Lunedì, 31 marzo 2014 @08:48
"Quando lui apre la scatola vedi qualcosa di scuro e brillante, un caos ordinato di schegge, rifiuti, un pizzico di immondizia e penne e ali di farfalla, frammenti e totem di memoria, mappe di un esilio, documentazione e perdita. E allora dici, chinandoti: il mondo!"
(Michael Chabon)
Credo in un caos profondamente ordinato, scuro e lucente: il mondo, e il mio amore per te.
Il Buongiorno di oggi è legato a un film: "Grand Budapest Hotel", di Wes Anderson (che ho visto ieri sera, e in Italia esce ad aprile). Non vi racconto nulla: ma andate, uscirete sorridendo. Un film che ha il ritmo perfetto delle parole di Chabon, lo scrittore pirotecnico americano, fan e amico di Anderson (sono anche la chiusa di un articolo su di lui, uscito su Repubblica). Quando i film sono piccole magie.
Valentina Maria Elisabetta | Martedì, 1 aprile 2014 @12:39
Ti consiglio MOONRISE KINGDOM come primo della serie allora :)
LISA | Lunedì, 31 marzo 2014 @13:55
Di Wes Anderson avevo visto solo I Tenenbaum. "Grand Budapest Hotel" è una fantastica favola caleidoscopica e mitteleuropea, ora mi toccherà recuperare gli altri film!
Valentina Maria Elisabetta | Lunedì, 31 marzo 2014 @12:52
Stupendo! A Londra c'è da un po'. Wes Anderson è un genio! Amo molto anche Moonrise Kingdom e Darjeeling Limited.
Venerdì, 28 marzo 2014 @08:16
"Sugli alberi spuntano le foglie
come qualcosa che sta per essere detto;
i germogli freschi si allentano e si distendono
in una verdezza simile al dolore"
(Philip Larkin)
Incerta, tenace primavera. A volte anche sbocciare è una fatica.
Il Buongiorno di oggi, del poeta inglese Philip Larkin, è tratto da "Finestre alte" (Einaudi). Larkin, un poeta non facile, quasi un poeta tweed, con una nota di cinismo e di malinconia anni Sessanta (il periodo in cui scrisse); un poeta che ho conosciuto obliquamente, perché fu grande amico e sostenitore di una delle mie amate scrittrici inglesi, Barbara Pym. Di nuovo, Inghilterra anni Cinquanta e Sessanta. Di lì viene forse la fredda ma tenace primavera della poesia che trovate, come ogni venerdì, in originale: Friday Lisa.
lijuba | Lunedì, 7 aprile 2014 @18:49
che emozione....ricordare che abbiamo una passione inglese in comune...barbara Pym.
Anais | Giovedì, 3 aprile 2014 @11:14
E in un attimo, arrivano i fiori di marzo evanescenti,
che alitano la loro dolcezza per il tempo di un istante.
Raccolgono dai raggi tiepidi l'emozione per poi rigettarla a terra,
come fai tu con la mia memoria, la vivi per imprimerla dentro
e poi la sputi su un asfalto ancora gelido.
Attraversando quelle vie, calpesti quel sussulto di vita
che per così poco tempo ha convissuto con te, surclassato da un verde di foglie ben più durature
Il mio personale contributo a una primavera che nasce. Grazie Lisa per le tue bellissime perle di ogni giorno!
LISA | Domenica, 30 marzo 2014 @15:41
Fiori da est, anche da parte mia!
claudia mdg | Sabato, 29 marzo 2014 @23:29
Grazie ragazze, mai ricevuti così tanti fiori per il mio compleanno!
patri fiorista | Sabato, 29 marzo 2014 @19:09
Un augurio fiorito a Claudia e mazzo di mughetti. Un abbraccio Patri
Lilabella | Sabato, 29 marzo 2014 @17:31
Cara Lisa, bellissima questa poesia di Larkin, entra dentro, scava.
Mi unisco a Giusy nell'offrire narcisi alla mia amica Claudia mdg per tutte le primavere che ha compiuto e per l'amore che dona a chi le è vicino.
Fra l'altro i narcisi gialli furono il mio primo regalo per conquistare il mio ex. Fecero molto effetto allora, ma questa è un'altra storia.
Un sorriso a te e al salotto verde.
Giusy | Sabato, 29 marzo 2014 @14:11
Siccome mi applico per non farmi mancare niente (in tutti i sensi) sono andata a cercare i daffodils che ho proposto di offrire a Claudia: "...fluttering and dancing in the breeze..."
Giusy | Sabato, 29 marzo 2014 @09:43
...allora regaliamone un po' a Claudia mamma del Gladiatore...oggi è il suo compleanno! E' sempre bello leggerla qui...ancor meglio è conoscerla e ascoltarla "dal vivo
LISA | Venerdì, 28 marzo 2014 @20:16
Alessandra R., posso dire che la primavera in Inghilterra, i narcisi - ovvero i daffodils, quelli di Wordsworth - è davvero uno spettacolo?
Lucia | Venerdì, 28 marzo 2014 @10:12
Grazie Lisa, le parole di Larkin, e le tue, sono diventate un post sul mio diario
Alessandra R. | Venerdì, 28 marzo 2014 @09:59
Inglese come la primavera il cui ricordo brilla ancora fresca nei miei occhi, come un preciso obiettivo che hanno immortalato distese di narcisi gialli ma altrettanto alberi non ancora spudoratamente verdi. Questa primavera che arriva, avanza ma lentamente. Come quelle parole, è vero, vorremmo fossero a noi svelate. Bellissima questa poesia, esclamo. Perchè è vero, la primavera, dopo il letargo, sembra essere il messaggero di liete novelle che sempre ci si aspetta di ricevere, anche se non le aspettiamo. Se sbocciare, se un qualcosa che deve essere quindi detto, sarà lento nel suo progredire, "pretendo" però un'esplosione di verde lussureggiante e le più belle parole, qualunque sia la fonte, magari da un altrove lontano. Buon Buongiorno_del_venerdì.
Giovedì, 27 marzo 2014 @10:06
"Si smorzano le voci degli uccelli.
La luna si mette in posa per le foto,
luccicano le umide guance delle vie.
Il vento porta il profumo di campi verdi.
Lontano, in alto, un piccolo aeroplano
gioca come un delfino."
(Adam Zagajewski)
Lasciati andare al profumo della primavera.
La poesia-primavera di oggi è anche il mio #spillo della settimana su Gioia. Ed è tratta dall'antologia del poeta polacco "Dalla vita degli oggetti", Adelphi, tradotta da Krystyna Jaworski. Ricordate "la gioia sconosciuta delle città straniere"? E' sempre lui.
Monique | Giovedì, 27 marzo 2014 @17:58
In attesa del piccolo aeroplano che ci porti verso i mari del sud per planare sull’isola di Stevenson. Perché da qualche parte, la fuori, c’è la nostra isola. Dobbiamo solo uscire a cercarla...
Emanube | Giovedì, 27 marzo 2014 @16:57
Bella, ci piace. Sembra la descrizione delle notti estive a casa mia in Toscana...eh sì perché si risiede dove si lavora ma "casa mia" rimane un concetto diverso da quello di residenza...una nota di invidia nei confronti di coloro per i quali residenza e "casa mia" coincidono.
Mercoledì, 26 marzo 2014 @12:28
Il lusso dell’imprevidenza, dell’imprudenza economica. Restano solo dei debiti e venti franchi fino alla prossima entrata di denaro? Bene, dieci franchi si trasformano in uno scampolo di "faille" per confezionare a mia sorella, che sta per compiere diciott’anni, un bel vestito da sera – alla faccia delle zie, sempre azzimate secondo il loro gusto antico, che quel vestito, ricavato con gli ultimi soldi, non lo digeriranno mai. E gli altri dieci franchi vengono investiti in un Balzac integrale, "perché bisogna assolutamente che le ragazze leggano Balzac il prima possibile".
(Françoise Giroud)
Il lusso dell’imprudenza. Il lusso della bellezza.
Il Buongiorno di oggi è la pagina di un libro che mi è molto piaciuto, "Storia di una donna libera", di Françoise Giroud (Neri Pozza). L’ho scelta e letta durante il mio incontro, "Glam Cheap – Vestirsi chic senza ridursi sul lastrico", al Circolo dei Lettori, perché quell’impudenza e imprudenza mi sembra quasi la mia. Gli ultimi soldi per un abito e per un libro. Sarebbe d'accordo Stella, la protagonista del mio romanzo, la Ragazza dallo Sguardo Prezzante; e anche Benedetta, la protagonista del mio terzo libro, con le sue "amiche maglione". Parole cucite insieme: perché ho letto, oltre alla Giroud, dei pezzetti dei miei libri. Ma soprattutto, insieme a tutte le presenti, abbiamo stilando un piccolo elenco di quello che ci vuole nel guardaroba glam cheap & recessionista. Eccolo qui:
1) Un piccolo abito nero e chic alla Coco Chanel, come consiglia l’icona di moda Ines de la Fressange. Lei ce l’avrà di sicuro firmato, ma i piccoli abiti neri si trovano vantaggiosamente anche in saldo da Zara o H&M. Basta saper scegliere e saper accessoriarli (vanno bene anche con stivaletti borchiati). E d'estate, un piccolo abito bianco invece di quello nero.
2) Un paio di jeans. Io che ho comprato il mio primo paio dopo i 40, e ci ho scritto sopra anche un pezzo di moda - eccolo qui http://www.lisacorva.com/it/view/10/ - mi sono dovuta riconvertire. Ora sono al paio numero 4, e li possiedo anche con glitter, e inserti quasi pitonati. Con somma perplessità del Consorte.
3) Un cachemire. Chic anche se bucato. Ho fatto "show and tell" e ho mostrato il mio cardigan grigio amatissimo, rammendato, e purtroppo di nuovo bucato. Eppure non riesco a separarmene.
Tutto qui? Poi abbiamo proceduto per alzata di mano, e tra i suggerimenti che più mi sono piaciuti c’era:
4) La camicia bianca, iconica;
5) Le paperine rosse (questo è stato il contributo di una magnifica bambina, a cui ho dovuto chiedere cosa sono le paperine: sono le ballerine. Io ne avevo un paio verdi, e spero che le siano piaciute). Diciamo che il guardaroba glam cheap non è tale senza un paio di it-shoes o una it-bag. Traduzione: un paio di scarpe che ci facciano camminare sicure nel mondo, anche se sono tacco 12; e una borsa per infilarlo dentro, il nostro mondo.
Aggiungo l’ultimo, fondamentale, capo:
6) Un abito che porta dentro la memoria di un giorno. Può essere qualsiasi cosa: un maglione, una sciarpa, una giacca, un cappotto. Un abito che abbiamo messo a un primo appuntamento, un foulard ereditato dalla mamma o dalla nonna, o semplicemente un vestito con cui siamo state felici.
Poi, certo, avrei tante cose da dirvi su Torino. Sui tajarin, sui plin, sulla Pinacoteca Agnelli al Lingotto (uno dei posti che amo di più nella città), sul primo Eataly che è accanto al Lingotto (bellissimo, in un'ex fabbrica), sull’archeologia industriale, ovvero le ex acciaierie Fiat che sono diventate il Parco Dora, sul nuovo quartiere bohème di San Salvario, ma questo alla prossima puntata.
Intanto vi anticipo che tornerò a fare l’autrice glam cheap a Milano, stavolta, durante il Salone del Mobile: il 12 alle 12, data facilissima da ricordare, sarò a Milano Vintage Week: http://www.milanovintageweek.com/it/ Segnatevi l’appuntamento, vi aspetto!
patri fiorista | Giovedì, 27 marzo 2014 @21:48
Ciao Elena, no che non ti mando al diavolo. Anche io ho capito il tuo post. Dopo 9 anni voi siete le uniche a cui lascio vedere il dolore insopportabile, perché so che non mi giudicate. Con le vostre parole diventa più sopportabile. Grazie del post ti mando un mazzo di ranuncoli colorati Patri
Elena | Giovedì, 27 marzo 2014 @21:25
Patri fiorista io ho capito subito il tuo primo post. non ci vuole molto intuito. L'anno scorso in aprile, una bella giornata serena, ho incontrato al cimitero di Lambrate una signora che portava fiori al figlio morto aveva vent'anni e si era suicidato.dolorosa storia di depressione in contesto sereno e agiato. Per quale motivo te la racconto non lo so nemmeno io. so che la maternità spesso porta tremendi dolori. ogni dolore ha la sua forma e causa.libera di mandarmi al diavolo con un bel porca paletta. fiori per te e buona serenità strappata al dolore . la stessa serenità con la quale quella signora mi raccontava la sua tragedia.
patri fiorista | Giovedì, 27 marzo 2014 @18:11
Vi ringrazio della vostra gentilezza e dolcezza. Si dice sempre che il tempo aggiusta tutto, ma porca paletta sono sempre più consapevole di quello che ho perso e che mai riavrò. Patri
Giusy | Giovedì, 27 marzo 2014 @13:08
Già che ci sono...Ieri ho dovuto interrompere la lettura per via del Timavo che mormorava sotto la Pietra del Carso ( allegoria coniugale)
Evito di rispondere per le rime all'autorevole "Ma Che-pensiero", tanto è inutile. La vera dolcezza non si misura con i macarons.
Giusy | Giovedì, 27 marzo 2014 @12:56
Un saluto e un pensiero per Patri "ragazza dei Fiori" che una volta all'anno indossa la stessa maglietta rossa sulla sua ferita. Ieri, nel mio misero giardino, l'unico tulipano testardo si è "vestito" di rosso.
LISA | Mercoledì, 26 marzo 2014 @19:16
Ma che: grazie per i macarons! (Sappi che una delle Marte citate oggi nel blog è una bimba, lungamente aspettata e desiderata da un'aspirante madre, che non ce l'ha fatta a vivere, e neppure ad assaggiare i macarons. Non potevi saperlo, ora lo sai. Un filo di zucchero a velo anche a te).
claudia mdg | Mercoledì, 26 marzo 2014 @18:24
Mi affaccio per mandare una carezza virtuale, fatta solo di parole, alle due Marte presenti nei commenti di oggi. Dovunque siate in questo momento, spero che vi possa raggiungere.
Monique | Mercoledì, 26 marzo 2014 @16:54
Errata Corrige: ero al Teatro Litta, non al Dal Verme!
Viva Milano vesita di rosa!
Ma che | Mercoledì, 26 marzo 2014 @16:48
Touché
Per farmi perdonare una confezione di macarons ladurée di via spadari....
Marta | Mercoledì, 26 marzo 2014 @16:42
Se penso a mia mamma non penso al calore o all'affetto, mia mamma è più che altro (tuttora) una "VBPMWK" very busy pro mother with kids, una professionista sempre in giro per il mondo che vedevo e vedo poco.
Ma per questo, proprio per questo, la mia voglia di amore è cresciuta senza svendersi ai regali che vorrebbero sostituire l'amore e il dono più bello che ho ricevuto nella mia vita fu la carezza di una signora, presumo mamma dei bimbi che aveva con se, che in uno sfortunato pronto soccorso di uno sfortunato paese dell'est di tanti anni fa quando mi vide piegata in due dal dolore mi diede una carezza sul viso, con una mano calda e rugosa a cui appoggiai la guancia e a cui donai lacrime, di dolore e di gioia per quel dono così inatteso, così immensamente semplice e di cui da tanto tempo avevo bisogno.
Monique | Mercoledì, 26 marzo 2014 @16:37
Stasera controllo se porta scritto il nome di chi l'ha lasciato.
Che bella coincidenza, nel nome del rosa :-)
LISA | Mercoledì, 26 marzo 2014 @16:31
Ma che: attenzione perché a mettere il dito nello zucchero si rischia di addolcirsi. Ed è, del resto, quello che mi auguro per me e il mio blog. Di parole inutilmente acide ne sento già abbastanza, per me voglio caramelle, cioccolatini, macarons, e ogni tanto qualche focaccia.
Ma che | Mercoledì, 26 marzo 2014 @16:30
Errata corrige: " quelle cos'è le donano le zie sfigate"
LISA | Mercoledì, 26 marzo 2014 @16:28
Monique, a proposito di aspiranti madri e bookcrossing, qualche post fa è arrivato un messaggio per te:
Elena | Lunedì, 24 marzo 2014 @18:35
io ho lasciato il libro rosa e non è sicuro che sia lo stesso,
al Dal verme: Se si tratta della stesa copia transumante ne sarei felice. In genere porta scritto il nome di chi lo ha lasciato. Felice di averla comprata per la soddisfazione di altri. Faccio spesso book crossing anche nelle sale di aspetto degli studi medici
Ma che | Mercoledì, 26 marzo 2014 @16:27
Non vorrei interrompere con un dito la montagna di zucchero e stupidate (è il mio modo di vedere) che leggo qui quando si parla di figli però a me fa sorridere l'austriaca rigidità di Giusy che al nominare figli la prima voce del suo elenco è: responsabilità.
Amore, tenerezza, sorrisi, coccole? No.....quelle cos'è le donano le zie sfilate che non hanno avuto figli, ma forse hanno il cuore imperfetto (da sorelle imperfette) per donare quello che madri severe e forse con poca voglia di esser madri non sanno donare.
È la nuova etichetta "MWL" mum without love.....
LISA | Mercoledì, 26 marzo 2014 @16:27
A proposito di aspiranti madri, Patrizia fiorista, e di bambini che non sono arrivati. E di coraggio fatto di cuori e lustrini. E tulipani. Un abbraccio fatto di tulipani.
patri fiorista | Mercoledì, 26 marzo 2014 @15:48
Buongiorno, oggi indosso una maglietta rossa con un cuore fatto di lustrini.
E la maglietta che indossavo quando ho sentito battere il cuore della Marta per la prima volta.
Oggi avrebbe compiuto 9 anni. Tulipani per tutte Patri
Monique | Mercoledì, 26 marzo 2014 @15:02
Ciao Giusy!
Neppure degli Dei è la perfezione :-)
Giusy | Mercoledì, 26 marzo 2014 @14:34
Aggiungo che sono moooolto grata a mia sorella. Zia perfetta ma imperfetta sorella...
Giusy | Mercoledì, 26 marzo 2014 @14:32
Mia sorella fa parte delle Pank e penso che sia molto contenta di esserlo: nessuna responsabilità diretta, tanto affetto dato e ricevuto e gratitudine dai nipoti che hanno la preziosa opportunità di poter scaricare sulla ZIA le malefatte della genitrice. Ho finito.
Monique | Mercoledì, 26 marzo 2014 @14:16
Per Emma
Pensiero Pank
Sta per Professional Aunts No Kids (o diversamente madri, come mi piace definirle)
Per chi come me non ha figli, ma una nipote e una vita piena di affetti che mi corrisponde.
Ci vediamo il 12 alle 12 :-)
LISA | Mercoledì, 26 marzo 2014 @14:09
Ciao, aspirante madre che mi ha conosciuto attraverso il libro rosa, e attraverso Emma, la mia prima eroina. Non so come stia andando avanti la tua storia da aspirante, ma sono contenta che tu abbia trovato un libro salvagente. E che tu abbia trovato me. Pensa che il libro rosa è uscito nel 2005, poco prima del referendum (inutile), per cambiare la brutta legge 40 sul concepimento assistito. Legge che, purtroppo, non è cambiata. Mentre Emma è cambiata ed è andata avanti, si è intrufolata anche tra le pagine di Glam Cheap e di Ultimamente mi sveglio felice, i romanzi che ho scritto dopo. Quello che mi piace di Emma è questo: ogni aspirante madre trova nel libro e in lei un pezzetto di sé, ma ogni aspirante madre, poi, scrive la propria storia, il proprio finale. (Parma, a proposito, è una bellissima città: per sognare, camminare, appuntarsi spilli e svegliarsi felici, o almeno provarci).
Emanube | Mercoledì, 26 marzo 2014 @13:46
Ultimamente mi sveglio felice. Come il titolo del tuo libro.
Sì perché ultimamente mi sveglio felice, nonostante tutto.
Ti ho conosciuta proprio attraverso un libro.
"Confessioni di una aspirante madre" ha catturato la mia attenzione una mattina di dicembre 2013, freddissima, mentre ero nella mia seconda casa, "La Feltrinelli" di Parma. Sono entrata per riempire l'ora di buco tra un'udienza e l'altra (sono avvocato) e uscendo in quei giorni dall'esperienza peggiore per un' aspirante madre, quel titolo mi ha incuriosita.
L'ho letto quasi metà dentro il negozio (auch, certe cose non si dovrebbero confessare!) e poi l'ho comprato e finito di leggere a casa.
E' molto bello e quello che scrivi è molto rassicurante...non mi sento più tanto sfigata o sola nella sfiga.
Ho iniziato a seguirti sui social nets e poi ho visto che avevi collaborato a "rRsso Istanbul" ed hai guadagnato altri punti di merito.
Per ora tutto qui ma, basta vero?!...
E.
Martedì, 25 marzo 2014 @07:48
"Ancora non se n'è andato l'inverno,
e il melo appare
trasformato d'improvviso
in cascata di stelle odorose".
(Pablo Neruda)
Primavera. La città è fatta di apparizioni.
LISA | Mercoledì, 26 marzo 2014 @10:55
Oh sì. Sto cercando il Buongiorno adatto….Il mio Buongiorno oggi è in ritardo, colpa dei treni e dei chilometri!
Marta | Mercoledì, 26 marzo 2014 @10:52
@Lisa: non racconti nulla di Torino?
LISA | Mercoledì, 26 marzo 2014 @09:59
Alessandra R: e io sono fortunata nel vedere come le parole, le schegge di poesie, i bei libri viaggino per il mondo. E' uno dei piaceri di questo blog!
A te | Martedì, 25 marzo 2014 @20:49
"com’è triste la prudenza"
R. Spregelburd
Alessandra R. | Martedì, 25 marzo 2014 @11:20
Torno da una Londra inaspettatamente soleggiata e questo buongiorno rispecchia l'umore di stamattina e tutto che parte a rilento anche se la casella della posta mi riporta alla realtà lavorativa. Over quota lei, over the clouds, io. Penso alla "mia" città con angoli timidamente in fiore e altri sfacciatamente in piena privamera. Tornata lasciando una sorpresa uno dei tuoi libri: Il Giunco Mormorante e la sua no man's land sono state fonte di ispirazione e spunto di riflessione per questo viaggio. La mia "terra di nessuno" me la sono ritagliata lassù e l'ho lasciata alla mia coinquilina da condividere e custodire (fino al mio prossimo ritorno).
E' stata una sorpresa, lasciata sul suo comodino e un suo messaggio stamattina "mi hai fatto piangere dall'emozione. Sono fortunata".
E io sono fortunata ad aver scoperto un'autrice come te, ad aver trovato uno spazio a cui attingere per iniziare la giornata con poesia.
Lunedì, 24 marzo 2014 @08:03
"Per prima cosa ho visto tre ragazze,
dopo ho intuito che era una soltanto
moltiplicata.
Finché ho capito che ogni ragazza
ne contiene altre due,
fiore con tre corolle, equazione a tre incognite.
Avere quell’età, significa sostare innanzi a un bivio:
da un lato sta il passato appena prossimo
dall’altro un futuro duale – scelta,
biforcazione, sesso, forbice."
(Valerio Magrelli)
Bivio. Io e le mie possibilità.
Il Buongiorno di oggi è tratto da "Il sangue amaro", Einaudi.
Valentina Maria Elisabetta | Mercoledì, 26 marzo 2014 @17:49
Stupenda....
Monique | Mercoledì, 26 marzo 2014 @10:39
Certo Aminta, parlo da provetta scalatrice ;-)
Buona giornata a chi sale e a chi scende!
Aminta | Martedì, 25 marzo 2014 @21:55
Non è detto che ogni azione ci apre davanti un bivio. spesso si apre un quadrivio e non è detto che le strade siano tutte in discesa o in salita e non è detto che arrivati a una ipotetica cima ci si senta soddisfatti.
Monique | Lunedì, 24 marzo 2014 @12:18
Ogni azione ci apre davanti un bivio. La prima strada assomiglia ad una discesa: non si pedala, non si fa fatica, ma si corre il rischio di cadere. La seconda è più simile ad una salita: si suda e dietro ad ogni tornante si nasconde l'insidia di mollare. Arrivati in cima però si ha la sensazione di aver portato a termine qualcosa di grande...
Venerdì, 21 marzo 2014 @08:41
"La bora ha spalancato la finestra.
Calde stelle
cadono sui campi.
Primavera.
Primavera.
Un bianco volto risplende nell’aria turchina,
lieve fruscio di seta
nella dolina.
Il cielo di vetro
s’infrange,
su di noi nubi soffici, grigie.
Seta".
(Srečko Kosovel)
Avete letto l’inizio della poesia come Buongiorno di martedì scorso, ma i versi sono così belli, e sono così adatti a questa giornata, che ho deciso di lasciar andare nel vento tutta la poesia. Che, ve lo ripeto, è tratta da "Tra Carso e Caos – Pre/sentimenti", 40 poesie di Kosovel con 13 composizioni costruttiviste di Eduard Stepancic. Il libro è stato appena pubblicato dalla giovane casa editrice triestina Comunicarte: un omaggio, anche, ai venti di confine. http://www.comunicarte.info . E, in Friday Lisa, trovate i versi in originale: in sloveno.
E mi raccomando, se siete a Torino, vi aspetto sabato e domenica: sarò per Voce del Verbo Moda al Circolo dei Lettori (indirizzo super-chic: Palazzo Graneri della Roccia, via Bogino 9: http://www.vocedelverbomoda.it ). Vi aspetto sabato 22 alle 16 (in una conversazione tra petali, cipolle e ispirazione con la mia amica stilista Colomba Leddi), e domenica 23 alle 11, per parlare di guardaroba recessionista (è possibile essere chic senza finire sul lastrico?). Ora vado a mettere il mio abitino nero glam cheap in valigia.
LISA | Mercoledì, 26 marzo 2014 @10:00
Monique, hai controllato se il tuo libro rosa porta un nome dentro? Elena: viva il bookcrossing.
Elena | Lunedì, 24 marzo 2014 @18:35
io ho lasciato il libro rosa e non è sicuro che sia lo stesso,
al Dal verme: Se si tratta della stesa copia transumante ne sarei felice. In genere porta scritto il nome di chi lo ha lasciato. Felice di averla comprata per la soddisfazione di altri. Faccio spesso book crossing anche nelle sale di aspetto degli studi medici
LISA | Lunedì, 24 marzo 2014 @07:55
Che bello Monique, ora ha il Libro Rosa, e conoscerai Emma. Chissà chi l'ha letto prima di te.
Monique | Domenica, 23 marzo 2014 @19:24
Presagi di primavera...
Nella bacheca dedicata al bookcrossing nel foyer del Teatro Litta di Milano mi aspettava il tuo primo romanzo,che peraltro mi mancava...
Emma is at my place now ;-)
LISA | Venerdì, 21 marzo 2014 @14:35
Peccato, Marta, che tu non possa venire in motorino fino a Torino!
Marta | Venerdì, 21 marzo 2014 @13:19
Stamani roma é inondata di sole, percorrere lungotevere in motorino è bellissimo, poi giri a sinistra, osservando castel Sant'Angelo poi il cupolone e un crodino ghiacciato con olive e patatine per festeggiare la primavera!
Giovedì, 20 marzo 2014 @09:15
"E’ primavera. Comincio lentamente a respirare di nuovo".
(Riikka Pulkkinen)
Finalmente primavera.
Oggi, equinozio di primavera. Finalmente! Oggi, per il mio #spillo su Gioia ho scelto una frase di una scrittrice finlandese, che avevo conosciuto e intervistato a Milano, tratta da un libro delicato, che mi era piaciuto: "L’armadio degli abiti dimenticati" (Garzanti). Dove ci sono due donne, un segreto, un abito giallo. Cliccate sul suo nome per saperne di più.
Giusy | Domenica, 23 marzo 2014 @18:12
"Que me busquen manana (manca la tilde) Hoy tengo cita con las golondrinas..."
Mi piace!
LISA | Giovedì, 20 marzo 2014 @10:26
Monique, è bellissima! La farò diventare un Buongiorno. Un Buongiorno con le ali...
Monique | Giovedì, 20 marzo 2014 @10:11
"Che mi cerchino domani.Oggi ho appuntamento con le rondini."
Jorge Carrera Andrade
;-)
Mercoledì, 19 marzo 2014 @10:12
"Mi sono ritagliata una bella specializzazione. Sono una "prezzatrice" abilissima. Ho sviluppato una competenza incredibile nel riconoscere – e prezzare – qualunque capo di abbigliamento. Do del tu alle borse firmate come se fossero mie carissime amiche. La Bouvier di Gucci, la Gaucho di Dior, la Kelly o la Birkin di Hermès… Non le ho mai viste da vicino, ma non importa, le conosco intimamente, e soprattutto so recitare a memoria il cartellino del prezzo. E dire che di moda non ho mai capito nulla. Mi sono laureata con una tesi sul "Casting di Mr. Darcy", ovvero le fortune cinematografiche di Jane Austen. Il mio sogno è sempre stato quello di scrivere di libri e viaggi, e una borsa per me è sempre stata solo un accessorio con la zip dove infilare le chiavi di casa e gli occhiali da sole. E, naturalmente, il mio romanzo preferito".
E’ lei, Stella, la Ragazza dallo Sguardo Prezzante. (Ed è una pagina del mio libro, "Glam Cheap – Una vita in offerta speciale", uscito nel 2007 per Sonzogno, ahimè sempre più attuale). Stella è tornata, sempre più glam cheap, e vi aspetta a Torino: perché saremo lì, a Voce del verbo moda. Vi aspetto sabato 22 marzo alle 16, per parlare di cipolle e petali che diventano abiti insieme alla mia amica stilista Colomba Leddi (che mi disegnò l’abito di Glam Cheap, ispirato a quello della copertina del libro!); e domenica 23 alle 11, per parlare di "Vestirsi chic senza ridursi sul lastrico". Possibile? Possibile.
Vi aspetto! A Torino, questo weekend, al Circolo del Lettori:
http://www.vocedelverbomoda.it/vestirsi-chic-senza-ridursi-sul-lastrico/
Lilabella | Mercoledì, 19 marzo 2014 @21:45
Buonasera Lisa. Mi ricordo bene Stella di Glam Chip mi ricorda il nostro primo incontro a Perugia. A Torino purtroppo non posso esserci ma sono sicura sarai stupenda.
A Giusy: grazie a te per essere così gagliarda!!!
Un sorriso a te e al salotto verde.
LISA | Mercoledì, 19 marzo 2014 @21:00
Ciao Alessandra, che bello sapere che stai leggendo i "libri esistenziali", sull'onda di "L'eleganza del riccio". Mi piace pensare che "Il giunco mormorante", quel piccolo libro della Berberova, tra poco sarà in viaggio verso un'amica. Parole in viaggio, alla ricerca di sé. Alla Berberova sarebbe molto piaciuto. E poi, il prossimo? La Yourcenar con "Memorie di Adriano"? O la Byatt? Aspettiamo le tue prossime libro-emozioni.
LISA | Mercoledì, 19 marzo 2014 @20:58
Che bello, Giusy!
Giusy | Mercoledì, 19 marzo 2014 @18:56
...e aggiungo Stefania che scrive da Roma, che ritaglia, quando può, del tempo per unirsi a noi e che ci invita alla Race for the Cure.
Giusy | Mercoledì, 19 marzo 2014 @18:50
Spero, Lisa, che ti farà piacere questo fuori tema, comunque ho capito che sei generosa e ne approfitto.
Oggi ho ricevuto un pacco, conteneva un album di splendide foto, magistralmente ideato e impaginato. (ma come avranno fatto le tre
ragazze?) Un piccolo capolavoro, opinione condivisa dalla PietradelCarso (non gli nascondo nulla, o quasi).
In copertina, densa di gelsomini', una scritta: "auguri Giusy! da Lila,
Gabriella&ClaudiaTutte le foto sono opera della prof. Claudia, scattate in occasione dei nostri incontri. Tutte bellissime.
Questo per dirti che ho tra le mani uno dei più bei pensieri-regalo ricevuti nel corso dei miei "7+1"
Sapessi come sono belle queste ragazze; beltà interiore ed esteriore, unita a intelligenza e cultura. Proprio in questa sede le ho conosciute!
Alessandra R. | Mercoledì, 19 marzo 2014 @16:19
Dall'emozione ho dimenticato qui sotto di "autografarmi".
Anonimo | Mercoledì, 19 marzo 2014 @16:18
Spero a Torino (ma sono sicura) nuove lettrici conosceranno Stella e soprattutto tu. Peccato non esserci ma per chi passa di qua, vorrei lasciare il mio consiglio: quello di leggerti e scoprirti ogni giorno di più, che questa pagina sito diventi come una calda tazza di tè.
Tra l'atro Lisa ho letto il Giunco Mormorante, il libro che mi hai consigliato e che io riconsiglio. Il titolo, una sorta di proverbio declinato poi in racconto. Uno spunto per riflettere, per dare forma ad una consapevolezza, direi più ad un'abitudine, quella di ritagliarsi un posto, un momento, solo per noi stessi. Citando Titos Patrikiosc
''Passando in rassegna le cose già accadute / la poesia cerca risposte / a domande non ancora fatte", ecco il Giunco l'ho letto e immedesimato come una lunga poesia, che se forse non dà risposte, imprime la consapevolezza di cose, sensazioni, azioni che facciamo e sentiamo ogni giorno ma a cui non diamo un nome e/o non ce ne rendiamo conto. Ed è illuminante trovare la parola e il concetto a tutto ciò.
Devo dare più spazio comunque alla mia no man's land. Intanto sono (quasi) pronta per raggiungere l'altra mia terra (Albione, perfida non per me) in cui toccherò, sconfinerò, interagirò con altre persone: forse non una vera "terra di nessuno" ma via di qua per una manciata di giorni, sarà prendersi tempo per se stessi, lontano dai soliti tutti e dalla quotidianità. Nel trolley, una copia del giunco per l'amica che mi ospiterà. E il tuo buongiorno in tasca.
Martedì, 18 marzo 2014 @08:31
"La bora ha spalancato la finestra.
Calde stelle
cadono sui campi.
Primavera.
Primavera".
(Srečko Kosovel)
Il vento, che porta stelle di primavera.
Srečko Kosovel. Nome (quasi) impronunciabile. Un poeta sloveno del Carso, il Carso pietroso che circonda dall’alto Trieste, la mia città; Carso di ciclamini, muretti, pietre scabre e vento. Un poeta legato ai miei sedici anni: le prime poesie sue che ho letto erano il regalo di un ragazzo romantico, e sloveno, come lui. Da allora sono passati molti venti e molte pietre; e una sorpresa, quando ieri ho scoperto che è stato appena rieditato un suo libro: "Tra Carso e Caos – Pre/sentimenti", 40 poesie di Kosovel nella traduzione di Darja Betocchi, e 13 composizioni costruttiviste (il movimento a cui aderì il giovane poeta) del pittore Eduard Stepancic. Ed è della piccola, giovane casa editrice triestina Comunicarte: http://www.comunicarte.info . Tra l’altro, oggi è un poetico anniversario: Kosovel nasce il 18 marzo 1904 (e muore giovanissimo, a 22 anni) a Sežana, allora impero austro-ungarico, oggi Slovenia. Ma le stelle di primavera sono le stesse.
Giusy | Mercoledì, 19 marzo 2014 @16:13
Monica, quindi sei passata dai quartieri eleganti a quello popolare. Sapevi che la Boca, illo tempore (molto... illo... verso la metà del 1800, credo) era il quartiere dei genovesi? (troppo complicato spiegare il motivo per cui...) Pensa che, nel vernacolo buonerense ( "lunfardo") gli abitanti di quel barrio vengono ancor oggi chiamati "zeneisi" (scrivo come pronuncio).
Giusy | Mercoledì, 19 marzo 2014 @16:01
Patri, prendo al volo il tuo mazzo di fior di mandorlo! Ho avuto uno splendido compleanno.
Marta | Mercoledì, 19 marzo 2014 @09:01
@giusy
Con ritardo, scusandomi, ti rispondo. Per lavoro ero a Belgrano ma sono andata spesso a Recoleta, la Boca e Caminito e mi sono riempita gli occhi di tante persone, tante cose, tante vite diverse
patri fiorista | Martedì, 18 marzo 2014 @15:38
Anche se in ritardo un sacco di auguri Giusy, e un mazzo enorme di fior di mandorlo fiorito in modo spettacolare nel mio giardino. Un saluto a tutte/i Patri ,
Giusy | Martedì, 18 marzo 2014 @11:45
Grazie Lisa. Mi è arrivato un soffio di bora e di poesia con i tuoi auguri.
Lunedì, 17 marzo 2014 @08:44
"Da ragazza non ho mai pensato di diventare una stilista, ma sapevo cosa volevo diventare: una donna indipendente. Gli abiti me l’hanno permesso".
(Diane von Furstenberg)
Il potere di un abito.
L’avrà pronunciata davvero, questa frase, Diane von Furstenberg? Penso di sì, perché è una frase che ho trovato più volte nelle sue interviste: la stilista americana, a capo di un impero che porta il suo nome (DVF, ovviamente), crede, fortemente crede, nell’empowerment. Non potere e basta, ma fiducia in sé, nelle proprie capacità, nel saper fare. E mi piace la dichiarazione, che ha due letture: gli abiti le hanno permesso di diventare indipendente (di più: ricca, potente stilista), ma gli abiti che ha inventato, ovvero i wrap dress, hanno permesso a lei e a tutte le donne di vedersi, sentirsi, più forti e indipendenti. Per questo mi è piaciuto rivedere i suoi mitici wrap dress in "American Hustle", addosso alla bravissima Amy Adams, e scriverci sopra un pezzo per Gioia, uscito qualche settimana fa:
Wrap dress. Gli abiti-vestaglia ma super fascianti (come dice il nome, appunto), lanciati da Diane von Furstenberg negli anni Settanta, gli anni in cui è ambientato il film. E che sono riusciti a trasformare Amy in una bomba sexy, complice peraltro una scollatura vertiginosa. Eppure i wrap dress, che festeggiano i 40 anni in una mostra a Los Angeles - "Journey of a dress", il viaggio di un vestito, fino all’1 aprile - sembrano difficili: proprio perché sono molto, troppo fascianti. Ma è proprio questo il punto: sono abiti studiati per trovare, ed esibire, la giusta dose di "confidence and sexiness", di sicurezza in sé e sensualità, come sottolinea Michael Wilkinson, il costume designer di "American Hustle". Basta vedere come li portano due donne completamente differenti: Kate Middleton, icona di leggerezza; e Michelle Obama, fiera della sua taglia XL. Abiti che esaltano la femminilità. Ed era proprio questo l’intento di Diane von Furstenberg, quando li inventò: abiti di jersey sexy ma comodi e veloci, non-stiro, con cui andare in ufficio, pigiarsi in metropolitana, fare carriera. Perché l’emancipazione femminile passa anche per la moda. Abiti da "empowerment", per sentirsi sicure di sé. "Ho sempre voluto vivere la vita di un uomo dentro il corpo di una donna": questa la filosofia di DvF. Ma per farlo, bisogna scegliere un abito che dichiari al mondo: sì, sono femmina. Impariamo da lei, allora, e da Amy Adams.
Mi piacciono, come sapete, le storie che raccontano gli abiti: per questo sono molto contenta di essere stata invitata, il prossimo weekend, a Voce del verbo moda, il festival torinese di moda e letteratura: http://www.vocedelverbomoda.it Sarò quindi a Torino, al Circolo dei lettori, sabato 22 alle 16, per presentare l’amica stilista Colomba Leddi; e ancora domenica 23 alle 11, per parlare di Glam Cheap. Partendo dal mio libro, una conversazione semi-seria su come vestirsi chic senza ridursi sul lastrico. Vi aspetto!
Giusy | Martedì, 18 marzo 2014 @11:42
Grazie degli auguri, Claudia mdg! Bello che tu mi veda così...che faccio? devo chiedere in prestito le penne del pavone?
Senza questo salotto verde, non avrei mai avuto il grande piacere di incontrarti e di conoscerti. Questo vale anche per Lila, Gabriella, Stefania.
LISA | Martedì, 18 marzo 2014 @08:35
Grazie, Marta, del consiglio goloso. Sono stata di recente a Torino e ricambio anch'io con un consiglio: Scannabue, dove ho mangiato, tra l'altro, dei meravigliosi gnocchi al Castelmagno. http://www.scannabue.it
LISA | Martedì, 18 marzo 2014 @08:32
Auguri a Giusy anche da parte mia! E un po' di bora da est.
claudia mdg | Lunedì, 17 marzo 2014 @17:38
A proposito di donne indipendenti (e eleganti), vorrei fare gli auguri a una frequentatrice di questo blog: buon compleanno Giusy!
Venerdì, 14 marzo 2014 @08:49
"Nelle città straniere c’è una gioia sconosciuta,
la fredda felicità di un nuovo sguardo."
(Adam Zagajewski)
Nelle città straniere, dove possiamo essere altro da noi.
Grazie a Elena, lettrice del blog, che mi ha mandato dei versi che – vera coincidenza poetica – collegano i due poeti polacchi che ho portato con me in viaggio. Perché questi versi di Zagajewski (tratti da "Dalla vita degli oggetti", Adelphi, e tradotti da Krystyna Jaworski) sono dedicati a Zbigniew Herbert, ovvero i poeti dei miei ultimi Buongiorno.
E quello sguardo freddo e felice di chi viaggia è il nostro. Il mio, nei giorni appena passati a Varsavia.
Varsavia, Polonia. Ci sono arrivata con poche immagini (il bambino del ghetto di Varsavia, mani alzate) e qualche verso in tasca, anzi nel mio iPhone. Ho trovato una vista dalla mia camera d’albergo, la prima notte, che riassume per me la città: il gigantesco palazzo della scienza e della cultura, regalo staliniano del 1955; proprio davanti, la silhouette curva di un nuovissimo grattacielo da archistar, quello di Daniel Libeskind (sì, lo stesso che sta costruendo, sul terreno di ground zero a Manhattan, il nuovo One World Trade Center, e che è polacco, figlio di ebrei polacchi sopravvissuti allo sterminio), con accanto un grande shopping center a bolle illuminate. Questa è Varsavia per me: il passato dell’Ottocento completamente distrutto (la città è stata rasa al suolo, a cominciare dal ghetto), e ricostruito dopo il 1944 praticamente uguale, quasi Disneyland, ossessivamente; ma soprattutto i palazzi e la vita soviet con, accanto, la nuova ricca Varsavia che costruisce grattacieli e futuro. E se tutta la città è piena di Starbucks e sushi bar, è anche vero che i "bar mleczny", le vecchie latterie soviet dove si mangiano a poco prezzo "pierogi" (i ravioloni polacchi, ripieni di funghi e cavoli, o formaggio), sono state salvati, restaurati, e ancora adesso c’è la fila a ora di pranzo, vecchie signore con la borsa della spesa e ragazzi con il telefonino in mano. L’amica Klara mi ha portato in quello che si chiama "Prasowy", ovvero "per la stampa" (accanto c’era la sede di un giornale). Mentre a Mysia 3, indirizzo un tempo cupo, il vecchio palazzo-ministero della censura è stato trasformato in un concept store di design e moda, con caffè all’ultimo piano. Una bella vendetta della storia. E poi? Poi l’arte: il museo di arte moderna dentro un vecchio negozio di mobili anni Sessanta, ad esempio. E il centro di arte contemporanea all’interno di un castello, in un parco cittadino, motivo del mio viaggio a Varsavia: www.csw.art.pl/ e http://csw.art.pl/index.php?lang=eng . Perché il direttore, Fabio Cavallucci, è un italiano, trasferito qui (anche) per amore: di un’artista polacca, Katarzyna Kozyra, e dell’arte polacca in generale. Il castello Ujazdowski nel parco ha un bistrot e un ristorante iper-design che non stonerebbero a Berlino o Londra, e in questo momento ben tre mostre. Quella che mi è piaciuta di più è quella appena inaugurata, "A few grams of red, yellow, blue", ovvero i colori della bandiera nazionale della Romania, visto che è una collettiva di giovani artisti rumeni. Mitteleuropa forever.
In Friday Lisa, la poesia di Zagajewski in inglese, non in polacco, per farla viaggiare più velocemente nel mondo. E, visto che mi piace tanto, lì trovate tutta la poesia in italiano.
Alessandra R. | Mercoledì, 19 marzo 2014 @15:28
Questa poesia sembra fatta apposta per il mio imminente viaggio mordi e fuggi. E mi sovviene il tema de Il Giunco Mormorante, libro che mi hai consigliato e che io riconsiglio. Il titolo, una sorta di proverbio declinato poi in racconto. Uno spunto per riflettere, per dare forma ad una consapevolezza, direi più ad un'abitudine, quella di ritagliarsi un posto, un momento, solo per noi stessi. Citando Titos Patrikiosc
''Passando in rassegna le cose già accadute / la poesia cerca risposte / a domande non ancora fatte", ecco il Giunco l'ho letto e immedesimato come una lunga poesia, che se forse non dà risposte, imprime la consapevolezza di cose, sensazioni, azioni che facciamo e sentiamo ogni giorno ma a cui non diamo un nome e/o non ce ne rendiamo conto. Ed è illuminante trovare la parola e il concetto a tutto ciò.
Devo dare più spazio comunque alla mia no man's land. Intanto sono (quasi) pronta per raggiungere l'altra mia terra (Albione, perfida non per me) in cui toccherò, sconfinerò, interagirò con altre persone: forse non una vera "terra di nessuno" ma via di qua per una manciata di giorni, sarà prendersi tempo per se stessi, lontano dai soliti tutti e dalla quotidianità. Nel trolley, una copia del giunco per l'amica che mi ospiterà. E il tuo buongiorno in tasca.
Francescasièsposata | Lunedì, 17 marzo 2014 @11:14
Un sorriso per Elisa ed Aminta! Per Nidia... Non so se parlavi a Lisa o a me, io nel dubbio mando un sorriso anche a te! :-)
Giusy | Domenica, 16 marzo 2014 @15:15
E va bene... mi è scappato l'anonimato...
Anonimo | Domenica, 16 marzo 2014 @15:14
Così, Marta, sei stata a Baires! Non puoi immaginare quanto io abbia amato quella città. L'ho conosciuta, e bene, guidata da chi ci aveva vissuto a lungo. Ormai, abbiamo abbandonato il pensiero (e la voglia) di tornarci. Conservo il ricordo e mi basta. Mai stata in Patagonia? Nulla a che vedere con i nostri - per altro bellissimi - paesaggi da cartolina. Cosa ti è piaciuto della "Capital"?
Marta | Domenica, 16 marzo 2014 @11:52
@Lisa
Il viaggio in Argentina é stato, come spesso capita nei viaggi di lavoro, fatto di tanti incontri e fine settimana in solitudine, voluta e amata.
Buenos Aires "camminata" in solitaria ha donato il tempo a me stessa e fatto scoprire quanto i sentimenti, quali essi siano, nel silenzio si dimagriscono delle chincaglierie e permettono di specchiarti in essi, come lo specchio che ogni mattina restituiva un viso sconvolto contornato dalla città che dalle finestre aperte invadeva ogni angolo.
E mi emoziona sentire il cuore battere in una città che poi straniera non è mai, specialmente in Argentina.
Elisa | Sabato, 15 marzo 2014 @09:35
@francescasiè...
Ho pensato meglio alle tue parole...hai ragione.
Un sorriso
Aminta | Venerdì, 14 marzo 2014 @19:48
per qual motivo non comprarne una nuova Monique? PIiù facile ordinarla on line, n'est-ce-pas?
Aminta | Venerdì, 14 marzo 2014 @19:41
francescasièsposata non è affatto male quello che hai scritto
Elisa | Venerdì, 14 marzo 2014 @18:24
@francescasiè......
Perché se rimani in patria cosa sei? Indossi una maschera?
Nidia | Venerdì, 14 marzo 2014 @15:25
Che bei pensieri come fiori ci lasci sempre!
Francescasièsposata | Venerdì, 14 marzo 2014 @14:39
Oppure dove possiamo essere davvero noi, perchè siamo altrove...
LISA | Venerdì, 14 marzo 2014 @14:05
No, Marta, non è una domanda indiscreta, anzi è interessante. Ero da sola in questo viaggio, da sola guardavo fuori dalla finestra, da sola mi chiedevo quale fosse la storia di quella ragazza al caffè (come nella poesia di Zagajewski). Viaggiare da soli è completamente diverso, forse tu lo sai. Il mondo ti viene più addosso, o forse sei tu che entri di più nel mondo.
Marta | Venerdì, 14 marzo 2014 @13:50
@Lisa:
Se questa mia fosse una domanda eccessivamente indiscreta libera (ovviamente!) di non rispondere.
- Sei sola in questo viaggio? E se lo fossi lo sguardo dalla finestra, quello rivolto alle persone che scorrono davanti al tavolino, mentre cammini è diverso se non lo fossi?
carla | Venerdì, 14 marzo 2014 @11:24
Grazie del bellissimo racconto! Mi fa piacere che anche Varsavia possa competere con le moderne capitali, perchè quando l'avevo vista io si poteva solo intravedere quello che sarebbe diventata...
Giovedì, 13 marzo 2014 @09:51
"Qualsiasi vento è vento di mare, e qualsiasi città, anche la più continentale, nelle ore di vento – è marittima. C’è odor di mare, no, ma: c’è aria di mare, l’odore lo aggiungiamo noi. Anche il vento del deserto è di mare, anche quello della steppa è di mare. Giacché al di là di ogni steppa e di ogni deserto – c’è il mare, l’oltredeserto, l’oltresteppa… Ogni viuzza in cui tira vento è la viuzza di un porto".
(Marina Cvetaeva)
Fermati. Chiudi gli occhi: sei altrove.
Le parole di oggi forse le avete riconosciute: sono della russa Marina Cvetaeva, una delle mie poetesse preferite del Novecento. Poetessa che conosceva la steppa, le città – eppure in ogni vento, come me, ritrovava il mare. Ed io, ad ogni giornata di vento, ovunque io sia, mi sento tra le vie della città dove sono nata. Nostalgia di Trieste e della bora.
Le parole di oggi (tratte da un libro che la Cvetaeva scrisse sul suo incontro con la pittrice Gončarova: "Natalja Gončarova- Ritratto di un’artista", Edizioni delle donne, a cura e con traduzione di Luciana Montagnani) sono anche il mio #spillo della settimana su Gioia.
sempre | Giovedì, 13 marzo 2014 @14:00
bella questa frase ...te lho sfilata un po di tempo fa e lho ricopiata nel libro di ricette marinare che ho scritto per la famiglia
Mercoledì, 12 marzo 2014 @11:40
"Nulla di speciale
Cartelloni colori
Chiodi colla
Carta spago
Il signor artista
Costruisce un mondo
Non dagli atomi
Ma da quel che avanza"
(Zbigniew Herbert)
Sei capace di costruire un nuovo mondo con quello che trovi? Con gli avanzi, i detriti, i pezzi spaiati. Con quello che trovi. La bellezza è nel tuo sguardo.
Il Buongiorno di oggi è di un poeta che (ancora) non conosco, ed è un regalo della mia amica Klara. L'ho conosciuta a Vienna un anno fa, a un viaggio design. L'ho rivista ieri a Varsavia, dove vive. Ha 26 anni, è laureata in storia dell'arte, lavora e sta costruendo una Polonia nuova. Ieri mi ha fatto vedere la "sua" Varsavia, e le ho raccontato dei miei Buongiorno. Hai un poeta preferito, le ho chiesto? Dei versi per il mio Buongiorno di domani? Ed eccoli. La traduzione è a doppio salto - lei mi ha mandato i versi in inglese e ci siamo confrontate su una parola in polacco - comunque, eccoci qui. È bello scoprire un Paese, un nuovo paesaggio - e nuovi grattacieli - dalla finestra, di cui vi racconterò presto, e tornare con un poeta in tasca.
LISA | Giovedì, 13 marzo 2014 @12:18
Monique: e ora conoscerai Stella!
Monique | Giovedì, 13 marzo 2014 @11:39
Trovato una copia usata di Glam Cheap qualche giorno fa :-)
LISA | Giovedì, 13 marzo 2014 @09:38
Sai, Giusy, che da quando è uscito "Glam Cheap" (era il 2007, glob) ho visto in giro tantissimi gioielli fatti con tasti di computer riciclati? E un'amica mi ha regalato una pochette fatta con carte di caramelle plastificate. Esistono anche fatte con le linguette delle lattine usate… Persino a Varsavia ho visto degli orecchini con tasti di vecchi computer: enter, alt… E un braccialetto fatto con cavetti colorati. Profetico glam cheap!
LISA | Giovedì, 13 marzo 2014 @09:33
Grazie Elena. La poesia che hai mandato è bellissima. "Nelle città straniere c’è una gioia sconosciuta, / la fredda felicità di un nuovo sguardo". Esatto!
Giusy | Mercoledì, 12 marzo 2014 @12:59
Sai cosa mi è venuto in mente, Lisa? un passo di Glam Cheap, quando Stella scopre che la sua ospite a pagamento (bed&breakefast fai-da-te) fabbrica gioielli con i tasti di un Pc in disuso.
La bellezza è un'opinione? Ci sarebbe da "filarci" su...
Elena Petrassi | Mercoledì, 12 marzo 2014 @12:00
Bella!
Monique | Mercoledì, 12 marzo 2014 @11:47
Ciao Lisa, se tutti - almeno ogni tanto - mettessimo in pratica questo pensiero...
"Sforzati sempre e in tutto di ottenere allo stesso tempo l’utile per gli altri e il gradevole per te"
Mullah Nassr Eddin, maestro di G. I Gurdjieff
Martedì, 11 marzo 2014 @07:46
"Compito a casa
per il giovane poeta
non descrivere Parigi
Leopoli e Cracovia
descrivi la tua faccia
a memoria
non allo specchio
allo specchio puoi confondere
verità e suo riflesso.
non descrivere un angelo
descrivi l'uomo
che hai incrociato ieri"
(Tadeusz Różewicz )
Compito a casa: esci e impara a guardare.
Quello che sto facendo io a Varsavia. I versi e l'invito di oggi sono tratti dall'antologia "Le parole sgomente" (Metauro Edizioni), del poeta polacco Różewicz, a traduzione e cura di Silvano De Fanti.
LISA | Mercoledì, 12 marzo 2014 @11:27
Viaggio di lavoro (sono stata invitata a un opening in un museo, poi vi racconterò), ma con una grossa parte di piacere: la scoperta della Polonia. Ma, Carla, ti anticipo subito che non ci sono più le signore che vendono i finti Chanel sulle cassette della frutta: qui gli Chanel sono veri, e all'interno di scintillanti shopping mall.
carla | Martedì, 11 marzo 2014 @19:07
attendo notizie!!! viaggio di lavoro o di piacere?
Valentina Maria Elisabetta | Martedì, 11 marzo 2014 @12:59
è bellissima! e sempre così tanto scritta per me!
Lunedì, 10 marzo 2014 @07:29
"Da dove viene?", mi chiese.
"Dalla Polonia", confessai.
"Oh, beato lei, beato lei!", esclamò in preda a genuino entusiasmo mediterraneo. "Il lutto! Soprabiti neri. Gioielli funebri. Versi commoventi sulla morte di un soldato. Ne ho sentito parlare, ne ho sentito parlare. Nebbia, stoppie e cavalleria. Croci nei campi. Un migliaio di valorosi. Trombe, segnali e il silenzio. Bello, bello. Lei è un uomo fortunato…"
(Adam Zagajewski)
Oggi sono, per la prima volta, in Polonia.
Per l'esattezza, a Varsavia. E prima di partire ho aperto il libro di un poeta polacco, cercando qualche parola che mi accompagnasse nel viaggio, verso questo Paese di cui so così poco. No, non l'amata Szymborska. Ma "Tradimento" di Zagajewski, Adelphi. Dalla mia finestra su Varsavia, oggi, il sole.
carla | Lunedì, 10 marzo 2014 @16:41
Mi raccomando di ritorno subito un racconto ( quello sulla Birmania è diventato una ricerca per una mia alunna) per capire quanto è cambiata in questi vent'anni. Io c'ero stata nel 1990 e proprio a Varsavia mi ricordo di donne povere che però vendevano profumi Chanel sulle cassette girate della frutta.
Monique | Lunedì, 10 marzo 2014 @11:33
Ciao Lisa, dall'Europa dell'est all'Estremo Oriente...
Se non lo conosci, ti consiglio di mettere questo volume in lista desideri: "Le donne del signor Nakano"
Qui bisogna entrare con occhi ben aperti: perché questo è un libro che conduce all'interno di una bottega piena di strani oggetti e storie che si incrociano. Ma ciò a cui bisogna fare più attenzione è la voce, quella di Kawakami Hiromi: nata a Tokyo, della letteratura al femminile giapponese possiede tutto il fascino, l'inquietudine, la sicurezza.
Valentina Maria Elisabetta | Lunedì, 10 marzo 2014 @11:02
Eccolo!! Buona Polonia!
Venerdì, 7 marzo 2014 @08:04
"Io sono una donna libera. Sono stata, e dunque posso essere, una donna felice… Esiste qualcosa di più raro al mondo?"
(Françoise Giroud)
Solo una donna libera è una donna felice.
Quale miglior augurio per l’8 marzo?, che lo festeggiate o no. (Io festeggio, certo, anche solo con un rametto di mimose, che peraltro mi piacciono: mi piace celebrare, e avere delle occasioni per farlo). E la frase di oggi è straordinaria: è l’incipit di un libro appena uscito per Neri Pozza. Il racconto, anzi sarebbe meglio dire lo sfogo autobiografico (non fu pubblicato che molto dopo la sua morte), di Françoise Giroud, "Storia di una donna libera". Chi era Françoise Giroud? La sto scoprendo adesso, pagina dopo pagina. Nata in Svizzera da emigrés turchi ed ebrei, è stata in realtà una vera parigina: cominciò a lavorare a 14 anni (il padre, un giornalista, morì ancora giovane) in un negozio di libri antichi a Parigi, poi entrò nel cinema, e poi ancora divenne partigiana, militante, infine giornalista. E, più tardi, politica. E’ stata lei a fondare il mitico Elle nel 1945, e L’Express, nel 1953, insieme al suo compagno. Questa frase, di forza e di vitalità, che apre il libro, è stata scritta dopo che aveva tentato di suicidarsi: dopo l’abbandono forzato (forzato, perché fu lei ad andarsene, ma li amava tutti e due) sia del suo compagno, che del suo giornale. E che forza anche in quelle parole: "sono stata, e dunque posso ancora essere, una donna felice". Perché solo una donna libera può essere felice. Non dimentichiamolo.
In Friday Lisa, il Buongiorno di oggi in lingua originale.
LISA | Domenica, 9 marzo 2014 @16:20
Per Pino che scrive dal Lussemburgo: grazie dei ciclamini delle Cicladi. Mi ricordano quelli che crescono in Carso: i ciclamini selvatici, profumatissimi, gli unici che mi piacciano.
Marta | Domenica, 9 marzo 2014 @11:53
Immersa nell'acqua bollente il primo sorso di birra gelata è una sensazione unica come il suo bacio, quel bacio tanto desiderato, dopo settimane di lontananza....
Pino Mariano Lecce/Lussemburgo | Sabato, 8 marzo 2014 @17:42
Gentile Signora, mi sono imbattuto nella sua voglia di poesia mentre cercavo le parole di Ritsos che sto ascoltando interpretate da Farandouri (Conversazione con un fiore :"ciclamino delle Cicladi, dove hai trovato i colori per fiorire...". Ho letto e percorso i suoi anni e la sua posta non riservata di poesia, i suoi Bongiorno. E' pura "tendresse" lo riconosco e non occorre avvicinarsi troppo per riconoscere il profumo di rose. Anche se la poesia non è solo profumo : ce sont des mots qui plaisent au coeur et à l'oreille. "Ciclamino delle Cicladi dove hai trovato questo stelo che ti oscilla/ nella roccia hai raccolto il tuo sangue goccia a goccia / ho steso un fazzoletto di rose / su cui accolgo il sole". Con un grazie, suo Pino Mariano
ho | Sabato, 8 marzo 2014 @15:14
capito ...vuoi campar cent'anni !! ciao
Giusy | Sabato, 8 marzo 2014 @13:42
Meglio la birra: acqua, malto d'orzo, luppolo. E' sostanziosa e rilassa più di un succo di frutta: aspartame, acesulfame K, fenillananina, (che sarà mai?) e mettiamoci sopra 10 vitamine...confesso però che qualche sorso me lo faccio anch'io, tanto non ho nulla da perdere...
la | Sabato, 8 marzo 2014 @09:49
birra gelata no ! ti prego ..... un coloratissimo succo di frutta con coloratissime cannucce è quanto più si addice al bellissimo momento di relax ... scusa l'intromissione bentornata
Marta | Venerdì, 7 marzo 2014 @16:38
Che bello ritrovare questo angolo, così colmo, così intenso. Da pochissimo a casa, valigia semiaperta da cui escono, come dal mio cuore, frammenti del mio viaggio. Sarà un pomeriggio fatto da un bagno lungo, una birra gelata, e piangerò e sorriderò per tutto quel che ho incontrato, vissuto, odiato e amato.
solo | Venerdì, 7 marzo 2014 @13:47
una persona con una grande vitalità ma soprattutto priva di autolimitazioni può essere una persona felice , o no ?
Giusy | Venerdì, 7 marzo 2014 @12:38
Quando anni fa ho bussato a questo salotto-giardino, la padrona di casa mi ha invitato a cogliere fiori e frutti e a portarli a casa, cosa che ancora sto facendo con molta soddisfazione. In breve, sono diventata, senza alcuno scrupolo, una scroccona telematica e mi piace, mi piace...
Tutto questo per dire che anche oggi ho scroccato a piene mani. La buona educazione vuole che si ringrazi, ma l'ho già fatto diverse volte!
Avevo dimenticato la Giroud e non conoscevo le due poetesse. Brave Coco e Monique, quello che ho appena letto mi è davvero piaciuto.
Reb | Venerdì, 7 marzo 2014 @11:43
Bellissima, Lisa, come sempre.
Tanti auguri a tutte le donne, felici e non, purchè libere.
LiSA | Venerdì, 7 marzo 2014 @11:07
Grazie, Coco. Non è la prima volta che qui sul blog mi citate dei versi della poetessa libanese Joumana Haddad. Che, se non sbaglio, è anche nella bella antologia di poetesse arabe "Non ho peccato abbastanza" (Mondadori). Speriamo che traducano presto qualcosa in più.
coco | Venerdì, 7 marzo 2014 @10:13
Buongiorno Lisa e buongiorno anche ai lettori.
Ti lascio anch'io una poesia che mi ha molto colpita.
Nessuno può immaginare
quel che dico quando me ne sto in silenzio
chi vedo quando chiudo gli occhi
come vengo sospinta quando vengo sospinta
cosa cerco quando lascio libere le mani.
Nessuno, nessuno sa
quando ho fame quando parto
quando cammino e quando mi perdo,
e nessuno sa
che per me andare è ritornare
e ritornare è indietreggiare,
che la mia debolezza è una maschera
e la mia forza è una maschera,
e quel che seguirà è una tempesta.
Credono di sapere
e io glielo lascio credere
e io avvengo.
Hanno costruito per me una gabbia affinché la mia libertà
fosse una loro concessione
e ringraziassi e obbedissi.
Ma io sono libera prima e dopo di loro,
con loro e senza loro
sono libera nella vittoria e nella sconfitta.
La mia prigione è la mia volontà!
La chiave della mia prigione è la loro lingua
ma la loro lingua si avvinghia intorno alle dita del mio
desiderio
e il mio desiderio non riusciranno mai a domare.
Sono una donna.
Credono che la mia libertà sia loro proprietà
e io glielo lascio credere
e avvengo.
(Joumana Haddad, Sono una donna)
LISA | Venerdì, 7 marzo 2014 @09:53
Grazie, Monique. Anche scrivere è libertà. Françoise Giroud lo sapeva.
Monique | Venerdì, 7 marzo 2014 @09:48
Buongiorno Lisa,
oggi ti dedico queste righe.
L'ho letta e mi sei venuta in mente.
Scrivere: al tavolo della cucina, ma anche su un treno, un prato, al mare...
Al tavolo della cucina
Perché scrivo?
Perché scrivo, lo so.
Ho dita prensili per
afferrare la penna
mucchi di carta da rovesciare
per scrivere sul retro, un
appetito vorace e facili
digestioni. Al tavolo della
cucina so stare per ore
senza un falso movimento.
Ho la pazienza della pietra,
l’ostinazione delle onde.
Soffio parole sulla carta
mentre il vento trascina
le ore, il senso, il momento
sono nella punta delle dita.
Questo inchiostro è l’opposto
l’ombra acquietata, nessuna
luce ne cambia la posizione.
Elena Petrassi
Il calvario della rosa
Giovedì, 6 marzo 2014 @09:00
"Col nuovo mattino
il mondo mi bacia
sulla tua bocca, donna".
(Juan Ramón Jiménez)
Il mattino è un tuo bacio. Anche solo via sms.
O forse via whatsapp, dovrei dire… Tutte possibilità che all’epoca di Juan Ramón Jiménez, poeta spagnolo nato nel 1881 e morto nel 1958, non esistevano. All’epoca c’erano ancora bigliettini, scritti a mano e infilati in tasca, o nella cassetta delle poste. Nostalgia? No. Perché le parole d’amore e i baci trovano sempre un modo di viaggiare. I versi di oggi, che sono anche il mio #spillo della settimana su Gioia, sono tratti dall’antologia "Poesia d’amore del Novecento", Crocetti. E se li volete di carta, comprate Gioia e ritagliate lo spillo arancione! Già, a proposito di Gioia: nessuno qui ha comprato e visto il mio pagode-reportage su Gioia, il viaggio in Birmania che è uscito settimana scorsa?
LISA | Venerdì, 7 marzo 2014 @08:05
Che bella la storia dei bigliettini nelle scatolette di fiammiferi. Parole-accendino.
Giusy | Giovedì, 6 marzo 2014 @14:00
...All'epoca c'erano anche bigliettini nascosti dentro scatolette di fiammiferi opportunamente svuotate (che spreco!) Le lanciava il mio nonno materno ai piedi della bella bionda, oggetto dei suoi desideri. A suon di scatolette, si amarono moltissimo e fu un matrimonio davvero felice, nella buona e cattiva sorte. Detto senza ombra di retorica.
Mercoledì, 5 marzo 2014 @09:22
"Si corrono incontro a braccia spalancate
esclamano ridendo: Finalmente! Finalmente!
Entrambi indossano abiti invernali,
cappelli caldi,
sciarpe,
guanti,
scarpe pesanti,
ma solo ai nostri occhi.
Ai loro, sono nudi".
(Wislawa Szymborska)
Non coprirti. Abbraccia, vivi, ama.
Grazie al mio amico Mauro Q., spacciatore di poesie. Che mi ha mandato mesi fa questi versi postumi di una poetessa mito, Wislawa Szymborska (cliccate sul suo nome per leggere le sue altre meravigliose poesie), con un solo commento: vivi, ama, ciao. Ed è questo il mio Buongiorno di oggi.
Francescasièsposata | Mercoledì, 5 marzo 2014 @11:59
Uh sì... Vivi, ama... Che sia davvero primavera? ;-) Che voglia che sia primavera... Ho deciso che, per me, oggi è primavera!
Martedì, 4 marzo 2014 @08:10
"La Parigi che le mostrò era una Parigi di panorami e di strade, la vista del palazzo delle Tuileries, verso place des Vosges, rue Jacob e rue des Francs-Bourgeois, i grandi viali con i negozi di lusso – il prezzo del paradiso -, la Parigi dei piaceri comuni e la Parigi dell’insolenza, la Parigi che dà per scontato che si sappia qualcosa o che non si sappia assolutamente niente. La Parigi che le mostrò era una città di memorie sensuali, che brillava nel buio".
(James Salter)
Quelle città che brillano nei ricordi, che brillano nel buio.
Il Buongiorno di oggi è tratto da "Tutto quel che è la vita" (Guanda). La storia di un editor in America subito dopo la seconda guerra mondiale; il suo mondo di libri e scrittori, le case che ha sognato, le donne che ha amato. La storia di una vita.
Valentina Maria Elisabetta | Mercoledì, 5 marzo 2014 @14:51
Avremo sempre Parigi. (Come dice anche Casablanca).
Bellissimo post, emozionante ed intenso.
Giusy (d\'antan) | Martedì, 4 marzo 2014 @13:46
Mi è piaciuta la sintesi firmata Monique. Vorrei tanto che Milano brillasse nei miei ricordi, invece no, Milano è la mia nostalgia che, col tempo, è diventata cronica e con le cronicità è salutare saper convivere "...per non farsi troppo mal"
Monique | Martedì, 4 marzo 2014 @09:32
"Andare a Parigi era a quell'epoca, ed è stato sempre, come a darsi un mestiere, a una professione o a un corso di studi. In quella gran città voleva dire imparare, capire il mondo, fiutare il vento. L'avevi passato qualche anno e magari soltanto qualche mese, poteva dare gloria per tutta la vita anche a un tipo qualunque, solo che avesse saputo raccontare le sue gesta, immancabili, perché nessuno poteva vivere a Parigi senza capitare dentro casi e vicende degne di venir raccontate."
Piero Chiara
Parigi ha per me l'eleganza delle armonie e della grandeur, Londra ha l'eleganza della classe e del prestigio, Roma ha l'eleganza dell'umanità e della storia. Ogni città ha la sua eleganza. Anche Milano: ha l'eleganza della sobrietà, della discrezione, della solidità.
Lunedì, 3 marzo 2014 @09:04
La grande bellezza, e un abito azzurro. La grande bellezza è un abito azzurro.
Il Buongiorno di oggi sono due immagini: un film e un abito. Il film è "La grande bellezza", che mi è molto, molto piaciuto, nella sua sontuosa decadenza, nella sua nostalgica malinconia. E che con grande fierezza da italiana, italiana che crede in una rinascita per l’Italia (anche politicamente, diciamolo) ho visto vincere l’Oscar come miglior film straniero. E poi c’è un abito color azzurro, azzurro baby: l’abito di Prada (anche qui, posso?, fierezza italiana) che ha indossato agli Oscar la messicana/kenyota Lupita Nyong’o, premiata come miglior attrice non protagonista per "12 anni schiavo". Il suo abito lievissimo, lungo fino ai piedi, mi ha fatto venir voglia di cieli di primavera e di grandi bellezze. E di comprarmi almeno una camicia azzurra azzurra, un colore che non si trova quasi più.
Fra | Giovedì, 6 marzo 2014 @21:56
Io mi firmo, non temere, nessuna paura difronte a mezze figure.
Anonimo | Giovedì, 6 marzo 2014 @20:01
e tu cara fra che spargi casatielli sei la peggiore. Offendi e non hai argomenti. Fatti curare, il rancore è tossico
Anonimo | Giovedì, 6 marzo 2014 @18:20
Un nutrito gruppo di piagnoni, di casatielli depressi, di vipere senza speranza. Che gentaglia.
Lady Chatterley | Giovedì, 6 marzo 2014 @15:24
ho capito il film più o meno come Oscar e mi aggrego ai molti altri che, facendo parte di un vasto gruppo di scemi come noi, non sono riusciti nemmeno con il massimo sforzo a apprezzarlo. Ma un pacifico e animato scambio di opinioni non s'ha da fare? Ma che c'è da capire? Un
film non è un trattato di filosofia, non è un ostico teorema: piace, piace poco, non convince, non piace del tutto e allora? Nessuno è dispiaciuto del sommo premio, ora mi diranno lady chat in dispregio del nick name che per scherzo mi sono data.
oscar | Giovedì, 6 marzo 2014 @14:37
io l'ho capito così e molti altri come me liberi di pensare o...
Elisa | Giovedì, 6 marzo 2014 @14:15
@OscAr: ma che film sei andato a vedere? Perchè un conto è non apprezzare il film e un conto, e parlo di te, è assolutamente non capirlo!
Domo | Giovedì, 6 marzo 2014 @12:45
"Forse è quello che volevo sentirmi dire? " .... Bah.....
oscar | Giovedì, 6 marzo 2014 @09:17
per domo ..forse è questo che volevi sentirti dire ..che nel film c'è una critica alla vecchia società opulenta e ormai decadente o decaduta . una critica alla chiesa e alla religiosità e spiritualità ,una critica allìapprezzamento dell'arte tipicamente italiano , una necessità di essere amati e il desiderio di purezza ..... questo e altro ma ripeto molti personaggi e molte scene sono eccessive e non mi sono piaciute il film mi è risultato noioso
Fra | Mercoledì, 5 marzo 2014 @21:15
Zucca che si trasformasse in cocchio e portasse via lo spargiarsenico,..,zucchina per i commenti che fai, per quel che -non- contengono, per i tuoi tratti che sotto intendono nervosismo e stress. Non leggi e spari....vita semplice la tua, ciao zucchina
LISA | Mercoledì, 5 marzo 2014 @20:24
Quanto ai festeggiamenti, io sì, festeggio spesso e volentieri, con qualsiasi scusa. Perché no?
LISA | Mercoledì, 5 marzo 2014 @20:23
Aiuto! Vedo che il film di Sorrentino, anche qui sul blog, scatena di tutto: chi lo ama e chi lo odia. Io ho già detto quel che ne penso, mi limito ad aggiungere, a zucchine e giraffe, un'intervista al fenicottero, purtroppo solo su Facebook. Fa sorridere anche le zucchine. https://www.facebook.com/notes/ilaria-ravarino/italia-paese-ingrato-intervista-esclusiva-al-fenicottero/10152053895533644
Fiorenza | Mercoledì, 5 marzo 2014 @19:43
guarda quanti commenti. signora corva, la mia firma è la mia firma uguale a quella di tanti altri sconosciutissimi che spargono arsenico impunemente. ho contestato i festeggiamenti di ogni vittoria di monicachisaràmai ma secondo lei dobbiamo festeggiare qualsiasi evento che ci capita sottomano? Le piacciono le zucchine della preposizione semplice? buon appetito
oscar | Mercoledì, 5 marzo 2014 @14:33
ho interpretato i personaggi secondo quello che mi ispiravano , come tutti del resto , ci vedo un racconto immorale . una accozzaglia che non ha niente a che fare con noi ...sono ossessioni del regista
Domo | Mercoledì, 5 marzo 2014 @14:05
Temo che tu non l'abbia compreso (il film), attacchi etichette a quello che hai visto e non capovolgi i personaggi proprio per farti raccontare quel che dicono aldilà di quel che fanno.
Alcuni film non si vedono dai fatti, ma da quel che raccontano aldilà dei personaggi. È come leggere alice nel paese delle meraviglie giudicando solamente la misura dei cappelli del cappellaio matto....
Ps: non è "madre Teresa", quello lo credi te...
oscar | Mercoledì, 5 marzo 2014 @13:41
ma dai hanno dissacrato suor maria teresa e magari nella vecchiaccia che la rappresenta ci vedete una grande forza e coraggio , nell'isteria della bambina un piccolo genio d'artista ,sulla terrazza la battuta più divertente :che pace qui ,sembra di stare a fiuggi .... soffermatevi un pò ...
Fra | Mercoledì, 5 marzo 2014 @13:12
@Domo: che ti affatichi a fare.....parli a delle zucchine....
domo | Mercoledì, 5 marzo 2014 @09:24
Ma...fermo restando la bellezza della città è proprio sui personaggi che bisogna soffermarsi....su quello che li attraversa e li segna, sul malessere che vivono in un intimo che si riflette in una forte solitudine, nel cinismo, nella dissoluzione dei rapporti. Non è un documentario sulla città ma un viaggio dentro noi stessi, in quel che si è perso e che il gioco di bimbi ci ricorda.
oscar | Mercoledì, 5 marzo 2014 @08:23
agli stranieri è piaciuto perchè godono della nostra decadenza .... spero che dimentichino i personaggi e ricordino la vera bellezza che è roma
Domo | Martedì, 4 marzo 2014 @23:07
Ti cito: "Gestita con astuzia per gli americani"
(senza K per favore, così scrivono gli adolescenti e gli adulti che lo vogliono essere a tutti i costi).
Non è vero questo, non c'è nessuna astuzia semplicemente perchè il film è uscito molto, molto tempo prima che si pensasse (o si potesse pensare) agli Oscar o a qualsiasi mercato estero.
In Italia non è piaciuto molto o a molti, e fa parte del gioco, all'estero si.
Hai mai letto Aldo Nove? Hai mai letto della sua permanenza in Russia, dei bagni caldi per fronteggiare il freddo, delle sue operazioni chirurgiche?
Hai mai letto, qualcosa?
Perchè fa freddo, invece, a leggere te e non lo comprendo il tuo freddo, inutilmente inutile.
Monique | Martedì, 4 marzo 2014 @09:21
"Non ti curar di lor, ma guarda e passa". Dante, Inferno, canto III, v.51
Grazie Lisa...
LISA | Lunedì, 3 marzo 2014 @21:08
Fiò, o qualunque sia la tua firma, a me invece non garbano le acidità e polemiche gratuite. Pregasi astenersi. Grazie.
Fio\' | Lunedì, 3 marzo 2014 @20:22
a me non garbano tutte le vittorie e dipende da come sono state ottenute. C'è vittoria e vittoria. Quella di sorrentino mi sta bene, vittoria artistica gestita con astuzia per i gusti amerikani. E poi monique non sparare balle spaziali sulle forme dell'universo. Ci mancava pure Aldo Nove......
LISA | Lunedì, 3 marzo 2014 @18:06
Olga, non sapevo, confesso, che in "La grande bellezza" ci fosse anche la musica di un compositore russo. Mi piace molto, nel film, l'alternarsi di sacro e profano, che è Roma stessa: e quindi Le Beatitudini, ma anche il remix di Far l'amore con Raffaella Carrà, per la scena della festa. L'inizio del film, un manifesto.
LISA | Lunedì, 3 marzo 2014 @18:01
Che bella, Monique, la definizione "inguaribile festeggiona"!
Monique | Lunedì, 3 marzo 2014 @17:25
A me piacciono tutti i film. Uno per uno. Come i fiori e i pianeti. Sono forme dell'universo. Quindi a ogni vittoria festeggio. Sono un inguaribile festeggiona (per citare un inguaribile sornione, lo scrittore Aldo Nove) :-)
carla | Lunedì, 3 marzo 2014 @17:12
Condivido con Lisa la fierezza di essere italiana...
lucy | Lunedì, 3 marzo 2014 @16:09
sorrentino però non sarà mai fellini.....
Olga | Lunedì, 3 marzo 2014 @10:37
e con grande fierezza da russa aggiungo che la sublime musica nel film sono le beatitudini di vladimir martynov...
Gabriella | Lunedì, 3 marzo 2014 @09:22
ha vinto un film capolavoro che io ho amato tantissimo. è vero quel che dice carlo verdone: roma non è la protagonista del film ma "solo" uno splendido fondale entro il quale si muove un'umanità allo sbando, alla deriva. finalmente si premia il bello e la qualità artistica!