Giovedì, 31 ottobre 2013 @10:13
"Tengo i giorni chiari, quelli scuri li rendo al destino."
(Zsuzsa Bànk)
Tieni i giorni chiari. Tieni la luce, l’amore, la consolazione. Tieni tutto dentro di te.
Il Buongiorno di oggi è anche per i prossimi giorni, giorni bui di novembre, di pensieri, di ricordi, di raccoglimento. E di silenzio. E' una frase della scrittrice ungherese Zsuzsa Bànk, tratta dal suo romanzo "I giorni chiari" (Neri Pozza). Ed è anche il mio #spillo su Gioia in edicola oggi.
LISA | Lunedì, 4 novembre 2013 @09:04
E' vero, Aminta. I primi bui, e le luci del Caravaggio.
Aminta | Domenica, 3 novembre 2013 @19:30
Giochi di luci e ombre. I primi giorni di novembre mi ricordano il Caravaggio.
carla | Venerdì, 1 novembre 2013 @09:27
oggi, primo novembre, qui a Milano è proprio un giorno di luce piena e forte...e, ahimè, i giorni chiari meteorologicamente parlando accendono in me il furor casalingo!
A parte gli scherzi, la frase è davvero bellissima.
Lilabella | Giovedì, 31 ottobre 2013 @20:01
Pensieri di raccoglimento e di malinconia nel cuore ma anche la speranza di rivedere quel chiarore, quella luce, dentro ognuno di noi e negli altri che ci sono ancora.
Mercoledì, 30 ottobre 2013 @08:38
"Battaglie e battaglie: - sei stanco ormai.
Resta qui, dunque, un po’ prima della fine.
Chiudi gli occhi, per incontrare in fondo a te stesso
l’altro buio conciliatore"
(Ghiannis Ritsos)
Questo buio conciliatore.
I versi di oggi sono di Ritsos, uno dei miei poeti preferiti, e sono tratti da "Pietre, ripetizioni, sbarre", Crocetti Editore. Mi piacciono queste parole, versi per la stanchezza di certi giorni di novembre. Parole anche per i prossimi giorni, i giorni in cui chiudiamo gli occhi e pensiamo a chi non c’è più.
LISA | Domenica, 3 novembre 2013 @22:34
Marta, grazie. Come spero che i miei Buongiorno siano come delle pashmine...Anche per me!
Gabriella | Mercoledì, 30 ottobre 2013 @22:44
forse andando nei nostri "luoghi oscuri" o nel nostro inconscio-un po' forse passato "di moda" ma io continuo a credere in esso- arriviamo ad un buio ma che ci riconcilia con noi stessi e con gli altri e forse lì incontriamo il nostro sè più autentico. incontro che ci ripaga di tante stanchezze del vivere. buonanotte a tutti/e coloro che seguono questodelicato, bel salotto verde. mi pare più o meno che dicesse rilke in "lettere ad un giovane poeta": se guardiamo in faccia i nostri draghi vedremo che si trasformeranno in principesse." cito a memoria non ho il libro sottomano ma il concetto era questo. di nuovo saluti e dolce notte!
Marta | Mercoledì, 30 ottobre 2013 @10:59
Cara Lisa, ho sempre trovato nella luce colma di riflessi provenienti da mille pietruzze colorate angoli di ombra e lievi sussurri, lievissimi che mi accompagnano quando ti leggo, come oggi, in queste parole che sanno di lunga pashmina dove perdersi avvolti dentro.
Martedì, 29 ottobre 2013 @10:05
"Forse si comincia a morire proprio quando si smette di credere che quel che solo ogni tanto succede potrebbe succedere sempre."
(Massimo Gramellini)
Speranze.
Grazie alla mia amica Valeria che legge sempre Gramellini sulla Stampa e ogni tanto me lo segnala (questa è la frase finale di un suo Buongiorno in cui raccontava di un amore perduto, e ritrovato, dopo 65 anni). Grazie a chi ci insegna a credere comunque ai sogni.
Lilabella | Martedì, 29 ottobre 2013 @18:45
Francesca mi ricordo anche io la frase che hai incollato sul tuo pc di lavoro ed infatti il bello dei sogni è che si possono avverare, come dice Gramellini crediamo nella possibilità che le belle cose possano succedere. Grazie Lisa!
Francescasièsposata | Martedì, 29 ottobre 2013 @16:49
Qui, sul mio pc del lavoro, ho incollato una piccola frase... E' questo il bello dei sogni... che qualche volta si avverano!
Mai smettere di sognare, sarebbe come smettere di esistere, per me...
Lunedì, 28 ottobre 2013 @08:47
"Siamo amiche nostro malgrado."
(Cathleen Schine)
Non affinità elettive.
Mi è piaciuta la frase di oggi. Non solo perché viene da un libro che ho appena letto e che continuo a consigliare, un vero comfort book: "Che ragazza!" (Mondadori, e cliccate sul nome dell’autrice per saperne di più). Ma anche perché è così ironica e lucida! Non vi siete mai rese conto di avere un’amica, un’amica vera, magari da vent’anni o più, a cui siete legate senza avere nulla in comune se non quell’amicizia? Un’amica con cui magari litigate, vi accapigliate, vi infastidite per il commento sbagliato sempre al momento giusto… Eppure, nonostante a volte vorreste tirarvi piatti, libri o telefonini in testa, continuate a volervi bene. Le non affinità elettive.
Giusy | Martedì, 29 ottobre 2013 @11:58
Avrai la forza, Claudia, e quella forza premia, o meglio, Vi premierà nel corso degli anni. Vero, Lila, anche le amicizie fresche fresche, nate grazie a questo Blog sono per me davvero gratificanti ma noi non ci accapigliamo, almeno per il momento...
Lilabella | Lunedì, 28 ottobre 2013 @21:45
Ma l'amicizia è bella anche quando è fresca fresca e quindi, nonostante io vanti due amicizie importanti (le mie amiche da diversi anni Rita e Gabriella) due amicizie a cui ho dato e mi danno tanto non posso dire che siano da meno le mie tre amiche Claudia, Giusy e Stefania. Bisognerà iniziarci ad accapigliarci un po'..
Un sorriso serale al salotto verde!
claudia mdg | Lunedì, 28 ottobre 2013 @17:42
Che cosa fantastica, Giusy, 65 anni di amicizia! E a me che sembravano tanti i 30 anni di amicizia con B.,così totalmente diversa da me, così vicina ogni volta che ne ho avuto bisogno, senza doverle spiegare niente. Ti invidio un po' (ma soprattutto ti ammiro tanto) e non so se avrò la forza di reggere ancora 35 anni per eguagliare il record.
Giusy | Lunedì, 28 ottobre 2013 @09:11
...bello anche "volgiamo"...
Giusy | Lunedì, 28 ottobre 2013 @09:10
Sono la più svelta ad alzare la mano: ce l'ho quell'amica! Da 65 anni, ci stuzzichiamo e ci volgiamo bene. Le sue figlie sono praticamente mie nipoti. Ci vediamo poco e ci telefoniamo molto, visto i 575 km che ci separano.
Formidabili le "non affinità elettive" Mi sei piaciuta, Lisa!
Devo proprio decidermi a leggere la Shine, assente dagli scaffali della mia libreria.
Venerdì, 25 ottobre 2013 @07:51
"Ricordati sempre che quando un uomo esce da una stanza, lascia tutto lì dentro… Mentre una donna si porta con sè tutto quello che, dentro quella stanza, è accaduto".
(Alice Munro)
Le case, le emozioni, la vita dentro.
Il Buongiorno di oggi è di Alice Munro, canadese, 82 anni, il nuovo Nobel per la letteratura.
Oggi, Friday Lisa, il Buongiorno anche in inglese.
Lilabella | Domenica, 27 ottobre 2013 @10:01
Se fosse sempre così la vita sarebbe triste. Io penso che ognuno di noi ha una gamma di colori diversi e che poi il bello nella vita è trovare persone a cui i nostri colori piacciano.
Ti lascio un sorriso che spero possa augurarti il buongiorno!
p.s. il soprannome che mi hai dato già mi ha dato un colore in più :-)
Max | Domenica, 27 ottobre 2013 @07:29
Lilla, prima de andà a dormì cerco di spiegà che intendo dire che ogni tanto omini e donne, per fassè anna bene quelli che incontrano, se mentono e li colorano dè colori che nun hanno
Lilabella | Sabato, 26 ottobre 2013 @16:22
Ma non è proprio così Max! Dai che non ci si prende in giro! E' che ogni uomo ed ogni donna hanno un mondo dentro se e questo mondo non corrisponde sempre o no?
Max | Sabato, 26 ottobre 2013 @10:57
Annarè..."di media LORO" me pare come "in genere quelli che me raccatto io....." O no? Nun capisco, nun è che ve mancano cervello,occhi,recchie, pè capì chi ve volete (e chi ve ferma!) raccattà, peró poì stì principi azul sé scolorano.... Mah....certe volte omini e donne se pjano in giro da soli, ma forse mejo vosì che campà da soli.
anna maria | Venerdì, 25 ottobre 2013 @23:56
perchè c'è una grande differenza....di media LORO sono molto più superficiali a parte qualche eccezione.....
Lilabella | Venerdì, 25 ottobre 2013 @12:05
Simpatica la tua risposta Max ma forse è anche perché a volte le donne prendono tutto di petto..
Max | Venerdì, 25 ottobre 2013 @10:01
Forse perché l'omo da tutto, e nun se tiene niente da sfojà dopo ar bar?
Hermione | Venerdì, 25 ottobre 2013 @09:19
Temo che in questa frase sia riposta una grande verità. Buon venerdì Lisa!
Giovedì, 24 ottobre 2013 @08:15
"Sotto le tue dita io sono una castagna bruna.
Così respira in tasca ai bambini.
E la buccia, che punge tanto,
l’ha rotta l’amore
con colpi verdi".
(Jan Skàcel)
Raccogli una castagna, oggi, infilala in tasca. Piccolo, lucido talismano d’autunno.
È uno dei miei Buongiorno preferiti per l'autunno. Sono a Milano con la pioggia, Milano città avara di natura, ma con piccole meraviglie d'autunno: le foglie gialle che disegnano quadri sui marciapiedi color grigio petrolio e lucenti di pioggia, castagne selvatiche cadute per terra, da raccogliere, e tenere in tasca, talismano.
Questo è anche il mio #spillo su Gioia in edicola!
Giusy | Venerdì, 25 ottobre 2013 @16:28
Uno scampolo di tempo per dire che Gabriella che ha ben colto il fascino discreto della "mia" città.
Lilabella | Giovedì, 24 ottobre 2013 @22:54
Ho mangiato le mie prime castagne della stagione e sì, voglio credere che una piccola castagna possa diventare il mio talismano portafortuna!
Un sorriso serale al salotto verde.
lia.mo | Giovedì, 24 ottobre 2013 @15:32
Ciao.....anche io raccolgo le castagne d'india, come facevo da piccola con mia mamma; l'ho sempre fatto e ora sono io a portarle a casa alla mamma che non esce piu'.
Valentina Mariani | Giovedì, 24 ottobre 2013 @12:10
è un rituale che mi accompagna fin dall'infanzia, quando con mio nonno andavo al parco nei pomeriggi d'autunno e mi raccontava che una castagna in tasca avrebbe tenuto lontano il raffreddore..
Francescasièsposata | Giovedì, 24 ottobre 2013 @10:38
Cara Lisa, quanto sono affezionata alle piccole castagne d'India, qui a Torino le chiamiamo ginge... Tenerne una in borsa allontana il raffreddore, io non so se è vero, però mi piace crederci! Cercando se la parola "gingia" esiste fuori dal Piemonte (e mi sembra di no), ho trovato questa bella favola, che vorrei condividere con il salotto verde: http://www.mariagiulia-alemanno.com/wordpress/?p=2493
Hermione | Giovedì, 24 ottobre 2013 @09:52
Sempre piacevole rileggere questi versi!
Gabriella | Giovedì, 24 ottobre 2013 @09:24
a milano ci abita mia sorella, io a roma. io amo tantissimo milano brume comprese. roma mi ha fatto sempre pensare ad una signora bellissima che "sciupa" la sua bellezza perchè ridondante; milano invece mi fa venire in mente una signora non bellissima ma di una grazia discreta..e poi i cortili..e l'offerta culturale che c'è a milano è molto più raffinata di quella di roma che devo dire negli ultimi anni si sta muovendo.insomma io romana amo le brume del nord. milano ha un respiro più europeo, roma-lo scriveva moravia- è una città provinciale nel bene e nel male. resta che i toni rosa ocra dei palazzi, il riverbero della luce(penso ai quadri di mafai) restano "irriproducibili."
Mercoledì, 23 ottobre 2013 @10:18
"Non che il mondo sia più sicuro –
eppure, nell’oscurità, ti addormenti al mio fianco, e quando
ti desti la giornata inizia con
te; stupita e irrequieta,
come un primo mattino.
Fare colazione o l’amore.
Pronta al riso,
alla discussione e alla sorpresa.
Non è che il mondo sia più sicuro. Solo questo –
c’è che amo il tuo sorriso"
(Mary Dorcey)
Solo questo: il tuo sorriso mi fa sentire più sicura.
Mary Dorcey è una poetessa irlandese. Ma per il Buongiorno di oggi devo ringraziare Hermione, che mi ha segnalato le sue poesie (tradotte da Crocetti Editore).
Lilabella | Giovedì, 24 ottobre 2013 @22:51
Grazie a te Lisa e ad Hermione allora! Bellissima la chiusa..
Hermione | Giovedì, 24 ottobre 2013 @09:50
Leggo adesso . . . grazie Lisa: lieta che ti sia piaciuta questa poesia!
LISA | Mercoledì, 23 ottobre 2013 @21:59
Sissy, bentornata. Spero che il blog sia per te un sorriso che ti farà sentire più sicura, come nei versi di oggi. Non è facile lasciare un lavoro, una città, un amore: spero che i miei Buongiorno ti aiutino a trovare una nuova strada.
Sissy | Mercoledì, 23 ottobre 2013 @20:01
Ciao Lisa, sembra ieri e invece sono anni che non scrivo su questo blog.
Non credo ti ricordi di me, prima scrivevo spesso. Ho sempre letto quello che hai scritto. Ora ti scrivo di nuovo perche' nel blog ho ritrovato una compagnia, ieri sono andata a rileggere Piccole Donne reloaded, dopo aver visto il film 3 volte in una settimana. Mi sono trasferita da poco in una piccola citta' per lavoro e mi sento molto sola.
Prima lavoravo in un'azienda in cui stavo benissimo ma non mi hanno rinnovata il contratto, dopo 3 mesi di disoccupazione, la rottura di un fidanzamento e una serie di problemi di salute ho trovato lavoro in queso ambiente provinciale in cui mi sembra di impazzire e di non riusire a tenere il passo, ne' con gli altri ne' con il lavoro. Non riesco a diventare veloce nel fare le cose, a ricordarmele, vado facilemente in
confusione. Quando esco dall'ufficio non ho voglia di parlare ma ritrovarmi ad essere sempre sola mi rende molto triste. Prima ero ammirata e stimata, ora mi prendono per stupida e mi vedo anche bruttissima. Guarda sono cosi' triste che non so piu' coda fare. Ciao, Sisy (xhiedo scusa per i refusi ma sto scrivendo dal telefono).
Francescasièsposata | Mercoledì, 23 ottobre 2013 @11:23
Lisa che sfila a Mary da cui ha sfilato Hermione da cui ho sfilato io per mio marito! ;-) Che bello questo "spaccio" di poesie!!! ;-)
Martedì, 22 ottobre 2013 @08:13
"Sms di Roxster: 0; n° di volte in cui ho controllato se era arrivato un sms di Roxster: 4567".
(Helen Fielding)
L’amore al tempo degli sms. O di whatsapp.
Allora l’ho letto. "Un amore di ragazzo" (appena pubblicato da Rizzoli), ovvero "Mad about the boy" (come la bella canzone jazz cantata anche da Dinah Washington), l’ultimo libro e le ultime peripezie di Bridget Jones, che abbiamo così tanto amato, grassotta e pasticciona, mentre conta calorie, va ad appuntamenti disastrosi, ed infine incontra Darcy (soprattutto nel film, dove Darcy è Colin Firth, e Bridget è Renée Zellweger, mai più così convincente). Quanti anni sono passati? Quasi venti: il libro è del ’95, il film del 2001. Bridget è invecchiata, ha bisogno di mettersi gli occhiali per digitare sul telefonino, è mamma single, "attempata" (come Helen Fielding nella realtà) e, come sempre pasticciona. E alla fine mi fa sorridere: anche se. Anche se non riesco a perdonare alla Fielding di aver ucciso Mister Darcy: già, in questo nuovo libro Bridget è, attenzione, vedova. Non solo: dopo qualche anno di solitudine cerca un nuovo amore, e incontra su Twitter un toyboy, un ragazzo tutto muscoli, dal sorriso dolce e dagli sms spiritosi, ma dell’età sbagliata (ma non durerà, come sempre accade con i toyboys).
Per tutte le 460 pagine del libro mi sono chiesta: perché l’hai fatto, Helen? Perché hai ucciso Darcy, perché non ci sai raccontare qualcosa di più vero della vita delle cinquantenni? L’omicidio di Darcy è chiaro: la Fielding ha divorziato nella vita reale. E, visto che nei romanzi possiamo uccidere chi vogliamo, ha deciso di far fuori proprio lui, il marito perfetto. E infatti le pagine sul ricordo di lui, sul dolore della sua assenza, sono le più false… Intendiamoci: alla fine Bridget fa sorridere. Quando aggiunge al diario, insieme alle unità alcoliche e alle calorie (ricordate?), anche il numero di sms inviati, rimasti senza risposte, e il numero di minuti passati a fantasticare su quando e se lui riscriverà. Corteggiamento digitale, la nuova ossessione. Ci fa sorridere, anche se, o proprio perché, ha bisogno di mettersi gli occhiali. Ci fa sorridere anche quando non sa come vestirsi, neppure per andare a prendere i figli a scuola, e decide di ricorrere ahimé a un giornale, ovvero Grazia Uk, con tutte quelle mamme celeb paparazzate mentre arrivano in aeroporto o vanno, appunto, a prendere i figli a scuola… Il look giusto, deduce, è jeans skinny, ballerine, e una sciarpa morbida avvolta con due giri. Corre subito a comprarsela, finché il figlio le dice: mamma, perché sei uscita con uno strofinaccio intorno al collo? Eppure.... Eppure il libro alla fine non funziona. Peccato. Peccato perché, come nel film (anzi nei film, due) arrivati dopo il serial di Sex and The City, o come nei seguiti di Piccole Donne (che delusione, vero, "I ragazzi di Jo?"), vogliamo che le nostre eroine crescano con noi. E allo stesso tempo ci rendiamo conto che è impossibile: devono rimanere lì, forse, icone di quell’età, adolescenti per le Piccole Donne, trent’anni per Carrie e le sue amiche, e per Bridget pasticciona. Siamo noi invece che invecchiamo, e le portiamo nel cuore, giovani per sempre, tanti pezzi di noi, di quello che eravamo.
Elisa | Sabato, 26 ottobre 2013 @22:50
Mi sento così d'accordo...speravo davvero che Bridget fosse cresciuta, intendo dire, com'è successo a tutte noi. Questa è una finta Bridget, messa nel frigo a 30 anni e scongelata solo adesso, come se nulla fosse. Diciamocelo, solo a beneficio della Fielding! Per ridere si ride tanto, solo che, se si ha a cuore l'evoluzione di un personaggio tanto amato, magari questa risata è un po' più amara.
carla | Martedì, 22 ottobre 2013 @12:40
Io ho compito ( finalmente!) quarant'anni e devo dire che un complimento che mi è piaciuto molto, che mi ha fatto un mio compagno d'università, è " sei diventata grande rimanendo quello che eri". Forse non sono mai stata giovane e magari ero già un po' noisosa quando ero una rgazza, ma credo anch'io come Lisa che mi picerebbe leggere di donne "grandi" che riescono a vivere un amore secondo i segni dell'età. Magari vuol dire che io ho la libertà di dirti che possiamo andare a vivere insieme solo dopo due giorni che ci siamo detti si ( perchè io so cosa voglio...)
Lunedì, 21 ottobre 2013 @09:15
"Il mattino d’autunno nella vigna
fila per fila nodo per nodo i ceppi si ripetono
sui ceppi, i grappoli
sui grappoli, gli acini
sugli acini, la luce
nella luce, il mio amore.
Il miracolo del rinnovamento, mio cuore,
è il non ripetersi del ripetersi".
(Nazim Hikmet)
Ti scelgo ogni giorno. Dolce ripetizione.
Il Buongiorno di oggi è tratto da "Poesie d’amore", Mondadori, traduzione di Joyce Lussu. Nazim Hikmet, il poeta romantico rivoluzionario.
Andy | Martedì, 22 ottobre 2013 @11:52
Questo libro l'ho ricevuto come regalo per il mio compleanno venerdì e l'ho divorato in un giorno. :)
Lilabella | Lunedì, 21 ottobre 2013 @21:30
Che bello quello che hai scritto Gabriella! Sì, il non ripetersi del ripetersi l'amore sempre rinnovato nel cuore della stessa persona.
Quando leggo Hikmet mi viene sempre in mente la mia dolce amica Heidi66 che mi regalò le sue poesie in un momento per me difficile.
Ora è bello leggere nuove cose..
Gabriella | Lunedì, 21 ottobre 2013 @20:58
il miracolo di un amore e anche, se in modo diverso di un'amicizia, di qualsiasi legame affettivo è la non ripetizione del ripetersi. e questo è il VERO rinnovamento del cuore. non posso che parafrasare i bellissimi versi di nazim hikmet perchè non credo- almeno da parte mia- ci siano parole migliori per esprimere questo miracolo autentico nella e della quotidianità.
Noemi | Lunedì, 21 ottobre 2013 @15:08
Adoro Hikmet! A proposito di ripetizioni...ho ridato l'esame e stavolta è andato! Meno quattro alla laurea, non so se riesco a rendere l'idea di come io al momento brilli di luce propria ;)
Domenica, 20 ottobre 2013 @09:56
Chic over 60. Si può? Si può. Basta guardare – anzi ammirare – giacche e bicipiti dei best dressed che ci piacciono di più in tutto il mondo. Certo, ci sono gli attori. Facile essere eleganti, quando gli stilisti fanno a gara per rivestirti sul red carpet. Eppure, una bella giacca bisogna anche saperla portare: vedi Richard Gere (a 64 anni di nuovo single!); o Jeremy Irons, che di anni ne ha ormai 65. O ancora Pierce Brosnan, muscoloso neo-sessantenne (ha compiuto gli anni a maggio), fascinoso anche senza gli abiti custom-made di James Bond. John Malkovich, attore quando ne ha voglia, è così fashionista che disegna da anni una sua collezione, buffa a partire dal nome, "Technobohemian". "E’ una parola che ho letto in un romanzo italiano non ancora pubblicato", ha dichiarato. "L’ho rubata ma prometto di usarla bene". Sue le incredibili giacche e camicie con print floreale, e una tentazione, il rosa: anche questa un’idea da copiare, visto che si abbina bene ai capelli grigi o bianchi. Non fiori ma righe sono il "trademark" di Paul Smith, lo stilista British (ora 67enne) che è riuscito a portare colore ed ironia nel guardaroba maschile. "You can find inspiration in everything, and if you can’t, look again", è il suo motto, e anche il titolo del suo libro: ovvero, puoi trovare ispirazione ovunque, e se non riesci, guarda meglio. E aggiungi un paio di calze multicolor. Ma in realtà sono pochi gli uomini chic che, passati i 60, osano il colore. E’ meno rischioso affidarsi alla divisa "camicia bianca + giacca nera": come fa da sempre Bernard-Henri Lévy, 64 anni, il filosofo sciupafemmine che ora si è cimentato come curatore d’arte, con una mostra aperta alla ovviamente chic Fondation Maeght in Provenza (fino all’11 novembre). Ma attenzione, la camicia "alla BHL" dev’essere di un bianco sparato, portata aperta e senza cravatta. Oppure c’è la soluzione rocker di "The Boss": Bruce Springsteen, jeans e T-shirt forever. Infine, menzione d’onore agli architetti: quasi tutti in total black, come Jean Nouvel, 68 anni. Perché sempre in nero? Forse la risposta più divertente l’ha data un architetto donna, Odile Decq: "Perché intorno ai lunatici è tutto bianco".
Questo è un articolo di moda o quasi (a proposito: se cliccate sulla parola in verde leggete tutti i miei pezzi fashionisti in archivio), che ho scritto per D di Repubblica e che è uscito settimana scorsa. Per la serie: non abbiamo bisogno dei toyboys (e sì, sto leggendo il nuovo libro di Bridget Jones, ve lo racconterò presto).
Venerdì, 18 ottobre 2013 @09:38
"Preferirei essere una superba meteora, ogni mio atomo esploso in un magnifico bagliore, piuttosto che un sonnolento e perseverante pianeta."
(Jack London)
Forse perchè voglio credere in questa danza cosmica.
Chi l’avrebbe mai detto? Proprio lui, Jack London, di cui avevo letto – da piccola, come tanti di voi immagino – "Zanna Bianca". Ma allora ovviamene non sapevo che fosse nato a San Francisco nel 1876, figlio illegittimo, pare, di un astrologo ambulante irlandese. Partecipò alla corsa dell’oro in Klondike, fece lo strillone di giornale, il pescatore di ostriche, il lavandaio, il cacciatore di foche. Morì a 40 anni dopo aver amato (si sposò due volte), protestato (era un militante socialista), vissuto, scoperto, viaggiato, e aver scritto, tra l’altro, "Il Richiamo della foresta" e "Martin Eden". La frase di oggi è solo attribuita a lui, ma lo rispecchia completamente. Un uomo meteora.
Oggi, Friday Lisa, il Buongiorno anche in inglese. Seguitemi su Twitter: avrete ogni mattina, in diretta, il mio Buongiorno sul vostro telefonino.
LISA | Sabato, 19 ottobre 2013 @21:16
Carla: quando scrivo romanzi sono "ho una storia", anzi: "vedo una storia". Vedo un personaggio, una donna, magari vestita di glitter, che lascia dei brillantini dietro di sé, e provo a seguirla.
Lilabella | Venerdì, 18 ottobre 2013 @22:17
Preferirei anche io essere una meteora che un sonnolento pianeta anche se per la verità io, tendenzialmente, sono un po' lenta per essere una meteora, vabbè sarò una meteora un po' particolare :)
Un sorriso serale al salotto verde ed un abbraccio a Laura la mamma di Giulia.
carla | Venerdì, 18 ottobre 2013 @17:55
in famiglia, purtroppo, mi chiamano "trattore" per il mio lento e perseverante agire... sarà per questa ragione che il furore dell'arte nello sento così forte da produrre qualcosa di artistico?
tu, Lisa, quando scrivi ( intendo i libri non gli articoli che sono lavoro) sei " ho un'idea" o sei più perseverante ?
lia.mo | Venerdì, 18 ottobre 2013 @12:05
Non si sarebbe detto davvero di London.....mi ha fatto venire in mente "Un giorno da leone anziché cento da coniglio". Però l'immagine di una meteora scintillante e scoppiettante é più bella. Ciao ciao.
Giovedì, 17 ottobre 2013 @09:19
"Il passato non è mai dove pensi di averlo lasciato."
(Cathleen Schine)
Ha il brutto vizio di rispuntare quando meno te l’aspetti.
Il Buongiorno di oggi è tratto da "Che ragazza!" (Mondadori, con la traduzione scioltissima di Stefano Bortolussi), il nuovo romanzo della newyorchese Cathleen Schine, che ho letto in anteprima qualche settimana fa e che mi ha messo, veramente, di buonumore. Uno dei suoi migliori dopo "La lettera d’amore", il primo piccolo romantico passaparola Adelphi di più di dieci anni fa. Nel nuovo romanzo c’è di tutto e tutto si tiene miracolosamente insieme, in una di quelle sophisticated comedy alla zia Mame di cui abbiamo tanto bisogno, nei giorni di pioggia dell’autunno. C’è una sorella bellissima, ricca, irrequieta ed eccentrica, un po’ come zia Mame appunto; c’è un bimbo rimasto orfano, suo fratello, anzi fratellastro; c’è la New York upper side, quella delle limousine e dei ricchi pretendenti, ma c’è anche Greenwich Village e i beatnik negli anni Sessanta, l’epoca in cui è ambientato il romanzo; e poi c’è Capri, gli alberi di limoni, le scogliere e i vestiti di Pucci… A me è piaciuto. Romanzo perfetto per rainy days.
LISA | Venerdì, 18 ottobre 2013 @09:39
Carla: no, non si piange... Si sorride. Perfetto comfort book.
carla | Giovedì, 17 ottobre 2013 @18:24
ma allora lo prendo subito!! Dimmi solo una cosa: si piange almeno un pochino? se no non mi diverto...
Gabriella | Giovedì, 17 ottobre 2013 @14:33
non c'entra nulla ma questi vv rappresentano mio attuale stato d'animo:"m'immaginavo mondi tutti assai/più lievi e volatili di questo mio,/ che tanto m'affliggeva e tormentava,/ e vaneggiavo di nascoste verità/o;"m'immaginavo mondi di tutti assai/più lievi e volatili di questo mio,/ che tanto m'affliggeva e tormentava,/e vaneggiavo di nascoste verità/ e cieli quieti di pensieri chiari"(...)BEPPE SALVIA
Mercoledì, 16 ottobre 2013 @09:31
"Spiegavo i miei desideri con cenni, disegni; pareva che nessuno mi ascoltasse, poi Nada distratta faceva segno di sì, e sopra un modello di carta velina scriveva a lapis il giorno e l’ora della prima prova. Provò sempre dall’alto del tavolone: le sue mani erano intelligenti e leggere, e il grembiule di lana scozzese fu subito pronto, senza difetti. Franska, inginocchiata in terra, accaldata, staccò le ultime imbastiture. Vjera abbandonò la macchina a pedale per suggerire una camicetta lilla; ma Nada mostrò un ritaglio giallo, e si capiva che non c’era da discutere."
(Irene Brin)
La moda prima di H&M.
Bella questa piccola scena da una sarta di paese, vero? Sembrano secoli fa e invece è il 1941, quando Irene Brin (pseudonimo di una delle prime croniste di moda, e non solo, d’Italia) andò nell'allora Jugoslavia con il marito, Gaspero del Corso, prima militare nell’esercito fascista e poi disertore… L’ho trovata (è tratta da "Olga a Belgrado", recentemente ripubblicato da Elliot Edizioni), cercando una frase sul tartan e sullo scozzese tra i miei libri, visto il diluvio di tartan nelle vetrine di quest’autunno. Nelle vetrine, ma non nel mio armadio. Eppure avevo, come tutte le ragazze e bambine degli anni Settanta, delle minigonne scozzesi, che odiavo: pieghettate, con la spilla da balia, un tormento perché la lana mi pizzicava. Alla fine, in uno dei miei tanti traslochi, le ho regalate: e adesso eccomi qui, guardo le foto di sfilata, e mi chiedo: ma perché non ne ho tenuta neppure una? (Risposta: perché le odiavo e mi pizzicavano. Ma non sempre la risposta giusta è quella che ci vogliamo ricordare, quando si tratta di abiti e armadi). Ho chiesto a un’amica, anche lei ex bambina degli anni Settanta, e anche lei ovviamente se le ricorda, quelle minigonne scozzesi: ma a lei non pizzicavano, perché aveva, mi ha spiegato, una morbida sottogonna (c’erano bambine e bambine, gonne e gonne, come sempre). Eppure, nonostante il disamore per il tartan pizzichevole, sono ancora qui che mi chiedo: forse dovrei riprovarci?
Quanti abiti ho amato o detestato, e che ricordo ancora, anche se non sono più nei miei armadi. Penso a Irene Brin, che amava la moda, l’ironia e il bon ton (anche questo scomparso dalle nostre vite e dagli armadi), e che amava i vestiti; mi chiedo come fosse, quel grembiule scozzese di lana, e se l’abbia amato o detestato, in quel paesino in Jugoslavia dove aveva seguito il marito ufficiale (più che Belgrado, lo seguì a Lubiana, nei paesini dell’entroterra sloveno, e persino sull’isola di Susak). Mi chiedo se guardandolo, quel grembiule scozzese, ripensasse alla sarta, morta ammazzata (erano anni di guerra, e partigiani, e sangue improvviso che macchiava gli abiti).
E poi, c’è un suo vestito che mi immagino lucente, un abito con dentro dei sogni: di lamé bianco, foderato di rosso, con un piccolo strascico. Lo indossava una fredda sera di febbraio del 1935 (come racconta Flavia Piccinni nell’affettuosa postfazione da vera fan), quando entrò nel salone delle feste dell’Hotel Excelsior, a Roma. Gaspero era lì. Le aveva portato, tramite Montanelli, le lettere del grande amore della sua vita, Carlo, morto in Abissinia. Parlarono fitto fitto, tutta la sera, di Proust: un coup de foudre, un matrimonio impossibile (lui era gay, anche questa parola sconosciuta all’epoca) ma in qualche modo complice, solido e duraturo. "Gaspero ha accettato di prendermi e di tenermi come sono: una donna vuota, una donna morta". Dopo la Jugoslavia, dopo la fine della guerra, tornati a Roma, il marito galante e impossibile aprì una galleria d’arte moderna, l’Obelisco, che divenne velocemente una delle più celebri di quegli anni; lei scriveva, di moda e galateo, a letto, con la macchina da scrivere sul tavolino della colazione. La bella malinconica Irene Brin, che in realtà si chiamava Maria Vittoria Rossi; e i vestiti che portano sempre dentro il ricordo di un giorno.
Giusy | Giovedì, 17 ottobre 2013 @13:50
Vedete com'è questo blog? Laura è tornata per raccontare un altro " pezzetto" di Giulia e io ricordo il precedente nel quale ci raccontava, con altre parole, quella morte assurda causata da qualcuno senza rimorsi. E Laura ci sta dando una grande lezione di vita.
LISA | Giovedì, 17 ottobre 2013 @09:18
Laura, mamma per sempre di Giulia dalle unghie blu, grazie per aver scritto, con quanto dolore nel ricordo. Lo scozzese è un un gilet di chi non c'è più, è una mantellina per andare all'asilo, è una gonna riciclata con gli anfibi. Quadretti, righe e memoria.
carla | Giovedì, 17 ottobre 2013 @09:05
Il ricordo di Laura è struggente, quello di Cristiana è dolcissimo.
A me le gonne scozzese sono sempre piaciute tantissimo: le portate come una brava ragazza con la giacchina blu, poi c'è stata la ribellione grunge e l'ho messa con gli anfibi( con orrore della mia mamma) poi diventata mamma con dei fantastici stivali.
Poi l'ho gettata perché non ci stava più dentro! Ma quest'anno prometto che me la compro!!
Laura | Giovedì, 17 ottobre 2013 @07:53
Il tartan lo amava Giulia.. ( si la ragazza dalle unghie blu) perché era uno dei temi dei vestiti lolita ..ne conservo uno...e poi qualche gilet buttato qui e la sul suo abbigliamento ordinario...un ricordo ancora di mia figlia...uccisa a20 anni da un assassino stradale...perché quei quadrettini colorati non cancellino la sua memoria..così come ė stato cancellato il suo corpo,la sua vita,e il suo futuro. Grazie lisa.
Cristiana | Mercoledì, 16 ottobre 2013 @16:47
Magnifico il buongiorno di oggi! Anche a me pizzicavano le gonne scozzesi, ma mi piacevano. Mi sono piaciute meno, molto meno, negli ultimi 30 anni.
Ricordo però che, quando avevo 4 anni e mia sorella 3, mio papà ci portava spesso all'asilo in macchina. Lui fumava sempre, anche con noi in auto, e io puntualmente vomitavo, mia sorella mi guardava attonita. Indossavamo due mantelline scozzesi rosse (uguali) che non ho mai dimenticato. Odiavo la mia mantellina per il solo fatto che puzzava cronicamente di vomito, mentre quella di mia sorella profumava di lana.
Ma due anni fa ho comprato una giacchina scozzese della stilista di cui parli spesso, Colomba Leddi, che mi ha riconciliato con il tartan.
Martedì, 15 ottobre 2013 @08:59
"E ora sei qui, da sempre
simile al vento, ai fiori, ai vulcani.
Alle origini."
(Giuseppe Conte)
E ora, sei qui.
Il Buongiorno di oggi è tratto da "Poesie d’amore del Novecento", Oscar Mondadori.
Lilabella | Martedì, 15 ottobre 2013 @22:34
E ora sei qui e tutto il resto non è più e respiro di te che sei semplicemente vita.. Grazie Lisa!
p.s. è già da diversi giorni che non vedo il mio forseamore, a volte comincio a credere di essermelo inventato per quanto penso sia carino. Vabbè, spero in bene!
LISA | Martedì, 15 ottobre 2013 @14:54
E' da mesi, confesso, che non passo nella redazione di Gioia! Andrò in autunno, quando la casalinga telematica - moi - rimetterà piede a Milano.
lia.mo | Martedì, 15 ottobre 2013 @14:42
Bella e sintetica come un haiku.
Carissima Lisa, sei poi riuscita a ritirare il pacchetto che ti ho inviato a luglio alla direzione di Gioia? Conteneva un libriccino di poesie. Ciao e buon pomeriggio.
Valentina Mariani | Martedì, 15 ottobre 2013 @11:22
meravigliosa!
Lunedì, 14 ottobre 2013 @08:41
"A volte non mi va di tornare a casa. Esco dall’ufficio o da una festa o dal posto in cui mi ero fermato a bere un caffè nel pomeriggio e, d’impulso, mi ritrovo a fare una lunga passeggiata… E’ la città che mi interessa. La città dopo una giornata piena. La città nei pomeriggi di pioggia. La città quando ti prendi un giorno libero, ti alzi all’ora sbagliata, o scendi a una fermata non tua e vaghi per strade poco familiari e all’improvviso ti ritrovi in un cinema di cui non avevi mai immaginato l’esistenza e non vedi l’ora di entrare".
(André Aciman)
Ti ascolto, città.
Il Buongiorno di oggi è tratto da "New York, abbagliante", uno dei saggi, o "passeggiate su carta", tratto da "Città d’ombra" (Guanda). Aciman lo conoscete. Cliccate sul suo nome per scoprire le sue interviste e tutti i Buongiorno che gli ho ritagliato.
Giusy | Martedì, 15 ottobre 2013 @13:03
Lila, grazie per la proposta: appuntamento ai capolinea più caotici d'Italia (o d'Europa) Indovini dove? :-))
Lilabella | Martedì, 15 ottobre 2013 @12:08
Spero anche io che la mia città mi porti fortuna. Non ti preoccupare, Lisa, vi terrò informate ;-)
LISA | Martedì, 15 ottobre 2013 @08:43
Sì, Roma. E anche Venezia, Parigi, Londra, persino Trieste con la bora. Ovunque è bello scendere a una fermata non tua e ascoltare la città. Ma, quando ho letto le frasi di Aciman, ho pensato - e non è la prima volta - che la città dove più mi piace perdermi è, sempre, New York.
LISA | Martedì, 15 ottobre 2013 @08:33
Valentina: libri in pasticceria!
LISA | Martedì, 15 ottobre 2013 @08:31
Marta, che bello questo tuo nuovo amore che illumina le strade della tua città. E speriamo che Roma innamorata porti fortuna anche a Lilabella (ci fai sapere, vero?).
Lilabella | Lunedì, 14 ottobre 2013 @23:34
Svegliarmi all'ora sbagliata ed accorgermi che è troppo tardi per andare al lavoro. Non mi è successo spesso ma quando mi è successo ho respirato appieno i ritmi della mia amata città.
p.s. messaggio per Giusy: volemo fa una fuitina insieme? :-)
p.s. 2 Marta è bellissimo questo tuo tenero sentimento
Valentina | Lunedì, 14 ottobre 2013 @18:25
L'ho ordinato e lo leggerò facendo colazione in una pasticceria dove preparano le meringhe con la panna e i dolcetti farciti di nutella, crema e panna. Lavoro nella città dove ho frequentato l'università, quella che sento mia più di tutte, dove c'erano i sogni, i libri, la filosofia e gli affetti, le stanze da condividere, le notti a tirar tardi parlando del senso di tutto che poi, forse, era proprio quello stare insieme. Adoro Aciman, ma come scrive! Parole fluide, belle, corpose, scrittore meraviglioso!
Giusy | Lunedì, 14 ottobre 2013 @16:48
Prima o poi, lo farò. Prenderò un autobus qualunque per qualsiasi destinazione. Nulla di scontato, eviterò monumenti, tesori artistici, scorci meravigliosi e celebri per conoscere meglio Roma. E ascoltarla, magari senza riuscire a capirla.
Marta | Lunedì, 14 ottobre 2013 @11:45
A volto corro con il cuore in gola perchè so che lui arriverà tra qualche ora e voglio riempire casa di fiori, levare il cartone della pizza/cena solitaria difronte alla tv, cambiare le lenzuola mettere quelle che piacciono ad ambedue perchè scelte insieme con l'emozione della prima volta che si compra qualcosa di così personale, correre in motorino per Roma quando hai così tante cose in testa con le labbra che già bruciano....e nulla può fermarmi....
Venerdì, 11 ottobre 2013 @10:15
"Le vite degli altri sono noiose, semplici, meravigliose e insondabili – grotte profonde con un pavimento di linoleum da cucina."
(Alice Munro)
Ma nella mia vita vorrei camminare scalza: parquet che scricchiola, cotto antico e poroso, morbidi tappeti.
Ieri, con la pioggia battente sul tetto, e delle nuove tisane da provare (quella di ieri: al melograno e arancia), ho passato un perfetto pomeriggio autunnale: a rileggere i racconti di Alice Munro. Lei, la scrittrice canadese che, a 82 anni, è il nuovo Nobel Letteratura 2013 (e anche la tredicesima donna a vincerlo).
Non riprendevo in mano un suo libro da anni, forse decenni: un po’ come Katherine Mansfield, è una voce che avevo dimenticato. Ho riletto il mio racconto preferito, "The Bear Came Over The Mountain": la storia di una coppia e di un lungo matrimonio. Ma poi lei, occhi azzurri e un misterioso sense of humor, comincia a mettere dei bigliettini sui cassetti per capire dove sono le posate e i coltelli, non trova più la strada di casa, inizia a perdere la memoria e se stessa. Nella casa di cura dove viene ricoverata "in prova", nel giro di poche settimane non riconoscerà più suo marito, e si invaghirà di un altro ricoverato… La storia è raccontata attraverso lo sguardo di lui, del marito, attonito e amorevole: gesti di tenerezza e di pietà.
Poi, nel Meridiano Mondadori dedicato a lei, ho riletto a caso qualche racconto. E ho capito perché la Munro, che mi piace, per quei capelli bianchi e il sorriso di una donna che nel freddo Canada ha avuto quattro figlie e due matrimoni e ha sempre scritto, tenacemente, racconti brevi, magari in cucina, tra una bimba che piange e una lavatrice… Ho capito perché non è nel mio sangue, perché non è me. Perché lei racconta, magistralmente, con pietà, proprio quelle "vite monotone ma straordinarie" con il pavimento di linoleum. Ma non è il mio sguardo, non è uno sguardo che ho fatto mio. A me piace il parquet che scricchiola, i tappeti morbidi e sfilacciati, il cotto antico e poroso e morbido di certe case toscane. Io lo voglio buttare via, quel linoleum, non conservarlo in un racconto.
Un altro esempio: in "Nemico, amico, amante…" (uno dei racconti che ho riletto ieri, e che dà il titolo ad una raccolta), una donna, nel Canada remoto dopo la seconda guerra mondiale, va in un piccolo negozio di provincia a comprare un vestito per sposarsi. E’ un’orfana, che ha vissuto facendo la badante e la domestica; una donna dalle mani sciupate, abituata a non guardarsi allo specchio, che a quarant’anni si concede un inaspettato sogno d’amore (basato su un equivoco, ma lei ancora non lo sa), e cerca un abito in cui essere felice. Pensa a un tailleur ruggine, o verde bosco, si stupisce di quelle foglie d’acero di carta messe in vetrina, mentre lei le foglie è abituata a spazzarle via. Pensa a un tailleur di cui controlla l’orlo, per vedere che sia ben cucito, e la fodera, e i bottoncini in velluto sulla manica, per lei vero lusso. Non prova neppure quegli abiti bianchi e spumeggianti, sogni proibiti. E alla fine la proprietaria la convincerà a comprare un abito sobrio, ma che le sta bene: un vestito di lana marrone, marrone come i suoi occhi, le spiega (e lei non aveva mai pensato a un colore che tirasse fuori la bellezza dei suoi occhi); con una piccola cintura dorata intorno alla vita, così non avrà bisogno di indossare gioielli, aggiunge. E’ quella piccola cintura dorata che mi commuove. E’ la gentilezza della proprietaria del negozio, la cura con cui sceglie l’abito adatto e lo avvolge nella carta velina, con un doppio nastro. E’ in quel negozio che io sarei rimasta, a guardare gli altri abiti, a capire di che materia sono intessute lane e sogni. La Munro invece ci porta fuori, fuori dal negozio, fuori dal racconto, verso strade polverose, inevitabili delusioni, piccole felicità e linoleum in cucina. Io vorrei rimanere con quella cintura dorata.
E, visto che è venerdì, Friday Lisa: il Buongiorno di oggi anche in inglese.
LISA | Lunedì, 14 ottobre 2013 @08:40
Grazie, Graz Chelli - o Grace Kelly rivisitata? La storia del rossetto bianco e confiscato mi ha fatto ridere.
Graz Chelli | Venerdì, 11 ottobre 2013 @13:20
Lisa, faccio in tempo a raccontarti il mio, di rossetto vintage, dopo il tuo reading a cui non sono riuscita a venire?
Correva l"anno 1969 ! Giugno , quasi la fine della terza media.
Swinging London , minigonne , il maggio del 68 francese etc. Anni rivoluzionari ! Qui "solo" il primo rossetto !
Scuola media ancora di concezione pre-riforma, ovvero maschi da una parte e rigorosamente separate, le ragazze dall'altra ! Grembiule nero over- oll! Vietati i pantaloni e concessa , dalla Preside, su deroga specifica accordata solo per la gita scolastica appena finita , la gonna-pantalone !!! Trucchi, mascara o rossetti rigorosamente banditi !
Mi ricordo questo meraviglioso astuccio turchese ad arabeschi comprato all'UPIM : ( Unico Prezzo Italiano Milano all’epoca allettante più di adesso !) con all"interno un improbabile rossetto bianco leggermente ( per aumentare ulteriormente l'effetto Kabuki) il bastoncino un po’ argentato ! Il risultato era che sembravi perennemente su un ghiacciaio con le labbra spalmate di Labisan! A me piaceva immensamente ! Una volta avevo provato l'effetto del rosso , usando quello della mamma, che però mi era sembrato troppo accentuato perché aumentava esageratamente il volume e faceva spiccare l smisuratamente la bocca ; il bianco invece mi sembrava perfetto ! Rendeva le labbra sottili !
Ovviamente si metteva solo usciti dalla scuola .
Vuoi che vuoto la borsa sul banco, alla ricerca di chissà cosa in attesa dell'imminente campanello mentre la prof di matematica si aggirava tra i banchi come un cane da tartufo alla ricerca , a sua volta, di trasgressioni da reprimere e disobbedienze da scoprire !
Eccola trovare il mio meraviglioso rossetto ! Me la ricordo ancora la sua faccia furba e compiaciuta :"cos'è questo ? E io prontamente :il labello !E lei annusando con aria scettica e gongolante : lo tengo io perché è un rosset
LISA | Venerdì, 11 ottobre 2013 @13:02
Carla, mi hai fatto un bellissimo complimento! La necessaria frivolezza. (E a proposito del libro che mi avevi chiesto, sul romantico coniugale, forse "The Bear Came Over The Mountain" della Munro è uno struggente, malinconico esempio, sotto forma di racconto. Ma sto ancora pensando).
carla | Venerdì, 11 ottobre 2013 @12:35
Io ho letto prpoprio il libro "Nemico, amico, amante" quest'estate e una altra raccolta di racconti e mi piace la Munro: proprio perchè come dici tu,Lisa, riesce a parlare di cose comuni, banali e di donne miti.
Sai, parlo da lettrice, credo che nelle letture "femminili" ci sia spazio per tutte i tipi di donne.
E' da un po' che volevo dirtelo, sai cosa ho imparato dai tuoi articoli di moda, dai tuoi libri e dal tuo blog? Ho imparato a rivendicare il diritto di dire che la moda non è superficiale, che mi pice la leggerezza dei sogni e delle pailletes e l'ironia della chicken literature.
Mi piace questo nuovo aspetto del mio carattere " perchè tira fuori il lato bello dei miei occhi marroni"!
Grabriella | Venerdì, 11 ottobre 2013 @11:57
Grazie Lisa. sì avevo "adocchiato" anche "la mia vita senza di me." tra l'altro titolo bellissimo struggente senza retorica. vedo di procurarmi i DVD.
LISA | Venerdì, 11 ottobre 2013 @11:23
Sì, è "Ayay From Her", del 2006. La protagonista è Julie Christie, Non l'ho visto, ma so che l'ha diretto Sarah Polley, attrice e regista, canadese come la Munro. Ho molto amato la Polley in un film struggente, "La mia vita senza di me", di Isabel Coixet, dove è protagonista ma non regista: una giovane donna, mamma di due bambine, scopre di essere malata di cancro. Decide di non dirlo a nessuno: ma di pensare, appunto, alla sua vita senza di lei. E decide di fare tutto quello che non ha ancora fatto nella sua vita: una lista di desideri da realizzare prima di morire. Bellissimo.
Gabriella | Venerdì, 11 ottobre 2013 @11:04
ma dal racconto della munro che racconta di una donna che perde la memoria non riconosce più suo marito, etc è stato tratto un film? qualcuno ne ricorda il titolo? io ho nella mente spezzoni struggenti, trailer che ho visto..ma vorrei ripescare film per intero.
Giovedì, 10 ottobre 2013 @09:43
"Al suono ipnotico della lavatrice
lavo le mie macchie
curo le ferite
trasformo il dolore in cicatrice".
(Francesca Genti)
Non sarebbe meraviglioso potersi mettere in lavatrice, uscirne pulite e profumate? Senza più le macchie dei rimpianti, delle malinconie, del disamore. E stenderci fuori ad asciugare, respirando l’ultimo tiepido sole.
La conoscete già, Francesca Genti, giovane e bravissima poetessa che vive a Milano. E, da vera casalinga telematica, questa del Buongiorno di oggi è una delle sue poesie che più preferisco. Per questo l'ho scelta per il mio #spillo su Gioia di questa settimana. Pensando anche al Richiamo della Lavatrice e ad Emma, l'eroina del mio primo libro... Ve la ricordate, Emma, l'aspirante madre, e la lavatrice che sussurra?
Rodrigo Luli | Mercoledì, 23 ottobre 2013 @10:01
Avete bisogno di un prestito? Sei stato alla ricerca, dove per ottenere un prestito? Avete cercato di ottenere qualsiasi tipo di prestito? quindi applicare subito? (rodrigoluliloanfirm@yahoo.com), se si desidera ottenere un prestito conveniente. Prestito è offerto qui a un bassissimo tasso di interesse del 3%. Contattaci subito se siete interessati.
LISA | Venerdì, 11 ottobre 2013 @10:19
Marta: con la sigaretta di fronte al ciclo di lavaggio numero 9, mentre le delusioni si centrifugano. Quasi una poesia. O una canzone rock!
LISA | Venerdì, 11 ottobre 2013 @10:17
Non la conoscevo proprio Grace Paley... studierò! Che bello, quanti incroci di poesia.
Gabriella | Giovedì, 10 ottobre 2013 @21:18
grazie claudia per avermi fatto conoscere i vv di grace paley. io la casanghitudine non la conosco ma lo dico non con snobismo ma con vergogna verso me stessa. ricordo il bel libro omonime di clara sereni quando raccontava che negli anni "70 costruiva librerie con le cassette della frutta usata. francesca genti è una brava e dalla foto anche bella poetessa. l'ho chiamata per comprare suoi librini deliziosi di "sartoria utopia" e dato che velletariamente ( ma non troppo) dovevo scrivere un articolino su piera oppezzo lei molto gentilmente si è offerta di fotocopiarmi materiale inedito della oppezzo di cui francesca è studiosa.io salita varie volte a milano ma mai avuto tempo e modi di contattarla e poi tempo di disturbarla.
che strani intrecci: stanotte ho sognato i suoi librini "l'arancione mi ha salvato dalla malinconia" uno dalla copertina blu uno gialla. uno dovevo regalarlo ma me li sono tenuti entrambi.
a roma dove abito ho cercato libri di piera oppezzo e proprio oggi la mia biblioteca di zona mi ha comunicato che mi era arrivato in prestito"Le strade di Melanchta". vi trascrivo dei vv per me bellissimi: "Si può vagabondare sempre/anche chudendo la porta di casa/ non è vero che non c'è nessuno/ci sono io ho capito/mi state inseguendo/dice a qualcun altro che insiste per sapere." sogni frasi libri parole: tutto un intreccio di vita. grazie a lisa per avermi fatto conoscere francesca genti che a sua volta mi ha fatto conoscer piera oppezzo, grazie a claudia oer grace paley a lila e a giusy ognuna con il oroprio stile inconfondibile che colpisce al cuore. grazie alle parole che ci nutrono e riscaldano in queste sere di autunno.
Giusy | Giovedì, 10 ottobre 2013 @19:29
Ho aperto il tuo link, Claudia. Leggere quelle poesie e sentirmi davanti a uno specchio è stato tutt'uno...
Lilabella | Giovedì, 10 ottobre 2013 @18:05
Vorrei fare nella mia vita un ciclo delicato che mi dia la possibilità di guarire ogni mia cicatrice. Il suono della lavatrice a volte è insopportabile ma ci sono persone che sento parlare che sono anche peggio ed allora dico che è meglio affrontare la casalinghitudine ognuno a suo modo! Comunque a me attira quel respiro dell'ultimo tiepido sole..
claudia mdg | Giovedì, 10 ottobre 2013 @15:44
La rima lavatricecicatrice la trovo bellissima
claudia mdg | Giovedì, 10 ottobre 2013 @15:38
Saldo e ironico il legame che si instaura, a volte, tra casalinghitudine e poesia. Un mood simile ispira le poesie di Grace Paley, che ho scoperto per caso poco tempo fa. A te piace, Lisa? Metto un link a una pagina in cui c'è, anche in versione italiana, The poet's occasional alternative, la trovo strepitosa http://www.gironi.it/poesia/paley.php . Senza togliere nulla a Francesca Genti, davvero grande.
marta | Giovedì, 10 ottobre 2013 @13:02
Seduta a gambe incrociate con la sigaretta in mano mentre la lavatrice andava e anche i miei pensieri... Quante volte è successo,quanti pianti o quanti sorrisi difronte al ciclo di lavaggio n. 9!
Francy | Giovedì, 10 ottobre 2013 @10:28
bisognerebbe rinascere.......
Mercoledì, 9 ottobre 2013 @08:50
"E’ bello, Signore, l’autunno; e non è triste come qualcuno può pensare. E’ come la sera, come il tramonto; e il tramonto s’incrocia con l’aurora. Dall’altra parte della terra il sole che qui si cela dietro l’orizzonte, là emerge dalla notte. Così l’autunno ha un suo corrispondente in una lontana primavera".
(Adriana Zarri)
Autunno, il calore di mani che si intrecciano.
L’intrecciarsi della sera con il tramonto, dell’autunno con una lontana primavera; ma anche l’intrecciarsi di mani calde nei primi freddi. Camminare mano nella mano. Il Buongiorno di oggi è della teologa Adriana Zarri, ed è tratto, come le altre frasi che le ho sfilato, da "Quasi una preghiera" (Einaudi).
Giada | Domenica, 13 ottobre 2013 @01:50
Un'incantevole malinconia si cela nell'autunno.
Delizia, incanto, profumo di nostalgia...
Lilabella | Mercoledì, 9 ottobre 2013 @22:29
E' così bello sentire l'autunno e nella mia città poi ci sono le ottobrate, romantiche e stupende. Mi è piaciuta così tanto questa frase che l'ho voluta condividere con le mie amiche in ufficio!
Un sorriso al salotto verde,
Gabriella | Mercoledì, 9 ottobre 2013 @13:23
E' così lisa. pensa che gg fa-gli ultimi di settembre- ho comprato "un incantevole aprile." da te segnalato. ho pensato: aprile, la primavera e ora siamo alle soglie dell'autunno. ma vi ho visto subito una specularità. attendere l'aprile; come allora attenderemo l'autunno. procedere nella nostra vita. ESSERE VIVI e partecipare al ritmo delle stagioni. vittorio sereni in una sua poesia scriveva che la primavera contiene il germe dell'estatee sì il calore dell' immaginie delle mani che si intrecciano: bellissima tua metafora.così vera che si "sente" il calore sprigionato da due mani..
Martedì, 8 ottobre 2013 @08:23
"Imparai a leggere ed amare i libri proprio come imparai a conoscere e ad amare Roma: non solo scorgendo passaggi segreti ovunque, ma anche trovando nei libri più cose che mi riguardavano di quanto probabilmente ve ne fossero, perché tutto ciò che leggevo mi sembrava già dentro di me… I grandi libri, come le grandi città, ci fanno sempre trovare cose che pensiamo esistano solo dentro di noi."
(André Aciman)
I grandi libri ci raccontano di noi.
Vi ricordate André Aciman? Uno dei miei scrittori preferiti, quello che ci ha regalato "Notti bianche" e "Chiamami col tuo nome", lo scrittore che ho incontrato e intervistato a Manhattan, la città dove abita, dopo la perduta Alessandria (cliccate sul suo nome per leggere il nostro incontro). Ora è uscito in Italia un volume che raccoglie i suoi scritti di nostalgia, di ricordi e di "displacement": "Città d’ombra", Guanda. Da lì ho tratto il Buongiorno di oggi.
Noemi | Mercoledì, 9 ottobre 2013 @07:45
E' verissimo. I libri delle volte sembrano fatti di minuscoli specchietti. E ogni pagina ci rimanda riflessi di noi, di nostri lati, pensieri, modi di essere. In quanto a Roma...quest'estate ho provato la meravigliosa sensazione di "perdermi" per la Garbatella. Pieno agosto, in giro c'eravamo solo io e la mia compagna di viaggi scavezzacollo. Ci siamo fermate ad ogni fontanella, in ogni angolino...ma è stato bellissimo, incredibile, entusiasmante. Perdersi, nelle città che si visitano, è qualcosa che auguro a tutti. Buongiorno!
LISA | Martedì, 8 ottobre 2013 @21:49
Forse, Carla, è "Atlante di geografia umana"? Scritto dalla spagnola Almudena Grandes, lo trovi nei tascabili Tea. E' un libro che io e le mie amiche ci siamo passate di mano verso i quaranta, appunto. La storia di quattro amiche a Madrid, che lavorano nella stessa casa editrice, ad un atlante di geografia umana; ma è solo una scusa per raccontare quattro storie di donne che si intrecciano.--- Quanto alla richiesta numero due, qualche elemento in più?
carla | Martedì, 8 ottobre 2013 @21:27
la frase di oggi è bellissima, ma fra tutti gli scrittori che mi hai fatto conoscere, Lisa, Aciman non è riuscito ad appassionarmi; mi spiace non condividere con te questo autore. Invece, mi ricordo che una volta hai citato " un gran libro per una donna vicino ai quaranta" ma non mi ricordo di chi parlavi. Mi aiuti?
Richiesta 2: il libro scritto da una donna che parlava "delle gioie del matrimonio", anche da questo hai tratto qualche buongiorno...
Francescasièsposata | Martedì, 8 ottobre 2013 @13:53
Roma... Quest'anno Assisi e l'anno scorso le città dell'India... Specchi grandi in cui capire di più come siamo... Sentirsi parte di una città anche se non è la nostra, sentirla più vicina anche se è così lontana... E smettere di correre per ricordarsi quanto è bella la nostra, di città...
Lilabella | Martedì, 8 ottobre 2013 @13:25
L'ultima frase di André Aciman la trascriverei in un angolo del cuore! Grazie, Lisa, per le perle che ci doni ogni giorno e grazie per parteggiare per me per il mio forseamore (questo nome che hai dato al mio invaghimento mi ha fatto sorridere). Spero proprio di potervi raccontare presto belle novità.
Un sorriso al salotto verde. Lila
Lunedì, 7 ottobre 2013 @09:51
"Sbarazzo il cuore della frontiera.
Sulla mia tavolozza un mazzo di stelle"
(Paola Pisani)
Poesie di frontiera, tra addii e arrivi. Per attraversare tutti i confini.
E’ successo a Trieste, esattamente nei giorni del mio reading: Elisa Vladilo, amica artista, ha colorato il pavimento della Stazione Centrale di Trieste a grandi strisce di rosso, giallo e arancione. Dove donne di tutto il mondo (ma che vivono a Trieste), e in tutti gli alfabeti, hanno scritto versi di poesia, tra i colori. Bello, vero? L’intervento di public art si chiama "Rime d’origine" e, camminando tra i colori e le poesie, ho raccolto il Buongiorno di oggi. Quanto a Elisa, che negli anni ha "ricucito" confini e "impacchettato" il Molo Audace a Trieste, e che continua a dipingere di colore le città, la trovate qui: http://www.elle.it/Elle-Decor/Una-citta-dipinta-di-blu e http://www.elisavladilo.it
E dunque, sono stata a Trieste per il mio reading vintage in drogheria. Vestita anch’io assolutamente vintage: un tailleur nero che apparteneva a mia mamma, con ricamati dei glitter neri su nero; gli orecchini di perle della nonna; e un incredibile soprabito color verde, di shantung di seta, ricoperto di strass luminosi sul colletto e sul bordo delle maniche tagliate a tre quarti. L’avevo comprato in un negozio di seconda mano a Boston, anni fa, prima ancora di immaginare la mia nuova eroina vestita di glitter e di strass…Ed è quello che vedete nelle foto della pagina verde del blog, scattate in piazza Unità a Trieste.
Tocchi vintage e romantici al reading. Prima di tutto il posto, che è una vecchia drogheria, abbandonata per anni, recuperata da Simone Volpato (che è anche un editore, oltre a scovare libri e disegni d’antiquariato) e da sua moglie Michela Messina, storica d’arte e di moda. Abitano proprio di fronte alla drogheria, in via Ciamician 6 a Trieste, e a furia di vederla chiusa hanno cominciato a immaginare di ridarle vita… Ed ecco quindi Drogheria 28 (perché il palazzo è del 1928), con i vecchi scaffali di legno, ripuliti e rilucidati, e in vetrina, tra i libri e le grafiche d’antan, anche le vecchie confezioni di cipria e di rossetti, e i vecchi manifesti pubblicitari trovati in magazzino. Eccola qui: http://www.simonevolpatoeditoria.it/menu.php?id=71 Che dite? Location perfetta per il mio reading. Michela Messina, che aveva al collo un foulard di Mila Schön (la stilista di cui ci fu una mostra a Trieste, perché nacque all’inizio del Novecento a Traù, ora Trogir, in Dalmazia, ed il motivo per cui ci siamo conosciute), ci ha raccontato dei primi rossetti della storia. Mentre Arianna Boria, giornalista del Piccolo, lei sì vera esperta di vintage, amica sin dal mio primo libro (è così che ci siamo conosciute!), ha raccontato di Benedetta, del rossetto perduto, del profumo di desideri sospesi, e ha letto una pagina dal suo personale Piccole Donne: una vecchia, amata copia cartonata del 1965 che ha portato al reading. Ma le storie sono arrivate anche da tutte le ragazze (ragazze anche di ottant’anni, certo), arrivate nella drogheria antiquaria: c’era chi aveva trovato un portarossetto d’argento (ce l’avevo anch’io da esibire! anche se ormai i rossetti di ricambio non si trovano più), chi il profumo dei sedici anni di cui conserva ancora una micro-boccetta (Madame Jolie di Balmain), chi ha mostrato il kit senza cui non esce di casa, con tre rossetti che mette uno dopo l’altro. Quanti talismani, quante schegge di luce nella nostra vita, o anche semplicemente in borsetta.
Graz Chelli | Giovedì, 10 ottobre 2013 @20:35
Correva l"anno 1969 ! Giugno , quasi la fine della terza media.
Swinging London , minigonne , il maggio del 68 francese etc. Anni rivoluzionari ! Qui "solo" il primo rossetto !
Scuola media ancora di concezione pre-riforma, ovvero maschi da una parte e rigorosamente separate, le ragazze dall'altra ! Grembiule nero over- oll! Vietati i pantaloni e concessa , dalla Preside, su deroga specifica accordata solo per la gita scolastica appena finita , la gonna-pantalone !!! Trucchi, mascara o rossetti rigorosamente banditi !
Mi ricordo questo meraviglioso astuccio turchese ad arabeschi comprato all'UPIM : ( Unico Prezzo Italiano Milano all’epoca allettante più di adesso !) con all"interno un improbabile rossetto bianco leggermente ( per aumentare ulteriormente l'effetto Kabuki) il bastoncino un po’ argentato ! Il risultato era che sembravi perennemente su un ghiacciaio con le labbra spalmate di Labisan! A me piaceva immensamente ! Una volta avevo provato l'effetto del rosso , usando quello della mamma, che però mi era sembrato troppo accentuato perché aumentava esageratamente il volume e faceva spiccare l smisuratamente la bocca ; il bianco invece mi sembrava perfetto ! Rendeva le labbra sottili !
Ovviamente si metteva solo usciti dalla scuola .
Vuoi che vuoto la borsa sul banco, alla ricerca di chissà cosa in attesa dell'imminente campanello mentre la prof di matematica si aggirava tra i banchi come un cane da tartufo alla ricerca , a sua volta, di trasgressioni da reprimere e disobbedienze da scoprire !
Eccola trovare il mio meraviglioso rossetto ! Me la ricordo ancora la sua faccia furba e compiaciuta :"cos'è questo ? E io prontamente :il labello !E lei annusando con aria scettica e gongolante : lo tengo io perché è un rossetto !!!
Sequestrato !
Giusy | Martedì, 8 ottobre 2013 @10:18
Mi piace il mazzo di stelle sulla tavolozza... alleggerisce il pensiero di quella frontiera, che fu disegnata con il colore della sofferenza...i disastri delle guerre!!!
Bella la cronaca del reading, tanto quanto la cornice che l'ha ospitata. Terrò presente, quando avrò modo di fare una capatina a Ts.
Grazie, davvero grazie.
Venerdì, 4 ottobre 2013 @09:13
"L’unica cosa che la consola, quando la luce scivola via, quando fa freddo e si sente ancora più sola, è sentire, a volte, il profumo della nonna. Capita per caso mentre cammina, o è seduta in un bar, in coda per l’autobus. Dura sempre il tempo di un respiro. Quasi impercettibile, non fosse che Benedetta lo conosce da sempre. Le signore che lo usano hanno spesso un rossetto che tende all’arancione, lo stesso che portava lei. E quel profumo. «Spuma di Sciampagna», si chiamava, un sapone da poco che la nonna comprava e teneva nell’armadio delle lenzuola, per profumarle. E il talco, che conservava in bagno. Chissà se lo fanno ancora. Chissà se la nonna l’aveva mai assaggiato, del vero champagne. Ma ogni volta che incrocia quel profumo, o un’anziana signora con il rossetto vagamente arancione, sorride, perché è come se la nonna le volesse far sapere di essere ancora qui".
Il Buongiorno di oggi è una pagina del mio ultimo libro, "Ultimamente mi sveglio felice". Mia nonna non usava rossetto arancione, e neppure Spuma di sciampagna: sono frammenti di ricordi rubati ad altre persone... Come sempre fa chi scrive. Oggi, però, a Trieste, alla Drogheria 28 in via Ciamician 6 (che è una libreria antiquaria ma... profumata), vi aspetto per raccontarvi e per ascoltare storie di cosmetici del cuore. Alle 18. Storie e profumi perduti. Storie che aspetto anche qui. Scrivetemi!
Gabriella | Lunedì, 7 ottobre 2013 @19:38
la mia fiera indomita nonna materna se n'è andata nel 1985 io avevo 20 anni. in un modo brutto. era una donna solare allegra piena di vita ma la sua mente è stata attaccata dalla demenza senile e vedeva i diavoli dapperttutto. poi il suo corpo ha ceduto. io ero la sua nipotina preferita perchè la primogenita. non voglio ricordarla come negli ultimi mesi ma così:: voleva uscire tutti i gg prendeva l'autobus e andava nel centro di roma. ma SEMPRE prima si passava un rossetto rosso vivace sulle labbra e-a me semnrava buffo-era un po' maldestra forse nella fretta di uscire; il rossetto le finiva sempre sui denti. e poi indossava un cammeo.sempre.
LISA | Lunedì, 7 ottobre 2013 @09:22
Marta: forse il jazz è blu, come il Blue Note, come il jazz di Coltrane. La mia colonna sonora è come quella di un film di Woody Allen. Jazz allegro e vintage, caldo e cantato, le parole sono le strizzate d'occhio di Cole Porter. E poi, quando meno te l'aspetti, brezza fredda di jazz svedese, Est, come una finestra aperta sulla notte.
LISA | Lunedì, 7 ottobre 2013 @09:14
Aminta, sì: Benedetta - la ragazza dalle unghie blu, la protagonista del mio libro - più che poco amabile forse è poco amata. Si difende. Legge gli oroscopi-poesia e sogna. E poi non vuole più sognare. Ma poi i sogni la accarezzano ancora, sul cuscino, insieme a quel profumo di desideri sospesi. Sono quelli, i desideri sospesi, che sanno di arancia amara.
LISA | Lunedì, 7 ottobre 2013 @09:11
Lilabella, che un'ombra di rossetto ti porti fortuna per questo nuovo forseamore. Quando le ombre diventano sogni e poi diventano vere.
Aminta | Domenica, 6 ottobre 2013 @19:55
Benedetta asha che cammina sul filo degli affetti. Funambola. Nonna non nonna, madre poco madre, un amico più che amico, un innamoramento senza sbocchi pratici. se la si spoglia di lustrini e unghie blu, troviamo un persona curiosa e strana e poco amabile. Sembra leggero il romanzo ma non lo è affatto
Ilaria | Domenica, 6 ottobre 2013 @01:39
Certo, spuma di Sciampagna..che buffo, era il profumo anche della mia nonna..ho trovato il talco al supermercato e l'ho comprato per profumare il cassetto dei ricordi.. :)
Gabriella | Sabato, 5 ottobre 2013 @20:36
Patri fiorista lo sai che quando leggevo silenziosamente il blog di lisa ti ho rubato "i tuoi soffi"? plagio..è la tua un'espressione bellissima. ma non la ricordo bene. come dicevi: "soffi di...?" non ti ruberò più tuoi soffi ma mi terrò questa poetica espressione per me!
Lilabella | Sabato, 5 ottobre 2013 @18:56
Grazie Patri! Un sorriso per te. Spero proprio che il tuo augurio mi porti fortuna.
patri fiorista | Sabato, 5 ottobre 2013 @15:41
Lila, sono tutta incrociata........Un tornado di soffi alla gardenia.
Un abbraccio Patri
Marta | Sabato, 5 ottobre 2013 @13:56
Per Lisa: per me il colore del jazz è il blu, che ne pensi?
Ps: il mio jazz è un cd dono del mio amico chenonmiparlapiù-tuo lettore per un mio compleanno, john coltrane - a love supreme. Quel cd mi commuove sempre ogni volta che lo ascolto....
elisa | Sabato, 5 ottobre 2013 @11:45
Cara Lisa, ti lascio la mia storia di rossetto, c'è anche un po' di erotismo dentro. Dunque, si tratta del mio primo rossetto, equivalente alla "prima volta", il rossetto che ho comprato con i miei primi soldi per le mie prime uscite. Era della marca Cacharel, con un astuccio color rosa-bronzo che terminava con una bocca incisa sulla punta. A ripensarci (oggi, non allora che forse non ero molto sveglia) aveva una forma tremendamente fallica. Il suo colore era molto naturale e secondo la mia amica M. dava alle labbra il classico "aspetto mozzicato", in altre parole, sembrava che mi fossi appena mordicchiata sensualmente le labbra. Ero molto orgogliosa di quell'effetto e mettevo su una sorta di "broncio alla francese". Darei non so cosa per ritrovarlo...ma sembra che la marca Cacharel sia sparita dalla circolazione!
Molto toccante il tuo racconto sul profumo della nonna, mi ci riconosco molto : )
anna | Venerdì, 4 ottobre 2013 @23:28
Grande Lisa, mi hai commosso con queste parole...
Ho ripensato alla mia di nonna: una vita da principessa in pantofole vissuta in cucina ma, quando c'era un'occasione che la potìrtava fuori di casa, un velo di rossetto rosa antico, una fila di perle e si trasformava in una regina!
Grazie Lisa, riapro il tuo splendido blog dopo un'estate di sole e pensieri... Bentrovata..
Anna
Lilabella | Venerdì, 4 ottobre 2013 @22:07
Io amo il rossetto arancione, ultimamente ne metto uno tenue che fa risaltare l'abbronzatura.
Lisa e ragazze del blog una novità: sono un po' invaghita di un uomo.
Incrociate le dita per me? Io spero, spero, spero.. :)
LISA | Venerdì, 4 ottobre 2013 @12:19
Jazz!
Marta | Venerdì, 4 ottobre 2013 @12:18
Lisa qual'è la colonna sonora della tua vita? Una o più canzoni preferite?
Giovedì, 3 ottobre 2013 @09:53
"Le rose arrugginite dell’autunno
osservano lo spazio bianco dalla pioggia –
la pioggia cuce il cielo alla terra
con mille brividi e punti."
(Maria Pawlikowska)
Come sono belle, anche se arrugginite, le rose dell’autunno. Come si abbandonano, nei giardini, alla pioggia. Regalati delle rose, oggi. Solo per te.
I versi di oggi, di una poetessa polacca, sono anche il mio #spillo su Gioia!
Niente rose per Helen Fielding, non dopo quello che ha combinato: proprio lei, la creatrice di Bridget Jones, che ci ha fatto ridere e sognare e innamorarci tutte di Mr Darcy (forse perché nel film tratto dai romanzi, ricordate?, era Colin Firth, molto Jane Austen-style), ora torna con un nuovo libro. Si intitola "Mad about the boy", e la protagonista è ancora Bridget, stavolta mamma di due bambini e… vedova! Che si innamora di un toy boy, un ragazzo più giovane di lei. Allora, cara Helen, capisco ma non troppo. Bridget ti ha regalato il successo, i soldi, in qualche modo anche l’amore (la Fielding, che ora ha 55 anni, quasi come la sua eroina, si è sposata last minute e ha avuto due figli). Certo, ti sei anche separata; ma per vendetta dovevi proprio uccidere Mr Darcy? Questo, mi dispiace, non si fa. #boycott #helenfielding E comunque, sappilo, per noi Mr Darcy non morirà mai.
Gabriella | Venerdì, 4 ottobre 2013 @11:48
Lisa grazie.,quell'antologia ce l'ho ma sono stata corriva su alcune autrici che meritavano invece la mia attenzione.meno male che ci sei tu, attenta lettrice ( e brava scrittrice).
LISA | Venerdì, 4 ottobre 2013 @09:08
Gabriella: la poesia di Maria Pawlikowska è tratta da "L’altro sguardo- Antologia delle poetesse del ‘900", Mondadori.
Gabriella | Venerdì, 4 ottobre 2013 @03:37
ora tarda. volevo dirti lisa che mi è piaciuta tanto l'immagine delle rose arrugginite dell'autunno. dove posso trovare questa poesia?, grazie per farmi conoscere autori per me sconosciuti come la polacca maria pawlikiwska. io sono troppo concentrata sulla poesia italiana e fa bene aprire i propri orizzonti. vista l'ora della notte buongiorno a tutti voi che magari ora state dormendo!
Lilabella | Giovedì, 3 ottobre 2013 @16:31
Mi sembra di sentire il profumo di queste rose arrugginite, il profumo dell'autunno.
Per quanto riguarda Colin Firth hai ragione, non si tocca!
Un sorriso al salotto verde.
LISA | Giovedì, 3 ottobre 2013 @15:06
Livia Giuggioli è bella e brava. E si batte per una moda eco-sostenibile ed etica. Come l'abito che aveva indossato per la notte degli Oscar in cui suo marito ha vinto per "Il discorso del re": era stato confezionato con 11 vestiti vintage o semplicemente vecchi, trovati nei negozi di seconda mano o di "charity" di cui è piena l’Inghilterra. Ma attenzione: erano tutti abiti della stessa epoca del film, tra le due guerre mondiali. Risultato: un vaporoso vestito color cipria, lungo, con un corsetto. Lei la chiama "green carpet challenge". Riuso chic!
LISA | Giovedì, 3 ottobre 2013 @15:00
Ahimè, Valentina, è sicuramente morto. Il libro esce anche in Italia (per Rizzoli) il 10 ottobre e io sono già #save #mrdarcy
Gabrieela | Giovedì, 3 ottobre 2013 @14:34
e pensare che un'amica strettissima di mia sorella ha come amica del cuore livia giuggioli, la moglie di colin firth. lui ha detto che ha imparato l'italiano peer amore di lei..2 bimbi..tanto amore..che romantico coniugale come scrivi tu, lisa.
Valentina | Giovedì, 3 ottobre 2013 @12:51
Ah Colin Firth! Che occhi! Sguardo dolce e sexy. No!!! Perché? Povero mr Darcy, dove lo ritrova uno che le dice mi piaci così come sei, che cucina con lei le uova per salvarle la cena, che prende a pugni Daniel Cleaver...e no!!! Mr Darcy non può morire!!!
Susy Anne | Giovedì, 3 ottobre 2013 @10:39
Ciao Lisa! Hai pienamente ragione, che delusione questo cambio di rotta.. Mr.Darcy non si tocca!.. :(
Mercoledì, 2 ottobre 2013 @08:58
"Lui le aveva dato la buonanotte con fredda cortesia e si era girato sul fianco piombando nel sonno, mentre lei fissava il buio, dividendo il fiume della disperazione in tanti affluenti, nella speranza di scovarne uno che fosse navigabile".
(Barbara Kingsolver)
Le buie correnti della notte.
Vi ho già detto che "La collina delle farfalle", di Barbara Kingsolver (Neri Pozza), è uno dei libri migliori che ho letto negli ultimi mesi? Da lì ho sfilato la frase di oggi.
E, a proposito di libri, vi ricordate, vero, che vi aspetto venerdì a Trieste, in una drogheria antiquaria, per parlare di rossetti vintage? Leggete qui l'articolo che è uscito sul Piccolo, il quotidiano di Trieste: http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2013/10/01/news/rossetti-vintage-tra-vecchi-libri-in-drogheria-1.7843183
Marta | Mercoledì, 2 ottobre 2013 @15:52
Così vera questa frase, quante notti noi donne abbiamo percorso a piedi nudi sui sassi e nella acqua gelata sperando di trovare un senso di questo andare, una riva dove approdare...
Giusy | Mercoledì, 2 ottobre 2013 @13:48
Bella la presentazione della "nostra" giornalista e scrittrice. Ancor di più mi è piaciuta la sua foto anzi, ritratto, perché non sempre l'obiettivo riesce a cogliere il "quid" che fa la differenza. Anche la Pietra del Carso, chiamata a consulto, ha avuto parole molto triestine di apprezzamento. Trieste è lontana per noi, eppure così stranamente vicina.
Martedì, 1 ottobre 2013 @09:28
"Io vado sognando strade nella sera."
(Antonio Machado)
In cammino. Per le strade dell’autunno.
Il Buongiorno di oggi, nella traduzione di Claudio Rendina, è tratto dall’antologia di Machado pubblicata da Newton Compton Editori. Ricordate "Quei giorni azzurri e quel sole dell'infanzia"? Anche quelli erano dei suoi versi: del poeta spagnolo morto nel 1939 in esilio in Francia. Cliccate sul suo nome per saperne di più.
LISA | Mercoledì, 2 ottobre 2013 @08:55
Che bello, Marta. Lo stupore di un nuovo amore.
Marta | Martedì, 1 ottobre 2013 @17:21
Da qualche mese...giorno dopo giorno...minuto dopo minuto, col cuore in gola nell'attesa del ritorno a casa, della porta che si apre, un esplodere dentro sempre diverso, e poi solo noi. Si, un bellissimo amore.
LISA | Martedì, 1 ottobre 2013 @14:37
Marta: nuove strade, un nuovo amore?
Gabriella | Martedì, 1 ottobre 2013 @11:20
cara lisa e cari tutti/e vi mando dei vv di uno sconosciuto poeta boris ryzij e che volevo trascrivervi i gg scorso come commiato a settembre/ " Andare in giro tra realtà e finzione" sopra le foglie cadute di settembre. " l''ho inviato per msg a lila claudia e giusy e ora a voi. fa parte di un libro di saggistica di una studiosa di slavistica che io ho conosciuto anni fa come poetessa. questo libro di annelisa alleva"lo spettacolo della memoria" saggi e ricordi come specifica il sottotitolo allinea incontri "virtuali" con poeti scrittori etc e incontri veri. come fai tu cara lisa. "guardare ascoltare e scrivere" come dicesti tu. che bel mestiere che fai! e meritatissimo. belli i vv di machado e belli quelli sull'azzurro settembre di brecht! un augurio di un sereno doce ottobre!
Francescasièsposata | Martedì, 1 ottobre 2013 @10:32
Grazie a Noemi per la ciambella e grazie a Marta per i cuoricini!!! ;-)
Io vado sognando non solo strade, non solo di sera... Molto spesso vado sognando e basta, ed è così bello sentirsi leggera...
Noemi | Martedì, 1 ottobre 2013 @09:58
Buongiorno Lisa e lettori tutti! Io ieri notte ho sognato...ciambelle. Tante, deliziose, americanissime ciambelle. E stamattina mi sono svegliata felice. Virtualmente ne offro una a tutti voi.
Marta | Martedì, 1 ottobre 2013 @09:37
"Io vado sognando, di incontrarti amore mio, nelle strade, nella sera."
Che Machado mi perdoni...ma sono cosi' innamorata....