Martedì, 31 marzo 2020 @10:13
"Gli anni passeranno. Rammenterai.
E proprio questo alloggio,
il mobilio di compensato, e il cavallo
di plastica, e il mio quaderno,
dove cerco di fissare tutto questo, e le calosce fradicie
sul calorifero, e il vicino Goša
e Tomik che si ostina a pisolare
tra le fresche lenzuola, saranno per te un paradiso."
(Timur Kibirov)
La mia vita è una stanza, il futuro è la finestra.
Il Buongiorno di oggi è una poesia, tratta da un’antologia: "Poesia del Novecento in Italia e in Europa", Feltrinelli. Ho aperto il libro dove avevo messo una cartolina come segnalibro: ed eccolo, il Buongiorno di oggi, di un poeta che non conoscevo. Leggo su Wikipedia, la mia fidata enciclopedia digitale: Timur Kibirov, ovvero Timur Jur'evič Zapoev, nato in Ucraina nel 1955 da una famiglia originaria dell'Ossezia del Nord, ha preso lo pseudonimo Kibirov in onore di un suo antenato per parte materna, il colonnello dell'esercito zarista Georgij Kibirov, che godette di grande prestigio presso i cosacchi. Cominciò a scrivere poesie nella Russia underground.
Ma anche il libro, tutto consumato, ha una storia: l’ho trovato in una giornata di pioggia sull’isola di Salina, un anno fa: piccola biblioteca libera e bookcrossing. Salina, l'isola siciliana dov’ero andata (anche) per intervistare la giovane chef Martina Caruso. Salina, girare con il motorino, il vulcano di Stromboli davanti agli occhi, le granite di caffè e mandorle con la panna.. Un improvviso vento di mare è entrato nella mia stanza. Già. La mia vita oggi è una stanza, ma il futuro è la finestra. Non "alla" finestra, come adesso: il futuro è la finestra, da cui usciremo, e che già oggi possiamo aprire sul mondo.
Jhon | Giovedì, 2 aprile 2020 @14:33
Siamo distanti oggi per abbracciarci domani piu Forte restiamo a casa e a godere il sole che entra sul fenestre abraccio Lilla
Lilabella nuova | Giovedì, 2 aprile 2020 @12:45
Grazie Lisa! Un saluto a te e all'Anonimo. Lila
Anonimo | Martedì, 31 marzo 2020 @19:39
Bello come sempre lisa non ho mai letto Timor kibirov ho capito la mia vita e fenestra il mio futuro e un stanza meglio cosi un sorriso a tutti Lilla ti saluto
LISA | Martedì, 31 marzo 2020 @17:50
Lilabella, che bello essere una finestra!
Lilabella nuova | Martedì, 31 marzo 2020 @13:56
Buongiorno Lisa, faccio un copia incolla fuori tema, perché non so se hai letto questo mio commento:
Buongiorno Lisa, diciamo che è un pò un'immagine poetica. Mi son venute in mente le spighe illuminate dal sole e quindi dalla luce, quindi un'immagine di speranza e di rinascita. Vedo che tante come me avevano bisogno dei tuoi buongiorno e dei tuoi spilli, in questo tempo in cui il tuo salotto verde ha un significato profondo, di ricordi e di vite vissute.
Per tornare al buongiorno di oggi: un verbo bellissimo, rammenterai, mi permetto di aggiungere, ricorderai. Io credo che ricorderò questo momento proprio per quello che significa come privazione di affetti, di emozioni da dividere e condividere soprattutto con i miei cari.
Per adesso oltre alla finestra della mia stanza c'è la tua finestra e credimi, non è cosa da poco! Un sorriso a te e al salotto color della speranza.
Domenica, 29 marzo 2020 @10:35
"Quando la prima neve cominciava a cadere, una lenta tristezza s’impadroniva di noi. Era un esilio il nostro: la nostra città era lontana e lontani erano i libri, gli amici, le vicende varie e mutevoli di una vera esistenza".
(Natalia Ginzburg)
In questo affollato e rumoroso esilio, scegli il silenzio di un pensiero nuovo.
Ho sfilato un altro libro dai miei scaffali, apro le pagine e trovo un altro confino, un altro esilio forzato. È quello di Natalia Ginzburg (ricordate "Lessico famigliare"?), che nel 1940 segue il marito, Leone Ginzburg, intellettuale e antifascista, al confino in Abruzzo: tre anni, fino al 1943. (Lui sarà poi torturato e ucciso in carcere, a Regina Coeli, l’anno seguente, 1944). Eppure, qui ne "Le piccole virtù" (Einaudi, come tutti i suoi libri) lo racconta come un periodo caldo, di gratitudine per essere stati tutti insieme. Continua così:
"Accendevamo la nostra stufa verde, col lungo tubo che attraversava il soffitto: ci si riuniva tutti nella stanza dove c’era la stufa, e lì si cucinava e si mangiava, mio marito scriveva al grande tavolo ovale, i bambini cospargevano di giocattoli il pavimento. Sul soffitto della stanza era dipinta un’aquila: e io guardavo l’aquila e pensavo che quello era l’esilio. L’esilio era l’aquila, era la stufa verde che ronzava, era la vasta e silenziosa campagna e l’immobile neve".
Jhon | Martedì, 31 marzo 2020 @09:37
...SABRINA C'est bon comme ça que dieu te protège
Jusqu'à la jour de résurrection.
LISA | Lunedì, 30 marzo 2020 @19:07
Cara Sabrina, anch'io nelle prime settimane di pandemia non riuscivo a leggere. Poi, per fortuna, ho ricominciato: ma, sinceramente, penso che il Gattopardo l'avrei abbandonato anch'io. Non solo: le giornate mi sembrano volare via senza aver fatto molto, e soprattutto senza aver fatto tutte le cose meravigliose che fanno molte mie amiche in clausura (giardinaggio, gnocchi o biscotti, armadi finalmente riordinati...). Che invidia! A parte la Ginzburg, perché non provi a leggere qualcosa di più leggero, che ti porti un un altro mondo? Il libro di Banine, di cui ho parlato nel Buongiorno del 27 marzo, ad esempio. Oppure un piccolo classico con humor come "La mia famiglia e altri animali" di Gerald Durrell (Adelphi, lo puoi comprare on line). Anche lì un quasi esilio, in un'isola greca negli anni Trenta. Ti assicuro che riderai. E abbiamo bisogno anche di questo, in pandemia: ridere e immaginare un mondo migliore.
Sabrina | Lunedì, 30 marzo 2020 @16:07
Cara Lisa, mi fai venire voglia di leggere il libro. Ho iniziato "Il Gattopardo", ma lo trovo un po' pesante.
In questo periodo sto avendo un po' di difficoltà a gestire la situazione: mi rendo conto di avere pochissimi amici, ho una relazione che va bene ma non può essere tutto, nella vita. Ho delle difficoltà a gestire il tempo in casa, ne perdo troppo, sto facendo molta fatica per compiere ogni giorno dei piccoli cambiamenti. Mi fa piacere che alcune persone trovino questo periodo un modo per guardarsi dentro, per me non è così, purtroppo.
LISA | Lunedì, 30 marzo 2020 @09:53
Stella, vero, il lockdown ci ha precipitato in un nuovo silenzio. Ma anche nell'attenzione per le piccole cose: come i passerotti di cui racconti.
Talla | Domenica, 29 marzo 2020 @17:33
Ciao LISA scusami so che scrivo male preferisco anche scrivere in italiano ma mi scappa qualche parole in francese grazie
ANTEO | Domenica, 29 marzo 2020 @17:29
Un vero cambiamento e il desiderio di collaborare secondo me si trova anche sulla voce basta dare la possibilita e camminare vero non grazie!
Stella | Domenica, 29 marzo 2020 @16:48
L’esilio di oggi è fatto di poche persone intorno e ha pochi rumori dall’’esterno delle case. Ieri dal terrazzo ho sentito un allegro e insolito cinguettare molto insistito. Erano dei passerotti che si erano impossessati del tetto di una palazzina. Di solito li vedevo soltanto nascosti in un grande albero di alloro. Da una finestra aperta le voci e i toni drammatici che ormai ho imparato a conoscere provenienti dalle solite reti tvMi piacerebbe sentire musica o qualche dialogo di film, magari quelli degli anni 40 e 50 quando i doppiatori italiani avevano voci e pronunce meravigliose - anche se oggi suonano troppo impostate -
LISA | Domenica, 29 marzo 2020 @16:06
Carla, ti invidio molto la maglia, e il maglioncino a righe colore del cielo, sognando il cielo (secondo me avrebbe apprezzato anche la Ginzburg).
LISA | Domenica, 29 marzo 2020 @16:04
Anonimo e Tall (che forse sono la stessa persona), non credo di aver capito cosa vuoi dire. Se preferisci puoi anche scrivermi in francese.
Tall | Domenica, 29 marzo 2020 @13:34
Poi ce la barrière linguistique non e che tutti possono esprimere perché questo Salotto verde nonstante e publico ma non e personale mi fermo jusqu'à nouvelle ordre
Anonimo | Domenica, 29 marzo 2020 @13:29
Ciao tutti penso che viviamo un momento difficile ma nn e la prima volta sono anni che nn si sente una voce che se fosse una cosa non meritata o una cosa da dio per deux personnes qui hanno diviso una stanza per...questo
Carla | Domenica, 29 marzo 2020 @13:04
Che belle le frasi che hai scelto in questo periodo! sono dei piccoli vademecum per vivere questo difficile periodo. Da quando ho letto le parole di Pavese ho deciso che io non volevo uno squallido passatempo. Durante questa periodo ho iniziato gradualmente ad affrontare una nuova routine: c'è il lavoro, indubbiament,e che mi accompagna , ma da un'iniziale assorbimento dello smart working, sono passata a vivere le mie giornate casalinghe con una scansione oraria, quasi militare. Dopo colazione faccio un po' di pilates, con una tizia su youtube, poi lavoro, pranzo, leggo e faccio dei corsi on line di aggiornamento professionale. Il sabato e la domenica, per ricordarmi che sono giorni diversi mi sono data alla maglia e al cucito! Ho riscoperto questi passatatemi che avevo imparato da bambina a scuola dalle suore ( notare che gli ho odiati per moltissimo tempo ritenendoli discriminatori e sessisti) però ora, pur essendo una pasticciona, mi sono tornati utili. E così, adesso e lo dico per esorcizzare la paura, temo che questo periodo finisca e di non finire in tempo i progetti messi in campo: un gilet, e un maglioncino di cotone a righe colore del cielo..non voglio che la primavera mi trovi senza qualcosa di nuovo quando potrò uscire!
Auguro a tutti una serena domenica e ancora di più di stare bene di salute, di affetti e di serenità ,in questo periodo faticoso.
Anonimo | Domenica, 29 marzo 2020 @12:54
Cio che ci lega nn e piu e soltanto il veleno e far del male
Bisongo capire le radici e come e nato questo virus
Abbiamo anche possibilita di combattre ma preferiamo morrire mi sembra
Talla | Domenica, 29 marzo 2020 @12:45
Piutosto che il silenzio
E preferibile sparire per sempre...tutto un GIOCO
ADDIO coronavirus
Venerdì, 27 marzo 2020 @09:26
"Il mondo vero, magnifico, orribile, atroce e divino. Accettarlo, amarlo così com’è mi sembra la gloria degli umani. Sarebbe troppo semplice amare un mondo buono".
(Banine)
La vita mi chiede di imparare di nuovo a vivere.
Piccolo libro appena uscito (insomma, appena: uscito qualche mese fa, prima che il mondo entrasse in una bolla), "I miei giorni nel Caucaso", pubblicato da Neri Pozza, è un piccolo gioiello. L’autrice? Banine. Ovvero Umm-El-Banine Assadoulaeff, nata nel 1905 in Azerbaigian, a Baku: ai confini del mondo. O almeno ai confini del mio mondo: sono dovuta andare a vedere su una mappa dov’è Baku (e dire che ci sono andata abbastanza vicino, quando, qualche anno fa, sono stata nell’incredibile Tbilisi, in Georgia).
Ma torniamo a Banine. Copio la buffa presentazione della casa editrice: " Nascere in una famiglia scandalosamente ricca – il capostipite, Assadullah, nato contadino, morì milionario grazie al petrolio zampillato dal suo campo pieno di sassi – ma allo stesso tempo altrettanto stravagante e popolata da loschi individui, porta con sé sicuri privilegi e indubbi grattacapi. Ultima di quattro sorelle, Banine viene alla luce in un giorno d’inverno movimentato da scioperi, pogrom e altre manifestazioni del genio umano. Nonostante questo, la sua infanzia trascorre felice, allietata dalle torte rigonfie di crema di Fräulein Anna, balia tedesca, e dalle perenni recriminazioni in azero della nonna paterna... ".
E poi? Poi arriva la Rivoluzione d’Ottobre, la famiglia perde tutto o quasi, il padre finisce in prigione, forse l’unico modo per ottenere un passaporto e andarsene è sposare, a quindici anni, l’uomo giusto (ovvero: quello sbagliato)… Non vi voglio raccontare troppo, ma nel 1923 Banine sale finalmente sul treno che la porterà – era l’Orient Express – a Parigi. Lì vivrà, e scriverà "Jours caucasiens". Scritto con leggerezza, brio, umorismo, da una donna che è stata quasi travolta dalla Storia, ma ha vissuto con gratitudine e allegria. Da leggere, per imparare come si fa.
Djemba | Venerdì, 27 marzo 2020 @22:29
Buonanotte a tutti
Djemba | Venerdì, 27 marzo 2020 @20:32
Ciao GIUSY ma sai che sei un Tesoro
Ma finisce questo pandémie veramente sono stanco spero che tu stai bene ti auguro un mondo di BENE
giusy | Venerdì, 27 marzo 2020 @17:55
Sai, Djemba, anch'io frequentando questo salotto ho imparato e riscoperto. E anche tu mi stai insegnando qualcosa. ti auguro ogni bene.
Djemba | Venerdì, 27 marzo 2020 @15:45
Grazie lisa Cmq imparo sempre con te
Imparo sa Giusy Anche mi piacciono quoi commenti e sou stile di scrivere piacere sempre leggerla vi abbraccio con tanto affetto
LISA | Venerdì, 27 marzo 2020 @14:14
Basta che tu capisca il Buongiorno! "Sarebbe troppo semplice amare un mondo buono". Rileggo queste parole e sono molto, molto d'accordo.
Anonimo | Venerdì, 27 marzo 2020 @12:36
Ho letto riletto ma ci sono parte che non capisco per il mio italiano cosi ma il poco che capisco e bellissimo
Mercoledì, 25 marzo 2020 @07:22
"Mi sono abituato all’asma, alla solitudine e all’incertezza; vivo – se voglio (a parte il fumare) – con tre lire al giorno, sgranocchio i ricordi come pomigranati e penso che poteva andarmi peggio".
(Cesare Pavese)
Ricordi da assaporare come melograni. Bello. (Non so cosa sognasse Pavese al confino nel 1935, io sogno di uscire e ordinarmi una pizza).
Ho tirato fuori dallo scaffale della mia libreria "Vita attraverso le lettere", di Cesare Pavese (una vecchia edizione Einaudi, un libro che mi regalò un’amica, F., per un vecchio compleanno: c’è ancora, cancellato, il prezzo in lire). Lo apro. In questo periodo mi consola, non so perché, leggere pezzi di diario, pagine autobiografiche di chi ha vissuto tanto e attraversato tanto, anche la Guerra. E quindi, Pavese. L'intellettuale triste, il ragazzo nato nelle Langhe che sognava (e traduceva) l'America. Non ricordavo che fu prima incarcerato, per antifascismo, poi mandato al confine in Calabria. Lui che odiava il mare e sognava il Po… E scriveva:" Il giorno lo passo "dando volta", leggicchio, ristudio per la terza volta il greco, fumo la pipa, faccio venir notte; ogni volta indignandomi che, con tante invenzioni solenni, il genio italico non abbia ancora escogitato una droga che propini il letargo a volontà, nel mio caso per tre anni. Per tre anni! Studiare è una parola; non si può niente che valga in questa incertezza di vita, se non assaporare in tutte le sue qualità e quantità più luride la noia, il tedio, la seccaggine, la sgonfia, lo spleen e il mal di pancia. Esercito il più squallido dei passatempi. Acchiappo le mosche, traduco dal greco, mi astengo dal guardare il mare, giro i campi, fumo, tengo lo zibaldone, rileggo la corrispondenza dalla patria, serbo un'inutile castità".
Giusy | Venerdì, 27 marzo 2020 @15:05
Grazie Lisa! Vedrò se riesco a connettermi. Il mio PC sta facendo capricci. Non posso inviare né ricevere mail e quant'altro...Analfabeta di ritorno, ecco cosa sono! firmato Giushippo. comunque...se mi fossero spuntate le antenne dentro la bolla?
LISA | Venerdì, 27 marzo 2020 @14:46
Giusy, pensa che casualità, a proposito di "Voyage autour de ma chambre", di cui mi scrivevi: la Fondazione Trussardi ha chiesto proprio oggi ad artisti in tutto il mondo di raccontare la loro camera in quarantena. Ecco il link, copia e incolla: https://www.fondazionenicolatrussardi.com
Il progetto si chiama "Viaggi da camera".
LISA | Venerdì, 27 marzo 2020 @14:12
GiusiHippo è fantastico!
Giusy | Venerdì, 27 marzo 2020 @13:07
EHmmm...terza persona plurale...
Giusy | Venerdì, 27 marzo 2020 @12:59
Lisa, Lilabella, Djb, Grazie di cuore. La sensibilità, la delicatezza d'animo è un bene prezioso. Vi appartiene. Buona giornata a tutto il salotto verde. Un sorriso, certo!
Lilabella nuova | Venerdì, 27 marzo 2020 @10:18
Lisa, non conosco molto Cesare Pavese, quindi mi ha fatto piacere scoprirlo un pò grazie a te. Sono felice di rivedere qui la bella Giusy che vive nella sua bolla ma ha una forza ed un equilibrio interiore che a tratti invidio, in senso buono eh? Io l'ho soprannominata GiusiHippo, credo non ci sia bisogno di aggiungere altro. Buona giornata a te e al salotto verde. Un sorriso.
LISA | Venerdì, 27 marzo 2020 @10:06
Sì, soprattutto a Giusy, nella sua camera popolata di ricordi e una presente assenza.
Djb | Venerdì, 27 marzo 2020 @00:01
Auguro buona notte A lisa sopratutto a GIUSY CIAO
LISA | Giovedì, 26 marzo 2020 @16:52
Stella, grazie di aver scritto. Il mestiere di vivere, davvero, bel titolo per questi giorni.
LISA | Giovedì, 26 marzo 2020 @16:51
Giusy, che piacere rileggerti. Il titolo del libro di Xavier de Maistre era "Voyage autour de ma chambre". Scritto nel 1794: ma in fondo è quello che facciamo tutti adesso: viaggio intorno alla mia stanza. Se lo rileggi raccontacelo! Ti abbraccio nella tua bolla.
Giusy | Giovedì, 26 marzo 2020 @15:29
in perfetta solitudine, i figli lontani, Vivo serena, con la vita vissuta intensamente alle spalle. Andrò a ripescare Cesare Pavese, letto in gioventù tra i 2.000 volumi sparsi tra le varie librerie, anche nel "sottotetto". Da un anno e più vivo in una strana bolla d'aria iridescente dopo una scomparsa che ancora non riesco a elaborare. Varrebbe la pena rileggere De Maistre, com'era il titolo? forse "quattro passi intorno ad una stanza"?
Stella - Trieste | Mercoledì, 25 marzo 2020 @16:13
Il brano autobiografico di Pavese che hai trovato è perfetto per questo periodo in cui il tempo è sospeso. Rispecchia delle reazioni che credo si siano risvegliate negli animi di molti in questo momento che ci appare così tragico. È drammatico ma niente in confronto a ciò che attraversava la generazione di Pavese. Che invece racconta le sue giornate proprio con lo spirito giovanile raccontando la noia le letture svogliate la castità imposta. Con leggerezza, senza fare tragedie. Non ho mai letto le sue lettere però uno dei pochi autori italiani chiamati nella tarda adolescenza o è di dedicare la mia tesina portata all’esame di maturità. E il tuo buon giorno dedicato alla sua poesia mi ha fatto venir voglia di scandagliare tra i libri sperando di trovare il suo "Il mestiere dì vivere".
Lunedì, 23 marzo 2020 @08:20
"Sarebbe fantastico se, svegliandosi dopo una bella dormita, si ritrovasse nella propria realtà, nuovamente se stessa. In questo momento è l’unica via d’uscita da quella stanza che le venga in mente. Varrebbe la pena tentare".
(Murakami)
Poter dormire, e svegliarsi quando è tutto finito.
Ho trovato il Buongiorno di oggi nell’ultimo libro che ho comprato in una libreria aperta: "After dark", di Murakami, uno dei miei scrittori preferiti (tutto Einaudi). Un piccolo libro che non avevo ancora letto, storie intrecciate in una notte a Tokyo; ma la protagonista è lei, una ragazza che non riesce a svegliarsi, che continua a dormire. Sonno metafora, sonno desiderio: poter svegliarsi quando sarà tutto finito.
Djemba | Mercoledì, 25 marzo 2020 @19:15
In poche parole amo litalia
Sono a Torino ma fra poco andra tutto bene rasferiro a Roma Lago di bresciano
Grazie Lisa per tutto
Djemba | Mercoledì, 25 marzo 2020 @19:08
Senza ombra di dubbio litalia mi dato tutto ????orgolioso de l'Italie
Bello come paese conoscuito bella gente una particolarmente
LISA | Mercoledì, 25 marzo 2020 @17:59
Grazie della risposta, Djemba. Spero che l'Italia, e Torino, ti abbia ben accolto.
Anonimo | Mercoledì, 25 marzo 2020 @14:12
Certo sono sénégalaise di origine
LISA | Mercoledì, 25 marzo 2020 @12:14
Mi segui dai Buongiorno di City! Che bello. Posso anche chiederti da che Paese vieni? Il tuo nome è bellissimo ma enigmatico.
Djemba | Mercoledì, 25 marzo 2020 @11:46
Ciao lisa aiutano i tuoi buongiorno...il sono di Torino
Vivo in Italia da un belle po da ho sempre seguito dai tempi
Dell giornala CITY un abbraccio Forte in questo momento brutto che tutti hanno bisogno
LISA | Mercoledì, 25 marzo 2020 @07:22
Djemba, che strano nickname: mi racconti -se hai voglia - chi sei e da dove scrivi?
Djemba | Martedì, 24 marzo 2020 @12:11
Un momento difficile per tutti ma nn m'impedisce a pensare e augurare delle persone che ho conosciuto e sempre stimato sopratutto Te Lisa e tutti che passano qui un saluto a tutti
LISA | Martedì, 24 marzo 2020 @11:31
Carla: sì, su Instagram sembrano davvero dei coriandoli colorati. Diffondi diffondi!
Carla | Lunedì, 23 marzo 2020 @17:35
Bellissimo il ritorno dei buongiorno! Anche su instagram, colorati e allegri! Speriamo diventino virali come certi meme!! Io mi metteremo fi impegno!
LISA | Lunedì, 23 marzo 2020 @16:43
Sì, ci sono. E cerco di aprire piccole finestre di speranza, come un calendario dell'avvento. Sono qui: scrivetemi, se volete (molti messaggi mi arrivano su Instagram o Facebook, ma questo è il mio salotto preferito: verde).
claudia mdg | Lunedì, 23 marzo 2020 @12:47
Grazie Lisa, bello sapere che ci sei.
Sabato, 21 marzo 2020 @18:11
Eli e io abbiamo una routine che non cambia mai. Appena prima di addormentarsi mi racconta la sua giornata. Poi chiude gli occhi, mi stringe forte la mano e mi fa: «Pensiero felice?».
(Jenny Offill)
Il pensiero felice di oggi è la primavera.
Ed ecco da dove ho ritagliato questa frase: trovate qui sotto l’articolo che ho scritto per il Piccolo di Trieste e che è uscito il 17 marzo. Sì, i miei Buongiorno sono tornati, e con un nuovo format li trovate su tutti i social, Instagram, Facebook, Linkedin, Twitter (aiuto!). E ovviamente tornano, più lunghi, qui sul blog, dove vi racconterò sempre dove li trovo, da dove li ritaglio. Diffondete, scrivete, scrivetemi. Pillole di speranza.
Quando cominceranno i poeti, e gli scrittori, a parlare di pandemia? Hanno già iniziato. In questi giorni – casualmente – esce un libro che è stato dichiarato "un’ottima compagnia per affrontare la fine del mondo". È "Tempo variabile" di Jenny Offill (NN Editore, con la traduzione di Gioia Guerzoni). Librerie chiuse, certo, ma si può ordinare on line, e c’è anche l’e-book. Un libro piccolo (176 pagine) e strano, prosa poetica, pensieri sparsi, quasi a zig zag: un po’ come i nostri pensieri di tutti i giorni. La storia? È quella di Lizzie, una donna come tante, in una città come tante della provincia americana; un marito, un bimbo piccolo, un lavoro qualsiasi. Ma pian piano entrano nella sua vita – e leggiamo nel libro – domande e risposte sull’emergenza climatica, sui possibili scenari di fine del mondo e di sopravvivenza. Perché Lizzie comincia a lavorare con Sylvia, esperta di cambiamento climatico, e deve rispondere alle mail degli ascoltatori del suo podcast: "Cascasse il mondo" (nell’originale inglese è un più tranchant "Hell or High Water"). Lizzie, dunque, inizia a ricevere messaggi allarmati e allarmanti sulla fine dell’umanità, domande e consigli su come sopravvivere a una catastrofe, compreso costruirsi una luce d’emergenza da una scatoletta di tonno (basta che sia all’olio!). E così, come forse accade nella vita di tutti noi, i pensieri e le paure su un mondo che sta precipitosamente cambiando si mescolano al bambino da andare a prendere a scuola o l’appuntamento dal dentista. (Beata lei, lo so, che può ancora uscire!). L’epidemia, anzi la pandemia? Non c’è, ma è come ci fosse: il libro è stato stranamente preveggente, nel registrare, come un sismografo, quello che ci sta accadendo. Tanto che il Financial Times, elogiandolo, ha parlato di una nuova tendenza in letteratura: "cli-fi", ovvero "climate fiction", letteratura in tempi variabili e imprevedibili come il nostro.
Da leggere, proprio adesso? Un libro così non amplifica le nostre paure? A giudicare da come sono diventati "virali" (scusate l’aggettivo), i versi di una grande poetessa italiana, Mariangela Gualtieri, pubblicata il 9 marzo sul sito di doppiozero - e che sono circolati ovunque, via twitter, instagram, facebook - vogliamo, abbiamo bisogno di condividere anche questo. Così la Gualtieri: "Questo ti voglio dire/ ci dovevamo fermare./ Lo sapevamo. Lo sentivamo tutti/ch’era troppo furioso/ il nostro fare. Stare dentro le cose". E ci consola: "È portentoso quello che succede./ E c’è dell’oro, credo, in questo tempo strano./ Forse ci sono doni./ Pepite d’oro per noi. Se ci aiutiamo".
Per caso, o forse no, il primo libro di Jenny Offill, che è americana e ha 52 anni, raccontava un altro terremoto, quello di un divorzio. In "Sembrava una felicità", rileggo questa frase: "Ogni matrimonio ha i suoi difetti di fabbrica, e anche quelli che da fuori sembrano equilibrati, sono tenuti insieme col chewing gum, il fil di ferro e lo spago". Non siamo tutti un po’ così? E già nel primo libro, ecco il suo stile. Prosa poetica, quasi a-lineare: frammenti di pensieri, pezzi di lettere indirizzate a sé, frasi sparse, come fossero segnate su un notes o un i-Phone… Non diario, perché nei diari tentiamo di dare un senso alla vita, ordine al caos. "Scrivo per non vivere tutta la mia vita come una sonnambula": sono parole di una talentuosa scrittrice dei nostri tempi, Zadie Smith. Jenny Offill è invece come se scrivesse nel sonno, o in dormiveglia: e forse questo ce la rende più vicina. Con flash di humor e di tenerezza. E speranza. Come quando racconta, del figlio: "Eli e io abbiamo una routine che non cambia mai. Appena prima di addormentarsi mi racconta la sua giornata. Poi chiude gli occhi, mi stringe forte la mano e mi fa: ". Ecco, forse è un trucco che possiamo copiare in tempi di pandemia: andare a letto accarezzando ogni sera un pensiero felice.
Mercoledì, 18 marzo 2020 @08:34
In questi giorni in cui il mondo intero sta davvero dentro lo smartphone, ho ricevuto un messaggio che mi ha fatto molto piacere: una lettrice mi ha scritto dicendo che le mancano i miei spilli, i miei Buongiorno, le parole talismano che sceglievo. Ma dove trovare delle parole di incoraggiamento, di consolazione, in questa pandemia? Non è facile. Così ho deciso di aprire un libro a caso, dalla mia biblioteca: e vedere cosa mi dice. Ecco qui:
"Mi sto convincendo che il mondo vuole dirmi qualcosa, mandarmi messaggi, avvisi, segnali. È da quando sono a Pëtkwo che me ne sono accorto. Tutte le mattine esco dalla Pensione Kudgiwa per la mia consueta passeggiata fino al porto. Passo davanti all’osservatorio metereologico e penso alla fine del mondo che si approssima, anzi è in atto da molto tempo. Se la fine del mondo si potesse localizzare in un punto preciso, questo sarebbe l’osservatorio metereologico di Pëtkwo: una tettoia di lamiera che poggia su quattro pali di legno un po’ traballanti e ripara, allineati su una mensola, dei barometri registratori, degli igrometri, dei termografi…
Ci sono giorni in cui ogni cosa che vedo mi sembra carica di significati: messaggi che mi sarebbe difficile comunicare ad altri, definire, tradurre in parole, ma che appunto perciò mi si presentano come decisive."
La pagina si è aperta da una vecchia edizione Einaudi, rilegata, la copertina già un po’ consumata , di "Se una notte d’inverno un viaggiatore", di Italo Calvino. Non prendevo in mano il libro da anni, direi decenni. Sono andata avanti? No. Mi basta questa pagina. Oggi cercherò segni nel mondo, ma segni di speranza. Fatelo anche voi.
Lilabella nuova | Venerdì, 27 marzo 2020 @10:06
Buongiorno Lisa, diciamo che è un pò un'immagine poetica. Mi son venute in mente le spighe illuminate dal sole e quindi dalla luce, quindi un'immagine di speranza e di rinascita. Vedo che tante come me avevano bisogno dei tuoi buongiorno e dei tuoi spilli, in questo tempo in cui il tuo salotto verde ha un significato profondo, di ricordi e di vite vissute. Un sorriso a te e a chi passa di qua. Lila
LISA | Mercoledì, 25 marzo 2020 @12:24
Nunzia, il mio vecchio Buongiorno quotidiano su City! Quale era quello che hai conservato? Me lo riscrivi? Oppure me lo puoi anche fotografare e mandare su Instagram o Facebook... Bello ritrovarsi. E sì, sono qui, con i miei nuovi Buongiorno coriandolo.
Nunzia | Martedì, 24 marzo 2020 @00:19
Ho appena ritrovato un tuo buongiorno di 9 anni fa che probabilmente ho letto su Leggo e con esso ho appena ritrovato anche te.
Ricomincio a seguirti, sperando di leggere ancora tanti Buongiorno.
LISA | Sabato, 21 marzo 2020 @11:46
Lilabella, non so bene cosa siano le "spighe a luce", ma mi piacciono!
LISA | Sabato, 21 marzo 2020 @11:45
Carla, tutto questo germogliare (possiamo usare questa parola?), piace anche a me. Resistiamo.
LISA | Sabato, 21 marzo 2020 @11:43
Sharon! Certo che mi ricordo. (In che regione sei, a proposito? Spero ci sia un pò di verde nella tua quarantena). Con una mia carissima amica art director stiamo cercando un nuovo format grafico per i miei Buongiorno. Tutte e due da remoto... Sto anche aprendo libri e cercando segni, parole, talismani. A presto.
Sharon | Venerdì, 20 marzo 2020 @20:27
Ciao Lisa!
ti ricordi di me? sono quella ragazza che agguantava al volo Leggo sul Lungotevere di Roma prima di entrare in classe al liceo, solo per poter leggere i tuoi Spilli o Buongiorno di allora. Sono quella che ha continuato a seguirti anche quando mi sono trasferita a Londra. E ho mantenuto la stessa abitudine, tutte le mattine mentre frettolosamente prendevo la tube. A quel tempo invece del giornale, già seguivo il tuo blog. E ora, sono tornata in patria, però vivo in provincia. E ho una figlia. E di questo tempo sospeso ne avevo proprio bisogno. Però, non ti nascondo che come la lettrice che hai citato, anche io desidero tanto rileggere i tuoi spilli ogni giorno, da questo temporaneo ufficio-casa improvvisato per la situazione. Ti abbraccio.
Lilabella nuova | Venerdì, 20 marzo 2020 @14:21
Mi trovo pienamente d'accordo con te Lisa e con quanto detto da Carla cercare nuovi segni, segni di speranza. Se mi è concesso volevo riportare un link dell'ultimo post che ho scritto nel mio blog. La speranza, è l'unica cosa di darci modo di vivere nonostante il pensiero di tutto quello che può accadere nel mondo (avendo poi memoria di quello che purtroppo è già accaduto).
Ringrazio Carla perché a volte sono scettica sul permanere di questa situazione anche dopo questo brutto periodo.
Spero di sì, la parola è quella giusta. Spero di continuare a sentir parlare persone e politici competenti, spero che si continui a parlare tra di noi e ad usare le tecnologie soltanto per il motivo per cui sono state create, a non alienarci, a restare Umani.Un germoglio di speranza da Lila
Qui una piccola poesia improvvisata:
Spighe a luce (titolo)
Torneranno ancora/i soli mancati d'inverno/le spighe a luce/i profumi di una stagione nuova.
Carla | Venerdì, 20 marzo 2020 @11:44
I segni...tutti ci interroghiamo su quello che ci sta succedendo: è un segno? Tutti siamo convinti che usciremo cambiati: è un segno? Rimarremo, sicuramente, segnati da questo periodo. Ed è anche questo un segno. Intanto, voglio dire quali sono i segni di speranza che mi fanno piacere: mi piace il fatto di non sentire più certi politici sproloquiare, mi piace (ri)sentire persone competenti che parlano. Mi piace il fatto che la rete sia tornata al suo intento primigenio: comunicare e condividere e non offendere e denigrare.
Mi piace che l'edicole siano aperte e che molti giornali diano abbonamenti a basso costo o addirittura gratis. MI piace che ci siamo resi conto di quanto l'arte, la lettura, il cinema e, in generale, la cultura migliori la nostra vita. Mi piace sentire le città silenziose e il fatto che i livelli d'inquinamento si siano abbassati. Mi piace sentire i miei figli chiacchierare e riscoprire la fratellanza. Mi piace la creatività che si sta diffondendo e che ci invita a migliorarci. Mi piaciono le buone abitudini che stiamo prendendo e che spero rimarranno: prenderci cura l'uno dell'altro perchè rimaniamo a casa. Ecco credo che se riusciremo a far sì che tutto questo ci lasci un segno e continueremo, anche dopo, a prenderci cura l'uno dell'altro , ognuno seconda la sua specificità, tutto questo non sarà stato vano e avrà lasciato il segno di speranza necessario a ricostruire insieme tutto.
Mercoledì, 11 marzo 2020 @08:51
"Amo i libri, soprattutto quelli vecchi: sono come batterie per ricaricare il sistema. Ti fanno credere nell’impossibile. E solo quando chiedi l’impossibile, arrivi - forse - al possibile".
(Olaf Nicolai)
Mi è tornata in mente questa frase ieri, quando chiacchieravo con le amiche (e anche con gli sconosciuti, il bello dei social) su cosa leggere in tempi di quarantena. Io non ho ancora deciso, ma sono molto tentata di riprendere in mano il mio solito Wodehouse per tempi cupi. So però che Olaf Nicolai, l’artista di Berlino che è anche il mio migliore amico (se cliccate sul suo nome potete trovarlo sul mio blog), ha ragione: i libri sono come batterie per ricaricare il sistema. Quindi leggete, leggiamo. Aspetto suggerimenti!
Lilabella nuova | Giovedì, 19 marzo 2020 @13:54
Mi tornano alla mente diverse frasi che hai riportato del tuo amico Olaf Nicolai. Dall'impossibile arrivare al possibile. Un pò come in questi giorni credere nella possibilità di una nuova primavera nonostante il dilagarsi di questa pandemia. Sarà possibile tutto questo grazie anche alle cose belle e che ci fanno ricaricare le batterie.
Sono mancata diverso tempo per via di problemi personali ma è vero, mancavano molto anche a me i tuoi Buongiorno e conservo alcuni dei tuoi spilli con cura. Un sorriso a te Lisa e a chi passa nel salotto verde. Lila
LISA | Mercoledì, 11 marzo 2020 @19:14
Carla, ti ho letto con vero piacere! Finestre nelle vite degli altri. E chiunque sia in quarantena e passi di qui, vi aspetto.
Carla | Mercoledì, 11 marzo 2020 @11:35
Come faccio a non scriverti! a non abusare del tuo spazio!.
Ormai lo sai, sono in quarantena io e anche la mia famiglia: 5 persone chiuse in casa!! due adulti, sufficientemente pigri e comodosi che già impiegavano il loro tempo a leggere e a scrivere e tre adolescenti.
Bravi, eh, stanno rispettando il divieto, fanno video conferenze con gli amici della piazza; si danno appuntamenti in chat, E ridono, tanto, ciascuno dalla propria stanza, creando un brusio di sottofondo, da piazza reale, da sabato sera all'Arco!.
Sto recuperando moltissime conoscenze: passo da lezioni di antropologia e sociologia, ai terribili verbi di greco e versi Catullo, ai delle noiosissime ( almeno per me) lezioni di chimica.
Assito alle conferenze di mio marito, impicciandomi anche un po' del suo lavoro. E poi sognoesogno: oggi leggendo le ragazze di Wiselberger si parlava di pellicce e manicotti di pelo. Delle arie dell'opera dirette dal padre e della questione dell'irredentismo...così nella mente si affollava la storia studiata e il racconto.. Poi ho iniziato a studiare: si, proprio quella roba che facevamo da ragazzi. Leggo, sottolineo e mi sforzo di ricordare. Anche quand'ero ragazza. lo buttarmi a capofitto nello studio riusciva a calmarmi le ansie adolescenziali, così ho pensato di comportarmi in questo momento.
Non so come spiegare: non è nè ansia nè eccessiva preoccupazione della situazione. Mi fido delle scelte che stanno prendendo e non voglio, neanche, pormi il problema se siano giuste o sbagliate. Ma è un tempo sospeso quello che sto vivendo: non faccio programmi per domani o dopodomani, riesco a pensare all'estate perchè la vedo lontano. Tutti giorni mi godo il sole che batte sul balcone e mi sembra bellissimo poter buttare l'umido nello spazio condominiale, e poi studio. Ho ripreso in mano i libri di pedagogia e di filosofia- un saggio di De Certau. Cerco risposte per poter riemergere da questo periodo, mettere in ordine quello che sta succedendo e trovare risposte in ciò che è stato. Forse è l'unico vaccino a questa virus. Questo me lo posso dare da sola, per l'altro aspetto il lavoro infaticabile degli scienziati.
Un bacio, Lisa, e grazie di avermi ospitato!
Sabato, 7 marzo 2020 @18:21
La mia giornata è cominciata guardando a che punto è la fioritura dei miei giacinti: viola, sul tavolo, mi aspettano quando mi sveglio. Sono il mio buongiorno a puntate.
Sono uscita, ed ecco quello che ho raccolto per strada:
-Mi fermo davanti a un fiorista in città che ha fiori nei cesti davanti alla porta, ancora giacinti, tulipani gialli e rossi, un tripudio di colori in questa primavera ancora grigia, fredda ed esitante. Fotografo tutto (lo so, lo so, mania Instagram), e non sono l’unica, una signora accanto a me clicca anche lei. Poi mi sorride e dice: sono stupendi, vero? (La bellezza di raccogliere dei fiori nel telefonino).
-Pranzo con un’amica, il mio pranzo di consolazione da sempre: sushi (e tè al gelsomino). L’amica si sfoga, ha un dispiacere, un nodo di tristezza e di rapporti famigliari intricati. Mi chiedo cosa dirle, poi capisco che non vuole un consiglio: vuole una cosa ancora più preziosa, l’ascolto. Come una tazza di tè profumato.
-Spedisco un biglietto d’auguri, in tempi di fotocronache interminabili via whatsapp lo faccio ancora. Anche per il piacere di scrivere con penna, carta (e francobollo). Sulla cassetta della posta gialla, un piccolo adesivo di creatività urbana: "More love letters, please!" Giusto.
-Qui nel mio altrove i musei sono aperti. Al caffè del museo, musica jazz, e una ragazza seduta al tavolino mi saluta e si sbraccia. Non la riconosco, poi capisco: l’avevo incrociata tempo fa da amici. Mi fermo a chiacchierare. Solo dopo scopro che uscendo mi ha offerto il caffè, piccolo gesto gentile. Basta poco, no?
-La mostra che decido di vedere è terribile e bellissima insieme. Sono i disegni a carboncino e matita fatti nel 1945 da Zoran Mušič a Dachau, internato nel campo di concentramento: "paesaggi" di cadaveri accatastati. Lui sopravvissuto, testimone. Anche il titolo è bellissimo e terribile insieme: "Condannati a sperare". In sala ci siamo solo io e una ragazza del museo, che sta leggendo Zadie Smith. Quanto dolore, quanto orrore sospeso nei disegni. E noi due, qui da sole. Forse è per questo che mi fermo e le chiedo: ti piace Zadie? Ed eccoci qui a parlare di libri e di donne. (Passaparola scrittrici, uno dei miei preferiti).
-Sera Netflix, anzi: Amazon Prime. Guardo, una dopo l’altra, le ultime quattro puntate dell’ultima stagione di Mrs Maisel. Rido e mi dispiace lasciarla: in fondo anche lei è un po’ un’amica?
Domani è l’8 marzo. In questi tempi di parole che ci chiudono in casa (epidemia, pandemia, virus) ho deciso di organizzare un tè/caffé/whisky per le mie amiche qui. Amiche strette e meno strette: non importa, vicinanza è la parola giusta adesso. Il piacere di stare insieme e ricordare le #donneprimadinoi, tutto quello che le donne hanno sognato, conquistato, inventato. Fatelo anche voi: offrite un caffé, ascoltate un’amica, parlate con una sconosciuta, sorridete a chi fotografa fiori, scrivete una lettera, fate scoprire una scrittrice. Più che antidoti, vita.
Mercoledì, 4 marzo 2020 @07:41
"È che dietro le cose ci sei tu, Primavera, che incominci a scrivere nell’umidità, con dita di bambina giocherellona, il delirante alfabeto del tempo che ritorna".
(Neruda)
Tornano i crochi viola nei prati vicino a casa, e mi tornano in mente, come ogni primavera, questi versi di Neruda. Com’è rassicurante quando alle stagioni sono legate delle poesie: si fiorisce anche così.
LISA | Sabato, 7 marzo 2020 @18:13
Pensa, Carla, che sto leggendo un libro che esce tra poco per NNEditore e che parla, anche, di climate change: è la prosa poetica della scrittrice americanai Jenny Offill. Si intitola "Tempo variabile". Ma ne parla in modo obliquo, frammentato, così come entra nelle nostre vite, che stanno "registrando" anche questa epidemia...
Carla | Sabato, 7 marzo 2020 @11:07
Mi piacciono sempre i versi che scegli, ma chissà cosa scriverebbero
Oggi i poeti sulla primavera secondo il cambiato climatico?
Qui a Milano è ritornato un freschino niente male...Il nostre Resegone è imbiancato e siamo pure in crisi da isolamento. Ma, intanto mi godo questa finestra sul mondo e sulla bellezza: torneranno a fiorire i prati! In tutti i sensi....
LISA | Sabato, 7 marzo 2020 @10:01
Grazie, Misa. I fiori incoraggiano anche me.
misa | Venerdì, 6 marzo 2020 @21:56
mai pensiero trovo cosi incoraggiante come in questo periodo, tutto deve passare tutto deve finire e tornare a fiorire come i nostri sorrisi oramai spenti.