
Ah, un'altra cosa, tanti auguri Trex!
Lilabella | Giovedì, 31 gennaio 2013 @18:58
Quanti messaggi segreti di felicità che si nascondono in questo salotto. Forse sarà il freddo ma anche io sento di aver bisogno del calore che anche qui, in questo salotto verde, si riceve. Il calore che dai tu Lisa, con le tue parole, e quello che dà ogni persona che passa di qui. Oggi qui a Roma un sole tiepido, bellissimo ed io ho avuto tanta voglia di primavera, quindi ascolto il silenzio di questa giornata così preziosa per sognare..Le parole della Zarri sono un balsamo per il cuore perché in fondo ognuno di noi ha un suo modo di pregare.
Ti do una bella notizia Lisa! Ho ricevuto oggi la bombioniera e la foto di Alex e Catarina sposi. Bellissimi, davvero.
Domo | Giovedì, 31 gennaio 2013 @15:01
Volevo segnalare il numero sei dell’antologia "Nuovi poeti italiani", curata da Giovanna Rosadini e pubblicata da Einaudi, che è tutta al femminile. Ho trovato, tra i vari scrittori, questa poesia di Rossella Tempesta:
Sgranate di rose
ai bordi della ferrovia,
insospettabile qualità, vera dote
di tutte le mogli dei ferrovieri.
Coltivare giardini rugginosi,
nelle sere,
queste macchie fiamminghe
per gli occhi dei viaggiatori.
Stefania che scrive da Roma | Giovedì, 31 gennaio 2013 @14:44
Sembra che stiamo parlando di tanti messaggi segreti di felicità.
lia.mo | Giovedì, 31 gennaio 2013 @14:42
Bella la prosa di Adriana Zarri, mi è piaciuta molto.
Tutti i commenti hanno gia detto cose che penso anch'io, perciò mi sembra di non dover aggiungere altro. Qui a Torino c'è il sole, caldo, ma fa ancora molto freddo mattino e sera.
Le mie piante di rose stanno facendo già i germoglietti, ma devo ancora potarle.
Buon pomeriggio.
Giusy | Giovedì, 31 gennaio 2013 @14:16
Sì, bel messaggio, ora non tanto segreto. Qui dove vivo, tiepido sole, (ormai ho archiviato la nostalgia della neve, del ghiaccio e della nebbia)Il mio piacere consiste nello scrutare le mimose in boccio e attendere la fioritura: faccio quel che posso per ricavare piaceri semplici...
Stefania che scrive da Roma | Giovedì, 31 gennaio 2013 @13:51
piccolo piacere di oggi: un sole tiepido che consola... Lisa mi piace "l'idea di attendere la nuova primavera nel pensiero, nella speranza, nell’attesa dei cieli nuovi e delle terre nuove". Perchè alla fine si rinasce sempre.
Gabriella | Giovedì, 31 gennaio 2013 @13:14
ho comprato ll libro della zarri da me ancora non letto. ma bellissime queste su parole. ricordo a dicembre fuori berna al museo di klee ideato da renzo piano. uscii fuori, finita visita al museo. era sera; c'era un freddo piacevole. qualcosa che sapeva di pulito di rinascita. e davvero io associo l'inverno al chicco di grano sotto la neve che presto darà i suo frutti.ai sogni vrdi nel cuore.
Trex | Giovedì, 31 gennaio 2013 @13:12
Piaceri semplici dell'ultimo giorno di gennaio: il mio compleanno! :)
Anonimo | Giovedì, 31 gennaio 2013 @10:25
Cara Lisa ho scoperto solo ieri il tuo blog, ti ringrazio per questa finestra poetica sul mondo delle emozioni, ti ringrazio per la ricchezza culturare delle tue parole, in mezzo a tanta penuria e grettezza sei un faro. Io adoro l'odore della neve perchè pulisce l'aria e ci permette di ripartire a pieni polmoni!
Andy | Giovedì, 31 gennaio 2013 @09:21
Quanto mi piace come scegli le parole in base al periodo... Buongiorno Lisa!
Isabella | Giovedì, 31 gennaio 2013 @08:43
Il tuo blog è un luogo accogliente; un punto ristoro in cui ci si riesce a scaldare durante queste giornate fredde, leggendo le tue ed altrui parole.
Davvero piacevole!
Mercoledì, 30 gennaio 2013 @08:58
"Guardati intorno, chiunque sia seduto in questo caffè, in questo momento è seduto anche in un altro posto, nella sua mente, con qualcun altro. Accanto a ogni coppia che vedi qui di fronte alle candele, c’è seduta una terza persona che uno dei due immagina. Che uno dei due è costretto a immaginare per poter rimanere seduto. Questa vostra Tel Aviv, nu, come potreste sopportarla se non immaginaste un’altra città, più bella, di continuo?"
(Eshkol Nevo)
La città che si siede al tavolo con noi.
Il Buongiorno di oggi è tratto da "Neuland" (Neri Pozza) di Eshkol Nevo, lo scrittore israeliano che ho incontrato (a un caffè, tra l’altro: il Tazza d'Oro, come quello romano) e intervistato a Tel Aviv. Ora è uscito il mio primo reportage design: il mio viaggio di ottobre, tra architetture, mare e nuove energie, su Elle Decor che trovate in edicola. C’è anche Eshkol Nevo, seduto proprio al caffè dove abbiamo chiacchierato. C’è lo straordinario Design Museum di Holon fatto da Ron Arad, quasi quasi un giocattolo di strisce arancione concentriche nel mezzo della periferia. E ci sono soprattutto le foto di Giorgio Possenti. E’ bello viaggiare con un fotografo. Impari a vedere una città in un altro modo. Attraverso (anche) i suoi occhi.
Anonimo | Venerdì, 1 febbraio 2013 @13:40
Lisa, trovo Elle Decor raffinata e interessante e non mi è sfuggito il servizio su Fornasetti, che allora aveva un piccolo negozio, stracarico delle sue creazioni, in via manzoni. Parlo di oltre quarant'anni fa. (45 e oltre)
Ci fermavamo estasiati davanti alla vetrina e commentavamo. Ho ancora presente, fra le altre cose, un piatto e un portaombrelli (forse) con decorazione e forma un po' osè, almeno per l'epoca...affascinante creatività.
E grazie di aver completato il brano con il ragionamento della nonna, mi hai fatto tornare alla memoria l'antica fiaba russa e, of course, Stravinskij. Un saluto, davvero carissimo. Giusy
LISA | Giovedì, 31 gennaio 2013 @20:49
La libreria fatta di rombi era quella del Brown Hotel, dove dormivamo a Tel Aviv: puro stile (ironico) anni '60 e '70. E i libri erano a disposizione dei clienti, bookcrossing: fantastico trovarlo negli alberghi. Questo numero di Elle Decor mi è piaciuto particolarmente perché ho partecipato anche a Next: le tendenze 2013 che trovi capovolgendo il giornale. E sto imparando molte cose, alcune le sto ritrovando: ad esempio il centenario di Fornasetti. Mi ricordo i suoi piatti onirici del negozio di Brera, mi sono divertita a scrivere delle celebrazioni di questo milanese ironico e controcorrente. Una Milano che non c'è più. Ma la foto di lui con i suoi baffi anni Cinquanta e le persiane trompe l'oeil, pubblicata sul giornale, è meravigliosa.
Giusy | Giovedì, 31 gennaio 2013 @14:02
Eccomi qui con Elle Decor, Lisa!
Mi è piaciuto il tuo articolo(ovvio) e l'angolazione che hai saputo dare a Tel Aviv. Bella la foto di Nevo: il fotografo è riuscito a cogliere un'mmagine intensa dello scrittore che leggerò. E quella libreria fatta di rombi, stupenda! ne vorrei una così...quasi quasi la faccio copiare dal mio falegname di fiducia... ma no! meglio sognare sogni impossibili con l'aiuto delle pagine patinate della rivista.
LISA | Mercoledì, 30 gennaio 2013 @16:34
Giusy: infatti il brano di Eshkol Nevo (è la nonna che parla alla giovane nipote) continua così: "E il nostro paese, eh? Ebrei su ebrei che vivono nello stesso posto, ma in testa hanno l'altro posto dal quale sono arrivati e l'altro posto in cui vorrebbero errare domani. E per fortuna che hanno questo in testa, Zipke foyer, perché solo così, grazie ai pensieri e alle fantasie di andare errando, si può rinunciare a errare davvero. E restare". (Zipke foyer credo che sia in yiddish, uccello di fuoco: il soprannome affettuoso della nonna per la nipote).
LISA | Mercoledì, 30 gennaio 2013 @16:24
Carla, come direbbe Stella in Glam Cheap, il direttore e il codirettore di Grazia sono state "slicenziate", e io temo di essere finita nel pacchetto.
carla | Mercoledì, 30 gennaio 2013 @14:47
a proposito di terze persone, è possibile sapere (senza sembrare inopportuna) dove sono finite Vera Montanari e Nicoletta Polla-Mattiot e perchè e da tanto che non scrivi più pezzi di moda su Grazia?
Giusy | Mercoledì, 30 gennaio 2013 @13:43
Pensiero molto complesso, quello di Eshkol Nevo. Mi sembra che conten l'inquietudine dell'Ebreo Errante che, alla fine della sua storia, ha trovato un posto in cui stare nel quale non è esattamente a suo agio. Opinione dettata dalla casalinghitudine...Oggi stesso prenderò Elle Decor, per la prima volta e, forse, leggerò il libro.
Martedì, 29 gennaio 2013 @09:44
"Il silenzio della neve, pensava l’uomo seduto dietro all’autista del pullman. Se questo fosse stato l’inizio di una poesia, avrebbe chiamato "silenzio della neve" ciò che sentiva dentro".
(Orhan Pamuk)
Mi piace svegliarmi e ascoltare il silenzio della neve.
Ieri nel mio altrove ha nevicato. Ancora. Piano. Verso sera sono uscita per andare a passeggiare. Mi piace la "twilight", quell’ora di confine in cui sta per diventare buio, e le luci si accendono, piano, nelle case. Mi piace sapere che ho una casa che mi aspetta. Mi piace il silenzio della neve. Il Buongiorno di oggi è l’incipit di un libro dello scrittore turco Pamuk, "Neve" (Einaudi).
vali | Domenica, 3 febbraio 2013 @02:39
Grazie per il tuo raggio di sole...in questo momento.
LISA | Mercoledì, 30 gennaio 2013 @08:49
Sai che mi piace, Lollipop, la ragazza neo Vermeer con la giacca color tramonto? (Attenta però, perché i leggings hanno un'altra g. Leggings traditori!). Ma tu continua a seguirla, mi raccomando.
Lollipop | Mercoledì, 30 gennaio 2013 @00:55
Voilà. Voleva essere l'inizio di un racconto o qualcosa del genere ma non l'ho mai continuato..
"Una sottana color lilla, delle calze verde pisello e dei leggins grigi. Delle scarpe nere quasi come le mie. Gli occhi verdi, un po’ spenti ma sereni, i capelli rossi, lunghi e ricci. Una frangia ribelle e la pelle bianca, puntellata di lentiggini leggere. Una spruzzata sulle guance. Un piercing sul naso, ma soprattutto, una giacca a coste di velluto giallo. Giallo tramonto. Ma che giallo è, il giallo tramonto ? Un giallo scuro e caldo, tardivo. Come un tramonto, appunto. È sorprendentemente bella. Mi viene da pensare che sembra uscita da un dipinto di Vermeer. La versione anni 2000 di un dipinto di Vermeer. Si alza per scendere dal treno, leggera, come se la gravità non esistesse e lei potesse scivolare sul mondo, così bianca e leggiadra come una nuvola. Mi perdo a pensare alla sua vita. Chissà com’è la sua famiglia, se ne ha una. Ha qualcosa di un po’ selvatico, da bambina abbandonata. Ma ha un sorriso tranquillo, non credo che l’abbiano cresciuta dei lupi. Avrebbe un che di animalesco e meno fatato. Mi passa davanti senza degnarmi di uno sguardo e si dirige verso la porta più vicina. Continuo a guardarla dal finestrino finché non mi distrae una vecchia signora tedesca « ist das noch freeei ? » « jaja » rispondo distratta. Troppo tardi. Quando mi volto verso il finestrino è già scomparsa nella folla, veloce e inconsistente come il vento."
Lollipop | Martedì, 29 gennaio 2013 @11:41
Cara Lisa,
rieccomi con qualche settimana di ritardo. Vengo da Bellinzona, canton Ticino, Svizzera, ed è proprio nella biblioteca di Bellinzona che ho trovato il tuo libro. Mi è piaciuto molto: ha qualcosa di particolarmente autentico. Inutile dire che mi sono immedesimata terribilmente nella protagonista. Trovo che il fatto che qualcuno riesca ad immedesimarsi in quello che scriviamo sia un buon "test" della qualità dello scritto: per me quando un libro è sufficientemente empatico da far suscitare delle tali emozioni nei lettori, è un buon libro.
Sono una studentessa di sociologia, ancora per poco, se tutto va bene, ho 23 anni.
Scribacchio per puro piacere/bisogno di fissare su carta certi momenti o certe idee. Non sono mai riuscita a scrivere un romanzo o un racconto sufficientemente lungo, ma è una delle mie prossime sfide.
Scrivo spesso in inglese, mi piace e sono abbastanza a mio agio con la lingua per poterlo fare senza troppi detour al dizionario.
Ti incollo qualcosa presto.
Buona giornata!
Lunedì, 28 gennaio 2013 @10:15
"Ho sempre desiderato svuotare le stanze".
(Andrée Putman)
Perché ogni tanto, nella vita, è necessario svuotare una stanza.
Andrée Putman è morta pochi giorni fa, a più di ottant’anni. Francese, "ambasciatrice di stile", ma soprattutto una delle pioniere del design d’interni: suoi i negozi di stilisti famosi negli anni Ottanta, come Claude Montana e Thierry Mugler; disegnò anche l’interno del Ministero della Cultura francese, ai tempi di Jack Lang, e uno dei primi boutique hotel al mondo, il Morgans a New York, con dei bagni a scacchiera bianchi e neri, perché costava di meno, perché era stata chiamata a disegnarli "non di marmo". Ma forse quello che mi piace di più non è tanto il suo stile, ormai datato (o forse semplicemente entrato nel gusto comune, il che è sempre un buon segno), bensì questa dichiarazione di vuoto, del "fare spazio". Aveva appena quindici anni quando, in una Parigi ancora ricca (e lei era nipote di Rose de Montgolfier, la famiglia che inventò le mongolfiere appunto), nel 1940, svuotò la sua stanza da ragazza. Letteralmente. Basta ricchi decori e soprammobili. Tenne solo il letto, una sedia di Mies van der Rohe e una leggerissima lampada del giapponese Noguchi. Virginia Woolf, più o meno in quegli anni, scriveva: "una donna ha bisogno di denaro e di una stanza tutta per sé, se vuole scrivere". Aggiungo: una stanza vuota, forse, essenziale, per lasciare spazio alla creatività. Forse è un desiderio da casalinga telematica che vive nel caos. Ma mi piacciono le stanze delle donne che hanno creato. E il pensiero di oggi va anche alla stanza - ma forse aveva diritto solo a un angolo di una stanza - dove Jane Austen scrisse i suoi più bei romanzi: "Orgoglio e pregiudizio" uscì il 28 gennaio del 1813, esattamente duecento anni fa. Che bello ripensarci, oggi, nella mia (purtroppo caotica) stanza.
E, in onore ad Andrée Putnam, a Jane Austen e a tutte le "rooms of my own", il Buongiorno di oggi anche in inglese, su Globish Lisa.
Stefania che scrive da Roma | Mercoledì, 30 gennaio 2013 @14:09
Siete una boccata d'aria fresca. Grazie
Lilabella | Mercoledì, 30 gennaio 2013 @13:52
Le parole di Stefania risuonano forte dentro di me. Sei una persona che conosco poco ma sento che sei sensibile. Queste sono le cose della vita che ci mettono a dura prova ma superata questa, credimi, ti sentirai più forte e pronta per un qualcosa di diverso, un qualcosa che puoi e devi meritare. Ora forse stai solo male ma ci sarà il sole anche per te. Un abbraccio (e tu Lisa perdonami questo commento a senso unico!)
Giusy | Mercoledì, 30 gennaio 2013 @10:44
I commenti di Stefania lasciano sempre una traccia.
LISA | Mercoledì, 30 gennaio 2013 @08:51
Stefania che scrive da Roma, un abbraccio. E buon mattino, in tutti i sensi.
Stefania che scrive da Roma | Mercoledì, 30 gennaio 2013 @00:41
Se non si lasciasse niente o nessuno, non ci sarebbe spazio per il nuovo... queste parole mi risuonano dentro, le urlano le stanze della mia anima che a volte si è sentita in prigione, a volte libera e leggera ... stasera l'ho lasciato andare, e vi scrivo mentre sento ancora il suo odore nella stanza. So che stavolta non tornerà ma se lo farà la mia stanza sarà già chiusa. Conterò domattina "quante stelle ci saranno sbriciolate nella pozzanghera....Devo imparare a fare pulizia anche tra i miei sogni"... Buonanotte Lisa, buonanotte amiche del salotto verde.
LISA | Martedì, 29 gennaio 2013 @09:37
Stefania che scrive da Roma: è vero, non tutti hanno spazio, lo spazio mentale ed emozionale, per accogliere qualcuno o qualcosa di nuovo. Ma in fondo vivere è questo: avere sempre curiosità per quello che ci circonda. Altrimenti le stanze in cui viviamo diventano solo prigioni soffocanti. Bisogna sapere aprire porte e finestre. Ma, curiosamente, la tua osservazione mi ha ricordato anche un vecchio Buongiorno del 2008, una frase che graffia di Hanif Kureishi: ""Ho cercato di convincermi che lasciare delle persone non è la cosa peggiore che puoi fare loro... Se non si lasciasse niente o nessuno, non ci sarebbe spazio per il nuovo. Forse ogni giorno dovrebbe prevedere almeno un’infedeltà essenziale o un tradimento necessario. Sarebbe un atto ottimista, un atto di speranza...".
LISA | Martedì, 29 gennaio 2013 @09:32
Carla, mi fa piacere che tu abbia letto "Ragazze, cappelli e Hitler" (e/o) di Trudi Kanter. Nella sua semplicità, questa storia vera, di una modista viennese ed ebrea, innamorata del bello (anche dei bei cappelli, certo) e di un uomo, che salva e se stessa e lui da Hitler, è un modo per non dimenticare. La memoria collettiva è fatta anche di piccole storie.
Lilabella | Lunedì, 28 gennaio 2013 @23:29
Scusate intendevo dire che Orgoglio e pregiudizio ne ha fatta di strada.
Lilabella | Lunedì, 28 gennaio 2013 @23:28
@ Stefania che scrive da Roma: forse ci vuole una vita per capire se siamo disposte ad avere uno spazio mentale aperto che ci dia la possibilità di accogliere qualcuno ma è un lavoro che si deve fare quando ci accorgiamo che teniamo ad una persona (amica o amore). Bello pensare che duecento anni fa, ne ha fatta di strada! Buon lunedì a te Lisa e a tutti i frequentatori di questo salotto verde!
Michela | Lunedì, 28 gennaio 2013 @14:45
@ Stefania che scrive da Roma: che domanda interessante hai posto!!!
Credo che se ci ponessimo quel quesito e lavorassimo un pò sulla risposta, forse molti rapporti interpersonali andrebbero meglio.
lia.mo | Lunedì, 28 gennaio 2013 @14:23
Io amo le stanze piene di mobili e cose, perchè sanno di vissuto e io non lo voglio eliminare nulla nel bene e nel male. Penso comunque che ogni tanto bisognerebbe fare "piazza pulita" anche perchè poi tutte quelle cose diventano troppo. L'ideale per me sarebbe avere entrambe le cose: anche una stanza piccola ma essenziale solo mia.
Francescasièsposata | Lunedì, 28 gennaio 2013 @13:34
Perché lo spazio vuoto lascia spazio alle idee... Funziona ma che fatica svuotarla!!!
carla | Lunedì, 28 gennaio 2013 @12:19
la citazione della stanza mi fa venire in mente il libro che ho appena finito di leggere, che ho trovato bello pur nella sua semplice ( forse minimal) prosa : Ragazze, cappelli e Hitler, già ampiamente sforbiciato da Lisa.
Qui c'è, invece, il racconto di come le stanze devono essere riempite per sentirle nostre... ecco io sono più simile a Trudi che ad Andreè.
Stefania che scrive da Roma | Lunedì, 28 gennaio 2013 @11:07
Perchè gli spazi fisici rievocano spesso i nostri spazi mentali... quelli aperti alla creatività, ma anche alle relazioni e alle persone... ci siamo mai chiesti se abbiamo lo spazio mentale per accogliere qualcuno? buon lunedì.
Rim | Lunedì, 28 gennaio 2013 @10:31
Quanto mi piacerebbe avere una stanza miminal, ma purtroppo sono tutto eccetto che minimal, in tutto!
Venerdì, 25 gennaio 2013 @08:15
"La mia idea di lavori di casa è pulire la stanza con un solo sguardo."
(Erma Bombeck)
Adoro la parola casa, soprattutto se non è associata con: lavori.
Qualche settimana fa una mia cara amica (per la precisione: la mia compagna di banco del liceo; perché sì, ancora adesso ci sopportiamo) per inaugurare l’anno mi ha portato un pacchettino di carta colorata e luccicante: dentro, una confezione di Sidol, una di miracoloso pulisciargento e delle pagliette per pulire il metallo. Tutta colpa mia. Le avevo raccontato che ero tornata da Parigi estasiata per la casa dei miei amici (pulita, ordinata, un trionfo di design nordico e home decor parigino) e in vena di decluttering, e avevo detto che – visto che il lavoro ahimé scarseggia – mi sarei dedicata a pulire la casa… (Ho ancora degli scatoloni mai più aperti dal trasloco, ma non ditelo a nessuno). Detto, fatto: mi è arrivato un kit da brava casalinga. Il pulisci argento serve per le posate della bisnonna, che non uso mai (perché prima, appunto, bisognerebbe pulirle). Il Sidol per il bollitore Alessi (avete presente, quello di Michael Graves con l’uccellino?), che dopo anni e anni di uso ininterrotto era diventato di un altro colore. Morale. Ho aperto la confezione vintage di Sidol e ho lucidato il bollitore, così bene che adesso ci si può specchiare. Non vedevo l’ora che il consorte tornasse a casa perché notasse la differenza (credo si sia molto preoccupato). L’ho anche mostrato in diretta a delle amiche lontane su Skype. Però continuo a pensare che sarebbe stato più semplice se fosse tornato lucido semplicemente grazie ai miei poteri magici (qualcuna qui si ricorda di "Vita da strega", il mio telefilm preferito prima di "Sex and the city" e "Downton Abbey"?). Tutto sommato, non credo di avere la vocazione della casalinga. Speriamo nell’effetto terapeutico del pulire le posate d’argento.
Grazie a Erma Bombeck e alle donne che ci insegnano a riderci su. E, come ogni venerdì, cliccate su Friday Lisa: il Buongiorno di oggi anche in inglese. Vi ricordo che mi potete seguire su Facebook (iscrivendovi agli "aggiornamenti") e su Twitter. Buon Sidol a tutte.
Aminta | Lunedì, 28 gennaio 2013 @21:27
Magnifico, Orietta affondiamo pure la testa e il pensiero nel sidol e nel Goddard's. è terapeutico. mi inchino a liliana Segre che con classe e dignità ha sopportato un signore ronfante dopo il magnifico exploit
Orietta | Lunedì, 28 gennaio 2013 @11:11
Sono la compagna di banco del liceo, quella del Sidol e del Goddard's.
Lucidare in tempo di crisi è terapeutico: finalmente si vede qualcosa che risplende (oltre a noi stesse e le amcihe del cuore) di luce propria.
E non è questione di casalinghitudine, ma di cura. Trovare il tempo per ridare nuova vita agli oggetti del nostro paesaggio domestico è confortante.
Il problemas del Sidol - da sempre - è avere un odore repellente, e a volte non basta la confezione vintage (non è mai cambiata dagli anni '60, che io mi ricordi) che occhieggia dal ripiano per spingermi a versarne qualche miracolosa goccia su un panno...Comunque fa parte della ista dei MUST HAVE, e mi raccomando, solo per acciao e ottone e altre leghe, ma non per l'argento, dove risulta troppo aggressivo e rischia di portarsi via la preziosa patina.
LISA | Lunedì, 28 gennaio 2013 @10:28
Annetta: non ho Kobo, ma leggo spesso (soprattutto per lavoro, o quando viaggio) libri con Kindle per iPad. E' una lettura diversa. Comoda, ma mi manca il non poter prendere una matita e sottolineare! Però sono molto contenta che il mio ultimo romanzo sia anche un ebook.
LISA | Lunedì, 28 gennaio 2013 @10:14
Giusy, mi è piaciuto il tuo commento al Sidol. Per la serie: la casalinghitudine è (a volte) politica.
Giusy | Domenica, 27 gennaio 2013 @13:58
A proposito del Sidol e del Giorno della Memoria, (non c'è irriverenza da parte mia) mi chiedo in quanti lo avranno usato per lucidare le proprie coscienze. Ho appena ascoltato il ricordo della stupenda signora Liliana Segre che parlava dalla stazione di Milano ricordando i tragici eventi, vissuti sulla sua pelle, appena tredicenne. Potrei raccontare terribili episodi ascoltate dolorosamente dalla bocca narrante di mia madre (cattolica e ariana) ma vi risparmio.
Non mi va proprio quando sento dire "eh! ma non eravamo esattamente consapevoli...." Ma i gerarchi, o chi per essi, fornivano ai cari alleati Nazisti le liste anagrafiche dei loro concittadini o no?
E oggidì? Se penso che il "mio" Primo Cittadino ha il progetto di acquistare casa Pound (anche con i miei soldi) per far felice il figlioletto(ma questa è una malignità da parte mia).
Di quanto Sidol avrà bisogno per partecipare alle cerimonie commemorative? Mah!!!
carla | Domenica, 27 gennaio 2013 @09:25
Io più che casalinga disperata , temo che siano gli altri ( familiari) a disperarsi per la mia casalinghitudine!! Però basta essere tenaci che poi i risultati arrivano : il mio secondo , questa settimana era a casa da scuola e notando la disperazione dei tappeti e la polvere dei mobili ha pulito tutto lui . Si è pure lamentato con me perchè ho mangiato un biscotto nella sala che lui aveva sistemato.
Non è una buona tattica per educare i maschi a fare i lavori di casa?
annetta | Domenica, 27 gennaio 2013 @08:51
Mi hanno regalato un ereader kobo...nonostante un libro resti sempre un libro devo ammettere che per i lettori onnivori ed ubiqui è una manna dal cielo. Voi usate ereader? Se si a parte le solite amazon e ibs avete qualche lireria online da consigliare che vi piace?
Lilabella | Sabato, 26 gennaio 2013 @23:37
Lady C. bella idea! Anche la mia competenza è scarsina, io per la pulizia dell'argento propongo anche il dentifricio. Avete mai provato?
Lady C. | Sabato, 26 gennaio 2013 @16:02
Propongo un serio dibattito via web sull'uso proprio o improprio del Sidol. Lisa potrebbe fare da moderatrice così colma qualche lacuna, perché il suo sapere sulla fattispecie in oggetto mi sembra scarsino.
annetta | Sabato, 26 gennaio 2013 @02:06
Io invece invoco spesso Mary Poppins, che cantando "basta un poco di zucchero...", ballando e schioccando le dita metteva tutto in ordine in un baleno...che meraviglia...
Lilabella | Venerdì, 25 gennaio 2013 @23:18
Sembrava anche a me che il Sidol fosse per l'argento! Allora mi sbagliavo. Lisa io ti posso offrire la mia compagnia morale che a dirla proprio tutta non sono molto brava come casalinga. Al limite posso essere una casalinga disperata! Un sorriso per te e per voi amiche che passate di qui!
G. d\'antan | Venerdì, 25 gennaio 2013 @18:16
be'...anche l'argento è un metallo, però è un metallo "choosy"
Giusy d\'antan | Venerdì, 25 gennaio 2013 @18:03
Ma certo que il Sidol è solo per i metalli! Ottone, soprattutto. Col rame fa disastri... Per i miei negletti argenti, quando ne ho voglia, uso un prodotto abbastanza cheap, (prima, però li lavo per bene) aiutata da una grande fantasia di straccetti, vecchi collant inclusi.
LISA | Venerdì, 25 gennaio 2013 @16:41
Ma no! Il Sidol è per il metallo! Per l'argento la compagna di banco ha regalato il silver polish Goddard's (e raccomando di usarlo con panni morbidi, anche calze vecchie divorziate e spaiate, che così finalmente troveranno nuova vita). Qualcuna di voi si offre di farmi compagnia nella mia nuova missione da casalinga vintage?
Giusy | Venerdì, 25 gennaio 2013 @15:18
Lisa, prestidigitatrice delle mie memorie letterarie e non solo, hai tirato fuori dal cilindro il Sidol! sono andata a rovistare nello stipetto dei finti miracoli e l'ho trovato. Presa da improvviso raptus, ho ignorato i poveri argenti resi opachi dall'incuria (sono carini anche così)e ho cominciato a lucidare qualche maniglia. W il Sidol (o abbasso, non saprei...)
lia.mo | Venerdì, 25 gennaio 2013 @13:19
Ciao Lisa, il Sidol è un prodotto intramontabile, prima delle feste ne ho comprato un flacone al supermercato (mentre lo cercavo dubitavo di trovarlo e ivece C'ERA!), uguale a una volta, cioè una volta era di metallo e adesso di plastica. Ora che ce l'ho mi sento ricca. *-*
Chiara | Venerdì, 25 gennaio 2013 @11:31
Lisa, mi fai sorridere ! Il Sidol è un MUST per qualunque casalinga poichè tutte noi abbiamo almeno un oggetto d'argento, che sia una cornice, un vassoio, un braccialetto o anche solo un cucchiaino per lo zucchero ereditato o ricevuto per le nozze o perchè no, regalatoci da noi stesse. In realtà costa quasi più il prodotto dell'argento ma il potersi specchiare la mattina nel proprio bollitore e stupire il consorte per queste nuove doti di origine pratica non ha prezzo ! Viva la compagna di banco !
Giovedì, 24 gennaio 2013 @09:19
"L’allungarsi dei giorni scopre il fianco ai baci".
(Manuela Dago)
Non vieni più vicino?
Ho sfilato questa frase a Manuela Dago, che con Francesca Genti cuce i piccoli libri colorati di poesia contemporanea di Sartoria Utopia. Mi sono appena arrivati, un pacchetto di rosso, verde e "arancione che mi ha salvato dalla malinconia". Li trovate qui, i libri delle sarte poetesse: http://sartoriautopia.freshcreator.com/
Lilabella | Venerdì, 25 gennaio 2013 @23:14
Bella questa poesia di Manela Dago. Mi piacerebbe capire un pò più l'inglese per riuscire ad ascoltare il discorso di Jodie Foster. Dalle immagini che ho visto e dai suoi sorrisi ho capito solo che ha parlato con amore e questo mi basta!
LISA | Venerdì, 25 gennaio 2013 @07:42
Domo: io ho ascoltato - on line - il discorso di Jodie Foster. Una donna forte, intelligente, coraggiosa. Bello sentirla ringraziare in diretta la sua ex compagna (e co-madre dei suoi figli). Una scelta gay su cui non ci sono mai stati pettegolezzi. A dimostrazione del fatto che, anche a Hollywood, si può. (E vogliamo parlare della braccia che ha, a 50 anni? Che linea!).
LISA | Venerdì, 25 gennaio 2013 @07:40
Aria, anche a me piacciono i libri di stoffa, quelli per bambini, e i libri d'artista. Una mia amica artista, Zora Stančič, che vive a Lubiana, ne ha creato uno, oversize, di stoffa, che è in mostra al nuovo museo di arte contemporanea della città. Lo puoi vedere qui: http://www.zorastancic.com/indexeng.html (cliccando su diversiform e books).
Gabriella | Giovedì, 24 gennaio 2013 @23:44
io lisa ho acquistato 4 libri "l'arancione.." di francesca genti e contattato lei. è bello, lisa che riesci a creare questa "rete" di contatti poetici e talvolta amicali..questo è un conforto piccologrande per tutti.
domo | Giovedì, 24 gennaio 2013 @22:08
Chi ha ascoltato (o letto) il discorso di Jodie Foster alla notte dei golden globe il 13 gennaio? L'ho trovato pieno di amore e dolcezza.
Aria | Giovedì, 24 gennaio 2013 @17:40
Bella l'idea della Sartoria Utopia! Pensa che uno dei miei progetti è sempre stato quello di realizzare un libro interamente di stoffa, con le parole e i disegni ricamati sopra (immaginavo un libro per bambini, ma anche uno di poesia non sarebbe male). Un progetto di lunghissima esecuzione, ma prima o poi (forse) ci metterò mano..
Lady Chatterley | Giovedì, 24 gennaio 2013 @16:03
Se invece di scoprirlo lo offrisse? Semantica differenza!
Camilla | Giovedì, 24 gennaio 2013 @11:25
Perfetta in questa mattina di sole..
Francescasièsposata | Giovedì, 24 gennaio 2013 @11:14
Allora voglio dei giorni lunghissimi... E poi perché solo il fianco? Anche tutto il resto! ;-)
Hermione | Giovedì, 24 gennaio 2013 @11:08
Bellissima questa immagine!
Mercoledì, 23 gennaio 2013 @09:35
"Il nord mi costrinse a fare affidamento unicamente su di me. Tutt’a un tratto compresi cosa significa l’isolamento. E il freddo."
(Ilma Rakusa)
Sempre, quando fa freddo, ho più bisogno di te.
Ma il Nord costringe davvero a fare affidamento solo su di sé? Ci spinge a chiuderci, o ad avvicinarci agli altri? Mi sono sorpresa a sottolineare queste parole, leggendo il libro di ricordi di Ilma Rakusa, pubblicato (ma tradotto non bene, sento qualcosa che incespica nella scrittura ed è un peccato) da Sellerio: "Il mare che bagna i pensieri". Nata nel 1946 nello "spazio geografico" tra Trieste e Cracovia, a Rimaszombat, prima Ungheria ora Slovacchia; dove "l’ago della bussola interiore indica l’est", scivola tra le lingue e le città: Budapest, Lubiana, Trieste… E infine Zurigo, dove arriva negli anni Cinquanta e dove "la prima sorpresa fu la neve".
Valentina | Mercoledì, 23 gennaio 2013 @22:53
È un luogo del cuore, cara Lisa. Ho avuto la fortuna di stare a San Pietroburgo alcuni giorni un po' di anni fa. Ho lasciato un pezzo di cuore lungo i ponti sulla Neva, tra le strade e le librerie alla ricerca di Dostoevskij e delle notti bianche. Ha una luce malinconica, ha qualcosa che mi è passato attraverso, spero di tornare prima o poi, chissà.
LISA | Mercoledì, 23 gennaio 2013 @15:32
San Pietroburgo, ancora un sogno. Ma so che mi aspetta. Intanto mi racconti, Valentina, la tua San Pietroburgo?
Valentina | Mercoledì, 23 gennaio 2013 @12:53
San Pietroburgo, tutta la vita.
a.stella | Mercoledì, 23 gennaio 2013 @09:54
il cuore è dove si è nati, se si è costretti ad allontanarsi ci si sente isolati. Io sono stata in viaggio a Lubiana qualche mese fa ,bellissima città d'arte! Ma è proprio cosi che mi sentirei, riflettendoci! Come sempre mi rispecchio nelle tue parole ! :)
Martedì, 22 gennaio 2013 @07:53
"Ciao, dico. Ho su il cappotto, gli stivali, i guanti, la borsa a tracolla, il biglietto del metrò in mano. Il compagno della mia vita alza gli occhi dal giornale che gli concilia la siesta pomeridiana. Sbatte le palpebre. Dove vai?, chiede, stranito. Gliel’ho detto almeno tre volte ieri pomeriggio e altre tre volte stamattina. Non ascolta quello che dico, o se ne dimentica subito, e dopo dice che non gliel’ho detto. Per essere onesti, anch’io faccio così con lui, ma non sempre".
(Brunella Gasperini)
Ovvero perché gli uomini, una volta che li sposi, non ti ascoltano più.
Ho ripreso in mano Brunella Gasperini: il Buongiorno di oggi è l’incipit di "Una donna e altri animali", una vecchia riedizione tutta spiegazzata di un libro del 1978. Mi ero dimenticata di Brunella e di quanto fosse divertente, con un fondo di malinconia ma davvero divertente, il suo sguardo sul domestico, sulla vita domestica. E com’è difficile, guardare il domestico (mariti compresi) e raccontarlo, con ironia. Ci sono riuscite poche donne: lei, negli anni Settanta; e Lady Delafield, negli anni Trenta, nel suo capolavoro, "Diary of a provincial lady", un libro che non mi stancherò mai di rileggere. (Peccato per la non altrettanto divertente traduzione italiana).
Quanto ai mariti… Bè, se sostituiamo l’iPad, dove il Consorte ora legge il giornale ("Io? Io non rinuncerò mai al giornale di carta", disse e continua a dire, apparentemente inconsapevole del fatto di avere un iPad in mano), sono ancora così, come li hanno raccontati Brunella e Lady Delafield (il suo si trincerava dietro il Times).
E visto che il Consorte di sicuro non è interessato all’argomento, avete voglia di dirmi la vostra sul look di Michelle Obama per il ballo inaugurale? L’abito (rosso rubino, lungo, di Jason Wu, che aveva disegnato il monospalla bianco di quattro anni fa) non è particolarmente emozionante, ma qualcosa di nuovo c’è: la frangetta. Non male cambiare completamente pettinatura e osare una frangia alla sua età (che è poi la mia). Ho solo un dubbio. Se io cambiassi pettinatura, il Consorte se ne accorgerebbe, alzando gli occhi dall'iPad?
Angie | Giovedì, 24 gennaio 2013 @23:43
Ciao Lisa,
Ogni tanto faccio capolino!
No,no e poi no non se ne accorgono se cambiamo pettinatura ti assicuro che no.E ' una cosa che mi fa andare in bestia come pure quella di non ascoltare quello che dico x che' va solo letto come disinteresse...ma sono mille volte meglio,
Lo faccio con più' stile...!!!!
Baci.
Lilabella | Mercoledì, 23 gennaio 2013 @23:18
Ho visto la cerimonia del ballo solo il giorno dopo. Mi è piaciuta Michelle ed il suo vestito. I Consorti spesso non comprendono questi dettagli ma non per tutti gli uomini è così! Intanto scoppia il caso Beyoncé. Quella poverina avrà o no cantato in playback??? Questi sono i problemi seri della vita ;-) Grazie Domo per il tuo consiglio sul film!
Domo | Mercoledì, 23 gennaio 2013 @10:48
Si, lunedì sera a Roma c'è stata una anteprima. Mi ha colpito molto il film e trovo anche intelligente e coraggiosa la scelta della casa che lo distribuisce, la Good Films, che annovera tra i socii Ginevra Elkann, donna di cui mi piace sia il percorso artistico che professionale e che trovo abbia ereditato dalla famiglia materna la torinese discrezione ed eleganza (e dal padre anche una profonda curiosità intellettuale) l e quel giusto pizzico di follia che ti fa aprire una casa di distribuzione (un salto senza rete in Italia) e promuovere film (good film...) come In Darkness.
LISA | Mercoledì, 23 gennaio 2013 @09:21
Un film sul ghetto di Leopoli. Sembra bello, Domo. Ma non è ancora uscito, hai visto un'anteprima!
Domo | Martedì, 22 gennaio 2013 @16:02
volevo consigliare il film "In darkness", l'ho trovato incredibilmente bello.
Giusy | Martedì, 22 gennaio 2013 @14:32
Eh, Lisa, non lamentarti più di tanto. Quando il consorte (il mio) "dispiega" per bene il suo giornale con la gatta mollemente adagiata sulle gambe , a loro volta appoggiate sullo strapuntino (sofferente per via dell'uso incongruo) cosa dovrei dire? Potrei piroettare, danzare e quant'altro davanti all'augusta presenza senza risultati apprezzabili...Almeno al tuo, con l'iPad, gli vedi la faccia!
Anche a me piace michelle per gli stessi motivi di Carla però mi sembra che quella frangetta metta in evidenza l'innegabile prognatismo della First Lady. In quanto al vestito, approvato dallla solita Pietra. Io avrei preferito un rosso, sì, ma con diverse sfumature e con meno piegoline. E ci sono ricascata con i troppi commenti.
carla | Martedì, 22 gennaio 2013 @09:24
errata corrige
so che qui potrò rifugiarmi
carla | Martedì, 22 gennaio 2013 @09:22
i nostri mariti sembrano distratti, ma si accorgono di tutto! E quanto a Michelle a me piace in tutte le salse, la trovo una donna anticonformista e spontanea, un po' come quando a noi donne "normali" capita di dire " sto invecchiando, forse un taglio di capelli aiuta?" o si ha voglia di qualcosa di nuovo e diverso.
buona giornata a tutti
Ps. Grazie, Lisa, di aver pagato l'affitto ancora per un anno, almeno che qui potrò rifuiarmi anche quest'anno!
Lunedì, 21 gennaio 2013 @19:30
"Speranza: una nuova costellazione. Saremo noi a mapparla, noi a trovare un nome alle stelle, una dopo l’altra".
(Richard Blanco)
Alza gli occhi. La luce è quella, non perderla. Speranza.
Oggi, una Buonasera invece di un Buongiorno. Perché, la scrittrice recessionista (ebbene sì, io) ha dimenticato di pagare l'affitto annuale del sito (eh sì, si paga un affitto), che quindi è rimasto bloccato tutto il giorno. Una dimenticanza fortunata, perché mi ha fatto afferrare al volo la poesia di oggi, che viene dall'Inaugurazione di Obama, dalla cerimonia di insediamento presidenziale, e dalla poesia composta per l'occasione dal "poet laureate" scelto dal presidente americano: Richard Blanco. Segni particolari: poeta, ispanico (figlio di immigrati cubani), gay. Seguo il suo invito e alzo gli occhi verso la notte, verso le stelle, la nuova costellazione: speranza. E il Buonasera di oggi, in omaggio a Obama e alla cosmica speranza, anche in inglese: cliccate su Lisa globish.
Aminta | Martedì, 22 gennaio 2013 @00:06
Ipparco suddivideva le stelle secondo il loro grado di luminosità. da uno a sei. io cerco la settima quella, appunto, della speranza. fa bene guardare il cielo di notte.
lamaggi | Lunedì, 21 gennaio 2013 @19:54
darling, guarda in alto. stanotte la luna danza con giove. verso le 2.30. se vuoi ti faccio uno squillo
Venerdì, 18 gennaio 2013 @08:52
"Credo nel caos profondamente ordinato."
(Francis Bacon)
Metto ordine nel caos. Comincio oggi. Comincio da me.
Anche il Buongiorno di oggi è la frase di un artista: l’inglese, anzi irlandese Francis Bacon, morto a Londra nel '92, inquieto e inquietante, immagini e visi distorti (no, non piacerebbe alla piccola Ashi, molto peggio di Picasso). Una sua frase in cui sono inciampata per caso, lavorando per Elle Decor: una frase che è stampata su un asciugamano. Quando l’arte moderna diventa (colorato, impensato) merchandising.
Come ogni venerdì, Friday Lisa: il Buongiorno di oggi in inglese.
In più, potete seguirmi su Twitter e su Facebook (dove potete iscrivervi ai miei aggiornamenti, e dove vedrete l’impensato asciugamano).
Stefania che scrive da Roma | Martedì, 22 gennaio 2013 @17:40
a me fa pensare a quei momenti in cui bisogna concedersi la possibilità di perdersi... per ritrovarsi... quel caos che ci può sembrare crisi, ma che ha in sè un profondo, forse inconsapevole, senso.
lia.mo | Lunedì, 21 gennaio 2013 @18:09
Io invece credevo che fosse successo qualcosa al mio pc, che si fosse imballato cioè bloccato ecc. menomale x me. Io una volta ho dimenticato di pagare le spese condominiali, adesso mi segno tutto tutto tutto. A presto e buona serata.
LISA | Lunedì, 21 gennaio 2013 @17:36
La scrittrice recessionista oggi aveva il blog bloccato perché non aveva pagato l'affitto annuale... Hmmm. Mi sa che arriverà una Buonasera invece del Buongiorno.
Michela | Lunedì, 21 gennaio 2013 @17:00
Nel mio ordine quotidiano, la mattina, dopo aver spulciato le prime e-mail a lavoro, c'é la ricerca del tuo buongiorno...che oggi si fà aspettare...e allora, un clic nel tuo archivio e ne scelgo uno a caso! A domani Lisa!
Marta | Lunedì, 21 gennaio 2013 @15:02
Che balsamo queste parole per me! Io sono una persona ordinata ma vivo con un marito e due figlie che sono invece il disordine personificato. Devo chiudure non uno ma due occhi per non sembrare un'arpia. Ho anche iniziato a pensare che forse hanno ragione loro. Eppure, quando apro cassetti o armadi (dove metto solo io le mani), il trovare tutto in ordine mi fa sentire bene.
Giusy | Lunedì, 21 gennaio 2013 @14:52
Già che ci sono...chissà cosa ne direbbe Stefania del caos profondamente ordinato. io non ho il coraggio di esporre la mia opinione...
Lilabella | Venerdì, 18 gennaio 2013 @17:46
Credo nel mio disordine. Purtroppo non sono ordinata ma devo dire che nel mio caos mi ci trovo. Ogni tanto faccio fatica a trovare qualcosa ma a me piace così!
Francescasièsposata | Venerdì, 18 gennaio 2013 @13:59
Ho già cominciato a mettere ordine nel caos, lasciando basito (positivamente) mio marito! Quello che non sapevo è quanto sto bene dopo, quanto mi sento leggera e quanto tempo risparmio!!! Adesso, grazie a Lisa, ho anche una definizione che mi assomiglia...
carla | Venerdì, 18 gennaio 2013 @10:34
io ho sempre pensaato che nel caos ci fosse posto, anche, per tutti! non sono ordinata, non riordino mai niente con accurata devozione e sistematicità; salvo che ogni 56 anni il consorte decide di mettere in ordine il caos prodotto da tutti noi.
Quest'anno è taccato ai garage e al piccolo studiolo che abbiamo, entrambi hanno cambiato faccia dopo il suo intervento.
Buon giornata a tutti
Giovedì, 17 gennaio 2013 @08:26
"Ciò che credevo ombra è il vero corpo."
(Shimon Adàf)
Ciò che credevo ombra è la vera me.
(Il Buongiorno di oggi è tratto dall'antologia "Poeti israeliani", Einaudi).
Lilabella | Venerdì, 18 gennaio 2013 @17:44
La mia ombra nella notte è la cosa che mi piace di più. La vedo distendersi ed allungarsi quasi a pretendere qualcosa di diverso. Bella questa poesia!
Giusy | Giovedì, 17 gennaio 2013 @13:26
Avrei dovuto scrivere 'la proiezione del mio corpo' vero? ma non ci penso troppo su,. quando intervengo...
Giusy | Giovedì, 17 gennaio 2013 @13:23
Mi piace questa riflessione sulla propria ombra. In fondo, la proiezione dell'ombra dipende dalla fonte di luce, può essere corta o allungata e se luce non c'è, l'ombra invece c'è. la devo intuire perché mi accompagna anche nell'oscurità. non so se sia il mio vero corpo ma ha poca importanza. Grazie per questa frase.
Mercoledì, 16 gennaio 2013 @08:05
"Lo abbracciai. Chiusi gli occhi, inspirando il suo profumo… Mi sforzai di non pensare a niente. Cercavo soltanto di esserci, cercavo di assorbire l’uomo che amavo per osmosi, cercavo di imprimere su me stessa quello che mi rimaneva di lui."
(Jojo Moyes)
Abbracciami, ti respiro.
Ci sono libri romantici e un po’ vigliacchi che ci strappano una lacrima. Come questo da cui è tratto il Buongiorno di oggi, "Io prima di te" (Mondadori). Jojo Moyes è una scrittrice inglese di cui mi era molto piaciuto "L’ultima lettera d’amore" (Elliot). il suo nuovo romanzo è vigliaccamente romantico (lo uso con un sorriso, l’avverbio): la storia di una ragazza disoccupata, intrappolata in un paesino inglese, che si ritrova a fare da assistente a un giovane uomo, ricco ovviamente, bello ovviamente, tetraplegico dopo un incidente. Si innamorerà dell’uomo in carrozzella? Non vi dico nulla. Sembra un po’ un bel film francese, "Les intouchables – Quasi amici" e, confesso, mi è piaciuto. Nella sua semplicità ti fa ripensare alla tua vita. Il che non è mai male.
Lilabella | Mercoledì, 23 gennaio 2013 @23:15
Stefania e Giusy della serie lo famo strano? (scherzo) Bella la vostra storia degli abbracci improvvisi :-) In effetti dovrebbe essere forte essere abbracciate da uno sconosciuto!
Stefania che scrive da Roma | Lunedì, 21 gennaio 2013 @20:00
Giusy che bello! spero di abbracciare presto te e la dolce Lilabella :-)
Giusy | Lunedì, 21 gennaio 2013 @14:48
Ciao Stefania, io invece scrivo troppo e dovrei trattenermi...il racconto degli abbracci mi ha riportato a Trieste, piazza Unità, proprio lì, in quel posto magico (almeno per la scrivente) ho abbracciato volentieri un ragazzo con lo stesso cartello. All'inizio, ero titubante, poi mi sono rallegrata grazie a quell'abbraccio strano, fatto da uno sconosciuto e ricambiato.
Stefania che scrive da Roma | Lunedì, 21 gennaio 2013 @14:01
Lo so, sono un pò latitante tra superlavoro e testa troppo occupata... ma il mio appuntamento quotidiano con questo blog non manca mai, anche se lascio pochi commenti. Sabato sono stata al festival delle scienze a Roma e l'argomento è stato la FELICITA'... si, proprio cosi amiche, la felicità in tutte le sue declinazioni. Appena arrivate, ero con due amiche, una sorridente signorina col cartello "Abbracci gratis" si è diretta verso di noi per abbracciarci. Noi ci siamo allegramente prestate e subito la mia amica si è chiesta: "chissà cosa ci daranno alla relazione del pomeriggio???" che sarebbe stata quella su "SESSO E FELICITA'"... ma questo è un altro discorso... ;-) comunque posso dirvi una cosa importante: è scientificamente provato che un abbraccio rende felici, per questo non smettete mai di abbracciare chi amate perchè a volte vale più di mille parole. un abbracciooooooooo :-)
Lilabella | Venerdì, 18 gennaio 2013 @17:42
Beh ultimamente scarseggio di abbracci! Ci sono quelli delle mie amiche ma devo dirti che è diverso..vabbè nel frattempo volevo dirti che il film Quasi amici è piaciuto molto anche a me, mi ha fatto emozionare
LISA | Giovedì, 17 gennaio 2013 @08:22
Lia.mo: che bello che hai conosciuto anche Stella, la protagonista di Glam Cheap, la Ragazza dallo Sguardo Prezzante. E ahimé, la "vita in offerta speciale" che racconta nel libro è la vita di tanti ormai... Forse ci possiamo salvare anche ridendoci un po' su.
LISA | Giovedì, 17 gennaio 2013 @08:18
Lollipop, benvenuta. Se vuoi, puoi copiare qui qualche pezzettino della tua scrittura... Ma intanto, mi racconti qualcosa di te? Quanti anni hai, dove vivi, in quale biblioteca hai trovato il mio libro!
Lollipop | Mercoledì, 16 gennaio 2013 @22:49
Ciao Lisa, ho trovato per caso in biblioteca "Ultimamente mi sveglio felice" e mi è piaciuto molto. Scribacchio anch'io, just for fun, e credo che il mio "stile", se ne ho uno, sia simile al tuo, se ne hai uno. Ovviamente in peggio, visto che non sono ancora una scrittrice. Se mi dai la tua mail se vuoi ti mando qualche pezzettino :)
LISA | Mercoledì, 16 gennaio 2013 @21:12
Lady Chatterley, che dire? Mi hai fatto davvero ridere! Black humor versus romanticismo pink:-)
Lady Chatterley | Mercoledì, 16 gennaio 2013 @17:40
a giudicare da queste poche righe, direi che la ragazza si innamora dell'uomo giovane e bello, nemmeno in grado di asciugarsi o asciugare una lacrima. Estremamente romantico.
lia.mo | Mercoledì, 16 gennaio 2013 @13:29
Bella immagine questa evocata dal buongiorno di oggi !
Ho finito di leggere "Glam Cheap", molto carino e quanto mai attuale, come ho già detto una volta il mercato del lavoro è sempre uguale, non ci sono cambiamenti in meglio col passare degli anni. E' sconvolgente!
Buona giornata!
Francescasièsposata | Mercoledì, 16 gennaio 2013 @10:22
E meno male che sono appoggiata a lui, perché il suo profumo mi fa girare la testa!!!
Martedì, 15 gennaio 2013 @09:44
"In ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico."
(Tornatore)
In ogni bugia c’è sempre un’ombra del vero. Anche nelle tue parole. Anche, sai, nelle mie.
Il Buongiorno di oggi è la frase-chiave di un film, l’ultimo di Tornatore (il nostro Oscar per "Nuovo Cinema Paradiso"). Un film sulle opere d’arte e sui falsi, perché in ogni falso c’è sempre qualcosa, un’ombra, un dettaglio, un segno personale; l’artista che, pur copiando, non può fare a meno di lasciare la sua firma. O forse è l’ombra del vero, anche nei rapporti d’amore. Un film fatto di scatole una dentro l’altra, di ombre e verità, un giallo dentro un amore, o forse un amore dentro un giallo. Lui, il battitore d’aste, collezionista d’arte e protagonista del film, è il bravissimo attore australiano Geoffrey Rush (ricordate "Shine" o "Il discorso del re"?). E c’è anche Trieste, una Trieste nascosta, fatta di scorci e piazze e portici, senza il mare. Ma c’è.
luna piena | Mercoledì, 16 gennaio 2013 @00:24
Carissima Lisa, allora ti ricordi ancora di me?! Certo che correro' in libreria a prendere il tuo libro, ti ho sempre cercato in libreria ed immagino che anche questo sara' bello quanto gli altri!!! Io sto bene, impegnata col lavoro, marito ed il mio teppista di 4 anni!!!
Naomi. | Martedì, 15 gennaio 2013 @13:03
Ciao Lisa, ho visto il film e mi è piaciuto tantissimo . Sono contenta di essere entrata qui stamane e aver trovato un buongiorno ad esso dedicato . Un bacio
Domo | Martedì, 15 gennaio 2013 @12:41
ho avuto la fortuna di conoscere il maestro a Roma, in due occasioni, la prima questa estate nella incredibile cornice dell'Ara Pacis e la seconda negli ultimi giorni dell'anno poco prima dell'uscita del film. Tornatore è una persona squisita, gentile, discreta senza nessun vezzo tipico dei grandi registi e che, quando parla del suo lavoro, si illumina e sorride. Mi ha colpito quando raccontava la scelta della protagonista descrivendo come dopo tanti provini, anche di attrici bravissime, nell'istante esatto che lei entrò nella stanza e nel tragitto compiuto dal suo alzarsi per andarle incontro tendendogli la mano (cosa che sembra ovvia e scontata ma invece rara nei provini) aveva compreso e capito che era lei, dalla luce che emanava, da come camminava, da quel che senza dire esprimeva.
Credo che le persone belle si riconoscano da questo....da come vivono il lavoro e gli incontri, e lui è una bella persona
Lunedì, 14 gennaio 2013 @10:08
"Quando non ho più blu, metto del rosso".
(Pablo Picasso)
La creatività della mancanza. E se fosse anche una strategia esistenziale?
A Milano, sono andata a vedere la mostra di Picasso con una bambina di due anni. E no, non le è piaciuta. Sono rimasta sorpresa: pensavo che Picasso, con le sue linee sghembe, le sue facce decostruite, gli occhi al posto della bocca e viceversa, fosse esattamente alla portata di una bimba di due anni: forse perché è quello che disegna lei, è come disegna lei. Ed è proprio per questo, sospetto, che non le è piaciuto. La piccola Ashi (sì, esiste davvero una bimba che si chiama così, come quella del mio libro) ha protestato sala dopo sala, e si è fermata solo davanti all’unico dipinto per lei comprensibile: un gatto che mangia un uccellino (non si deve, ha commentato. Ma la scena splatter le è rimasta molto impressa). Poi, a casa, quando le ho chiesto un disegno in regalo, mi ha bucato con aria seria un foglio con la matita e me l’ha consegnato. Quasi un Lucio Fontana live. I danni dell’arte contemporanea…
(A me invece, della mostra di Picasso, che rimane aperta a Palazzo Reale a Milano fino al 27 gennaio, è piaciuto soprattutto il quadro che Picasso dedicò all’amico Matisse, appena scomparso: il suo atelier, con piante e tappeti e "papiers découpés", quasi orientaleggiante, con al centro un cavalletto e una tela bianca. Il lutto, la scomparsa).
Quanto ad Ashi e all’arte contemporanea, bè, ci riproveremo più avanti.
LISA | Martedì, 15 gennaio 2013 @18:24
Punta della Dogana è un posto magico. Mi piace tutto: la ristrutturazione di Tadao Ando, la laguna intorno, le opere della collezione. Hai visto l'abito da sposa - la sposa abbandonata, forse, come l'abito - nella torre? Un'installazione di David Hammons poetica come il titolo: "Forgotten Dream".
Aria | Martedì, 15 gennaio 2013 @17:28
Capisco e approvo la piccola Ashi. Nemmeno io amo Picasso, come leggevo da qualche parte - un artista sopravvalutato-. Forse i bambini intuiscono dietro le forme anche le intenzioni.
Sabato ho portato i miei bimbi a Venezia a vedere la mostra a Punta della Dogana : "Elogio del dubbio". Si sono divertiti, incuriositi e noi insieme a loro ce la siamo goduta. Ma nelle sale si respirava un'aria buona, non so come altro descriverla. Arte contemporanea che strizzava l'occhio anche ai bambini, perlomeno questo è quello che ci è arrivato.
LISA | Martedì, 15 gennaio 2013 @09:31
Luna piena: ci siamo conosciute a Polignano, giusto? Non solo festival di libri, ma anche una delle granite più buone che io abbia mai assaggiato. (Ma, se hai nostalgia delle mie parole, spero che tu porti a casa il libro peonia...). E dimmi, come stai?
luna piena | Martedì, 15 gennaio 2013 @01:25
Nostalgia....Una aspirante madre.....una mostra del libro
...un ridente paese sul mare: mi mancava il colore delle tue parole e son venuta a cercarti!
Lilabella | Lunedì, 14 gennaio 2013 @22:06
Bella forza la piccola Ashi! Devo dirti Lisa che anche io, a parte Guernica, non riesco ad entusiasmarmi con Picasso ma della tua frase è vera una cosa: mai farsi sopraffare da quello che potrebbe essere una mancanza, darsi da fare con ogni alternativa possibile. Mi ha fatto sorridere la piccola Ashi intenta a bucare un foglio e del resto io che sono più grande non so dirti se saprei fare di meglio!
Aminta | Lunedì, 14 gennaio 2013 @19:43
manca un'altra osservazione, Lisacorva. Fa piacere che i bimbi, anche piccoli, passino per mostre e musei, pessimo vederli dondolare su cavallini a gettone e vederli strillare quando il giochino finisce
Aminta | Lunedì, 14 gennaio 2013 @19:24
La piccola Ashi, a soli due anni, non solo resiste alla passeggiata nella mostra di Picasso, ma capisce registra tutto e inconsciamente ti ha punito col disegno Braille. Senza nulla togliere al geniale artista non apprezzo il cubismo non riesco a entrarci emotivamente, eccezione fatta per Guernica. Portentosa terribile sintesi dell'effetto distruttivo delle guerre
carla | Lunedì, 14 gennaio 2013 @17:41
credo che sia proprio la mia filosofia esistenziale: a casa mia la frase che più mi ripetono i miei figli è "sei sicura di avere tutto?" perchè quando inizio qualcosa ( soprattutto in cuicna) mi manca sempre qualcosa e cosi invento... il sapore mi piace ma non so mai se è quello originale!
Francescasièsposata | Lunedì, 14 gennaio 2013 @14:36
Prima che finisca il blu, ne tengo una goccia per mescolarlo al rosso ed ottenere il mio adorato viola!!!
Quanto al decluttering, è diventata una filosofia di vita... L'India ha seminato bene, i semini hanno attecchito... Alla fine sono così poche le cose indispensabili!!!
Marianna | Lunedì, 14 gennaio 2013 @11:55
Ciao Lisa, ho visto la mostra di Picasso a dicembre e mi è piaciuta molto. Una bella esperienza nel mondo di questo eccezionale artista.
Rispetto alla citazione penso che possa essere davvero una strategia esistenziale. Io mi sono proposta ad inizio anno di pensare maggiormente a cio' che ho....e non a cio' che, invece, mi manca. Questo per valorizzare il presente ed essere più contenta di quello che già possiedo. Diciamo che è stato il primo obiettivo per l'anno...e poi ho preso nota dei tuoi: "reset" e "decluttering"...sul reset ci sto lavorando!
Buon lunedì a tutti
Venerdì, 11 gennaio 2013 @14:44
"La forma di una città cambia più in fretta, ahimé, del cuore degli umani"
(Jacques Roubaud)
Le mutazioni del cuore.
Ma è vero che una città cambia più in fretta del cuore degli uomini? Mi è piaciuta questa frase - sulla copertina di un libro che mi ha regalato un amico a Parigi - ma non credo di essere d'accordo. Le città, almeno quelle italiane, cambiano molto, molto lentamente. Tranne Milano, che sta cambiando vertiginosamente: saranno i cantieri per l'Expo del 2015, la nuova città che sale. E quello che viene abbandonato, per sempre: Hoepli e Utopia, due librerie storiche, sono in crisi e probabilmente chiuderanno i battenti, magari per essere sostituite, come ha detto amareggiata un'amica milanese, dall'ennesimo negozio di mutande (low cost, aggiungo io). Passando per caso davanti a Garbagnati, la panetteria accanto al Duomo dove i miei genitori compravano il pan di segale e la Sacher torte nei giorni di festa, omaggio a un passato mitteleuropeo, ho scoperto che non c'è più: al suo posto, un outlet di moda. Cosa ce ne faremo di tutte queste mutande, di tutte queste scarpe, se non avremo il pane e le rose? Badate bene, non è nostalgia: mi piace la città che sale, mi piacciono i grattacieli, mi piace il nuovo. Ma mi piacciono anche le città il cui cuore non batte solo nei negozi di mutande.
Come ogni venerdì, Friday Lisa: il Buongiorno globish, stavolta in francese.
E, a proposito di una Milano che non c'è più: vorrei ricordare una milanese sorridente che se n'è appena andata, Mariangela Melato. Da ragazza lavorava come vetrinista alla Rinascente, per pagarsi i corsi di recitazione (e poi cominciò a lavorare con Ronconi, Dario Fo, Visconti). Una vita-manifesto di donna sola, appassionata, seria, indipendente. Mi chiedo cosa sognino le ragazze che oggi fanno le vetriniste o le commesse alla Rinascente, forse solo di potersi comprare una it-bag di quelle che mettono in vetrina. Speriamo di no. Io penso di no. Penso che ci siano tante ragazze con le unghie dipinte di blu che sognano un futuro diverso. Fatto anche di poesia.
Simona | Domenica, 13 gennaio 2013 @21:44
Lisa, la mia Milano quasi non la riconosco più. Garbagnati ha chiuso, la Utopia si sposta ... e ha chiuso anche la cartoleria storica di Corso Garibaldi con S. Sempliciano a lato e i grattacieli design sullo sfondo. Mutande al posto di dolci dell'infanzia o al posto di libri: la cosa mi rende triste. Ricordo quando andavo a prendere il mio papà al lavoro in Piazza Missori: arancino da Peck e le luci di Palazzo Carminati in Piazza Duomo dove mi incantavo a vedere la luminosa dattilografa che batteva a macchina nella nebbia. Il mio papà non era milanese, ma amava questa città che l'aveva accolto: il suo primo lavoro fu alla Motta. Il 6 gennaio mi portava alla sfilata dei Re Magi in S. Eustorgio, alle gallerie d'arte in Brera (la sua preferita era la Ponte Rosso), alla Scala, a S. Siro, insomma mi faceva amare la mia città e io ne ero orgogliosa.
Eleonora | Domenica, 13 gennaio 2013 @16:26
Eccomi Lisa, mi sono goduta il weekend milanese e ora sono pronta a ripartire: abito in Svizzera, ho 24 anni, ma resto pur sempre italiana.
Ieri ho respirato l'aria dei saldi, sono andata in Guastalla, a sbirciare i fenicotteri rosa...amo Milano, amo la gente di corsa, amo la gente che non chiede né domanda, amo prendere il tram fino all'arena e poi proseguire a piedi. Amo guidare per le strade di sera, ritrovarmi con le amiche a bere una tisana o una tazza di tè e amo perdermi nelle librerie e nei negozi di antiquariato sui navigli.
LISA | Domenica, 13 gennaio 2013 @14:03
Trex: "Ho ricordi di noi che tu forse non avrai, perché sei ovunque anche quando non ci sei". Questa è la frase sfilata dalla tua poesia che avevo usato per un mio vecchio Buongiorno... La ricordo ancora. Continua a recitare e sognare, a leggere e scrivere: a vivere, semplicemente, con le tue unghie blu. La Melato approverebbe, e con lei Miriam Mafai e Nora Ephron... Le donne indipendenti, serie, coraggiose (ma anche ironiche) che abbiamo perduto in questi ultimi mesi. Che ci servano da esempio.
Ecco il Buongiorno di Trex, "Sei ovunque, anche quando non ci sei":
http://www.lisacorva.com/it/view/151/
LISA | Domenica, 13 gennaio 2013 @13:56
Annetta: la libreria Utopia trasloca a Lambrate (a Largo La Foppa gli affitti erano troppo alti. Non per le mutande e i cellulari, ovviamente). Ma a Largo La Foppa, tra Brera e Corso Como, era/è bello passeggiare. E svetrinare. E fermarsi al caffè o a comprare un libro curiosando tra le ultime uscite. Possibilità, questa, ormai negata. Per la Hoepli invece, a parte la cassa integrazione, è ancora tutto in forse. E si sposta anche la Libreria del Mondo Offeso, in zona Canonica/Chinatown. Pensa che, Gabriella, non ci sono mai stata... Ma grazie per il racconto del nome da Vittorini.
Gabriella | Domenica, 13 gennaio 2013 @12:48
sono romana vivo a roma da 48 anni cioè da quando sono nata. ADORO milano. a più riprese ci sono state occasioni per andarci ma da più di un anno mia sorella vi si è trasferita, quindi salgo su più spesso. amando molto le librerie avevo "adocchiato" utopia e anche un'altra libreria in via moscova "la libreria del mondo offeso" che ora si trasferisce altrove (non so dove). questa libreria aveva/ha un catalogo fornitissimo di poesia e narrativa spec del 900 italiano ma anche libri attenti al sociale. e poi mi aveva folgorata il nome; tratto da "conversazione in sicilia" di elio vittorini, dal capitolo "il mondo è grande ed è bello ma è molto offeso." sembrava compendiare ciò che io penso della vita: la meraviglia e bellezza del mondo ma anche l'"offesa" che esso subisce. molte volte facendoci del male l'un l'altro, magari senza capire di farlo. e invece la solidarietà laica o cristiana o a qualsivoglia religione essa si leghi aiuta tantissimo; lo so per esperienza personale. perchè siamo "tutti nella stessa barca!" buona domenica a tutti /tutte
annetta | Domenica, 13 gennaio 2013 @00:22
lisa...ma io sapevo che la libreria utopia chiude per riaprire altrove...sicura che chiude-chiude? forse sarebbe ora che anche noi lettori smettessimo di andare nelle grandi librerie di catena e iniziassimo a difendere i piccoli librai di quartiere...mah, a volte la lotta alla globalizzazione pare proprio impari...
Lilabella | Sabato, 12 gennaio 2013 @19:24
Vedo che il dibattito è acceso! Hai ragione Lisa, a volte nel rivedere la nostra città si cerca di portare alla mente quei ricordi (fatti di sapori e parole) che ci legano a certe persone. Claudia mi ha fatto molto ridere (me la immagino alle prese con le mutande) ma anche Giusy mi ha fatto sorridere con la storia del cannolo di gesso. Buona serata a tutte/i voi!
Trex | Sabato, 12 gennaio 2013 @17:54
Le unghie blu, tanti libri sul comodino, sulla scrivania e perfino sul pavimento della stanza, una sola poesia all'attivo, illuminata da un'unica ispirazione di una sera. Barista,panettiera, preparatrice di panini per le scuole, commessa e anche nuova schiava del duemila dietro ad un pc, nessuna it-bag nell'armadio e nemmeno nei miei pensieri, un sogno, l'unico della vita, da tutta una vita: l'attrice. Dietro i miei passi, dentro ai miei stipendi, laboratori, saggi di fine anno, spettacoli, corsi di dizione, recitazione e qualche compagnia teatrale. 26 anni e un unico amore: il teatro. Amore a cui si dà tutto e che non smette mai di dare, essenza pura di magia e meraviglia.
LISA | Sabato, 12 gennaio 2013 @17:35
Giusy, chissà, forse i finti cannoli alla crema dal Barba del Corso ci sono ancora... Ma i cannoli che c'erano, e per fortuna ci sono ancora, sono quelli alla crema di Panarello. Con sopra una lievissima glassa quasi caramellata. Sì che potrei addentarne uno finto!
Giusy | Sabato, 12 gennaio 2013 @14:30
Ah!, Lisa, guarda che il cannolo alla finta crema fu addentato con voluttà sotto gli occhi allibiti dei presenti (compresi i miei) Scusa questa eccessiva intrusione, cerecherò di non ricascarci.
LISA | Sabato, 12 gennaio 2013 @14:17
Eleonora, sono messaggi come i tuoi quelli che mi fanno dire: vado avanti! Nonostante le librerie che si trasformano in negozi di cellulari e mutande. (A proposito: Utopia a Milano ha già chiuso...) Grazie, dunque. E una domanda: in che altrove sei? Da dove mi segui adesso? In che paese leggerai il libro peonia? E ovviamente, visto che sono terribilmente curiosa, mi piacerebbe anche sapere che lavoro fai e quanti anni hai!
Giusy | Sabato, 12 gennaio 2013 @13:55
Quindi, Lisa, il Barba c'è e non c'è. Krapfen e quant'altro finivano presto allora. Tanti lustri fa, l'attuale ottuagenario, in piena crisi di astinenza e in lite col barman (in assenza del Barba) agguantò un cannolo esposto nella vetrinetta. Che peccato! trattavasi di cannolo-esempio o meglio di esempio e basta perché il ripieno era di gesso (o quasi) Ancora ricordiamo e ridiamo.
Sì! all'ultimo piano della Rinascente ci sono stata... concedimi un sospiro. Profondo.
Bello il "capolino" di Eleonora! E bello il tuo accenno alla grande Mariangela.
Eleonora | Sabato, 12 gennaio 2013 @12:05
Ciao Lisa, ti scrivo come se scrivessi ad un'amica, una conoscente. Ti ho "scoperta" per caso, su un giornale gratuito che acchiappavo al volo mentre correvo per prendere la metro a Milano. Sono passati 5 anni da quel giorno e io ti seguo da allora, costantemente. Anche ora che lavoro all'estero perché ahimè come molti giovani ho tentato fortuna all'estero e ce l'ho fatta, ma tutti i giorni entro sul tuo blog, copio le tue frasi, compro i libri che consigli...ieri sono tornata a Milano dopo un paio di mesi, ho visto un'amica che non vedevo da tanto e mi ha fatto un regalo: il tuo nuovo libro.
La mia città sta cambiando, sta salendo e mi piacerebbe ritornare qui...magari tra qualche anno, coi palazzi finiti, i giardino fioriti e una certezza e una sicurezza in più.
Buon weekend Lisa, un abbraccio
LISA | Sabato, 12 gennaio 2013 @10:57
Claudia mdg: non credere, a me l'argomento mutande appassiona moltissimo (ricordi, in "Confessioni di un'aspirante madre", il Mutanda Day con le amiche?). Però una città fatta solo di negozi di mutande (spesso brutte), non mi fa battere il cuore.
LISA | Sabato, 12 gennaio 2013 @10:55
Giusy: il Barba del Corso c'è ancora, ma non ci sono più i krapfen ripieni di marmellata (altro ricordo mitteleuropeo dei sabati col babbo) e i panini d'antan... Però c'è un caffè, ristorante e reparto gourmet all'ultimo piano della Rinascente. Mi piace fare la turista e sedermi fuori, un caffè o un bicchiere di vino guardando le guglie del Duomo. Sempre per la serie: la città che sale. (Quanto alla Recherche di Proust, la lessi a poco più di vent'anni, e in francese addirittura; ma, temo, senza capirci niente, e non solo per il francese. Probabilmente ero troppo giovane. Bisogna aver vissuto per capire Proust).
isa grassano | Sabato, 12 gennaio 2013 @10:25
cosa ce ne facciamo delle città dove mancano le emozioni, quelle che ci danno le persone...la signora che ci vende il pane ancora caldo e si lamenta della nebbia, la vecchietta che vende fiori incartandoli come se fossero una opera d'arte, la libraia che prima di venderti un libro te lo "illustra".... Concordo con te Lisa...mi piacciono anche le città il cui cuore non batte solo nei negozi di mutande.
Lady C. | Sabato, 12 gennaio 2013 @00:11
se la litizzetto legge, come sembra faccia, il blog di lisa, potrà prendere spunto da questa simpatica mutanda session per una delle sue divertenti esternazioni.
buona notte, finalmente libere con la camicia da notte
claudia mdg | Venerdì, 11 gennaio 2013 @20:49
La città che purtroppo è cambiata più in fretta del mio cuore è l'Aquila, dove mi sono sposata 10 anni fa.Quello delle mutande è un colpo basso (in tutti i sensi): proprio oggi sono tornata a casa così contenta dopo un tour che mi ha fatto rinnovare completamente il parco mutande!
Lady Chatterley | Venerdì, 11 gennaio 2013 @20:23
che ne faremo di tutte le mutande possibili e immaginabili esposte in vetrina? Non lo so, so solo che il mio anziano ginecologo - lunga esperienza - diceva che le donne sono più affezionate a loro che al marito.W le mutande classiche, comode, prive di quella specie di filo interdentale che sega e fa soffrire SOLO noi. W le città che sanno mantenere i negozi che valgono e non spariscono in un batter d'ali
annetta | Venerdì, 11 gennaio 2013 @16:54
ahime io con altrettanto sconcerto ho scoperto che e' sparita anche la caffetteria pasticceria siciliana di via torino, che rallegrava le sue vetrine con le dentiere di marzapane e preparava un'ottima granita alla mandorla, perfetto ristoro negli afosi pomeriggi estivi dopo il lavoro. Mutande anche li'. Non trovo piu validi motivi per fare un giro in centro dopo il lavoro, non c'e' piu' nulla di veramente speciale che non possa trovare in qualsiasi "ipercoppe"...
Giusy | Venerdì, 11 gennaio 2013 @15:51
Ma certo! potevo smentirmi? la recidiva!
Anonimo | Venerdì, 11 gennaio 2013 @15:51
Così, Garbagnati ha chiuso! ci andavamo anche noi a comprare Sacher e Strudel ( le maiuscole sono d'obbligo)me oltre al pane. Ricordo ancora la signora che stava alla cassa, abbiamo sempre pensato che fosse la proprietaria. Riferirò alla Pietra carsica. una briciola di tristezza ce la concedi, Lisa? Io, invece, sono presa dalla nostalgia: Esiste ancora il "Barba" di corso Vittorio Emanuele dove si bevevano ottimi caffè e cappuccini? negli ultimi veri e propri "blitz" a Mi, non ho potuto verificare. La nostalgia ce l'ho, eccome...
Giovedì, 10 gennaio 2013 @19:00
"La sera stava sconcertata
fra i lampioni delle strade,
il suo oro tutto macchiato
dalla polvere della città".
(Tagore)
L'oro della sera.
Oggi non un Buongiorno, ma una Buonasera, in una Milano dove vedo accendersi le luci della città. Oro e polvere.
Domo | Sabato, 12 gennaio 2013 @19:51
La globalizzazione portata dai negozi orientali....ostia, sognando molto sognando, è un pò thai...
LISA | Sabato, 12 gennaio 2013 @17:36
Sembrava un mare orientale. Lanterne di carta bianca, con le candele dentro, che si alzano lievissime sul mare: le avevo viste (e accese) su una spiaggia in Thailandia.
Domo | Sabato, 12 gennaio 2013 @13:30
È il mare di Ostia lido, quartiere di Roma.
LISA | Sabato, 12 gennaio 2013 @10:50
Quale mare, Domo?
Lilabella | Giovedì, 10 gennaio 2013 @22:02
Mi viene in mente che la luce dei lampioni è la mia ancora di salvezza quando vado in giro, soprattutto quando la sera vado a portare a spasso il mio amico a quattro zampe. In quell'occasione sorrido guardando le nostre ombre perse nella notte!
Domo | Giovedì, 10 gennaio 2013 @19:49
Il mio nuovo anno è iniziato sorridendo perchè col naso all'insù guardavo lanterne cinesi che lente si alzavano nel cielo. E anche questa sera, sul mare carico di nuvole scure, due lanterne accese da chissá chi hanno tracciato una parabola e se ne sono andate verso l'orizzonte, e ho sorriso
Mercoledì, 9 gennaio 2013 @09:30
"Se decido di prenderla in mano, questa tazzina bianca con la sua unica scalfittura vicino al manico entrerà a far parte della mia vita? Questo semplice oggetto, questa tazzina più avorio che bianca, troppo piccola per il caffè della mattina, persino un po’ sbilanciata, potrebbe trovare posto nella mia vita di cose maneggiate, precipitare nel territorio della narrazione personale, di quell’intreccio sensuale fra cose e ricordi, diventare un oggetto preferito".
(Edmund de Waal)
La sicurezza degli oggetti.
Ce l'avete anche voi la tazza preferita del mattino, il vostro rito di porcellana, il vostro Buongiorno al mondo? La mia - ne ho tante, a dir la verità - è una piccola tazza teiera ricoperta di petali di rose, regalo di un'amica. E' quella che vedete nella foto qui a fianco. Ma in questo momento sto bevendo il tè da un'altra tazza, a geometrie verdi e blu, che viene dal Marocco, regalo dal viaggio di un'amica, un'altra amica. In effetti spesso le amiche mi regalano tazze. Forse perché mi vedono proprio così, a leggere e scrivere, con una tazza di tè.
E anche la frase di oggi è tratta da "Un'eredità di avorio e ambra" (Bollati Boringhieri), il libro di cui vi ho raccontato da Parigi.
LISA | Venerdì, 11 gennaio 2013 @14:42
Si beve il tè per dimenticare il rumore del mondo. Che frase bellissima, Francescachesièsposata. Mi sa che te la rubo per un Buongiorno!
Lilabella | Giovedì, 10 gennaio 2013 @22:00
Diciamo che io amo più sorseggiare il caffè piuttosto che il té. Ho due tazzini da caffè a proposito, una più seriosa per i giorni feriali ed una più spiritosa per i giorni di festa. Cara Giusy volevo dirti che non solo non conosco les madeleine ma anche che la Recherche credo sia un pò tosta da finire!
carla | Giovedì, 10 gennaio 2013 @17:27
a me hanno regalato, proprio a natale, una serie di tazze nuove perchè le avevo tutte sbeccate o rotte.... tantissimi gusti di tè e tisane!!
Giusy | Giovedì, 10 gennaio 2013 @13:40
E sì, "benedetto" Proust, insieme alla tazza di tè, chi ha scatenato la ricerca? il dolcetto: una via di mezzo tra biscotto e pasticcino. A Milano trovavo facilmente les madeleine...qui no! Le cercherò. mi piacevano tanto...Ma qualcuna di voi è riuscita a leggere Per Intero la Recherche? io no!!!
Aminta | Mercoledì, 9 gennaio 2013 @20:49
"depongo la tazza e mi rivolgo al mio spirito..." Così scriveva un celebre scrittore nella sua ricerca del tempo perduto. La potenza di una tazza di tè nella quale inzuppava una madeleine. Io mi accontento del mio mug, insostituibile, per via del bordo leggermente sporgente che rende amabile bere e sorseggiare.
lia.mo | Mercoledì, 9 gennaio 2013 @13:55
Sì, anche io ho le mie molteplici tazze del mattino e delle tisane....Le cambio secondo l'umore e le stagioni, sono tutte diverse tra loro e devono avere il piattino, le uso per il té, l'orzo e le tisane.
Francescasièsposata | Mercoledì, 9 gennaio 2013 @09:58
Buon 2013 Lisa! Tante tazze... Una regalata dalla mamma con una poesia della mia adorata Emily Dickinson "Portami il tramonto in una tazza, conta le anfore del mattino,le gocce di rugiada."
E tanti tanti thè e tisane... In foglie, in bustina senza zucchero o limone... E la clessidra per l'infusione, il piattino per la bustina... Una coccola per me e per chi viene a prendere il thè! ;-) Te ne offro una tazza fumante perchè, come diceva T´ien Yi-Heng, "si beve il tè per dimenticare il rumore del mondo".
Martedì, 8 gennaio 2013 @07:13
"Negli ultimi vent’anni sono stata perennemente a dieta. In totale ho perso 357 chili. Teoricamente dovrei stare appesa a un braccialetto come un ciondolo."
(Erma Bombeck)
Una parola da ingoiare come un cioccolatino: dieta.
Grazie a Erma Bombeck, che ci ha insegnato a riderci sopra, sempre (e cliccate sul suo nome se volete scoprirla meglio). Ma sono io l’unica che ha passato le feste a mangiare, quest’anno? Per fortuna che a casa non possiedo una bilancia… ma i vestiti non mentono.
Lilabella | Martedì, 8 gennaio 2013 @22:13
I vestiti non mentono ed anche le cinte. Ho delle difficoltà a chiuderne una, credo proprio abbia messo qualche chilo di troppo! Anche io durante le feste (e non solo) tendo a mangiare e purtroppo io amo molto i dolci quindi si prospetta un bel lavoro se dovessi mettermi a dieta.
Becky | Martedì, 8 gennaio 2013 @16:32
In questo momento dal divano, ma forse la risposta corretta è da Tortona, Piemonte :D
Quella piccola rubrica sul "City" mi ha messo la pulce nell'orecchio quando, al mio primo anno di Università, vagavo spaesata sui treni. Pendolare alle prime armi, ecco.
Elena | Martedì, 8 gennaio 2013 @12:37
Giusy, io sono così, detox ma con ironia! E approvo lo zucchero... magari non tre cucchiaini abbondanti, altrimenti non senti più il profumo del tè :-P
Giusy | Martedì, 8 gennaio 2013 @12:24
Il commento di Elena è davvero divertente, spiritoso, vagamente dissacrante nei confronti del grande Neruda (che, a parer mio e, con il dovuto rispetto, ogni tanto se lo merita). Tè verde? me ne hanno regalato un bel po'...oggi lo provo ma con 3 cucchiaini abbondanti di zucchero...non ne posso fare a meno...
LISA | Martedì, 8 gennaio 2013 @12:19
Becky, grazie! Bello essere la tua brioche con cappuccino... E raccontami, da dove mi scrivi? E come sei capitata qui?
LISA | Martedì, 8 gennaio 2013 @12:18
Elena, mi hai fatto ridere! Il miglior antiossidante che conosca.
Elena | Martedì, 8 gennaio 2013 @11:00
dieta pure qui. e tanto tè verde antiossidante. sono così fissata che il tuo post precedente l'ho letto con un accento in più: "Piena di tè è la curva del silenzio." :-)
Becky | Martedì, 8 gennaio 2013 @08:50
Dieta, dieta, dieta! Ormai questa parola la scambio per "è ora del dolcetto!" perché, io, non riesco mai a seguirle.
Ad ogni modo, il punto non era questo.
Cara Lisa, vorrei ringraziarla per le sue frasi giornaliere. Da più di un anno faccio colazione con cappuccino, brioche e la sua frase. Più di una volta, aiutano a guardare la giornata nella giusta prospettiva. Compimenti per il suo lavoro e... beh, buona giornata!
Lunedì, 7 gennaio 2013 @08:36
"Piena di te è la curva del silenzio."
(Neruda)
Ci sei anche quando non ci sei. Il silenzio è solo desiderio di te.
Mari | Venerdì, 11 gennaio 2013 @14:42
Quando voglio trovarti mi chiudo nel mio silenzio, nonostante il caos e il continuo muoversi del mondo che mi circonda, mi fermo e in silenzio ti trovo, ti sento ancora vicino.
L'importanza del silenzio, ogni tanto me ne dimentico.
Lilabella | Lunedì, 7 gennaio 2013 @18:21
Un sogno strano stanotte. Un bacio appassionato dato a chi oramai non c'è più per me (intendo emotivamente). Ma forse ci sono silenzi che invece sono pesanti e da quelli è meglio allontanarsi. Ci sono tante poesie belle, Lisa, che riguardano Neruda e questa certamente è una di quelle.
Giusy | Lunedì, 7 gennaio 2013 @14:11
......e ci sei anche se non ci sei, non puoi esserci più, e allora, il silenzio ha il suo più profondo significato. Questo, per quanto mi riguarda, vale per le persone care che marcano la curva dei miei silenzi.
Paola | Lunedì, 7 gennaio 2013 @11:52
quando il silenzio ci parla di una persona.. trovo sia bellissimo, quella forma di legame che si crea ad essa..
Buon inzio settimana a tutte e a te Lisa! :)
Stefania che scrive da Roma | Lunedì, 7 gennaio 2013 @11:47
la presenza nell'assenza... bentrovate a tutte!
Ornella Roccuzzo | Lunedì, 7 gennaio 2013 @11:39
un piacere leggerti, come sempre...
Venerdì, 4 gennaio 2013 @11:31
Reset your expectations.
Può la frase di un’amica diventare un Buongiorno? Lo so, è brutto quel "reset", così duro, ma così vero. Provare a resettarsi, come un computer. Me l’ha scritto un’amica del cuore, Alessandra, amica ora oltreoceano, in risposta alle mie preoccupazioni da scrittrice recessionista (Lo so, continuo a usare questa parola, ma almeno mi fa sorridere. E del resto, chi vorrà le mie parole? Dovrò cambiare lavoro? Argh. Più ne parlo più mi autoannoio! E' una promessa: ora basta). Preoccupazioni che girano in tondo, appunto. Eppure il problema non è la delusione, la crisi, i sogni infranti. Il punto - ed ha ragione lei - è essere capaci di resettare le nostre aspettative. In tutti i campi: amore, lavoro, figli che non arrivano o non sono mai arrivati… Ognuno ha le sue aspettative, da riprogrammare. E’ questa la vera saggezza, il vero atto di coraggio. E il mio proposito 013.
Trovate, come ogni venerdì (Friday Lisa!), il Buongiorno anche in inglese. Per il resto, seguitemi su Twitter, su Facebook... e in libreria!
LISA | Lunedì, 7 gennaio 2013 @08:43
Domo, c'è un che di vero in quello che hai scritto... Mi piace la tua chiusa: "Preferisco le paure, i pensieri di notte a occhi aperti, preferisco cambiare obiettivi ma non resettare le emozioni, le ansie, i sogni che fanno parte di me, di noi".
annetta | Domenica, 6 gennaio 2013 @14:50
Se il mondo e' cambiato, gli obbiettivi devono cambiare, altrimenti divengono chimere. Cio' non significa che debbano necessariamente essere meno ambiziosi - anzi - l'ambizione e la sfida stanno proprio nel riuscire a realizzare se' stessi "mutatis mutandis". Diversamente ci troveremo a vendere frigoriferi agli eschimesi. Di cosa puo aver bisogno il mondo che io posso fare, o potrei imparare a fare? Questa e' per me l'ardua sentenza alla quale tutti prima o poi (autentici geni incompresi esclusi) saremo chiamati a rispondere...Buon 2013 a tutti
? | Domenica, 6 gennaio 2013 @11:39
se cambi gli obiettivi tutto il resto cambia ....lo hai mai pensato ?
Domo | Domenica, 6 gennaio 2013 @11:15
Non sono d'accordo sul resettare le aspettative e ancor più in tempi di crisi. Non sono per le lotte contro i mulini a vento o vane per sogni inutili, ma trovo americano (se questo è l'oltreoceano) l'atteggiamento sbrigativo di cambiare se le cose non vanno. Il mio pensiero è che oltre la "lotta quotidiana" per il sostentamento e una vita dignitosa delle persone che amiamo non sempre sia necessario ricorrere ad un reset drastico: il rischio è quello di cancellare anche la speranza, i desideri, i sogni giusti e possibili, in questo c'è la nostra storia fatta del perseguire e del lottare, in questo c'è la visione di un poeta che scrive nella Parigi notturna bevendo caffè per pagare i creditori, in questo c'è il tuo correre per l'Italia tra unghie blu e profumi a presentare il tuo libro, in questo ci sono le vite di tanti qui dentro che non mollano, si sbattono e vanno avanti. Preferisco le paure, i pensieri di notte a occhi aperti, preferisco cambiare obiettivi ma non resettare le emozioni, le ansie, i sogni che fanno parte di me, di noi
carla | Sabato, 5 gennaio 2013 @21:03
per parole che toccano il cuore, intedevo dire, di grande idee oltre, naturalmente, che di fatti e comportamenti di serietà.
Lady Chatterley | Sabato, 5 gennaio 2013 @20:13
quando la politica è fatta di parole e solo di parole che 'toccano il cuore' io mi ritiro e diffido perchè la politica è un composto di fatti di parole di comportamenti di serietà. Lisa, condivido il tuo proposito 013 saggia saggezza.
carla | Sabato, 5 gennaio 2013 @18:33
ti ricordi che una volta ti scrissi che in un libro (il profumo della lavanda) c'era un poetessa di strada? scriveva versi che poi le persone acquistavano per regalarle...
io credo che mai come in questo momento ci siano bisogno di parole: la politica ( di cui avremmo tanto bisogno) non è fatta proprio di parole che ci toccano il cuore.
Magari ti ricicli come spin doctor per qualche canditata ( immagino possa essere solo donna) così potremmo avere briciole di luce- le paillettes di Benedetta- e amore di peonie nei vari talk show !! E secondo con un'agenda "Corva" potremmo davvero avere la maggioranza ....
Lilabella | Sabato, 5 gennaio 2013 @17:53
Non è semplice resettare le aspettative o comunque in genere non è semplice resettare. Richiede una leggerezza che non sempre è possibile avere. Ma già avere delle amiche del cuore che danno dei consigli è importante e perciò meglio conservare gelosamente il consiglio di un'amica, no? ;-)
Anonimo | Sabato, 5 gennaio 2013 @11:13
Resettare le aspettative? Io mi sono resettata tantissime volte. Istituto magistrale, poi lo IED (Istituto Europeo di Design) per diventare stylist, velleità tarpata per vari motivi tra cui il fallimento della ditta in cui lavorava papà in tempi non certo di crisi; poi maestra elementare infine cronista locale pubblicista, in condivisione col tempo scuola, per reagire alla sorte di non avere avuto figli (infertilità + 2 aborti spontanei). Due gatti, un cane e due traslochi dalla città alla campagna. Tutte le mie aspettative dei 20 e dei 30 anni si sono infrante, ma, tra una lacrima e l'altra, ne ho create di nuove che mai avrei pensato. Il consorte mi dice sempre che nella vita non bisogna mai averne e infatti ..... in questo modo le delusioni sono meno cocenti.
Maria Grazia | Venerdì, 4 gennaio 2013 @22:42
Cara Lisa... io in due anni ho completamente resettato la mia vita professionale...e non...
perchè la crisi lavorativa ha inglobato tutto...
le amicizie... le mie aspettative sono totalmente cambiate....
da architetto mi ritrovo giornalista... e cerco di aiutare gli artisti ad emergere e farsi conoscere...diciamo che ora ho una visione decisamente più etica del lavoro e di certo non tornerei indietro!...
...quindi andare avanti e mettersi in gioco...sempre!...
LISA | Venerdì, 4 gennaio 2013 @13:45
Lia.mo, mi piace il lapsus involontario: "rasettare" (che mi ha fatto pensare a "rassettare", mettere ordine) invece di "resettare". Mettere ordine. Decluttering. E buttare o regalare quello che mi appesantisce (in tutti i sensi). Un'altra delle mie parole magiche 013.
lia.mo | Venerdì, 4 gennaio 2013 @13:30
Cara Lisa, quello che mi fa rabbia e mi deprime anche, è che la situazione in Italia dal 1990 ad oggi non è cambiata. Anche io a quarantanni ho dovuto rasettare la mia vita, soprattutto per il lavoro; purtroppo a me non è andata benissimo, tanto è vero che non vedevo l'ora di essere vecchia per non dover più lavorare.
Mi auguro che a te invece vada BENISSIMO, in fondo hai delle qualifiche di tutto rispetto, perciò buon lavoro, non bisogna mai perdere la speranza e pensare positivo !!!!!!!! Un abbraccio.
Giovedì, 3 gennaio 2013 @11:27
"Il modo in cui gli oggetti vengono tramandati è pura narrazione. Ti lascio questo perché ti voglio bene. Oppure perché qualcun altro l’ha lasciato a me. Perché l’ho comprato in un luogo speciale. Perché te ne prenderai cura. Perché ti complicherà la vita. Perché farà schiattare d’invidia il tale o il tal altro. Le eredità non sono mai banali. Che cosa viene ricordato e cosa dimenticato, nel passaggio? L’oblio può perpetuarsi, i possessori di un tempo esser via via cancellati, ma può anche verificarsi l’opposto, una lenta accumulazione di storie".
(Edmund de Waal)
Le storie che raccontano gli oggetti. Proviamo ad ascoltare.
(La frase di oggi è tratta da "Un’eredità di avorio e ambra", Bollati Boringhieri)
Ci sono oggetti che raccontano storie (anche i più semplici, gli orecchini lasciati da una nonna molto amata, la tazza scompagnata e rovinata che ci piace usare al mattino e che viene da chissà dove). Ci sono oggetti che portano a storie, strade che portano a romanzi interi, quello che sto leggendo adesso, "Un’eredità di avorio e ambra", appunto.
Tutto è cominciato a Parigi, quando un’amica mi dice: sei vicinissima a rue Monceau, perché non vai a vedere il museo di Nissim de Camondo? Rue Monceau era la strada dei ricchi banchieri e collezionisti ebrei nell’Ottocento, la strada dove è ambientato il romanzo di de Waal (un romanzo che mi aspettava, da anni, sulla pila dei libri-che-vorrei-leggere-ma-non-adesso). Una coincidenza? Così, vado. Il museo è un ricco hôtel particulier, costruito all’inizio del Novecento, con vista su Parc Monceau: c’è un cortile privato dove entravano prima le carrozze e poi le auto, una grande scalinata d’entrata; in basso le cucine, le pentole di rame ancora lucidatissime, il quadro con i campanelli per i domestici (bureau, salon, madame, mademoiselle, tutto molto downstairs e upstairs, come in "Downton Abbey", il serial tv inglese di cui sono addicted); ai piani superiori le camere da letto, i saloni, la tavola ancora apparecchiata per un pranzo di gala, e poi oggetti, quadri, stampe, la collezione del vecchio Moïse de Camondo. E una storia, la storia di una famiglia che non c’è più. Perché il museo – ovvero la loro ricca, sfarzosa casa di famiglia – fu donata dal padre allo Stato francese; un padre dal cuore spezzato, perché l’unico figlio, Nissim, bruno, bello, aviatore, era morto in guerra, la prima guerra mondiale. E così Moïse decide che il suo patrimonio d’arte rimanga a tutti: che la casa diventi un museo. Che gli oggetti – quasi tutti del Settecento francese, anche se i Camondo venivano da Istanbul – diventino un piacere per tutti. C’è anche una figlia, Béatrice, sposata, un'aristocratica appassionata di cavalli, due figli; la più grande, Fanny, era una bella, elegantissima amazzone di cui vediamo nel museo ancora le foto mentre salta gli ostacoli. E un ostacolo non superato: la guerra. Il nazismo. I Camondo, pur ebrei, non se ne vanno, si sentono cittadini francesi, Nissim non è del resto morto per la Francia? Ma nel ’43 verranno deportati e moriranno ad Auschwitz. Ed è la fine della famiglia Camondo.
Quante storie raccontano gli oggetti, quanta ricerca di bellezza, quante speranze. Esco dal grande portone di rue Monceau, direttamente dentro le pagine del romanzo che ho appena iniziato: qui, in questa via elegante parigina, oggi così silenziosa, alla fine dell’Ottocento c’erano carrozze e brusìo; non c’erano solo i Camondo, ma anche gli Ephrussi (quelli dell’eredità di avorio e ambra del libro). E il salotto del giovedì di Madeleine Lemaire, un’acquarellista di fiori, di cui racconta anche Proust. Si sente quasi un profumo di gigli, sostiene de Waal nel libro. Io sento solo il silenzio e il sussurro degli oggetti.
Hermione | Lunedì, 7 gennaio 2013 @09:06
E' un libro bellissimo. L'ho amato tantissimo.
Aminta | Sabato, 5 gennaio 2013 @18:34
La storia magistralmente raccontata non mi sembra bellissima ma vera nella sua tragicità, vorrei sinceramente che vicende simili non possano mai più accadere. Sogno nel sogno.
Simona | Giovedì, 3 gennaio 2013 @20:57
Bellissima descrizione, Lisa, e bellissima storia, molto avvincente. Perchè non ci descrivi anche il backstage del film di Tornatore? La trama mi è piaciuta, ma la ricerca di ambientazioni mi ha affascinata.
Aminta | Giovedì, 3 gennaio 2013 @17:37
Vero, come scrive Lisacorva, gli oggetti raccontano per chi li sa ascoltare. Questo riassunto di vita vissuta e spezzata, è coinvolgente.
Camilla | Giovedì, 3 gennaio 2013 @14:21
Incantata..
Giusy | Giovedì, 3 gennaio 2013 @14:00
Ho letto questa cronaca parigina quasi con avidità. Tristi, tragiche vicende di un recente passato raccontate brevemente dalla penna che tutti noi seguiamo e apprezziamo. Merci!!!
Lucia | Giovedì, 3 gennaio 2013 @12:15
I luoghi e gli oggetti che sussurrano storie... suggestivo e vero! Leggerò questo libro
Mercoledì, 2 gennaio 2013 @17:26
E va bene, ammetto. Una volta le detestavo, le faccette. Poi ho cominciato a usarle anch’io. E quindi mi fa piacere ricordare che quest’anno lo smiley, la faccetta gialla sorridente che poi è diventata l'emoticon che usiamo (quasi) tutti, compie 50 anni: è stato inventato esattamente nel 1963 da Harvey Ball, un grafico americano (non avevamo dubbi, l’ottimismo quasi sempre è targato Usa), incaricato di creare un piccolo gadget per gli impiegati di una compagnia di assicurazioni, preoccupati dalla fusione con un’altra compagnia. Venne pagato 45 dollari; e purtroppo, non pensò a registrare il copyright. In compenso invase il mondo di faccette sorridenti, prima sotto forma di spillette gialle, poi sotto forma di… tutto.
Questo, dunque, è il mio augurio per l'anno nuovo: semplicemente :-)!
LISA | Giovedì, 3 gennaio 2013 @11:29
Carla, la focaccia di Recco!
LISA | Giovedì, 3 gennaio 2013 @11:29
Sì, del film di Tornatore sapevo, ho visto i set e la troupe in giro per Trieste, e conosco alcune persone che ci hanno lavorato: sono molto curiosa.
Simona | Giovedì, 3 gennaio 2013 @11:10
Se avete occasione, andate a vedere il film di Tornatore "L'ultima offerta": bellissimo! Lisa, nelle location è nascosta anche la tua Trieste: ti divertiresti a scoprire in quale sequenza si trovi .
Simona | Giovedì, 3 gennaio 2013 @11:08
Come al solito arrivo tardi, ma volevo dire al volo la mia sulle critiche di "Me": Lisa ha esordito con un argomento difficile, ma purtroppo molto attuale ovvero l'infertilità. Non credo quindi sia stata tutta caffè&pailettes, ma che abbia saputo rendere molto bene il dolore e quindi essere stata molto, ma molto realistica.Lo stesso ha fatto col suo secondo libro "Gleam cheap". I toni usati da Lisa per raccontare piccoli e grandi drammi della vita sono leggeri , ma raccontare le difficoltà della vita con un sorriso secondo me è molto meritevole: fa avvicinare le persone (e i due blog, ne sono la prova concreta), regala speranza, aiuta a ridimensionare i propri problemi e regala allegria. Insomma, proprio coime uno smile! Ancora auguri a tutti.
carla | Giovedì, 3 gennaio 2013 @10:10
oggi voglio proprio sorridere: vada a fare una gita a Recco e Portofino, mangerò un pezzetto di focaccia di Recco!! :-)
Paola | Giovedì, 3 gennaio 2013 @08:35
un 2013 di :) e di cuori per te lisa e di smile anche per tutte le persone che passano di qui, ti seguiono e ti leggono puntuali ogni giorno come me. Buona giornata e buon inizio! :) sempre..
Aminta | Mercoledì, 2 gennaio 2013 @19:12
Harvey Ball mi ricorda Meucci.
Lilabella | Mercoledì, 2 gennaio 2013 @17:58
Che posso dire Lisa? Un sorriso di cuore per te :-)