Giovedì, 23 giugno 2016 @19:56
"La sera mi invadeva con dolcezza, come un bel sogno".
(Banana Yoshimoto)
La struggente dolcezza della sera.
Questa, che è anche il mio #spillo su Gioia di questa settimana, è una frase tratta dal romanzo "Il giardino segreto", Feltrinelli. La ricopio adesso sul blog mentre nel mio altrove sta arrivando piano la sera, queste sere d’estate colme di profumi, erba tagliata, rose, il vento che racconta la voglia di mare. Lasciarsi andare, alla struggente dolcezza della sera, alle sue promesse.
Giovedì, 16 giugno 2016 @07:59
"E’ una cosa seria semplicemente l’essere vivi, in questo
fresco mattino, in questo mondo spezzato".
(Mary Oliver)
E imparare a indossare ogni giorno il proprio sorriso migliore.
La frase di oggi, da una poesia dell’americana Mary Oliver, è anche il mio #spillo su Gioia di questa settimana. La riscrivo qui sul blog, la posto su Instagram, su Facebook, la twitto, in questo fresco mattino nel mio altrove. La faccio scivolare nel mondo, tous les matins du monde.
Trovate la frase in originale in Lisa globish.
E, letture per il finesettimana: se comprate Vogue di giugno, c’è un mio corvapezzo su fratelli e arte (ma anche cucina, graffiti, design). Ovvero cosa vuol dire lavorare creativamente insieme, un po’ come continuare a giocare anche da grandi. Storie, interviste, da tutto il mondo: i bambini dentro di noi.
Franci | Mercoledì, 22 giugno 2016 @13:18
Carissima Lisa, grazie per la tua risposta, mi hai detto cose molto vere. Seguirò i tuoi consigli per riscriverti con animo leggero e ringraziarti sempre per il tuo poetico salotto verde, un angolo in cui rifugiarsi e trovare conforto.
Giusy | Martedì, 21 giugno 2016 @21:56
Certo! l'anonima impazzita sono proprio io; spero che ti farai una sana risata. Credevo di aver cancellato il primo post. Ma il succo resta quello...
Anonimo | Martedì, 21 giugno 2016 @21:50
Sì, Lisa, non pensavo certo al sindaco, pensavo a un consigliere, del resto, il commento di Livio non era preciso. Quando penso a Casa Pound penso al covo di Roma Capitale che per ben cinque anni ha avuto la benevolenza di chi sappiamo.
La nostra nuova sindaca? mah speriamo in bene. Marino aveva perso il sorriso e la bici (doveva girare con la scorta) Aveva messo il naso in certi loschi affari: Vedremo cosa le suggeriranno Grillo e Casaleggio Jr..Per quanto riguarda Trieste, direi che mi dispiace davvero.
Che sollievo, Lisa! pensavo a una notizia fresca, appena sfornata in quel di Roma. Insomma, non avevo capito (capita) pensavo a un consigliere, a "cosa-ne-so-io" non certo a un sindaco. La nostra nuova sindaca? E qui parla Cassandra che spera di non fare la stessa fine: avrà vita dura, durissima. Marino aveva smesso di ridere e di andare in bici,e doveva muoversi con la scorta. Lei cosa farà?
Livio Romano | Martedì, 21 giugno 2016 @18:03
Ciao a tutte! Si tratta di Giuseppe detto "Pippi" Mellone, già Azione Giovani, poi Casa Pound, ora messosi alla guida di uno schieramento "trasversale" ma sostanzialmente di destra populista. La cittadina è Nardò, sullo Ionio salentino, quella che ospita il Parco di Portoselvaggio.
LISA | Martedì, 21 giugno 2016 @17:50
Franci, ho letto e riletto quello che hai scritto, e sento la tua amarezza. Purtroppo è difficile, ma non bisogna diventare schiavi degli anziani - neppure di quelli a cui vogliamo bene. Quello che desideri è semplicemente godere delle piccole cose della vita - una passeggiata, le amiche, un aperitivo - ed è vitale che tu te lo permetta. Solo così potrai ancora voler bene a tua mamma - non permettendole di essere spietata. E' difficile invecchiare bene, ma anche tu stai invecchiando - e io ti auguro di farlo con leggerezza, luce, grazia. Difenditi!
LISA | Martedì, 21 giugno 2016 @17:44
Giusy: no, il sindaco di cui parla Livio Romano, se non sbaglio, è in Salento. Ma purtroppo anche a Trieste, che si merita molto, molto di più, è tornato con il ballottaggio un sindaco che riporterà la città nell'immobilismo di destra.. Invece la nuova sindaca (si può dire?), nonostante la mia avversione per i Cinque Stelle, ha un che di simpatico. Sono curiosa di vederla all'opera, in questa città ingovernabile.
Giusy | Martedì, 21 giugno 2016 @14:05
...questa non la sapevo. A Roma, dunque? Mio marito (pietra Carsica) forse non ha tutti i torti a sentirsi sfiduciato anche se è davvero una fortuna essere - o sentirsi - sentirsi vivi.
Livio Romano | Lunedì, 20 giugno 2016 @22:59
Grazie Lisa. Ogni tanto vengo qui e mi ossigeno. Oggi, post elezioni. Hanno portato al governo cittadino uno di Casa Pound. Fortuna che siamo vivi, appunto.
Franci | Lunedì, 20 giugno 2016 @16:05
A volte é necessario lasciarsi vivere. Ma ora vorrei trovare uno stimolo, per me stessa, per un quotidiano più appagante che non sia semplicemente lasciare che il tempo scorra, solo perché sono in pensione e mi ritrovo a fare la quasi badante di mia mamma. Sono una cattiva figlia, non mi piace condividere la giornata intera con una mamma novantatreenne che si sta appropriando della mia vita e che non capisce il mio desiderio di uscire con amiche per una semplice passeggiata, per un film, per un aperitivo. La sua educazione ad una vita attiva di lavoro e la compagnia di sette sorelle non le hanno fatto sentire la mancanza di amiche, le due zie suore poi l'hanno improntata ad un rigore morale decisamente alto. Così la mia vita procede nel mio mondo spezzato: prima dalla perdita di un marito per me meraviglioso poi dalla pensione che mi ha tolto i contatti quotidiani con i miei colleghi e studenti e la voglia di applicarmi per dare il meglio. Ultimamente ho anche una zia novantenne molto vispa e sempre in eterno conflitto con sua sorella nonchè mia madre da supportare. Chissà se, come dice scherzosamente mio figlio, i miei quasi 2 secoli di cui prendermi cura mi lasceranno uno scampolo di tempo sereno per me. Ne dubito, ma cercherò di indossare il mio sorriso migliore.
Giusy | Venerdì, 17 giugno 2016 @14:14
Mi ha fatto riflettere (visto che a volte mi dimentico di esistere) il serio semplice fatto di essere vivi in un mondo spezzato. Sai cosa borbottava ieri la Pietra del Carso? " no gò più gusto de viver, tutto va in malora sua. e me dispiasi per i miei fioi.) Triste vero, detto da chi ha mente lucida e ampio pensiero?
Alessandra R. | Giovedì, 16 giugno 2016 @09:47
Grazie Lisa per il tuo consiglio di ieri. Ti ringrazio e con il mio sorriso migliore, seppur in un giorno - l'ennesimo - di perpetua instabilità meteo. Qui al Nord italico, praticamente the dark before the summer, che poi è il titolo ribaltato (The summer before the dark) del libro di Doris Lessing che sto leggendo. Buon fine settimana.
Lunedì, 13 giugno 2016 @10:59
"A Felton la nebbia doveva essersi ormai dissolta, quella nebbia che ogni giorno sua madre vedeva scomparire con rammarico, perché rivelava un mondo luminoso al quale lei non voleva appartenere. Preferiva praticare il suo Proponimento al riparo delle mattine grigie".
(Jonathan Franzen)
Finito. Ho finito "Purity" di Franzen, tutte le sue 656 pagine (pubblicate da Einaudi), finite in pochi giorni perché non riuscivo a staccarmi: un thriller dell’anima, della psiche, delle relazioni danneggiate e nevrotiche tra uomo e donna; un thriller sull’amore, anche tra madre e figlia. Ma anche un grande libro di colpi di scena e segreti, di politica, di internet, di wikileaks, di totalitarismo, di ricerca della verità e di purezza (Purity, come il nome della protagonista: ma, purezza? è davvero possibile?), dell’ex DDR (memorabile il capitolo The Republic of Bad Taste, tutto ambientato a Berlino Est prima della caduta del Muro, una Berlino che ho visto e che ricordo ancora bene); un libro su una ragazza che non sa chi sia suo padre e che cerca una strada nella vita (e un amore); un libro su come possono essere confortanti certe mattine di pioggia e nebbia. "Purity" è sicuramente il miglior romanzo che io abbia letto quest’anno. E Franzen (qui il mio incontro con lui di qualche anno fa: http://www.lisacorva.com/it/view/204/ ) è uno scrittore geniale. Ho chiuso con dispiacere l’ultima pagina e ora mi sembra di avere dentro di me tutto: nebbie e sole.
Livio Romano | Lunedì, 20 giugno 2016 @23:00
Non vedo l'ora!!!
LISA | Martedì, 14 giugno 2016 @12:14
Te lo consiglio assolutamente, Alessandra! Anche perché la protagonista è una ragazza, così come, dai tuoi commenti qui sul blog, immagino te...
Alessandra R. | Martedì, 14 giugno 2016 @11:24
Un libro impegnativo, nelle emozioni come nei contenuti dunque. Avevo letto tutto d'un fiato la tua intervista e me l'ero appuntato come potenziale libro. Però poi è rimasto lì in stand-by. Se non si ha letto nulla di Franzen, è troppo audace leggere Purity?
Venerdì, 10 giugno 2016 @08:48
"Izumi mi faceva sentire così, come in una mattina di domenica."
(Murakami)
Alzarsi tardi, il tempo è bello o piove sul tetto, non importa. Tutto è calmo. E tu nella mia vita, tu per sempre una domenica di primavera.
Sto scoprendo (tardivamente) Murakami. Questo è il terzo romanzo che leggo, e da qui ho tratto lo #spillo della settimana su Gioia: "A sud del confine, a ovest del sole" (Einaudi). Mi piace quella sensazione di pace che danno certe persone, questo farti sentire come una pigra domenica piena di promesse. Bello, vero?
Intanto mi potete trovare su How To Spend It di giugno (in edicola con Il Sole 24 Ore), con il mio solito topshop del mese da Ragazza dallo Sguardo Prezzante. E un’intervista a Giulio Filippo Bolaffi, quarta generazione dell’impero della filatelia; un bel quarantenne torinese che oltre a francobolli colleziona tecnologia vintage… Ed è un appassionato di Blackberry. Perché anche i cellulari ormai diventano da collezione!
Giovedì, 9 giugno 2016 @08:31
La bellezza delle cose fragili.
Il Buongiorno di oggi è solo un titolo, il titolo di un romanzo che ho appena finito di leggere: "La bellezza delle cose fragili" appunto (uscito per Einaudi nel 2013, traduzione di Federica Aceto), scritto da una giovane e bella scrittrice africana, anzi "afropolitan" come si definisce lei, Taiye Selasi. Di cosa parla il romanzo? Di un uomo che muore d’infarto in un’alba africana, in Ghana, sul prato della casa che ha sognato e disegnato da studente, uno schizzo portato in tasca per anni e anni mentre studiava e lavorava nella lontana e fredda Boston. Dei suoi figli amati e abbandonati, segnati da stupori e dolori; della donna che ha amato, del perché a volte l’amore non dura come vogliamo. Parla soprattutto della bellezza delle cose fragili. Come la farfalla iridescente che troviamo nel romanzo. E poi? Poi ancora, le prime cose belle e fragili che mi sono apparse in fila sul computer mentre scrivevo: certi tramonti che ci dimentichiamo di guardare (è così difficile ricordarsi di guardare il cielo, guardare in alto?), le prime lucciole in giardino (sì, sono questi i giorni), le rose che si sfaldano dolcemente nel vaso, certe tazze che continuiamo ad amare e usiamo ancora anche se sono scheggiate, un bicchiere di cristallo un attimo prima che cada per terra e si spezzi, emozioni iridescenti, sentimenti che è così facile calpestare, giorni in cui ci sentiamo il cuore accartocciato come una lattina vuota e buttata per strada. Ma il cuore no… Il cuore è indomito. Il cuore ci dice di continuare ad amare, amare la bellezza delle cose fragili.
Giusy | Giovedì, 9 giugno 2016 @19:47
E lo leggerò anch'io. non so bene il perché (o il per come) mii è tornato in mente Lo zoo di vetro, pieno zeppo di fragilità umane
LISA | Giovedì, 9 giugno 2016 @19:30
Claudia mdg: il libro è stato davvero una sorpresa, raccomandato da un'amica. Il titolo anche è una sorpresa: quello originale è "Ghana must go", ovvero il nome di una di quelle grandi borse a rigoni che usano spesso i venditori ambulanti, non solo in Africa... Traduzione non-traduzione, quindi, ma perfettamente coerente al libro.
claudia mdg | Giovedì, 9 giugno 2016 @15:31
Penso che leggerò il libro, perché ho visto la scrittrice in tv e mi aveva colpita, per questo titolo e per il tuo commento sulla bellezza delle cose fragili, bellezza che mi stupisce e mi commuove sempre. Grazie
Alessandra R. | Giovedì, 9 giugno 2016 @09:47
Interpreto e trovo un sinonimo a questo approccio nell'ammirare la fragilità delle cose. Fragilità sta per rotuine, abitudine. Vivere e trarre piacere, e anche amare, le piccole belle cose che la quotidianità ci riserva ma, proprio perchè tale, non le notiamo. La mia vita è così: semplice, monotona, prevedibile ma in tutto ciò riesco ad apprezzare le piccole cose fragili. Fragili perchè possono infrangerti il cuore di serenità se sai coglierle, e viverle appieno.
Lunedì, 6 giugno 2016 @08:59
"Comprando un vestito una donna può farsi una promessa. Compra un abito, e mette un’ipoteca sul suo futuro. Forse non è ancora la donna che vorrebbe essere, ma intanto ha l’abito che questa donna porterebbe".
(Tillmann Prüfer)
Istigazione allo shopping. Se mai ne avessimo bisogno.
La frase di oggi, di un giornalista tedesco, letta per caso su Die Zeit, è anche il mio #spillo su Gioia in edicola. Ed è proprio così: le promesse degli abiti. Ogni tanto compriamo dei vestiti solo per le promesse che hanno dentro, per quel "transformative magic" cucito dentro al tessuto. Per quello ci sono abiti che teniamo nell’armadio aspettando l’occasione giusta per inaugurarli… Perché vogliamo che siano legati sempre al ricordo di un giorno.
Alessandra R. | Lunedì, 6 giugno 2016 @10:31
... ma se poi il vestito su cui avevi puntato è andato sold out? E così dopo la "delusione" di ieri, ho recuperato qualcosa del passato ma mai usato. Non proprio un abito ma un foulard, acquistato nel mio altrove ben 2 lustri fa e mai sfruttato. Sai quando hai voglia di qualcosa di nuovo! Insomma un'ipoteca sul futuro che viene dal passato. Perchè ci sono stralci di me passati ma non vissuti; lasciati lì per essere vissuti un giorno di un futuro prossimo. Buon lunedì!
Mercoledì, 1 giugno 2016 @06:26
"Fen e io portammo su l’equipaggiamento, poi accesi le tre lampade a olio perché la casa sembrasse più spaziosa: l’eucalipto occupava un bel po’ di posto. Nell lo accarezzò. La corteccia si era staccata e il tronco era liscio e striato d’arancio, verde chiaro e indaco. Non doveva essere il primo eucalipto arcobaleno che vedeva, ma era un esemplare straordinario. Sfiorò una lingua d’azzurro. Ebbi la strana sensazione che stessero comunicando, come se le avessi appena presentato un mio caro amico e si trovassero già bene insieme. Il fatto è che avevo accarezzato molte volte quell’albero, gli avevo parlato, avevo pianto appoggiato a lui. Mi diedi da fare, radunai le mie medicine e cercai il whisky, visto che ero stanco e un po’ vulnerabile dopo la lunga notte e il lungo viaggio; se lei mi avesse fatto anche una sola domanda sul mio albero, temevo che mi sarebbe venuto da piangere".
(Lily King)
Adoro gli eucalipti, che mi ricordano i miei viaggi in Australia, Paese che ho molto amato. E mi ha commosso quest’albero dentro una casa, o meglio una capanna; quest’albero a cui il protagonista – un antropologo inglese negli anni Trenta in Guinea – si appoggia, nelle sue ore di solitudine, come fosse un amico. Poi nel romanzo – che è "Euforia" (Adelphi, traduzione di Mariagrazia Gini), e che mi è molto piaciuto, arriva, in quella capanna sul fiume, accanto a quell’albero, un amore inaspettato.
Rimane a noi tutti il piacere di accarezzare, abbracciare, stringere un albero. Di sentirsi e immaginarsi albero, affondare le radici nella terra, alzare rami e foglie verso il cielo. Una posizione yoga, certo. Ma soprattutto un modo per essere saldamente sé, terra e cielo, armonia.
A proposito, in quella capanna con l'eucalipto ci saranno anche scaffali di libri? Secondo me sì. In ogni caso oggi sono su questi scaffali invisibili, grazie a claudia mdg: http://scaffalinvisibili.blogspot.si/2016/06/il-libro-che-mi-aspettava-intervista.html
Mery | Mercoledì, 15 giugno 2016 @14:10
Anch'io ho un ricordo particolare di un albero a cui ero legata da piccola: un pino maestoso davanti alla finestra della mia camera, forse troppo grande per quel piccolo giardino. A lui confidavo i miei pensieri e le mie paure di bambina. Dieci anni fa, accompagnando mio padre, da poco mancato, per l'ultimo saluto, alzai gli occhi al cielo e mi accorsi che anche quell'albero lentamente stava morendo.
annamaer | Giovedì, 9 giugno 2016 @23:27
Seguo le parole, trovo inspettati pensieri, poesie e ancora alberi che mi portano da un punto all'altro del ricordo. Ogni anno ritorno in un certo luogo, terra amata dai poeti più scabri e nell'insolenza del sole, cerco i tre eucalipti o forse quattro. Ogni anno trovo i vuoti delle potature e poi la sparizione; il tronco residuo della passata maestosa presenza. Fotografo. Porto con me l'immagine del testimone. Lungo il torrente Aquila rincorro i frammenti scomposti di quello che resta.
Tutto questo per ringraziati, sento che apprezzerò il libro proposto.
Giusy | Venerdì, 3 giugno 2016 @19:19
Mi unisco a Lisa nel ringraziare Franci. E grazie anche - e soprattutto - a Claudia mdg: visitate i suoi Scaffali, ne vale la pena! L'intervista mi è piaciuta tanto, sia per le domande, sia per le risposte..
LISA | Mercoledì, 1 giugno 2016 @19:28
Che bello, Franci, quel giardino e orto segreto, quella bambina che abbracciava l'albero. Mi ha fatto così tenerezza! Grazie di avercelo raccontato.
Franci | Mercoledì, 1 giugno 2016 @13:52
La casa dove abitavo da piccola era nel quasi centro di Parma ed aveva un grandissimo orto con tanto di ortolano :il signor Aristide; Da lui ho imparato a conoscere le piante da frutto e gli ortaggi e i grilli talpa, le coccinelle ecc.. ma soprattutto ho imparato ad amare gli alberi. Infatti una fila di platani separava, con siepe di gelsomino, l'orto dal viale della città e proprio in quella fila d'alberi avevo scelto il mio preferito: era il più piccolo, piantato da poco in sostituzione di uno che si era rinsecchito. Anche io gli parlavo e lo accarezzavo raccontandogli tutti i miei sogni e piccoli dolori di bambina e mi sembrava che vedendomi mi accogliesse con un abbraccio con i suoi rami. Ora al posto di questo piccolo paradiso c'è un intero quartiere e anche il mio albero è andato perduto. Non abito più a Parma, ma ci capito ogni tanto. Cerco di non passare da quel luogo, mi si stringe il cuore come se avessi perso un amico. Questa malinconia che mi prende, ad essere sincera, penso ragionevolmente che sia il ricordo di un tempo felice ed irripetibile. Ma i bei ricordi aiutano a vivere meglio! e gli alberi sono ancora e sempre nel mio cuore come carissimi amici.

Mi chiamo Lisa Corva, e questo lo sapete. Sapete anche, se siete qui, che credo nel potere delle parole. E della poesia.
Qui troverete i miei Buongiorno: da trasformare in sms, ricopiare sull’agenda, far viaggiare via web… Talismano, oroscopo, cioccolatino, schegge di luce o di consolazione: usateli come volete. Troverete anche le mie interviste, i miei articoli di moda, i miei colpi di fulmine in giro per il mondo. E, ovviamente, i miei libri.
Mi potete anche trovare (a volte) in Piazza Unità a Trieste: la città dove sono nata, dove non ho mai vissuto, ma che continuo testardamente a considerare mia. Se vi avvicinate abbastanza, mi riconoscerete. Se non altro, dal profumo di rose.